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Racconti Erotici Etero

Da quella notte

By 4 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano circa le quattro di notte quando mi alzai, come consuetudine, per andare a prendere una boccata d’aria. Il taglio della luna rischiarava la sera, rinfrescata dalla calura pomeridiana da una lieve brezza. Camminavo scalzo godendo della freschezza delle piastrelle del balcone sotto le piante dei piedi. Sul balcone, seguiva il perimetro della casa, si affacciavano tutte le camere del piano. Nella parte posteriore si allargava lasciando spazio a un’ampia terrazza dal quale, coricato su una sdraio, osservai il cielo con le sue innumerevoli stelle. Sentivo le gambe rilassarsi e il corpo cedere alle tensioni che si dissolvevano. Il torpore del sonno mi colse. Non so quanto dormii, mi destai, e mi parve d’aver riposato un’eternità, tanto mi sentivo fresco. Feci il giro della casa e rientrai dalla porta balcone dal quale ero uscito. Nel tratto di corridoio che mi separava dalla mia stanza urtai un mobile facendo cadere alcuni fogli che v’erano sparsi sopra. Mi chinai quindi per raccoglierli e sentii la bimba piangere. Ero a casa di quella che qui chiamerò Elena, il marito, Roberto, per lavoro era costretto a intrattenersi per lunghi periodi a Londra e poiché la moglie aveva una bimba di appena cinque mesi, mi offrii a fare compagnia a Elena. Essendo amici di vecchia data, e conoscendomi sin dall’infanzia accettarono ringraziandomi per la gentilezza. Io avevo appena preso la maturità e avevo voglia di stare un po’ fuori casa per ricaricare le batterie. Così feci la valigia con tutto l’occorrente per trascorrere un mese da loro.. Raccolsi quei fogli, perlopiù bollette varie, e mi diressi verso la stanza della bimba. Piagnucolava nel suo lettino, la presi in braccio e mi sedetti sul divano che c’era nella sua stanza e piano piano iniziai a cullarla. Era passata appena una settimana e in quel periodo, sin dai primi giorni, stare solo con Elena mi turbava parecchio. Lo ammetto, vergine ancora a quel tempo, varie volte la immaginavo svestita. Non che dovessi lavorare molto di fantasia dato che l’estate calda e gli abiti corti, lasciavano ben poco all’immaginazione. Elena &egrave una ragazza che lavora al centro benessere dell’hotel 5 stelle della città in cui abita. Ora, poiché &egrave in maternità, può stare a casa a riposarsi. &egrave molto bella, ha ventisei anni e confesso che mi &egrave sempre piaciuta. Sarà alta sui 165 e di costituzione magra ma molto affascinante. La linea sinuosa del suo profilo parte dalle caviglie sottili, salendo per i polpacci ben torniti e le cosce morbide in cui la sua carnagione risplende come la madreperla. S’allarga sui fianchi per stringersi in una vita sottile riallargandosi laddove, salendo, incontra i seni. La carnagione chiarissima fa risplendere il suo viso incorniciato dai un folto crine rubino e un sorriso sempre sincero e solare che mette allegria. Gli occhi verdi contribuiscono al suo fascino felino. Come dicevo, sin dai primi giorni che trascorsi nella loro casa, notai che non aveva vergogna a mostrarsi con abiti molto succinti. Pantaloncini cortissimi, infradito, top come annodato sul davanti proprio sotto al seno. Le giornate trascorrevano chiacchierando e facendo tutti quei lavoretti che una villetta necessita. Io l’aiutavo con piacere nelle cose in cui non riusciva o nei lavori più pesanti. Nel mentre, accadeva che si appoggiava a me, o che per il sudore la maglietta le si appiccicava addosso. L’imbarazzo che provavo era più che evidente, tuttavia Elena faceva finta di nulla non accorgendosene, immaginando o forse comprendendone il motivo. Alla sera poi mi mettevo a lavorare al computer, e lei, dopo aver messo a nanna la bimba, si sedeva accanto a me, appoggiava la testa sulla mia spalla e osservava ciò che facevo. A volte guardavamo un film’ e più di una volta si &egrave addormentata sul divano. In queste occasioni, quando di peso la portavo nella sua stanza da letto, non perdevo l’occasione per osservarla meglio senza timore di essere notato sfacciatamente. Non facevo comunque nulla di male, giunti nella stanza l’appoggiavo al letto e la coprivo semplicemente col lenzuolo, dopo aver osservato il suo corpo sinuoso rilassato al centro del letto. Trascorsa la prima settimana non passava notte che non la sognassi e per fortuna che c’era il condizionatore che mi concedeva il sonno notturno.
