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Racconti Erotici Etero

Corso prematrimoniale

By 6 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto ebbe inizio quando in teoria tutto doveva finire.
Come si può facilmente capire dalle mie storie precedenti sono sempre stato uno che subisce in modo impressionante il fascino femminile ma, dopo la notte in cui a Berlino chiesi alla mia compagna di sposarmi, mi ripromisi che da li in poi non ci sarebbero state distrazioni se non nella mia testa.

Va detto che la cosa &egrave abbastanza facile fintanto che appena fiuti certe situazioni sei abbastanza abile e lucido da farti da parte. E’ meno facile nel momento in cui tu in una situazione ti ci ritrovi tuo malgrado. Se a questo aggiungiamo la mia propensione per le donne sposate/fidanzate allora mi dico che forse &egrave il destino a volere certe cose per me.

Veniamo ai fatti.

Gennaio di due anni fa. Martedì sera. Inizio del corso prematrimoniale.
Ci ritroviamo nella canonica dietro la chiesa. Siamo una decina di coppie che stanno tutte per i fatti loro. Entriamo in una stanza che puzza di incenso. Fa freddo. Ci si guarda e ci si scruta vittima di un sottile meccanismo di sfida che aleggia soprattutto tra le spose. Già immagino i pensieri ‘chissà dove si sposa quella, che vestito avrà etc etc’.
Noi uomini siamo per lo più al cellulare o ci guardiamo in giro spaesati. In verità mediamente gli ci stiamo facendo il giro con gli occhi delle fidanzate altrui.
Per quanto la mia fidanzata sia universalmente riconosciuta come una bella ragazza, si sa, l’erba del vicino &egrave sempre più verde. Se hai una morosa con la taglia 38 invidierai quelle col culone, se la tua morosa ha la seconda a te piaceranno le seste etc. Questo vale anche all’inverso. La mia &egrave una taglia 38, una prima di seno, bella ma acciughina.
Quella sera la dentro c’era di tutto. Magre, alte, prosperose, scheletriche e poi c’era lei. Alta 1.65, ad occhio una terza o una quarta, gambe sode, e sedere sodo. Era massiccia o per meglio dire compatta. Una che per quanto in carne non aveva un minimo di cellulite o di carni ballerine. Ad occhio pesava 55 kg. Era anche bella o meglio, era carina, la classica con l’occhio molto scuro, le ciglia curate e lunghe, i capelli ricci, lunghi e gli occhiali.

Era da sola in quanto il marito lavorava a turni e non poteva sempre esserci. Essendo da sola ed essendosi seduta vicino a me venne messa nel mio gruppo per le attività di gruppo.
Dopo una timidezza iniziale scoprii che Giulia, così si chiamava, era una ragazza spigliata, ironica, pungente se serviva ma soprattutto sveglia. Era la classica che metteva in croce i preti con le sue domande, che diceva sempre quello che pensava e che aveva sempre il doppio senso in tasca.

Come successe più io meno a tutti ci furono delle serate in cui le coppie erano prive di uno dei componenti. Capitò a me per motivi di lavoro, alla mia dolce metà per motivi di stanchezza ed a Giulia che invece fece praticamente tutto il percorso da sola.

Fu facile per me entrare in sintonia con lei, non tanto per una questione caratteriale ma perché mi piaceva ed io, quando una mi piace, so come fare per non passarle indifferente.
Alla quarta lezione, la mia prima da solo, passammo la serata praticamente gomito a gomito, facendo tutte le attività da soli e conoscendoci di più.

La mia prima impressione non era sbagliata. Giulia la sapeva lunga ma soprattutto era una furbetta. Non perdeva occasione per i suoi doppi sensi e spesso, forse perché da solo, indagava su di me, sulle mie abitudini, lavoro, hobby etc. Quello che stava facendo mi fu chiaro solo dopo ma, per anticiparvelo, mi stava prendendo le misure per capire come fare ad arrivare dove voleva arrivare.

