Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Dal call alla strada.

By 25 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Driiiiiin’, ‘Driiiiiin’, ‘Driiiiiin”
‘Le cinque del mattino, cazzo. Ho dormito si e no tre ore scarse e oggi ho il turno al call dalle 6.00 alle 14.00. Che palle.’
Questo è il primo pensiero di Carolina.
Carolina ha 25 anni, vive a Milano da un paio di anni, ma è del sud Italia. E’ salita su perché questo del call è il primo lavoro con un contratto vero che abbia mai avuto. A tempo determinato, ma sempre un contratto, rispetto al nero a cui era abituata. Certo, con il suo semplice diploma magistrale al giorno d’oggi trova poco. Chi gliel’ha fatta fare quella scelta? Ma ormai è andata. L’univeristà l’ha cominiciata, ma la voglia di indipendenza era tanta. E poi, anche se viveva in una grande città del sud, si sentiva soffocata, senza prospettive e nell’ultimo periodo era anche single, aveva rotto col suo ex da circa quattro mesi e di storie serie non ne erano venute, solo qualche uscita con tre, quattro ragazzi, niente di che. Non perché fosse brutta, anzi.
Lei è carina, non una strafiga, però qualcuno che si gira a guardarla in strada c’è sempre. Del resto, una ragazza di circa 165cm, capelli neri lunghi alle spalle, un po’ mossi, occhi castani, con una terza di reggiseno, un po’ i fianchi larghi dovuti a un filo di cellulite (non devo mica fare la modella?, pensa), chi non la guarderebbe? E poi non è nemmeno una che si lascia andare, anzi. Ci tiene a essere curata. Le piace tenere i capelli a posto, la manicure e pedicure sempre in ordine, i vestiti sempre di gusto, siano questi abiti di gala che anche una semplice tuta.
Dicevamo delle uscite con altri dopo la sua ultima storia seria.
Niente di che. Cose del tipo: uscire la sera, pub, giretto in città. E poi, visto che se usciva con uno era perché almeno a pelle lo trovava carino, che senso aveva finirla lì, al giretto o al pub? E quindi la serata o il pomeriggio (di solito domenicale) si finiva magari all’inizio limonando in auto e, nel caso la cosa intrigasse sempre più, allora si passava oltre. Quindi, di solito i suoi flirt erano finiti dopo qualche scopata in auto o motel. Con uno era finita dopo un semplice pompino in auto. Troppo noioso, si era rivelato il tipo.
Due anni fa’ arriva a Milano, euforica per il lavoro ottenuto, a quell’età non vai troppo per il sottile, ti offrono un lavoro e tu lo prendi. I primi due mesi li passa in una specie di dormitorio con uso cucina gestito dalle suore. Due mesi interminabili: bisognava lasciare la camera entro le 8 del mattino e non si poteva rientrare la sera oltre le 22, il sabato alle 23.30. Decisamente troppo poco per una ragazza che cerca l’ndipendenza. Così il passo successivo è stato trovarsi una casa, in condivisione con altre due ragazze. E’ stata li per circa un anno e mezzo ma poi il proprietario le aveva sbattute fuori perché la casa gli serviva. E quindi si rimette alla ricerca di un’altra sistemazione. La trova presto, stavolta la coinquilina è solo una, del centro Italia. Una tipa abbastanza tranquilla, simpatica nonostante non la vedesse come un’amica a cui ci si può affidare e confidare, ma andava bene. E poi aveva orari migliori dei suoi, ci pensava spesso lei a cucinare e non era nemmeno male, forse un po’ troppo condito e grasso. La casa è più piccola della prima, più vecchia e con un mobilio rimaneggiato dagli inquilini che si sono succeduti nel tempo. Ma almeno qui ha una camera tutta sua.

‘Ok, mi tocca alzarmi, cazzo.’
Carolina si alza, sono le cinque del mattino, è ancora buio fuori e fa freddo. Va’ in bagno, toglie pantalone e maglia del pigiama e resta soo con gli slip, si guarda allo specchio.
‘Sto mangiando troppo e male, c’ho i rotolini e qualche buchetto di cellulite, sarò aumentata di 6-7 chili almeno da quando vivo qui con Cecilia. Cucina troppo carico di grassi. Va’ bene che le piace cucinare come a casa sua, però così finisce che divento una balena’. Questo il suo pensiero mentre si guarda, ma pensa anche che questo sovrappeso non le impedisce di avere qualche corteggiatore, anzi.

Il primo del mese, giorno di paga per lei e quelli come lei che lavorano al call: 876,00 ‘, questa è la paga base e il mese scorso zero straordinari, non li hanno richiesti, peccato. ‘Nemmeno questo mese posso iscrivermi in palestra’proprio non riesco a buttare giù sta panza, grrr’. Meglio non pensarci. Si lava, si veste, si trucca, esce di casa, sale sulla sua Micra vecchio modello e anche non messa bene, regalatale dalla famiglia anni addietro e va’ al lavoro (quando ha il turno al mattino prestissimo o quando finisce la notte preferisce andare in auto al lavoro).
Il cinque del mese l’affitto: 350′ per una camera, tanti soldi, ma vivere a Milano ha questo costo, e gli va’ anche bene, molti pagano tanto di più. Il proprietario è un uomo sui 55-58 anni, anche lui del sud Italia, non della zona di Carolina, ma di altra regione. E’ un tipo dai capelli radi che porta rasati, bianchi, sui 170 cm, un po’ di pancia, vestito un po’ trasandato, cultura elementare, quella trasandatezza tipica di chi ha una buona rendita dalle varie case di proprietà che affittà. Non lavora ma cazzeggia tutto il girno tra lavoretti semplici o al bar nella zona a nord di Loreto dove abita. Ogni volta che Carolina va’ a pagare l’affitto da sola lui ne approfittà sempre per fare battute e proposte serie celate scherzosamente.
‘Carolina, se era per me l’affitto a te non te lo farei pagare, bella come sei’. Oppure: ‘Carolina ma se qualche mese vuoi pagare meno ci mettiamo d’accordo io e te, senza che lo diciamo a nessuno eh?’, gli diceva ridendo, con quello sguardo stronzo e un po’ viscido.
Lei rispondeva sempre, ma senza farlo incazzare. Non erano in regola con il contratto quindi poteva sbatterla fuori quando voleva. ‘Ma Signor Alfredo, se ci voleva far risparmiare ci faceva un prezzo basso sin dall’inizio’. ‘E mica l’ho fatto io il prezzo, è stata mia moglie e poi io ho detto che faccio pagare meno a te, mica a quell’altra’, riferendosi a Cecilia.
E così, in un modo o nell’altro lei se ne usciva sempre dal discorso di quel lupo affamato.

Nuovo primo del mese e nuovo stipendio: 935′, un po’ di straordinari.
Quattro del mese. Torna a casa, alle 7 del mattino, turno notturno. Intorno alle 10 citofono: postino, raccomandata per Carolina T., bisogna firmare. Scende, apre al postino, firma: multa, eccesso di velocità in città, 150′!
‘Cazzooo!’
‘E mo che faccio? Oddio come la pago? 350 l’affitto + 150 la multa + sto mese ci sono 100 di riscaldamento, sono 600′ e non è nemmeno iniziato il mese’.
Farseli prestare?
E da chi?
Chiedere aiuto alla famiglia? Non se ne parla.
Prestito da qualche finanziaria? Meglio non farsi ridere dietro.
‘Madò, come faccio”, pensa con gli occhi arrossati.
Mentre resta seduta lì in cucina, da sola (Cecilia ha il suo lavoro stabile 9-18), un sottile pensiero pian piano entra nella sua testa. Vede un’immagine nei suoi pensieri. Un fancazzista che problemi di soldi non ne ha.
E se provasse a chiedere quello sconto sull’affitto? ‘Ma come faccio, non ho mai fatto na cosa del genere’mi vergogno, ho paura, non voglio!’
Passa il tempo in quella cucina e i pensieri sono tanti.

La sera, a casa.
‘Ceci, hai già i soldi dell’affitto?’
‘Sì si, già fatto tutto’ (sorride, beata lei che ride sempre, ingenua)
‘Ok senti io adesso ho il turno, torno domani mattina ci vado io da sola anche stavolta dal proprietario a portarli ok?’
‘Ah si se non ti scoccia anche questo mese, grazie!’ (e ride’bah!).
‘Ma si, non ti preoccupare, ci vado io da quelli li’ (ride anche lei, recitiamo un po’ via).

Torna alle 7 del mattino come sempre, si mette il pigiama e cerca di dormire. Figuriamoci se ci riesce, non chiude occhio e resta a letto. Ci resta fino alle 10. Basta, inutile stare qui, si alza.
La notte al lavoro e il ritorno l’hanno convinta. ‘Ok, lo faccio, tanto non lo saprà nessuno.’
Si fa la doccia, apre l’armadio.
Jeans aderenti che la rendono come sempre appetitosa. Camicetta blu, che stringe il seno. un reggiseno bianco, come gli slip abbinati. Via le ballerine di questa notte usate per andare al lavoro. Decolletè blu tacco 10 punta aperta. Il trucco non troppo pesante, mani e piedi oggi con smalto lucido trasparente, rossetto un po’ più marcato. Basta, va’ bene così.

Sono le 11.30, esce di casa, percorre via P. dove abita e fa i 200 metri sempre sulla stessa via che la separano dal palazzo dei proprietari. Lungo il traggitto i soliti sguardi sulle sue bocce strette nella camicetta, il culo abbondante fasciato nei jeans. La strada dove abita non è signorile, c’è un’alta percentuale di stranieri e quelli, spesso sono li senza famiglia e guardano con interesse tutte le ragazze, soprattutto se sono messe bene, desiderando chissà quante cose vorrebbero fare. E succede anche con Carolina, ovviamente.
Arriva al portone del palazzo, citofona, si apre, entra dentro.
Sale le scale, terzo piano senza ascensore, sale e l’affanno sale con lei, un po’ per le scale un po’ per la tensione. Ma mentre sale è sempre convinta, nessun ripensamento.
Bussa alla porta, apre Alfredo.
‘Uè bellissima, entra pure, sto cucinando io che mia moglie stamattina non c’è, vieni, vieni’. Sorriso smagliante il suo, come sempre quando la trova da sola.
Entrano, la guida in cucina dove sta rigirando il sugo sul fuoco.
‘Allora, come stai? Tutto bene di sicuro, ti trovo sempre bella bella tesoro.’
‘Eh, sempre gentile Signor Alfredo’ (sorride fintamente).
‘Ma tesò guarda che quando siamo solo io e te mi puoi dare pure del tu, eh?!’
‘Ah’beh, ok’Alfredo’.
‘Allora, sei qui per l’affitto eh, beh, mia moglie non c’è ma te la poso fare io la ricevuta, tanto è la stessa cosa’.
‘Alfredo’ma l’offerta dello sconto sull’affitto è sempre valida?’ Chiede subito Carolina, mentre Alfredo si blocca con il mestolo in mano e si gira a guardarla, con il sorriso ancora più aperto.
‘Certo che è valida’lo vuoi lo sconto tesò? E io te lo faccio, come ti ho detto basta che ci mettiamo daccordo ok?’
‘Mettiamoci d’accordo allora Alfredo’.
Alfredo in silenzio, con calma spegne il fuoco sotto la pentola col sugo, posa il mestolo.
‘Vieni.’
Lui avanti, lei lo segue nella sala grande della casa.
‘Allora, quanto vuoi di sconto?’.
‘Pensavo se era possibile questo mese pagare 600 invece di 700’.
‘Cento euro in meno? Ma certo che si può tesò, figurati’per te non ci sono problemi’ E si avvicina sempre più di fronte a Carolina, guardandole il viso e le bocce.
‘Con questa boccuccia invitante che ti trovi ci mettiamo daccordo di sicuro’o sbaglio?’, dice lui in mezzo italiano e mezzo dialetto delle sue parti.
‘Va bene Alfrè, però non mi devi toccare, solo la bocca, ok? Sennò non se ne fa niente’.
‘Non ti preoccupare, per ora può bastare la bocca’ (ride).
‘Per ora, guarda che è solo per questa volta, il mese prossimo ti do tutto l’affitto’.
‘Vabbè, vabbè poi ci pensiamo. Dai, non perdiamo tempo sennò mia moglie torna’.
Alfredo si siede sulla poltrona di comando nella sala che usa per guardare la tv spaparanzato, ma adesso il programma che vedrà non sta in tv. Senza dire niente, appena si siede, prende a slacciarsi la cintura e aprirsi la patta facendo scendere più in basso i pantaloni e allarga le gambe.
Carolina a quel gesto decide che è giunto il momento, gli si avvicina e arrivata alla poltrona si inginocchia. Mentre sta scendendo Alfredo le passa un cuscino.
‘Tiè, mettitelo sotto che stai più comoda’.
E così Carolina si sistema il cuscino sotto le ginocchia mentre Alfredo abbassa le mutande bianche mostrandole il suo cazzo a metà tra il molle e il duro, con tutti i peli intorno e sulle palle.
‘Dai tesò, fammi divertire’.
Carolina si ritrova davanti questo cazzo maturo e sa che si deve dar da fare, ormai non si torna indietro.
‘Vabbè, sto qua e mi conviene dargli soddisfazione, in fondo non è il mio promo pompino’, pensa.
La sua mano prende il cazzo di Alfredo e comincia ad andare su e giù, non per segarlo ma lo fa come per valutarlo, per decidere il modo in cui operargli il pompino con la tecnica adatta. Sa che i pompini non sono tutti uguali e ognuno ha preferenze diverse. Ma questo è il primo e ultimo pompino che fa a quell’uomo e quindi seguirà il suo istinto.
Avvicina il viso, apre le labbra carnose e colorate di rossetto rosso tenue e tira fuori la lingua. La mano sostiene l’asta e la lingua gli passa dalla base fin sopra la cappella, come per dare la prima leccata ad un ghiacciolo.
‘Uhmm e brava a Carolina”, commenta lui osservandola e allargando di più le gambe con la testa della ragazza in mezzo, mentre lei dopo la prima leccata passa a delle slinguazzate veloci e brevi partendo sempre dalla base e salendo in su, arrivare alla cappella e girare di lato, con la mano a sorreggere il cazzo.
Va’ avanti così per qualche minuto, giusto il tempo di far diventare ben duro quel palo di carne e lucidarlo di saliva.
Arrivata a questo punto, fa come una specie di sospiro e spostando la mano dall’asta alla base, comincia a inghiottire il cazzo di Alfredo facendolo sparire tra le sue labbra.
‘Siiii, barva zoccola brava’succhia succhia’, gli dice Alfredo preso dal godimento di quel lavoretto che gli stava facendo Carolina.
‘Che bella bocca che tieni tesò’ciuccia, così brava’, e intanto con la mano le carezza la testa e cerca si toccarle le tette che restano chiuse dentro la camicetta. Lei a questo gesto allontana la mano dalle tette, continuando il lavoro di bocca e subito dopo prende a fissarlo negli occhi; sa che queste cose fanno impazzire gli uomini, e così succede anche con lui.
Il cazzo è ormai bello duro e il pompino ben avviato. Passa da ciucciate su e giù di cazzo a leccate di cappella e asta del cazzo. Ogni tanto si stacca per sputare o togliersi qualche pelo del cazzo dalla lingua, per poi riafondare con le sue labbra ormai prive di rossetto.
Ad un certo punto libera il cazzo dalla sua mano e continua il lavoro di sola bocca, poggiando le mani sui braccioli della poltrona.
Alfredo vedendola lavorare solo di bocca si eccita sempre più e sente il suo piacere crescere e avviarsi alla fine.
‘Uh si, così bella, così..ciuccia..mamma mia che bocchinara che sei.’
A questo punto Carolina tiene la cappela tra le labbra e la solletica con la punta della lingua fissando Alfredo e poi riprende il su e giù con la testa.
Alfredo non ce la fa più, sente che sta per venire e il cazzo comincia a pulsare.
Carolina continua a ciucciare e appena sente il cazzo pulsare, si accorge che sta per venire, stacca le labbra dal cazzo e lo afferra con la mano.
Il tempismo è perfetto, Alfredo comincia a sborrare sulla mano di Carolina che intanto lo sega e gli stringe il cazzo con il palmo. Alfredo viene e geme di piacere con espressione di ebete godimento.
‘Uhhh, sì teso’che bellezza, brava’mmm’.
Carolina accompagna la sborrata di Alfredo per tutto il tempo tenendo il cazzo bene in pugno fino a quando l’ultima goccia esce.
‘Ti è piaciuto Alfrè?’, gli chiede mentre allenta la presa sul cazzo.
‘Bellezza, sei una pompinara coi fiocchi, lo sai?’, e le carezza la testa.
‘Il bagno è di la, vatti pure a sciacquare’.
Carolina si solleva, la mano tutta impiastrata di sborra, e a passo svelto si dirige in bagno, col rimbombo dei tacchi che passano sul pavimento. Mentre si sciacqua le mani entra Alfredo col cazzo smollato e va verso la tazza a prendere della carta igienica per ripulirselo.
‘L’ho sempre pensato che in fondo eri na zoccola, solo che ti piace fare la difficile, eh eh eh’.
Carolina non risponde ma abbozza un mezzo sorriso di circostanza.
‘L’affitto è sul tavolo, io vado’ciao Alfrè’
‘Ciao Carolina, è un piacere mettersi d’accordo con te.’.

Dopo meno di un’ora ritorna a casa, si toglie le scarpe. Sbottona e sfila la camicetta, gli è caduta qualche goccia di seme di Alfredo sopra. La butta nel cesto da lavare. Prende lo spazzolino e si lava i denti, guardandosi allo specchio con il seno ancora avvolto dal reggiseno. Si lava con calma i denti, non sa come si sente.
‘E’ stata la prima e l’ultima volta, non sono una puttana’, pensa.
E mentre si dice questo osserva sul mobile del bagno i cento euro che dovevano andare nell’affitto.
Cento euro risparmiati o cento euro guadagnati?

per commenti, suggerimenti, altro.
parolerotiche chiocciola gmail com La prima metà del mese di ‘iniziazione’ di Carolina era passato tutto sommato tranquillamente. Lei proseguiva la sua vita come prima, lavoro, turni, uscite con amici, aperitivi, niente di eccessivo. Anche a Milano si riesce a uscire non spendendo cifre spropositate. Certo, forse alla lunga uscire solo per aperitivi pomeridiani, che poi la fanno tornare a casa abbastanza apresto (le 22.00 circa di solito) e non molto spesso uscire solo di sera per andare in locali a bere qualcosa e chiacchierare, risultava a volte noioso. Ma tant’è, questo passa il convento, quasto ci si può permettere e ce lo si fa bastare.
Aveva un po’ di amici conosciuti, come di solito fa chi si trasferisce da adulti in un’altra città. Si comincia con i primi colleghi e colleghe del posto di lavoro che, tanti come lei, non erano di Milano e quindi si tende a fare guruppo, e man mano amico porta amico il giro si era allargato un po’, non eccessivamente certo, ma comunque non era male. Molti, come lei, lavoravano, alcuni studiavano ancora, vista la fascia d’età (dai 22 circa fino ai 28-30 di alcuni).
In quei pochi anni di vita fuori casa aveva avuto qualche storiella, anche qui niente ancora di importante, solo dei flirt, uno dei quali durato circa sette mesi con un ragazzo conosciuto come abbiamo già detto, tramite conoscenza comuni. Aveva 25 anni, fequentava l’università e lavorava la sera al bar M. nella zona univeristaria. Si chiamava Biagio, del sud Italia anch’egli. Era un tipo simpatico, divertente, sveglio e non ci aveva messo molto a farsi piacere da Carolina. Infatti da quando l’aveva conosciuta (una sera al bar M. dove lavorava) a quando l’aveva portata a letto a casa sua, ci aveva messo meno di una settimana.
La sera in cui si erano conosciuti, un mercoledì, non era accaduto nulla. Lui lavorava, lei si trovava li con i suoi amici per il mercoledì della birra a cinque euro, prezzo universitario aperto a tutti. Nonostante fosse giorno lavorativo per Biagio, visto che ci lavorava da tempo li, riusciva spesso ad avvicinarsi al tavolo dei suoi amici, dove c’era anche Carolina che per la serata non era abbigliata in modo particolarmente erotico, in fondo era una serata tranquilla infrasettimanale. Un jeans scuro stretto, stivali blu scuro bassi senza tacco, del tipo pseudo-indiano con inserti beige sui talloni e intorno, di moda ultimamente, e un maglione di lana merinos a collo alto che, non essendo troppo largo, lo faceva gonfiare nel punto del seno, in modo da far capire che li sotto c’era qualcosa di sodo e importante. Il volto, come sempre guardandola, ispirava molta fisicità. Quegli occhi risaltati dalla matita scura, le labbra piene con quel rossetto rosso tenue che man mano spariva sorseggiando la birra, le mani e le unghie sempre curate, con quello smalto fango, insomma, era appetitosa.
E Biagio se n’era accorto. Lui anche era un tipo carino, alto circa 180 cm, capelli ricci neri in disordine, molto magro, anche lui era piacevole da vedere. La prima sera Biagio si limitava a sorrisi, frasi di circostanza e man mano qualche battutina che rivelava un po’ di interesse verso Carolina, ogni qual volta lui si avvicinava al tavolo o quando lei, da sola o con qualche amica, si avvicinava col piattino di plastica al banco dell’happy hour.
Quella sera si erano poi salutati a fine serata con un niente di fatto, solo con un normale ‘Dai Carolina, venite anche venerdì che sono di turno così il trattamento è migliore’, da parte di Biagio.
Lei, dalla sera stessa in avanti, pensava a quella nuova conoscenza con normalità, una semplice ma piacevole nuova conoscenza. Anche se poi, nella sua mente, guardando la figura di Biagio riflessa nei suoi pensieri, un non so cosa di ‘disponibilità’ inconscia, era ormai presente.
Il venerdì successivo, durante il lavoro al call, mentre prestava assistenza telefonica agli automobilisti in difficoltà in cerca di un carro attrezzi, scambiava sms e mail con gli amici per sapere cosa si faceva al pomeriggio, visto che il suo turno quel giorno finiva alle 16.00. Uno dei componenti, non presenti al mercoledì, proponeva il Bar M., per un aperitivo. Leggendo la proposta, Carolina istintivamente aveva approvato la scelta, anche se ripetitiva rispetto a mercoledì. Forse lo sentiva già al mattino, mentre si preparava per andare al lavoro. E così anche quella sera ritrova Biagio al bar M. che stavolta esce dal bancone apposta per salutarla, le mette una mano sul fianco e si danno i due baci sulle guance di rito.
Stavolta Biagio è più audace, gli piace quella ragazza, fa sangue, come aveva commentato con un altro ragazzo che lavora li al bar. E quindi, aiutato sul lavoro da quest’ultimo, ne approfitta per parlare il più possibile con Carolina, che si dimostra ben lieta di dargli corda. E così biagio viene a sapere da dove viene Carolina, da quanto è li a Milano, se le piace stare lì e man mano sapeva che al momento era single, come lui e che l’ultima storia seria l’aveva avuta quando era ancora nella sua città. La tecnica di aggancio di Biagio stava dando i suoi primi risultati, la mette a proprio agio, la fa ridere, parlare, fanno battutine. Lei ancora non se ne accorge, ma ormai i segnali di ‘femmina disponibile’ li sta lanciando. E la disponibilità di Carolina è indirizzata al maschio Biagio, che quella sera col suo modo di fare, aveva ottenuto il suo numero di telefono, così da avere campo libero e libertà d’azione, senza intermediari.
E così aveva fatto già al sabato, appena svegliato verso mezzogiorno, aveva cominciato a mandare sms a Carolina, che era al lavoro, organizzando un’uscita la stessa sera con il gruppo e, visto che quella sera lui non lavorava, lei di certo non doveva dirgli di no, sarebbe stata cattiva. Carolina ridendo dalla sua postazione di lavoro rispose che per lei andava bene.
E così fu. L’appuntamento era per la sera in un altro locale della zona universitaria, stavolta un sabato sera dopocena, in tutto erano circa una dozzina tra ragazzi e regazze del gruppo.
Carolina decise di indossare qualcosa di un po’ più ‘carino’. Ancora jeans, altro modello, sempre scuro ma sempre ben aderente, una camicetta bianca che le stringeva e comprimeva i seni uno contro l’altro, sopra un maglioncino leggero con bottoni sul davanti sempre scuro, un piumino corto, e sotto un paio di stivali in camoscio scuri, tacco 10 che la slanciavano e risaltavano il bel culetto abbondante. Trucco che risalta gli occhi, lucidalabbra neutro e una french alle unghie con la parte finale di un fucsia con brillantini.
La sera, con Biagio seduto con tutti loro al tavolo, la conoscenza si approfondisce sempre più e la serata culmina tra i due con un bacio intenso, con l’intreccio di lingue e baci al collo e carezze alla nuca di lui, mano sul fianco di lei a massaggiarla, approfittando di una pausa sigaretta di Biagio fuori dal locale, con Carolina uscita a fargli compagnia.
Dal bacio al letto il passo, come ho detto in precedenza, è stato breve, meno di una settimana, dal mercolerì alla domenica pomeriggio’
La domenica pomeriggio, infatti’

