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Racconti Erotici Etero

Da DUE a QUATTRO

By 14 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci eccitava il pensiero di altre presenze tra noi. Ogni volta che ci ritrovavamo nudi nel letto, la nostra mente immaginava di non essere soli’
Un venerdì di settembre si era a cena in un noto ed elegante ristorantino torinese, quando tre persone si accomodarono al tavolo a fianco. Lei, non bellissima secondo i canoni classici e non certo teen ager, era però molto sexy nel suo elegante vestito verde che evidenziava un grande e ancor sodo seno; truccata benissimo, sembrava voler dire al mondo: maschietti, sono qui per voi. Tutto, dal trucco allo stivale, dalla pettinatura perfetta al reggicalze intonato con l’abito, che ogni suo movimento portava alla nostra visione attraverso uno spacco mozzafiato, sembravano dire ciò. I due uomini erano diversissimi tra loro. Uno di età apparente sulla cinquantina, come la donna, d’aspetto raffinato e molto elegante, e l’altro, non più che trentenne, palesemente palestrato e fuori luogo in una grisaglia con cravatta dal nodo gigantesco. La donna si sedette tra loro.
Io ed Elena stavamo chiacchierando del più e del meno, ma quel trio, o meglio la lei di quel trio ci fece voltare lo sguardo, per la verità ben più a me che a lei.
Mi sentii dire sottovoce: ‘vorresti fartela’ non dire di no, da come l’hai guardata e mangiata con gli occhi si capisce benissimo’.
Elena &egrave certamente più bella di quella donna, anche se, all’incirca, della stessa età, ma in quel momento il mio desiderio non era per lei, aveva capito benissimo. Bramavo quella tette, almeno una quarta, quelle cosce tornite e sode, quelle curve procaci, assolutamente contrastanti con la nordica bellezza di Elena.
Non mi trattenni dal rispondere, sempre a voce bassa: ‘da come anche tu l’hai guardata, direi che non ti offenderesti se la portassi nel letto tra noi’.
Vidi negli occhi di Elena apparire quell’eccitazione che usavamo darci nell’intimità, fantasticando di un sesso aperto ad altri, un’eccitazione che la portò a dirmi: ‘certo che no, purch&egrave con lei ci sia anche un uomo’.
Quel dialogo finì nel sussurrarci che, quella notte, invece di immaginare indistinti maschi o femmine da portare con noi nel letto, avremmo portato, con il pensiero, quei tre concreti visi e corpi.
Arrivò il primo e tornammo a parlare del più e del meno.
Dopo la comanda, non appena sul tavolo del trio apparì il vino, ci giunsero all’orecchio strane parole.
Captammo il lui cinquantenne dire: ‘ma saprai veramente far godere mia moglie, sai lei &egrave molto molto esigente in fatto di uomini, lei vuole essere coccolata e accarezzata bene, vuole essere leccata lentamente’, noi non cerchiamo una botta e via, deve essere un’intera notte di sesso, in cui io e te insieme dobbiamo farle avere almeno dieci orgasmi’.
Restammo allibiti: tra me ed Elena scese il silenzio assoluto, quasi non respiravamo per non perdere neppure una parola di quanto stavano dicendo a quel tavolo.
Sentimmo il giovane palestrato rispondere, con un uso un po’ improprio dei verbi e del maschile e femminile: ‘non ti preoccupare, vedi che Anna viene più volte già mentre gli lecco la fica e la notte minchia sarà da sballare; il cazzo mi resta duro un sacco e poi, con te, la ficchiamo in mezzo e gli facciamo tutto quello che la fa godere” Mentre i due uomini discorrevano tra loro di lei, il cinquantenne colto nel linguaggio e nei modi e l’altro con un italiano non certo dantesco e piuttosto grezzo nel gesticolare, la donna abbassò entrambe le braccia’ pensai che, probabilmente, stava accarezzando, sotto la tovaglia, le potte dei due commensali. Arrivò il cameriere con gli antipasti e il discorso cessò.
Mentre mangiavano un misto di pesce affumicato, tornarono in argomento e sentimmo dire da lei: ‘Ciro, sia chiaro che il gioco lo condurrò io e tu dovrai fare solo quanto ti dico. Se ti dico che mi devi prendere, devi prendermi, quando ti dico di smettere devi smettere e poi, e su questo non c’&egrave discussione, dentro potrà venirmi solo mio marito, per cui con te sarà solo con il preservativo. Lo stesso vale per i pompini. Potrai toglierti il preservativo solo prima di eiaculare, dopo che sarai uscito, per venirmi sulle tette.’.
Io ed Elena eravamo eccitatissimi, stavano organizzando, per quella sera, quel dopocena che noi, mille volte, avevamo fantasticato. E lo organizzavano quasi si trattasse di definire un contratto, con tanto di clausole e premesse. Noi, quella notte, avremmo fantasticato; quei tre avrebbero fatto.
Finiti gli antipasti, il discorso tra i tre, forse consci che noi li stavamo bellamente ascoltando, cambiò argomenti.
Di lì in poi non apprendemmo più nulla sulle loro pratiche erotiche, ci dovemmo accontentare di scoprire che il giovane Ciro era un inserviente di una palestra, con contratto co.co.pro, e vanesio improbabile aspirante modello; il cinquantenne, invece e come sua moglie che lavorava con lui, era un commercialista. Di loro, a quel punto, sapevamo che si chiamavano Gianni, Anna e Ciro; che stavano preparandosi ad un triangolo erotico; che Anna e Gianni erano marito e moglie, colti e di buon livello sociale; che Ciro era il giovane stallone per la serata, trovato in una palestra, con cui i due stavano combinando per la prima volta.
Finimmo di cenare prima di loro e, sperando di sentire ancora qualcosa, magari in occasione del caff&egrave e liquorino, ordinammo una seconda grappa. A quel punto Anna usci a fumare. Elena la imitò dicendomi: ‘voglio vederla da vicino e, con la scusa della sigaretta, provare a fare due parole con lei per capire che tipi sono quelli che si portano nel letto un palestrato di quel genere’.
Io, nel frattempo, ero lì a sperare che, i due uomini, riprendessero il discorso d’inizio. Invece no, il cameriere, vedendomi solo ed essendo cliente del locale, si avvicinò al mio tavolo per chiacchierare con me, frapponendosi tra noi. Lo odiai per quella sua naturale e consueta gentilezza.
Dopo qualche minuto, tanto Elena che l’altra donna rientrarono. Vidi una stranissima luce negli occhi di Elena che, quasi balbettando, mi disse: ‘fuori mi ha detto che aveva capito che noi stavamo ascoltando’ mi ha anche detto che a loro piace fare sesso con un terzo uomo e che questo gli &egrave stato indicato da una sua amica che frequenta la palestra dove lui lavora ed &egrave la prima volta che, parole sue, lo usano.’ Al mio non interloquire aggiunse: ‘loro hanno 47 e 51 anni, lui 27 e sono ormai più di cinque anni che, almeno tre o quattro volte al mese, passano una serata trasgressiva con un altro uomo, a volte con delle coppie. Mi ha anche detto che, da quando lo fanno, &egrave migliorata moltissimo l’intesa e la voglia di sesso tra loro, nonostante alcune delusioni avute sia con dei singoli che con delle coppie.’
Mi venne spontaneo chiedere: ‘delusioni nel senso che poi non hanno funzionato come si attendevano?’. La risposta che Elena mi diede fu: ‘no, delusione perché qualche singolo chiese soldi ed una coppia cercò di ricattarli alcuni giorni dopo, ma, mi ha detto, che, a parte questi tre o quattro casi, non hanno mai avuto problemi ed &egrave loro abitudine non combinare mai più di tre volte con lo stesso singolo o con la stessa coppia.’. Rimasi stupefatto da quanto, in quei pochi minuti di sigaretta, Elena era riuscita ad apprendere da Anna’ mi chiesi se tanto suo ardire nel far parlare la donna non sottointendesse una sua voglia di fraternizzare per un domani’, tant’&egrave che le chiesi anche: ‘vi siete presentate?’. La sua risposta fu: ‘ma figurati, assolutamente no.’.
A quel punto chiesi al mio amico ristoratore il conto, pagai ed andammo a casa. In auto non si tornò sull’argomento, il silenzio regnava, entrambi stavamo pensando a cosa, tra non molto, quei tre avrebbero fatto e, pensandolo, ci eccitavamo.
Entrammo in casa e non riuscì quasi a rinchiudere l’uscio; immediatamente mi trovai Elena avvinghiata. Ci baciammo a lungo nell’ingresso, mentre le nostre mani si muovevano frenetiche sui rispettivi corpi. Eravamo eccitatissimi. Quasi senza accorgermene sentii il membro nella bocca, sempre vorace ma quella sera più che mai, di Elena. Inginocchiata per terra, continuava a passare la lingua, alternandola alle labbra, sul mio pene, mentre con le unghie, come sa che adoro, mi strizzava i capezzoli. Io ero immobile contro la libreria a godermi, eccitatissimo e con il membro turgido, quel delizioso e violento pompino. La mia mente mi portava, però, a vedere quella donna del ristorante al posto di Elena. Passarono pochissimi minuti’ già sentivo lo sperma ribollirmi nei testicoli, segnale inconfondibile di un orgasmo che, però, non volevo ancora raggiungere. Rialzai Elena costringendola a smettere nel suo intento di farmi venire lì, contro un mobile, ancora mezzo vestito, nell’ingresso. Andai a farmi una doccia.
Uscito dalla doccia sentii Elena chiamarmi dal salone’ la trovai vestita di sole calze, giarrettiera e stivali, intenta a masturbarsi, sguaiatamente seduta sul divano con le cosce divaricate. Mi avvicinai a lei e, inginocchiatomi tra le sue gambe, la leccai; prima le solleticai l’interno cosce ed il buchino posteriore, poi mi dedicai al grilletto, alternando veloci colpi di lingua a penetrazioni linguali in vagina. Ormai mugolante, mi disse: ‘dai porco, mettimi un dito nel culo’ pensando di metterlo a quella troia del ristorante’ così io posso pensare che il dito sia il cazzo di suo marito”. Intanto, sempre più violentemente, si strizzava da sola i capezzoli divenuti durissimi. Non feci in tempo a penetrarla manualmente che venne, mentre le dicevo: ‘puttana, ti piace essere inculata da uno sconosciuto’ sei proprio porca’ sei una lurida cagna in calore’ e quei capezzoli ti piace pensare che sia una donna che li strizza’ sei anche lesbica oltre che troia”. Fu un orgasmi lunghissimo. Dalla sua vagina fuoriuscì una grande quantità di umore che bevvi con un piacere mai provato’ nella mia mente stavo bevendo l’umore della donna vista poco prima e, altrettanto cerebralmente, vedevo dietro di lei un uomo che la possedeva analmente, mentre un terzo la penetrava in bocca. Con la fantasia mi trovavo all’interno di un’orgia e, questo, mi portò ad un’eccitazione incontrollata, ad una voglia di orgasmo intrattenibile. Riuscii solo a dire: ‘prendimelo subito in bocca che voglio riempirti la gola di sborra’, alzandomi e portando il mio strumento di piacere tra le sue labbra. Senza una parola, ancora scossa dai tremiti di un orgasmo non ancora del tutto passato, Elena aprii la bocca ed io la penetrai. Stantuffai in quella bocca come fosse una vagina. Non le consentii di usare la lingua, la pompavo usando le sue labbra come i bordi della vulva. Io in piedi contro il divano, lei seduta e protesa verso il mio corpo. Venni quasi subito. Bastarono pochi colpi e dal mio pene sgorgo quello sperma che da ore, sin dal ristorante, chiedeva a gran voce di uscire’ per inondare una femmina. Elena lo prese tutto in bocca e, mentre le ultime goccioline lentamente fuoriuscivano, lo riversò sull’asta che teneva stretta tra le sue mani, per poi leccarlo, aspirando, goccia per goccia, quanto da lei appena riversato, mentre io godevo di quel dolce finale di orgasmo.
