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Da collega irreprensibile ad amante perfetta..e forse anche di più

By 19 Settembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi presento, sono Raffaele e lei è Maya. Tengo a precisare che ogni cosa narrata è successa veramente e che ho solo cambiato i nostri nomi. Lavoriamo nello stesso ufficio, con mansioni differenti e a piani diversi, io al piano terra e lei alcuni piani sopra di me.

Lei alta bionda, occhi azzurri, fisico mozzafiato, forgiato da anni di palestra, sempre vestita con vestitini e tacco, irreprensibile madre di famiglia, con figli, sposata da molti anni, non dà confidenza a nessuno, non permette a nessuno di avvicinarsi a lei ed infatti è molto ambita, osservata e desiderata in tutto l’ufficio. Lei lo sa… ma va avanti per la sua strada incurante degli occhi e dei commenti che la seguono ogni volta che passa in corridoio. Io padre, non sposato, alto moro, occhi verdi/marroni, 3 chiletti di troppo ma vestito risulto carino, con una vita familiare regolare ma non felice, zero sesso con la mia compagna di allora, unica felicità mio figlio. Tutto inizio ad aprile di qualche anno fa, un giorno lei mi fermò davanti al bar e mi chiese un favore, diciamo una consulenza tecnica, e le dissi che le avrei risolto il problema e una volta fatto l’avrei avvertita per telefono, pertanto ci scambiammo i numeri.

Qualche giorno dopo, abbiamo iniziato a scriverci con whatsapp, risolvendo il suo problema e parlando del più e del meno. Alcune volte con qualche velato doppio senso ma niente di più. Ci scrivevamo sempre più spesso, a tutte le ore, la mia compagna se ne accorse e mi ammonì. Questo non ci fermò… continuammo tutta l’estate, parlando di tramonti, di sogni e di vita. Ancora non era uscita la nostra anima animalesca, cercavamo di tenere a freno i nostri istinti ma vedevamo che ogni giorno che passava facevamo sempre più fatica. Non volevamo ammetterlo ma i nostri corpi si desideravano, i nostri sessi si eccitavano. Non ho mai saputo se in quei mesi lei si sia mai masturbata pensando a me, ma io lo feci… tante e tante volte, pensando a come sarebbe stato bello e intenso. Arrivammo così a settembre. Abbiamo iniziato a vederci di nascosto dai rispettivi compagni… lei era sposata e io ancora stavo con la mia compagna. All’inizio mi teneva lontano, respingendomi, mi diceva: scusa… ma io non sono come le altre… scusa… e scappava. A quelle parole ho anche pensato fosse lesbica, mi aveva disarmato. Poi un bacio galeotto in mezzo alla strada, appena finito di lavorare… e da li inizia una fitta rete di messaggi…. All’inizio erano molto idilliaci ma ben presto ci siamo resi conto che i nostri corpi desideravano l’un l’altro. Abbiamo iniziato a vederci per un caffè.. poi in macchina per salutarci.. la mia mano iniziò a frugare sotto la sua gonna, scostai il perizoma e mi trovai davanti un sesso completamente depilato, profumato, le bloccai le braccia dietro la schiena e le inizia a sfiorare il clitoride. La sentivo già bagnata.. si eccitava subito, quindi le abbassavo il perizoma e le mettevo 2 poi 3 poi 4 dita nella sua vagina. Lei si irrigidiva, si mordeva le labbra, provava a liberarsi ma io continuavo imperterrito per farla godere. Lei non voleva, cercava di resistere con la mia mano piantata dentro, l’altra mano che stringeva forte un capezzolo ma alla fine cedeva… e godeva bagnando il sedile della sua auto.. poi toccava a me, mi slacciava i pantaloni, mi abbassava i boxer e iniziava un lento su e giù, il mio pene si ingrossava sempre più, duro come la pietra e a quel punto si abbassava e con la sua bocca calda lo prendeva in bocca, continuando il movimento… la sua lingua saettava sulla punta e le sue labbra lo avvolgevano. Era stupendo, iniziavo a contrarmi, era un pompino meraviglioso… e alla fine sono venuto mentre mi segava. Ero al settimo cielo, finalmente avevo assaporato la sua bocca. La volta successiva, una settimana dopo, medesimo caffè, medesimo posto, medesimo parcheggio, le avevo ordinato di presentarsi senza perizoma…. lei lo fece. In macchina, mi sono tuffato tra le sue gambe, ho trovato il clitoride, le labbra gonfie e bagnate, ho iniziato a succhiare il clitoride e con due dita cercavo il suo punto G. I suoi capezzoli svettavano turgidi, vogliosi di una bocca che li mordesse. Lei cercava di allontanarmi, senza troppa forza in verità, ansimava, si mordeva il labbro, si bagnava sempre di più ed io bevevo i suoi umori. Non voleva godere… ma il suo esso non la seguiva, avevo le dita fradicie, erano diventate 4 dentro di lei, cercavo di infilare tutto il pugno ma non feci in tempo…. mi venne sulla mano inondando il sedile… si stava vergognando ma il suo corpo non aveva resistito. La feci riprendere e le portai la mano sulla mia patta, slacciò la cinta e la cerniera, abbassò i boxer, il mio pene svettava eccitato e bagnato in punta, si abbassò e lo prese in bocca, la sua lingua lo bagnava per tutta la lunghezza. succhiava… se lo infilava tutto, sentivo la gola, sembrava tossisse…

Questa volta decisi che l’avrei tenuta li, che le avrei fatto bere il mio seme. E così feci. Mentre la sua bocca andava su e giù, la sua lingua leccava tutta l’asta, sentivo che stavo per godere…. ansimavo, e lei allora aumentò il ritmo fino a quando esplosi nella sua bocca tenendole la testa ben piantata tra le mie gambe.

Quando mi ripresi, lei si alzò, si ricompose senza dire una parola e si passò la lingua sulle labbra. Ci baciammo. Mi aveva bevuto, e la sua bocca sapeva del mio sperma. Le dissi: ora torna a casa e rimani col mio sapore il più tempo possibile….Da quel giorno ci vedevamo almeno una volta a settimana, ma ci stavamo accorgendo che non ci bastava più…