Quella domenica pomeriggio, se fossimo stati spettatori di un un film o ci fossimo trovati nella realtà e ci fossimo trovati a passare nella casa che Biagio condivideva con altri due studenti, dal corridoio che portava alla sua camera singola sulla destra, avremmo visto una piccola stanza sviluppata per il lungo, disordinata il giusto per uno studente disordinato, con un armadio molto vecchio sulla parete destra, di fronte alla porta d’ingresso una finestra che dava sul cortile interno del palazzo nella zona universitaria, con sotto una scrivania di legno marrone, un pc, una sedia e molti vestiti buttati sopra da diversi giorni e, dal lato della parete alla sinistra della porta d’ingresso’ un letto singolo, sul quale si trovava Biagio col corpo nudo sollevato, poggiato con le ginocchia sul materasso e le mani alte con i palmi impegnati a tenere in su e ben larghe le gambe di Carolina stesa sul lettino a una piazza, tenuta saldamente dal ragazzo impegnato ad andare avanti e indietro dalla sua figa, stantuffandola a un ritmo non veloce, ma sostenuto e controllato, mentre la ragazza era presa a sorreggersi le tette o stringere le lenzuola, mentre gemeva di piacere e si mordeva le labbra dal godimento che la scopata le stava provocando. Si trovavano in quella posizione già da un po’.
Avevano cominciato limonando sul lettino di Biagio che, con la sua mano si era quasi subito fiondato sotto la maglia della ragazza a palpare quelle belle tette che finora aveva solo visto coperte da vestiti. E man mano dal limonare e palpare, Biagio era riuscito, con un ottimo modo di fare a spogliare Carolina di tutto, maglia, reggiseno innanzitutto con le tette libere al vento di farsi ciucciare e leccare con i suoi bei capezzoli rosa duri e dritti. E poco dopo anche la gonna, i collant, gli stivali e gli slip, via tutto, in modo da permettere al ragazzo di far stendere Carolina sul lettino, allargarle le gambe e fiondarsi sulla figa lucida di umori che, man mano che il porcello la slinguava e sditalinava, si faceva sempre più calda. Il passo successivo è stato Biagio che si solleva dalla figa di Carolina, la quale era rimasta stesa sul lettino a riprendersi dopo la bella leccata che aveva ricevuto e il ragazzo che sorridendo tra se si svestiva velocemente del jeans, calzini e slip in modo da sedersi sul letto, con la schiena contro la parete del letto e invitando la ragazza a sollevarsi e ricambiare il servizietto. E così fu, infatti. Carolina, subito ripresa, si era sollevata e si era messa di lato carponi sul letto ad afferrare il cazzo di Biagio, di larghezza normale ma un po’ più lungo del normale e che tendeva a destra, e aveva cominciato a spompinarlo di gusto, iniziando il pompino direttamente imboccando tutto il cazzo e lavandolo di saliva. Biagio le spingeva la testa su e giu e sorrideva soddisfatto del lavoro di bocca che stava ottenendo. Andanrono avanti un po’ di minuti, con carolina che si dedicava a leccare l’asta di Biagio per tutta la sua lunghezza, prestando attenzione anche alle sue palle poco pelose, leccandole e succhiandole. Ma la voglia di scopare del ragazzo era troppo forte e così, fece staccare Carolina dal cazzo e la fece ristendere sul lettino, in tutta velocità prese un preservativo dal cassetto, lo apri e srotolo quella guaina rosa sul suo uccello. Dopodichè si sistemò bene tra le gambe di Carolina e prese a scoparla così, prima a missionaria classica, limonandola di gusto mentre lei stringeva le sue gambe ai suoi fianchi provocando alla ragazza da subito dei forti gemiti di piacere. Poi Biagio si sollevò e rimase sollevato con le gambe di Carolina belle larghe sorrette dalle sue mani.
‘Si’oh..oh si..co..così’mamma mia..siiii’.
Questo diceva Carolina, mentre Biagio la scopava e respirava forte, arrapato. Vedere quella ragazza contorcersi sotto i suoi colpi di cazzo non lo fece durare tanto. Infatti dopo un po’ che stavano andando avanti e dopo che Carolina raggiunse due orgasmi intensi, la ragazza senti dentro di se il cazzo di Biagio che pulsava e una sensazione di leggero calore nella sua figa bollente, insieme ad un sospiro a voce alta del ragazzo, conclusero quel primo rapporto con estrema soddisfazione del maschio e della femmina.
Ecco, la loro storia era cominciata così, con una scopata pomeridiana sul letto di Biagio, soli in casa approfittando dell’assenza dei coinquilini.
Quel giorno Biagio se l’era spassata alla grande con Carolina, era riuscito da subito a prenderla come doveva per farla godere e liberare, così da permettere alla ragazza di seguirlo a ruota con le sue evoluzioni sessuali. E quella non fu l’unica scopata che si fecero’ma questa è un’altra digressione.

Dicevamo che si era all’incirca a metà del mese quando Carolina, uscendo di casa per andare al lavoro, di mattino presto per il turno, entra in auto, inserisce la chiave nel quadro e niente, nessuna risposta.
Quella mattina le tocca andare al lavoro con i mezzi, arrivando in ritardo con tutte le conseguenze del caso. La batteria della sua auto è andata è sostituirla le costa (forse perché donna e quindi ci hanno provato) tra i 60 e gli 80 euro, un salasso per le sue tasche.
‘Al diavolo, vado a piedi e quando potrò la cambierò’, aveva pensato.
I giorni a venire a Carolina erano spettati turni o al mattino presto o la sera tardi e con i mezzi era stata un’impresa e, soprattutto la sera tardi, un po’ pauroso. No, non poteva andare avanti così, doveva sistemare l’auto sennò non poteva continuare il lavoro. E poi a breve c’era anche l’affitto da pagare.
Pensa e ripensa Carolina, alla fine si dice: ‘E se chiedessi un altro sconto?’
Il quattro del mese, il cinque tocca pagare l’affitto. Carolina sa già cosa fare.
Quel giorno Carolina, uscendo di casa per il turno serale al call, prima di avviarsi al lavoro passa davanti al bar frequentato, oltre dai soliti perditempo, extracomunitari ecc., anche da Alfredo. E ovviamente lo trova. Resta fuori dal bar e con aria disinvolta lo chiama: ‘Buonasera Alfredo’. L’uomo si gira verso l’ingresso col suo bianchetto in mano. ‘Tesoro, ciao’, risponde sorridendo.
‘Se per Lei va’ bene domani passo per’l’affitto’
‘Certo’certo che vabbene’, risponde, col suo sorriso carico di desiderio, capendo ciò che succederà l’indomani. ‘Allora ti aspetto domani alle dieci e mezza, ok? Facciamo un po’ prima domani.’
‘Alle dieci e mezza ok, va’ bene Signor Alfredo’buonasera’.
‘A domani’ciao bellezza, eh eh eh’.
Mentre Carolina si gira per andare al lavoro osserva Salvo, il gestore del bar, che da dietro il bancone osserva la scena e la guarda anch’egli con un sorriso ironico. Carolina non si da una spiegazione di quel comportamento e decide di non pensarci più. Va’ al lavoro. Non può conoscere lo scambio di battute fatte tra Alfredo e Salvo, una volta allontanatasi.

La storia si ripete anche questo mese.
Sms alla coinquilina: ‘Ceci, lasciami i soldi dell’affitto in camera mia così domani passo a pagare.’
Cecilia: ‘Grazie Carol! Lo faccio subito. Ciao ciao :–)’
7.00 del mattino, Carolina rientra a casa, la coinquilina dorme ancora. Entra in camera, si spoglia, infila il pigiama, punta la sveglia per le 9.00 (dormirà di più magari al pomeriggio). Stavolta stranamente si addormenta, non succede come il mese precedente.
‘Driiiiiin’, ‘Driiiiiin’, ‘Driiiiiin’
Le 9.00, è ora di alzarsi.
Carolina si alza con la consapevolezza di avere un appuntamento. Scende dal letto, toglie il pigiama, esce dalla camera, la casa è vuota, Cecilia è al lavoro. Camminando solo in slip e ciabatte per casa entra in bagno, sfila le mutandine, le posa nel cesto dello sporco ed entra in doccia. Con l’acqua calda ad accarezzarle la pelle, Carolina si da una passata di rasoio sulle gambe, giusto per tenerle sempre liscie. Esce dalla doccia, si asciuga con un asciugamano grande. Tutta nuda, tette e figa al vento, si piazza davanti allo specchio e si da un filo di trucco al viso, un lucidalabbra trasparente, smalto rosa alle mani e trasparente ai piedi. Entra in camera, prende un reggiseno e uno slip neri in microfibra, li idossa, si guarda allo specchio, è appetitosa. Poi collant e gonna neri, stivali morbidi di camoscio tortora tacco 8, maglia scollo a V sempre nera. Capelli sciolti, un’ultima visita allo specchio, il suo sguardo è sfacciatamente e involontariamente erotico, dentro di sè se ne compiace. Infila il piumino nero corto con cappuccio, raccoglie l’affitto ed esce di casa.

L’aria è frizzante e mentre cammina sente i suoi capezzoli indurirsi contro il reggiseno. Arriva al palazzo, citofona. Nessuna risposta ma solo il rumore elettrico che apre il portone. Entra e sale le scale, la strada la conosce bene. Arriva alla porta, la trova socchiusa, la spinge lentamente e sente una voce venire dall’interno:
‘Vieni dentro tesò, ti sto aspettando”
Carolina entra, richiude la porta e si dirige in sala, da dove proveniva la voce. Trova lì Alfredo, seduto sulla poltrona di comando, tutto vestito e che sorridendo la osserva.
‘Puntualissima, brava, così mi piaci’
‘Mi piace essere precisa. Ciao Alfrè’. Stavolta Carolina gli risponde e parla col sorriso sulle labbra, si sente in confidenza, che differenza rispetto alla prima volta.
‘Madò come sei bona”
‘Grazie Alfrè” sorride e si avvicina.
Mentre sta per chinarsi l’uomo la ferma.
‘Tesoro, stavolta però dobbiamo fare una cosa fatta bene, meglio della prima, capito?’
‘Che, vuoi dire, l’altra volta non ti è piaciuto?’
‘Si che mi è piaciuto, e pure tanto, ma stavolta devi fare ancora meglio e lo so che lo sai fare, me ne sono accorto, che ti credi? Sono scemo che non riconosco le brave bocchinare?’
‘Ma che vuoi? non capisco.’
‘Lo sconto che vuoi è sempre di cento, giusto?’. La ragazza annuisce.
‘Bene, lo sai che per cento euro le puttane fanno pompini e scopano?’. Lei non risponde, ma capisce cosa sta dicendo l’uomo.
‘A me non m’interessa scopare, anche se per quel prezzo potrei farlo, però amo i pompini e mi piace come li fai tu, però stavolta devi farne uno come si deve, ti devi lasciare andare per bene’mi so spiegato?’
‘Sì, ti sei spiegato fin troppo bene”
La ragazza lo osserva e lui ridendo continua.
‘Bene, allora se ci stai, comincia a toglierti quella roba che hai la, i pompini vengono meglio se stai a poppe nude.
La ragazza dopo qualche secondo di esitazione, sospira e si dirige verso il tavolo della sala, poco distante. Sfila il golfino a V sollevando le braccia, mette le due mani dietro la schiena e , dando le spalle all’uomo, sgancia il reggiseno, appoggia con cura i suoi abiti sulla sedia accanto al tavolo poi si gira.

La scena che si presenta davanti ad Alfredo è quella di Carolina in piedi accanto al tavolo, con le tette al vento e i capezzoli turgidi per il fresco preso per strada e, forse, per l’eccitazione che cominciavaa provare.
‘Ohhh, lo vedi? Così si che è n’altra cosa’Adesso puoi cominciare tesò. Vieni qua dai che c’ho voglia’
La ragazza si avvicina alla poltrona, con fare calmo e controllato si china in ginocchio davanti ad Alfredo. Stavolta è lei che si prende la libertà di recuperare il cuscino da mettere sotto le ginocchia.
Alfredo vede quella bella manza con il seno nudo inginocchiata davanti a lui che lo osserva, solleva la mano destra e prende lei a slacciargli prima la cintura, poi apre la patta e abbassa calzoni e slip, aiutata dall’uomo che, sollevando il bacino, si lascia abbassare i vestiti. Il cazzo di Alfredo adesso è molle, in riposo ma sembra già in fase di risveglio, senza che ancora Carolina lo abbia toccato.
A questo punto la ragazza comincia ‘l’opera’. Prende con le dita della mano destra il cazzo, lo massaggia delicatamente, lo studia, lo osserva, poi osserva Alfredo e si avvicina con le labbra.
Stavolta comincia diversamente dalla prima. Comincia con un su e giù di mano per farlo crescere il giusto. Il cazzo di Alfredo adesso ha una consistenza semirigida, la durezza adatta per far si che Carolina tiri fuori la punta della lingua e, dopo uno sguardo veloce all’uomo, socchiude gli occhi e la passa attorno alla cappella. Sta lì a giocare con la cappella per un po’, poi passa a imboccarsi solo la cappella e farla sparire tra le labbra, mentre la mano destra tiene saldamente l’asta e la sinistra con le sue belle unghie curate, accarezza le palle.
E va’ avanti così Carolina, slinguando quella palla di gelato che è diventata la cappella di Alfredo, alternando l’intensità della durezza della lingua sul glande.
‘Uhmmm gioia, questa è ancora meglio della prima pompa che mi hai fatto!’
Adesso Alfredo si prende anche la libertà di allungare una mano e massaggiare le tette dure di Carolina che, stavolta, si lascia toccare tranquillamente. Appena l’uomo le strizza un po’ di più una tetta, Carolina affonda le labbra su tutto il cazzo, imboccando anche l’asta insieme alla cappella. Risale con le labbra mostrando il cazzo dell’uomo tutto bagnato dalla sua saliva. E poi riaffonda le labbra, cominciando un movimento di testa su e giù che si tira con se il cazzo, lo succhia, lo risucchia, dando ad Alfredo la sensazione di ventosa che lo fa letteralmente sussultare di piacere, con la voce roca.
‘Zo’zoccola’sei na zoccola nata’na bocchinara di prima categoria’brava ah si..brava..che bocca che hai!’
Carolina intanto continua il pompino all’uomo con una disinvoltura che usava solo con i suoi ex e adesso si ritrova ad averla anche con lui. Non sa spiegarsi il perché, ma continua, continua a succhiare e ciucciare quel cazzo che fino a poco tempo fa’ quasi disprezzava e adesso invece sembra accanirsi per offrirgli un servizio di qualità eccellente.
E ci sta riuscendo.
Carolina quel pompino lo sta facendo a regola d’arte, come ha imparato negli anni addietro con i suoi vari ex.
Ormai quelle ciucciate stanno andando avanti da quaindici minuti buoni, così che Carolina prende a succhiare il cazzo di Alfredo senza mani ma solo di bocca e fissarlo tutte le volte che lascia uscire il cazzo dalle sue labbra e leccarlo con la lingua di fuori.
Ad Alfredo non resta altro che capitolare e infatti di li a poco sente il piacere salire.
‘Ecco..così..quando me lo succhi così non mi fai durare, porca..continua che ci sono..continua e non ti staccare, capito’ah si’ecco’siiiii..sss”
Le parole di Alfredo sono seguite dal sussultare del cazzo tra le labbra di Carolina. Solo il mese scorso, a questo punto, si sarebbe staccata con le labbra e lo avrebbe preso in mano ma stavolta non sta succedendo.
Ha il cazzo tra le labbra e va su e giù’sente la voce dell’uomo roca e affannata’sente il cazzo fremere’un sussulto..poi un altro ancora’un terzo sussulto, più lungo’Carolina resta li col cazzo in bocca, Alfredo emette un lamento soffocato e quello che segue il lamento dell’uomo sono dei fiotti di sborra che invadono la bocca della ragazza che resta lì e continua a succhiare e aspirare il cazzo.
Alfredò avrà generato quattro, forse cinque fiotti di sborra nella sua bocca, prima di tendersi e irrigidirsi sul divano e poi rilassarsi.

L’uomo cerca di riprender fiato dopo la copiosa venuta. Dopo qualche secondo riapre gli occhi e guarda in basso. Lì trova Carolina che lo fissa, col cazzo tra le sue labbra. Lei sale piano con la bocca lungo il cazzo fino a lasciarlo sfilare del tutto dalle labbra.
Le labbra chiuse man mano si aprono il giusto per far scendere la sborra dell’uomo lentamente sul suo cazzo, dalla cappella a coloare lungo l’asta, le palle e il ventre per poi riprendere con la lingua la sborra dalla base e risalire sopra.

Restano così per qualche secondo, forse un minuto, prima di riprendersi entrambi e cominciare e risistemarsi.
Si ritrovano in bagno assieme, lui a sciacquarsi l’uccello, lei le mani e la bocca.
‘Allora, adesso sei soddisfatto?’, chiede la ragazza mentre si sistema.
‘Gioia, questo è uno dei migliori pompini che mi hanno mai fatto e credimi, me ne sono fatti fare parecchi. Tu con quella bocca sei una potenza.’
A Carolina sentire quelle parole la fanno sorridere. E infatti si ritrovano entrambe a ridacchiare.
‘E che ci fai con i cento euro di questo mese? Dimmi.’
‘Eh, c’ho da sistemare l’auto, devo cambiare la batteria Alfrè.’