Ripreso fiato, ci trasferimmo sul letto; riiniziammo a parlare, riandando con mente e parole a quanto appena vissuto.
Subito dissi ad Elena, anche se un po’ preoccupato per la sua reazione, quanto la fantasia mi avesse portato a vedere quell’Anna del ristorante al suo posto, intenta a leccare ed essere leccata. Non avevo motivo di preoccuparmi, la sua risposta fu: ‘anch’io non pensavo di avere il tuo cazzo in bocca’ ma quello del marito di Anna e, mentre mi leccavi, immaginavo fosse Anna a giocare di lingua e dito con la mia passerottina.’
Non potei che replicare: ‘il fatto che sognassi la bocca Anna non mi stupisce, &egrave tua fantasia ricorrente quella di una donna che ti lecca, ma che tra i due uomini, uno ultra cinquantenne e l’altro manco trentenne e super prestante, tu abbia fantasticato di essere posseduta dal primo, mi stupisco alquanto” Elena fu lapidaria: ‘a me i tamarri palestrati, con il petto peloso come scimmie, e dal colletto della camicia si intuiva quello, e, magari, pure tatuato, proprio non piacciono. Ho anche chiesto ad Anna, quando chiacchieravamo, come facesse una donna raffinata e colta come lei a potersi eccitare con un individuo simile’ io non ci riuscirei mai’ suo marito, invece, avrà pure un accenno di pancetta ed i capelli brizzolati, ma &egrave un intrigante uomo che, oltre che per il battacchio, sa anche scatenare la fantasia di una donna per la sua raffinatezza e signorilità. Con lui non avrei problemi ad eccitarmi se lo trovassi davanti a me’ con l’altro non riuscirei a bagnarmi neppure sotto la doccia’ quello &egrave il classico tamarro che pensa che il sesso sia solo un buco ed un pezzo di carne dura’. La cosa mi fece piacere’ io, tutto sommato, sono un po’ come il marito di Anna, anche se di tre anni più giovane’ meglio così pensai.
Comunque il parlarci di quanto fantasticato pochi minuti prima, ci riportò all’originaria eccitazione; le nostre mani e lingue ripresero a muoversi sui rispettivi corpi. Io, invece di Elena, iniziai a chiamarla Anna e lei, invece di Paolo, usò con me il nome del marito di quest’ultima, Gianni. La fantasia galoppava e galoppava sulle nostre identità come sui giochi erotici che andammo a fare. La penetrai più volte, alternandomi tra il culetto, che le procura orgasmi violenti, e la vagina, da cui trae orgasmi più lunghi e dolci. La feci venire più volte con un vibratore, per poi possederla alla spegni candela, mentre delle palline cinesi vibravano nel suo culetto, procurandole il doppio orgasmo contemporaneo. In quella posizione la inondai per la seconda volta di sperma. Non le bastò, non aveva ancora saziato quella fame di sesso che il ristorante le aveva generato e che quei tre fantasmi, presenti tra noi, le avevano accresciuto. Si catapultò su di me mentre lo sperma le scendeva dalla vagina. Mi leccò ovunque’ dall’infradito dei piedi ai polsi, dal buco anale ai testicoli, dal retro ginocchio al sotto piede, solo il pene non ebbe mai ad assaporare la sua lingua, voleva goderselo esclusivamente nel culo e in fica’ come mi disse più volte, allorché cercai di portare la sua testa tra le mia gambe, voglioso di sentirne la lingua sul glande. Non ci fu parola di turpiloquio che non fu usata’ volle essere schiaffeggiata sulle natiche stando a corpo morto sulle mie gambe. Lo specchio dell’armadio riflett&egrave sul letto un erotismo che pochi film porno sanno trasmettere. Il mio pene non ci mise molto a tornare in erezione, pronto ad un’altra battaglia di sesso, pronto ad un’altra eiaculazione dentro Elena, anzi, con la mente, dentro Anna. Finimmo alla pecorina, la penetrai e pompai animalescamente. L’uccello entrava ed usciva da quelle labbra carnose vulvari che si aprivano tra le cosce di colei che, per me, era Anna. Il glande sempre dentro, l’asta aritmicamente dentro e fuori. Non lo volli più togliere, volevo l’orgasmo, mentre Elena li collezionava come chicche di un piacere poche volte provato. Ero certo che mentre io vedevo sotto di me Anna, lei stesse fantasticando di essere posseduta da Gianni’ ciò mi eccitava sempre più, induriva sempre più il mio pene’ ed era la terza di quella sera. Le venni dentro donandole quel poco di sperma che ancora mi rimaneva, mentre lo specchio rifletteva il suo viso’ contratto in un orgasmo che la stava dilaniando, riempiendola contemporaneamente di piacere assoluto nel corpo e nella mente.
Ci vollero vari secondi per il suo ‘ritorno sulla terra’. Al fine mi disse: ‘bravo Gianni’ mi hai fatto godere senza limiti, senza ritegno, veramente alla grande’ mi hai fatto sentire vacca, cagna, scrofa in calore’ mia hai fatto provare libidine assoluta’ non &egrave che adesso lo faremo ancora due volte al massimo, come vostra abitudine, e poi sparirete?’
Risi sguaiatamente a quella frase’ per me la fantasia vissuta era stata estasi erotica, per Elena lo era stata molto, molto di più. Credo di non sbagliarmi, e che non si sia sbagliata lei nel divertente conteggio che si fece una volta rilassati, nel dire che Elena riuscì, in una sola sera, ad avere quattordici orgasmi’ sapevo da anni che era una multiorgasmica, ma così non l’avevo mai vista.
Il giorno dopo Elena non fece più parola di Anna e Gianni ed io, allorché cercai di riandare all’avvenuto prendendo il primo caff&egrave della giornata, ricevetti in risposta: ‘lascia perdere, sono cose da letto e per certe serate giuste, magari ne riparleremo la prossima nottata di fuoco’ ma non certo questa sera, perché sono ancora distrutta da ieri.’ Era venerdì’ capii che quel giorno si sarebbe andati a dormire molto preso e che, ogni ulteriore discorso, era rinviato. Forse Elena gode molto più di me del fantasticare presenze estranee nel nostro letto’, ma gode solo nel fantasticarle, senza alcuna intenzione concreta, a differenza di me, di renderle reali. Peccato.
Il sabato dovetti assentarmi per l’intera giornata. Al mattino, uscendo, Elena mi aveva informato di una cena fuori casa con amici noiosissimi; speravo in meglio, speravo di poter ripetere la nottata di erotismo di due giorni prima, con i fantasmi di Anna e Gianni tra noi.
Rientrai vero le venti. Varcato l’uscio, sentii voci di chiacchiericcio provenire dal salone; alcuni noiosissimi amici, pensai, sono passati a prenderci per andare a cena fuori e, non certo entusiasta della cosa, mi recai a salutarli. Arrivato alla porta del salone, vidi, invece, Anna e Gianni, tranquillamente seduti sui divani con una bottiglia di spumante nel secchiello sul tavolino. Rimasi di sasso per vari secondi, tant’&egrave che, Gianni, mi disse immediatamente, a sua volta imbarazzato: ‘siamo qui solo per fare un po’ di conversazione e null’altro, come ci ha chiesto sua moglie quando ci ha invitato’. Mi ripresi e replicai: ‘caro Gianni, diamoci pure del tu e non ti preoccupare, sono solo sconvolto nel vedervi, perché su di voi ho e abbiamo fantasticato non poco, come certamente Elena non si &egrave trattenuta dal dirvi, e mai più pensavo che Elena avesse scambiato i numeri di telefono con Anna giovedì sera al ristorante’ e poi, permettimi di rammentarti che lo stupore &egrave figlio di paura o di piacere inaspettato’ escludo che di voi si abbia paura”.
Iniziando a realizzare quanto Elena aveva tramato a mia insaputa, mi resi conto che il tavolo del salone era apparecchiato per quattro e che lei era vestita con un tubino lungo nero dal vertiginoso spacco laterale, incapace di celare il reggicalze in tinta; un abito talmente trasparente da poter tranquillamente leggere la targhetta di griffe cucita sull’elastico del tanga e talmente attillato da non lasciare nulla all’immaginazione. Un abito che, prima di allora, aveva solo messo in casa per cenette erotiche tra noi.
Si iniziò con l’aperitivo e poi ci si trasferì a tavola per la cena. Capii da subito che non sarebbe stata una serata di sola conversazione’ Elena non voleva godersi Gianni attraverso il mio corpo come aveva fatto due giorni prima, lo voleva autentico e, nel contempo, mi regalava l’autentica Anna’ questa era la ratio di questa cena, questi erano gli intendimenti di Elena sin da quel giovedì in cui uscì da ristorante per andare a fumare una sigaretta con Anna. Questa era la ragione della bugia di Elena allorché mi disse di non esservi stata presentazione tra loro: farsi un regalo facendo contemporaneamente, ed a sorpresa, un regalo a me. Chissà quante cose quella sera, e nella successiva telefonata, le due si erano dette’ la curiosità era tanta, ma la voglia di iniziare questa avventura prese il sopravento e la fece scomparire. Ci sarebbe stato tutto il tempo per scoprirlo.
Le fantasie di tante nottate di erotismo tra noi avevano i minuti contati’ stavano divenendo realtà.
Si cenò parlando del più e del meno, tra i tanti complimenti che Elena riceveva per gli ottimi piatti preparati. Un buon Gavi di Gavi aveva aperto il pasto ed eravamo ormai al ben più corposo Barbaresco. Noi due uomini un po’ imbalsamati nelle nostre grisaglie, con le due donne estremamente sexy. Elena in un tubino nero molto trasparente, con ampio spacco laterale a mostrare il reggicalze in tinta con l’abito; Anna con un vestito ricco di colori alla Missoni, molto corto e con un’ampia scollatura a balconcino, che evidenziava lo splendido enorme seno. Per l’intera cena, un po’ sottocchio ed un po’ apertamente, io e Gianni fissammo le ampie aperture di quegli abiti, posando ripetutamente gli sguardi sulle nudità dell’altrui consorte. Loro sapevano si essere guardate libidinosamente e non facevano nulla per evitarlo’ anzi, con ripetuti accavallamenti delle gambe, cercavano di mostrare sempre più di se all’altrui patner.
Noi lì a contemplarle, a volerle, a volerne toccare i corpi’ loro ben consce di quanto frullava nelle nostre teste e, a loro volta, eccitate nell’eccitare.
Parlando di calcio e di vacanze, di lavoro e di politica, tutti e quattro, durante la cena, ci stavamo però prospettammo un proseguio di serata ben diverso dal bere un drink finale sul divano; tutti e quattro si aspettava solo che uno o una provvedesse a dare la voluta svolta. Mi resi conto che, essendo noi neofiti e padroni di casa, loro, con grande signorilità, evitavano di entrare in argomento, attendendo che da noi giungesse ‘l’apertura delle danze’.
Fui io, allora, che, alzatomi, andai da Elena baciandola sulla bocca, con un bacio lungo ed intenso. Avevo deciso di saltare la fase del ‘parlare’, del parlare di esperienze loro, di parlare di quella sera al ristorante in cui intercettammo i loro discorsi, fatti al tavolo accanto al nostro; trovai meno imbarazzante attivarmi sul fare piuttosto che sul dire. Galeotto fu il ristorante, galeotta fu la conversazione, ma, in quel momento, preferii saltare a pi&egrave giunti le storie galeotte per vedere cosa, nel reale, sarebbe avvenuto. Ero eccitatissimo dal pensiero che, tra pochissimo, avrei potuto godere del corpo di Anna e avrei visto il corpo di Elena goduto da Gianni.