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Ogni volta che tornavamo a casa, ognuno la sua, rimanevamo eccitati per ore… ci scrivevamo poco, giusto per metterci d’accordo sulla volta successiva. Iniziammo quindi a mandarci qualche messaggio piccante, desideri.. sogni… tutti in terza persona. Io mentre li leggevo mi toccavo la patta dei pantaloni e mi scoprivo eccitato. E mentre lei mi raccontava che avrebbe voluto farsi legare e bendare iniziavo a masturbarmi, prima lentamente e poi veloce fino a che non godevo sulla mia mano e allora una volta osai… feci una foto del mio pene eretto con la sborra sulla mano e gliela inviai… mi rispose che si stava toccando… stava sul suo letto, a luce spenta, mi diceva che era bagnata fradicia, che il clitoride le faceva male, che stava bagnando il lenzuolo. Ad un certo punto non mi scrisse più per 10 minuti… era venuta tre volte consecutive pensando al mio cazzo che le sfondava l’utero. Da allora quindi ci mandavamo tantissime foto per farci eccitare… a dir la verità lei era più brava di me. Io sempre nudo con il cazzo in mano che stavo per godere o appena goduto, lei invece mentre si toccava con due dita oppure mentre cercava qualcosa da infilare per darsi piacere. Spesso usava la bottiglia di bagnoschiuma o il contenitore a forma fallica del gel per massaggi. Addirittura una volta fece un filmato mentre stava sul letto, sulle ginocchia, una mano strizzava un capezzolo e un’altra inseriva la punta della bottiglia nel suo sesso… entrava e usciva.. era fradicia, sempre più veloce e poi smetteva di riprendersi perchè voleva sempre concentrarsi sul godimento, un godimento pluriorgasmico che avrei provato solo dopo molti mesi. Eh già perchè in tutto questo ci donavamo piacere senza mai finire a letto. solo in uno squallido parcheggio. Solo che volta dopo volta facevamo un passo avanti. Per esempio le ordinavo di non mettere il perizoma, sempre e solo gonna o vestitino. La prassi era sempre la stessa… iniziavamo con un bacio sul collo, la lingua che scendeva sul seno, le dita che strizzavano i capezzoli, le mordevo il labbro e lei iniziava a gemere. A quel punto le mettevo le mani dietro la schiena, e le strizzavo un seno, forte, così forte che provava a ribellarsi ma la tenevo stretta. la mano scendeva tra le gambe, il suo sesso glabro grondava umori… non facevo alcuna fatica ad inserire improvvisamente due e poi tre dita. Le giravo, cercavo il punto G, le spingevo verso l’utero e lei gemeva e intanto mi bagnava tutta la mano. Inutile dire che il mio pene era durissimo e mi faceva male nei pantaloni e non vedevo l’ora che lei godesse per dedicarsi a lui. Ogni volta che godeva si mordeva il labbro per non urlare, l’avrebbero sentita in tutto il parcheggio. Sudava… i capezzoli come due chiodi e veniva…. poi, una volta ripresa mi abbassava i pantaloni e lo prendeva in bocca. Ogni volta successiva faceva qualcosa di diverso, mi confessò in seguito, che cercava e leggeva su internet come dare il massimo piacere al proprio uomo. Quella volta in particolare mi ricordo che prese i miei testicoli, me li accarezzava e mentre succhiava la punta del pene giocava tra le mie gambe. Facevo fatica a tenermi, la sua bocca calda mi faceva impazzire, la sua lingua saettante che mi dava i colpetti, sentivo la sua gola per quanto lo metteva dentro. Alla fine venivo copiosamente, riempiendo la sua bocca e obbligandola ad ingoiare… anzi a dire il vero solo le prime volte.. poi sembrava che le piacesse ingoiare, come se si gustasse il sapore del mio sperma. Quando eravamo lontani vivevamo in uno stato di perenne eccitazione, appena stavamo soli ci mettevamo nudi a pensare all’altro. Spesso le chiedevo dove stava e cosa facesse. La obbligavo a toccarsi e a pensare a me e spesso le chiedevo delle foto a conferma. Le prime foto erano un vedo/non vedo ma poi, con il passare del tempo si fecero più audaci. Una volta mi confessò di essersi masturbata pensando al mio pene duro sdraiata sul letto. Le chiesi le prove e lei mi inviò 3 foto: in una si scostava il perizoma blu e si infilava due dita dentro. Si vedeva chiaramente che era bagnata fradicia. Nella seconda le dita erano diventate 4… e nella terza il perizoma era al suo posto ma con una evidente chiazza di bagnato davanti. Sapevo che si toccava sempre, nei posti più disparati. Era sempre eccitata. Alcune volte mi confessava che le faceva male il clitoride per quanto era eccitata e mi chiedeva un consiglio per calmare i suoi bisogno. In quell’occasione scoprii che aveva un fallo di gomma rosso da molto tempo, e che le dava piacere nei momenti di solitudine. Un’altra volta, per San Valentino, mi regalò una foto allo specchio a pecorina… dove si vedeva benissimo il suo bellissimo culo e il suo sesso con le grandi labbra. Mi scrisse sotto: Prendilo è tuo…. e da allora non feci altro che pensare a come prendermi quel culo bellissimo, mi attirava da morire e non passava giorno che non le dicessi: prima o poi me lo prendo. Non importa se sentirai dolore. lo voglio e basta.. e lei sorrideva…. come a dirmi.. provaci e se ci riesci.. è tuo! Era giugno, con i primi caldi chi può va al mare ma lei poteva stendersi in terrazzo al riparo da occhi indiscreti. A dir la verità mi raccontava di un vicino che sbavava per lei e che avrebbe fatto carte false per affacciarsi e vederla. Mi scrisse che stava al sole, costume rosso, e che mi pensava. Ho iniziato ad immaginarla mentre la mia mano scendeva tra le mie gambe sopra i boxer. Le chiedevo di più. Lei mi mando una foto che ritraeva la sua schiena e il suo culo con il costume infilato tutto tra le natiche. Le chiesi di più. si girò e mi mandò una foto dei suoi seni con i capezzoli eccitati, duri e protesi in avanti, segno inequivocabile che si stava eccitando. Chiesi di più. E lei mi mandò una foto con gli slip abbassati, la sua mano tra le gambe sul suo sesso depilato, una mano allargava le grandi labbra e due dita si infilavano da dietro nella vagina. Sembrava di sentirla ansimare, si toccava nervosamente, voleva solo essere riempita. Il mio pene era duro come la roccia, mi toccavo forsennatamente, la punta bagnata, la gocciolina segno inequivocabile che stavo per venire, facevo su e giù senza sosta immaginandola li da sola e magari spiata dal vicino che la vedeva così assatanata di sesso da far invidia a qualunque uomo. Mi mandò una foto finale: la mano bagnata fradicia, gli umori che le colavano sulle cosce. Le mandai una mia: allo specchio del bagno, il mio pene ancora duro che tendeva verso l’alto e la mia mano con il mio sperma…. dedicato a lei! Stavamo impazzendo, ci volevamo da impazzire ma avevamo paura di fare danni. Ma dentro di noi lo sapevamo… bastava solo aspettare e i nostri corpi si sarebbero uniti in un sesso fantastico e sconvolgente. Arrivò il giorno del suo compleanno. Gli feci gli auguri a mezzanotte in punto e lei la mattina mi rispose con una foto. Era sdraiata sul letto a pancia in giù, il fallo rosso in bocca, mimava un pompino. Era un chiaro invito. Era il segno della resa. Il suo sesso comandava sulla sua mente. Voleva essere un invito a farsi penetrare, ad unire i nostri corpi. Voleva sentirsi piena, voleva saziare la sua voglia. Ed io capii l’invito… era il momento giusto. Doveva essere mia e così fu… ma questo lo racconterò nel terzo capitolo… se ci sarà…. Si perchè lei sta leggendo, si sta eccitando e probabilmente si darà pure piacere rileggendo esattamente quello che abbiamo vissuto… ma credo che andrà via…. e forse non avrà più senso scrivere….

