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Racconti Erotici Etero

continuammo a darci del lei

By 15 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Era da un po’ di tempo che i miei occhi cadevano insistentemente sul corpo di Claudia: mi accorgevo come ogni volta che si presentasse a me per qualsiasi cosa, mi disinteressassi completamente di ciò che mi stava dicendo, per perdermi tra le fugaci aperture delle sue camice a maniche lunghe, sempre libere sul davanti e mai inserite nei pantaloni, così da lasciare in vista piccoli lembi della sua accattivante pelle abbronzata. Guardavo e riguardavo i suoi piccoli seni che si nascondevano, a volte molto poco, tra le maglie dei suoi abiti e il suo culetto sodo che si muoveva innanzi a me.

Claudia era la migliore delle mie assistenti. Lavorava con me da ormai sei anni anche se di lei conoscevo molto poco. Non sapevo, e non so nemmeno ora, quando sia nata, dove abiti e se abbia o meno marito, figli o un fidanzato. So solo che passa al mio fianco la gran parte del giorno. Che è una lavoratrice instancabile. Che è professionale come pochi. Anzi come nessuno. Che è gentilissima e rispettosa del luogo nel quale lavora, delle persone con cui entra in contatto e soprattutto della mia privacy. Che protegge da qualsivoglia attacco.

Non ho mai dato confidenza ai miei dipendenti: loro lavorano per me e io mantengo una rigida distanza. Non me pento, lavoro così da moltissimo tempo e sono sempre stato ampiamente soddisfatto delle mie scelte e delle mie posizioni.

Ma questa volta stava succedendo qualcosa di diverso. Il pensiero del corpo di Claudia mi martellava: entravano in me le immagini dei suoi seni nascosti, delle sue mani curate, delle sue labbra morbide, delle sue gambe affusolate, del suo culetto sodo e’ di quello che nascondevano i suoi pantaloni. E in me cresceva uno strano desiderio, forte e pressante: di scoprire i suoi seni, di baciarli, di sentire la sua pelle sotto le mie labbra, di avere le sue mani e le sue labbra su di me, di crescere nella sua bocca, di toglierle i pantaloni e frugare con tutto me stesso sul suo sesso, scatenando il suo immenso piacere.

Queste sensazioni non mi abbandonavano e il mio desiderio cresceva ogni momento sempre di più. Un pomeriggio di sole, in barca a vela da solo mi ritrovai a pensare a lei e mi ritrovai eccitato più che mai, nel mezzo di una strepitosa erezione. Feci un tuffo, ma non fu sufficiente. Non potendo più andare avanti così, decisi di diminuire la mia presenza in studio e di attribuire altre funzioni a Claudia, che fu ben felice di accettare.

Un pomeriggio ero in barca, attraccato sul lungo mare di una piccola isoletta di pescatori, che leggevo al vento: i pensieri per Claudia erano lontani e io ero integralmente immerso nel mio mondo parallelo, quando mi sentii chiamare dalla riva. Una voce familiare. Un suono caldo e accogliente. All’inizio non capivo chi mi avesse chiamato ma subito dopo mi resi conto di chi mi avesse salutato.

Era Claudia. Sola. Perlata di lieve sudore. A cavallo di una semplicissima bici. Con una canottierina bianca. Attillatissima. Un paio di calzoncini corti; due infradito bianche.

Non sapevo cosa fare e vincendo l’emozione, pur riluttante, la feci salire. Mi disse che aveva voglia di far un giro e che aveva preso il traghetto della mattina, dovendo attendere quello della sera. Le piaceva correre sull’isola di pescatori da sola, svolazzando tra i suoi pensieri.

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso: dal suo seno, sofferente sotto la tela tesa; i suoi capelli raccolti e la nuca tutta esposta al sole; dal suo culo sodo e perfetto’ dal suo sesso ancora nascosto.
Non riuscivo a star più nei miei pantaloni, mi sentivo crescere assieme al mio desiderio per lei. Le offrii da bere.

Bevemmo insieme, seduti al sole accarezzati dal vento. Mi disse che le sarebbe piaciuto uscire in mare; che non lo aveva mai fatto e che mi avrebbe voluto vedere ‘al timone della sua barca’.
Le dissi: ‘Claudia l’accontento, ma questo deve rimanere un segreto tra me e lei’
‘Non si preoccupi; io non sono mai stata qui!’
Nel dirmi questo appoggiò il bicchiere sul piccolo tavolo a poppa, sfiorandomi leggermente con il suo braccio ed inondandomi di tutto il profumo della sua pelle. Sussultai, desiderandola. E la spogliai con lo sguardo, ambendo la sua nascosta intimità: già sentivo il suo profumo entrare in me mentre le sue grandi labbra si ammorbidivano sotto la mia lingua. Andò a prua e la osservai nel movimento del suo passo. Il suo culetto ondeggiava e urlava richiamo di piacere. Mollai gli ormeggi, le passai vicino. Le chiesi una mano, spingendo con forza su una bricola e lei col movimento della barca mi finì addosso. Sentii su di me il suo seno. E i suoi capelli sciogliermisi addosso. Mi piacque un sacco, e quel momento, durato un secondo, vorrei non fosse terminato mai.
Ero in preda ad una eccitazione pazzesca. Se ne accorse e le piacque un sacco.