In silenzio Carolina ritorna in sala dove rimette il reggiseno e la maglia. Nel mentre Alfredo la osserva e calmo prende a parlarle.
‘Gioia, se tu vorresti potresti risparmiare ancora di più con l’affitto, lo sai?’
‘Io? Ma penso che tua moglie poi se ne accorge se mancano più soldi sull’affitto”
‘Risparmiare tu mica vuol dire ne dai di meno a me”
‘Che vuoi dire, non ho capito’, chiede la ragazza mentre infila la maglia.
‘Se tu vuoi tesò, io qualcuno che ti aiuta a pagare l’affitto, togliendo un altro centone ce l’ho. Così tu spendi ancora meno e io non ci perdo niente di più.’
Restano in silenzio tutti e due, poi Carolina si avvia verso la porta. Alfredo, aprendole la saluta dicendole: ‘Se vuoi’pensaci, ok?’
‘Ciao Alfredo’.
Carolina torna a casa’

per commenti, suggerimenti, altro:
parolerotiche chiocciola gmail com Traduzione in italiano dal dialetto di una non precisata località del sud (lasciando volutamente alcuni errori grammaticali)
‘Quando le ho detto che qualcuno che l’aiuta a pagare l’affitto ci sarebbe non mi ha detto né si né no’Quindi secondo me quella zoccola ci sta’
‘Ma sei sicuro o mi fai fare figure di mmerda?’
‘Oh, se vuoi lassa stare, a me che me ne frega, ma la godo solo io’Però se le dico che sei amico mio e ti conosco e si può fidare, secondo me’eheheh’
‘Eddai allora, organizza, fammela scopà’cazzo quando la vedo passare qua davanti penso sempre a come dev’essere a scopà’E’ bella in carne come piacciono a me’bam bam bam!’ (mimando da dietro il banco del bar un movimento di bacino in avanti e indietro violento).
Questo è più o meno il sunto dello scambio di battute tra Alfredo e Salvo, in un pomeriggio al bar di quest’ultimo. I due sono molto in confidenza, parenti di secondo grado da parte delle mogli. Salvo più giovane, sui 45 anni, capelli leggermente brizzolati, magro e con una peluria corporea nella media, né troppa né poca, che trasudava odore di maschio. Quel classico odore che hanno gli uomini di fatica, siano essi muratori, operai, baristi ecc., appartenenti alla classe di uomini che lavorano col corpo.
‘Vedo che posso fare’stammi bene compare”

‘Non voglio che dici in giro quello che faccio con te, mi vergogno”
‘E di che ti devi vergognare? E poi non lo dico a tutti, che ti credi, anche io non voglio che si sappia quello che faccio in giro, se lo sa mia moglie sai che succede?…Io parlo solo con persone fidate e per il momento solo uno lo sa”
Questo discorso si sta svolgendo a casa di Alfredo, intanto che Carolina è inginocchiata davanti alla poltrona dove sta seduto l’uomo a gambe larghe, braghe e slip calati a terra e il cazzo duro con la cappella rossa che viene avvolto tra le tette della ragazza, che le stringe una contro l’altra aiutandosi con le mani intrecciate una con l’altra con le dita e le unghie smaltate di un bel color scuro. Il porco ha approfittato del momento in cui la ragazza ha liberato il cazzo dalle sue morbide labbra e gli sta facendo una spagnola ben ritmata, con la cappella che ad ogni movimento verso il basso delle tette, spunta di fuori tutta arrossata.
‘Uhmmm bella, con ste belle tette dure che ti ritrovi e sta boca, non è peccato non approfitare dell’occasione? Mica hai paura di deludere? Lo sai che sei brava a succhiare il cazzo e sono sicuro che sei brava anche col resto’mmm’
Parla e sospira Alfredo, mentre il suo cazzo è rapito dalle curve della bella mora.
”E dove dovrei incontrarlo, Salvo?’
‘Se tu mi dici che ti va’ bene allora te lo organizzo io l’incontro, devi stare tranquilla, anche io voglio che la cosa non si sappia’aaah’ohhh’si gioia così’.ahhh’continua che ci sono dai’mettici la boc..ca”
Carolina stringe di più il cazzo tra le tette e abbassa la testa imboccando la cappella dell’uomo che sentendo il suo cazzo stretto e sollecitato non resiste ancora per molto e così comincia a venire.
Carolina raccoglie il primo fiotto di sperma in bocca poi lo fa uscire dalle labbra e solleticando la punta della cappella riceve gli altri schizzi sulla lingua e sulle tette che man mano si macchiano di quel colore biancastro che è tipico della sborra maschile. Qualche goccia scivola lungo il seno e si ferma sul capezzolo dritto e rosa. Una volta finito di schizzare, Alfredo prende il cazzo dalla base e lo passa e ripassa sulle tette di carolina che se le tiene con le mani e se le lascia dipingere di crema.
Alfredo la guarda mentre le lavora le tette col cazzo, con un sorriso compiaciuto.
‘E’ un mio parente, è una persona fidata, non vuole che si sappia quello che fa nella zona, puoi star tranquilla’Allora, che ne dici? Organizzo?’
Carolina inginocchiata ci pensa su per un po’.
‘Ok, va’ bene, ci sto.’
‘Brava tesoro, vedrai che non te ne pentirai e poi con qualche soldo in più in tasca puoi anche toglierti qualche sfizio’Allora, facciamo che mi chiami domani verso le cinque, a quell’ora sono solo e posso parlare e così ho anche modo di organizzare il tutto.’

Il giorno dopo Alfredo entra al bar.
‘Compare, domani prenditi un’ora che hai da mettere a posto quella questione”
‘Dici veramente? Ma davvero? Ci sta?’
‘Ancora me lo chiedi?’
‘Ah compare mio, questo si che è un regalo’
E così i due organizzano l’incontro.

Alle cinque del pomeriggio Carolina sente il suo telefono vibrare all’interno della usa borsa mentre si trova in pausa al lavoro. Sul display c’è scritto ‘Proprietario di casa’.
‘Scusate un attimo’ dice a due sue colleghe nell’area break e si allontana da loro.
‘Pronto?’
‘Ciao bellezza, come stai?’
‘Ciao’bene, grazie”
‘Allora, sei sempre convinta di quella cosa?’
‘Si, certo, sono convinta’
‘Bene, brava, fai bene. Allora, domani mattina verso le 12 va’ bene?’
‘Si, alle 12 va bene, ho il turno al lavoro alle 14 ”
‘Ok, allora domani hai presente il bar? Ecco, entra nel portone del palazzo proprio affianco, vai nel cortile e appena sei lì trovi una porta di ferro a destra, quella è la porta del deposito. Lui ti aspetta li’Capito tutto tesò?’
‘Si’si, ho capito’
‘Mi raccomando, preparati per bene che di sicuro non deludi. Eheheh’
‘Si, si Alfrè, non ti preoccupare’
‘Eheheh lo so, lo so. Vabbè va’, noi poi ci sentiamo con calma. Cià bellezza’

Il giorno dopo Carolina esce di casa alle 11.45.
Il passo della ragazza è svelto, come se per strada chi l aincrocia sapesse dove sta andando e cosa sta andando a fare. SI è preparata per bene e ha con se uno zaino dove ha messo dele scarpe basse e paio di jeans un po’ più sobri. Non che fosse vestita in un modo palesemente provocante, però gli uomini mentre cammina e si dirige al luogo dell’appuntamento la osservano compiaciuti: sotto il giubbottino corto nero porta una gonna sopra il ginocchio plissettata nera, sopra una camicetta bianca che, se portasse il giubbetto aperto, si notebbero tre bottoni lasciati aperti e lo spacco delle tette in mostra. Sotto ha messo calze nere autoreggenti e un paio di stivali, stavolta in pelle tacco 10 che le arrivano sotto il ginocchio. Rossetto rosso e unghie di un bel marrone scuro ad abbellire le sue già belle mani. Non si può negare che vista per strada uno possa pensare che è una bella porcella quella ragazza.

Puntuale come un orologio svizzero alle 12 Carolina entra nel portone accanto al bar; sulla destra subito scorge la porta che sembra essere socchiusa. Il cuore stavolta le batte forte, ha un attimo di esitazione prima di spingere la porta di ferro ed entrare nel buio di quel deposito.
Fa qualche passo all’interno e sente una voce:
‘Allora c’aveva ragione Alfredo, non mi ha preso per il culo’
Di lato Carolina si accorge di Salvo che, sorridente la osserva e poi si dirige verso la porta e la chiude col chiavistello in modo che nessuno dall’esterno possa entrare, anche se avesse le chiavi. Accende una luce non troppo forte e Carolina si guarda intorno e vede la merce del bar su degli scaffali intorno a due pareti, un piccolo tavolo rettangolare e dietro, verso il fondo, un divano a due posti non molto comodo da poter essere usato in una casa, un po’ vecchio ma abbastanza pulito, a parte il logorio del tempo.
‘Allora sono cento, giusto? Così mi ha detto Alfredo”
‘Cento’si..giusto, sono cento’
‘Te li do subito, così ho tutto il tempo per dedicarmi a te eh eh eh’
La ragazza prende i soldi dalla mano di Salvo che la osserva con occhi carichi di eccitazione. Mette i soldi in borsa quasi lanciandoli dentro e si gira verso di lui.
‘Ma non hai caldo qua dentro..togliti il giubbotto dai”
Carolina apre la zip del giubbotto davanti a Salvo che appena vedo il solco del seno in mostra si avvicina, la stringe per i fianchi e la fa aderire al suo corpo voglioso.
‘Ogni volta che passi dal bar me lo fai diventare duro lo sai? Senti, senti qua!’
Salvo porta la mano della ragazza sul suo pacco. Carolina sente la durezza dell’uomo e istintivamente stringe leggermente la mano eseguendo dei piccoli movimenti come a massaggiarlo.
‘Si brava’ci sai fare eh?..stringimelo così..si’senti che culo che c’hai senti”
E gli palpa il culo a piene mani mentre una mano di lei è sul pacco e l’altra sul suo petto.
‘E apri sta camicetta dai, fammi vedè che c’hai sotto.’
Carolina si allontana di un passo da Salvo e prende a slacciarsi bottone dopo bottone, sfila la camicetta dalla gonna e la toglie completamente restando solo col reggiseno in pizzo semitrasparente.
Non le da il tempo di sganciarlo che subito l’uomo le si riavvicina e le abbassa le coppe del reggiseno facendo sobbalzare di fuori le sue belle tette lisce. Quasi non si rende nemmeno conto di cosa succede che si rirova la lingua di Salvo che le succhiano i capezzoli, le areole mentre una mano stringe e palpa. Sarà il freddo di ritrovarsi a tette al vento, sarà la saliva dell’uomo addosso, sta di fatto che i capezzoli di Carolina sembrano da subito due pallini appuntiti dritti e duri. La ragazza si ritrova compiaciuta di quel trattamento e le scappa anche un sussulto che l’uomo apprezza divertito.
‘Ti piace che ti leccano le tette eh?’
Salvo si stacca da lei e inizia ad aprirsi la camicia di jeans che indossa
‘Togliti il resto, spogliati porcella dai’
A carolina scappa un sorriso mentre osserva Salvo che togle veloce la camicia e sta slacciando i jeans. Così anche lei porta la mano dietro e cala la zip della gonna che le cade a terra. Solleva un piede per volta per poi raccoglierla e metterla su uno scaffale dove sono poggiate delle bottiglie di analcolio e scatole di patatine. Poi si libera definitivamente del reggiseno e resta con il perizoma nero abbinato, le autoreggenti e gli stivali.
Salvo ormai liberatosi dei vestiti è rimasco in slip calzini e scarpe da ginnastica e si è seduto sul divano due posti che, come immaginava anche Carolina, sarebbe stato il luogo di ‘lavoro’ dei due.
‘Ti sei preparata per bene eh porcona? Sei proprio bona..vieni qua viè. Fammi vedere che sai fare’Alfredo mi ha parlato proprio bene di te lo sai?’
Carolina si avvicina al divano. Salvo si sposta sedendosi su un lato del divano lasciando libero l’altro posto così che la ragazza si mette accanto a lui, inginocchiata sul posto libero rivolta di lato verso l’uomo. Una volta che anche lei si è accovacciata sul divano, Salvo riprende una tetta e se la palpa mentra con l’altra mano si massaggia il pacco.
‘Allora tesoro, lo sai che devi fare vero?’
‘Credo di si” Risponde Carolina tranquilla mentre con le mani abbassa gli slip aiutata da lui che sollevando il bacino li lascia svovolare in terra. Appena il tessuto degli slipscende il cazzo eccitato dell’uomo scatta come una molla dritto verso il soffitto. Carolina prende in mano il cazzo, va’ su e giù con la mano per studiare anche questo cazzo con cui si ritrova ad avere a che fare e dopo qualche movimento di sega si accovaccia ulteriormente sul cazzo, aprendo le labbra e, un attimo prima alza lo sguardo fissando l’uomo in faccia. Subito dopo rivolge lo sguardo al cazzo, socchiude gli occhi, sospira e imbocca il cazzo fin poco sotto la cappella, prendendo tra le labbra anche parte dell’asta. Appena effettuata l’operazione sente subito il rantolo di Salvo che si compiace.
‘Cazzo’cazzo’che sensazione’cazzo che bocca’ahhh’
Carolina man mano prende confidenza con il suo uccello e scende un po’ di più sull’asta per poi risalire. Ogni volta che risale il cazzo fuoriesce dalle labbra sempre più lucido. Solleva un po’ la testa e si dedica con la lingua alla cappella, roteandola tutta intorno per poi imboccarsi di nuovo il cazzo e ancora sulla cappella.
In tutto questo Salvo sospira, e con la mano dal lato della ragazza alterna strizzate di tette a massaggi al culo e ogni tanto guida la testa di lei sul suo cazzo.
Vanno avanti così per un po’ finchè Salvo ormai sempre più eccitato prende la testa di Carolina e la solleva dal cazzo.
‘Basta sennò mi fai venire’adesso voglio chiavare bellezza’
La ragazza sapeva che, come anche Alfredo le aveva detto, non avrebbe fatto solo un pompino. Quello e solo quello era una cosa che voleva Alfredo. Salvo, ome quasi tutti gli uomini, oltre a pompini vogliono anche scopare e quinidi lei sapeva a cosa andava incontro una volta attraversata quella porta di ferro.
‘Ok, aspetta” gli dice mentre si alza da sopra al cazzo e dal divano andando verso il tavolo su cui è poggiata la borsa. Da le spalle all’uomo che, mentre lei fruga dentro, si gode quel bel culo con quel filo di tessuto che sparisce tra le chiappe. Dopo qualche secondo la ragazza si gira verso di lui con in mano un pacchettino piccolo quadrrato bianco che contiene il preservativo col quale vestirà il cazzo di Salvo.
‘Hai pensato a tutto eh? Comunque ce li avevo pure io’dai fa presto’
Carolina apre con le dita il pacchetto, estrae ilprofilattico e si avvicina al divano. Si china un po’ e appoggia con la punta delle dita il preservativo sulla punta del cazzo e comincia a srotolarlo finchè non è tutto aperto e avvolto attorno al palo di carne.
Fatta l’operazione prepratoria Slavo si alza dal divano.
‘Sdraiati tu sul divano’, le dice.
Carolina prima di sedersi si china a su se stessa per sfilarsi il perizoma che trova un po’ umido per l’eccitazione. Lo appoggia sul bracciolo e si siede sul divano osservando Salvo e allargando le gambe in attesa. Salvo la osserva, vede il viso, le tette al vento e la figa con un piccolo cespuglio di pelo (li sotto Carolina non è mai stata molto pelosa di suo). Si avvicina tenendosi il cazzo dalla base, si china un po’ sulle ginocchia e si piazza tra le gambe di lei che lo osserva tenendosi le gambe con le mani un po’ in su per mettersi nella posizione migliore per ricevere il suo cazzo.
‘Mo ci divertiamo vedì”
La voce di Salvo è bassa, eccitata. Punta il suo cazzo con il cappuccio di lattice del preservativo che spunta sulla cappella contro la figa di Carolina e spinge. Più spinge, più vede le labbra di lei schiudersi e far entrare il palo. L’operazione non è lunga e così Salvo si ritrova ad osservare tutto il suo cazzo dentro quella figa calda e rosa e Carolina sente la durezza e il calore che quella prima penetrazione le ha provocato.
‘Cazzo che figa calda che tieni’non ce la faccio a stare fermo è troppo invitante’ahhh’
Salvo comincia il suo avanti e indietro dentro Carolina con una velocita che all’inizio tenta di controllare e ci riesce forse per trenta-quaranta secondi, ma la voglia prevale e la velocità anche così che i colpi diventano stantuffi. Carolina non sta di certo li ferma immobile’Man mano l’eccitazione la fa scaldare, fremere e così si ritrova a seguire i movimenti dell’uomo, accompagnati da rantoli di godimento.
‘Si..si..così..spingi..così’ahhhh’
‘Ti piace pure a te eh? Porca’zoccola..sei na zoccola’ahhh’
‘Si, oh si..continua si dai siii’.mmmm’
Carolina è presa dall’eccitazione, Salvo è preso dall’eccitazione. L’uomo adesso si è sollevato dalle ginochia sul divano e scopa carolina tenendola salda le gambe con le mani.
Vanno avanti così fino a quando salvo sfila il cazzo dalla figa della ragazza e si siede accanto a lei.
‘Sali sopra tu adesso. Cavalcami’
Carolina non se lo lascia ripetere e si alza velocemente, si gira e sale in groppa all’uomo guidando il cazzo dentro lei con la mano. Si sistema il cazzo dentro, aggiusta le gambe attorno all’uomo sul divano e comincia il suo su e giù. Salvo le tiene le mani sul culo e la guida.
‘Salta, salta sul cazzo, così dai salta’zoccola si ‘mmmm’
‘Ahhh’ssssi’sssi’ Carolina geme e si compiace della cavalcata, ogni tanto gli sguardi dei due si incorciano e si sorridono per poi ritornare alle smorfie di piacere della scopata.
La ragazza piace troppo all’uuomo e infatti lui sa che sta per venire con il su e giù di Carolina, con le sue tette che gli ballano davanti così la ferma la stringe con le gambe e si solleva dal divano appoggiandola sul tavolino in metallo. Carolina rabbrividisce al contatto della schiena nuda sul fretto tavolo e questo la fa eccitare di più. Salvo si abbassa a succhiarle le tettementre comincia a stantuffare sempre più forte. Nel deposito adesso si senti il ‘ciaf, ciaf, ciaf’ tipico del sesso con i gemiti dei due.
L’ingroppata in quellaposizione dura meno di un minuto infatti dopo poco si sente:
‘Bella’porca’..zoccola vengo’vengo’veeeee’
‘Si’oh sssiiiii si così daiiii ahhhhhhh’ Carolina geme e si morde le labbra fino a quando non sente il tiepido seme dell’uomo esplodere nel preservativo e i suo gemiti di maschio in calore.
Salvo le si accascia addosso, affannato e provato da quella scopata tanto immaginata con la porcella che passa davanti al suo bar. Anche Carolina è affannata e provata dal piacere della scopate che si è fatta con quell’uomo. Non si aspettava che gli potesse piacere e invece’
Appena ripresi Salvo sorridente per il servizio ottenuto comincia a rivestirsi e lo stesso fa Carolina che prende i suoi abiti da lavoro al call dallo zaino e si riveste.
Dopo una rapida ripulita con delle slaviette umide difficilmente qualcuno avrebbe capito che quella ragazza in jeans, scarpe basse camicetta, maglioncino e piumino avesse appena scopato come una dannata con quell’uomo in jeanse camicia dello stesso tessuto che gestisce il bar nella via P. a Milano dove lei non era mai entrata a comprare mai nulla.

Alle 13.10 Carolina esce dal portone accanto al bar e apasso svelto si reca alla metro per iniziare il suo turno al call delle 14, passando senza nemmeno voltarsi a guardare all’interno del bar. D’altronde anche se avesse osservato, avrebbe visto un uomo sulla cinquantina dietro il banco del bar, intento a servire due caffè e una coca a dei clienti. Cosa c’è di strano?

Lei: ‘Ah’Ahhh, Ah si’siii’così”
Lui: rantoli, fiato alterato intervallato da sibillini ‘Mhhh’, ‘Ah”, ‘Uhhh, siii’
Questo ‘dialogo’ si svolge nella stesso deposito che voi lettori conoscete. I protagonisti, come potrete immaginare, sono due:
Carolina: che è chinata a novanta sul tavolo di ferro, con le punte dei capezzoli e le areole nude e schiacciate sopra di esso, le mani ai lati del tavolino che si tengono saldamente ad esso, autoreggenti nere coprenti, decolletè nere in in pelle opaca tacco 8, perizoma a filo, sempre nero, spostato di lato che riga la chiappa sinistra.
Salvo: in piedi, maglia bianca manica corta (per evitare il contatto del maglione di lana che adesso si trova lanciato da qualche parte nel deposito, con la pelle nuda) scalzo, con soli calzini e nient’altro, che si trova dietro Carolina, tenendola saldamente a pecorina per i fianchi mentre le stantuffa la figa a colpi di cazzo duro.
‘Tieni, tieni porca tieni!…Ahhh’, dice Salvo mentre scarica il suo piacere con una copiosa venuta.
Dopo qualche momento di disorientamento a seguito della venuta, Salvo sfila il cazzo dalla passera di Carolina e si siede sul divano, tenendosi il cazzo alla base con una mano mentre con l’altra sfila il preservativo e, una volta tolto lo osserva sorridendo.
‘Ragazzina tu ogni volta mi fai fare una fontana. Guarda, guarda qua guarda”, dice indicando il profilattico con una discreta quantita di seme al suo interno.
La ragazza fa una risatina di circostanza mentre si rialza dal tavolo e si da una sistemata alle tette un po’ arrossate dallo sfregamento per poi raccogliere i vestiti e ricomporsi.
‘Tesoro, mi sa che per un po’ non ti posso cercare, quella stronza di mia moglie sta sospettando qualcosa e devo darmi una calmata sennò finisce che la meno. Però oggi dovevo scoparti perché volevo che mi lasciavi un bel ricordo, eheheh’.

Con Salvo si era vista, dopo la prima volta, ancora in tre occasioni, sempre nel deposito del bar. Una volta al mattino alle sei, mentre lei tornava dal turno al call e lui l’aspettava prima di aprire il bar. Se l’era portata dentro il bar, con la serranda abbassata mentre tutti e due erano entrati dal deposito, entrati nel bar e si era prima fatto fare un servizio preparatorio di bocca dietro al bancone con lei accovacciata ai suoi piedi, nascosta sotto a spompinarlo a nudo e poi l’aveva presa sempre da dietro, con le mani di lei appoggiate al lavandino del bar e lui a tenerla per i fianchi finchè entrambi erano venuti mentre le gambe di Carolina cedevano sotto l’orgasmo e lui a tenerla su.