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Durante le vacanze ci scrivevamo molto, mandandoci foto osè appena potevamo. Il nostro scopo era eccitare l’altro il più possibile. Da dentro la cabina al mare o nel bagno dell’albergo. Nudi o con il vedo non vedo. La obbligavo a mandarmi foto ovunque andasse, nei camerini di prova del centro commerciale o addirittura dal solarium mentre stava sul lettino solare completamente nuda. Aveva sempre i capezzoli turgidi e il perizoma bagnato. Sentivo che voleva essere posseduta. E lo volevo pure io, mi piaceva da morire, ormai era diventato un chiodo fisso, volevo possederla, riempirla, farla urlare il suo godimento.

Eravamo appena tornati dalle ferie, ognuno con la propria famiglia… eravamo eternamente eccitati, ci confessavamo che stavamo sempre a masturbarci pensando l’uno all’altro, ogni qual volta si creava la situazione. Avevamo raggiunto il massimo. Avevamo gli ormoni a mille. Decidemmo che ci saremmo visti. A parole era una semplice colazione… ma dentro di noi sapevamo che i nostri corpi avrebbero comandato. la voglia era troppa. La volevo possedere, non volevo altro. Prima possibile.

Un giorno mi invitò a casa sua per questa famosa colazione, eravamo riusciti a ritagliarci un giorno di ferie tutti e due, la sua famiglia era fuori, marito e figlie. Mi disse l’indirizzo e si raccomandò di usare l’ascensore fino al piano sotto a lei e poi salire a piedi. Il vicino era molto curioso oltre ad essere invaghito di lei. Così feci, mi accolse vestita con il suo abitino corto e leggermente scollato, mi chiese se volevo un caffè. Mentre lo preparava l’abbracciai da dietro, le tirai un pò su il vestito, le mie mani sui seni… si girò e mi baciò in bocca. Le lingue si unirono, le pizzicai prima un capezzolo, poi l’altro…. la mia mano scendeva verso la sua fica, scostai il perizoma e la trovai bagnata con gli umori che colavano lungo le cosce. Era l’inizio… stava partendo.

Quindi dimenticandoci del caffè iniziammo a baciarci senza mai staccare le nostre bocche, la schiacciai contro lo stipide della porta della cucina e con un ginocchio le allargai le gambe. I suoi umori avevano impregnato il perizoma e mi bagnò la coscia. Teneva gli occhi chiusi un pò per vergogna e un pò per godersi il momenti. Ormai eravamo una cosa sola, le mani toccavano dappertutto. La sua mano scese sui pantaloni, slacciò la cinta e inserì la mano per trovare il mio cazzo già in tiro. Allora aprì gli occhi, e tenedolo in mano mi disse: andiamo di là, saremo più comodi. Arrivammo in camera, la schiacciai contro il muro e sempre baciandola, con la lingua scesi sul collo e con le mani le sollevai il vestito fino a toglierlo. Lei ansimava e mi spogliava, la mia camicia era già volata via. Una volta lasciata in perizoma e reggiseno la spinsi sul letto e mi buttai tra le sue gambe. Scostai il perizoma fradicio e inizia a leccarle il clitoride, lo leccavo, lo succhiavo e ogni tanto lo mordevo. I suoi ansimi erano sempre più frequenti, le sue mani stringevano il lenzuolo, mugolava. Io leccavo sempre più, bevendo i suoi umori e infilai due dita in vagina che affondarono in lei senza incontrare alcuna resistenza. Il mio pene duro mi faceva male, voleva uscire, era costretto da boxer e pantaloni.

Ad un certo punto lei si tira su, mi fa stendere mi abbassa i pantaloni e i boxer e si avventa sul mio pene, prima con la lingua e poi con le magnifiche labbra. La sua bocca era bollente, faceva fatica a contenere la mia punta, era enorme per quanto ero eccitato. Le presi la testa con le mani tra i capelli e la spinsi in giù sbattendoglielo in gola, la sentii tossire. Avevo raggiunto il limite della sua bocca. La girai e mi mi sopra di lei, tra le sue gambe. Le mie braccia le allargarono le gambe, appoggiai la cappella alle sue labbra che erano rimaste aperte e turgide, e spinsi in lei senza ritegno alcuno e arrivai in fondo. Lei inarcò la schiena, fece un urlo e le sue unghie si piantarono sulla mia schiena. Spingeva il bacino contro il mio e mi disse: continua ti prego… i suoi occhi lucidi, una lacrima scendeva sulla sua guancia. Continua ti prego mi incitava ed io la penetravo con colpi profondi ad intervalli regolari e quando si rilassava colpivo sempre più forte. Si tratteneva.. non voleva venire ma stava per farlo. Andammo avanti così per circa venti munti, con me che davo colpi sepre più profondi, mi sembrava di sentire l’utero e lei che ansimava, sudava, si toccava i capezzoli, li stringeva e cercava di non godere. Non capivo il motivo… io stavo per esplodere e lei si tratteneva…

Ad un certo punto la giro la metto a pecorina, il suo meraviglioso culo davanti ai miei occhi, mi misi dietro di lei, le accarezzai la vagina, grondava umori, lungo le cosce fino alle ginocchia. La penetrai da dietro senza alcuna difficoltà, a fatica sentivo le pareti del suo sesso per quanto era bagnata. Davanti avevamo uno specchio. Lei si vergognava a guardarlo e a guardarsi. Ad un certo punto le tirai i capelli indietro e la obbligai a vedere lo specchio. C’eravamo noi, io che la martellavo da dietro e lei che ansimava. In quel momento si rese conto che non era più la collega irreprensibile ma una donna, trattata come una puttana, come voleva essere trattata lei, che stava per godere come non mai, come se fosse in calore. In quel momento presi il telefono e immortalai il momento, la sua faccia trasfigurata dal godimento, i mie colpi che la spostavano e la sbattevano. Posai il telefono e le mie dita cercarono il suo sesso. Mentre la sbattevo le pizzicai il clitoride, infilai tre dita in vagina e in quel momento sentii un flusso di umori, mi bagnai la mano, lei urlava e si dimenava, aveva goduto, squirtando. Aveva bagnato il lenzuolo, era semisvenuta, si era accasciata sul letto così a pecorina con il culo all’aria. La girai, glielo misi in bocca, sembrava inerme, lo prese in bocca, iniziai a scoparla in bocca, volevo godere, non volevo altro. Si riprese, iniziò a leccare e a succhiare e in pochi colpi di lingua venni.

