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Come punire il vicino

By 21 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

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Ciao, sono Chiara, una ragazza di 19 anni, di 1,70 circa, fisico da pallavolista, una (notevole) quarta misura di seno e un culetto niente male. È proprio a causa del mio culo che ho deciso di scrivere, dato che lo sento ancora bruciare da questa notte… ma andiamo con ordine!

Vivo con i miei genitori e mia sorella, di 3 anni più piccola, in un condominio di una grande città. Ieri sera, quando ero quasi pronta per uscire con gli amici, ho sentito dei rumori dal piano di sopra, dove abita un mio amico, Stefano, 21enne che diverse volte è già uscito con noi. Capendo che è in casa, decido di andare a chiamarlo, per vedere se vuole accompagnarmi per la serata. Suono al suo campanello e sento dei rumori strani venire vicino alla porta, e mi chiede chi è. Gli rispondo e, dopo qualche secondo, in cui non capisco bene cosa stia facendo, mi apre.

-Ciao Stefano! Dato che sei ancora in casa, ti va di uscire con me e i miei amici?

-In effetti stasera non ho niente da fare, i miei amici sono via e anche qui a casa non c’è nessuno, dato che i miei sono via per il weekend… Se non è un problema vengo con voi volentieri, giusto il tempo di prepararmi…

Lo guardo e, in effetti, avrebbe bisogno di prepararsi, ha indosso dei pantaloni della tuta, e una maglietta che, sul davanti, è leggermente infilata dentro di essi. Mi viene quasi l’idea che si stesse “dando piacere” solitario, ma evito di farglielo notare.

-Va bene, vai pure – gli dico sorridendo – io intanto scendo a prendere la borsa e risalgo.

-Ok, a tra poco allora!

Faccio le scale a una velocità altissima, prendo la giacca e la borsa e corro di sopra prendendo il telefono e preparando la fotocamera. Voglio vedere se ho visto bene poco fa. Apro la porta il più piano possibile e mi dirigo verso la sua camera. Lo vedo accucciato davanti al cassetto del letto aperto. Lo chiamo e, mentre si volta, fotografo. Approfitto del momento di stordimento che ha per spegnere lo schermo del mio iphone, così da aver bisogno del codice per sbloccarlo.

-Ma bene, Stefano… avevo visto giusto allora… mi pareva proprio che avevi nascosto male queste scarpette… e non credo che siano di tua madre!

Lui resta in silenzio, con uno sguardo un po’ spaventato, allora ne approfitto per avvicinarmi e guardare bene cosa c’è nel cassetto

-Ma cosa abbiamo qui? Direi un bell’armamentario di scarpe con il tacco alto, direi di 12 cm, e dei vestitini, tutti molto femminili… Uh, cosa vedo, nascosto qui sotto, anche un bel seno finto…Come si spiega tutto ciò?

Lui farfuglia qualcosa che non capisco molto bene, ma io lo interrompo:

-Capisco che Francesca ti abbia lasciato, mi diceva che eri dotato ma che il sesso non era un granché e adesso capisco anche il motivo. Dimmi la verità, sei gay?

-Cosa? No, no… è solo che… bé, mi piacciono quei vestitini, i tacchi alti, allora ne ho presi alcuni su internet, così, tanto per vedere…

-Capisco… e il seno finto?

-Bé, pensavo non avesse troppo senso provare a metterli, dato che io non ho le tette, allora ho trovato questo a poco prezzo e ne ho approfittato… – mi dice sempre tenendo lo sguardo basso.

-Capisco… non sei gay, ma ti piace vestirti da donna. Dato che, come ti dicevo, Francesca mi ha detto tanto di te, compreso quanto ci sia stata male lei per prima a lasciarti, ma non sapeva che altro fare, adesso vediamo di punirti per questo.

-Che vuoi dire? – chiede spaventato

-Quello che ho detto. Adesso io scendo in casa mia, prendo delle cose e torno su. Non azzardarti a chiudere la porta, se no la foto che ti ho fatto prima, corredata da una spiegazione dettagliata, questa sera stessa sarà su internet, poi vorrò vedere i tuoi amici!

