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Racconti Erotici Etero

Corso di aggiornamento

By 20 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo circa 19 anni e avevo finito da poco il militare, quando riuscii a trovare lavoro tramite un amico di mio padre.

Dopo nemmeno una settimana vengo mandato a Venezia per un corso d’aggiornamento, senza che li per li la cosa mi suscitasse tanto entusiasmo. Mi sarei dovuto ricredere!

Arrivato alla sede della società, fui accompagnato alla sala riunioni dove feci conoscenza con gli altri partecipanti. Subito notai una bella mora, che si chiamava Gianna, con la quale feci subito amicizia. Al momento di mettersi a sedere per l’inizio del corso, mi fece segno di sedersi accanto cosa che feci con molto piacere.

La giornata trascorse velocemente, anche rallegrata dalle mie battute nelle poche occasioni che richiedevano l’intervento dei partecipanti. Fummo portati nell’albergo che la società aveva prenotato per noi e dopo aver preso possesso delle camere mi feci una bella doccia e mi cambiai per la cena, sempre offerta dalla società, in un bel ristorante di Venezia.

Arrivato nella hall rimasi senza fiato. Gianna era splendida, vestita con una elegante gonna sopra il ginocchio e una camicetta che a stento tratteneva il seno abbondante, dalla quale trasparivano dei capezzoli a bottoncino veramente notevoli.La visione mi procurò un’erezione immediata, che i jeans riuscirono a dissimulare con poca efficacia, che Gianna notò subito facendogli aprire la bocca in un’incantevole sorriso. Con un grosso sforzo riuscì a calmare le mie pulsioni e unitomi al gruppo andammo verso le auto per dirigerci al ristorante. Durante il tragitto Gianna, che si era seduta accanto a me, con piccole mosse mi accarezzava la gamba e come se nulla fosse continuava a chiacchierare con gli altri passeggeri. Un torbido pensiero si insinuò nella mia mente e molto lentamente sfiorai la gonna che nel frattempo era salita di qualche centimetro

lasciando intravedere l’orlo delle autoreggenti. Ero sul punto di accarezzare la coscia quando arrivammo al luogo della cena.Trattenni a stento un’imprecazione e mi diressi al ristorante con la testa immersa in mille fantasie. Finita l’ottima cena fummo riaccompagnati all’albergo, e dopo aver fissato l’appuntamento per il giorno successivo, mi diressi verso l’ascensore con gli altri partecipanti scoprendo che Gianna era alloggiata nello stesso piano ad un paio di camere di distanza.Stanco della giornata decisi di farmi una doccia durante la quale al solo pensiero delle cosce di Gianna mi venne un’erezione prepotente.Il bussare alla porta interruppe il mio fantasticare e recuperato un asciugamano con il quale mi coprii andai ad aprire. Non ebbi il tempo di realizzare che Gianna era entrata e mi si era incollata alle mie labbra. Era in vestaglia, aveva lasciato le autoreggenti e un minuscolo perizoma, le tette libere svettavano verso l’alto e i capezzoli che avevo intravisto prima eranogrossi e duri come il marmo. Senza dire una parola chiuse la porta e mi spinse sul letto. Mi tolse l’asciugamano e avvinghiòil cazzo, che nel frattempo era eretto come non mai, con la bocca leccandolo e infilandoselo fino in gola. Superato l’attimo di sorpresa cominciai a gemere dal godimento e stavo quasi per venire quando Gianna si fermò stringendomi con le mani la base della verga. Sentii le palle gonfiarsi e nel frattempo Gianna ricominciò il suo andirivieni con la bocca.