Sembrava un idrante, era troppo tempo che mi trattenevo, stavo godendo come non mai, ansimai e urlai il suo nome Mayaaaaa!!! Mi accasciai esausto al suo fianco. Rimanemmo così per non so quanto tempo. Non so ancora come trovai le forze per alzarmi, andai in bagno per sciacquarmi e mentre stavo davanti allo specchio del lavandino, mi vedevo riflesso, ero appagato, rilassato, esausto. Ad un certo punto arriva Maya, stava sulla porta, sullo stipite, i suoi occhi vogliosi e lucenti, indossava solo la mia camicia blu aperta sul davanti. Mi venne dietro le spalle, mi accarezzava il petto, con la bocca mi baciava la schiena, sentivo che mi stavo eccitando di nuovo e mi sorpresi di questo. Era passata solo mezz’ora ma ero di nuovo pronto. Avevo il cazzo duro come la pietra e lei se ne accorse. Mi girai, la baciai, la sollevai e la portai di nuovo sul letto che era ancora bagnato dei nostri umori. Stavolta la feci salire su di me, volevo vedere il suo corpo che saliva e scendeva sul mio pene, le allargavo le gambe per vedere meglio il suo sesso depilato. Il mio pene era oliato dai suoi umori. Mentre mi faceva questo smorzacandela sublime le pizzicavo i capezzoli.

Questo la mandava in estasi, era una zona che la tormentava di desiderio. Inizia a morderli e a succhiarli e lei venne copiosamente su di me accasciandosi sul mio petto.Lo abbiamo rifatto per non so quante volte. Il telefono che avevo messo silenzioso mi segnalava 15 telefonate. il lavoro mi stava cercando. Verso l’ora di pranzo, senza dirci una parola, mi sono rivestito, giacca e cravatta. Il silenzio che valeva più di mille parole, il suo sguardo verso terra. Dentro di noi sapevamo che avevamo intrapreso una strada dalla quale sarebbe stato molto difficile uscirne…. ma lo volevamo.

Con attenzione uscii da casa, stando attento al solito vicino… Andai a lavoro, felice e appagato, pensando già alla prossima volta…. che sarebbe stata molto presto…

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Il cammino era segnato, la strada intrapresa. Ormai quando sapevamo che ci saremmo incontrati in ufficio o per le scale le ordinavo come vestirsi e cosa non mettersi. Un giorno, la mattina presto prima che uscisse di casa, le dissi che avevo sognato lei che veniva in ufficio, vestitino corto e tacchi, niente intimo, mi chiudeva nello spogliatoio, si inginocchiava e mi faceva un pompino stupendo. Ovviamente quella mattina si presentò così, esattamente come avevo sognato, ci trovammo davanti alla porta dello spogliatoio e stando attendi a non farci vedere dalle telecamere e dai colleghi ci infilammo dentro. La schiacciai contro il muro, ci baciavamo con ardore, una mano sul seno a strizzare il capezzolo e l’altra a controllare se mi aveva ubbidito. Si lo aveva fatto. Ad un certo punto mi spinge contro il muro, inizia scendere con il viso, le mani che la seguono con le unghie sulla camicia, si siede sui suoi talloni, allarga le gambe e inizia a slacciare la cinta dei miei pantaloni, me li abbassò e con loro i boxer e trovò il mio pene che pian piano si stava indurendo.

Io chiusi gli occhi, le mie mani tra i suoi capelli, sentii la bocca calda che iniziò a succhiare la punta, la lingua che leccava il mio sesso per tutta la sua lunghezza. Una mano accarezzava i testicoli e una seguiva il movimento della bocca. Era sublime. Sentivo le gambe tremarmi, la testa reclinata all’indietro, iniziamo a gemere e non potevo farlo! Lei continuava a succhiare mentre una mano la portò sulla sua vagina, matida di umori. Mentre mi succhiava si sgrillettava furiosamente, era un lago e affondava almeno 4 dita dentro di lei. Stavo per esplodere e la volevo riempire, volevo schizzarle tutto lo sperma in gola e così feci. Le schiacciai la sua bocca alla base del pene mentre venivo soffocando i miei lamenti e gemiti in un cappotto, le riempii la bocca ma lei non si mosse.

Non fece una piega, si rialzò, si sistemò il vestito, aprì la bocca per farmi vedere il mio sperma sulla lingua e poi lo ingoiò. Mi lasciò li, ansimante, senza forza, appoggiato al muro, aprì la porta, controllò che non vi fosse nessuno e se ne andò. Ci misi minuti eterni a riprendermi, avevo già i colleghi e soprattutto i clienti che mi aspettavano, passai tutto il giorno a pensare al pompino stupendo e a quanta voglia avevo di possederla. Maya era entrata come un ariete nella mia vita. Da allora cercavamo ogni momento per vederci durante il lavoro senza farci accorgere. Ma il massimo lo ottenevamo coordinandoci per prendere l’ascensore insieme. Ci trovavamo ad un piano diverso dai nostri, uno era già dentro e l’altro entrava all’ultimo e spingevamo il pulsante dell’ultimo piano. Li dentro ci baciavamo assatanati, la mia mano sotto la camicetta le strizzava il capezzolo così tanto che poi le avrebbe fatto male per tutto il giorno e lei con la mano infilata dentro i pantaloni a saggiare la durezza e la lunghezza del mio pene che solo con il suo profumo diventava un palo. Se quando arrivavamo al piano non c’era nessuno spingevamo di nuovo il pulsante del piano terra e ricominciavamo. Spesso volevo controllare se aveva fatto la brava’ ed era senza perizoma. Le vietavo di metterlo quando sapevo di incontrarla. Anche per le scale ci incontravamo, ma erano toccate sfuggenti, veloci, solo per eccitarla e saperla così per molto tempo.
Le nostre colazioni divennero pranzi, per avere più tempo per noi. Una volta subito dopo un pranzo frugale, la portai in un noto sexy shop, molto grande. Lei si vergognava da morire, mi confessò dopo che era stata la sua prima volta. Aveva un vestitino leggero, sandali con tacco immancabile, non aveva il perizoma perch&egrave le vietavo di metterlo quando ci incontravamo, impermeabile leggero. Entrammo attraverso delle scalette, lei teneva gli occhi bassi, non sapeva dove guardare. Facemmo un giro per le vetrine, i pochi uomini che c’erano la mangiavano con gli occhi, si percepivano i loro pensieri: ma che ci fa una signora così per bene in questo luogo squallido, deve essere una gran porca.