Mentre baciavo Elena, Anna si protese verso Gianni baciandolo languidamente. Il silenzio calò tra noi. I baci finirono quasi in contemporanea’ noi uomini andammo a sederci su un divano in un clima quasi irreale, fatto di un po’ di imbarazzo, di tanta eccitazione, di silenzio. Non ci furono parole; Anna, ormai il ghiaccio era rotto, iniziò ad accarezzare il viso di Elena e lei non si sottrasse a quella mano che, dal viso, andò sul collo, per poi incunearsi nella scollatura, posandosi sul seno.
Le due donne, in piedi davanti al tavolo, ove faceva mostra di se senza capacità di interessare alcuno il dolce, si cercarono i corpi e le bocche, mentre, molto lentamente e svestendosi reciprocamente dei pochi indumenti indossati, si avvicinavano al divano contrapposto a quello ove noi uomini eravamo spettatori di quel magnifico lesbismo. Fu palese un brivido di Elena, allorch&egrave sentì il capezzolo inturgidirsi tra le dita di Anna’ un brivido che la fece fremere mentre si sedeva. Istintivamente aprì le gambe, mostrandoci la sua vagina completamente depilata, appena nascosta da un micro tanga. Con una mano accennò ad accarezzarsi l’interno delle cosce, con l’altra cercò a sua volta il capezzolo di Anna, mentre questa la baciava sul collo. Le due si baciarono, giocando con le loro lingue davanti a noi. Le loro mani si cercarono le vagine ed iniziarono, senza cessare di baciarsi, a masturbarsi. Ormai erano frementi e vogliose di ben altro. Anna si inginocchiò tra le gambe di Elena, leccandole ora il grilletto, ora le grandi labbra e lei iniziò a gemere sotto quegli esperti e delicati colpi di lingua. L’erotismo stava salendo. Quelle due donne cercavano tra loro il piacere. Si alternavano nel leccarsi, le loro bocche andavano dalla vagina al collo, dalle gambe ai capezzoli, incrociandosi di tanto in tanto per lussuriosi baci. Entrambe gemevano e si contorcevano, ormai completamente nude, per il piacere visivo di noi due uomini. Fu il loro primo dei tanti orgasmi di quella serata e mi sconvolse vedere Elena, che mai aveva avuto rapporti con altre donne prima di quel momento, essere tanto partecipe e tanto eccitata da quel nuovo gioco del piacere.
Eccitatissimi per lo spettacolo, ci avvicinammo alle due ed iniziammo ad accarezzarle e baciarle ovunque. Io mi trovai a leccare la fighetta di Anna, ben guarnita da un birichino ciuffetto di pelo sopra le grandi labbra interamente depilate, mentre Elena la stava masturbando’ Gianni, invece, unì la sua lingua a quella della moglie nel leccare Elena. Le due donne vennero nuovamente quasi in contemporanea’ Io e Gianni bevemmo i loro umori, alternandoci tra le due vagine, con i membri ormai durissimi e vogliosi di essere partecipi del gioco. Mentre le prolungavamo gli orgasmi, continuando a penetrarle con la lingua, le donne si baciarono, accarezzandosi e strizzandosi con frenesia i capezzoli.
Anna, a quel punto, si chinò sul pene di suo marito, prendendone, attraverso la potta dei pantaloni aperta, il glande in bocca’ Elena immediatamente la imitò calandomi a mezza gamba pantaloni e boxer. Io e Gianni, schiavi di quelle bocche fameliche che ci immobilizzavano, finimmo, non senza fatica non volendo interrompere quel piacere, di svestirci, trovandoci, così, tutti e quattro completamente nudi.
Anna, lasciato l’uccello del marito, iniziò a leccare, insieme a Elena, la mia asta. Le due si passarono di bocca in bocca il mio cilindro carnoso, unendo le loro lingue su di esso, mentre Gianni, da dietro, leccava ora l’una ora l’altra. Fu Elena a girarsi e, dopo averlo accarezzato un po’, a prendere in bocca il cazzo di Gianni. Le due donne si erano scambiate gli uccelli. L’una leccava quello del marito dell’altra. Per me fu una novità assoluta’ era la prima volta che vedevo mia moglie adoperarsi sul cazzo di un altro uomo; il rimirarla mentre praticava una fellatio a quel maschio mi eccitò tantissimo, non riuscivo a staccare gli occhi da loro; per lei fu altrettanto, anche per lei era novità assoluta il vedere il mio pistolotto preda di una bocca non sua e, come in me, anche in lei tale novità si trasformò in eccitazione massima. Elena godette di un terzo orgasmo con quell’uccello estraneo in bocca, mentre io dovetti, a malincuore, togliere il membro dalla bellissima bocca di Anna’ stavo venendo e stavo venendo sia per il bellissimo pompino che Anna mi elargiva che, e soprattutto, per l’eccitazione che mi dava il vedere mia moglie fare un pompino ad un altro uomo.
In quel momento la mia speranza fu che Elena non smettesse di tenere quel membro in bocca..,, che lo tenesse sino a farlo venire’, che lo facesse venire su di se’, che si facesse spruzzare di sperma sul viso e sulle tette’, mi eccitava il pensare d poterla vedere cosparsa e gocciolante del seme di un altro uomo, magari con l’altra donna che, goccia dopo goccia, la puliva leccandola. Mi misi a leccare la sua vagina grondante, invitarla esplicitamente a continuare. Le dissi ‘non smettere, continua a spompinare Gianni’, fagli vedere quanto sei brava a succhiare l’uccello’, fattelo venire in faccia”. L’atmosfera, sino a quella mia frase fatta di tantissimo erotismo ma di soli gemiti senza parole, si riempi anche di voci; Gianni ed Anna, forse motivati dal mio aver iniziato a parlare in quel contesto, si unirono a me nell’incitare Elena. ‘Continua a succhiare quel porco di mio marito’ fatti regalare la sua sborra” fu l’invito di Anna, mentre Gianni non si trattenne dal dire ‘sei splendida’, hai una lingua meravigliosa’, prendimi il cazzo tutto in bocca” La leccammo a due lingue, io ed Anna. Bastarono pochi colpi di lingua ed Elena, con parole quasi incomprensibilmente per quel membro che le riempiva la bocca e le strozzava l’ugola, urlò: ‘porci, mi state facendo impazzire’ adoro succhiarti’ voglio bere la tua sborra”, e venne con un orgasmo violentissimo, con gemiti strozzati da quel cilindro di carne che le penetrava la gola ed era ben trattenuto dalle sue labbra’ quasi non volesse perderlo’ quasi non volesse farlo uscire dalla sua bocca. A questo punto la penetrai alla pecorina, con colpi violenti, mentre lei continuava, sussultando sotto quel colpi, nel suo pompino a Gianni; all’unisono io e Gianni ci trovammo a dirle: ‘ti piace porca’ ti piace essere in mezzo tra due uomini’ ti piace prendere due cazzi belli duri”; per lei era un orgasmo continuo, quei due membri che la riempivano non le davano sosta. Anna si mise sotto di noi, alternando la sua felina lingua tra i miei testicoli e il montis veneris di Elena. Mi bastò poco per esplodere e lo annunciai urlando: ‘porca, sto per riempirti di sborra le ovaie”. Anna, sentendomi, estrasse immediatamente e con forza il mio pene dalla vagine di Elena, e, sdraiata per terra, lo prese in bocca, bevendone l’orgasmo e portandomi ad un piacere infinito, fatto dalla lentezza di eiaculazione, che quell’angolazione all’indietro del mio membro generava, e dall’eccitazione che quell’orgia mi aveva portato. Contemporaneamente anche Gianni, eccitato dalla bocca a ventosa di mia moglie e dal vedere la propria leccare contemporaneamente un uomo ed una donna, non riuscì più a trattenersi. Sentendo sotto la sua lingua quel pene vibrare, quale segnale di una sborrata ormai non più trattenuta e trattenibile, Elena so lo tolse dalla bocca che l’aveva tenuto prigioniero sino a quel momento e si inchinò sotto di esso, per prendere, come speravo facesse e come le dissi di fare poco prima, ogni goccia sul viso, mentre urlava a Gianni: ‘maiale’ adesso sborrami’, fammi vedere quanta sborra hai’ sbattimi il cazzo sulla faccia”; da sempre era il suo modo preferito di finire una fellatio con me, questa volta lo fece con lo sperma di un altro. Gianni la inondò. Elena era grondante di sborra di un altro uomo. Gocce le scendevano dal viso sulle tette, altre erano nei capelli, mentre il suo corpo vibrava per l’ennesimo orgasmo. Ero estasiato da quello spettacolo, non riuscivo a distogliere lo sguardo da mia moglie, mentre Anna mi ripuliva l’uccello, aspirando gli ultimi residui di sperma, subito imitata da Elena che, dopo averlo fatto sborrare, riprese in bocca quel suo nuovo strumento di passione, per pulirlo con dovizia e giusta lentezza. Entrambi guardavamo le nostre mogli trasudando eccitazione per quel che loro ci stavano facevano vedere. Elena, ripreso fiato, non si trattenne dal dire che, ciò che più l’aveva eccitata, era il vedermi leccare ed essere leccato da un’altra’ per tutti e quattro quello era, probabilmente, il massimo motivo di eccitazione. Splendide le parole di Gianni a quel punto, proprio quelle che, ormai rilassati e con una splendida grappa in mano, io ed Elena volevamo sentire: ‘bell’orgasmo’ Elena sei una meravigliosa pompinara multiorgasmica’ ma ragazzi, attenzione, la serata non &egrave certo ancora finita’ questo &egrave stato solo per digerire l’ottima cena preparata da Elena’ed iniziarvi ad un nuovo mondo di piacere e erotismo’.
Dopo una breve pausa ed un drink, questa volta veramente voluto al pari di una buona sigaretta, Anna riaprì, all’improvviso, le danze. Prese la testa di Elena e la chinò sui suoi capezzoli, mettendosi in mezzo a noi due uomini. Mentre lo faceva, ci annunciò quanto ora si sarebbe aspettata da noi: ‘porcelloni, adesso mettetemi in mezzo tutti e tre, le attenzioni adesso le voglio io’ Elena, prima, ha goduto dell’uccello, sia in bocca che in figa, io no’ adesso tocca a me e guai se non mi soddisfate facendomi avere almeno tre orgasmi” Era il suo turno’ lo voleva, lo pretendeva. Prima aveva fatto la maestra di noi neofiti, adesso voleva vedere quanto noi avevamo imparato’
Tutti e tre iniziammo a leccarla ovunque. Tre lingue e sei mani, in contemporanea, leccavano ed accarezzavano il corpo di Anna. Capezzoli, buchino del culo, vagina, grilletto, nulla veniva risparmiato. Noi uomini, a turno, univamo le nostre lingue a quella di Elena nel leccare il corpo di Anna, mentre le dita strizzavano i capezzoli e si insinuavano contemporaneamente nella figa e nel buchino posteriore. Non ci volle molto per sentire Anna gemere di un orgasmo lunghissimo, prolungato dal doppio ditalino che Elena le stava facendo. Godendo, Anna volle la vagina di Elena su di se, per poterla assaporare mentre Gianni la leccava, bevendone gli umori, tra le cosce. Dalla bocca di Anna uscirono parolacce a iosa rivolte a se stessa: ‘ditemi che sono una puttana’ una cagna in calore’ una troia’ e a noi. ‘bastardi vi piace leccarmi’ porci godete a farmi i ditalini e tu, vacca, godi a fartela leccare’ bastardi’ porci’ maiali” Parolacce che, dopo una lunghissima nostra attenzione rivolta a quel suo corpo caldo e vibrante, furono assorbite in un gemito che sembrava un rantolo senza fine’
Io, eccitato da quello spettacolo e da quel rantolo, penetrai, con secchi colpi di lingua, il suo culetto, mentre Gianni e Elena tenevano tra i loro denti i suoi capezzoli, quasi a volerli staccare da quel meraviglioso ed abbondante seno, che ballonzolava per il fremito che tendeva ogni suo muscolo, durante l’interminabile orgasmo.