Navigammo a motore, non era il caso di spiegare le vele. Andammo per un po’ contro il sole: soli nel mare, sotto lo sguardo attento di qualche gabbiano. Non parlavamo.
‘Dottore, come si sta al timone?’ mi disse dopo un po’ che eravamo in mare.
‘Vuole provare?’
‘Se lei mi aiuta’ sarei curiosa’.
‘Certo, venga qua ma stia attenta, deve essere molto molto delicata nei movimenti’

Si avvicinò a me e le misi le mani sul timone, sfiorai le sue mani con delicatezza sentendo il morbido candore della sua pelle. Mi misi dietro di lei e le indicai, accompagnandoli, i movimenti da compiere. Sentii il suo culetto appoggiarsi su di me sempre di più.
Sentii la consapevolezza dei suoi movimenti sul mio membro, già durissimo.
Sentii come lo accarezzava con le sue natiche, con movimenti prima lenti per poi aumentare posandosi letteralmente su di me, così che tutto il mio membro aderisse al suo splendido fondo schiena. Le accarezzai la pancia, con entrambe le mani. Assaporai la delicatezza della sua pelle. Insistetti in ogni angolo, percependo su di me il crescere del suo respiro. Le mie mani salirono sulla canotta attillata e si fermarono sui suoi seni: li accarezzai più volte, li tenni nelle mie mani mentre lei si incollava sempre di più al mio membro durissimo offrendomi il profumo della sua nuca. Con le labbra le sfiorai il collo, appena presente tra i capelli, guardandomi bene dall’abbandonare il piacere che le mie mani stavano provando sul suo seno e improvvisamente Lei, con un movimento deciso, si tolse la canotta, offrendosi a me in tutto la sua strepitosa sensualità.

Mi guardò negli occhi, e mi si offrì. Sentii il turgore dei suoi meravigliosi capezzoli sulle mie dita.
Li strinsi uno ad uno soffermandomi voglioso sulla loro base. Splendidi capezzoli rosa, su di un areola piccola e sensuale. Li toccai, e lei non si fermava dallo spingersi su tutto il mio eccitatissimo membro, che sentivo quasi uscire dal costume.

Si girò. La barca ebbe un sussulto, così come il mio stomaco. La vidi in tutta la sua sensualità. Fermai il motore e mi misi alla deriva. Le tolsi i capelli dal viso. Le baciai i seni e tenendoli tra le labbra passai lentamente la mia lingua sui capezzoli durissimi, componendo una serie di piccoli cerchi, con velocità sempre maggiore. Mi prese la testa, invitandomi con decisione a continuare. Non volevo fermarmi, estasiato dal desiderio che si era concretizzato; volevo assaporare tutto il suo seno; punto per punto; lembo per lembo. Il suo cuore batteva forte. Le sue mani mi stringevano a se, e Lei sussultava ai i miei baci. Leccai, succhiai, baciai e morsi quelle splendide tette riempiendo del suo sapore ogni piccola goccia della mia saliva. Le mie mani scesero avvinghiandola sui fianchi. Si sdraiò davanti a me. Le tolsi gli shorts, baciandole l’addome piatto. Sentivo sotto il mio mento la tensione del suo perizoma. Con una mano percorsi la salita al suo monte di Venere, accarezzandole l’intimità. Il mio mento si appoggiò tra la pelle e la tela del perizoma, fino a lasciar posto alla mia bocca, che, avida, prese tra se la stoffa e l’abbassò.

Fu un movimento lento. Assaporai tutto il profumo del suo scrigno. Sentii solleticarmi il naso dalla rada peluria del suo sesso. La accarezzai. Con un dito le sfiorai le labbra, già morbide. Le sue mani iniziarono a frugare nel suo sesso.

Mi godetti la scena. Poi gliele tolsi con un bacio e lasciai il posto alla mia lingua, che si fece golosamente strada. Sentivo allargarsi le sue grandi labbra; sentivo che si scioglievano man mano sotto i miei baci; sentivo che si gonfiava e bagnava di piacere. La leccai. Ripetutamente. Mi presi il suo clitoride tra le labbra e ci giocai con la lingua. Era bagnata più che mai. Non mi bastava. Entrai in lei con un dito, lentamente, e poi con un altro, mentre i suoi gemiti di piacere si spandevano con decisione. Mi appoggiò la testa sul suo sesso. Mi urlò di non fermarmi e di farla morire di piacere. E io continuai, bagnato fradicio dei suoi umori di piacere. Venne su di me; e io fui per esplodere.