Tornando in casa scrivo un messaggio agli amici inventando una scusa per non andare da loro e prendo uno zaino dove metto alcuni oggettini regalati dalle mie amiche al mio ultimo compleanno per scherzo, e alcuni capi d’abbigliamento che già avevo in mente. Spiego ai miei che forse starò a dormire da qualcuno, per questo sono passata a prendere delle cose, ed esco di nuovo. La porta della casa di Stefano la trovo aperta, lui è seduto sul letto in attesa di me e l’espressione che ha è tra il rassegnato e il preoccupato. E ha ragione!

-Apri quel cassetto, che scegliamo cosa fare…

Lui esegue e io prendo prima di tutto una parrucca (capelli biondi e lisci), il seno finto, un tubino corto nero senza spalline, un reggicalze nero, abbinato a delle calze sempre nere, poi dei sandali con zeppa di 5-6 cm e tacco altissimo, penso oltre 15 cm. Per ultimo un perizoma, per non sbagliare anch’esso nero. Mi stupisco anche un po’ del suo guardaroba femminile, proprio ben fornito. Metto tutto sul suo letto e gli dico: – Sai cosa fare, vado anche io a prepararmi. – lui protesta ma lo zittisco spiegandogli che se farà il bravo eviterò di sputtanarlo in pubblico con la foto di prima.

Io in bagno mi spoglio completamente e prendo dallo zaino che mi sono portata un bustino rosso scuro, che so che fa risaltare le tette, abbinato a un tanga dello stesso colore. Poi delle autoreggenti a rete, con le maglie larghe e degli stivali neri lucidi che arrivano appena sopra il ginocchio, con un paio di cm di zeppa e 15 di tacco. Mi guardo allo specchio e mi vedo “strafiga e arrapante” (come mi valutava un mio ex) oltre che pronta a fare la mistress. Poi completo l’opera con un il regalo delle amiche che dicevo prima.

Esco dal bagno indossando un accappatoio trovato lì messo come vestaglia e vado in camera di Stefano. Lo trovo vestito e seduto sul letto.

-Ehi, non ci siamo, ti ho fatto vestire così perché stasera la ragazza sarai tu, comportati come tale. Inizia ad alzarti in piedi che vediamo se ho scelto bene, e poi se ti siedi accavalla le gambe.

Lui esegue, rassegnato, mettendosi con la testa bassa e tenendosi le mani. Lo faccio girare su se stesso, noto che non è niente male, anche perché ha un fisico non troppo grosso, le tette gli risaltano dalla scollatura e ha un culo che sembra proprio piccolino e sodo. Oltretutto ha pochi peli.

-Bene, la scelta è stata buona. Ricordati cosa ti ho detto prima, sei la ragazza stasera, non pensare a me. Metti un pochino di musica che balliamo un attimo per scaldarci.

Cammina sciolto sui tacchi, vuol dire che quando sono in camera mia e sento qualcuno con i tacchi in questo appartamento, è lui. Balliamo un attimo, gli faccio fare un po’ di movimenti femminili, dato che i suoi non lo sono abbastanza. Poi gli spiego che adesso, nonostante i tacchi alti, io sarò il suo uomo. Lui non può rifiutarsi, lo faccio ballare per me, cercando di farlo essere seducente e spiegandogli cosa fare per esserlo.

-Bravo Stefano. Anzi, scusa, brava! Come vuoi essere chiamata’ ti va bene, che so… Veronica? Anche perché di scelta non ne hai poi molta! Brava Veronica allora… adesso continua a pensare che io sia il tuo uomo, segui la musica che tanto vedo che lo sai fare bene e cerca di sedurmi, cerca di fare qualcosa che mi faccia eccitare.

Man mano si scioglie e complice il sapersi muovere bene sui tacchi tenta anche dei movimenti un po’ arditi. Muove bene il culo, mette bene in mostra le gambe e le tette e in una occasione apre bene le gambe e si lascia vedere sotto il vestito. A questo punto mi avvicino, apro la vestaglia sul seno, facendogli vedere le mie due tette che sembrano esplodere, schiacciate dal bustino, gliele metto sotto agli occhi prima di scendere piano strusciandogli un po’ contro, fino ad accucciarmi davanti a lui. Muovo le mani sulle sue cosce, alzando poi il suo vestitino e trovando ciò che speravo.

-E questo? – gli chiedo – Non mi pare adatto a una ragazza come te, Veronica… poi saranno anche venti centimetri buoni, stanno proprio male su una ragazza. Potrei capire se non fosse duro, ma mi pare che non è il nostro caso. Coma mai sei in queste condizioni?