Beato il marito che le sta accanto’. La portai davanti alle fruste, nel reparto sadomaso. Si stava meravigliando di quanti attrezzi per torture esistessero, pinze per capezzoli, fruste per cavalli, plug anali di dimensioni eccessive, catene’ La sua mano iniziava a sudare, mi stringeva forte le dita, stava diventando paonazza. SI vergognava da morire ma’. mi confessò che si stava eccitando. Iniziava ad immaginarsi lei legata, bendata e abusata come nelle foto delle scatole degli attrezzi. La portai poi davanti ai falli, di tutte le dimensioni, da quelle minime a quelle estreme, impossibili solo da immaginare. Allora io ad alta voce li commentai con frasi del tipo: cara cosa ne pensi di questo? e di quello? Riusciresti ad usare questo? Guarda che circonferenza alla base’.I pochi uomini presenti la guardavano con interesse, le scrutavano le gambe nude che uscivano da sotto l’impermeabile, avrei voluto pagare qualsiasi cifra per sapere cosa stavano pensando, quali falli avrebbero voluto usare su di lei, come la avrebbero fatta urlare di piacere. Lei non riusciva a parlare, voleva solo uscire da li il prima possibile ma si accorse’ che oltre la vergogna si stava bagnando’ e tanto’ aveva paura che i suoi umori colassero sulle cosce e si vedessero. I capezzoli spingevano contro l’esile tessuto del vestitino. Era al limite. A quel punto uscimmo e rifacemmo le scale con gli occhi degli uomini che cercavano di sbirciare sotto la sua gonna’. Andammo in macchina sua, parcheggiata in in strada, eravamo eccitatissimi, mi sono seduto sul sedile del passeggero e come lei &egrave entrata mi sono tuffato tra le sue gambe.

Gliel’ho aperte di colpo e tenendogliele larghe ho trovato il suo sesso depilato completamente bagnato. La lingua titllava il clitoride, leccava le piccole labbra, i suoi umori mi bagnavano il naso, infilai due dita in vagina e affondarono senza resistenze per quanto era bagnata, toccai l’utero’ lei stava impazzendo, si irrigidiva sullo schienale del sedile, le sue mani che mi schiacciavano il viso sulla sua fica. Stava impazzendo, e anche io avevo il pene durissimo, mi faceva male costretto dai pantaloni. Le dita diventarono 4 senza problemi, provai ad inserire il pollice, ma forse esagerai’ non riuscivo’ ma questo ebbe un effetto esplosivo su di lei.

Si irrigidì tutta, mi tirò i capelli e venne’ venne’ venne copiosamente’. Un giorno mi disse che aveva fatto un acquisto per me, per farmi impazzire. Iniziammo a fantasticare su oggetti e abbigliamento per i nostri giochi. Quel giorno mi disse di prepararmi, di stare al buio, solo e in camera che mi avrebbe eccitato da morire con delle foto. Mi mandò una foto in un completo nero tutto a rete. Si vedeva tutto, i capezzoli sempre dritti, sempre eccitati, la figa depilata. Mi mandò le foto che più mi facevano impazzire, seduta sulla scrivania a gambe aperte, a pecorina sul letto davanti allo specchio.. lo stesso specchio davanti al quale la avevo presa da dietro. Il suo meraviglioso culo fasciato da quella tuta trasparente mi faceva impazzire. inutile dire che ho iniziato a toccarmi e lei pure. Una foto la ritraeva con le gambe aperte davanti allo specchio con due dita in vagina e un’altra mano che stringeva il capezzolo. Mi chiamò. Voleva sentirmi godere. Al telefono mi diceva. hai il cazzo duro? quanto sei eccitato? fammelo sentire tutto, voglio che mi riempi tutto. Io le dissi che la volevo, ero eccitato da morire e che quando l’avrei rivista le avrei sfondato la figa e il culo, e in quel momento venni. Lei volle la foto della mano mia piena di sperma che ovviamente le mandai’

Ormai il suo culo era diventato un’ossessione. Volevo possederlo, volevo riempirla, volevo che urlasse dal godimento. E organizzai’…

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Prima di organizzare quello che avevo in mente avevo bisogno di portarla ad offrirmi il suo culo… non volevo prenderlo con la forza, volevo che fosse lei a donarmelo, come padrone della sua mente e del suo corpo. Questo volevo diventare, lei sarebbe stata la schiava prediletta, l’eletta. Mi parlava sempre di catene, sogni in cui era legata e bendata, sognava spesso che io la prendessi senza ritegno dopo averla legata e frustata. Non reggevo più e iniziai a comprare ciò che mi serviva. Le dissi di prendersi un giorno, una mattina libera e di presentarsi a quell’indirizzo.

Non le dissi altro. L’indirizzo corrispondeva all’appartamento/studio di un mio amico avvocato che era fuori per lavoro e che condivideva con un socio. Mi diede le chiavi e quella mattina andai li molto presto per mettere in pratica quello che avevo in mente. Passai prima in un sexy shop automatico li vicino e presi ciò che mi serviva. Lo studio era diviso da un corridoio che separava due stanze, una per ogni socio. In quella del mio amico c’era una scrivania e un divano in pelle. Mi portai un lettino per massaggi di quelli pieghevoli, lo misi al centro della stanza. Mi preparai tutto il necessario per farla impazzire vicino al lettino, compreso lubrificanti vari. Ad un certo punto sento il campanello, inutile dire che avevo già il pene duro come la pietra che faticavo a tenere dentro i pantaloni. la faccio entrare nella stanza subito a destra, vicino al bagno. L’altra stanza, quella del socio era chiusa ed era in fondo al corridoio. Ovviamente aveva un vestitino corto, scollato e con le scarpe con il tacco ma la mia mente era partita, avevo mille pensieri in testa, già la vedevo nuda. Chiusi la porta della stanza e inziai a spogliarla, erano i primi giorni di ottobre, il pavimento di marmo e i riscaldamenti ancora non erano accesi.

La feci spogliare da sola, aveva lo sguardo basso, sembrava si vergognasse. Io mi godevo lo spettacolo, prima il vestito poi si slacciò il reggiseno e lo fece scendere lentamente sotto il seno per poi adagiarlo sulla sedia. Poi il perizoma.. le avevo detto di non metterlo ma mi aveva disubbidito. Meglio pensai, la punirò a dovere e lo misi vicino ai “giochi” che avevo preparato per lei. Le feci togliere anche le scarpe e il contatto dei piedi con il marmo freddo le fecero venire i brividi e i capezzoli sembravano schizzare fuori. Con un ultimo barlume di vergogna si provò a coprire con un braccio i seni e con una mano la figa depilata. Le ordinai di mettere le braccia lungo il corpo e la feci girare dandomi le spalle. Quel meraviglioso culetto era davanti a me, pronto, liscio e sodo. Era il mio bersaglio di quella mattina. Le misi una benda sugli occhi e la feci stendere a pancia in giù sul lettino. Era stesa così, faccia in giù, inerme, era quello che volevo, potevo fare ogni cosa mi venisse in mente. Per far capire ancora di più il suo ruolo di schiava e per evitare che si ritraesse durante i “giochi”, le allungai le braccia in avanti e la ammanettai. Il rumore di metallo che si chiudeva sui polsi la fece sobbalzare, non se lo aspettava e provò a liberarsi senza riuscirci. Si irrigidì un pochino, presi il telefono e la fotografai, volevo immortalare il momento, volevo che lei avesse un preciso ricordo di come da donna irreprensibile, distaccata, autoritaria era diventata una schiava alla mercè del suo padrone.

