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Racconti Erotici Etero

Complice la pioggia

By 6 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero arrivato a Napoli il giorno prima, con l’eurostar della sera. Uscito dalla stazione alle 10 e mezza, avevo raggiunto il mio albergo poco lontano. Non era la prima volta che venivo a trovarla, ma finora lei non aveva potuto ospitarmi in casa sua per varie ragioni, il poco posto in casa, il fatto che vivesse ancora con i suoi.. e poi quel piccolo dettaglio di non voler dire a suo padre che io e lei ci eravamo conosciuti su internet.. “e’ un tipo all’antica, non capirebbe! E mi impedirebbe di vederti!” mi ripeteva. Avremmo potuto inventare una balla plausibile su come un ragazzo del centro-nord avesse potuto conoscere per caso una ragazza del sud. Ma non volevo mentire a suo padre prima ancora di averlo conosciuto e quel che viene taciuto non puo’ considerarsi menzogna. Quindi infine, una volta
in camera, mi ero ritrovato disteso sul letto ad aspettare che la notte passasse, cosicche’ il giorno seguente avrei potuto incontrarla. Cosa non si fa per amore.. (o per quello che si crede essere tale)
 
Quella domenica mattina, il cielo plumbeo sovrastava Napoli e non prometteva niente di buono. Decidemmo comunque di uscire in quanto non avevamo che quel giorno a disposizione (l’indomani sarei dovuto rientrare a lavoro) e ne io ne lei avevamo intenzione di sprecarlo per paura della pioggia. Fu cosi’ che dopo esserci incontrati e salutati con un lungo bacio, cominciammo la nostra giornata passeggiando insieme lungo corso Vittorio Emanuele II. Non ancora arrivati a meta’ della via, ebbe inizio l’inevitabile acquazzone. Era una tempesta in piena regola, la pioggia ci colpiva con forti scrosci mentre correndo cercavamo inutilmente un riparo. Provvidenziale fu la tettoia di un negozio di scarpe, chiuso come tutti gli esercizi commerciali della zona, che ci permise di recuperare un po’ di fiato. Non saremmo potuti comunque rimanere li per molto ancora, il freddo era sempre piu’ pungente a causa degli abiti bagnati e la pioggia sembrava non volerne sapere di diminuire di intensita’ L’unica soluzione era tornare al mio albergo e ripararsi la’ dato che non ci eravamo allontanati poi molto. Quando le proposi l’idea, lei accetto’ subito ansiosa di togliersi da sotto l’acqua.
 
Correndo velocemente, in pochi minuti ci ritrovammo nella sala d’attesa dell’hotel, avremmo dovuto cambiarci gli abiti inzuppati prima di prenderci un malanno quindi, dopo aver pagato la quota per l’utilizzo della stanza da parte di un’altra persona, le feci strada fino a quella che per il resto della giornata sarebbe stata la “nostra” stanza. Solo quando ci trovammo chiusi dentro la camera lei parve fare mente locale e rendersi conto che si trovava da sola con un ragazzo, in una stanza di hotel nella quale tutto sarebbe potuto accadere. Ma l’idea invece di spaventarla a quanto pare la eccito’, dato che quando le chiesi se tutto andasse bene, mi rispose buttandomi le braccia al collo e baciandomi profondamente. Un bacio al quale risposi con intensita’, sorridendole poi e carezzandole i lunghi, lisci e soprattutto bagnati capelli mori.
 