Sono passati meno di due mesi dall’ultimo incontro con Salvo. Anche Alfredo (il proprietario dell’appartamento dove vive) non si è fatto vivo più di tanto a causa dei suoi lavoretti che lo stanno portando per un po’ lontano da Milano e quindi l’affitto lo paga , tutto e senza sconti, alla moglie di lui.


Si avvicina la scadenza dell’ennesimo contratto a tempo al call e lei, insieme ad altri assunti nel suo stesso periodo, attendono le proprie sorti. Il pensiero di una proposta a tempo indeterminato con un aumento non ce l’ha nessuno, impossibile, soprattutto visti gli ultimi periodi di crisi e gli ultimi rinnovi prima del suo contratto.
Alcuni suoi colleghi propongono a Carolina e ad altri colleghi un’uscita serale per una pizza, come rito propiziatorio per il prossimo sperato rinnovo.
Così una sera di settimana, quando il giorno dopo erano liberi quasi tutti dal turno di mattina, si organizza questa pizza tra colleghi. Il posto si trova fuori Milano, in uno dei comuni al confine con un altro capoluogo a nord della città. In tutto sono in dieci, sei ragazzi e quattro ragazze, e ce la fanno tranquillamente con due auto. Le auto sono di due dei colleghi maschi, così che Carolina ha evitato di fare il giro per accompagnare gli altri, anzi, i ragazzi si sono dimostrati da subito disponibili a mettere a disposizione le auto. La sera la passano con spensierateza, ridento, scherzando sul lavoro, i colleghi e tutto ciò che di solito si discute quando si esce tra colleghi. Ogni tanto il discordo cade sul lavoro e un po’ di sconforto arriva, ma l’unione di tutti nella stessa condizione rende più leggera la cosa e così si ritorna ridere.
Verso l’una di notte escono dalla pizzeria e si dirigono alle auto per ritornare a casa. Carolina si trova nella seconda auto con due ragazzi e due ragazze, quando all’imporvviso, si sente che l’auto ‘tira’ verso destra: gomma forata.
Piano, rallentando, i cinque si fermano a bordo strada. I ragazzi constatano la prima diagnosi e così si attrezzano per la sostituzione. Intanto anche le ragazze sono scese dall’auto. Tutto sommato la compagnia rende più leggero il ‘grattacapo’. Avvisano gli altri cinque dell’accaduto che, salutandosi, cominciano a portare a casa almeno i passeggeri della prima auto, visto che non c’era bisogno di aiuto.
Nel mentre si lavora con cric, gomma e chiavi, dall’altra parte della strada, circa trenta-quaranta metri più avanti, c’è una ragazza, biondina, capelli legati a coda con una minigonna fucsia e un piumino nero, il tutto accompagnato da un paio di stivali neri tacco alto e calze nere autoreggenti. Difficile non capire cosa ci facesse lì la ragazza’ Quello era il suo posto di ‘lavoro’.
Mentre si perde il tempo per sostituire la ruota, i ragazzi osservano la biondina e tutti notano che prima una, poi due, poi tre e via dicendo, si fermano delle auto accanto a lei, qualcuna si ferma parla un po’ e se ne va’, ma altre auto si fermano, la ragazza parla, a volte sorride e apre lo sportello, entra in auto e va’ via per poi ritornare dopo dieci-quindici minuti.
Il lavoro della sostituzione gomma si fa più lungo del previsto, un po’ perché non capita tutti i giorni di forare quindi non si è abituati a maneggiare attrezzi, un po’ anche per le ruote e i bulloni che tengono sche sono duri da svitare ecc. Fatto sta che questo permette ai ragazzi di osservare l’andirivieni di auto e la frequenza delle ‘corse’ della biondina.
A un certo punto uno dei ragazzi, un po’ sudato per la fatica, notanto l’ennesima auto che carica la ragazza, dice sorridendo:
‘Oh, io ho trovato il mio lavoro, domani lascio il call center , mi depilo e gambe, infilo una minigonna e vengo qui a lavorare, di certo guadagna più quella in una sera che io in una settimana!’, e via di risate da parte sua, e degli altri tre.
In tutto questo tempo anche Carolina è lì’e osserva’osserva la ragazza e nota le stesse cose che hanno visto gli altri, solo che lei ha uno sguardo diverso da loro, anche se le parole che dice e le risate che fa’ alle battute degli altri servono solo a reggere il ruolo. Quasi ogni auto che passa di li quella notte o rallenta o si ferma a chiedere o si ferma, carica e riparte per poi tornare dopo qualche tempo. Intanto la mente di Carolina pensa, riflette. Vede la sua immagine al call, poi le esperienze vissute con Alfredo e Salvo, poi pensa che l’indomani ha il turno più brutto, quello dalle 18.00 alle 24.00 e poi lo stipendio che finisce e il contratto in scadenza’
Finalmente, dopo un’ora e mezza la ruota è sostituita e i cinque risalgono in auto. L’auto parte in direzione della ragazza, gli passano davanti, è molto carina, il fisico non è mozzafiato ma è interessante lo stesso. Il ragazzo alla guida fa due colpi di clacson quando le passa davanti. Carolina è seduta dietro, dal lato destro così che al passaggio osserva fissa quella ragazza e segue con lo guardo man mano che l’auto si allontana’

Marzo. Ultimo giorno lavorativo del mese, ultimo giorno del vecchio contratto e convocazione dalle risorse umane per il nuovo contratto.
Carolina, come sempre quando si reca ai rinnovi dei contratti, si mette bellina, perché non ama presentarsi così come viene, come fanno molte colleghe. E così indossa la gonna nera di lana stretta al ginocchio, sopra una camicetta azzurra e un golfino scollo a V sempre nero che con tutta la buona volontà, non riesce mai a nascondere il suo decolletè, anche se la camicia è abbottonata il giusto le tette premono sempre contro il tessuto. Certo, anche la pancetta fa capolino dai vestiti, ma non è poi così grande né così brutta da vedere. Completano il tutto delle calze nere coprenti (ricordiamoci che è inverno è a Milano fa freddo) e decolletè nere tacco 8 in pelle opaca (quelle usate per la scopata con Salvo, si). A guardarla così, con il piumino nero, lo smalto trasparente, orecchini a bottoncino e collanina sottile, borsa da giorno nera e cartellina portadocumenti, sembra una delle hostess che si possono incontrare alle fiere che sponsorizzano qualche prodotto industriale o cose del genere.
Alle 12.00 arriva puntuale alla sede del call center in zona centro Milano. Entra nella sala dove l’aspetta la responsabile delle risorse umane, tutta bella carina e sistemata con un bel sorriso che la fa accomodare. Carolina è la penultima del gruppo di oggi da rinnovare.

Sono le 12.25, Carolina si trova fuori al palazzo della sede del call center già da più di cinque minuti. L’incontro è durato meno di venti minuti e lei si ritrova con il nuovo contratto in mano firmato.
Il nuovo contratto prevede una riduzione di orario settimanale, il che vuol dire turni della stessa durata ma con un giorno di riposo in più’E questo vuol dire anche meno soldi in busta paga. La responsabile delle risorse umane ha fatto per l’ennesima volta il suo discorso sulla crisi, sulla possibilità di avere però più tempo libero per se stessi e che, in fondo, se uno non accetta ce ne sono altri dieci che accettano. E quindi che fare? Accettare, firmare, buona giornata e anche grazie!
Carolina entra in uno dei bar li vicino per mangiare un panino da sola seduta al tavolino con la sua acqua naturale. Mangia e scrive messaggi ai suoi colleghi, incazzati come lei dalla situazione ma tutti però hanno firmato. Mangia il panino, si alza, va’ alla cassa, paga e poi si avvicina al banco per prendere il caffè.
Mentre gira il cucchiaino nella tazzina da dietro sente una voce:
‘Ciao, posso offrirtelo io?’. E’ un signore sui cinquanta e passa anni, ben vestito che ci sta provando con lei.
‘Grazie, ma ho già pagato.’
‘Beh, allora possiamo prendere qualche altra cosa seduti, ti va’?’
‘Grazie,no, sto bene così.’
Beve un po’ più in fretta il suo caffe, ringrazia il barista ed esce, con i fianchi abbondanti fasciati dalla gonna e l’ondeggiare sui tacchi che rendono piacevole quella visione del didietro da parte dell’uomo che dopo poco esce dietro di lei che si ferma poco distante aspettando l’autobus che la riporta verso casa.
‘Ti do un passaggio, ho la macchina qui vicino, dai.’, dice indicando la sua berlina nera ultimo modello.
‘Grazie, no, sono comoda così.’
‘Perché fai la difficile, magari ci possiamo mettere d’accordo’con un regalino, no?’
La ragazza ha una sensazione di spiazzamento, quasi un leggero giramento di testa a sentire quelle parole, poi per fortuna l’autobus arriva, lei si riprende: ‘Grazie, no. Buongiorno.’
Sale sull’autobus che chiude le porte e l’uomo la osserva sorridendo da porco mentre lei si allontana.
C’è un posto libero lato finestrino e si siede mentre l’autobus la riporta verso casa.
Mentre va’, Carolina legge il contratto, lo chiude di nuovo nel porta documenti e chiude gli occhi’
Istintivamente la sua mente le fa riaffiorare l’immagine della ragazza bionda sulla strada che sorridendo apre la portiere e sale in un auto che sembrava uguale a quella dell’uomo appena lasciato alle sue spalle.
Mercoledì.
Al call oggi le tocca il turno 18.00-24.00. Non ci sono moltissime chiamate. Un paio di automobilisti in panne in autostrada, uno sull’appennino l’altro sull’A4. Qualche chiamata di informazioni oltre alle solite chiamate di utenti ignoranti. Insomma, solita routine settimanale. Il turno in teoria finisce alle 24.00 ma Carolina ha chiesto un permesso di tre ore, praticamente metà turno, per uscire alle 21. E’ più facile )si fa per dire) ottenere permessi durante la settimana che non nei week end.
Ma perché esce alle 21.00? Perché quest’ultimo mese è stato impegnativo.
Il pensiero che Carolina si portava dentro man mano ha preso forma, si faceva strada dentro lei fino ad uscire allo scoperto. La sua situazione precaria, la voglia di non dipendere, di non chiedere e la voglia di libertà che ha sempre avuto hanno fatto il resto.
Per circa un mese, ogni volta che aveva la sera libera da lavoro e da impegni, Carolina ha preso la sua auto e ha girato. Ha girato e ha esplorato, osservato, studiato.
Per tante sere, con la sua machinina, andava in giro. All’inizio per Milano, poi man mano si è spinta fuori, verso la periferia e poi la provincia. Sicure dell’auto sempre chiuse, jeans scuri, maglione di lana pesante, capelli legati e raccolti, zero trucco, niente tacchi, solo stivali bassi o ballerine, niente scollature. Niente erotismo. Non le serviva in quelle sere. Quelle sere servivano per esplorare persone, luoghi. A volte si era ritrovata a ridere da sola: sembrava un’investigatrice privata in fase di pedinamento. Osservava e seguiva ragazze come la biondina della sera della foratura. Osservava e seguiva le auto come quelle dell’uomo che l’aveva adocchiata al bar nel giorno del suo ultimo rinnovo di contratto. Aveva cercato informazioni anche su internet, ovunque potesse esserle utile. Si era messa d’impegno e man mano che ‘studiava’ capiva e si organizzava, prima ‘mentalmente’ poi praticamente’fino a quel mercoledì sera.

Sono le 21.15, l’ultima telefonata le aveva ritardato l’uscita. Il solito stronzo perditempo. Già era agitata di suo e così quel ritardo aveva contribuito ad aumentare l’agitazione.
Carolina si stacca dalla sua postazione, saluta con un gesto i colleghi al telefono e va’ in bagno con una finta disinvoltura ma con un passo più veloce del solito, con una borsa da palestra in mano. Chiude la porta di uno dei bagni a chiave, socchiude gli occhi, due respiri profondi, poi li riapre. Si mette davanti allo specchio, si osserva, poi con decisione sfila il maglione nero a collo alto e largo, sgancia il reggiseno bianco e lo sfila. Poi apre la borsa, tira fuori un’asciugamano grande bianco e una salvietta che mette sul pavimento. Sembra di vedere la scena di un film d’azione, dove la protagonista, agente segreto, si traveste per la sua missione. La missione di Carolina però non è del genere di quei film. Dopo il maglione e il reggiseno è la volta degli stivali bassi impermeabili senza tacco, del jeans e dei calzini di lana. Si ritrova solo con gli slip davanti al lavabo del bagno aziendale, con i piedi nudi poggiati sulla salvietta. Il freddo comincia a prendere possesso del suo corpo. Apre l’acqua calda e comincia a sciacquarsi il corpo. Prima la parte alta, viso, collo, seno, poi man mano scende verso il basso. Sfila anche gli slip, adesso è completamente nuda. Si rinfresca il sesso e il sedere, le gambe. Chiude l’acqua e prende ad asciugarsi con l’asciugamano bianco. Il profumo del sapone comincia a farsi sentire nell’aria. Una volta asciugata ben bene, Prende un sacchetto dalla borsa dove sfila un set reggiseno e perizoma neri e li indossa velocemente. Uno sguardo alla sua figura nello specchio e si sitema bene le tette all’interno del tessuto in pizzo. Dal sacchetto poi estrae qualcosa simile a un panno nero che poi si scopre essere una minigonna in tessuto che provvede a indossare dopo aver messo su anche un paio di calze nere autoreggenti. L’ulltimo indumento pulito che indossa è una camicetta bianca che una volta abbottonata le stringe eroticamente i seni uno contro l’altro e alla quale lascia sbottonati i primi tre bottoni. Una volta terminata questa prima operazione, riprende i jeans con i quali era entrata in bagno e li infila, arrotolandosi la minigonna in vita e poi facendola riscedere il più possibile sui jeans. Poi infila nuovamente gli stivali bassi e, per ultimo, il maglione a collo alto e largo che nasconde la camicetta sbottonata. Si accorge che il tempo sta passando quindi con uno sprint finale infila nella borsa da palestra l’asciugamano umido, la salvietta sul pavimento, la richiude, lega i capelli in una coda di cavallo veloce e infila il piumino col cappuccio. Uno sguardo veloce allo specchio: sembra non essere affatto diversa rispetto a quando è entrata in bagno. Gira la toppa della porta, esce dal bagno e si avvia verso gli ascensori che la portano all’uscita dello stabile. L’aria fuori è fredda mentre si incammina a passo svelto alla sua auto. Entra dentro, posa la borsa sul sedile del passeggero, mette in moto e parte

Impiega circa mezz’ora prima di arrivare al posto che ha scelto dopo una lunga osservazione. Per arrivarci si è spinta a nord, fuori Milano, in provincia al confine con un’altra citta lombarda. Nei giorni passati ha girato e rigirato per trovare un posto ‘libero’ e quanto più tranquillo per poter parcheggiare la sua auto senza che possa essere troppo in vista. Il posto scelto si trova su una strada di passaggio, forse provinciale o statale, che attraversa diversi comuni della provincia, per alcuni tratti del tragitto si trovano abitazioni, negozi di arredamento, ristoranti, poi lunghi tratti di sola strada e così via. Supera un ristorante con parcheggio interno, va’ avanti un centinaio di metri poi svolta a destra in una rientranza della strada dove, dopo un paio di manovre in retromarcia, ferma l’auto nella penombra delle siepi e alberi da strada. Ha un attimo di esitazione ma subito si forza a riprendersi, così tira indietro al massimo il sedile, apre e sfila il piumino. Comincia ad avere caldo quindi abbassa un po’ i vetri per far entrare l’aria fredda così da riprendersi. Fruga nella sua borsa e prende una piccola trousse e comincia a truccarsi il viso osservandosi attraverso lo specchietto retrovisore dell’abitacolo. Prima gli occhi, poi guance e infine le labbra, con un rossetto non troppo marcato. Le mani le aveva preparate già il pomeriggio prima del lavoro, limitandosi però ad una timida french. Ultimata l’operazione del trucco, un po’ goffamente prende a sfilare gli stivali, sbottonare e sfilare il jeans e poi il maglione che, per la tensione, non aveva tolto prima del trucco, ma vabbè, fa niente. Adesso Carolina si ritrova in auto vestita con una minigonna nera, camicetta bianca sbottonata e con lo spacco delle tette in mostra, perizoma e reggiseno neri in pizzo e autoreggenti nere. L’ultimo passo della vestizione consiste nell’infilare nuovamente le mani nella borsa e tirare fuori un altro sacchetto contenente un paio di stivali neri a punta in pelle tacco 10. Li infila poi si ferma.
E’ pronta. Mette le mani sul volante, il cuore le batte forte, chiude gli occhi e respira. Uno, due, tre, quattro respiri profondi poi rimette il piumino, prende una piccola borsetta nera dalla borsa, apre lo sportello ed esce dall’auto.
Appena fuori viene investita dall’aria fredda dell’inverno lombardo. Dall’auto riesce a vedere il piccolo spiazzo dove ha deciso di mettersi in mostra. Si avvicina lentamente, un po’ per la tensione un po’ per la difficoltà di camminare sui tacchi sul terreno un po’ scosceso. Prima di arrivare alla ‘luce’ fa un altro respiro e poi fa quel passo in più che la catapulta nella nuova dimensione fin li sconosciuta: la puttana.
La strada non è molto trafficata, sarà il freddo, sarà il giorno in settimana, sta di fatto che come inizio Carolina ha scelto un giorno che le desse più tranquillità.

E’ ferma lì, sul piccolo lembo di strada un po’ sterrata. Sembra non arrivare nessuno, né da un senso né dall’altro. Il freddo comincia a entrarle sotto il piumino e d’istinto comincia a fare piccoli passi’che man mano diventano una camminata avanti e indietro. Mentre cammina sente un rumore in lontananza, prima da un lato poi dall’altro’sono auto. Prima una nel suo senso di marcia, che le passa accanto senza nemmeno decelerare, poi dall’altro lato della strada. Questa però rallenta la velocità e, senza però fermarsi, si limita ad osservarla e poi riprendere continuando la strada. Il traffico un po’ aumenta, ma sempre nella norma. Alcune auto rallentano per osservare, altre sembrano disinteressate, alcune suonano il clacson ma continuano il viaggio. Cammina seguendo il senso della strada quando alle sue spalle sente un auto arrivare e rallentare. Rallenta però eccessivamente, tant’è che le si affianca, acconstando un po’. Carolina sente il suo cuore battere forte, ha paura di girare la testa a sinistra per osservare quando sente dall’auto un ‘Ciao.’
Carolina si ferma, irrigidita, ha un attimo di esitazione poi si volta verso l’auto. All’interno c’è un uomo all’incirca sulla quarantina, normalissimo che la osserva e, timidamente sorride.
Lei (chinandosi, mani ficcate nelle tasche del piumino): ‘Ciao’.
Lui: ‘Sei carina, sai?’
Lei: ‘Grazie” (e abbozza un timido, infreddolito, sorriso)
Lui: ‘Senti, io non sono molto pratico’volevo sapere se tu stai qui per’ecco’lavorare’
Lei: ‘Io’si’si, certo, sto lavorando’
Lui: ‘Ah, bene, sono fortunato allora’e senti’ci verresti con me?’
Lei (con un tono leggermente più rilassato): ‘Si’si, certo”
Lui: ‘Bene’allora’andiamo?’
Lei: ‘Si’andiamo’
Carolina apre lo sportello dell’auto ed entra dentro, assaporando il tepore del riscaldamento acceso.
Lui: ‘Dove’dove vado?’
Lei: ‘Vai avanti su questa strada poi”. E così dicendo guida il suo primo cliente verso il posto che, sempre nelle sere di perlustrazione, aveva individuato per consumare i rapporti.
Dopo pochi minuti arrivano in un piccolo parcheggio con dei palazzi poco più lontani dai quali non si riuscirebbe a capire se all’interno delle auto qualcuno stia facendo qualcosa. Ci sono altre auto ferme, ma vuote. L’uomo ferma e spegne la macchina. Carolina è ferma sul sedile passeggero, in silenzio, non sa che fare, ma adesso è lì, il primo passo lo ha fatto, anche il secondo, adesso vorrebbe scappare, ma le tornano in mente rapidamente le immagini della sua postazione di lavoro al call, dell’ultimo colloquio, dell’uomo viscido che le offriva soldi, di Alfredo’Si, può farlo, può e vuole andare avanti.
Si gira verso l’uomo, sorride: ‘Allora, abbassa pure il sedile e spogliati, ok?’
L’uomo un po’ timido e un po’ eccitato esegue. Intanto Carolina apre la zip del piumino mostrando la camicetta con lo spacco in evidenza. Si apre gli altri bottoni fino a restare con la camicetta totalmente aperta. Prende dalla borsetta posata sul cruscotto un pacchettino piccolo bianco e rosso, lo apre e prende tra le dita il profilattico che le fa da strumento di lavoro. Appena si gira vede l’uomo semi sdraiato con pantaloni e slip abbassati e il suo uccello semirigido che, allo sguardo dello spacco di tette subito prende a svettare. Carolina prende con le dita della mano sinistra l’uccello e con l’altra mano appoggia il profilattico arrotolato sulla punta, poi sempre con la mano provvede a srotolarlo attorno al membro di carne. Non è il primo preservativo che infila su un cazzo, quello. In passato, con le sue storielle di sesso ne aveva fatta di esperienza.
Lui: ‘Sei molto carina, lo sai?’.
Lei (lisciando al meglio con il profilattico su tutto il cazzo, sorride): ‘Grazie.’.
L’uomo non si accorge del tempo che passa né di Carolina ferma ad osservare quello sconosciuto, in quell’auto sconosciuta, con il cazzo duro e dritto nella sua mano. Quel tempo dura solo pochi secondi, poi l’uomo viene raggiunto da una sensazione di calore nel basso ventre che lo fa prima irrigidire e chiudere gli occhi, poi quando li riapre e guarda in basso vede la bella morettina con le labbra avvolte attorno al suo cazzo che sale e scende lentamente.