Ritornando comunque alla sera dei fatti, il lunedì successivo al mio arrivo, ero in pantaloncini, seduto su una poltrona che cullavo Sofia che di dormire, stranamente, non ne voleva sapere. Elena probabilmente non se ne era accorta del pianto della bambina, così finì che mi addormentai sul divano con la bimba in braccio che, vuoi per riflesso, vuoi per stanchezza, s’addormentò tra le mie braccia. Ricordo che avrò dormito circa un paio d’ore quando una mano fresca e delicata sfiorò il mio viso. Mi destai, ho il sonno leggero e dormo poco, e vidi Elena con solo gli slip indosso che mi sfilava tra le braccia Sofia per rimetterla nel suo lettino. Poi si avvicinò, ormai il sonno mi aveva completamente abbandonato, mi sforzai di guardarla negli occhi mentre mi diceva ‘ ‘Che dolce, vi siete addormentati insieme!’- Diventai probabilmente bordò, ma la stanza era scura e dubito che se ne accorse, come dubito che si accorse della leggera libidine che cominciava a invadermi ”già, eh, si era svegliata, passavo di qui perché ero andato fuori e ho pensato di’ di cullarla’- continuare ad osservarla in viso cominciava a diventare faticoso. Se ne accorse, penso, e si sedette sulle mie ginocchia. Sentivo il suo profumo, l’odore del suo balsamo. I suoi capelli solleticavano la mia spalla mentre s’appoggiò col viso sul mio petto. Le cinsi le spalle con una mano, facendo attenzione a non avvicinarmi a zone particolari e lei piano piano sussurrò ”Meno male che ci sei tu, speravo che ti proponessi. Rimanere sola non mi sarebbe piaciuto, specie con una bimba.’- risposi, fingendo una calma che in quel momento non mi apparteneva ” figurati, qualsiasi cosa possa fare, sai che la faccio con piacere’- alzò un po’ il viso -‘Non mi fido molto delle persone, sono felice che ci sia tu, perché di te mi fido, ci conosciamo da così tanto tempo. Mi ricordo quando avevi tredici anni che ci siamo conosciuti. Ricordi? Quando siete venuti in vacanza a casa di Roberto e lui ci ha presentati? Quanto tempo” risposi ” già &egrave passato parecchio tempo, sono anche io felice di essere qui’ e cercai di sorridere rassicurante, ma ogni tanto il mio sguardo scivolava sulla curva morbida dei suoi seni. Alzò di nuovo lo sguardo e si mosse come per sistemarsi in una posizione più comoda. Spostò il sedere verso di me, appoggiandosi con una mano, quasi distrattamente, sulla mia parte intima che già cominciava a smuoversi. Se ne accorse, notai lo scintillio dei suoi occhi verdi e poi mi disse. ‘ ‘non ho sonno, ma sono un po’ stanca andiamo a letto?’ ‘Si, credo sia meglio’risposi, per interrompere quel contatto che mi stava facendo letteralmente impazzire nello sforzo di trattenermi. ‘Portami tu, non ho preso le ciabatte prima e il pavimento &egrave freddo’ sorrise leggermente maliziosa. Rimasi un attimo perplesso, ma poi feci scorrere un braccio sotto le ginocchia e l’altro dietro la schiena e mi alzai. Era leggera, e sentirla tra le mie braccia non faceva che aumentare la mia eccitazione. Per fortuna che ero in piedi e non poteva accorgersene. Attraversai il corridoio e la appoggiai, come avevo fatto altre volte, sul letto. Mentre l’adagiavo con quanta più delicatezza possibile fece scivolare come in sbadata caduta libera, la mano lungo il mio torace fino a raggiungere la cerniera dei pantaloncini. Un altro guizzo nei suoi occhi. Allungò le braccia in direzione del mio viso e disse ‘vieni qui che ti do un bacino per ringraziarti’ e sorrise. Mi avvicinai porgendo la guancia sussurrando ‘oh grazie ma poi io mi emoziono’ ‘ ‘oooh per un bacino sulla guancia, sembri un bimbone grosso grosso’. Posò le sue labbra lascive sulla mia guancia. ‘Dimmi la verità ti annoi vero a stare qui?’ rimasi leggermente interdetto. ‘no figurati, mi fa molto piacere.’ Mi sedetti affianco a lei, sul letto. Si scansò andando nell’altra metà del matrimoniale, facendomi posto. ‘Sai di notte si riesce a chiacchierare meglio. C’&egrave più silenzio e poi tu sei più grande rispetto ai ragazzi della tua età. &egrave bello parlare con te, a volte fai dei ragionamenti che a pensarci bene sembri già un uomo.’ Rido. ‘oh cosa mi dici. A volte penso che invece fare certi ragionamenti porta soltanto ad essere più isolato dagli altri’ ah che bella cosa la stupidità!’ si voltò di scatto verso di me ‘non dirlo neanche per scherzo. Un uomo lo vedi da ciò che pensa, non da ciò che vuole apparire.’ La sento ridere. Mentre parlavamo mi sono disteso. Osservo il soffitto. Ride civettuola. ‘e tu? Cosa vuoi fare da grande?’ sorrido, mentre non riesco a distogliere dalla mente che sono solo in una casa con una donna al mio fianco mezza nuda bella come il sole. ‘ho molti progetti. Voglio avere un bel lavoro, poi una bella casa, e una bella bimba. Proprio come Sofia.’ ‘Che bel papà che sei’ posa una mano sulla pancia, poi sale e mi accarezza il viso. Io intanto continuo. ‘voglio, viaggiare tanto. Andare in posti strani e fare cose strane. Voglio fare cose che non ho ancora potuto fare.’ ‘eh sapessi ci sono tante di quelle cose che uno vorrebbe fare, ma che non si può, anche quelle che potresti fare poi finisce sempre che non accade mai nulla, non si fa mai nulla’ un’ombra triste ma maliziosa attraversa come un lampo i suoi occhi. Non lo vedo, ma lo sento. Sento i suoi polpastrelli che scivolano via dalla mia guancia leggermente elettrici, &egrave solo una sensazione, ma mi sembrava che il fuoco ardesse in me. Il battito accellerò improvvisamente e una domanda affiorò senza neanche che la pensassi. ‘tipo?’ rise. ‘tipo? Beh tipo tante cose che per farle non si deve essere da soli.’ Mi voltai sul fianco destro per osservarla in viso, il lenzuolo le cadeva morbido sui seni e sulla pancia, lasciando intuire le forme. ‘tipo?’ ‘oh ma come sei curioso sta sera’ tipo’ tipo tutte quelle cosuccie che si fanno in due.’, ‘ pensavo che Roberto”. ‘Da quando c’&egrave Sofia, Roberto pensa solo a lei. Non combina più nulla. Di giorno sta con la figlia sempre in braccio e di notte quando non dorme &egrave li che la guarda.’ Il suo tono non era arrabbiato, ma comprensivo. Il classico tono di una madre dolce che comprendeva il marito. Sinceramente non so che mi prese, le sfiorai con la punta dell’indice un braccio, scesi fino all’ascella depilata. Poi le carezzai il viso. Lei stava ferma e non si muoveva. ‘Povera la mia bimba’ la trascurano, e dire che &egrave così bella” Il suo viso assunse l’espressione di una bimba offesa mentre con il dito disegnai il profilo del suo viso, scesi dal mento e piano piano, attraversata la gola, scesi verso la pancia, passando per il solco che divideva i seni. Continuando a mantenere il contatto