-Bé… te l’ho detto che mi piacciono questi vestiti e i tacchi alti, già questo di solito è sufficiente. Poi tu ti sei messa davanti a me, con le tette di fuori, ti strusci… è difficile evitare!

-Sapessi quante volte una ragazza si sforza per il suo uomo, tu devi sforzarti per evitare queste cose. Altrimenti vuol dire che ho fatto bene a decidere di punirti… – muovo la mano e gioco con il bordo del suo perizoma, notando che non si calma assolutamente (e io non faccio niente per farlo calmare!) e glielo sfilo, stando attenta a non toccare il suo cazzo, anche se noto che è bello lungo, ma anche largo, proprio come mi era stato raccontato. Ce l’ho a pochi centimetri dalla faccia, e la voglia di succhiarlo è notevole. – Cosa vorresti adesso, Veronica? Che ti succhiassi il cazzo, ad esempio? – e apro la bocca mentre aspetto la risposta

-Sì, ti prego, mi sento scoppiare!

Mi alzo in piedi: – Errore grave questo, Veronica, una ragazza non può farsi fare un pompino. Potrei perdonarti e fartelo, ma prima dimmi, se fossi al mio posto lo succhieresti? Se fossi davanti a un bel cazzo lo prenderesti in bocca?

-Io… boh, penso di sì, se me lo trovassi davanti…

-Hai mai provato? – scuote la testa – Allora potrebbe essere arrivato il momento di sverginarti la bocca

-Ma… come…

-Shhhh – dico mettendogli un dito sulla bocca e giocando con le sue labbra. Quando inizia a succhiarmelo, dico: -Lo vedi?, non è difficile… adesso sarà il caso di passare a qualcosa di più serio… seguimi.

Mi siedo sul letto davanti a lui, che ha il vestito leggermente alzato e il cazzo duro, probabilmente se glielo succhiassi durerebbe poco. – Veronica, è il momento di imparare davvero. – mi tolgo l’accappatoio e Stefano fissa lo sguardo sulle mie tette, che sembrano quasi ancora più gonfie.

– Inginocchiati, Veronica. – solo allora capisce cosa intendevo prima, perché nota che sopra il tanga ho messo il regalo delle mie amiche: uno strap-on di circa 20 cm per un diametro di 5, un bel paletto, che oltretutto somiglia molto al suo. Lui non si muove -Forza, datti da fare. Le misure sono come le tue. Se lavori bene, forse poi ti darò lezioni, sempre che te ne servano, usandone uno di carne e non di gomma. Avanti, inizia che adesso tocca a te fare la troietta!

Non so se è per la promessa (che non so se manterrò) di fare lo stesso lavoro su di lui, ma inizia a succhiare lo strap-on, anche se ne prende in bocca poco più che il glande.

-Avanti Veronica, cerca di pensare che sia vero, cerca di pensare che sei davvero una troietta che ha rimorchiato in discoteca, non penserai che un ragazzo si accontenta di questo!

Tutto sommato funziona, ne prende circa metà adesso, ma non mi basta, deve essere una punizione questa, gli prendo la testa e, prima delicatamente e poi più decisa, gli faccio prendere una buona parte di quel pezzo di gomma. -Ti piace? Renditi conto che una ragazza è costretta spesso a farlo, anche se magari contro il proprio volere…e ringrazia che io non posso venirti in bocca, se no ingoieresti tutto. Dai, zoccolina, prendilo! – mi sto eccitando da questa situazione, non posso negarlo, ma cerco lo stesso di fargli prendere in gola il più possibile (anche se preferirei essere leccata, a questo punto, o almeno di essere io a prendere qualcosa), gli do’ anche della troia, della succhiacazzi e della pompinara, un po’ le cose che nel corso degli anni è capitato anche a me di sentire. Forzo la sua testa sul mio cazzo finto, sento che ha l’inizio di un conato di vomito e allora lo lascio uscire a prendere fiato, ma solo un attimo, poi lo faccio tornare al suo posto. Andiamo avanti almeno 10 minuti in questa situazione, fino a quando lo faccio smettere, ma non per soddisfarlo io: -Adesso piegati sul pavimento, Veronica.