Devo riconoscere che ci sapeva fare, leccava la punta con la lingua circondando la cappella e succhiando il filetto, poi con due dita strizzava il glande allargando la fessura e vi introduceva la punta della lingua procurandomi un dolore misto a piacere che mi penetrava il cervello.Ogni tanto prendeva i suoi magnifici seni e avvolgendoli sul cazzo li strusciava in una splendida spagnola.”Ti prego fammi venire” le dissi dopo la terza volta e finalmente dopo un breve su e giù lasciò che svuotassi le palle con una violenta e copiosa schizzata nella sua bocca. Ingoiò il tutto e mentre mi strizzava le palle per far uscire anche l’ultima stilla di sborra mi ripulì con cura il cazzo che nel frattempo aveva perso un po’ della sua rigidità.Poi con un balzo mi stampò un sonoro bacio sulla bocca, con un gesto fulmineo prese la vestaglia e corse alla porta.Girandosi mi guardò con il viso stravolto dal piacere e mi disse ” A domani per la seconda lezione” ed uscì. Rimasi imbambolato sul letto per un bel po’ riassaporando i momenti appena trascorsi, finchè non mi addormentai pensando a cosa sarebbe successo l’indomani.

Fu un sonno profondissimo e probabilmente ricco di sogni eccitantissimi, poichè mi svegliai molto presto, prima dell’alba, con una prepotentissima erezione i segni inequivocabili sui miei boxer…ero venuto probabilmente più volte nel sonno! La causa era sicuramente da ricercare nelle fantasie su Gianna che ormai invadevano la mia mente come un tarlo. Nonostante fosse molto presto, decisi di alzarmi per fare una doccia, era necessario non solo per ripulire i segni del mio godimento ma anche per tonificarmi un po’, mi sentivo indolenzito e spossato. Poi potevo prendermela molto comoda, poichè il corso quella mattina sarebbe iniziato appena alle 10 e mezza, e c’era tutto il tempo per prepararsi con calma.Entrai in doccia e avvertii subito il piacere rigenerante dell’acqua tiepida che scendeva a rivoli sul mio corpo. Il rilassamento fu completo e inconsapevolmente mi ritrovai ancora in preda a una fortissima erezione, che non calò nemmeno una volta finita la doccia. Mi stavo rivestendo, quando sentii squillare il telefono della stanza. “Chi può essere?” mi dissi, l’ora era antelucana e non immaginavo chi potesse cercarmi. Pensai ad uno scherzo di qualche altro mio collega (si comportavano come adolescenti in gita scolastica), ma quando sollevai la cornetta del telefono sul comodino dovetti ricredermi. La calda voce di Gianna mi fece trasalire: “Sei già sveglio?” “…ciao…si, come hai fatto a sentire?” “l’ho immaginato…perchè non vieni a darmi…il buongiorno? “. Non mi feci pregare,in pochi minuti finiidi prepararmi, infilai i pantaloni del e una maglietta e uscii dalla stanza, la sua era a pochi metri dalla mia: ecco perchè mi aveva sentito. La porta non era chiusa a chiave ed entrai.Gianna non era a letto. “Gianna?” chiamai…e come risposta ne ebbi un gemito profondo proveniente dalla stanza da bagno. Mi avvicinai e vidi nello specchio Gianna appoggiata al muro del bagno, con una gamba sollevata sulla vasca, che massaggiava lentamente la sua micia ormai certamente fradicia. Si stava masturbando di fronte a me ora, e il mio cazzo ebbe un sussulto nei boxer per lo spettacolo meraviglioso che mi si parava davanti. “Ti ho sognato tutta la notta” disse, “ho sognato che me la leccavi e mi facevi godere…”…. Deglutii e senza dire nulla la presi per mano, conducendola ai piedi del letto. Si sdraiò supina aprendo le gambe e mostrandomi interamente il fiore della sua femminilità: una figa meravigliosa, due labbra grandi, rosse e grondanti piacere, con una sottilissima striscia di peluria nel mezzo. Mi colpì la grandezza del suo clitoride, gonfio, rosso, che non riusciva a trattenersi dal toccare.
Mi inginocchiai, e lentissimamente, con la lingua e le mani, partendo da quelle cosce che il giorno prima mi avevano fatto girare la testa, iniziai ad assaggiare il sapore caldo e morbido di quella pelle vellutata. Arrivato all’inguine, Gianna ebbe un sussulto ed inarcò la schiena. “Leccamela, fammi godere!”. Titillai con la lingua il monte di venere, poi il perineo e le labbra, per poi passare al bottoncino caldo e pulsante, che appena toccato pulsò nervosamente.Fu come il segnale prefissato per una battaglia, tuffai la mia lingua nella sua fessura calda e profumata, e mentre con due mani tormentavvo i suoi durissimi capezzoli che nel frattempo essa aveva scoperto, iniziai a leccarla con lentezza, delicatezza ma allo stesso tempo con decisione, aumentando la profondità e l’intensità man mano che ella gemeva più forte. Con le dita saggiai la consistenza della sua calda passera: era soffice, bagnata, un lago di piacere, la penetrai dolcemente ed ebbe un altro sussulto. Iniziai a togliere ed inserire ritmicamente, una, due, tre dita, mentre con la lingua sgrillettavo il suo clitoride pulsante, passando a tratti a stimolare cosce e ventre per evitare che si stancasse troppo presto. Preoccupazione inutile, perchè la sentivo contorcersi e gemere sempre di più, invocandomi… “Fammi venire, ti prego…voglio venirti in bocca!”.