Padrone della mente e del corpo. Presi l’olio lubrificante e inizia a fare dei massaggi vicino la collo, sulle spalle, mi dava segno di gradire, sentivo dei sospiri di rilassatezza. Non volevo avvenisse, doveva avere paura di quello che sarebbe avvenuto e quindi le aprii la bocca all’improvviso e le inserii il perizoma che ho trovato bagnato, segno che già mentre si stava spogliando, si stava eccitando. Ora non poteva vedere, non poteva parlare e tanto meno urlare ma soprattutto era ammanettata. Solo molti giorni dopo mi confessò che aveva paura ma il sesso era un lago e i capezzoli le facevano male per quanto era dritti e turgidi. Continua il massaggio sulla schiena, prima forte poi leggero. Lei allargava leggermente le gambe. Arrivai ai suoi glutei, li massaggia con movimenti circolari. facevo in modo di allargarli e scoprire la rosellina del suo ano, bello chiuso. Stavo impazzendo, feci una fatica incredibile a non spogliarmi e a non penetrarla così senza preavviso. Ogni volta che aprivo i glutei facevo in modo che la punta delle dita toccassero la pelle intorno all’ano, e ogni volta che succedeva aveva delle crisi, scattava, mugolava, come se dalle mie dita partisse una scossa che partiva da li ed arrivava direttamente al cervello. Aveva tutto il corpo oliato, anche suo magnifico culo. Lo volevo, ma come si dice… l’attesa è piacere quindi continuai ad oliare e massaggiare l’interno coscia e le mia dita arrivarono al suo sesso, era fradicio, lei continuava a mugolare, la carta del lettino davanti al suo sesso era bagnata con una chiazza di umori. Accarezzavo le grandi labbra, le piccole, ma non la penetrai. Volevo che impazzisse, continuai a massaggiare anche le gambe arrivando ai polpacci. Poi tornai su, le allargai un pò le gambe, era stupenda, il corpo con il seno schiacciato sul lettino con le braccia protesi in avanti, ammanettata e il culo leggermente sollevato, come a volermelo offrire. Le allargai i glutei e con la lingua arrivai sul suo sesso, inizia a leccare mentre con un dito giocavo con la sua rosellina anale, sembrava una fontana, non leccavo più ma ormai bevevo i suoi umori che scolavano in continuazione. La leccavo e le inserivo due dita in vagina ma non era quello il mio fine, volevo farla godere ma con il culo! In quel momento non mi interessava se mai lo avesse fatto dietro, nella mia mente mi ero convinto di no e volevo essere il primo. Non mi disse mai apertamente se aveva provato il sesso anale prima di me. Oltre alle due dita davanti, alla mia lingua sul clitoride che lo succhiava, avevo inserito un dito nel suo ano. A dir la verità fece solo uno scatto e allora ne infilai un altro. Sentivo tra le dita il sottile strato di pelle che separa i due canali. Lei iniziò a mugolare, voleva godere, avrebbe voluto urlare ma non poteva.

La tortura era appena cominciata. Mi staccai da lei e presi una piccola frusta, di quelle da cavallerizza. La frustai prima sulle spalle e sulla schiena fino ad arrivare ai suoi glutei, prima leggero e poi sempre più forte. Ormai era un lamento continuo. La frustai pure sul clitoride, dandole delle scosse che la fecero tremare tutta. Posai la frusta e presi la bottiglia dell’olio a forma fallica…. Era tutta oliata e mi affaccia al suo ano. Decisi che la figa non l’avrei considerata per evitare che godesse… o almeno provare a non farla godere….Provai ad infilare la punta della bottiglia, sentivo che si irrigidiva, che cercava di chiuderlo ma era fatica sprecata, avevo deciso e nulla mi avrebbe fermato.

 