Mentre Anna, lentamente, stava tornando tra noi, riacquistando la sua capacità di intendere dopo averla smarrita nel piacere appena provato, Elena si alzò e si diresse verso il mobile bar. Sulle prime non capimmo cosa stesse architettando davanti ad un cassetto del mobile appena aperto, quando, d’un tratto, si girò con in un vibratore tra le mani; era uno vibratore a due falli inseriti in una mutandina. Quello interno di piccole dimensioni, quello esterno addirittura equino, tanto era lungo e grosso’. Vedendo quel mostro in silicone proteso, mi venne da dire: ‘ecco cosa significa il famoso detto che duro che duri, grosso che turi e lungo che tocchi &egrave il cazzo con i fiocchi” seguì una risata collettiva, ove il riso si unì, in particolare in Anna, ad una nuova eccitazione. Lo si leggeva apertamente nei suoi occhi mentre rimirava l’arnese esibito da mia moglie, mentre, in me, all’eccitazione per quel gioco che sarebbe entrato tra noi a breve ed alla risata, si unì anche lo stupore: non avevo mai visto prima quell’attrezzo erotico tra quelli che, da tempo, erano consueti strumenti di piacere per me ed Elena.
Elena, in piedi a pochi metri da noi e con quel gingillo tra le mani, disse: ‘ieri, pur vergognandomi un po’, sono andata, da sola, a comperarlo in un porno shop. Da quando Anna, al telefono, mi ha detto che ci si poteva vedere questa sera, ho fantasticato su cosa sarebbe avvenuto’ su come ci si sarebbe scatenati’ ed allora mi sono detta’ voglio provare, se Anna ci sta, a possedere una donna’ &egrave un trip che mi eccita da sempre’ ecco perché ho comprato questo vibro doppio’ vorrei appagare questa mia voglia erotica’. La risposta di Anna fu immediata: ‘non vedo l’ora di sentirmi una donna sul corpo che mi scopa’ sbrigati ad infilare il vibro’ sono fradicia al solo pensiero’ se aspetti ancora un po’ godo da sola’ al pensiero di quell’enorme mostro che tieni tra le mani’
Elena si infilò, sotto i nostri attenti e vogliosi occhi, la mutandina, inserendosi in figa l’uccello interno, mentre quello violaceo esterno si protraeva tra le sue gambe magre, glabre ed affusolate come un vero enorme cazzo carnoso; con un telecomando azionò il vibratore interno e i due cilindri di silicone iniziarono, con un leggero ronzio, a vibrare l’uno dentro Elena, l’altro nel vuoto. Sul viso di Elena apparve lo sguardo del piacere, dato da quella vibrazione che si sviluppava nella sua intimità e dall’aspettativa di scopata con Anna. Aveva solo più occhi per quella protesi che usciva dal suo inguine e per Anna. Anna si mise subito a quattro zampe sul tappeto, facendo capire a tutti che voleva essere posseduta da Elena alla pecorina, per gustarsi sino in fondo quell’enorme vibratore e le tette della sua nuova amica struscianti sulla sua schiena. Fu un attimo ed Elena le si inginocchiò dietro, tenendo con una mano l’uccello plastico e con l’altra aprendole la fessura vaginale. Noi due maschietti seduti sul divano a gustare quella imprevista piega del gioco erotico. Ad un certo punto, con fare repentino, Elena spinse l’enorme cazzone artificiale dentro Anna strappandole un grido di dolore seguito da un: ‘cazzo se &egrave grosso’, spingilo fino in fondo’ non ho mai provato un cazzo così grosso’ mi piace un casino’ pompami’ dai pompami veloce’ mi piace’ mi fa godere’ cazzo che bello’ &egrave da impazzire’ risento piena’ mi squarcia e mi fa godere”
Mentre Elena, con un ritmo da navigato scopatore, possedeva Anna e questa iniziava con i primi fremiti ed i primi gemiti, spia di un orgasmo ormai non tardo ad arrivare, mi inginocchiai dietro a mia moglie e la presi nel buchetto rimasto libero, la inculai senza preavviso con un colpo secco e violento che la fece sobbalzare ed urlare: ‘porco’ non ti basta guardarmi mentre scopo Anna, vuoi godere anche tu’ porco, si inculami’, squarciami il culo’, sborrami nel culo’. Ero estasiato: stavo prendendo contronatura mia moglie, mentre lei stava scopando, altra cosa palesemente contronatura, una donna! Tante volte l’avevo fatta godere possedendola in quel modo, ma questa volta, per la contemporaneità di ciò che stava avvenendo, era diverso, molto diverso, estremamente diverso’ e meglio, molto meglio’ estremamente meglio.
Che spettacolo. Che eccitazione. Che estasi. Anna alla pecorina posseduta da una donna, a sua volta inculata da un uomo.
Le due donne gemevano e si contorcevano di continuo. Dopo essere stato un po’ libidinoso guardone, Gianni mise l’uccello in bocca a Anna, tenendone la testa e scopandola tra le labbra con veemenza. Mia moglie ed Anna erano entrambe penetrate in contemporanea da due uccelli cadauna, due di plastica, due di carne. La prima in figa e culo, la seconda in figa e bocca. Sentivo il vibratore nella vagina di Elena contro il mio uccello deliziosamente posizionato nel suo culetto, mi eccitava quella vibrazione che si propagava, come mi eccitava il sentire un corpo estraneo dentro mia moglie sfregare con il mio strumento di lussuria, divisi solo da una sottilissima membrana carnosa.
Nell’aree si sentivano gemiti continui, intercalati da frasi sconnesse e di turpiloquio: ‘bastarda spingimi il cazzo tutto dentro’, ‘porca ti piace di più il mio di plastica di quello di tuo marito’, ‘inculami stronzo bastardo’ se vuoi vedermi godere devi spaccarmi lo sfintere”, ‘brutte troie preferite scoparvi con la plastica che con i nostri cazzi”, ‘appena vi liberate le fighe dal silicone vi metto il cazzo vero sino nello stomaco”
Alternavo colpi veloci e violenti a colpi lenti e delicati nel culetto di mia moglie, mentre Gianni immetteva ed estraeva il cazzo dalla bocca della sua. I due uccelli, eccitati dalla penetrazione e dall’atmosfera di alto erotismo che invadeva la camera, erano ormai pronti al secondo orgasmo, il mio nel culo di Elena, quello di Gianni nella bocca di Anna’ ma le donne, consce di ciò, si sfilarono: ‘vogliamo finire con in figa i cazzi veri’ vogliamo sentire lo sperma che ci cola tra le gambe’ furono le frasi di entrambe.
Anna si mise alla pecorina per ricevere in vagina il membro di suo marito, facendo stendere Elena sotto di se con le gambe alzate ad angolo retto. Penetrai Elena in quella posizione, Gianni entro da dietro in sua moglie. Anna e Elena, grazie alla posizione assunta, si dedicarono ai rispettivi capezzoli, ora con la lingua, ora con i denti. Vennero quasi subito, con un orgasmo che non cessò sino a che, in contemporanea, sia io che Gianni le riempimmo di sperma. Fu eccezionale, il piacere fu al massimo livello, sia per le donne che per noi uomini’ anche se, stante la per noi novità, certamente molto più per me ed Elena che per Gianni e Anna.
Gran serata’ anche senza scambio completo’ nessuno aveva prospettato la cosa, nessuno aveva previsto un si o un no a tale pratica, sia prima che durante’ forse, inconsciamente, noi non lo cercammo perché ancora impreparati a ciò, forse Gianni ed Anna, capendo che sarebbe forse stato un ‘troppo’ per noi neofiti, non lo cercarono. Erano le tre del mattino’ giusto il tempo per un ultimissimo grappino ed un bacio, con l’intento di risentirci a breve’ v’erano ancora tanto da scoprire insieme, tra cui, per noi, il sapere qualcosa sulle innumerevoli storie di sesso di quei due, non ultima quella della serata al ristorante con il palestrato Ciro. Ci sarebbe stato tempo di parlarne, ora si era sintonici e complici e, quindi, il parlare diveniva più normale e facile, sia per loro che per noi. Quella sera avevamo valicato il Rubicone, eravamo passati sulla sponda del reale eccitante, dopo anni di eccitazione fantasiosa. Ci si sarebbe rivisti, con Gianni ed Anna, il giovedì successivo, in un luogo ove sarebbe stato impossibile fare sesso; volevamo tenere lontana la tentazione che, nel nostro caso, invece che ladro avrebbe fatto l’uomo porco, per poter conversare qualche ora con loro sull’argomento, sullo scambismo, su quel modo di vivere la propria sessualità in uno con quella di coppia. Dopo la ‘pratica’, eravamo ansiosi di apprendere anche ‘la grammatica’.
Il giovedì arrivò. Ci incontrammo con Anna e Gianni in un localino sulle rive del Po’. Approfittando del clima preautunnale, andammo a sederci su due divanini esterni, abbastanza isolati, ove non v’erano problemi a conversare lontano da orecchie indiscrete. In me ed Elena c’era grandissimi curiosità sulle esperienze pregresse di quei due e sui confini del mondo dello scambismo, di cui noi, grazie a loro, da cinque giorni facevamo parte a pieno titolo. Non mancarono, ovviamente, preliminari apprezzamenti per l’erotismo vissuto il sabato precedente. Non mancarono reciproci complimenti sulla signorilità e sulla capacità sessuale evidenziata quella notte, ma il motivo dell’incontro odierno era un altro, era per noi il conoscere, il sapere, l’apprendere.
Tutti eravamo in jeens e felpa e, già l’abbigliamento, palesava una comune volontà di dialogo e non di gioco sessuale, anche se, ad onor del vero, Anna era assolutamente conturbante in quella felpina che si tendeva a dismisura a coprirle il rigoglioso seno, mentre i jeens aderenti di Elena nulla riuscivano a nascondere del suo bel culetto tondo.
La mia prima domanda sull’argomento della serata fu: ‘per voi come &egrave stato iniziare?’; certamente un quesito di assoluta banalità, ma altrettanto certamente proprio per entrare in argomento.
Mi rispose Gianni, dicendomi che, tra lui e sua moglie, all’epoca quarantaduenne lei e quarantaseienne lui, v’era sempre stata grande intesa e grande dialogo, con conseguente capacità di affrontare ogni tematica insieme, tra cui non fece difetto il confronto sulle rispettive aspettative sessuali. Entrambi, mi disse ancora, all’epoca riscontravano, nel vivere il sesso, l’umana società divisa in due: da un lato coloro che, con più o meno intensità, lo vivevano in modo tradizionalmente ordinario all’interno della coppia, dall’altro lato coloro che, superato la tradizionalità ordinaria, privilegiavano l’aspetto carnale, nella piena libertà dell’espressione dei corpi e del piacere, senza i limiti dell’ordinarietà di coppia.
A questo punto intervenne Anna e, da lei, apprendemmo che, dopo vent’anni di rapporto sessuale tradizionalmente ordinario, loro due si erano venuti a trovare in mezzo al grande guado che divide gli uni dagl’altri. Da anni, ci disse, erano una coppia facilmente definibile ‘estremista’ all’interno della maggioritaria categoria dei viventi sesso tradizionalmente ordinario di coppia; tra loro avevano, prima d’allora, provato praticamente tutto ciò che si poteva fare in due per trarre piacere sessuale. Usavano normalmente giocattoli di vario tipo, dai vibratori alle manette, dagli ovetti alle palline cinesi, dai video hard ai legacci’ e, ad un certo punto, maturarono una comunanza di eccitazione, forse trasmessa dalla visione dei tanti filmini in argomento, nell’immaginarsi parte di un trio o di uno scambio, addirittura di un’orgia.
Il fantasticare di terze presenze mentre si trovavano nel letto, ci precisò a questo punto Gianni, peraltro ricalcando in ciò quello che fu il vissuto mio e di Elena prima di incontrare loro, lì portò a scoprirsi intellettivamente orientati verso un sesso liberato dal limite della coppia stessa ed orientato verso una carnale ricerca del piacere, derivante dal gesto in se, con unico limite il piacere e la volontà del gesto.