Si alzò e con un gesto semplice della mano mi tolse le gocce testimoni del suo piacere che scendevano dalle mie labbra. Si chinò su di me, baciando la punta del mio pene, ormai fuoriuscita dai boxer. Sentivo la punta della sua lingua giocare con il mio pene. Mi abbassò i pantaloncini e il mio grosso membro le fu tutto davanti. Lo guardò, lo toccò con entrambe le mani. Sentii le palle, ormai scese dentro la sua bocca, venir tormentate dalla sua lingua insaziabile e la sua mano correre su tutta la superficie del mio pene. Salì con la lingua alla base dell’asta e arrivò fino alla punta. Leccò così per non so quante volte; facendomi morire di piacere. Desideravo se lo ficcasse in bocca.
Ma niente. Mi teneva in pugno. Poi d’un colpo se lo prese in bocca. Avevo un’erezione spaventosa.
Mi avvolse la cappella con tutta la sua lingua, velocemente; senza mai fermarsi. Sentivo la sua bocca correre sul mio cazzo e darmi piacere da urlo. Temevo di non resistere e di venirle in bocca.Mi leccava la punta. Il glande tutto. E Pompava in maniera pazzesca. Guardandomi negli occhi, con ancora il mio glande che le toccava le labbra umide, mi disse ‘dottore, mi scopi in bocca, la prego’. Lo feci, muovendomi sulla sua lingua e nelle sue labbra. E mentre ero in lei e i miei colpi si susseguivano incessanti, sentii le sue mai sui miei fianchi che mi spingevano in lei sempre di più’ Riprese dopo a succhiarlo tenendo i miei testicoli nelle mani’

Entrai in lei, sentendo il calore della sua intimità: più volte, prima assaporando la nuova, splendida sensazione, e poi sempre più forte. Lei godeva sotto il sole. Sentii i suoi umori bagnare il mio cazzo durissimo, che si muoveva in lei regalandomi piacere immenso. Ci mettemmo alla pecorina. Una sensazione pazzesca, la scopavo tenendole i fianchi e vedendo il suo ano che si apriva pian piano.

In me cresceva il desiderio di possederlo. Lo toccai con un polpastrello, mentre mi muovevo in lei, e lei accompagnava col bacino, tutti i miei movimenti. Era umido e caldo. La sentii mugugnare di piacere, ansante, sudata e splendida.
‘Dottore, lo faccia; non vedo l’ora’
Dicendomi queste cose vidi una sua mano vicino al suo buchetto. Vi infilò un dito’ e poi un altro, insieme, muovendoli assieme ai miei colpi’ Uscii da lei’ ma lei non fermò le sue mani. Mi avvicinai, tolsi le sue dita. Lo toccai, vi infilai un dito, piano.
Urlò’ ‘Dottore, lo voglio dietro, subito’
Si mosse, lo prese in bocca e lo succhiò avidamente. Quando lo ritenne pronto, si staccò da me’ e io mi misi dietro di lei. Appoggiai il rosso glande al suo orifizio e glielo misi dentro. Iniziai a muovermi, dentro il suo ano, godendo di piacere. Claudia urlava. Godeva. Le mie palle sbattevano contro la sua figa grondante di piacere, mentre i muscoli del suo ano mi risucchiavano con forza. Sentivo i suoi orgasmi’ il mio piacere’ Il suo corpo sudato non si fermava un istante’ Le venni in bocca, con un orgasmo fortissimo. Caddi su di lei e lei mi accolse sul suo seno. Sentivo il suo cuore pulsare ancora forte e mentre il suo corpo spegneva gli ultimi tremiti di piacere.

Ci tuffammo in acqua. Facemmo un bagno, la doccia e riprendemmo il mare. Attraccammo sulle rive di un lido famoso, poco lontano da dov’eravamo. Le comprai un vestito bianco: ne esaltava magnificamente la femminilità. Cenammo in un suggestiva terrazza sul mare. Mangiammo crostacei e bevemmo champagne. Mi persi nel suo sguardo e nell’eleganza delle sue mani. Non mi ero mai accorto di ciò. Dopo cena passeggiammo chiacchierando amabilmente. Approfittando di una telefonata che ricevette, entrai in una gioielleria ancora aperta e le comprai un bracciale di brillanti, tipo tennis. Non glielo diedi subito.

Tornammo in barca e riprendemmo il mare sulla via del rientro. Si avvicinò a me e mi abbracciò sussurrandomi ‘grazie’ dottore’
Il leggero vento estivo le faceva aderire al corpo la tela bianca del vestito.
‘Vuole pilotare, Claudia?’
‘Certo, dottore’
Si mise al timone e io l’abbracciai cingendo il suo braccio con la corda di brillanti.
Fummo uno dell’altro per tutta la notte.

Non tornai in studio il lunedì, e nemmeno gli altri giorni successivi. Feci annullare tutti gli appuntamenti. Tornai solo il venerdì pomeriggio. Claudia venne da me per farmi firmare una serie di lettere.
‘Che bel bracciale? Uno spasimante?’
‘Un ammiratore segreto dottore. Non mi chieda altro; non le direi mai di chi si tratta’
La guardai uscire. Eccitato.

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