Le cose si fecero più esplicite all’indomani di una serata di corso quando vidi la sua richiesta di amicizia su Facebook. Accettai e subito iniziò a scrivermi messaggi di vario genere. Andò tutto bene finch&egrave non sfoderò uno dei suoi soliti doppi sensi ai quali risposi a tono. Ricordo ancora la frase. Mi disse ‘ma giovedì con chi abbiamo lezione? Ci sarà ancora il prete o ci sarà la sputacchiona (riferendosi ad una animatrice di 50 anni che mentre parlava aveva il vizio di sputare parecchio)? Risposi dicendole ‘ma povera, non essere così cattiva’ facendo seguire a queste parole un sorriso. La sua risposta fu ‘ beh, in effetti una che sputa sempre mi fa un po’ pena, non sa quel che si perde’. Io che ormai la conoscevo capii l’antifona e le risposi ‘ non farmi pensare a queste cose altrimenti la prossima volta che ti vedrò penserò a questa frase e mi verranno strani pensieri’.
La sua risposta arrivò con un po’ di ritardo poi scrisse ‘era ora ti venissero. Per tua info non sputo mai. A domani.’ Scrisse questo ed andò off line.
Non so dire se provai prima eccitazione o turbamento ma una cosa mi fu chiara: era meglio se giovedì fossi andato da solo.

Nei due giorni seguenti Giulia non si fece sentire e nemmeno io cercai alcun contatto con lei. Riprese a far sentire la sua presenza nel giovedì pomeriggio quando mise qualche mi piace sulle foto del mio profilo FB. Nel frattempo io avevo messo in piedi tutta una sceneggiata per far credere alla mia fidanzata che giovedì non saremmo riusciti ad andare e riuscì a farle prendere un impegno che poi le sarebbe stato impossibile cancellare (una bella cena con le testimoni). Nel tardo pomeriggio improvvisai che i programmi di lavoro mi erano cambiato e che, visto il suo impegno, sarei andato al corso per lasciarle casa libera e libertà di chiacchiera. Le dissi anche che finito il corso avrei approfittato per andare a bere una birra con un amico che a quell’ora finiva gli allenamenti di calcio. Mi creai dunque un alibi di 4 ore.

Con il cuore in gola andai al corso e con grande delusione visi che Giulia non c’era. Ero smonatissimo e con la testa altrove quando, a dieci minuti dall’inizio della lezione, si aprì la porta dell’aula ed entrò lei tutta trafelata. Salutò tutti e venne a sedersi vicino a me guardandomi con un sorriso beffardo e dicendomi ‘come mai solo?’. La guardai sorridendo. Tenne gli occhi nei miei, sorrise e si girò a prendere il quaderno che ci avevano dato in dotazione.

Lo aprì, scrisse qualcosa su una pagina e me lo fece vedere. C’era scritto ‘usciamo prima dei lavori di gruppo?’. La guardai e dissi si.
In tempi diversi facemmo capire entrambi che causa impegni diversi avremmo dovuto lasciare la lezione anzitempo.
Lei uscì dopo 40 minuti e mi disse ‘aspetta almeno 5 minuti. Ti aspetto in parcheggio’.
Attesi quei 5 minuti che considerai i più lunghi della mia vita ed uscii. La vidi in macchina. Le andai vicino, abbassò il finestrino e mi disse ‘a meno che tu non abbia già una idea, seguimi’.
Così feci.
Uscimmo dal paese ed andammo verso una collina che conoscevo in quanto in quella zona c’era un campo di calcio in cui giocavo da ragazzo. Girammo poco prima di arrivare al campo ed entrammo in una zona che non conoscevo. Arrivammo nei pressi di una piazzetta e si fermo. Mi fece cenno di raggiungerla alla macchina. Scesi, andai verso la sua portiera, abbasso la finestra e mi disse di parcheggiare dove potevo per poi salire in auto con lei.
Obbedii senza pormi tante domande. Ormai le cose mi erano più o meno chiare.
Salito in auto le chiesi dove mi stasse portando. Mi rispose con un semplice ‘dove starai comodo’.
Dieci minuti ed arrivammo fuori ad una casa isolata che sembrava disabitata.
Non c’era né un bar né una anima viva in giro. Ebbi persino paura di essermi cacciato in un affare poco serio. Invece lei si incamminò, andò verso la porta di quella casa, prese delle chiavi ed aprì la porta. Quella casa era sua o meglio, di sua nonna. Si trattava di una casa che ormai non usavano più ma con tutti i servizi agibili.
Entrammo dentro. C’era un freddo che facevo fatica a reggere.
Giulia scappò in una stanzetta e ne uscì poco dopo con una stufetta elettrica che accese immediatamente.
Poi ci fermammo, ci guardammo e scoppiammo in una grossa risata.
Fu lei, grazie al suo carattere, la prima che iniziò a parlare.
‘Sei come me Lorenzo, lo so. L’ho capito subito’. Le chiesi cosa intendesse e lei, dopo essermi venuta vicino mi disse ‘ti piace scopare Lorenzo. Ed a me piace scopare quanto te’.
La sua schiettezza ma soprattutto la sua freddezza mi destabilizzarono. Non avevo mai trovato una donna così diretta.
Si allontanò, andò verso la cucina e si mise ad armeggiare con la moka. ‘se non ti spiace vorrei bere un caff&egrave’ mi disse. ‘Vado matta per quello corretto’. ‘A te va?’ Mi chiese. Risposi di si.
Mentre faceva il caff&egrave mi chiese quante volte avevo tradito la mia compagna e mi fece altre domande anche molto personali e dirette. Fui sincero e le dissi che avevo spesso storie trasversali.
Mi chiese perché. Le risposi che amavo il brivido, il piacere di scoparmi la donna di altri e di provare cose che la mia compagna non mi dava.
‘Il mio culo te lo devi guadagnare’ mi disse, comprendendo al volo quali fossero le mie mancanze.