-Cosa? No, dai…

-Non hai potere decisionale stasera. Se vuoi, puoi mettere qualcosa, tipo un cuscino, sotto le gambe per non soffrire troppo. Anche se penso che il dolore tra non molto lo sentirai da un’altra parte!

-Chiara, ti prego, non farmelo fare, non ho mai provato a mettermi dentro qualcosa!

-Prima di tutto, stasera sono il tuo uomo, quindi non chiamarmi Chiara. Poi ti ricordo che c’è quella fotografia, che ti sputtanerebbe con tutti. Infine, pensi che io, prima della mia prima inculata, avessi mai preso qualcosa? Preparati che, questo è un favore che ti faccio, adesso ti lubrifico bene.

Mi alzo e vado verso il bagno sculettando, sapendo che mi guarda, prendo dalla mia borsa un olio lubrificante che uso ogni tanto e torno facendo dei passi molto secchi e decisi, che fanno prendere alle mie tette un movimento che, lo noto dai suoi occhi fissi, non potrebbe passare inosservato a nessuno. -Le ragazze non sbavano per le tette… ginocchia a terra e piegati in avanti, che questa è una posizione molto piacevole, ti assicuro.

Inizio a lubrificarlo, mettendogli l’olio sul suo buchetto e massaggiando, poi quando si rilassa un po’, inizio a forzare leggermente, dicendogli di stare rilassato per soffrire meno. Quando mi sembra abbastanza pronto, ungo anche il mio strap-on e lo appoggio al suo culo.

-Stai rilassato adesso, devi avere voglia di prenderlo, se no è peggio. Anche se, con un culetto così, piccolo e sodo, avrei voglia di rompertelo con decisione.

Non sarà gay, ma sembra proprio voglioso di prenderlo, forse anche perché scivola dentro molto bene. Riesco a metterne dentro una buona parte prima di sentire una piccola lamentela. Mi fermo un attimo e lo faccio abituare. Poi ricomincio, ancora lentamente, togliendone una parte e poi infilandolo di nuovo. Lo sento stretto, ma in realtà è la prima volta che lo metto, quindi non so fino a che punto la mia valutazione abbia senso. Dopo un paio di minuti arrivo in fondo e commento:

-Hai visto, puttanella Veronica? Non è difficile prenderlo tutto… adesso preparati che è il momento di fare sul serio – quindi inizio a muovermi avanti e indietro, prendendo man mano più velocità e aumentando di volta in volta anche la misura di quanto infilo. Sento Stefano che ansima, ma non riesco a capire se è per l’eccitazione o se sta solo soffrendo. Di sicuro, io non intendo fermarmi, arrivo a sfilarlo quasi del tutto per poi rimetterlo dentro fino in fondo, anche se le prime volte lo faccio sempre con calma. Certo che, dopo un buon quarto d’ora, è talmente aperto e abituato che posso forzare un po’, seppure cercando di non fare troppo male. A un certo punto lo tolgo, non l’avevo ancora fatto finora, e sento un sospiro di sollievo. Faccio alzare Stefano e gli chiedo di appoggiarsi alla scrivania nella stanza. Solo spingendogli appena appena la testa, capisce e si mette a 90 gradi, così glielo riappoggio al buco ormai allargato e senza sforzo metto prima la punta, salvo poi continuare fino quasi in fondo, e riprendendo a scopare quel culo con una certa intensità. Sono convinta che adesso quei gemiti non sono di dolore! Quando i sospiri aumentano leggermente di intensità, tanto che credo che tra non molto Stefano verrà solo scopandolo così, mi fermo, un po’ sadicamente, con solo la punta inserita. Poi con un colpo secco vado fino in fondo, provocando un gridolino sicuramente non di solo dolore, ma anche di eccitazione e…quasi femminile! Come se si fosse calato alla perfezione nel ruolo di troia. Esco del tutto e gli dico di alzarsi. Sembra quasi sfinito, ha il cazzo che sicuramente poche volte è stato così duro, mi sorprende non sia venuto.

-Ecco, Veronica, è così che si scopa una puttanella come te! Anche se la lezione è stata capita fino a un certo punto, visto come sei duro lì in basso… seguimi che finisco la spiegazione. Cerca di sculettare su quei tacchi, se no è uno spreco. Fai capire che quel culetto lo vorresti dar via!