Certo, riprese Anna, non fu facile il trasformare un solo intellettivamente maturato in una realtà comportamentale. Tra loro, e fu ancora Anna a raccontarci, si iniziò a simulare, con il pensiero e le parole, la presenza di altri nel letto: una vagina calda e grondante da assaporare insieme, un pene turgido che si insinuava in lei mentre un’altra donna deliziava il glande del marito con le sue labbra, ovvero tante fantasie create ad arte, per rendere ancor più eccitante il loro rapporto a due ma che, comunque, restava ordinariamente tradizionale di coppia.
Se le loro menti erano pronte, in assoluto, al grande balzo, e questo essere pronte lo era veramente in entrambi, non lo erano però, precisò Gianni, allorché venivano analizzati gli aspetti secondari di quel balzo; da un lato vi era in loro la paura di esporsi con terzi sconosciuti e la ancor maggiore paura di eventualmente aprirsi con amici che, da mezze parole, si poteva arguire avessero la loro stessa voglia di “saltare il fosso”, d’altro lato vi era la paura di superare quella barriera invisibile, ma fortissima, derivante da una secolare cultura del sesso come espressione a due, che da sempre ha accompagnato il crescere, in particolare in Italia, di donne e uomini. A questo punto mi sovvenne una considerazione su quanto appena sentito’ effettivamente due coniugi che hanno segrete e nascoste storie di sesso con l’amante, sono si considerati dalla morale comune deplorevoli per il fatto di infedeltà, ma sono comunque persone che, sempre per la morale comune, fanno una cosa tutto sommato normale’ che “fanno quasi tutti’; se quegli stessi coniugi fanno le stesse cose, ma le fanno insieme, senza il tradimento e l’infedeltà, sono, invece, per la morale diffusa dei depravati. Tanto Anna che Gianni mi dissero che avevo perfettamente centrato il problema’ questa era la contraddittorietà di una morale, infarcità di cattolicesimo, dominante nella nostra società. Il far sesso da parte dei due membri della coppia con rispettivi e segreti amanti &egrave peccato veniale, il portare la coppia a fare sesso liberamente, senza bugie e tradimenti, con altra coppia &egrave peccato mortale’
Comunque, continuò Gianni, loro eravamo là, sulla riva del guado, sempre più con i piedi nel fiume ed il desiderio di varcarlo, ma, al tempo stesso, timorosi di farlo; vivevano un dualismo di bene e male, di chiaro e scuro. Il buio attrae e respinge e, da loro, disse Anna, quello era visto come una sorta di salto nel buio: li attraeva nell’irrazionale e li respingeva nel razionale.
Tante volte, ci racconto Gianni, si erano collegati ai vari siti di annunci per scambio, tante volte si erano fotografati in atteggiamenti non certo casti con l’intendo di “mettersi in rete” ed attendere’ alcune volte erano arrivati sin sull’uscio di certi club privè mai però si decisero, al dunque, per il gran passo; il timore aveva costantemente il sopravvento sul desiderio.
A questo punto, Gianni iniziò a raccontarci cosa fece per, ipocritamente, sentirsi sull’altra sponda, stando, però, su quella tradizionale. Prima di dircelo, ci anticipò che, questo fare ipocrito ed un po’ ridicolo, fu comunque la leva determinante per il grande balzo, come lo fu per altre due coppie di loro conoscenti a cui ebbe in seguito a suggerirlo, quale strumento per superare lo stallo in cui si trovavano, uno stallo identico a quello in cui lui &egrave Anna si erano tempo prima trovati.
‘Un giorno,’ ci illustrò Gianni, ‘per provare quanto meno la concreta simulazione del grande desiderio represso, all’insaputa di Anna, acquistai una bambola ed un bambolo gonfiabili, posizionandoli, pronti all’uso, nell’armadio. Tornati da una cenetta a due, con Anna eccitatissima per l’aver, come usiamo ancor oggi fare di tanto in tanto andando al ristorante, tenuto all’interno della vagina un ovetto vibrante che, a sorpresa, attivo con il telecomando, sapendo di portarla alla soglia dell’orgasmo tra i tanti altri commessali, ignari, rientrando in casa ci spogliammo con foga per soddisfare quell’eccitazione che ci aveva assaliti.’ Apprendemmo, in quel momento da Anna, che, anche la famosa sera galeotta del ristorantino del giovedì precedente, lei teneva nella sua vagina un ovetto vibrante e che, per quasi tutto il pasto, fu in funzione. Comunque, tornando al racconto, Gianni aggiunse che, dopo un po’ di preliminari manuali e orali, prese dall’armadio i due bamboli, tra la sorpresa di Anna, incapace di ogni reazione davanti a quegl’inaspettati volgari giocattoli. A questo punto, Anna lo contraddisse, rendendoci edotti che non solo ebbe un’immediata reazione ma che si tuffo a capofitto a leccare quella vagina artificiale, seguita, solo dopo alcuni istanti, da Gianni. Mentre Anna diceva ciò, Gianni annui e riprese il discorso; tanto io che Elena eravamo eccitatissimi nel sentire quello che ci veniva raccontato e li pregammo di scendere nei particolari di quella ormai lontana sera. Apprendemmo che Anna, dopo un po’, lasciò la finta vagina per passare al fallo vibrante del bambolo, su cui passò lingua e labbra, lenta e veloce, come fosse un pene di carne. In loro, ci dissero all’unisono, pur ultra quarantenni, l’eccitazione superava la capacità di comprensione, di comprensione di quanto fosse ridicolo essere in un letto con due bamboli gonfiabili. Ci dissero, alternandosi tra loro nel raccontare, che ci giocarono a lungo’ mentre Gianni penetrava la bambola, sua moglie si sedeva sul bambolo, provandone il pene ed alternandolo nei suoi due buchini del piacere. Ad un certo punto, parole di Anna, lei volle avere in bocca tanto il glande maritale che quello artificiale, urlando che aveva sempre sognato di spompinare due uccelli contemporaneamente; leccò a lungo i testicoli di suo marito mentre entrava ed usciva, sempre più eccitato, ora dalla figa ed ora dal culetto della bambola.
Si intromise Gianni ricordando che, vedendo sua moglie sedersi sul fallo del bambolo portato a massima velocità di vibrazione e immaginandola in qual momento posseduta da un vero altro uomo, tenendole la testa, la penetrò in bocca, andando avanti ed indietro con un ritmo sempre più violento e crescente’ venendo, al fine, insieme, in un orgasmo mai provato prima. Gianni, finito il racconto dell’accaduto, non ebbe remore nel confessarci che, la cosa in assoluto per lui più eccitante, fu il vedere sua moglie impalmata da quel simulacro di uomo ed il sentirla godere sguaiatamente e senza ritegno, mentre andava su &egrave giù su quel fallo vibrante; un vedere che, parole di Gianni, lo portarono all’estasi. Anche Anna non ebbe remore nel confessarci che la massima eccitazione, per lei, derivò proprio dall’essere posseduta da un uomo, anche se solo artificiale, davanti a suo marito, mentre lui gli veniva in bocca. Entrambi erano certi che, proprio quello scambiarsi gli strumenti del piacere, guardandosi l’un l’altra mentre lo facevano, fu il vero nucleo di tanta estasi sessuale. Capirono, cio&egrave, che la vera differenza tra il sesso a due e quello allargato sta nel fatto che, nel sesso a due, uno &egrave artefice del piacere dell’altro e viceversa, mentre nel sesso allargato, ognuno cerca il piacere autonomamente e, il vedere il proprio patner sentimentale raggiungerlo autonomamente, &egrave fonte di accrescimento del proprio piacere.
Ci dissero, infine, che solo dopo aver goduto e goduto come poche volte in vita loro con quei due simulacri, si resero conto del loro essere doppiamente ridicoli; ridicoli per aver usato dei bamboli per fare sesso, ridicoli per il non coraggio di fare quello che, veramente, entrambi desideravamo fosse il loro vivere il sesso. Consci di ciò, conclusero, decisero di lasciare ogni precedente timore e di attraversare finalmente il guado che, da anni, li vedeva nel suo mezzo: i corpi su una sponda, quella dell’ordinarietà tradizionale nel sesso, le menti sull’altra sponda, quella della piena libertà di espressione e piacere sessuale.
A questo punto, ad Elena sovvenne la più ovvia delle domande: ‘e, deciso di valicare il fiume, come arrivaste alla prima volta?’.
Fu sempre Gianni a risponderci: ‘fece tutto Anna’.
‘I fatti’ continuò Gianni ‘andarono così: una sera, tornato a casa, vi trovai Paola, una amica e cliente di mia moglie, con il marito, Luca. A mia insaputa li aveva invitati a cena da noi. Era una coppia che conoscevo a mala pena. Ci eravamo visti, prima di allora, non più di quattro o cinque volte e, nonostante entrambi fossero notevolmente attraenti, sia fisicamente che intellettivamente, non provavo particolare simpatia verso di loro’, poi erano un po’ troppo giovani per poter essere un nostro riferimento relazionale.
Si cenò parlando del più e del meno, ero distantissimo dal pensare a quanto si stava avverando. Finito di cenare, io e Luca ci sedemmo sui divani per il liquorino di rito, mentre le due donne, con la scusa di dover vedere un certo documento contabile per il giorno dopo, andarono nello studiolo.
Dopo un quarto d’ora ci chiamarono, erano vestite con la sola biancheria intima, sedute sul divano dello studiolo, con, accanto a loro, il bambolo gonfiabile. Le due donne avevano le mani nei reciproci slippini e stavano masturbandosi, sotto gli occhi vitrei di quel simulacro in gomma con il finto pene proteso e rigido’ subito guardai Luca, non mi sembrò altrettanto sorpreso, dedussi che, forse, anche lui faceva coscientemente parte del combino. Ero l’unico a non essere preparato a quanto stava avvenendo. Quell’attimo di silenzio e mio imbarazzo, fu rotto dalla voce di Paola, che ci chiese se lei e mia moglie potevano contare su di noi per finire la serata o dovevano accontentarsi del bambolo. Le due erano palesemente eccitate dal reciproco masturbarsi e da quanto immaginavano sarebbe avvenuto di lì a poco’ gli slippini di Anna, vistosamente umidi, lo attestavano senza possibilità di errore.
Fu un attimo passare dalla sorpresa iniziale all’eccitazione. Mentre mi sfilavo i vestiti, come vedevo fare in contemporanea da Luca, mi ritrovai in piena erezione. Vidi gli sguardi delle due donne sui nostri falli, entrambi pronti alla battaglia ed allora, senza altro pensare, mi avvicinai a Paola e le sfilai il tanga, iniziando, un po’ timoroso, a palparle la vagina, mentre le leccavo i capezzoli. Con la coda dell’occhio vidi mia moglie, molto meno incerta e timorosa di me, prendere in mano il pene di Luca ed accarezzarlo, mentre lui, senza sfilarle gli slip, unì la sua mano a quella di sua moglie nel masturbarla.
Ad un certo punto sentii la bocca di Paola calare sul mio glande con delicatissimi colpi di lingua’ la guardavo mentre mi succhiava e leccava, era veramente molto sexy, non alta, aveva bellissime tette sode, non meno di una terza, e un perfetto fondo schiena rotondo e sodo’ e poi aveva quattordici anni meno di me.’
Arrivati a questo punto del discorso, mia moglie chiese ad Anna di continuare lei; non nascondo che, per l’eccitazione che mi era sorta nel sentire quei due raccontare, mi stavo pentendo di aver preteso un luogo asessuato per l’incontro’ in quel momento sarei saltato addosso ad Anna, l’avrei leccata ovunque, mi sarei fatto leccare senza posa da lei e, capivo, altrettanta voglia vi era in Elena, voglia della lingua di Anna e di quella di Gianni, voglia di sentire quattro corpi all’unisono nella ricerca del piacere.