La sensazione iniziale non è stata piacevole, dovuta dal sapore del lattice sulla lingua. Poi però, man mano che proseguiva il su e giù, il sentore di lattice spariva lasciando solo il gusto inesistente della plastica sul cazzo. L’uomo non faceva altro che mugolare il suo piacere e fare timidi complimenti di chi non è abituato a questo tipo di trattamenti. Ha un attimo di lucidità giusto per capire che se non fermava la ragazza sarebbe venuto senza scoparla. ‘Cambiamo’ti va’?’
Lei (staccandosi dal cazzo): ‘Certo’.
Carolina si siede sul suo sedile e abbassa lo schienale facendo più spazio possibile per non sentire gli spigoli sul suo corpo. Allo stesso tempo l’uomo si solleva dal suo posto e, girandosi, va’ gradatamente a posarsi sulla ragazza che man mano che si avvicinava, allarga le gambe facendogli spazio. Appena le fu sopra, lei con la mano sposta il perizoma che le copre la figa e il suo poco pelo e vede la mano dell’uomo che tiene alla base il cazzo e lo dirige dentro. Fa un po’ fatica ad entrare, Carolina non è molto umida e questo rallenta i tempi. Poi finalmente riesce ad entrare e comincia ad andare avanti e indietro dalla figa della ragazza.
Man mano che la scopa si abbassa sul suo corpo fino a toccarlo con il proprio finendo in una missionaria un po’ scomoda per lo spazio. Ma a lui questo non da alcun problema, tanta è l’eccitazione che bastano si e no un paio di minuti prima che Carolina sentisse un: ‘Ohhh’Ahhh’ seguito da una leggera sensazione di calore nel suo ventre. L’uomo è venuto in poco tempo e, dopo qualche attimo, si sfila dalla ragazza e cade sul posto di guida. La sensazione che ha Carolina su di se non è quella di esser stata violata ma neanche di godimento. Quella scopata non le aveva dato alcuna sensazione anzi, era rimasta lucida. Tant’è che dopo poco prende dei fazzoletti dalla borsetta, ne passa uno all’uomo e uno per se ed entrambi provvedono alla pulizia degli organi genitali.
Lui: ‘Mi è piaciuto molto sai? Anche a te?’
Lei: ‘Certo’sei bravo’, gli risponde mentendo e sorridendo.
Una volta sistemati, l’uomo riaccende l’auto e riparte in direzione del posto dove aveva caricato Carolina.
Lui: ‘Grazie ancora. Posso tornare a trovarti?’
Lei (aprendo lo sportello mentre esce dall’auto): ‘Certo che puoi, ciao ciao.’

Tornata sulla strada Carolina sente nuovamente il freddo sul suo corpo e questo non le lascia il tempo di pensare a ciò che ha appena fatto per la prima volta.
Passano altre auto, con lo stesso rituale: alcune non rallentano, altre si. Dopo un alcuni minuti, tra quelle che rallentano un’altra si ferma. E’ una macchina utilitaria all’interno della quale si trova un ragazzo, più o meno coetaneo.
Lui: ‘Ciao bella.’
Lei (chinando un po’ la testa, braccia incorciate sotto il seno): ‘Ciao.’
Lui: ‘Andiamo?’
Lei: ‘Si’, e apre la portiera stavolta con meno tentennamenti della prima e si infila nel ritrovato calore dell’auto.
Nuovamente si ritrova a indicare la strada dell’imbosco e, dopo poco, l’auto si ferma, spegne le luci e motore.
Lui: ‘Solo un pompino, ok?’
Lei: ‘Si, ok, va’ bene”
Il ragazzo sembra meno impacciato del primo, infatti da solo senza che lei dica nulla prende ad abbassarsi pantaloni e slip mentre Carolina, con il piumino aperto, infila le mani nella borsetta per prendere il profilattico. Apre il piccolo pacchetto con le dita e lo estrae. Quando si volta osserva il ragazzo, cosa che ancora non aveva fatto da quando era salita in auto. Avrà avuto di sicuro meno di trent’anni, moro capelli corti, molto magro. Abbassa lo sguardo ed osserva il suo cazzo. E’ un cazzo magro come il suo proprietario, e la magrezza è confermata quando Carolina, dopo qualche colpo di mano a segarlo e farlo indurire, prende a srotolare il condom per tutta la lunghezza dell’asta. Un cazzo depilato, non carnoso ma un po’ più lungo della norma, con una cappella che, stretta nel lattice, formava un cappello ben più largo dell’asta; le cappelle pronunciate le sono sempre piaciute, sarà forse per quello, e che il ragazzo è anche carino che fa pensare a Carolina che in altri momenti il cazzo e il ragazzo non le sarebbe dispiaciuto provare facendosi una storiella. A questi pensieri seguono le azioni. La testa si abbassa verso il ventre del ragazzo e la lingua fuoriesce dalle labbra e prende a passare sotto il bodo della cappella gonfia. Mentre effettua quest’operazione si accorge dell’irrigidimento del ragazzo, colpito già da quel primo tocco di lingua. Dal bordo della cappella passa ad imboccarla tutta e tenerla tra le labbra; la succhia. Il ragazzo abbassa lo sguardo e vede le guance di Carolina incavarsi a succhiare.
‘Mmmm brava..si, così..succhiami la cappella dai.’
Carolina lascia per un attimo la cappella e guarda il cazzo per poi mettere una mano alla base e rimettersi a succhiare, stavolta inghiottendo anche l’asta. Scende con e labbra e la bocca fin quanto riesce e va’ su e giù imprimendo una pressione maggiore sul cazzo in modo da assorbire e far passare prima il sapore del lattice nella sua bocca.
Dopo un po’ di questi su e giu comincia a leccare il cazzo con frequenza e intensità diverse, solleticando la parte sotto dell’asta, risalendo, sollazzando la cappella e poi ancora giù a pompare. Il ragazzo comincia a muovere un po’ il bacino su e giù come a scoparle la bocca lentamente, poi la sua mano destra comincia a muoversi. Carolina adesso mentre ciuccia il cazzo sente la mano che entra dentro la camicetta e le strizza un seno sopra il reggiseno. La pressione è forte ma non dolorosa, lui è eccitato. Palpa a piena mano.
Lui: ‘Che tette che hai’scoprile dai”
Carolina solleva la testa lasciando il cazzo per sbottonarsi di più la camicetta fino all’ombelico e poi con la mano destra tira fuori le tette dal reggiseno che resta agganciato sotto. I capezzoli sono turgidi e si posano sulle gambe del cliente mentre ritorna con le labbra ad avvolgere il cazzo.
Su e giù, su è giù. La testa solletica l’asta, la bagna, la succhia e poi risale sulla cappella che si diverte a trattenere tra le labbra. Il gioco non dura molto perché il ragazzo preso dall’eccitazione mette una mano sulla testa di Carolina. Le guida i movimenti una, due, tre volte fino a quando non la tiene ferma sul cazzo e viene. La venuta è copiosa perché Carolina sente il lattice del condom estendersi e avere una consistenza molle e calda che avverte sulla lingua. Prosegue il movimento di testa ancora per qualche volta dopo la venuta e poi lo lascia mentre comincia ad ammollarsi.
Mentre prende i fazzoletti dalla borsa, osserva il ragazzo che resta in uno stato di beatitudine sdraiato sul sedile. Ritorna in se quando la ragazza gli passa il fazzoletto.
‘Sei proprio brava con la bocca, che bella pompa, sono venuto come una fontana!’
Lei alle sue parole si lascia scappare una risatina breve e annuisce con la testa.
Ci mette meno a sistemarsi rispetto a lui; non ha dovuto ripulirsi la figa, ma solo un ritocco al trucco delle labbra.
Dopo circa quindici minuti fanno ritorno al punto di lavoro.
Lui: ‘Ciao tesoro, ci vediamo presto, tornerò da te di sicuro.’
Lei: ‘Grazie, allora a presto’ciao, ciao.’ Apre lo sportello ed esce ritornando nel piccolo spiazzo sterrato.

Non passa nemmeno un minuto questa volta, Carolina è ancora intenta a sistemarsi i vestiti, risaliti un po’ a causa della seduta in auto, quando un’altra auto, una familiare grigia, si ferma. Dal finestrino si vede un uomo sulla cinquantina, ben tenuto, un po’ stempiato.
Lui: ‘Ciao tesoro, non ti ho mai vista qui.’
Lei: ‘Ciao’, e gli sorride
Lui: ‘Sei nuova, vero? ‘
Lei: ‘Beh, ecco’si”, è un po’ titubante a rispondere, non si aspettava questa domanda.
Lui: ‘Bene, e dimmi..quanto vuoi per divertirci?’
Carolina risponde e l’uomo non fa una grinza: ‘Dai, sali allora.’
Scena che si ripete, Carolina apre lo sportello ed entra in auto, che subito riparte.
Stavolta durante il tragitto c’è anche un po’ di dialogo tra i due.
Lui: ‘Sei carina, si vede che sei nuova, e pure italiana, eh eh eh.’
Lei: ‘Si? e da cosa si vede?’
Lui: ‘Beh, ho fatto già un paio di giri per vederti bene, ma sei un po’ troppo coperta rispetto alle tue collleghe e non si capisce bene il fisico. E’ tipico delle novelline ‘
Lei: ‘Ah, capisco.’ Carolina capisce che si trova in auto con uno abituato ad andare a puttane.
Lui: ‘Però visto che sei proprio carina ho voluto provarti lo stesso’spero che non mi deluderai”, e così dicendo prende a palpare le cosce della ragazza mentre arrivano al posto di imbosco.
Arrivano e l’uomo spegne l’auto.
Lui: ‘Senti, però così stiamo scomodi, ci mettiamo sui sedili dietro, ok?’
E senza che lei potesse rispondere, l’uomo ha già aperto la sua portiera ed esce. Carolina non può far altro che seguirlo, così apre lo sportello, esce e si ritrova sui sedili posteriori insieme a lui. Lo spazio, aveva ragione, vista l’auto grande, è maggiore che d’avanti.
Il tipo è calmo, sorridente, a proprio agio. Carolina fa per prendere il profilattico dalla borsa ma viene fermata.
Lui: ‘Aspetta, che hai, fretta? Apriti un po’ dai, fatti vedere”
A quel punto si apre nuovamente il piumino e lui invece di limitarsi ad osservare la aiuta a sfilarselo del tutto lasciandola solo con la camicetta.
‘Qui dentro è caldo, non avrai freddo, continua, su”, e mentra parla la sua mano le si infila dentro la camicetta e sbottonano assieme i bottoni lasciando in vista il reggiseno. L’uomo a quel punto prende a farle uscire le tette sode e dure con i capezzoli pronunciati e le massaggia.
‘Mmmm sei un po’ in carne, ma mi piacciono le tipe così’adesso tocca a me.’, e detto questo lascia dalla presa le tette della ragazza e prende a sbottonarsi i pantaloni, e sotto resta a cazzo nudo, non indossando slip.
‘Dai, prendimelo un po’ in mano’massaggialo’.
Carolina si sente un po’ a disagio, si trova a che fare con uno non nuovo a questo tipo di rapporto, è lui che sta guidando il gioco. Doveva aspettarselo però, essendo lei la novellina della strada.
Gli prende il cazzo con le dita e lo tira alla base scappellandolo. Il cazzo è nella norma, né grosso né piccolo. Lo osserva e lo sega mentre lui è ritornato a massaggiarle le tette e con le labbra le si avvicina al collo.
‘Uhmmm che buon profumo che hai porcella, proprio buono’, e a quella frase si abbasa a succhiarle una tetta. Carolina a quel contatto cerca di allontanarlo, non vuole arrivare a tanto con uno sconosciuto e lui ridacchiando le dice: ‘Che c’è? Non ti piace? Su, solo un poco per farmelo diventare bello duro e poi cominci a succhiarlo dai.’, e senza che lei avesse il tempo di rispondere si tuffa nuovamente sulle tette e ciuccia quei capezzoli rosa e duri, lasciandoli assieme alle mammelle lucidi di saliva.
Solleva la testa e si sistema sul sedie.
‘Dai tesoro, succhiamelo un po”. L’uomo cerca di portare la testa di Carolina giù verso il cazzo, ma lei in un attimo di lucidità lo ferma e prende veloce il preservativo che teneva già da prima nell’altra mano.
Lui: ‘Ma non me lo succhio a pelle?’
Lei: ‘No tesoro, non se ne parla’, e mentre risponde srotola il condom sul cazzo duro di lui.
Si sistema al meglio sul sedile, inginocchiandosi un po’ e scende sul cazzo dell’uomo con le labbra direttamente, senza soffermarsi come con l’altro cliente, sulla cappella. Comincia da subito il su è giù ben ritmato. Non sta eseguendo un lavoro svogliato, ma ben fatto e lui apprezza.
‘Ci sai fare con la bocca eh? Guarda come lo succhi, mmm’
Nell’abitacolo si sente il rumore sordo della ciucciata di cazzo di Carolina che succhia, lecca e sega il cazzo, staccandosi ogni tanto per dedicarsi a slinguazzate veloci per tutta la lunghezza per poi affondare nuovamente con le labbra.
Dopo qualche minuto di pompino l’uomo la ferma.
‘Adesso mi voglio scopare questa bella puttanella novellina. Mettiti in posizione dai.’
Carolina lascia il cazzo e, con una naturalezza inaspettata, si sistema sul sedile, semisdraiata per il lungo, testa verso la portiera, che arrotola la mini e sfila una gamba del perizoma, restando a figa quasi all’aria e cosce larghe. Lui osserva la ragazza pronta a riceverlo.
‘Mmmm una bella figa in rodaggio, adesso ci divertiamo.’
Si avvicina con il cazzo tenuto con una mano alla base e lo punta alla figa di lei che, con le dita, lo tiene poco sotto la cappella per indirizzarselo dentro.
A differenza del primo cliente, che aveva un po’ faticato ad entrare per la secchezza, adesso il nuovo cazzo entra senza troppe difficoltà nella sua figa. Una volta dentro tutto, l’uomo si ferma un attimo prima di cominciare gli affondi nella sua passera. Comincia prima lento, poi man mano che prende confidenza con la posizione aumenta il ritmo rimanendo sempre ritmato.
Carolina sente il cazzo dentro sè che si fa strada per poi uscire e rientrare e comincia a muoversi anch’essa, andandogli incontro, aprendo e schiudendo di più le gambe a seconda della penetrazione.
I gemiti dell’uomo testimoniano che si sta compiacendo di quella scopata. A Carolina ogni tanto scappa un ‘Ahhh.’ misto di leggero godimento e dolore ad ogni stantuffo intenso.
Va’ su e giù nella sua figa e le strizza le tette mentre la monta. Poi, preso quasi da un raptus di eccitazione esce dalla figa e si solleva.
‘Girati, mettiti a pecora e appoggiati al sedile’
Carolina non sapendo se dire di si o no, si ritrova trasportata dall’ordine e si solleva, sistema le gambe e le ginocchia sul sedile e, con la faccia rivolta al lunotto posteriore, si mette in posizione. Non finisce nemmeno di sistemarsi quando sente il cazzo entrarle nuovamente nella figa da dietro e ritrovare da subito il ritmo sostenuto della scopata.
Se qualcuno si trovasse a passare in quel parcheggio, vedrebbe in quell’auto familiare una ragazza a pecora con le mani strette al sedile e un uomo dietro con le mani poggiate ai fianchi di lei a chiavarla a ritmo sostenuto e intenso. La posizione, le parole del cliente e la situazione portano la ragazza ad eccitarsi e man mano è sempre più trasportata nell’amplesso, così da ritrovarsi lei ancora prima di lui a gemere e mugolare di piacere.
‘Si’ah si, così’spingi..si’spingi’Ahhh’
‘Ti piace eh porca? Che bella zoccola che sei’farai strada come puttana’tien, tieni’ahhh’
Le mani passano dai fianchi alle tette, stringere i capezzoli e poi nuovamente ai fianchi per l’affondo finale.
I gemiti di godimento di Carolina fanno esaltare ancora di più l’uomo che aumenta il ritmo sempre di più fino a quando non sente salire il piacere.
‘Adesso vengo, ti inondo’ah’ahhh’
‘Si’si, ancora’spingi ancora a’aan’ahhh’. Quest’ultimo gemito viene seguito dall’orgasmo di Carolina a cui tremano le gambe e le mani stringono forte il sedile. Subito dopo sente il calore leggero nel suo ventre e il mugolio dell’uomo che viene dentro il preservativo e dentro di lei.
‘Oh mamma, vengo’siii veng..oooo!!!’
Il ritmo man mano rallenta e i gemiti dei due sono seguiti da rantoli di respiro affannato.
Sfila il cazzo dalla figa umida di Carolina e si siede quasi cascando sul sedile. La ragazza resta frastornata in posizione.
Lui: ‘Fff’Che chiavata, poche volte ho chiavato così con una puttana di strada’ufff’Dammi un fazzoletto che qua sennò macchio tutto’
Carolina si rigira e si siede poi afferra la borsetta e tira fuori i fazzoletti. Ne da uno a lui e due li prende lei e comincia ad asciugarsi in silenzio, ancora col respiro un po’ corto.
Dopo un paio di minuti le portiere posteriori si aprono e i due risalgono davanti. L’uomo rimette in moto e riaccompagna Carolina.
Lui: ‘Come novellina non sei niente male lo sai?’
Lei: ‘Grazie, sei gentile, eh, eh, eh’ (che strano, si ritrova a ridere di una scopata fatta con uno sconosciuto)
Lui: ‘Mi sa che divento un cliente fisso con te.’
Lei: ‘Beh, perché no? Eheheh, ciao, ciao’
Mentre apre veloce lo sportello e fa per uscire lui la ferma.
‘Ehi, che fai, non ti dimentichi qualcosa?’, e ridendo le mostra i soldi che tiene tra le dita
Lei: ‘Cazzo, è vero, scusa!’
Lui: ‘E di che, in altre occasioni me ne sarei andato, ma mi sono divertito e te li meriti’ma sta attenta le prossime volte’
Ridono assieme poi Carolina prende i soldi e l’uomo ingrana la marcia e va’ via.
Mentre passeggia sorridendo dell’esperienza appena passata e sistemando le cose in borsa, un’altra auto si ferma, dentro c’è un uomo più che sessantenne.
‘Ciao bella, andiamo?’
‘Ciao, si, certo’, e in meno di un minuto si ritrova in un’altra auto con un altro uomo.
Indicazioni per l’imbosco, poche parole dell’uomo, ma a lei non importa, con la mente è ancora all’esperienza appena passata.
Arrivati al parcheggio, Carolina stavolta si fa dare subito i soldi e, mettendoli in borsa. Improvvisamente però le si gela il sangue. Non ha più profilattici in borsa.
Torna col pensiero alla sera in cui li aveva comprati, Una notte, tornando a casa dal suo giretto perlustrativo, si era fermata ad un distributore fuori da una farmacia e per la paura di essere vista aveva preso una scatola a caso e solo adesso si era accorta che era una scatola contenente solo tre profilattici.
‘Scusa, ma non posso, non ho più condom’mi spiace’
‘Ma come, e mi fai venire fino a qua?’
Lei: ‘Scusa, me ne sono accorta solo adesso, tieni i soldi che mi hai dato, sarà per la prossima volta’
Lui, ormai già eccitato dalla ragazza con le sue grazie in mostra: ‘No dai, non mi lasciare così, facciamo qualcosa dai, fammi almeno una sega, non puoi fare così!’
Carolina osserva l’uomo, più vicino ai settanta che ai sessanta e, vuoi per lui, vuoi per la scopata soddisfacente fatta poco prima, dalle sue labbra affiora un sorriso.
‘Hai ragione, non posso lasciarti così, non è colpa tua, e una sega te la faccio volentieri’
L’uomo, imbarazzato ed eccitato balbetta: ‘Ma’mi fai toccare un po’ anche? Ti prego’
Lei, sempre col suo sorriso: ‘Ok, ma non farmi male però’
E così fu che Carolina fece una delle sue migliori seghe a quel signore mentre si lasciava massaggiare le tette con i capezzoli ormai in posizione di riposo. Quel regalino durò poco, meno di un minuto, tanto era eccitato. Infatti non passarono nemmeno dieci minuti che Carolina già si trovava sul ciglio della strada. Ma stavolta, appena scesa dall’auto a passo svelto si dirige verso la sua, chiudendo le sicure, mettendo in moto e andando via a velocità sostenuta.