Dopo qualche giro della stanza, giusto per vederlo muovere e per eccitarlo facendogli vedere come sculetto io, mi metto io sdraiata, e tengo lo strap-on verticale per fargli capire. Non c’è bisogno né di parlare né di insistere, con un movimento incredibilmente sexy, mi scavalca con una gamba e appoggia il piede sul letto, poi si mette in posizione, con le ginocchia larghe su di me, punta da solo il fallo sul suo culo e si lascia quasi cadere, prendendolo fino in fondo con un sospiro di soddisfazione. Sono stupita dall’atteggiamento da porca che ha, mi sembra incredibile. Prima il suo sguardo è verso l’alto, poi mi guarda in faccia ma, praticamente subito, il suo sguardo passa alle due collinette che sembrano uscire dal bustino a ogni suo saltello. Il suo cazzo, che si era leggermente rilassato mentre non aveva niente nel culo, torna ad essere un paletto di ferro, tanto che mi aspetto un orgasmo da un momento all’altro. E invece continua ad impalarsi, evidentemente aspettando che sia io a dire basta e, soprattutto, godendosi quello che sta facendo.

-Brava Veronica, adesso sì che hai capito cosa deve fare una brava maialina. Vuoi un piccolo premio? – lui annuisce senza diminuire il ritmo, ormai molto deciso.

Slaccio i bottoncini del bustino, che si trovano sul davanti, e lo tolgo facendo uscire le tette che, finalmente, si sentono libere di muoversi, e io mi sento più libera, senza niente che mi stringe. Lo guardo e lo vedo incantato a guardarmele, mentre saltella, probabilmente anche faticando a trattenere un orgasmo che, ormai, non può essere lontano. Restiamo così un minuto, poi prendo le sue mani e me le metto sulle tette. Quasi mentre le tocca e le stringe appena, lo vedo alzare la testa, fare alcuni saltelli leggermente più veloci, ricadere prendendo il “mio” fallo fino in fondo e, finalmente direi, venire. Il primo schizzo, che io penso trattenuto da inizio serata o giù di lì, è molto abbondante e mi prende sul collo, poi altri due o tre sempre considerevoli sulle tette e altri ancora sulla pancia. Non ho idea di quanta ne abbia fatta, so che mi sento completamente piena di sperma. Le sue mani sono ancora nella loro posizione sul mio seno, la testa all’indietro, con gli occhi chiusi e il culo pieno dello strap-on.

Lo prendo dal collo, tirandolo dolcemente fino quasi alla mia faccia.

-Non ti ho dato il permesso di venire – gli dico, volutamente ipocrita, dato che non volevo altro – adesso slego questo cazzo finto che, come vedrai, è un modello che serve anche a tenerlo dentro, e te lo lascerò lì, poi provvederai a sistemare quello che hai fatto. Penso sia superfluo dire che mi devi pulire completamente e che non puoi usare le mani ma solo la bocca.

Faccio quanto promesso cercando di non muovermi troppo per non far colare roba dappertutto, e lo tiro a me. Mi sembra di vedere un sorrisino da parte sua. Inizia dal collo, provocandomi da subito dei brividi non indifferenti, poi mi guarda, mi fa vedere che l’ha sulla lingua e che la ingoia.

-Brava Veronica, continua – dico con una voce un po’ troppo languida per una arrabbiata.

Allora scende e mi lecca le tette, sicuramente non solo per pulirle ma anche per godersele, dato che le tocca spesso con le mani. Ma dato che piace anche a me tutto ciò, non mi pare il caso di lamentarmi, anzi! Involontariamente, mi tocco la pancia in un punto dove era sporca (anche se, con tutto lo sperma fuoriuscito, è sporca ovunque ormai) e senza pensarci lo porto alla bocca. Lui non mi nota, ma io credo di capire perché non si lamenta troppo a fare questo lavoro: ha un sapore incredibilmente delizioso, non pensavo potesse essercene così, è molto dolce rispetto ad altri che, in passato, ho assaggiato. Lui continua il suo lavoro di pulizia, in poco tempo ripulisce anche la pancia, lasciando per ultimo l’ombelico. Io non ci penso molto, ma dato che è molto sensibile, quando infila la lingua sussulto e faccio un versetto di eccitazione. Non può non notarlo ma non dice niente.