Anna non si fece pregare e, rubando la parola a suo marito, riprese il racconto di quella, per loro, indimenticabile prima serata: ‘vedendo Paola spompinare mio marito, l’eccitazione mi andò alle stelle ed immediatamente mi chinai sul membro di Luca, bellissimo, duro, pulsante per me. Ero eccitatissima’ i due uomini in piedi, noi due sedute sul divano con i loro strumenti di piacere in bocca. Era la prima volta che vedevo mio marito fare sesso con un’altra donna ed altrettanto era per lui il vedere la mia lingua su un altro uomo. Altrocch&egrave i bamboli, queste erano bocche e membri pulsanti, vivi, veri’ niente a che vedere con quella simulazione, là era piacere immaginato, qui era godimento vero.
Dopo non molto lasciammo i due uccelli a volare liberi e ci dedicammo a noi stesse. Paola conduceva il gioco, io, anche se inesperta, cercavo di non essere da meno. Ci mordicchiammo leggermente i capezzoli, ci accarezzarono le fighette, poi ci stendemmo una sull’altra per goderci le vulve a sessantanove’ sono venuta’ e lo disse con enfasi ‘di continuo, passai da una orgasmo all’altro senza pausa’ proprio come Elena l’altra sera. Il ricordo di pochi attimi prima, di mio marito succhiato da un’altra donna, mentre praticavo ricambiata il cunnilinguis ad una femmina, mi fece impazzire di piacere. Mi sembrava di essere dentro il set di uno dei tanti film porno che io e Gianni guardavamo facendo sesso.
Mentre continuavo a godere sotto la sapiente lingua di Paola, Gianni e Luca, approfittando del mio culetto esposto verso di loro, si misero a leccarmelo, dalle chiappe al buchino, penetrandomi con le loro lingue ed incrociandole con quella di Paola, che mi leccava la passerotta. Ebbi, in quel momento, uno dei maggiori orgasmi della mia vita.
Ci rendemmo, però, conto che anche i maschietti avevano diritto a giocare, ed allora ci spostammo su di loro, facendoli sedere sul divano. Senza pausa passammo dal piacere lesbico a quello etero. Inginocchiate tra le loro gambe, iniziammo a leccarli ovunque’ capezzoli, viso, testicoli, cazzi, culi’ alternandoci tra noi, scambiavamo continuamente i corpi a cui elargire i nostri tocchi linguali di piacere. Volli provare ad avere entrambi i falli in bocca contemporaneamente’ quando lo feci, sentii che Gianni, guardandomi, stava venendo, non riusciva ormai quasi più a tenersi ed anch’io, con quel duplice ripieno, non potei che avere l’ennesimo orgasmo. Luca volle bermi gli umori che colavano tra le mia cosce, e si chinò su di me stendendomi sul tappeto’ il suo viso si incuneo tra le mie cosce per non perdere una sola goccia di quanto stava producendo l’orgasmo, mentre Paola mi mordicchiava i capezzoli ed io, a mia volta, avevo in bocca il pene di Gianni, ormai implorante l’orgasmo liberatorio. Bastarono pochi colpi di lingua e venne sul viso mio e di Paola, spruzzandoci di seme dal collo ai capelli. Era ormai palese che, tra non molto, si sarebbe infranto anche l’ultimo tabù’ mio marito avrebbe posseduto Paola mentre io sarei stata posseduta da Luca.
Così fu.
Luca, che non era ancora venuto, continuò a leccarmi tra le cosce, mentre Paola si impossessò del membro di Gianni, mollencio per l’orgasmo appena avuto. Iniziò a leccare Gianni come neppure io avevo mai fatto, non ci fu centimetro di zona inguinale su cui non si soffermasse. Vidi sul viso di Gianni tornare quella carica di libidine che aveva pochi minuti prima’ mi unii a Paola nel leccarlo. Non ci volle molto a rivederlo in forma. Da porcone qual &egrave, quell’atmosfera e le nostre due bocche ebbero su di lui un effetto afrodisiaco quasi istantaneo. Ma ciò che fu veramente determinante nel farlo tornare in tiro come un ragazzino, fu Luca. Mi venne dietro e, delicatamente, iniziò a strofinare il suo glande tra le mie labbra vaginali. Non capii più niente, sentivo quell’uccello tra le mie cosce, quella cappella stuzzicare il mio buchino’ le dissi: infilalo, schiaffamelo dentro, lo voglio. Bastò quella frase, da me detta a Luca, per far tornare durissimo il cazzo di Gianni’ lo sentii, mentre Luca giocava con la mia fessurina, riempirmi marmoreamente la bocca. Luca mi penetrò, mi penetrò piano poi aumentò il ritmo, per poi rallentarlo nuovamente. Capivo che stata tenendosi, che non voleva venire in fretta, anche se era eccitatissimo. Alternava momenti di pausa a colpi violenti’ l’uomo, anche se giovane, ci sapeva fare, eccome. Davanti a me, che ero a quattro zampe sul pavimento, con Luca che giocava con il suo uccello dentro la mia vagina facendomi passare da un orgasmo all’altro, si aprì la più eccitante delle scene. Fu Paola a prendere l’iniziativa, fece stende Gianni sul pavimento e si impalò sul suo pene durissimo. La mia testa era esattamente sopra quella di Gianni, i nostri corpi invece distanziati ed usati da altri per il piacere loro e nostro. Ci baciammo più volte mentre godevamo dei corpi di altri e facevamo godere altri. Venni con un orgasmo ancor maggiore di quello precedente, non so se mi eccitarono di più le penetrazioni di Luca o la visione del cazzo di Gianni che entrava ed usciva dalla vagina di Paola, so solo che venni come mai prima e venni contemporaneamente a Luca che, all’ultimo momento, uscì per innondarmi le chiappe con il suo nettare scrotale. Mi disse poi che non si era parlato prima della possibilità o meno di venire dentro ed allora, pur dispiaciuto, aveva preferito venire fuori’ che cretino pensai. Comunque, il sentire i miei gemiti uniti a quelli di Luca che mi stava prendendo, ebbe un effetto letale su Gianni’ venne quasi subito dopo di noi e non si preoccupò sul venire o meno dentro a Paola: le innondò la vagina gemendo ed urlando come un animale. Dalla mia posizione vedevo chiaramente lo sperma di Gianni colare tra le cosce di Paola, mentre lui, urlante, si esibiva in ultimi violenti colpi che fecero avere un orgasmo prolungato a quella maialina che mi aveva sverginato, si fa per dire, il marito. Non volli far andare perso quel ben di Dio ed allora mi precipitai a leccare il nettare biancastro tra le cosce dell’amica, pulendo, contemporaneamente, la verga del mio maialesco coniuge dei residui dell’umore orgasmatico di Paola e dal suo seme, mischiati nel più erotico dei coktail.’
A questo punto Gianni si intromise nel racconto di Anna e volle dirci che ‘memore di filmini pornografici con uomini che scopano per intere mezze ore senza smettere e senza venire, in quel momento si era sentivo un adolescente alle prime esperienze. Appena Anna iniziò a urlare il suo godimento, venendo violentemente con tremolii che le fecero vibrare tutto il corpo, con Luca che la penetrava, e con Paola che mi cavalcava e, da multiorgasmica qual &egrave, sembrava avere un unico ininterrotto piacere, le venni dentro senza più pensare, in un’estasi di piacere assoluto’ sarò durato due o tre minuti al massimo’ la cosa mi imbarazzò molto, altrocch&egrave i filmini dei grandi scopatori da ore ed ore di seguito, io sembravo, con i miei quasi cinquant’anni, un adolescente. Quando mi scusai, sia Paola che Luca si misero a ridere’ e mi raccontarono che, primo, lui, senza fermarsi ogni cinque o sei colpi come aveva fatto con Anna, di tre o quattro minuti non dura e, secondo, avendo vissuto varie esperienze con altre coppie, poteva ben testimoniare che quelle super durate dei filmini sono, per l’appunto, da filmino, mera finzione cinematografica. Per me fu un sollievo apprenderlo’ quel poco più che ragazzetto mi aveva dato lezione di sesso, aveva dato lezione di sesso ad un quasi cinquantenne.’
Poi Gianni continuò nel raccontarci la loro seratona e ci disse che, dopo una breve pausa con liquorino, ripresero le danze, mai paghi del già avvenuto ed andarono avanti sino a che la stanchezza prese il sopravvento. Erano le quattro del mattino, ci disse, quando i loro corpi smisero di vibrare di piacere. Fecero sesso, quella notte, per oltre cinque ore e lui, nonostante l’età, venne addirittura, e lo disse battendosi scherzosamente il petto a mò di gorilla, tre volte ed ebbe persino una quarta erezione, con cui, pur non venendo, fece impazzire sia Paola che Elena, penetrandole entrambe tanto davanti che dietro e ricorrendo al burro per incularle, in emulazione di Ultimo Tango a Parigi, il film che più di ogni altro lo aveva arrapato da giovane. Chiuse il racconto Anna, affermando che tutto finì con un lunghissimo bacio saffico tra lei e Paola, a suggellare un trionfo che loro due avevano costruito.
A questo punto, io ed Elena stavamo per chiedere loro se fossero d’accordo a trasferirci da qualche parte per scaricare l’eccitazione che ci avevano procurato con il loro racconto della prima volta, quando Anna disse: ‘so che adesso mi chiederete come feci a combinare quell’incontro, all’insaputa di Gianni, con la mia amica Paola, ma se volete saperlo, dobbiamo andare via di qua’ o a casa nostra o a casa vostra’ ma per raccontarvelo voglio assolutamente essere in un posto chiuso ove nessuno possa vederci” era chiaro l’intento, era ciò che speravamo avvenisse’ alla faccia delle iniziali intenzioni di solo conversare; sentii la mano di Elena stringere la mia e nei suoi occhi vidi tutta la libidine del sabato precedente. Pagammo i dodici mojto bevuti e ci avviammo alle auto diretti a casa loro; da noi non si poteva, quella sera la prole era presente. Il loro figlio, invece, era in gita scolastica’ benedìì le gite!
Arrivati a casa loro entrammo insieme nell’ascensore’ non si erano ancora chiuse le porte che Anna prese il viso di Elena tra le mani ed iniziò a baciarla sensualmente’ dicendo ‘&egrave tutta la sera che lo sogno”. Capii e capimmo che non ci sarebbe stato più alcun racconto da gustare, se non quello della nostra seconda esperienza di sesso a quattro. I nostri indumenti caddero nell’ingresso e si raggiunse il salone già nudi’ io palpando i glutei di Anna e Gianni strizzando le tette di Elena. In un attimo ci trovammo avvinghiati sull’enorme tappeto, in una confusione assoluta di corpi, intenti a cercare i punti del reciproco piacere con mani e lingue.
Questa, però, &egrave un’altra storia, una storia nuova di un’avventura che era iniziata da una settimana esatta’ da quella famosa cena, involontariamente galeotta, in un noto ristorantino’
Eravamo un corpo solo, le donne solo più vestite di monili e autoreggenti, noi uomini completamente adamitici. Era un contatto continuo a quattro, membra nude si strofinavano l’una con l’altra, le due donne avvinghiate tra loro si baciavano senza ritegno cercandosi le lingue ed i capezzoli, mentre le mani si muovevano frenetiche a cercarsi i bottoncini del piacere, noi dietro di loro a chiuderle tre le braccia come cornici del più erotico di un quadro, con il tappeto come sfondo. I nostri membri turgidi ed eccitati per i racconti di quella sera nel baretto sul fiume’ eccitato quello di Gianni dalla narrazione fattaci e dal ricordo che in lui era diventato vivido nel raccontare, eccitato il mio per quanto sentito da lui e da Anna, per l’essere divenuto fantasiosamente partecipe di quella loro prima volta.