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Infilai solo la punta, era fredda, lei sembrava rantolasse, si dimenava ma non poteva muoversi’ le tolsi la bottiglia e presi un plug anale che aveva tre palline di grandezza diversa. la più grande era di circa 4 cm. Iniziai prima con la più piccola ed entrò senza difficoltà ma già dalla seconda trovavo resistenza. Ci sputai sopra, la oliai bene e con suo grande dolore sono riuscito ad inserirla. La tenevo dentro, la giravo, lei si contorceva. Lei non poteva vedere, non poteva sapere che c’era un’altra pallina, grande, il doppia di quella, che sarebbe entrata nel suo bellissimo culo. Con quella dentro la muovevo come a farla uscire, il suo ano si dilatava come non mai, le faceva male, e più male le faceva e più mi eccitavo. Facevo finta di toglierla e poi la reinserivo sempre più in fondo e l’ultima volta, scendendo, per la prima volta la pallina più grande arrivò a toccare le pareti del suo ano e solo allora capì’ che la sofferenza più grande ancora doveva arrivare. Mugolava, gemeva, si contorceva, aveva paura che la spaccassi. Provai ad inserire la sfera più grande ma non ci riuscivo. Era veramente troppo grossa, nonostante il suo culo fosse oliato a dovere. Ma non mi volevo fermare. Spingevo contro la sua rosellina, lei si dimenava, spingevo sempre più, ogni tanto andavo indietro per farla rilassare per poi affondare con più veemenza. Ci riuscii. Quando entrò ci fu come un risucchio, sembrava che il suo ano l’avesse ingoiata. Lei si inarcò, irrigidì le gambe e la schiena, sembrava piangesse. La lasciai così per qualche minuto , volevo che si abituasse alla presenza estranea, seppur ingombrante. Mentre vedevo che piano piano si rilassava la riempivo di foto. Era troppo erotica, così con il culo proteso verso l’alto e l’impugnatura del dildo che le usciva dal suo meraviglioso culo. Il più era stato fatto, il mio pene era duro come la pietra, mi abbassai i pantaloni e i boxer e mi resi conto che così grande non lo avevo mai visto. Più che la lunghezza mi stupì la circonferenza mai ottenuta prima’ certo non esagerata ma sicuramente maggiore dei 4 centimentri della sfera. La volevo sfondare e ci sarei riuscito. Era arrivato il momento, si era rilassata, aveva accettato l’intrusione di quel dildo, nella sua mente sapeva che mi stavo prendendo ciò che mi apparteneva. La feci girare, la volevo far impazzire, sempre bendata e ammanettata andai sui suoi seni e cominciai a leccarli e succhiarli, avevo capito che questo trattamento l’avrebbe fatta impazzire e infatti mi ero preparato’. Iniziai a morderli, prima uno poi l’altro, una mano invece la stava masturbando, le stringeva il clitoride, lei si dimenava. Presi dal tavolo due pinzette e gliele misi ai capezzoli. Stava impazzendo dal dolore e dal godimento. Il perizoma in bocca era diventato uno straccio bagnato, le colava la saliva dai lati della bocca. Scesi con la lingua sul clitoride, due poi tre poi quattro dita in vagina, fino in fondo, toccavo l’utero. Stava impazzendo, volevo farla squirtare ma lei riuscì a trattenersi, veniva in continuazione, con dei sussulti che per poco non la facevano cadere dal lettino. Era arrivato il momento. Le tolsi le manette, la slegai, la feci scendere dal lettino e la misi novanta gradi, con il petto sul lettino e con il culo verso di me. Era meravigliosa, le gambe le tremavano. Solo allora avvicinai la cappella del mio pene turgido al suo sfintere, le mie mani arpionavano i suoi fianchi, lei era inerme, il suo ano lubrificato dai suoi umori, misi tre dita dentro la vagina e bagnai il mio pene. Poi con studiata lentezza appoggia la punta e iniziai a spingere e li successe una cosa che non mi aspettavo. Avevo paura di farle male e invece lei cosa fece? Spinse il suo magnifico culetto contro di me, accompagnò l’entrata del mio cazzo in lei con una naturalezza disarmante. Entrata la punta sputò il perizoma e mi disse: &egrave dentro, lo sento’ &egrave enorme’ Vai avanti, fammelo sentire tutto dentro. E’ tuo. Andai avanti, un lento dentro e fuori, stavo in estasi, dovevo stare attento a non godere subito, volevo che quel momento durasse in eterno. La inculavo così da dietro e lei assecondava le mie spinte, sentivo le pareti del suo retto stringersi intorno al mio pene come se lo volessero spremere, ad un certo punto accadde l’impensabile. Sentimmo la porta dell’appartamento aprirsi con le chiavi e l’altra stanza dello studio aprirsi. Era venuto il socio del mio amico ma cazzo non doveva venire stamattina! Non sapevamo che fare, lei nuda a pecora con mio pene dentro ed io nudo con i pantaloni abbassati, tutti e due sudatissimi. Pensammo a non fare rumore, piano piano mi tolsi, lei rimase in posizione, stremata. Sentimmo che provò ad aprire la porta nostra! Gli chiesi cosa voleva e lui mi disse che gli serviva un raccoglitore ben preciso. Panico! Ci rivestimmo in fretta e furia ma feci in tempo ad infilare nell’ano di Maya quel famoso plug con le sfere crescenti. La feci sedere davanti alla scrivania. Eravamo accaldati e sudati. Togliemmo il lettino e sistemammo nel migliore dei modi. La stanza sapeva di sesso. Dopo un quarto d’ora per ricomporci feci entrare il socio del mio amico, ci trovò seduto alla scrivania io e lei davanti con le gambe accavallate. Solo noi sapevamo che era nuda sotto e con un plug anale infilato. Prese il raccoglitore e se ne andò, aveva capito tutto, chissà cosa pensò di Maya’. Appena uscito dalla stanza il socio del mio amico, ci guardammo, Maya aveva lo sguardo verso terra, non avrebbe mai creduto di vergognarsi così tanto. Dentro di s&egrave pensava che quell’avvocato l’avesse presa per una troia’ o peggio ancora per una escort’ E questo la fece vergognare ancora di più. Io sapevo cosa stavo pensando e mi eccitò l’idea. Richiusa la camera a chiave, la feci mettere a pecorina sul divano. Lei eseguì come un automa, era rimasta eccitata pure lei. Le tolsi il plug, il suo ano rimaneva oscenamente aperto, dopo tutto il trattamento aveva ricevuto. Mi abbassai i pantaloni e i boxer e la penetrai senza ritegno. Volevo finalmente godere e Maya voleva finalmente sentirmi godere. Dopo due o tre affondi venni in lei, nel suo bellissimo culo. Le mie unghie si piantarono nei suoi glutei, continuavo a venire, la stavo riempiendo. Non avevo mai goduto così e in quel modo. E lei era felice, si girò verso di me con gli occhi umidi e lucenti, una lacrima solcava la sua guancia’ ma non era una lacrima di dolore ma di felicità’. Ci rivestimmo e ognuno prese la sua strada. La sera le chiesi come stava’ e lei mi rispose: mai stata meglio. Da quel giorno tutto cambiò’. Voleva essere lei a comandare’ andava spesso su internet, per lei il sesso era diventata una droga, voleva godere in continuazione, viveva sempre eccitata’. Ragazzi storia vera’ Maya esiste sul serio e mi sta leggendo’ al prossimo capitolo’.