-Dici che ho finito? – mi chiede

-Penso di sì, com’era?

-Pensavo peggio! – “e come non apprezzare con questo sapore?!”, mi chiedo io!

-Ti rendi conto che hai le mani ancora sulle mie tette?

-Sì… posso stare qui ancora?

-No – rispondo, salvo poi, vedendo con che aria delusa si sposta, fargli capire le mie intenzioni – Toglimi il tanga, Veronica, e occupati di quella parte del corpo che stasera non è stata presa in considerazione.

So che non avrei dovuto farlo e dirlo, me ne rendo conto, ma mi ha talmente eccitato la serata che se non vengo potrei implodere. Infatti la sua lingua deve giocare proprio per poco tempo perché le mie contrazioni si facciano notare e un orgasmo splendido mi prenda. Solo che continua, dopo qualche secondo di rilassamento, e in breve tempo me ne provoca un altro e, prima volta che mi succede, un terzo nel giro, di 5 minuti, non di più.

Lo fermo, gli dico che è ora di calmarsi e di andare a darsi una lavata veloce. Lascio andare sotto la doccia prima lui, restando però nel bagno perché gli ho vietato di togliersi lo strap-on che ormai è nel suo culo da un’ora abbondante e voglio controllarlo. È molto rapido, e lascia a me il posto, non prima di essersi messo, come ordinato da me, seduto sulla tavoletta del water abbassata per tenere il fallo finto dentro fino in fondo. Nel suo bagno c’è la vasca, non una cabina, quindi mi si vede bene mentre mi insapono. Allora gioco un po’ con le tette, facendogli vedere come me le insapono, me le accarezzo, le risciacquo… dopodiché le mie mani scendono alla mia patatina per pulirla, ovviamente allargando le gambe e dando spettacolo. Stefano ha di nuovo il cazzo molto duro, si vede anche se ha l’asciugamano a coprirsi. Decido di dargli un ultimo spettacolo, girandomi e insaponandomi prima la schiena, poi il culetto e per finire mi piego per insaponare le gambe. Non faccio in tempo a capire il mio errore, se così si può dire, anche perché non mi aspettavo una cosa del genere: Stefano si alza e molto velocemente entra nella vasca dietro di me, prendendomi subito le tette e strusciandosi contro il mio culo. Non me l’aspettavo, però al tempo stesso ho ancora voglia di godere, quindi fingo per un attimo un tentativo di sfuggirgli, ma mi piego, volontariamente, in avanti. Sento dietro di me che è duro da scoppiare, allora giro la testa verso di lui, lo vedo molto determinato, non come era stato per tutta la sera. Nel momento in cui incrociamo gli sguardi ci fermiamo entrambi, poi ci avviciniamo e ci baciamo, senza dire, né fare nient’altro. Durante il bacio, scendo con la mano a prenderglielo e portarlo verso la mia fighetta. Sento anche che lo strap-on non si decide proprio a toglierlo! Interrompo il bacio, mi piego in avanti e, dato che lui esita, mi muovo all’indietro, andando a prenderlo tutto dentro di me. Mi sento molto più che piena. Siamo come un trenino ora, con me davanti, Stefano che mi scopa e un altro cazzo, finto, che scopa lui.

È un orgasmo continuo il mio, che vengo ancora più volte in pochi minuti. Lui invece dimostra resistenza notevole, come potevo aspettarmi, dato che è venuto una sola volta in tutta sera. A un certo punto, esce da me, lasciandomi un senso di vuoto per un attimo. Mentre ne approfitto per riprendermi dagli orgasmi, lui punta il mio culetto dicendomi di prepararmi perché me l’avrebbe fatta pagare per quanto fatto a lui. “Farmela pagare?” penso, “è una sensazione che adoro, quella del sesso anale!”.

A lui ovviamente non dico nulla, ma quando entra con una semplicità assurda mentre io faccio un sospiro molto lungo e molto espressivo, che anticipa che sto per venire un’altra volta, capisco che le parti si sono praticamente invertite, infatti mi sento dire:

-E poi la puttana sarebbe Veronica, vero? Sarei io che sono stato ricattato per una foto e ho dovuto farmi inculare per una serata intera, vero? Senti come cazzo sei aperta, zoccola che non sei altro, mi chiedo se senti che hai più di venti centimetri nel culo!