Il mio pene strusciava e pulsava contro il sodo e voluminoso culetto di Anna, quello di Gianni premeva contro le chiappe dure e tonde di Elena, mentre le nostre lingue leccavano il collo e le orecchie delle due donne, ormai prossime a quell’orgasmo trattenuto nella mente tutta la sera. Non ci volle molto e udimmo dalle loro bocche uscire i primi gemiti, sempre più intensi, sempre più urlati, sempre più veloci, mentre i loro corpi, tra le nostre braccia, fremevano e sussultavano. Baciandosi e masturbandosi erano giunte all’agognato orgasmo. Io e Gianni udimmo le loro voci all’unisoni urlare: ‘siii’ siii.. vengo’ godooo’ cazzo impazzisco’. sto venendo’ cagna quanto mi fai godere’ sii’ sii’ vengo’ godooo.’ Noi, dietro ed avvinghiati a loro, quasi non riuscivamo a distinguere il gemito dell’una ed il gemito dell’altra.
Fu Gianni il primo a divincolarsi e a stendersi sotto di loro, per bere da entrambe le vulve, in contemporanea, il succo del loro orgasmo, passandola lingua dall’una all’altra’ dall’altra all’una. L’orgasmo delle due donne proseguì sotto quei colpi veloci di lingua che il mio compagno di gioco stava elargendo loro, mentre io insinuai la mia testa tra le loro mammelle, leccandone le gustose e durissime fragoline, alternando alla lingua brevi morsi. Gianni sembrava impazzito tra quelle due vagine’ vedevo il suo cazzo durissimo elevarsi verso l’aree, in attesa di trovare casa in una delle due nostre consorti. Presi Anna e la girai verso di me, piegandole la testa a farle capire che c’eravamo anche noi’ non si fece pregare e, infoiata di sesso, si chino avviluppandomi tra le sue carnose labbra il membro, per quel pompino delizioso che da ore sognavo. Con la coda dell’occhio, mentre mi gustavo la scena del mio membro che entrava ed usciva dalla sua voluttuosa bocca, vidi Elena piegarsi tra le gambe di Gianni e, tra carezze sui testicoli e strizzatine ai capezzoli, prendere nella sua meravigliosa bocca da sesso il glande del marito di Anna. Io ero steso sul tappeto con Anna accovacciata su di me, impegnata a darmi piacere con brevi colpi di lingua sulla parte interna del glande, intervallati da lunghe leccate che, partendo dalla zona preanale, finivano al buchino sommatale dell’asta, di tanto in tanto sostituite dalla morsa delle labbra e dall’ingoio di quella mia carne turgida che pulsava per il piacere ricevuto. Gianni era in ginocchio, con Elena stesa su un fianco intenta a succhiare, con bocca a ventosa, quel membro duro che palpitava nella sua gola, mentre con una mano accarezzava il culo e con l’altra strizzava un capezzolo del proprietario di quell’asta. Allungai un braccio cercandone la vulva, la trovai bagnata all’inverosimile’ quella porca di mia moglie era eccitatissima per quel cazzo in bocca, così come io, quel porco di suo marito, ero eccitato dal sentire il mio strofinare sul palato di Anna, con un’eccitazione dilatata all’inverosimile dal guardarci mentre ciò avveniva. Con movimenti lenti mi girai verso di lei, venendomi a trovar con il viso tra le sue cosce’ le aprì a dismisura per rovistare ogni anfratto della sua fighetta con la lingua’ la sentìì colare su di me’ mente Gianni le urlava ‘dai porca succhiami bene il cazzo’ voglio sborrarti in gola’ voglio farti sentire il sapore della mia sborra’ mentre tuo marito ti lecca la figa’ e tu, Anna, fattelo venire tutto in bocca’ non perdere una goccia del suo sperma’ tienilo tutto in bocca, così poi limoni con Elena e vi scambiate le nostre sborre” Nessuno di noi poteva rispondere a quell’invito se non con un’affermazione univoca degli occhi’ la mie labbra erano posate su quelle vaginali di mia moglie, mentre le due donne avevano i nostri uccelli che le riempivano la cavità orale. Vidi il viso di Gianni contrarsi nello spasmo preorgasmico, mentre, praticamente in contemporanea, sentii il fremere del mio pene annunciare l’ormai imminente fuoriuscita del seme’ le due donne gemevano in un orgasmo provocato dal sentire in loro, nelle loro maialesche bocche i nostri cazzi, in uno con la mia lingua sul suo grilletto per Elena ed in uno con la masturbazione che, da quando aveva iniziato a succhiarmi, Anna si era regalata. Mentre loro gemevano senza rilasciare le nostre aste, di quel secondo orgasmo serale, tanto io che Gianni innondammo le loro tonsille e le loro corde vocali’ con un fiotto tanto potente quanto represso per ore quella sera. Godemmo entrambi in loro, lui in mia moglie, io in sua moglie. Fu Anna e divincolarsi per prima e, con le labbra serrate, ad andare da Elena cercandone la bocca. Le due si baciarono e dalle loro labbra, le une contro le altre, scesero fili di sperma, sperma di noi due miscelato in quelle bocce libidinose, che cadde sulle loro tette, sui loro menti’ il panorama per noi era strepitoso: due donne che si baciavano mentre il nostro fresco seme le maculava il corpo’ ma non bastò. Fuoriuscito tutto lo sperma delle bocche, le due si misero a leccarsi reciprocamente, con lenti e studiati colpi di lingua si leccarono ogni dove si era posata la nostra sborra, riportandola, goccia per goccia, nelle loro bocche fameliche di sesso. Io e Gianni, nel frattempo, le masturbavamo, e le masturbammo per parecchio tempo’ tanto era lento il loro leccarsi, leccando, nel contempo, quanto noi avevano posato in loro. Alternandoci, le invitammo ad essere sempre più maiale’. Ora io, ora lui, le dicemmo ‘dai cagna lecca tutto per bene’ porca hai lasciato una goccia sotto la tetta, valla a leccare’ vi piace leccarvi con il gusto di sborra in bocca’ siete due porche’ vi piace bere lo sperma’ forza cagne in calore, leccatevi tutte, pulitevi con le lingue’ bevete tutto il nostro sperma, non deve andarne perso niente” Le due, in quel lungo e lento leccarsi e con le nostre mani che le masturbavano, iniziarono a fremere nuovamente. Io e Gianni subito capimmo che stava cercando e volendo il terzo orgasmo, mentre erano inginocchiate l’una rivolta verso l’altra. Ci posizionammo sui contrapposti fianchi di quelle due donne da sesso e, in un’atmosfera di erotismo massimo, iniziammo entrambi a masturbare entrambe. Io sentivo il dito di Gianni nel culetto di mia moglie strofinare, diviso da quella sottile membrana che divide le due cavità femminili del piacere, contro il mio, che girava a cercarne il punto G in vagina, mentre con l’indice dell’altra mano violentavo velocemente e violentamente l’ano di sua moglie, sentendo la sua mano intenta a farle un ditalino. Le due ci vennero sulle mani, vennero con un orgasmo più violento dei primi due e, solo dopo parecchi secondi, ripresero coscienza del reale. Ora, quell’eccitazione che chiedeva a gran voce sin dal localino in riva al fiume di essere appagata, era stata appagata. Tutti e quattro avevamo potuto dar sfogo alla nostra libidine impetuosa, tacitando con un immenso piacere fisico e cerebrale quell’insostenibile voglia di sesso che ci aveva attanagliato.
Nudi e senza neppur andare in bagno per la consueta sistematina del ‘dopo’, ci sedemmo sui divani. Io con Elena su uno e Gianni con Anna sull’altro. Nonostante i tre mojto cadauno già bevuti, le nostre gole era arse’ vi provvide il padrone di casa con un ottimo champagnino fresco di frigo. Con i calici i mano riprendemmo il discorso interrotto. Fu Elena a esordire: ‘allora adesso ci volete spiegare come fece Anna a organizzare quella prima volta che ci avete raccontato?’
Anna non la lasciò quasi finire la domanda’ subito iniziò la narrazione del come avvenne.
‘Paola &egrave la titolare, con suo marito Luca, di una bella aziendina di componentistica, di cui seguo la contabilità da alcuni anni, tanto che siamo diventate anche abbastanza amiche e, ogni tanto, andiamo a far compere o a pranzare insieme. Una volta, in ufficio, parlando di pubblicità anche con riferimento ai suoi costi aziendali in tale settore, le dissi, senza alcun secondo fine, che avevo notato come la pubblicità tendesse sempre più a mostrare scene lesbiche, vedi vari profumi, Campari ecc., dicendole che, comunque, per i loro prodotti era certamente impossibile quel tipo di pubblicità’ era difficile abbinare una scena lesbica a cavi elettrici. Lei, a quel mio dire, ribatt&egrave che era un peccato’ con le scene lesbiche avrebbe potuto risparmiare sulla modella, visto che, mi comunicò apertamente, lei aveva già avuto esperienze lesbiche, trovandole, peraltro, piacevoli ed appaganti. Capìì, a quel punto, quanto successe circa un anno prima nel camerino di un negozio; mentre io provavo un abito, lei mi palpò in modo un po’ troppo forte e duraturo il culetto e le tette, facendo scorrere al mano anche sulla vagina, con la scusa di sistemarmi la stoffa’ sicuramente era un preciso segnale a cui, però, io non risposi’ tra l’altro, pur rimanendo un po’ dubbiosa su quelle palpate, non pensai, sul momento, volessero essere un invito lesbico. In allora non le dissi nulla sulle mie perplessità e lei non disse nulla a me’ Anche in occasione del suo successivo dichiarasi apertamente bisessuale, in quella conversazione in ufficio, feci orecchie da mercante e cambiai argomento. Ricordo che mi limitai a dirle: magari in un’altra vita, in questa mi bastano gli uomini.
Dopo la serata con i bamboli, presi però il coraggio a due mani, decidendo di sondarla per aprire la nostra coppia ad altri; era l’unica a cui, visto quanto mi aveva detto su di lei, potevo esternare quella voglia. Quanto meno speravo di avere, se non un uomo ed una donna, almeno una donna da mettere tra me a Gianni, Paola poteva essere quella giusta.
Il mattino dopo, con la scusa di una firma su un documento e visto che l’azienda e a meno di due chilometri da me, la invitai a venire in ufficio e, andando con lei a prendere un caff&egrave, le dissi apertamente che ero rimasta scossa da quanto mi aveva detto sui rapporti lesbici e che, quella frase, mi aveva fatto finalmente capire quanto, la palpata nel camerino, non fosse stata involontaria’ aggiunsi anche, inventandomelo per creare i presupposti per andare avanti con i discorso, che non ero più riuscita a pensare ad altro e, quel pensiero, mi aveva accompagnata in tante masturbazioni. Finìì, con lei che mi guardava stupita mentre eravamo sul marciapiede, dicendole che, se oggi avessi ricevuto nuovamente quelle palpatine non mi sarei tirata indietro e, quasi d’un fiato tanto era il mio imbarazzo nel dire ciò, che, con quella frase sul suo bisessualismo, era sorta in me una forte voglia di sesso con una donna e lei, se provava ancora l’attrazione di un anno addietro, sarebbe stata quella con cui avrei maggiormente desiderato farlo. Quel giorno mi era messa la più sexy della biancheria intima.’ Io ed Elena, sentendo tale antefatto e vedendo il sorridente viso di Gianni, che approfittò della pausa di sua moglie per comunicarci che lui era assolutamente all’oscuro di tanto ardire di Anna, iniziammo ad immaginare il proseguio. Anna, bevuto un po’ di champagne, riprese il racconto ove l’aveva interrotto.