Strofinai le dita all’interno della sua figa nella parte anteriore, e gridò fortissimamente: avevo trovato il punto più segreto del suo piacere. In una piccola pausa avevo tolto t shirt e pantaloni, restando nudo, con la mia verga dura come il marmo e pulsante, desiderosa di prendere Gianna e sfinirla, sentire il suo calore e venirle dentro…ma avevo deciso, l’avrei soddisfatta come mi aveva chiesto. Strofinai più forte le dita sul suo punto più sensibile, sentii la figa inondarsi, e la sentii gonfiarsi come fosse in procinto di esplodere dall’interno. Succhiavo il suo clitoride, probabilmente non capiva più nulla, ma fu abbastanza presente per dirmi: “sto per venire, non fermarti, sto per venire, non fermarti,sto per venire, non fermartiiiiiiiii….attentooo vengooooo….”… Non volli spostare la mia bocca e le mie dita, ed essa esplose in un orgasmo lunghissimo, spruzzandomi letteralmente il viso, con il sapore dolcissimo dei suoi umori. Era dolcissimo davvero, ed abbondante: ecco cos’era quel rigonfiamento! Venne, venne non a fiotti come si vede in quei falsissimi porno che a volte avevo guardato con i miei lilloni di commilitoni da militare, venne aprendo ritmicamente la sua figa rossa e pulsante, da cui usciva il suo nettare colando sulle grandi labbra, sulle cosce, sulle lenzuola, sul mio viso, nella mia bocca che non desiderava altro che abbeverarsi alla sua figa come alla fonte della vita. Godevo anch’io, perchè non fui presente con la mente per un buon minuto. L’avevo portata ad una soglia di piacere che non credevo raggiungibile per una donna, poichè l’orgasmo continuò per un minuto lunghissimo, in cui tremò incredibilmente, ed io, con la testa ancora affondata nel caldo della sua figa grondante, la guardavo accasciarsi sul letto, e distendersi negli ultimi spasmi. La presi fra le mie braccia e la baciai sulla bocca, portandole il suo dolce sapore: guardando le lenzuola mi avvidi che, senza neppure toccarmi, e senza che lei lo facesse, ero esploso e venuto anch’io copiosamente.Ci guardammo e sorridemmo entrambi. “A che ora c’è la lezione?” disse lei. “Davvero ti interessa…? non ne preferisci un’altra…ma come questa?” dissi io maliziosissimamente. “Puoi giurarci, siamo solo agli inizi…sarà un bell’aggiornamento non credi?”.

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