Il cuore le batte forte mentre guida. Man mano che avanza però si calma, ritrovando un respiro più regolare fino a quando non si ferma in una piazzola di sosta lungo la strada, all’inizio della città. Si riveste dei suoi abiti da lavoro diurno perché non poteva fare il tragitto dall’auto a casa così conciata. Poi riparte.
Arriva a casa che era quasi l’una di notte, l’ora nella quale di solito rientra dopo il turno serale.
Entra in bagno con tutta la borsa, si spoglia di tutto e entra in doccia. Fa una doccia un po’ più lunga del solito poi, una volta infilato il pigiama si mette a letto portando con se il borsone in camera. Avrebbe sistemato tutto la mattina successiva, una volta che la coinquilina fosse uscita. Non potè però resistere alla tentazione di prendere la borsa utilizzata per raccogliere i soldi e, nella luce fioca della lampada accanto al letto la aprì, trovando al suo interno ben 180 euro. I pensieri erano mille e le sensazioni anche. Il sonno arrivò alle tre del mattino. Il secondo giorno del suo secondo ‘lavoro’ è avvenuto a distanza di una settimana.
Quei giorni gli sono serviti per riordinare le idee, su cosa aveva fatto, su come era arrivata fin lì e cosa avrebbe fatto adesso. Aveva avuto anche il pensiero di ritornare sui suoi passi, finirla lì dove’era iniziata e non pensarci più. Solo un colpo di testa di una notte, nient’altro. Ma non passava nemmeno un’ora da quel pensiero che poi tornava a quella sera. Alla fine aveva ammesso a sé stessa che ciò che aveva fatto non l’aveva turbata, non l’aveva traumatizzata. Si sentiva in uno stato mentale che in altri contesti si sarebbe potuto definire di calma e tranquillità.
Aveva deciso che avrebbe continuato, sarebbe scesa di nuovo in strada a vendersi. Aveva cominciato a pensare a ciò che era andato bene e ciò che doveva migliorare. I margini di miglioramento ce n’erano eccome. Volendo analizare la cosa, i passi da fare per migliorare erano tanti. Ma lei non aveva fretta. All’inizio avrebbe provato a lavorare una volta a settimana, per vedere come andava e se ne valeva la pena.
Il secondo giorno di lavoro sarebbe stato nuovamente di mercoledì. Stavolta non aveva il turno fino alle 24.00, ma quello del pomeriggio, in questo modo non avrebbe avuto nemmeno bisogno di chiedere ore al lavoro.
Il giorno prima, martedì, uscita da lavoro alle 18.00 era tornata a casa con i mezzi pubblici. Durante il tragitto era scesa ad una fermata a metà percorso e si era addentrata nelle viette che incrociano corso B.Aires. Cammina cammina era entrata in un minimarket dove non era mai stata. Era stata dentro più di mezz’ora poi, appena la cassa si era svuotata dai clienti in fila, si era precipitata a passo svelto con due scatole di preservativi da dodici pezzi ognuno: stavolta non voleva ritrovarsi impreparata. Come una ladra esce dal minimarket e ritorna verso il mezzo pubblico che l’avrebbe portata a casa.

Mercoledì, ore 21.30
Carolina è in auto, è appena arrivata alla piazzola dove aveva lavorato la scorsa settimana. è libera, non c’è nessuna ragazza che ha preso quel posto.
L’abbigliamento che ha scelto è simile a quello della prima volta: set reggiseno e perizoma neri, minigonna in tessuto nera e autoreggenti, anch’esse nere. Sopra però niente camicetta bianca ma un maglioncino nero, con degli inserti brillantati e uno scollo a V che lascia poco spazio all’immaginazione. Completano il tutto il piumino e gli stivali neri a punta in pelle tacco 10. Rossetto non troppo marcato e unghie anche stavolta con french classico.
è pronta, nuovamente in pista anzi, in strada.
Apre la portiera, esce, chiude l’auto e con la piccola borsetta sotto braccio cammina traballante sullo sterrato verso la postazione di ‘battuta’.
Questa sera sembra essere meno trafficata dell’ultima volta. Forse sarà per l’orario, per il giorno infrasettimanale, sta di fatto che di auto ce ne sono poche.

Mentre si trova lì a passeggiare timidamente sulla strada, sente dietro di sè arrivare un grosso TIR, si volta e l’autista lampeggia e suona il clacson tirando poi dritto per la sua strada. Carolina sobbalza al rumore del clacson, dicendo trasè ciò che pensava al camionista.
C’è ancora la scia d’aria del tir quando un’auto si ferma accanto a lei. Il finestrino si abbassa, l’uomo chiede il solito: ‘Quanto?’, dopodichè Carolina sale in auto e lo guida verso l’imbosco.
Durante il tragitto arriva ad una rotonda e, mentre continua a indicare la strada, vede il TIR di poco prima che gira intorno alla rotonda tornando indietro sulla strada. Carolina lo segue per un po’ con lo sguardo poi lascia perdere e si reca all’imbosco.
La prima marchetta della serata l’ha vista impegnata con il solito pompino che ha preceduto la scopata alla missionaria. Il cliente era un uomo sui cinquant’anni più o meno. Non ci aveva messo molto a venire, il tutto sarà durato si e no dieci minuti poi, una volta sistemati, ha accompagnato Carolina alla sua postazione.
Scesa dall’auto, in lontananza vede che verso di lei si sta avvicinando il TIR di prima, con i suoi fari a fare da apripista. Prima del tir però c’è un’altra auto. Questa, invece di tirare dritto accosta accanto a Carolina. Il camion decelera, scala di marcia per passare accanto all’auto ferma e procede lentamente proprio davanti alla ragazza. Carolina prima di chinarsi verso il finestrino dell’auto cerca di guardare su, nell’abitacolo, poi però viene richiamata dalla voce dell’uomo seduto in auto e dal suo: ‘Andiamo?’. Carolina apre la portiera e sale in auto, mentre davanti a lei il TIR procede dritto.

L’uomo che l’ha caricata ha voluto solo un lavoro di bocca fuori dall’auto: ‘Mi piace di più se lo facciamo fuori e se ti accovacci’, aveva detto. E così è stato. Carolina accovacciata sotto l’uomo, minigonna risalita a mostrare il bordo delle autoreggenti e piumino aperto a mostrare il magliocino a V e il relativo spacco. Il pompino, come sempre, è stato apprezzato anche da questo cliente. La ragazza accovacciata sotto che leccava e succhiava il membro duro avvolto nel lattice bianco del condom mentre con una mano lo tiene fermo alla base. Lecca, succhia e ciuccia il cazzo mentre alzo lo sguardo verso il volto dell’uomo che la osserva e sospira in preda all’eccitazione. Lecca che ti rilecca, succhia che ti risucchia, La testa di Carolina viene presa tra le mani dell’uomo che la tiene salda sul cazzo mentre raggiunge l’orgasmo inondando di seme il condom e lasciando nella bocca della ragazza una sensazione di calore fluido.

Durante il tragitto del ritorno, i due scambiano qualche frase di conoscenza. L’auto passa davanti allo spiazzo dove Carolina batte, arriva alla rotonda in fondo alla strada, torna indietro e si accosta, lasciando scendere la ragazza, salutandosi e ripromettendosi di rivedersi presto. Molto presto.
Scesa dall’auto, Carolina cammina sistemandosi i vestiti. Appena si volta volgendo lo sguardo alla strada si accorge che dall’altra parte, sulla destra poco più avanti, il TIR che ha visto passare e ripassare davanti a lei è fermo. Osserva per un po’, poi volge lo sguardo verso le auto che le passano davanti. Appena ritorna a guardare verso il TIR, questo prende a fare due lampi di abbaglianti. Carolina lì per lì non capisce (si vede che la ragazza sta ancora imparando). Un’altra auto le si accosta e mentre lei sta per abbassarsi verso il finestrino, il TIR di nuovo fa due colpi di abbaglianti. Carolina parla distrattamente col tipo che le si è affiancato e, quando questo riparte senza caricarla, il TIR nuovamente le fa gli abbaglianti, stavolta accompagnati da un veloce colpo di clacson. Stavolta forse ha capito. Quel TIR sta chiamando lei.
Carolina guarda a destra, a sinistra, nessuna auto in arrivo da ambo i lati. A passo svelto sui tacchi attraversa la strada, poi si dirige verso il grosso TIR. Si avvicina, va’ dal lato passeggero, in modo di non essere troppo esposta sulla strada. Alza lo sguardo e appena vicina, il finestrino del passeggero si abbassa e spunta la testa del camionista che si è sporta dal posto di guida.
Lui: ‘Ciao bellezza, era ora’ho lasciato il solco su tutto il pezzo di strada tra le due rotonde per vedere quando tornavi’. Il camionista è un ragazzo giovane, sui ventotto o trent’anni, con un forte accento romagnolo.
Carolina: ‘Ciao, scusa’ma non avevo capito che mi cercavi’. Sorride al ragazzo con un’esperessione allegra.
Lui: ‘Dai, sali su che è tutta la sera che c’ho voglia di te.’. E così dicendo le apre la grossa portiera del TIR, spostandosi sul suo posto.
Carolina non era mai stata su un camion e quella nuova esperienza da subito l’aveva attratta e spinta a salire, incurante se fosse stato pericoloso o meno. Appena su, chiude il portello mentre il ragazzo, senza perdere tempo inutile è già alle prese con l’accensione della luce interna e con la chiusura delle tendine intorno ai vetri come quando, fermi nelle piazzole di sosta, i camionisti ne approfittano per dormire qualche ora prima di riprendere il viaggio.
Lui: ‘Allora tesoro, quanto mi costi? Te li do subito perché non ce la faccio più, sono pienissimo!’
L’accento marcato, unito alla simpatia che trasmette fanno ridere Carolina che prontamente risponde.
Prende i soldi, li mette in borssa e tira fuori l’attezzo del mestiere. Appena poggia la borsetta sul grande cruscotto, il ragazzo le si avvicina e comincia a palparla a piene mani, eccitatissimo. Sente il suo seno pieno sotto le sue mani: ‘Mmmmmm che tettone dure, tirale fuori porcellina’dai’.
Carolina non se lo lascia ripetere due volte e si scopre il petto, sfilando il maglioncino e sganciando il reggiseno. Il ragazzo le prende in mano, le soppesa e sorride continuando a palparle poi con una mano scende verso il perizoma premendo contro la fessura.
Carolina: ‘No, fermo che fai”
Lui: ‘Dai passerona, fatti toccare, per colpa tua sono pieno come un toro. Senti qua, senti!’. Le mette una mano sul suo pacco e lei prontamente lo palpa e lo strizza sopra i jeans.
Carolina: ‘E allora che aspetti a tirarlo fuori?’, gli dice sorridendo.
Lui: ‘Mmmm porca!’, lascia la presa da tette e figa e con foga prende a slacciare i jeans e sfilarli del tutto, faticando per farli passare attraverso le scapre grosse. Intanto Carolina ha già tra le mani il profilattico. A lui tocca un condom rosso acceso.
Lui: ‘Sei brava con la bocca?’
Carolina: ‘Mah, non molto, scusa.’. e così dicendo abbozza un sorriso e con le dita delle due mani prende a srotolare il profilattico sul cazzo già duro del camionista.
Appena lo srotola subito si abbassa e scende con le labbra strette sul cazzo. Le labbra si aprono man mano di più seguendo i lineamenti del cazzo. All’inizio, appena si posano sulla punta della cappella, sono schiuse solo di qualche millimetro. Più scende sulla cappella e poi sull’asta e più le labbra si aprono, restando però sempre aderenti alla carne del ragazzo, in modo da dare un effetto ventosa sul cazzo.
Lui: ‘Oddio’cazzo’e tu dici di non saper succhiare? Ma tu sei una professoressa del pompino’cazzo!’
La mano destra del ragazzo si posa sul culo di Carolina, rimasto scoperto quando si è sistemata carponi sull’ampio sedile, e prende a palparlo. Le dita passano sopra il tessuto del perizoma massaggiandole la figa. La ragazza mentre succhia il cazzo comincia a scaldarsi e sente anche un inizio di umidità lì sotto e questo la fa continuare a lavorare di lingua. Lecca l’asta come fosse un ghiacciolo, guizza con la lingua sulla cappella, affonda ancora su tutto il membro. La mano sinistra la tiene ferma alla base del cazzo, la destra invece, con le unghie delle dita, solletica e massaggia le palle.
Lui: ‘Basta, fermati, ti devi fermare sennò mi fai venire senza scoparti. Fermati!’
Carolina solleva la testa e si sistema sul sedile sfilandosi il perizoma e restando a figa all’aria, tette al vento, autoreggenti e stivali, stesa a gambe larghe in attesa del suo cliente in mezzo ad esse. Il camionista si mette subito tra le sue gambe e prende con le mani le caviglie subito dopo aver affondato il cazzo rosso dentro la sua passera umida. Comincia ad andare avanti e indietro ad un ritmo sostenuto e osserva el tette della ragazza muoversi su e giù, poi abbassa lo sguardo e si gode la vista del suo cazzo che entra ed esce con facilità. Carolina geme e mugola, ma stavolta non sono dei mugolii finti. Le sta piacendo davvero. Cerca di tenersi con le mani ai braccioli dei sedili o sul poggia testa, per non sentirsi troppo sbattuta rischiando di farsi male.

Lui: ‘Ohhh si’che porca che sei’e che troia’senti come scopi, senti’mmm’Aspetta adesso.’. Il ragazzo sfila il cazzo dalla figa di Carolina e si siede sul sedile, la guarda e le dice: ‘Sali su tu adesso. Cavalcami il cazzo, porca’.
Carolina sdraiata osserva il ragazzo seduto con il suo cazzo che punta duro verso l’alto in attesa che lei ci si sieda sopra. Si alza e va’ per posizionarsi sopra, di fronte a lui.
Lui: ‘No, non di fronte a me, siediti sopra e dammi le spalle.’.
Lei si ferma, sorride divertita dalle espressioni e dalle frasi concitate del romagnolo e si gira di spalle. Prende il cazzo con le dita di una mano e se lo punta alla figa, cominciando a scendere. Se lo infila dentro e non ha il tempo nemmeno di sistemarsi che subito lui la prende per i fianchi e la muove su è giù sul cazzo.
Carolina adesso si ritrova seduta sul suo cazzo e davanti a sè vede il volante ampio e rotondo del TIR. I colpi duri di cazzo la fanno saltare su e giù e così afferra saldamente il volante per tenersi mentre viene scopata.
Il tempo di prenedere padronanza della posizione ed ecco che torna a gemere il suo piacere.
Carolina: ‘Si’oh si’così..scopami’si dai si!’
Lui: ‘Porca’porca, sei una porca’senti come ti entra il cazzo’che scopata’cazzo che scopata che sei!’
Carolina: ‘Oh si..spingi più forte’ fammelo sentire così dentro’si tutto dai’Ahhh’
Per essere una puttana le parole sono quelle giuste, le sensazioni no, invece di pensare ad altro e fingere, Carolina sta scopando e si sta divertendo. Questo genere di godimento dovrebbe essere gratis e invece si ritrova a scopare, godere ed essere pagata. Il massimo in quel momento.
Il camionista con gesti e movimenti decisi e duri continua a farla saltare sul cazzo. Vanno avanti per un po’, poi il ragazzo in preda al raggiungimento dell’orgasmo lascia i fianchi di carolina e l’abbraccia da dietro, ventre e tette: ‘Ecco’si vengo’ve’veng’vengo’ooohhh!’
Carolina a sua volta non riesce a trattenersi e con i suoi: ‘Si’dai, dai, dai, daiiiiiii, siiiiiiiiiiiiiiiiiii’, viene a sua volta assieme a lui.
Restano per un po’ li nell’abitacolo in silenzio e affannati, lui sotto, lei sopra seduta sul cazzo a riprendere fiato. Solleva la testa, si sistema i capelli e si muove su di lui col bacino. Il ragazzo si rilassa e si poggia con la schiena sullo schienale. Carolina si solleva, il cazzo sifla dalla figa bagnata. Resta ancora in bilico su di lui mentre con le mani cerca la borsetta, la prende e tira fuori dei fazzoletti per lei e per il suo cliente per ripulirsi dei suoi umori.
Lui: ‘Tesoro sei una bomba, non pensavo scopassi così’tutte le volte che passa da qui durante i miei viaggi stai tranquilla che ti vengo a trovare’troppo bella come scopata’.
Mentre si sistemano ne approfittano per parlare un po’. Il ragazzo si conferma simpatico anche dopo ‘svuotato’. Con il suo accento e le sue battute fa ridere Carolina che, dopo poco si appresta a scendere dal TIR e, come prima, fare la corsetta eccitante per attraversare la strada e tornare al suo posto. Il grosso TIR si mette in moto e le passa davanti, con il ragazzo camionista che andando via le manda un bacio e suona il clacson facendola sobbalzare e ridere.

La serata lavorativa passa con altri 4 clienti dopo di lui. Poco dopo la mezzanotte Carolina torna verso la sua auto e ripete le azioni e il percorso fatto la prima volta. Strada, stop alle porte di Milano, cambio abito, casa, doccia, letto.

Il giorno dopo, alle 12.00, Carolina cammina per strada con i suoi jeans, ballerine, maglione a colo alto e piumino ed entra attraversando una porta a vetri accanto ad un cartello pubblicitario di una palestra che offre sei mesi a 299 euro.
Se lo può permettere. E’ passata da un’abbondante mezz’ora quando sulla strada statale che collega Milano con un altro capoluogo a nord, all’altezza di una rientranza con un asfalto non molto curato, un’auto utilitaria nera si accosta. Da quell’auto si apre lo sportello del passeggero e la prima cosa a fare capolino è una gamba femminile, pelle liscia, avvolta in un’autoreggente nera a rete a maglia larga con ai piedi delle chanel open toe nere tacco 12 che fanno intravedere lo smalto rosso delle dita dei piedi. Subito dopo la gamba è la volta di tutta la figura femminile. E così dall’auto esce una ragazza mora, autoreggenti appunto, chanel, con una microgonna neraplissettata che le arriva a stento a filo del suo bel culetto tonico. Sopra indossa una maglia smanicata bianca, tenuta sù grazie all’allacciatura attorno al collo che le lascia gran parte della schiena scoperta e anche dal davanti il seno è bene in mostra, stretto uno contro l’altro, a far risaltare lo spacco tra i due. Un bel lucidalabbra da bambina capricciosa, smalto alle mani con french rosso sulle punte e capelli sciolti sulle spalle completano il tutto. La figura di quella ragazza è snella, i tacchi 12 fanno risaltare culo e portamento. Qualunque uomo non potrebbe non voltarsi vedendo una ragazza così per strada.

Ma chi è questa nuova ragazza?
No, cari lettori, non è una nuova protagonista. è sempre lei. Carolina.
Avevamo lasciato Carolina subito dopo l’avventura nel TIR. Da quel secondo giorno di lavoro in strada sono passati ormai circa due mesi.
I primi soldi guadagnati con il suo nuovo lavoro li aveva spesi in una palestra che offriva 6 mesi a 299 euro. Si era iscritta e da quel giorno si era decisa a tornare in forma. La sua coinquilina, Cecilia, era una brava ragazza, troppo forse e cucinava quasi sempre per tutte e due. Lo faceva bene e i risultati sul corpo di Carolina si erano visti, con quei chiletti di troppo che le facevano la pancetta, un po’ di manigliette e il culo che poteva arrivare a risultati pericolosi. In palestra cercava di seguire i corsi di fitness e aerobica per dimagrire ma anche tonificare il corpo. All’inizio era stata dura, il primo giorno poi, che affanno e che dolori. Ma quando una donna si mette in testa una cosa’
E così col tempo che passava i giorni in palestra erano diventati due, tre, fino a quattro. I pasti se li preparava lei da sola. Insalate, carne, pesce, condimento zero, dolci manco a parlarne, insomma una dieta triste per le sue abitudini, ma doveva farlo. Parallelamente alla palestra continuava anche il suo lavoro sulla strada. Infatti, insieme all’iscrizione in palestra, i soldi guadagnati nella fase iniziale del suo lavoro furono subito investiti per comprare gli ‘attrezzi’ del mestiere. Nelle ore del giorno in cui non era impegnata nel lavoro al call andava in giro per negozi a comprare ciò che le serviva per la sera. Non che andasse sulle grandi firme, anzi. Grazie ai mille negozi cinesi sparsi in tutta milano, non ci aveva messo molto a farsi il suo ‘guardaroba’ da lavoro. Abiti di qualità medio-bassa, certo, ma per quello che le servivano andavano più che bene. E così Carolina si è ritrovata man mano a comprare minigonne, magliette, camicette, maglioncini aderenti, spesso di una taglia in meno, e tante, tantissime scarpe: decollète, chanel, stivali, tacco dieci, dodici, autoreggenti coprenti, velate, a rete, perizomi, brasiliane, micro reggiseni insomma, di tutto. Dopo il primo mese sulla strada, stanca di sembrare una ladra nei supermarket per comprare i preservativi, aveva avuto addirittura la ‘faccia tosta’ (passatemi l’espressione) di acquistarli su internet, un bel pacco da 100 preservativi assortiti e anche aromatizzati: fragola, banana, mirtilli, cioccolato, caffè’
In questi due mesi Carolina ha sudato molto e i risultati sono arrivati. Adesso quei sette-otto chili di troppo erano spariti, forse anche troppo in fretta, Il ventre si è appiattito, non come una modella, ma comunque di tutto rispetto. Stesso discorso per gambe e fianchi. Quando sale sui tacchi 12 adesso si sente di reggerli e quando si guarda allo specchio vede una bella porcella, se lo dice da sola e ci ride su. Aveva ripreso anche a curarsi i peli superflui dell’inguine. Avava abbandonato la peluria sparsa e aveva ripreso a radersi i peli della fica. A volte completamente depilata, altre invece lasciava lastriscetta sottile, altra ancora un piccolo ciuffetto sopra la fessura. Per il resto non era cambiata, sempre la ragazza curata che era anche prima di diventare una prostituta.
Già, la prostituta’