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Non passava giorno che non mi stupisse con delle foto o delle frasi. Un giorno mentre stavo lavorando fino a tardi mi scrisse: Ti voglio, voglio il tuo pene, lo voglio duro ora qui e subito. Io non potevo rispondere perchè avevo un cliente davanti, lei lo capì e di tutta risposta mi mandò una foto con lei che stava in ginocchio sul letto e che scendeva con il suo sesso depilato e bagnatissimo sulla famosa bottiglietta di olio per massaggi. Poi un’altra foto con tutto il tubo inserito. E per ultimo un filmato con lei che si scopava il tubetto e in sottofondo i gemiti di godimento. Il giorno dopo era nella vasca da bagno, eccitata, aveva già avuto 2 orgasmi ma non le bastavano allora prese la cornetta della doccia e sparò il getto di acqua sul suo clitoride. Venne in un secondo. Lei viveva così, perennemente eccitata, e le chiedevo le prove. Mentre stava lavorando pretendevo una foto della sua figa depilata e bagnata, e volevo proprio vedere la chiazza sul perizoma! Oppure un seno di fuori nel bagno di servizio con il capezzolo eccitato. Oppure lei nuda allo specchio mentre si faceva fare un massaggio o faceva il lettino solare.
Intanto la sua conoscenza del sesso continuava senza sosta, guardava siti porno, guardava le varie categorie anche se quelle che più l’affascinavano era sadomaso e inserzione di oggetti più grandi possibili in vagina e retto. Si iniziò ad informare sulle famose sex machine, sui costi e sulla possibilità della doppia penetrazione. Era affascinata dalla doppia penetrazione ma giustamente voleva solo me e non mi avrebbe condiviso con nessun altro uomo. Iniziò a vedere i sexy shop on line, voleva stupirmi, e iniziò a farsi largo un’idea in lei che la accompagnerà in tutti questi anni. Voleva saggiare il mio ano, eventualmente inserire uno o due dita ma soprattutto farmi un massaggio prostatico. Aveva letto che faceva eccitare da pazzi gli uomini e voleva provare. Ovviamente non glielo consentii, neanche ora che sono passati alcuni anni è successo…. ma lei allora ne fece come una crociata. A tal punto che pretese di rivedermi in quello studio dove mi ero preso il suo bellissimo culo ma stavolta sarei stato io steso sul lettino e ammanettato. Così fu.
Quella mattina arrivai prima io, ho aperto la camera del mio amico, stavolta mi ero informato bene, non sarebbe venuto il suo socio fino al pomeriggio. Eccitato ed elettrizzato l’aspettai seduto sul divano. Il mio pene era già durissimo, anche perchè non sapevo veramente dove saremmo arrivati… a quale limite ci saremmo spinti. Arrivò con il suo vestitino leggero con le bretelline, il tacco immancabile, i capelli sulle spalle ed una valigetta oltre alla borsa. Aveva sempre lo sguardo basso, un pò si vergognava ma ad un certo punto.. si trasformò. Mi disse di spogliarmi nudo e di stendermi sul famoso lettino dove la settimana prima si era stesa lei. Mi spogliai, faceva freddo, i riscaldamenti condominiali ancora non erano partiti. Avevo i capezzoli dritti, mi sono sdraiato, ero eccitato ed emozionato. Era la prima volta che mi trovavo in quella situazione, era la prima volta che una donna mi diceva dove stendermi e di aspettarla nuda con gli occhi chiusi. Lei andò in bagno e poco dopo tornò nella stanza. Avevo gli occhi chiusi e pochi secondi prima che mi mettesse la benda sugli occhi riuscii a vedere uno spettacolo indescrivibile. Lei era “vestita” solo con una tuta nera a rete dal quale spuntavano dritti lunghi e duri i capezzoli e si intravedeva il sesso depilato. Ai piedi il solito sandalo con il tacco. Poi il buio. Sapevo le prossime mosse che ripercorse quelle della settimana prima. Prima la benda sugli occhi, poi pancia in sotto con le braccia protese in avanti, il tintinnio delle manette che si chiudevano sui miei polsi. Era la prima volta che provavo una cosa del genere, mai stato legato, mai stato inerme. Ma lei voleva così e voleva superare i nostri limiti. Si mise a cavalcioni sul mio culo, sentivo il suo sesso bagnato sulla mia pelle, era bollente e colava umori che scendevano lungo i miei fianchi. le sue mani iniziarono a massaggiare le mie spalle con l’olio freddo, passavano sul collo e in mezzo alle scapole, prima lentamente, facendomi sentire le unghie e poi più energicamente. Mi piaceva, mi stavo rilassando… ma lei non voleva questo. Scese sui glutei, prese altro olio e facendo movimenti circolari passava con due dita sul mio ano, accarezzandolo mandandomi delle scosse direttamente al cervello. Come sentivo la punta delle dita chiudevo subito i glutei serrandoli. Proseguiva quel massaggio, molto accurato, mi piaceva, non ero abituato, mi stavo eccitando di nuovo, il pene si induriva e andava a sbattere contro il lettino facendomi male, muovevo un pò il bacino per trovare una posizione mentre Maya con le dita mi toccava i testicoli da dietro e accarezzava con le unghie l’interno coscia. Stavo impazzendo mentre lei scendeva sulle gambe, la sua fica scorreva sulla mia coscia e sul ginocchio lasciando una stria di umori, mentre massaggiava la sentivo mugolare… anche lei era al limite, il suo sesso voleva essere riempito. Ad un certo punto mi fece girare e come una molla il mio cazzo svettava dritto tra le mie gambe. Non lo potevo vedere ma lo sentivo duro come la pietra, talmente duro che mi faceva male. Li iniziò a massaggiare i pettorali, pizzicarmi i capezzoli e intanto scendeva… con le unghie fino a quando…. Ho sentito un calore infernale sulla punta del cazzo, caldo e liquido…. una sensazione pazzesca, avevo i brividi lungo la schiena. Era la sua bocca che aveva avvolto il mio pene sulla punta e piano piano scendeva fino a toccarne la base, ingoiandolo tutto. Volevo vedere, volevo vederla mentre mi succhiava il cazzo, la imploravo di togliermi la benda, stavo impazzendo. Lei continuava, con la lingua mi bagnava tutta l’asta per la lunghezza mentre le dita accarezzavano da sotto i testicoli. era tremendo, era incredibile. Aveva una cura e un trasporto incredibile, lo leccava come fosse un gelato, lo gustava come fosse il suo gusto preferito. Mi tolse la benda sugli occhi, voleva che io vedessi. Voleva farsi vedere quale donna assetata di sesso e passione ra, voleva farsi vedere come una padrona che aveva in mano lo scettro del potere. Succhiava e leccava lungo l’asta e i suoi occhi cercavano i miei, dovevo vedere come lo ingoiava tutto, come mi avrebbe fatto impazzire. Voleva quello, voleva farmi impazzire e per poco non ci riusciva, Stavo per venire ma lei non voleva, se ne accorse e smise. A quel punto si mise in ginocchio e puntò la punta del mio cazzo all’ingresso della sua vagina matida di umori. Si calò piano piano su quel palo di carne che entrava in lei, allargando le pareti della vagina a dismisura. Ad un certo punto si fermò e capii il perchè. Avevo raggiunto il fondo, avevo toccato l’utero….. ma questo la fece impazzire, quindi fece un profondo respiro e con una mossa fulminea si abbassò di scatto facendolo entrare tutto. Per quanto entrò mi fece male la punta del pene e lei, proprio in quel momento fu scossa da scariche elettriche, convulsioni, buottò la testa all’indietro e venne mordendosi il labbro fino a sanguinare. Un getto di umori colpì la mia pancia, era venuta…. Rimasi così, in lei, per un tempo indefinito, stranamente il mio cazzo ancora manteneva l’erezione, lei si accasciò sul mio petto, la sentivo respirare affannosamente.. Recuperando le forze si tirò su, scese dal trono facendo uscire il mio pene bagnato ancora duro, mi tolse le manette, si sdraiò sul lettino. Io in piedi le avvicinai il mio pene alla bocca, era stupenda, mi guardò e mi disse: “ora è il turno tuo”. Avvicinai il pene alla sua bocca che lo accolse subito fino in gola, le sue labbra lo circondarono, inziai ad entrare e uscire, presi il telefono e immortalai il momento. Era stupenda, il mio cazzo in bocca, se lo stava gustando, voleva farmi godere. In quel momento pensai che qualche mese prima mi diceva che non aveva rapporti da anni, che non si ricordava l’ultima volta che era stata accarezzata ed ora… era lì, sdraiata, che succhiava il mio cazzo con una voracità incredibile ed aveva goduto come una ninfomane assatanata. Non resistevo più, la sua mano sui testicoli, le presi la testa e la spinsi fino a far affondare il suo naso tra i miei peli, e venni urlando il suo nome:” ingoia Maya, ingoia il mio seme, è tutto per te!”. Non ne perse neanche una goccia, chiuse gli occhi e si rilassò. Era appagata, finalmente poteva dare libero sfogo alla vera Maya, aveva tenuto per troppi anni nascosta la sua natura, la sua sete di sesso, il suo bisogno di godere e far godere il proprio uomo.

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