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Racconti Erotici Etero

Cura di bellezza

By 1 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti vengo a prendere e non ti porto a mangiare la pizza. No oggi facciamo qualcosa di diverso. Prendiamo la macchina e andiamo verso la campagna, ovvero fuori da sguardi altrui. Ci infiliamo in collina, fatti pochi chilometri sotto un albero a falde larghe, che fa ombra in questa giornata di sole. Mentre guidavo non ho potuto fare a meno di guardare la tua scollatura. Tanto &egrave prorompente sembra quasi che debba scoppiare da un momento all’altro. Lascio la mano destra dal volante e la infilo nello scollo, tra un seno e l’altro sbottonando quel poco che c’&egrave da sbottonare. Tu non parli ma fai altrettanto con me e mi metti una mano sull’uccello che senti già duro sotto i pantaloni. Lo massaggi un po’ e poi decidi che &egrave il momento di aprirlo e liberarlo. Allora ti chini mentre io guido e me lo prendi leggermente in bocca, bagnandolo di saliva. Contemporaneamente io allungo la mano dietro la tua schiena che ora, stando piegata, mi offre il panorama sul tuo sedere ed intravedo lo spacco delle mele dal pantalone a vita bassa. Con la mano destra arrivo con almeno due dita a sfiorarti il culo, tu sei un po’ ritrosa e mugoli di noia, allora mi insinuo meglio e arrivo alla fica. Sei già bagnatissima e accogli le mie dita con piacere estremo. Le infilo dentro e le tiro fuori e tu mugoli all’idea di quello che potrò farti dopo, ma mugoli soltanto, perché hai il mio cazzo in bocca e non puoi parlare.

Poi arriviamo nella piccola piazzola sterrata a lato della strada, sotto l’albero che fa ombra. Li le cose seguono un copione non scritto ma già noto a noi due come se lo avessimo studiato a memoria.
Ci scambiamo i posti, io passo al lato del passeggero e tu da quello del guidatore. Ci svestiamo con foga perché il desiderio ha preso il sopravvento. Il vederti nuda mi eccita ancora di più e mi fa quasi male l’uccello da quanto &egrave gonfio. Tu passi sopra di me ma mettendo la testa dalla parte del cazzo per cominciare a massaggiarlo. Prima lo prendi in mano, poi fai colare un mare di saliva sulla cappella per renderlo lucido e scivoloso ed infine lo prendi tra le mani e cominci a segarmi. Ma non ti fermi a quello e te lo strusci sul seno e sui capezzoli, quasi a provarne la forza di resistenza alle pressioni ed alle sollecitazioni manuali. Io ho davanti uno spettacolo di culo, tondo e imperioso. Vedo il buco del culo e vedo la fica, sento i tuoi peli ispidi che mi solleticano la faccia e smaniano perché vuoi essere leccata. Sento già colarmi addosso il tuo sugo e questo &egrave eccitante. Tra una segata e l’altra, con la bocca libera dal mio cazzo, riesci ad articolare:’Leccami e sfondami con le mani, sto per esplodere.., ti prego non resisto’. In silenzio comincio ad allargarti le labbra con le dita dilatando la carne della tua fica e scoprendo il rosa intenso della tua intimità. Mentre sto per leccarti fuori mi viene in mente un’azione congiunta e inserisco due dita dentro. E’ una sensazione quasi di sauna, caldo ed umido, appiccicoso come un vasetto di melassa. Allora comincio a muovere indice e medio all’interno, verso la parete anteriore della tua fica e contemporaneamente a leccare il clitoride. Il tuo respiro diventa prima irregolare e poi affannato, stai cominciando ad entrare in orbita e il sugo che ora scende con ritmo regolare mi inonda la bocca e la faccia. Lecco e non posso articolare a voce le sensazioni che mi provochi all’uccello mentre me lo stai martoriando con la mano e con la bocca in un su e giù forsennato che mi farà scoppiare ben presto.

Tu però hai uno scatto di orgoglio e mi precedi in un ‘Siiiiiiiiiiiiiiiiii’ inequivocabile e dolcissimo. Comprendo di averti fatto superare il punto di non ritorno e continuo con la doppia azione di mano e di lingua finché non ce la fai più ed esplodi. Non ti ho mai sentita così liquida e lo schizzo, si un schizzo, che mi arriva in faccia mi bagna fino al collo. Bevo e continuo a infilare le mani dentro e tu in preda all’orgasmo più torbido gridi: ‘Ti prego continua con le mani, giuro che muoio sennò, mi sto sciogliendo’. Io continuo ma ti chiedo di farmi capire quanto sei partita e tu cominci a sussurrare: ‘Si sono troia, lo sai, sono troppo troia, ma ti prego non smettere, scavami la fica con le dita e infilale fino in fondo, oooohhh, voglio venire ancora, siiiiii’. Dopo aver goduto sei nel limbo del refrattario che ti impone di riprendere fiato e ti scosti volentieri nell’altro sedile per riacquistare una posizione dominante concentrandoti sul mio uccello. Lo tieni saldamente alla base con il pugno destro che stringi e muovi su e giù, contemporaneamente lo avvolgi con le labbra e posso sentire la tua lingua che entra quasi nel buchetto, per quanto spinge. Sento un lieve massaggio sulle cosce dato dai capelli fluenti che vanno su e giù al ritmo delle tue pompate, come fruste dolci sulla mia pelle. Sragiono e sto per schizzare, ma parto da lontano e comincio a infamarti: ‘Dai troia, fammi vedere quanto sei troia e dimmelo, ti voglio riempire la bocca, ti voglio soffocare col mio cazzo’.. mi devi bere tutto, ahaahaha’. E tu non solo per assecondarmi ma anche e soprattutto per rispondere all’eccitazione che ti monta dentro mi fai eco:’ Si, bastardo, ecco come ti bevo, dai schizzami, schizzami tutto, lo sai che ho sete’., dai.., dai’. Così facendo aumenti, se possibile, ancora il ritmo e da ultimo lo togli dalla bocca, fai uscire leggermente la lingua nell’ingenuo tentativo di contenere le mie reazioni. Ma &egrave tutto inutile e quando vengo ti riempio il naso e gli occhi e solo con la seconda ondata riesci a tenerlo in bocca e sulla lingua.

Senza dirmi nulla, ancora annebbiata dal piacere appena ricevuto e consumato, ti prendo per un braccio e ti attiro verso la mia bocca, unendola alla tua in un bacio dove i due succhi si mischiano e si fondono. Le lingue fanno il resto e continuiamo così per alcuni minuti. Alla fine ci lecchiamo e ci ripuliamo tutti e due; quando ormai hai solo delle piccole incrostazioni traslucide e biancastre come la salsedine del mare dopo il bagno, ti avvicini al mio orecchio ed esclami: ‘Lo sai che non mi piace il mio sapore e me lo fai sempre assaggiare’. &egrave troppo forte ed asprino, io preferisco la dolcezza del cazzo, maiale’. Io ti abbraccio e ti avvolgo il seno stringendolo e mordendo i capezzoli, poi riprendo fiato e dico con voce ferma: ‘La prossima volta facciamo la maschera di bellezza a queste due bombe atomiche, voglio che diventino striate di bianco’.

Dopo esserci rivestiti, ripartiamo in macchina, direzione centro. Gli olivi e le viti delle strade cintate da muri a secco lasciano spazio a case a schiera anonime e poi a fabbricati di città. Io guido, ma non posso togliere la mano destra dal tuo seno tonico e sodo, forse &egrave un po’ geloso del trattamento di bellezza solo rimandato.

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