‘Paola, ben felice di quanto sentitomi dire, lo si vedeva dagli occhi carichi di libidine che mi spogliavano, mi propose di andare a casa sua nel pomeriggio, dicendomi che aveva solo bisogno di due o tre ore per sbrigare un paio di incombenze in azienda e poi sarebbe stata libera e tutta per me’ tra l’altro, aggiunse, con la casa libera; suo marito era a Milano da un cliente e sarebbe tornato non prima delle otto di sera. Al mio immediato sì, mi disse di attenderla in ufficio che, appena libera, sarebbe passata a prendermi. Quelle due ore, da quando la lasciai sino a quando suonò il telefonino annunciandomi il suo arrivo, furono devastanti. In me si alternavano paura per quello che sarei andata a fare, paura irrazionale di bloccarmi sul più bello rendendomi ridicola davanti a Paola e paura razionale di essere andata ben oltre quanto magari Gianni si aspettasse, a enorme eccitazione per quel nuovo gioco erotico. Nonostante le paura, mi sentivo bagnatissima e incapace di resistere oltre. Dopo circa un’ora, andai in bagno e mi masturbai velocemente appoggiata al lavabo, con in mente la vagina di Paola e la sua bocca sulla mia. Venni in pochissimo tempo, sforzandomi di non gemere’ Gianni era nella sua camera a pochi metri e nulla doveva sapere sino alla sorpresa finale. Non ero ancora tornata alla scrivania e sentii nuovamente l’umido tra le cosce. Quell’eccitazione aumento ancor più nel tragitto, di circa un quarto d’ora, dal mio ufficio a casa di Paola. Sarà stato l’imbarazzo per la situazione, sarà stata l’eccitazione per quanto stavamo andando a fare’ tra noi non ci fu una parola.
Entrammo in casa e, chiuso l’uscio, Paola iniziò, da dietro, ad accarezzarmi il corpo attraverso la stoffa del vestito, passando dal collo alle tette per poi scendere alla zona inguinale. Ero immobile sotto quelle carezze allorché mi girò prendendomi per le spalle ed appoggiò le sue labbra sulle mie. Istintivamente le socchiusi e subito sentìì la sua lingua contro la mia: Fu un bacio per me nuovo, per la prima volta incrociavo la mia lingua con quella di una donna. La sensazione comunque fu bellissima ed eccitante e, quell’umido tra le cosce che da ore mi perseguitava, divenne una cascata’ mi sentivo bagnata all’inverosibile, neppure con Gianni mi ero mai bagnata tanto prima ancora di svestirmi.
Iniziò a togliermi il vestito, alternando carezze a baci su tutto il mio corpo, mentre si prodigava in complimenti sulla mia bellezza, su quanto fosse bello il mio culo, su quanto la eccitassero le mie tette’ Io ero piuttosto rigida, mi limitavo ad accarezzarle il collo e le spalle, mentre lei si curvava su di me. Quando sentìì la sua mano sulle mie grandi labbra, iniziai a fremere, gemendo per un orgasmo che ormai era imminente. Sentii il suo dito entrare in me, mentre un altro dito strofinava lievemente il clito’ ero ormai all’orgasmo, un orgasmo che divampò allorche sentìì la sua bocca legarsi alla mia figa, con un bacio appassionato ed una penetrazione linguale mai provata prima. Urlai di continuare, di leccarmi ancora, le urlai che stavo godendo, che mi stava facendo impazzire. Mentre ancora fremevo per l’orgasmo, mi prese per mano e mi accompagno nella doccia, svestendosi a sua volta velocemente.
Nella doccia venne anche lei, mentre l’acqua scrosciava sui nostri corpi, e mi venne tra le mani. Da quando eravamo entrate in doccia mi ero sbloccata, la masturbai prima delicatamente poi violentemente, mentre con la lingua ed i denti le leccavo e morsicavo i capezzoli. Mi ero accorta che se io era super eccitata lei non lo era da meno. Lei prese il telefono della doccia e, svitatolo e lasciato solo il tubo che gettava acqua, mi penetro appena appena con quell’aggeggio, facendo scrosciare all’interno della mia vagina un’enorme quantità d’acqua, mentre la sua bocca non si staccava dai miei capezzoli. Quei denti che mordevano le fragoline, unità a quell’acqua che mi inondava la vagina, mi fecero venire nuovamente’ allorché sentii il secondo orgasmo cogliermi, sussultando le presi la testa tra le mani e, portandola a me, la baciai con grande intensità, sbavando nella sua bocca quel magnifico orgasmo e tutto quel piacere che mi stava regalando.’
A questo punto, Elena, che durante tutto il racconto, prima piano, poi sempre più velocemente, si era masturbata, venne, quasi volesse venire contemporaneamente al ricordo dell’orgasmo di Anna. Anna si interruppe e si chinò a leccarla, assaporando tutto il nettare che colava da Elena. Io e Gianni, un po’ per il racconto appena sentito, un po’ per quello spettacolo, prima di masturbazione poi di leccata lesbica, avevamo i nostri attrezzi ormai nuovamente durissimi e pronti ad una nuova battaglia per il piacere. Ci avvicinammo alle due, ricevendo, però ed a sorpresa, un chiaro invito a tornarcene a sedere ove eravamo prima. Anna, senza mezzi termini, ci disse: ‘no, cari maschietti, adesso vi tenete i vostri cosi belli duri e continuate a guardarci, perché io voglio godere per le sole mani e la sola bocca di Elena.’ A quella frase ci sedemmo entrambi, mentre Elena, ormai rilassata dall’orgasmo appena avuto, iniziò a dedicarsi con mani e bocca ad Anna. Si inginocchio tra le sue gambe e, come usava fare con me, portò la testa tra le sue cosce e, con entrambe le mani, iniziò a strizzarle i capezzoli. Non ci volle molto per vedere anche l’orgasmo di Anna, un orgasmo urlato e rovesciato interamente nella bocca di Elena che, nonostante l’amica fosse ormai venuta, sembrava non voler smettere di leccare quella bella e depilata figa. Noi due, eccitatissimi, continuavamo, come da ordine ricevuto, a stare seduti sul divano, uno a fianco all’altro, con il nostro bell’uccello ritto come poche altre volte ed implorante il loro intervento, un intervento che non ci fù.
Anna, dopo i reciprochi orgasmi, come nulla fosse, seduta a fianco di Elena, e tutte e due ignare delle nostre violacee protuberanze, proseguì nel racconto.
‘Uscite dalla doccia ed entrambe gocciolanti fui portata da Paola nella camera degli ospiti. Qui Paola si mise tra le mia gambe ed iniziò a leccarmi, passando da penetrazioni linguali e velocissime toccate di lingua del grilletto, mentre con un dito mi solleticava, entrando ed uscendo, il buchino posteriore. Mi leccò per almeno venti minuti di seguito, Venni tre volte e, anche dopo che ero appena venuta, lei non smise mai di leccarmi’ solo dopo il mio terzo orgasmo, sollevò il suo viso dalle mie cosce, baciandomi sulla bocca, dicendo ecco’ adesso gusta dalla mia bocca il sapore della tua figa. Quel sapore, che molte volte avevo sentito sulle labbra di Gianni, dopo essere stata leccata, aveva, su quelle labbra di donna, un sapore diverso e ancor più eccitante. Mi inebriò a tal punto che non potei resistere all’andare a leccarla. Non so per quanto la leccai, so solo che la sentii più volte sbrodare il suo piacere sul mio viso. Dopo un numero imprecisato di orgasmi, ero talmente fuori di me che non riuscii a contarli, ci trovammo nude nel letto, l’una accanto all’altra ad accarezzarci delicatamente i corpi esausti; approfittai della situazione per andare a fondo in quello che era stato il motivo vero per cui mi trovavo ora lì con lei’ portarla tra me e Gianni, anche se, dopo quanto di piacevole provato, mi rendevo conto che, quand’anche mi avesse detto di no, il sesso lesbico era comunque stata una bellissima esperienza che avrei certamente voluto rivivere. Nel silenzio del dopo che regnava nella camera, quasi fosse il frutto di un mio ragionamento del momento, dissi a Paola che mi sarebbe piaciuto fare sesso con lei e mio marito insieme, perché la sua lingua mi aveva fatto impazzire, ma, ancor più bello sarebbe stato il sentirla su di me mentre un uomo mi possedeva. La risposta di Paola andò oltre le mie più rosee attese e speranze. Mi rispose un si entusiastico, aggiungendo, però, che l’avrebbe fatto solo se era possibile coinvolgere anche suo marito. Aggiunse che era qualche anno che facevano sesso con altre coppie e lei lo tradiva solo con altre donne, di cui poi però gli raccontava per filo e per segno tutto, ma mai era stata con un uomo senza lui presente. Non volevo credere alle mie orecchie, era esattamente ciò che cercavo’ tutti e quattro insieme, poi, devo dire, Luca &egrave pure un bell’uomo, con dieci anni meno di me’ così come ancor più giovane e Paola’ stavo preparando veramente un bel regalino sia a me che a Gianni.’
A quel punto Gianni si alzò ed andò a baciare appassionatamente sua moglie, per poi dirci: ‘l’ho sempre amata’ da quel momento ancora di più; questo &egrave il vero segreto e regola di questi giochi erotici, devono essere fatti solo da coppie che si amano su serio, ove i due coniugi sono complici, amici e legati alla massima potenza tra loro. In caso contrario, questi giochi servirebbero solo ad acuire i problemi, a smussare sempre più un amore ormai allentato, a ridurre ulteriormente una complicità ristretta. Nel poco che ci siamo visti ho capito che voi siete come noi, due che si amano alla grande e che, forti di quella certezza, sanno cercare, in massima complicità, il piacere, il massimo del piacere che il sesso può dare.’
A quelle parole, istintivamente andai ad abbracciare e baciare mia moglie. Fu un bacio passionale e d’amore, ricambiato con egual enfasi. Mentre ci baciavamo, le nostre mani andarono inconsciamente ad accarezzare i nostri corpi, quasi ignari dei due amici sul divano di fronte. Li vedemmo, con la coda dell’occhio, a loro volta avvinghiati mentre si baciavano e accarezzavano. Ci trovammo stesi sul tappeto centrale, a coppie divise, ognuna formata dai legittimi coniugi. Tra noi forse un metro o poco più, ma la distanza, in quel momento era enorme. Due coppie di cinquantenni che amoreggiavano, con grande passione, su un tappeto in un’unica stanza, usando non più la terminologia del sesso frenato, ma le parole dolci dell’amore. Due coppie divise solo da un tavolino da salotto, l’una da una parte, l’altra dall’altra parte. Non fu fare sesso, fu fare l’amore e lo fu per tutti e quattro. Noi non sentivamo loro, in quel momento ci sentivamo soli e, certamente, loro non sentivano noi. Penetrai mia moglie delicatamente, alla missionaria, stendendomi su di lei, vidi che anche Gianni mi imitò con la sua. Fu un lungo e dolce entrare ed uscire da Elena, fu un continuo sussurrarci parole dolci ed affettuose. L’orgasmo venne in contemporanea, mentre io le sussurravo ‘ti amo’ e lei sussurrava altrettanto a me. Subito dopo sentimmo l’orgasmo dei due amici, un orgasmo ben diverso da quello che ci avevano mostrato prima, anche per loro fu un orgasmo dolce, accompagnato da parole di amore. Restammo così, entrambi abbracciati al proprio coniuge’ solo dopo qualche minuti, mi sentii di dire: ‘Gianni, quanto hai detto prima &egrave proprio vero’ erano anni che non facevo più l’amore con mia moglie con tanta dolcezza e tanto sentimento” Gianni, Anna ed Elena annuirono, concordando con me. Quella sera ci eravamo divertiti moltissimo con i corpi ed avevamo, nel contempo, imparato veramente tanto. Ci rivestimmo e ci lasciammo’ certi che ci sarebbe stata una prossima volta, anche perché questa era solo la seconda e, come disse Anna a Elena il giovedì galeotto del ristorantino, loro avevano abitudine di farlo tre volte con ogni coppia o singolo’ Era passata solo una settimana da quel giorno’ mi sembrava un’eternità, tanto era cambiata, in quel piccolo frangente temporale, la mia vita con Elena.

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