Lo sento eccome, ma me la sto godendo talmente tanto che non reagisco più fino a quando, almeno 10 minuti dopo, sento che ansima come quando mi cavalcava a smorzacandela. Lo fermo, mi giro e mi inginocchio (soffrendo un po’ il fatto di togliermi il suo splendido cazzo dal culo) e glielo prendo in bocca. Devo lavorare un po’ prima di sentire che fatica a trattenersi, ma anche qui non riesco a farlo venire in fretta come vorrei. Decido allora di allentargli leggermente il laccio dello strap-on che è stretto e lo tiene praticamente fermo, in modo da poterlo muovere leggermente. È la mossa perfetta per farlo venire, il tempo di muovere dentro e fuori 3-4 cm di gomma e mi esplode in bocca con degli schizzi che mi colgono assolutamente di sorpresa. Fortunatamente i riflessi sono sufficientemente pronti per tenere tutto in bocca fin quando non finisce di schizzare… e sono contenta che la mia bocca sia capiente, perché ancora una volta ne fa tantissima! Mi alzo a questo punto e mi avvicino a lui sorridendo, gli mostro cosa ho in bocca e faccio per baciarlo. Tentenna leggermente, poi mi bacia, con la lingua, prendendosi parte di ciò che ha appena fatto. Solo una parte, perché l’altra la tengo gelosamente in bocca e la ingoio, godendomi appieno quel sapore dolce e buonissimo che avevo solo assaggiato prima.

-Sei proprio un maiale, Stefano! – gli dico mentre ci asciughiamo

-E tu sei proprio una porca, una vacca, una troia che vuole sempre scopare e che adora bere sborra

-Anche tu non scherzi in quello – lo prendo in giro – la prima volta ti ho obbligato, ma adesso è stata una scelta tua… – e mentre esco dal bagno – Ah, a proposito di troie, è da circa 2 ore che hai un cazzo di gomma infilato dietro, sei sicura che sono più troia io, Veronica?

Ancora una volta non faccio in tempo a capire l’errore, mi arriva dietro, mi prende sempre per le tette e mi spinge su un letto matrimoniale, quello dei genitori, che ha le sbarre di ferro alla testiera. Mi bacia, mi palpa, mi tocca, mi fa eccitare ancora una volta, poi mi dice di aspettarlo un attimo e va via, per tornare con delle manette che non avevo visto prima e che usa per fermarmi le mani.

-E adesso che fai? – gli chiedo divertita

-Ti dimostro chi è puttana!

Mi alza le gambe e in maniera decisa mi infila ancora una volta il suo cazzo nel culo. Stavolta non ero preparata né, soprattutto, lubrificata, quindi lo sento tutto. Mentre soffro (per un attimo) e godo (per più tempo), non mi accorgo che si è slacciato lo strap-on e se lo è sfilato. Ancora una volta, esce dalla stanza per un attimo, poi torna, facendomi vedere che ce l’ha in mano. A questo punto me lo appoggia vicino alla bocca, mentre lui si mette dall’altra così da trovarmi con un fallo di gomma e uno di carne, entrambi di dimensioni considerevoli, davanti alla bocca.

-Adesso vediamo come ti comporti tu…

-C’è bisogno di chiederlo? – rispondo mentre prendo in bocca, decisa, il cazzo di carne, quello che mi attrae maggiormente in questo momento

-Non dimenticherei l’altro, se fossi in te, anche perché non starà vicino alla bocca per molto

-Lo spero… ma non ti manca qualcosa? Mi pareva ti piacesse averlo dentro!

-Zitta e succhia, troietta! Visto che preferisci quello vero, troverò il modo di lubrificare questo in un altro modo…

Si sposta verso il basso, e mi infila, con decisione, il mio strap-on nella figa, inutile dire che in quel momento è bagnatissima, lui se ne accorge, commenta qualcosa e dopo due o tre spinte lo toglie e me lo infila nel culo, dove entra abbastanza facilmente. Non lo lega, però, anzi lo lascia a metà con mio dispiacere. Poi va ancora nell’altra stanza e torna con una macchina fotografica.

-Sorridi, dai, così si vede quanto sei troia: godere così con un cazzo finto nel culo! Se poi farai la brava, faremo scambio di foto, la gente non saprà che a me piacciono i tacchi alti, anche se non c’è niente di male, mentre non saprà neanche che a te piace prendere cazzi ovunque!