Le sorrisi anche se nella mia testa raccolsi la sfida.

Mi disse poi di lei.
Era una traditrice seriale, una che si godeva la vita a pieno. Aveva avuto infiniti amanti, era una che ti potevi scopare anche nel bagno di un pub se per caso l’avessi incontrata nella serata giusta.
Il suo matrimonio apparteneva alla sua vita di facciata, non a quella che conduceva nel suo lato oscuro. Aveva due vite: una per i suoi genitori ed una per lei. Per i suoi genitori sarebbe stata moglie perfetta e madre amorevole mentre per lei non ci sarebbero stati limiti.

Mentre versava il caff&egrave pensavo che era proprio una insospettabile e mi resi conto che forse nessuno conosce mai fino in fondo le persone che ci circondano.

Versato il caff&egrave ci sedemmo sulle sedie attorno al tavolo della cucina. Io indossavo ancora il mio woolrich che però iniziava a farmi caldo. La stufetta stava funzionando a meraviglia. Bevuto il caff&egrave con la giusta dose di correzione, la temperatura si fece perfetta. Nel mentre parlavamo.
Finiti i caff&egrave ci fu un attimo di silenzio. Si alzo in piedi, prese i bicchieri, li portò al lavandino poi venne verso di me.
Mi guardò dritto negli occhi e mi disse ‘senti Lorenzo, se a te va bene ci facciamo un paio di scopate e quando ci stufiamo ci salutiamo. Se non ti va possiamo rincasare. Cosa dici?’
La sua freddezza era tremenda ma amavo quella donna così vogliosa. ‘Non voglio andare a casa’ dissi.
Mi venne vicino, anzi, si scagliò su di me e mi ritrovai la sua lingua in bocca fino in gola. Era una bestia. Si mise a calvacioni su di me mentre la sua lingua roteava dentro me e mentre la sua patta cercava il mio cazzo che ormai era diventato pronto all’uso.
Quel bacio durò poco, era solo pro forma. Le interessava altro.
Mi ritrovai in pochi minuti con il cazzo allo scoperto e le sue mani attorno ad esso. Era a cavalcioni su di me e mentre me lo menava mi guardava negli occhi. Ad un tratto sorrise e mi disse ‘ a dopo’. Scese dalle mie gambe, si mise in ginocchio davanti alla sedia e prese a succhiarmelo. Mi chiedo cosa ne sarebbe stato di me se non avessi avuto un buon cazzo. Le leccava e lo succhiava come si trattasse di un oggetto destinato alla venerazione.

Visto lo svolgersi degli eventi, la sua foga, il suo andare diretta al punto pensai fosse un discorso patologico: mai visto una donna fare un pompino in quel modo. Sembrava questione di vita o di morte. Mi strapazzò a tal punto che venni senza quasi poterla avvisare. Fu una questione di attimi: i suoi occhi nei miei, la sua mano che mi scapellava con forza un cazzo ormai gonfio, la sua bocca sapiente che roteava attorno alla mia grossa cappella e scoppiai in fiotti copiosi.
Ingoiò come se nulla fosse anzi, sembrò non se ne rendesse nemmeno conto tanto era presa.
Il suo accanimento a venuta avvenuta mi provocava un dolore che solo gli uomini conoscono. Cercai di fermarla prendendole le mani sulla testa ma non ci fu verso finch&egrave il mio cazzo non divenne inerme. Solo allora alzò finalmente il capo e sorridendo mi disse ‘ ti avevo detto che non sputo mai”
Da qui iniziò tutto.

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