scostai, muovendo il dito, il lenzuolo. Era ferma. Sentivo il suo respiro elettrico sotto il dito e un leggero tremore, ma non riuscivo a capire se ero io, o lei. Poi sospirò. Fu come la crepa che fa scoppiare la diga. Persi qualsiasi timore, remora, paura. Feci scendere il lenzuolo fino all’ombelico e cominciai ad accarezzarle l’addome, i fianchi fino a salire fino ai seni. Ne presi in mano una cominciai a massaggiarlo, tra le dita sentivo il suo capezzolo diventare duro e l’intera mammella indurirsi. Mi avvicinai. Posai le mie labbra sulle sue. Non appena le toccai sentii la sua lingua vogliosa insinuarsi e muoversi freneticamente. Il ritmo lento che fino a quel punto aveva fatto snocciolare i movimenti, divenne frenetico. Con una mano tirò via il lenzuolo e frenetica spinse le mie spalle sul materasso e si mise a cavalcioni su di me, abbassò il viso fino a congiungere le sue labbra con le mie. I suoi capelli un po’ mossi ricadevano accarezzandomi il viso. L’abbracciai e forte la strinsi a me, facendola cadere letteralmente sul mio corpo. Sentii i suoi seni schiacciati contro di me, il suo inguine contro il mio, afferrai le sue natiche sode e cominciai ad accarezzarla tutta. Morivo di lei. L’alzai letteralmente di peso e, facendola coricare sulla schiena. Ci baciammo nuovamente, intensamente. ‘E’ da quando &egrave nata Sofia che io e Roberto non lo facciamo. Muoio dalla voglia!’,’ E’ da quando sono nato che non lo faccio’ Muoio dalla voglia anche io!’ Ridiamo mentre un altro bacio sfiora le nostre labbra. ‘&egrave la tua prima volta! Sono, sono’ emozionata’ voglio che sia indimenticabile per te, dimmelo, parlami, fai tutto ciò che vuoi.’ Non c’era tanto bisogno che me lo dicesse, ma quel suo assenso fece cadere ogni timore. Afferrai saldamente i suoi fianchi e la girai con decisione, ma senza farle male. Mi sentivo deciso, forte, ma non volevo provocarle del dolore. Cominciai a massaggiarle le spalle, volevo sentirla tutta sotto le mani. Presi a baciarle la schiena, scivolai lungo le cosce che massaggiavo, impastavo, baciavo. Scesi fino ai piedi. Baciai le sue dolci estremità. La sua carnagione chiara risplendeva nella semi oscurità che c’era nella stanza. Quel poco di luce calda della piccola abatjour creava l’atmosfera e consentiva di vederci. Le sue caviglie sottili e bianche profumavano di bagno schiuma. Ripresi a salire lungo le cosce fino a raggiungere il sedere. Stupendo, perfetto. Quante volte osservandolo accolto nelle morbide pieghe di una gonna o fasciato nei jeans, avevo sognato di appoggarvici le mani. Ora era li, per me. Sentivo il suo calore sotto le mani. Il suo profumo nel naso. Presi a baciarlo mentre sentii che i respiri tremanti ogni tanto lasciavano spazio a un ricciolo di risa. ‘nessuno mi aveva mai toccata così. Con tanto desiderio, con tanta passione. &egrave bellissimo!’ Continuai rafforzato da quelle parole. La rosellina del sedere era stretta, vergine, la leccai mentre piano piano la facevo giare facendo passare una gamba sopra la mia testa. Apparve. Quelle strette labbra che avevo solo intravisto da dietro si rivelarono con tutta la loro bellezza. Depilata di fresco, solo un piccolo ricciolo rubino sul monte di venere, era la più bella cosa che avessi mai visto. Un po’ incerto mi avvicinai. Sentii il suo odore, e il suo sapore pungente ma dolce. Cominciai dall’alto. Le mani mi tremavano, mentre la mia lingua esplorava quelle zone che per tanto tempo m’erano parse utopia, sogno. Passai alle grandi labbra, insinuandomi poi all’interno, salendo fino al clitoride. Ci giochicchiavo con la lingua, schiacciandolo un po’ e mordicchiandolo con le labbra. L’interno della sua intimità era calda e lubrificata. Feci scorrere un dito, l’indice, all’interno. Sentii un calore avvolgerlo, cominciai a muoverlo ritrovandomelo lucido d’umori che oramai cominciavano a colare sul lenzuolo. Con la mano libera cominciai ad accarezzarle la pancia, poi un seno, scivolando poi sotto la schiena per ritornare in basso ad accarezzare le natiche schiacciate sulla mia mano dal suo peso. Feci un po’ leva alzandole il sedere. Capì il movimento e inarcò la schiena concedendosi meglio. Avevo da tempo immaginato questo momento. Immaginavo il mio imbarazzo, la mia ottusità nel capire i movimenti accompagnati da un velo di vergogna. Invece non fu così. Mi sentivo forte. Ero io che comandavo secondo il mio piacere. Voleva che fosse indimenticabile per me. Io volevo che fosse indimenticabile per lei. Affondai con la lingua in profondità in maniera brusca e improvvisa. Non se lo aspettava, la sentii fremere e poi sciogliersi nuovamente. Un lungo, languido bacio. Io intanto continuavo imperterrito, rifacendo quei movimenti che sentivo la facevano fremere più forte. Il respiro le divenne corto, serrò i pugni sul lenzuolo e un laconico grido le uscì dalle labbra. Poi si irrigidì e spalancò gli occhi nel mentre riprendevo a penetrarla con due dita leccandole il clitoride. S’alzò così di scatto che non me ne accorsi nemmeno, lanciando un urlo per poi ricadere debole e molle sul letto. La sua lubrificazione aumentò improvvisamente. Fu la prima volta che vidi una donna avere un orgasmo. Fu bellissimo. La pulii lentamente mentre piano piano il tutto si asciugava sprigionando quel odore di sesso e di lussuria che mai avevo sentito. Per la prima volta sentii il mio membro dolere dall’eccitazione. Dopo poco si destò osservandomi con gli occhi socchiusi e un sorrisino malizioso. ‘ebbravo il mio piccino’ ma lo sai che non si fanno queste cose a una bimba brava come me?’ ‘oh che bella bimba’dissi carezzandole il viso ‘vuoi fare un bel giochetto?’ ‘si si!’ rispose civettuola con una voce infantile che sinceramente non sapevo da dove le uscisse. Non sapevo nemmeno come s’era giunti a quel punto’ ma il gioco m’intrigava. ‘Giochiamo giochiamo! Però” proseguì facendo una faccina triste e spaccacuore. ‘però’ voglio prima un bel gelato!’ Rimasi sconcertato dalle sue parole. Non sapevo se dicesse sul serio’ o se fosse parte del gioco. Mentre stavo a pensare imbambolato si alzò, mettendosi a gattoni e si avvicinò a me che stavo inginocchiato di fronte a lei’ abbassò lo sguardo e con una voce squillante: ‘ eccolo il mio gelato’ che buono!’ esclamò non appena di fronte al mio membro che ancora pulsava voglioso di sfogarsi. Prese a leccarlo, come una gattina, senza toccarlo. Poi lo accolse in bocca facendo scivolare l’estremità fino in fondo alla gola per poi ritornare su facendola uscire dalle labbra, socchiuse per aumentare la pressione. Non appena fu fuori si sentì lo schiocco delle sue labbra e una fitta di mi scosse. ‘proprio buono, come piace a me! Da quanto tempo non mangiavo un gelato così buono’ ne voglio ancora’ chissà se c’&egrave anche la crema” lo riprese in bocca mentre io, alzando una mano, avrei potuto toccare il paradiso. Continuò ancora per un po’ a leccarlo come fosse davvero una bambina alle prese con il gelato o un lecca lecca. L’eccitazione aumentò vertiginosamente. Mi piegai su di lei e presi ad accarezzarla. Sentivo che non avrei resistito molto. Un po’ bruscamente lo tirai via dalle sue labbra tumide e mi concentrai per mantenere il controllo su di me. Un goccio di sperma uscì’ ma riuscii a mantenere l’erezione. ‘uuuu la crema che buona!’ esclamò e senza che riuscissi a fare niente, con due o tre leccate la prese tutta in bocca assaporandola come si fa con un vino pregiato e poi ingoiando. ‘Girati’ ordinai ‘che il tuo amichetto ti insegna un gioco nuovo” con un aria maiala e un tono di voce sempre più infantile ‘siii? Che giochetto dimmelo dimmelo!!!’ la feci girare sempre con delicatezza, sollevandola un po’ di peso. Com’era leggera!. Una volta che ebbi il suo sedere di fronte a me poggiai la mano sulle sue spalle e la costrinsi ad abbassarsi lasciandole soltanto le natiche per aria aperte e disponibili’ Si voltò leggermente e con il solito sorrisino.. ‘cogia fai? Lo tai velo che tono una bimba blava?’ Vedevo la sua patatina brillare. S’era di nuovo bagnata. Indirizzai la punta del mio sesso all’entrata del suo. Feci entrare soltanto la punta, poi mi tirai indietro. Presi a muovermi soltanto introducendo il glande. Sapevo che godeva ma volevo farla soffrire. Perse l’aria da bambina rilassandosi con le braccia e il torace, tenendo invece ben su il sedere. ‘tutto, ti prego, per piacereee’. Sapevo che soffriva a non raggiungere il pieno godimento. Mi sentivo stretto. Era vero che era da un bel po’ che non lo faceva. Ad un certo punto mi fermai, scivolando indietro lentamente, pianissimo. Si morse le labbra. Senza preavviso entrai tutto, con una spinta veloce, forte, violenta. ‘AAAAAAAAAAAAHHH si, così continuaaaa’ urlò. ‘come mi fai godere, e dire che sei un verginello, e sei meglio di quel cornuto e impotente di Roberto. Chissà quanti porno avrai visto. Chissà quante volte hai sognato la mia figa, quella che ora ti stai scopando’ sbattilo dentro, più forte. Dai!’ era la prima volta che la sentivo parlare in un modo così scurrile. ‘Sei stata una bimba cattiva, non si parla così lo sai? Ti dovrò punire’ Afferrai le sue natiche a piene mani e con tutta la forza che avevo presi a dare colpi forti affondando sempre di più. Ad ogni colpo la sentivo contro di me e cercavo di spingere per raggiungere la massima penetrazione. Cominciò a mugolare frasi e parole senza senso. Portò un dito alle labbra rubino dalla quale colava un po’ di saliva’ ma non mi sentivo soddisfatto. Uscii e presi a masturbarla. Le mie dita diventarono lucide al contatto con i suoi umori. Cominciai ad accarezzarle la rosellina dell’ano. Lentamente infilai l’indice che dopo una lieve resistenza iniziale scivolò con facilità. Dopo poco seguì anche il medio mentre con l’altra mano proseguivo a masturbarla. La sentii muoversi e alzai lo sguardo. Vidi i suoi occhi verdi. ‘oggi tu mi hai dato una cosa che non ha valore, non ha prezzo. &egrave giusto che tu venga ricompensato con una cosa che non ho mai dato a nessuno. Prendilo &egrave tutto tuo’ disse mentre si lasciava cadere nuovamente con le spalle sul cuscino rilassandosi completamente. Ripresi il lavoro che avevo iniziato sentendola ansimare. La lubrificazione vaginale aumentò d’intensità. Lo misi nuovamente dentro alla sua splendida perla depilata. Dopo pochi colpi lo tirai fuori, lucido che svettava come non mai. Appoggiai la punta all’entrata posteriore e presi a spingere, lentamente, delicatamente, ma con una forza costante. Appena il glande fu dentro mi sentii stretto. Presi a penetrarla lentamente con il timore di farle del male. La sentivo ansimare e quando la sentivo gemere per il dolore mi fermavo. ‘Non ti fermare, non fa molto male, fammelo sentire nel culo’ su forza!’ disse con la voce rotta e roca. Presi a spingere con un po’ più di forza e determinazione. Avanti e indietro, ogni colpo sempre più in fondo’ appena trovai il ritmo giusto cominciò a gemere sempre più forte fino a che in uno spasmo non la raggiunse l’ennesimo orgasmo. Sentendola irrigidire, sentendo i muscoli del suo sedere ormai mio, comprimermi il membro che continuava imperterrito a penetrarla, le urlai il mio orgasmo imminente. Si girò di scatto, velocemente fancendomi scivolare via da quel piccolo paradiso, e delicatamente prese la punta del mio pene tra le labbra. Cominciai a schizzarle in bocca mentre le sue labbra imprigionavano il forellino facendo entrare in bocca tutto. Venni copiosamente tanto che non riuscì a trattenere tutto nella sua cavità orale e una goccia le uscì dalle labbra colandole sul mento’ l’assaporò come fa un somelier’ e poi, con un sonoro deglutire, ingoiò tutto’ leccandosi poi le labbra.
‘Grazie tesoro’ spero non sia l’ultima volta che mi fai di questi regalini’ disse guardandomi con quei occhioni da cerbiatta’ spostò l’attenzione sul mio membro che si stava aflosciando. ‘Vero che ci divertiremo ancora?’ disse con un tono infantile mentre con un lascivo bacio, lo accarezzava.
(continua)

email: paride.iovieno@gmail.com Da quel giorno tutto cambiò’ la bimba non disturbava’ dormiva molto svegliandosi solo per mangiare, e un po’ al pomeriggio’ L’estate procedeva con suo corso aumentando di giorno in giorno il calore. Credo che mai come in quel periodo amai il condizionatore. L’arretrato che volevo recuperare’ mi rendeva insaziabile, ma d’altronde non ero l’unico a non essere mai contento. Le ore pomeridiane si trascorrevano giocando con la bimba o chiacchierando’ era il tardo pomeriggio, la notte e la mattina che gli impulsi e il desiderio annebbiavano la mente.
Il giorno dopo mi svegliai più tardi del solito. La sveglia segnava le otto. Mi diressi verso la cucina, affacciandomi alla porta. L’odore del caff&egrave riempiva la stanza. La osservavo da dietro. Non c’&egrave che dire, la maternità l’aveva soltanto resa più desiderabile. Da dietro il suo sedere descriveva una curva dalle proporzioni perfette sebbene leggermente generose. Attraverso i pantaloncini corti immaginavo i suoi glutei morbidi, lisci e candidi. Mi avvicinai carezzandole il sedere e baciandola sulla guancia. ‘buon giorno!’ ‘Oh il signorino si &egrave svegliato finalmente! Dormito bene?’ ‘divinamente!’. Si volta. Cominciai a baciarla. La voglia di lei crebbe fino al punto da non riuscire a controllarmi.

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