Forse faccio anche un sorriso in quelle foto, fatto sta che dopo aver nascosto la macchina torna, mi toglie lo strap-on, lo indossa in qualche modo e mi chiede se ho capito cosa vuol fare. Non penso ci siano possibilità di sbagliarsi, infatti punta il fallo finto, che rimane leggermente più in basso del suo vero, all’entrata del culo, e il suo lo appoggia alle labbra della figa. Quei 10 minuti di doppia penetrazione credo mi portino almeno 5-6 orgasmi, sono quasi consecutivi, mentre lui non diminuisce mai il ritmo delle pompate.

Quando esce, mi ordina di girarmi e di prepararmi a quello che gli avevo fatto io prima; i due cazzi si scambiano di posto, così adesso il suo vero è nel mio culo, e devo dire che la differenza si sente, anche se, forse, è in positivo. Di nuovo, è una decina di minuti di orgasmi continui, dati anche dalle sue mani che di tanto in tanto mi strizzano le tette da dietro, facendomi male ma eccitandomi davvero tanto. Alla fine di questi altri orgasmi, esce con entrambi i falli, ma non mi fa muovere.

-Non penserai di cavartela con così poco! Stai godendo in continuazione, ti pare una punizione, questa?

Allora si infila nella mia patatina con il suo pezzo di carne, ma non entra del tutto. Poco dopo, lo sento che punta all’entrata anche il fallo finto, mentre un brivido mi passa la schiena, e non capisco se è paura o voglia. Per fortuna fa piano, perché quando è in fondo mi sento terribilmente aperta, allargata, slabbrata… ma ancora una volta non riesco a trattenermi, questa volta sento che l’orgasmo che sale non è come i soliti, è qualcosa di più forte. Affondo la faccia nel cuscino, e lancio un grido di piacere che probabilmente avrebbero sentito tutti i nostri vicini, oltre ai residenti del quartiere, un urlo lungo, fantastico, di piacere. Neanche mi accorgo che Stefano è uscito e si sta togliendo lo strap-on.

-Che fai?

-Se vieni così un’altra volta arriverà gente a controllare! Meglio restare con quanto mi ha dato madre natura e… bé, incularti ancora!

Si sente la sua stanchezza, non mi pompa più con il ritmo di prima, ma riesce lo stesso a farmi venire un paio di volte, prima di uscire e venire vicino alla mia bocca, mentre si masturba per finire il lavoro. Infatti nella mia bocca sta poco, il tempo di sentirlo fino in gola 6-7 volte e viene, ancora una volta con degli schizzi notevoli per quantità e intensità… Mi sdraio e lo guardo, lui capisce cosa intendo:

-No, sei una puttana quindi lo ingoi tutto… non ho intenzione di ripetere quanto fatto prima

-Non capisci cosa ti perdi – lo scherzo io, dopo aver ingoiato ancora – non è assolutamente facile trovare uno che fa così tanto sperma e così buono! Ma poi ne fai sempre così tanto? Prima mi hai fatto la doccia, poi quasi mi fai soffocare, adesso avevo la bocca ancora piena!

Mi toglie le manette prima di rispondere

-Di solito no. Prima sarà stato per la situazione nuova, particolare, che comunque non mi è dispiaciuta, lo ammetto. Dopodiché… Chiara, è da tanto che mi piaci! Non te l’ho mai detto, anche perché sei amica della mia ex, non volevo succedesse qualcosa tra voi. Però cazzo, sei alta, bella, con un culo da paura che ho sognato tante volte di sfondare e delle tette che ho sempre voluto toccare, leccare… Sei un po’ il mio sogno da un sacco di tempo!

Sono stupita dalla dichiarazione, in effetti non me l’aspettavo. Senza pensarci gli salto addosso e lo bacio intensamente. Una parte di lui si risveglia ancora una volta, ma adesso abbiamo tutta la notte per appagarci. Anche perché stasera ho trovato un ragazzo che si è fatto fare tutto quello che volevo e che mi ha fatto godere come non avevo mai fatto e che, più tardi, mi ha scopato ancora a lungo soprattutto nel culo.

Ho il sospetto che passeremo tanto tempo insieme!

 

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