Ci baciammo ancora, ma quando sentii che il suo corpo era scosso dai brividi le ricordai che avremmo dovuto cambiarci gli abiti bagnati. A questo punto si presento’ un problema. L’albergo che potevo permettermi non era certo l’Hilton e le camere erano composte da una stanza all’incirca sui 4 metri per 4 che conteneva il letto e da un piccolissimo bagno. In pratica quindi non c’era uno spazio dove cambiarsi se non l’uno davanti all’altra. Ero gia’ pronto a lasciare la stanza ed aspettare fuori quando di nuovo il suo comportamento mi sorprese. Con il volto invaso dal rossore per l’imbarazzo comincio’ a spogliarsi. Io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso mentre piano piano si liberava degli indumenti umidi e rimaneva in biancheria intima. Ammiravo il suo corpo coperto solo dal pizzo della biancheria. I suoi seni abbondanti nascosti sotto al reggipetto nero che, pudicamente, cercava di nascondere con un braccio. Notando il mio sguardo che la esplorava, lei con un movimento veloce si infilo’ sotto le coperte tirandole su fin sotto gli occhi, chiedendomi poi quando mi sarei deciso a togliermi gli abiti bagnati. Non me lo feci ripetere. In breve mi liberai dei vestiti rimanendo con le sole mutande addosso e mi infilai a mia volta dentro al letto. Istantaneamente ci abbracciammo, non solo per vincere il freddo..

Rimanemmo per qualche tempo in quella posizione, i nostri corpi a contatto, pelle contro pelle, mentre parlavamo di noi e della stranezza di quella situazione. Avere il suo corpo quasi nudo cosi’ stretto al mio mi dava alla testa. Sin da quando ero entrato nel letto ero in preda ad una forte erezione che pero’ non tentai minimamente di nascondere. Sotto le coperte lei muoveva ogni tanto le gambe sfiorando ripetutamente il mio pene. Oltre ad aumentare la mia eccitazione, questo era la testimonianza del fatto che non solo si era accorta del mio “stato” ma ne era piacevolmente divertita. Non riuscendo piu’ a resitere la attirai ancor piu’ a me, unendo le nostre labbra con desiderio. Nel frattempo le mie mani si muovevano lungo la sua schiena sfiorandone la pelle. Quando fu evidente che il mio timore di essere respinto era infondato, le mie mani si spostarono sui suoi fianchi per poi scendere a carezzare le cosce. Continuavamo a baciarci mentre da fuori il rumore di pioggia ci confermava che il temporale non accennava a diminuire. Le sue mani presero a carezzarmi con un tocco leggero, delicato, sulle spalle, sul petto, aggancio’ un dito alla catenina d’oro che porto sempre indosso tirando leggermente, mentre faceva cio’ sentivo le sue labbra a contatto con le mie incurvarsi in un sorriso malizioso. Poco dopo infatti si mise supina nel letto offrendomi il suo corpo. Sorridendo a mia volta le posai una mano sulla pancia, liscia e morbida. La pelle era calda al tocco. Senza indugi la mia mano risali’ piano fino a sfiorare la base dei seni. Il ritmo del suo respiro stava gia’ aumentando mostrandomi quanto fosse eccitata. Con le dita tracciai il contorno dei seni prosperosi, passando poi nell’incavo in mezzo fino a raggiungere il capezzolo del seno destro che, potevo sentire, gia’ inturgidito sotto al tessuto. Al suo breve gemito in risposta al mio tocco, ripresi a baciarla, prima sulle labbra, poi concentrandomi sul collo e giu a scendere fino a baciare la pelle dei seni lasciata esposta dal reggipetto. Lei sembro’ gradire al punto che mi afferro’ la testa per i capelli invitandomi a continuare. Afferrai le spalline del reggiseno e con un movimento veloce le spinsi giu’ lungo le sue braccia, scoprendo ai miei occhi i grandi seni che afferrai poi, stringendo, con entrambe le mani, strappandole un forte sospiro. Continuavo a massaggiare, a stringere, avvicinai la mia bocca ad uno dei capezzoli e cominciai a stuzzicarlo con le labbra, con la lingua… Lei alzo la testa, inarco’ la schiena all’indietro, e allo stesso tempo mi pregava di non smettere.. volevo farla godere.. farla urlare di piacere. Infilai una mano fra le sue gambe sentendo gli slip umidi dei suoi umori. A quel tocco un altro brivido la percorse e d’improvviso mi spinse di lato, mi fece sdraiare di schiena sul letto e velocemente sali’ cavalcioni su di me. Sentivo il mio pene eretto premere contro il suo pube, avevo il basso ventre in fiamme per il desiderio. Sorprendendomi si puntello’ poi con le mani sul cuscino ai lati della mia testa e comincio’ a muovere lentamente il bacino, avanti e indietro.. Separati solamente dai tessuti della biancheria i nostri sessi sfregavano l’uno sull’altra, mandandomi ondate di piacere lungo tutto il corpo. Vidi i seni prosperosi che ondeggiavano sopra il mio volto, senti l’istinto di afferrarli di nuovo freneticamnte mentre piu’ in basso, i suoi moviementi mi mandavano in estasi. Guardai il suo volto bellissimo, i lunghi capelli le ricadevano in basso e mi inondavano la faccia, sentivo la loro morbidezza.. il loro profumo. Chiusi gli occhi e mi lasciai inebriare da quelle sensazioni.