Da una volta a settimana di lavoro, adesso Carolina in strada ci va’ dalle tre alle quattro volte. Quasi sempre in settimana, qualche volta il venerdì o meglio la domenica, così è mono probabile incontrare ragazzi coetanei che magari possono riconoscerla. Il suo lavoro di prostituta in questi due mesi è migliorato sempre di più. All’inizio i clienti erano pochi, frutto anche dell’abbigliamento non sempre indicato, ma poi in breve tempo si era perfezionata sia nel vestiario che nell’arte sessuale. Più i giorni passavano e più i clienti aumentavano, alcuni di loro, un bel po’ a dire il vero, ritornavano più volte, diventando clienti fissi. Poi non mancavano mai i clienti occasionali, una botta e via. In due mesi aveva visto più uomini (e cazzi) lei di una intera classe femminile di una qualsiasi scuola. Uomini adulti, maturi, ragazzi, ipegnati, single, di tutto insomma. Sempre però italiani, non sapeva il motivo di quella scelta ma si sentiva stupidamente più al sicuro. Non che poi di stranieri che passavano in auto ce ne fossero tanti comunque. Oltra al solito posto di imbosco ne aveva trovati altri, sempre nelle vicinanze, semmai uno non fosse stato libero per lavorare. Con alcuni clienti fissi aveva accettato anche di andare in motel. Naturalmente il prezzo aumentava ma questo non scoraggiava gli uomini. Se si divertivano tanto in quei 10-20 minuti in auto figuriamoci su un bel lettone.
E così, quasi senza accorgersene, sono passati due mesi.
Ma torniamo a noi’

Carolina scende dall’auto, quest’ultimo cliente è uno di passaggio, prima volta che lo vedeva e che lui la vedeva. Solita marchetta standard da 50 euro: bocca figa in auto.
Un semplice e cortese ‘Ciao amore’, e ritorna sulla sua piazzola passeggiando, sistemandosi la microgonna in vita e aspettando il prossimo cliente. Le auto sfrecciano, molte rallentano, qualcuna si ferma. Tra le auto che le passano accanto da entrambe i lati della strada, una sembra passare troppo spesso. E’ una macchina di grossa cilindrata tedesca, nera. All’inizio come sempre non ci fa caso, ma se poi passa una, due, tre e più volte, ovviamente Carolina ci guarda dentro. Alla guida intravede un ragazzo, almeno sembra, dall’aria giovane, molto giovane. Quando passa il ragazzo cerca di far finta di niente, ma è evidente che la sta guardando. Carolina guardandolo gli sorride, un po’ per provocarlo un po’ anche perché le viene spontaneo. Dopo un po’ di giri alla fine sembra decidersi. Si avvicina, comincia a rientrare nello spiazzo per accostarsi ma’purtroppo per il ragazzo, un’auto prepotentemente gli taglia la strada e si accosta prima di lui, impedendogli di avvicinare la ragazza e costringendolo a ritornare sulla strada, non prima però di aspettare il passaggio di altre auto che arrivavano da dietro. Intanto, l’auto ‘prepotente’ che gli ha tagliato la strada si accosta a Carolina e abbassa il finestrino. E’ uno dei suoi clienti fissi, uno dei primi, quello della familiare grigia (la seconda marchetta, ricordate?). Dopo averla caricata nel suo primo giorno di lavoro, aveva mantenuto la promessa, ormai era suo cliente fisso. Almeno una volta ogni sette-dieci giorni la caricava. A volte in auto altre in motel. Carolina si abbassa verso il finestrino dopo aver osservato il ragazzo che rientrava in corsia e scappava via da lei.
Lui (con un bel sorriso da maiale): ‘Ciao bellezza, come stai?’
Carolina (ammiccante e civettuola): ‘Ciao tesoro, io sto bene e tu?’
Lui: ‘Benissimo’che fai di bello? Eh eh eh’
Carolina: ‘Aspettavo te.’
Lui: ‘Senti gioia, stasera ho un po’ di tempo, ce ne andiamo via per un’oretta in motel? Mi fai divertire?
Carolina: ‘Si, certo, perché no? Andiamo!’. E così dicendo apre con naturalezza lo sportello e sale nell’auto che riparte sgommando leggermente sullo sterrato cedevole.
Mentre vanno verso il vicino motel, Dall’altra parte della strada Carolina osserva l’auto nera con il ragazzo andare nel verso opposto, probabilmente per cercarla e lo segue con lo sguardo.
Lui: ‘Ho fatto appena in tempo , il tipo con la macchina nera mi stava fregando, a momenti lo mandavo fuori strada ahahah.’, parla tenendo posata la mano tra le cosce di Carolina.
Carolina: ‘Eh già’passava e ripassava e proprio quando sembrava deciso”
Lui: ‘Mi spiace per il socio, ma c’ho le palle pienissime e mi devo divertire e solo con te ci riesco’. E via così, lo stronzo, a ridere.

Il ragazzo (o forse dovremmo dire il ragazzino) passa ma non trova Carolina, allora decide di andare più avanti mentre l’aspetta. Peccato, proprio ora che si era deciso.
Ritorna dopo circa dieci minuti ma niente, ancora non c’è: ‘Forse tra cinque minuti ritorna’, pensa lui e così va’ avanti fino alla rotonda e torna indietro. Niente. Va’ fino alla rotonda al lato opposto e ritorna sul lato della strada dove staziona la ragazza. Niente.
Passa mezz’ora, ancora passaggi dell’auto nera ma di Carolina nemmeno l’ombra.
Il ragazzo: ‘Cavolo, vuoi vedere che se n’è andata? Accidenti a me che me la sono fatta soffiare!’
E dicendosele da solo continua a rigirare fino a quando decide di fermarsi all’inizio dello spiazzo dove la ragazza batte. Spegne i fari, l’auto e resta lì, nel buio del suo abitavolo fermo a pensare ed aspettare. ‘Magari ritorna.’, ‘Ma quanto ci mette?’, ‘Possibile che è tornata e subito l’hanno caricata senza che me ne accorgessi?’. Questi sono i pensieri del ragazzo lì fermo in attesa e nella speranza del suo ritorno.
Nel mentre in cui il ragazzo gira, rigira e continua a girare tra le due rotonde, qualcun altro invece non sta più guidando la sua familiare grigia. Infatti, mentre uno è impegnato a guidare un altro è impegnato in altre attività.

A circa quattro-cinque chilomentri dallo spiazzo di lavoro c’è il motel Relax dove in una delle camere si trovano Saverio (così ha detto di chiamarsi, vero o no, poco importa) tutto nudo, in piedi al bordo del letto dalla parte sinistra e Carolina, con le tette al vento priva della sua maglietta con ancora le autoreggenti nere e le chanel, senza perizoma e con la microgonna arrotolata ai fianchi, messa a pecorina con l’uomo dietro alle sue spalle ad andare avanti e indietro dalla sua figa calda.
Il ragazziono sta girando in cerca della ragazza e questa intanto si trova in camera sbattuta a pecora. Il ragazzino solo con la musica della radio della sua auto. Carolina a scopare con Saverio e come musica soltanto lo ‘Sciaf, sciaf’ del cazzo e delle palle contro il culo e la figa e i loro gemiti a fare da coro a quella musica sessuale, mentre di tanto in tanto gli sguardi dei due si alzano verso lo specchio a tutta parete posizionato dall’altra parte del letto a fare da schermo alla performance sessuale.
Saverio: ‘Oh porca’cazzo quanto sei porca’Hai imparato in fretta a fare la zoccola. Senti come te lo prendi, senti come ti muovi contro il cazzo, oh siiii!’
Carolina: ‘Oh si..si ancora..si dai’così così si’oh mamma..si, si ,si , si, siiiii!’, Geme, parla e stringe le lenzuola del lettone tra le sue unghie.
Saverio: ‘Porca, porca’mi fai venire’ecco che ci sono, ecco che ci sono ecco che ci’Ahhhh!’, e così dicendo (e urlando) Sverio pianta tutto il suo cazzo nella figa di Carolina e viene a spruzzi nel profilattico che in precedenza Carolina gli aveva avvolto intorno. La ragazza dopo i primi spruzzi raggiunge anch’essa l’orgasmo e piega le mani sul letto in modo da poggiarsi anche con i gomiti. Dopo la venuta, l’uomo prende a carezzare la schiena di Carolina e sfilarsi man mano osservando il lattice attorno al cazzo completamente bagnato degli umori di lei.
Saverio: ‘Cazzo, scoparti in motel è bellissimo, non c’ho quei cazzo di sedili e di spigoli che mi bloccano il movimento’.
Subito dopo le parole dell’uomo e dopo che si è sfilato dalla sua figa, Carolina sorridente saltella verso il bagno della camera e si siede sul bidè dandosi una bella rinfrescata alla passera.
Il tempo di scambaire ancora qualche frase, di ricomporsi e i due sono in auto verso l’ufficio di Carolina.
Accostando Carolina saluta l’uomo con un bacio sulla guancia.
Saverio: ‘Grazie tesoro, adesso sì che mi sono rilassato. Ci vediamo presto.’
Carolina: ‘Ok amore, quando vuoi sai dove trovarmi. Ciao’, ed esce dall’auto.

Quando torna sulla strada, cammina e si sistema la microgonna ed è rivolta in direzione del senso della strada e quindi non si è accorta che, alle sue spalle, un po’ in fondo, è ferma un’auto di grossa cilindrata nera. Quando si gira se ne accorge. All’inizio non capisce ma poi guarda meglio, riconosce l’auto e vede il ragazzo dentro l’abitacolo che fingendo di armeggiare con il suo telefonino, osserva di sottecchi la ragazza. La sua seppur poca esperienza di puttana fa capire a Carolina con chi ha a che fare. Un timido ragazzo che non ha il coraggio di avvicinare una ‘signorina’ sulla strada. E allora Carolina decide di aiutarlo e così con passo calmo va’ incontro all’auto. Il ragazzo all’interno dell’abitaolo è emozionato, a disagio, non sa che fare, vorrebbe rimettere in moto e scappare ma resiste e resta lì. Mentre la ragazza si avvicina vede che un’altra auto si sta accostando, gli passa davanti e si ferma accanto alla ragazza. Lui pensa: ‘Oh no, un’altra volta, adesso se ne va ancora e io qui come un idiota!’. Ma non è così. Vede la ragazza abbassarsi verso il finestrino dell’auto accostata, parlare sorridendo e vede che lei, con l’indice punta verso la sua auto mentre parla con il potenziale cliente. La ragazza sorride all’uomo nell’auto che riparte e torna sulla strada mentre lei riprende a camminare verso di lui. Arriva fino al finestrino lato guida e, con un bel sorriso confortevole parla: ‘Ciao.’
Ragazzo: ‘Ci..ciao”
Carolina: ‘Hai bisogno di aiuto? Tutto bene?’
Ragazzo: ‘Io? si, si certo..tutto bene grazie.’
Carolina: ‘Ah, bene, ti ho visto passare di qui diverse volte ma non ti sei mai fermato’forse non ti piaccio?’
Carolina parla con una voce dolce, ammiccante, si vede che ci sa fare e ha capito che il ragazzo ha bisogno di una ‘spintarella’. Lo osserva bene e si accorge che è proprio giovane: un ragazzino!
Ragazzo: ‘No, no, che dici. Tu sei proprio bella, sei bellissima secondo me!’
Carolina: ‘Ah, grazie, sei gentile. Bella macchina, è tua?’
Ragazzo: ‘Si, cioè no, è di mio padre, io non ho la patente, ho solo il foglio rosa. Stasera lui è fuori per lavoro, a mia madre ho detto che uscivo in scooter e invece ho preso l’auto e sono venuto qui.
Carolina: ‘Ma è pericoloso, e se ti fermano?’
Ragazzo: ‘Sì lo so, ma sai, una settimana fa sono passato di qui, ero con i miei in auto e ti ho vista e quindi ecco’Non te ne sei andata più dalla mia testa’
Carolina: ‘Così però mi fai arrossire eh eh eh.’
Ragazzo: ‘Io non sono molto bravo in queste cose, anzi veramente non ho mai fermato una ragazza in strada. Però ho fatto 18 anni dieci giorni fa e sai’ho sempre voluto farmi un regalo di compleanno andando con una ragazza bella come te.’
Carolina: ‘Ah, e vuoi che sia io il tuo regalo di compleanno?’
Ragazzo: ‘Si, tu mi piaci moltissimo’ma se non vuoi me ne vado, eh?! Veramente, non voglio disturbarti!’
Carolina ascolta quel ragazziono e sorride, la sua innocenza è diversa dalle frasi che finora ha sentito, addirittura lui ha paura di disturbare, di non andare a genio. Altro che le frasi che solitamente i ragazzi anche solo di qualche anno più grandi di lui usano quando la caricano o provano a caricarla come per esempio: ‘Ciao maiala, quanto per un bocchino?’. Oppure: ‘Porca mi fai sborrare?’, e via dicendo.
Carolina: ‘non mi disturbi affatto, non hai visto che ho mandato via un cliente perché tu avevi la precedenza? Allora’posso salire?’
Ragazzo: ‘Certo, certo, certo! Accomodati, sali pure!’
Carolina fa il giro dell’auto dal davanti, dando modo al ragazzo di osservarla bene, con quel bel culo avvolto dalla micro gonna e i tacchi alti a slanciarla. Apre lo sportello ed entra in auto. Il ragazzo da subito viene inebriato dal suo profumo (bello forte da zoccola).
Ragazzo: ‘Dove, dove vado?’
Carolina: ‘Allora, prendi questa strada adesso e vai dritto, attraversa la rotonda poi ti dico. Non preoccuparti, andiamo in un posto tranquillo.’
E così Carolina guida il ragazzo verso uno dei posti più tranquilli tra quelli che usa abitualmente. Arrivati all’imbosco, il ragazzo spegne l’auto.
Carolina (con un fare quasi da sorella maggiore, sorella zoccola però): ‘Ma non mi hai detto ancora come ti chiami’.
Ragazzo: ‘Io mi chiamo An’Angelo.’
Carolina: ‘Piacere Angelo, io sono”, e gli da uno dei suoi nomi inventati per i clienti.
Carolina: ‘Allora, perché non ti metti a tuo agio, abbassi il sedile e i pantaloni, io intanto prendo una cosuccia, ok?’
Angelo: ‘Si, si, come vuoi, subito!’. Con un poo’ di difficoltà dettata dall’emozione Angelo prende a reclinare il sedile ed abbassare il suo jeans, rimanendo con dei boxer bianchi semplici.
Carolina intanto ha preso un profilattico dalla sua borsetta e si avvicina al ragazzo. Con le unghie della mano comincia a carezzargli la gamba destra, quella più vicina a lei e sorride, mentre con l’altra prende i boxer dalla molla e li abbassa piano. Quei semplici movimenti della ragazza bastano affinchè l’asta del ragazzo, già semirigida da diverso tempo ormai, diventi durissima e pressante contro il tessuto.
Carolina: ‘Questo adesso lo liberiamo, ok?’. E così dicendo abbassa i boxer e il cazzo del ragazzo rimbalza fuori non appena l’elastico gli è passato sopra la cappella. Il cazzo è di dimensioni normali, né grande né piccolo, uno dei tanti che ha già preso. Pochi peli, come anche sulle gambe e forse su tutto il corpo. Profumo di pulito, quasi ancora da bambino cresciuto da pochissimo. I diciotto anni si sentono tutti, niente di più.
Angelo al contatto della mano di carolina alla base del cazzo mentre sfiora le palle ha un sussulto di eccitazione.
Carolina: ‘Tutto bene? Stai calmo, vedrai che non ti faccio niente di male”
Angelo: ‘S’si, certo, tutto’tutto bene’
Carolina da uno sguardo ancora al viso del ragazzo e intanto prende il profilattico e se lo mette tra le labbra, poi gira la testa e si china sul cazzo, appoggia le labbra sulla punta e man mano scende sul cazzo e srotola il profilattico con le labbra. Scende fino a quando il cazzo è tutto avvolto dal condom che stavolta è verde, gusto mela. In questi due mesi Carolina ha imparato a mettere i preservativi solo con le labbra, e ci riesce bene, ma è una pratica che fa solo con i clienti che le vanno a genio. E stavolta anche con Angelo.
Il ragazzo al contatto delle labbra di Carolina sul cazzo comincia a non capire più nulla, si tende con tutto il corpo, quasi si solleva dal sedile. Le labbra di Carolina stringono il cazzo in una morsa a ventosa. Angelo non ha ancora l’esperienza per reggere quel tocco, infatti Carolina non fa in tempo ad andare su è giù due volte che già sente nella sua bocca il preservativo riempirsi e scaldarsi del liquido seminale del ragazzo. La ragazza solleva la testa e lo osserva con aria un po’ sorpresa.
Carolina: ‘Ehi, di già? Ma non ti ho fatto niente ancora!’
Angelo: ‘Oddio, scu-scusa ma non ce l’ho fatta’non so cosa mi è successo, scusami mi sento di merda, scusa!’
Carolina ridacchia ancora con il cazzo del ragazzo in mano, non si aspettava una durata così breve.
Carolina: ‘Ma non devi mica scusarti con me, mi dispiace per te, sei venuto così in fretta.’
Angelo: ‘Cavolo, non volevo, io speravo di durare di più ma non mi è mai successo di stare con una come te che mi eccita così tanto, il tuo tocco non mi ha fatto capire più nulla e adesso’Cavolo, non era così che mi immaginavo!’
Carolina si solleva e resta seduta sul sedile, osserva il ragazzo che ha un’aria mista di eccitazione, rabbia e tristezza per l’occasione troppo presto sprecata. Gli fa quasi tenerezza e non le va’ di fare la ‘stronza’ stasera, con quel ragazzino che ha rischiato tanto per andare fin lì da lei, aspettare tanto tempo per averla e adesso si ritrova con un inizio di pompino e nient’altro.
Carolina: ‘Va’ bene dai Angelo, devi correre a casa? O hai ancora un po’ di tempo?’
Angelo: ‘No, no, io non devo rientrare, non ho grossi problemi di orario, perché?’
Carolina: ‘Sai, non ho molta voglia di ritornare, ho quasi finito per stasera, ma non mi va’ di andare con altri, ti va’ di farmi compagnia?’
Angelo: ‘Certo, certo che mi va’!’
E così Carolina scioglie il nodo sul collo della maglietta che indossa e l’abbassa mostrando al ragazzo le sue tette sode con i capezzoli sporgenti. Poi si sposta e va’ a sedersi poco sotto il cazzo, sulle gambe del ragazzo mettendosi cavalcioni. Comincia a sbottonargli la camicia. Appena aperta si mette a strusciarsi con le sue tette contro il petto del ragazzo, si struscia e risale con le tette verso la sua faccia. Il ragazzo non sa che fare, dove toccare, comincia ad ansimare, le sue mani restano ai bordi del sedile, ferme, così Carolina, senza smettere di strusciarsi gli prende le mani e se le mette lei stessa sulle tette, guidandogli i movimenti su di esse, massaggiandole, pastrugnandole fino a che lui man mano prende coraggio e la palpa.
Carolina: ‘Bravo Angelo, così, stringimi le tette, strizzale si dai, ecco, si, così’
Carolina lo incita, lo guida, gli fa prendere man mano l’iniziativa e si ritrova addirittura le labbra del ragazzo incollate ai suoi capezzoli. Gliele lascia ciucciare, è ancora un pivello inesperto e a lei va’ di dargli quella concessione che permette solo a pochi clienti. Angelo lecca avido quelle mammelle e quei capezzoli, inebriato dal profumo di Carolina.
Angelo: ‘Che bello, che bella che sei’che belle tette che hai..si..che’mmm’
L’eccitazione del ragazzo non è mai calata, tanto che il suo cazzo, anche dopo essere venuto, è rimasto duro. Dopo un po’ di strusciamenti, Carolina stacca la testa del ragazzo dalle sue tette e tenendola tra le sue mani lo osserva e gli dice: ‘Che ne dici, vogliamo riprovare? Non è che poi mi deludi ancora?’, e sorride maliziosa al ragazzo.
Angelo: ‘No, non ti deludo, riproviamo, ti prego!’
Carolina torna a sedersi sul sedile, prende dei fazzoletti con i quali sfila il preservativo che il ragazzo aveva ancora indosso. L’operazione è risultata un po’ meno facile del solito visto che il cazzo era sempre rimasto duro. Una volta sfilato, Angelo si ripulisce dal suo seme mentre Carolina riprende un altro condom dalla borsetta e lo apre. Stavolta è rosso.
Carolina: ‘Sei fortunato stasera, a me piace molto la fragola’.
Nuovamente la scena si ripete. Preservativo tra le labbra, Carolina veste il cazzo con le labbra e stavolta prende a fare un pompino come sa fare lei. Movimenti di lingua sulla cappella, poi le palle e lecca l’asta come un gelato mentre una mano solletica i testicoli con le unghie. Un po’ di su e giù di bocca e poi ancora a leccare e ciucciare il cazzo. In tutto questo Angelo è fermo lì e stavolta riesce a non venire subito, anche se l’eccitazione è tale che non sa quanto potrà durare, così che con la voce a metà tra il timido e l’eccitato chiede: ‘Scusa possiamo’possiamo”
Carolina solleva la testa: ‘Mi sdraio allora, ok? Mi vieni tu sopra.’
Così dicendo Carolina abbassa il sedile del passeggero, si sdraia su di esso e allarga le gambe appena Angelo le è sopra, mentre si avvicina, lei sposta il suo perizoma scoprendosi la fica con il suo ciuffetto che saluta la cappella del ragazzo, poi prende il cazzo del ragazzo dalla punta e lo conduce alla sua fessura.
Carolina: ‘Ecco, adesso spingi’così’si’ecco, bravo Angelo, spingi che è dentro adesso’uhhh’.
Carolina sorride e, un po’ fingendo, un po’ eccitata dalla situazione comincia a farsi scopare dal ragazzo che con dei movimenti un po’ impacciati pian piano prende un ritmo regolare e spinge dentro lei.
Angelo: ‘Che bello’che bello,non posso crederci’
Carolina: ‘Bravo Angelo, bravo, così, spingi ed esci’mmm si bravo, vai bene si dai’ancora, si, mmm’
Carolina si tiene un po’ le gambe in su e poi spinge il ragazzo dentro lei posando le sue mani sul sedere di lui. Con dei movimenti sapienti di bacino e con le unghie che premono sul suo sedere, passano circa due minuti, forse meno che Angelo viene nuovamente, stavolta scopando Carolina.
Angelo: ‘Oh mamma mia, sono venuto’che bello, che bello, ooooohhh!’
Carolina si lascia andare a dei gemiti di incitazione verso il ragazzo.
Carolina: ‘Oh si Angelo ti sento, che bello, sssssiiiiiii!’
Angelo non vorrebbe più uscire da quella fica calda, è in estasi, per lui è la sua prima vera scopata come si deve. Man mano torna in se ed esce da Carolina.
Piano, senza fretta si ricompongono. Lui si sente imbarazzato, impacciato, ma Carolina gli parla e riesce a farlo rilassare e sorridere. Una volta sistemati, Angelo mette in moto e riaccompagna Carolina. Arrivano allo spiazzo e fanno per salutarsi.
Carolina: ‘Allora Angelo, spero tu sia stato bene’
Angelo: ‘Benissimo, non so come ringraziarti anzi, scusami’io ancora non ti ho pagato’, e fa per prendere dal suo portafogli i soldi quando Carolina lo ferma mettendogli la mano sulla sua e sorridendo gli risponde: ‘Stasera offro io, è il mio regalo in ritardo per i tuoi diciotto anni. Tanti auguri!’.
Angelo: ‘Davvero? Cavolo, mi sembra di sognare’Grazie, graie davvero!’
Poi si ferma e riprende aparlare: ‘Però posso tornare ancora da te? Non è che ti do fastidio se torno?’
Carolina: ‘Smettila di dire che dai fastidio. Torna quando vuoi, ok?’
Angelo: ‘Grazie e senti’Possiamo andare anche in albergo? Se mi ferma la polizia con la macchina di mio padre sono morto!’
Carolina: ‘In albergo è anche meglio, si sta più comodi’Ciao Angelo’, un bacio sulla guancia e Carolina apre lo sportello ed esce, mentre il ragazzo riparte lento e beato verso la sua casetta.
Carolina fa ritorno alla sua auto. Anche questa sera ha finito di lavorare. La camera 234 è una delle camere senza pretese del motel Relax. Non una suite, né drappi o tende particolari, ma comunque molto carina. Moquette e carta da parati rossa. In fondo, sulla sinistra, il bagno con una doccia adatta per due persone. Il letto è a due piazze, spazioso, coperte in tono con l’ambiente e lenzuola bianche.
Se stessimo vedendo un film, la scena che ci si presenta sarebbe la seguente: la telecamera fa una inquadratura dalla parete del letto e scende verso la testiera’man mano che scende si vede una chioma nera, capelli mossi, poi si abbassa e compare un volto. è quello della nostra protagonista Carolina. Occhi socchiusi, espressione serena e respiro profondo, con un cenno di sorriso compiaciuto sulle labbra. Man mano che la camera scende si vede il resto di Carolina che si trova sul letto seduta con la schiena contro la testa del letto. E così vediamo la sua pelle liscia, il seno florido, sodo, con i capezzoli duri e ben puntati. Poi è la volta del suo ventre, magro, liscio. Poi guardando in basso le gambe liscie e setose della ragazza. Gambe larghe e piegate con i talloni sul letto. Perché si trova in questa posizione? Semplice, se l’inquadratura della telecamera scende del tutto si vede che, sdraiato a pancia sotto sul letto si trova Angelo, il ragazzino Angelo, il diciottenne Angelo si, lui. Sdraiato a pancia in giù con le mani intorno alle gambe di Carolina e la faccia in mezzo, intento a passare la lingua sulla fica della ragazza.
La punta della lingua, dura passa da su a giù e viceversa, lungo tutto il solco della figa che in un mix di umori di lei e di saliva di lui è tutta lucida e calda.
‘Uhmmm si, così Angelo, bravo. Passala su e giù come ti ho insegnato. Mmmmm si, stai andando proprio bene sai?’
Queste sono le parole di Carolina rivolte al ragazzo. Ormai Angelo è cliente fisso di Carolina, dopo la prima sera in auto è ripassato anche altre volte e man mano che entrava in confidenza le ha chiesto di insegnargli l’arte del sesso, di guidarlo, di imparare a far godere le ragazze. è così è stato. Una volta a settimana Angelo passa a prendere Carolina nel luogo dove lei batte, prima che cominci a lavorare e insieme vanno al motel Relax, quello più vicino dove di solito la ragazza va’ con i clienti che le chiedono più tempo e comodità. Angelo è volenteroso e impara in fretta, come si vede da come sta leccando la fica umida di umori e piacere.
‘Adesso con le dita allargamela un po’, si, così, tienila allargata e infila la lingua’Mmmm ecco’così, non fermarti, lecca, leccala e spingia più dentro.’
Il viso di Carolina è un’unica espressione di piacere e voluttà. Occhi socchiusi, mani che carezzano la testa del ragazzo e che passano a massaggiare il seno.
‘Spingi un dito dentro mentre la lecchi’Oh si così’ancora’bravo’mmmm. Bravo tesoro, bravo.’
Mentre Angelo si trova li sotto a leccare e infilare il dito, di sua iniziativa, spinto anche dall’ eccitazione, infila nella fica anche un secondo dito, cominciando a muoverli assieme e leccare il clito, succhiandolo e mordicchiandolo.
‘Oh si’ancora’si così’bravo’bravo’bra’ah’aaaaaahhhhh’
Carolina emette un lungo gemito di piacere mentre le sue mani spingono la testa di Angelo contro la sua fica e viene, viene in un orgasmo improvviso e piacevolissimo che la invade di calore tutto il corpo.
‘Accidenti Angelo, migliori a vista d’occhio!’, commenta mentre con il respiro pesante man mano torna in se.
Angelo: ‘Cazzo con te non smetterei mai di leccarti, mi piace troppo il tuo sapore, sei una bomba!’
Angelo si siede sul letto e incrocia le gambe dalle quali spunta il suo uccello duro ed eccitato. Carolina osserva il ragazzo e sorride.
Carolina: ‘Bene tesoro, però adesso tocca a me farti divertire’. Si sposta e si accovaccia tra le gambe del ragazzo, invitandolo a sistemarsi al meglio per godersi lo spettacolo.
Gli prende l’uccello nudo in mano e comincia ad andare su e giù, osservando prima il cazzo poi il suo viso e parlando: ‘Te lo depili eh? Come mai?’, chiede sorridendo e segandolo.
Angelo: ‘Beh sai, mi’così sento meglio quando tu’ecco”
Carolina: ‘Qaundo te lo ciuccio? è questo che vuoi dire? Devi imparare ancora a rilassarti un po’ con le ragazze e dire ciò che ti senti di dire, così con le tue donne riuscirai a farti fare ciò che ti piace e riuscirai a capire cosa piace a loro. Sei sulla buona strada, credimi.’
Angelo: ‘Dici davvero? Cioè quando prima’ti è piaciuto davvero?’
Carolina, con la mano che passa sul cazzo annuisce con un aria compiaciuta e risponde alla domanda con un mugolio di approvazione: ‘Certo’e adesso dimmi’cosa vorresti’rilassati e parlami”
Angelo chiude gli occhi, resta in silenzio per alcuni lunghi secondi poi sospira, riapre gli occhi e fissa Carolina, parlandole con voce calma e decisa: ‘Passami la tua lingua attorno alla cappella, adoro sentirla li sopra.’
Carolina: ‘uhmm bravo Angelo’ok, provvedo subito a te’e a lui’.
Abbassa la testa e con la lingua fuori dalle labbra comincia a passarla attorno alla cappella di Angelo. Prima solo di punta, poi man mano sempre più lingua fino a che non sono vere e prorpie leccate alla cappella, l’asta ben salda in mano e lingua a leccare. Sembra una bambina intenta a leccare il suo cono gelato preferito.
Lecca la cappella, rotea con la lingua intorno, la preme sul buchetto del glande e poi comincia a imboccare il cazzo. Prima solo la cappella poi man mano scende, scende sempre più lasciando man mano la presa fino a che non lo prende tutto in bocca e, col cazzo che le riempie le guance, osserva con i suoi occhi Angelo che dal canto suo, ormai sempre più lanciato le parla: ‘Brava porca. Tienilo in bocca così. Cazzo, col cazzo liscio ti sento benissimo. Datti da fare come sai fare tu. Fammi una delle tue magnifiche pompe!’
Carolina non se lo lascia ripetere due volte. Fissa il ragazzo in viso, gli strizza l’occhio e poi abbassa lo sguardo e comincia il suo su e giù classico. Succhiando e leccando la cappella ben chiusa tra le labbra. Angleo allunga una mano e palpa una tetta della ragazza intenta a succhiare.
Carolina va’ avanti così per qualche minuto. Angelo sta si imparando, ma gli mancano ancora un po’ di lezioni per imparare anche a controllarsi e non venire subito.
Così le mette una mano sulla spalla: ‘Ferma, sennò finisce che vengo e io vogli anche scopare’.
Carolina lascia il cazzo di angelo e si tira su: ‘Certo tesoro, come vuoi, sono qui per te, lo sai’
Si avvicina carponi al comodino accanto al letto e dalla sua borsetta tira fuori un profilattico, lo apre con la disinvoltura di sempre e lo mette tra le labbra. Si avvicina al ragazzo che intanto si è steso totalmente sul letto. Va’ verso il cazzo e appoggia le labbra sulla cappella, scendendo sempre più giù fino a srotolarlo completamente sul cazzo. Fa ancora qualche pompata al cazzo prima di alzarsi, sollevare una gamba e salire a cavalcioni su di lui. Prende con le dita della mano il cazzo e se lo punta sulla fica. Piano scende sul cazzo fino a che non è tutto dentro e resta ferma.
‘Ti piace?’
Angelo: ‘Oh si, cazzo quanto sei calda’. Intanto le mani di Angelo sono sul culo di Carolina e lo massaggia, spingendola lievemente verso l’alto, invitandola a muoversi sopra. Carolina comincia a salire e scendere dal cazzo di Angelo con movimenti lenti, mani sul suo petto e man mano che si scalda aumente il ritmo. Dopo i primi attimi di frizione i due si ritrovano a scopare ad un ritmo lento e continuo, con Angelo che massaggia i fianchi di lei e solleva la testa alla ricerca delle tette e dei suoi capezzoli che trova e succhia avido. Carolina intanto si muove sopra di lui e alterna cavalcate a movimenti a destra e sinistra stringendo rilasciando il cazzo con le contrazioni della fica.
Dopo alcuni minuti di smorza candela Carolina, con la sua naturalezza, appresa anche grazie al suo lavoro si rivolge ad Angelo: ‘Tesoro, che ne dici di di un po’ di pecorina?’.
Non gli lascia nemmeno il tempo di rispondere che già si sfila dal cazzo e si accomoda in posizione, carponi sul letto, gomiti appoggiati e sguardo verso il ragazzo per incitarlo a prenderla.
Carolina: ‘Dai , mettimelo.’, gli dice vogliosa.
Angelo si avvicina, le punta il cazzo alla figa ed entra senza fermarsi, dentro Carolina. Si poggia con le ginocchia sul letto e comincia a spingere il cazzo nella fica come per trovare il giusto spazio dentro. Dopo i primi colpi lenti e bene assestati, Carolina si gira verso di lui: ‘Dai porcellino, adesso scopami forte, fammi godere’, poi rigira il volto davanti e socchiude gli occhi mentre comincia a sentire i colpi di Angelo aumentare e cominciare a scoparla a ritmo sostenuto.
Angelo: ‘Oh si bella’fatti scopare, fatti scopare’cazzo ti scopo’ti scopo come una porcaaaa!’
Angelo va dentro e fuori veloce dalla fica calda e fradicia di Carolina. Il rumore della scopata è accentuato anche dalla passera bagnata, le mani ben salde sul culo a tenerla ferma sotto i colpi di cazzo.
Carolina: ‘bravo, bravo..scopami così, si più forte porcello dai, scopa la tua porca’Bravo oh si, sei bravissimo, stai diventando sempre più bravo, ammmmmm’. Carolina si morde il labbro e si gode la pecorina. Angelo, non essendo abituato a scopare, non riesce a resistere molto, infatti l’eccitazione forte, unita alla visione del bel culo della ragazza, non ci mettono molto a farlo venire. Infatti dopo ancora pochi colpi a pecora si irrigidisce, preme il cazzo ben piantato nella fica e viene emettendo un grugnito di piacere mentre i fiotti di sperma riempiono il profilattico.
Carolina inarca la schiena e spinge il bacino contro quello del ragazzo. Angelo si accascia sulla schiena di Carolina che sente alle sue spalle il fiato del ragazzo che si trova totalmente in estasi.
Angelo: ‘E’ bellissimo’con te è’è tutto bellissimo’