Quando sentii che il suo peso si spostava di nuovo verso il basso riapri gli occhi e la vidi china all’altezza del mio inguine intenta a scostare l’elastico delle mie mutande con una mano e con l’altra afferrare il mio pene, liberarlo dalla biancheria e ficcarselo in bocca. Quasi istantaneamente sentii le scariche di piacere che mi stava dando. Avvolgeva quasi completamente la mia virilita’, potevo sentire il tocco leggero, caldo e umido della sua lingua. Mi abbandonai a quelle sensazioni lasciandomi trasportare ad ogni movimento.

Improvisamente come aveva iniziato, si interruppe. Diede ancora 3 o 4 massaggi al mio sesso stringendolo nella mano, poi risali’ lungo me, si rimise cavalcioni sul mio inguine senza mai lasciare il mio pene, solo che questa volta, scostando le sue mutandine con l’altra mano, lo guido a sfiorare la sua fessura. Sfioro’ con esso le grandi labbra’ dando al contempo piacere a me e a se stessa. Infine, guidandolo all’interno della vagina, si lascio’ andare impalandosi su di essa. Accompagnando il movimento con un gridolino, attese in quella posizione assaporando la sensazione di me dentro di lei. Io la afferrai ai fianchi sentendo l’esplosione di piacere che mi stava pervadendo. Come in risposta ad una mia silenziosa preghiera comincio’ a muovere il bacino come aveva fatto poco prima, accompagnadolo stavolta con lenti movimenti, su e giu’. Io cercavo di muovermi in contro tempo

sotto di lei cosi’ da creare con la frizione il maggior piacere possibile. Mentre i nostri movimenti si facevano via via sempre piu’ veloci afferrai nuovamente i suoi abbondanti seni cominciando a massaggiarli, lei appoggio’ le sue mani sulle mie assecondando i miei movimenti. Ben presto i nostri gemiti aumentarono di volume, tanto che sono quasi certo che molti nell’albergo poterono seguire sonoramente le nostre “attivita’ fisiche”. Io continuavo a spingere sempre piu’ velocemente e piu’ profondamente dentro di lei e quando sentivo che l’orgasmo stava per giungere, rallentavo prolungando il nostro piacere. Ad un certo punto il corpo di lei venne scosso da fremiti incontrallati, getto la testa all’indietro abbandonandosi ad un fortissimo gemito di godimento. Capii che aveva raggiunto il piacere ultimo, cosi’ mi lasciai andare anche io, uscii da lei e mi liberai venendo pervaso da ondate di piacere come poche altre volte avevo mai sentito.

Terminato il tutto si abbandono’ sopra di me, poggiando la testa sul mio petto. Io la abbracciai stringendola forte. Fra i respiriri affannati le parole “ti amo” vennero pronunciate piu’ volte da entrambi. Fu la prima volta che facemmo l’amore. E in quel pomeriggio di pioggia a Napoli, davvero l’avevo amata con tutto me stesso.

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