Durante il tragitto verso la piazzola di lavoro, i due scambiano qualche parola:
Angelo: ‘Vorrei dirti che mi trovo molto bene con te, sai? Sei una ragazza davvero speciale ecco io non”
Carolina: ‘Tesoro, sei gentile, anche tu sei un bravo ragazzo e stai diventando davvero bravo a letto e penso che quando avrai una ragazza la farai impazzire, ma ricorda che io non sono la tua ragazza, mi fa piacere che vieni da me, che parliamo e facciamo sesso, però non voglio illuderti e”
Angelo: ‘No, no, lo so, scusami tu, non volevo dire questo. Però ci tenevo a dirti quello che penso, tutto qua. Non mi faccio nessuna illusione, davvero’. Così i due terminano la conversazione con una bella risata.
Arrivati alla piazzola, Carolina fa per scendere: ‘Bene, adesso torno al lavoro. Allora a presto Angelo, quando vuoi ripassa che continuiamo le lezioni, ok?’
Angelo: ‘Certamente anzi, ti volevo chiedere una cosa”
Carolina: ‘Dimmi pure”
Angelo: ‘Senti, io ho parlato di te a un mio amico…e ecco’a lui piacerebbe conoscerti e mi ha chiesto se’ecco”
Carolina: ‘Angelo, tesoro, se mi fai pubblicità a me fa piacere’di al tuo amico dove sono e se vuole di venirmi a trovare, ok?’. Carolina sorride, strizza l’occhio ad Angelo e scende dall’auto.
Angelo: ‘Allora mi sa che non aspetterai molto e sono convinto che ti ho procurato un altro cliente! Ciao bellezza!’
Angelo euforico parte e si allontana, lasciando con una bella risata Carolina che lo osserva andare via mentre un’altra auto è gia pronta e si accosta: ‘Ciao bellezza, andiamo?’
‘Allora stronzetto, dov’è che sta questa figa di cui mi hai parlato? Non è che ti inventi tutto, eh? Va’ che ti gonfio di botte se mi fai venire fino a qui per niente, eh eh eh’.
A parlare è Salvio, il cugino ventisettene di Angelo. Angelo ha un rapporto molto buono con suo cugino più grande, con lui non è solo parentela, ma lo sente un amico, un fratello maggiore che non ha mai avuto. E anche per Salvio è lo stesso. Parlano, ridono, scherzano. E in uno dei loro discorsi Angelo ha voluto parlare a Salvio di Carolina. Gli ha raccontato tutto, di quando l’aveva vista la prima volta e di come è evoluta la situazione. Salvio ascoltava attento i racconti del ragazzo e faceva domande su come lui si sentiva e su come era lei. Finchè un giorno Angelo chiese a Salvio di andarci assieme, dalla ragazza. Salvio non se lo fece ripetere due volte. Non era uno stinco di santo, era anche belloccio e con le donne aveva una certa esperienza, e anche con le puttane sì, anche lui ogni tanto si toglieva qualche sfizio.
Angelo: ‘Ma che per niente, mancano un paio di chilomentri e siamo arrivati, non essere impaziente!’
Salvio: ‘Ooooook”

Arrivati alla piazzola dove lavora Carolina, la trovano vuota.
Angelo: ‘Mi sa che adesso sarà con qualche cliente, ci tocca aspettare’
Salvio: ‘Vabbè dai, ormai sono curioso e da qui non me ne vado fino a quando non la becchiamo, caro il mio cuginetto, eh eh eh’
Così riprendono a girare in attesa della ragazza. Durante il tragitto in zona osservano anche altre ragazze appostate su marciapiedi o piazzole di sosta in attesa dei clienti. Ritornano al posto di Carolina ma ancora niente.
Salvio: ‘Ehi, ma ancora non è tornata o già l’hanno caricata? Non è che stasera è chiusa per riposo settimanale la tua zoccola?’ parla ridendo e e scherzandoci su.
Continuano a girare in auto ma niente, di Carolina non c’è traccia.
Salvio: ‘Ma perché non la chiami?’
Angelo: ‘Chiamo? E mica c’ho il suo numero!’
Salvio: ‘Ma come, sei cliente fisso di una troia e non ti fai dare il suo numero quando te la vuoi spassare? Ah cugi, devi ancora crescere’.
I due vanno avanti così, scambiandosi battutine mentre aspettano e girano.
Dopo quasi un ora’
Salvio: ‘Beh cugi, domani devo essere allo studio presto, mi sa che dobbiamo tornare un’altra volta a provare questo bocconcino’
Angelo: ‘Cazzo, mi dispiace, ci tenevo a fartela conoscere’dai, fai l’ultimo giro e ce ne torniamo.’
Passano dalla corsia opposta a dove sosta di solito Carolina, che ancora non c’è. Tirano dritto fino alla rotonda per tornare indietro, passano davanti alla piazzola ma ancora non c’è traccia.
Salvio: ‘Niente, non c’è, ci tocca tornarcene a casa cugi’.
Così dicendo, salvio raggiunge la rotonda all’altro capo della strada, la percorre tutta e torna indietro, dove passerà nuovamente per la corsia opposta al luogo di lavoro della ragazza e tornare verso casa.
Ma stavolta, mentre si avvicinano con l’auto, Angelo nota un’auto ferma in lontananza dal lato opposto della corsia e vede lo sportello del passeggero aprirsi. Riconosce la chioma scura di Carolina.
Angelo: ‘Cazzo, eccola là! è tornata, Salvio!’
Salvio: ‘Cazzo che tempismo, muoviamoci prima che se la caricano ancora!’
Così dicendo, Salvio accelera per tornare alla rotonda e fare inversione. Se ci fosse stato un autovelox il flash bianco li avrebbe sicuramente fotografati, ma sono fortunati. Nè autovelox né posti di blocco quella sera.
Quando tornano indietro e si avvicinano, vedono un’auto ferma al bordo dello spiazzo con Carolina che parla piegata verso il finestrino.
Angelo: ‘Cazzo, ma stasera c’è il pienone!’
Salvio: ‘Sta calmo cugi’mi sa che la fortuna sta girando dalla nostra parte. Guarda, l’auto sta andando via’
Ed infatti, la freccia accesa a sinistra e l’auto si rimette sulla strada e va’ via.
Carolina è li, spalle alla strada, che fa qualche passo mentre i due se la guardano mentre si avvicinano. Quella sera la signorina, grazie all’aria non troppo fredda, indossa una microgonna plissettata fucsia a filo culo, calze autoreggenti color carne a maglia molto larga, sopra un top bianco che le stringe le tette una contro l’altra e per finire un bel paio di sandali sempre bianchi, tacco 12, che la slanciano facendo risaltare il suo profilo ‘cavalleresco’. I capelli neri sono sciolti alle spalle, il trucco lucido sulle labbra a pubblicizzare la sua meravigliosa arte orale e le mani con uno smalto trasparente french molto lucido.
Un bel confettino da assaporare.
Angelo e Salvio si fermano alla piazzola a qualche metro dalla ragazza che, osservando nella loro direzione, riconosce Angelo e si avvicina sculettando inevitabilmente grazie ai tacchi alti. Va’ dal lato passeggero dove sta Angelo e si china.
Carolina: ‘Ma guarda chi si vede, buonasera” (sorride)
Angelo: ‘Ciao bellezza, come stai?’
Salvio (con una mano sul volante e uno sguardo penetrante diretto alla ragazza): ‘Buonasera signorina”
Angelo: ‘Stasera ti voevo far conoscere quel mio cugino di cui ti avevo accennato, ma è stata un’impresa trovarti, sai?’
Carolina: ‘Eh, in effetti sono stata via un’oretta, sai’è passato un amico e”
Salvio (che non smette di fissare la ragazza con molto interesse): ‘Che bella cosa è l’amicizia, vero?’
Carolina (che sostiene lo sguardo del ragazzo con aria maliziosa): ‘E’ sempre importante avere amici”
Angelo: ‘Senti, che ne dici se ci facciamo un giretto?’
Carolina: ‘Mah ragazzi, veramente io avrei finito stasera, è stata una giornata intensa, per essere mercoledì”
Salvio: ‘Oh no signorina, tutto questo tempo per cercarti e adesso che il mio cuginetto mi fa questo regalo, tu me lo neghi?’
Angelo (scherzandoci su): ‘Dai, sii gentile, sennò questo poi non me lo tolgo dalle orecchie’
Carolina (acconsentendo sorridendo): ‘Io però domani devo alzarmi presto’facciamo una cosa veloce, ok?’
Salvio: ‘Beh, per me stasera da un gioiellino come te mi basta anche solo sentirti cantare al microfono”
Carolina (ridendo alla battuta del ragazzo): ‘Ah, vuoi che canto? Ok allora una canzone te la faccio’
Angelo: ‘Dai, sali’
Carolina apre lo sportello posteriore dell’auto di Salvio e i tre ripartono verso il luogo d’imbosco.
Una volta arrivati al posto salvio spegne l’auto.
Salvio: ‘Allora, siccome il mio cuginetto è quello che mi ha fatto questa bella sorpresa, cedo a lui il posto, io intanto vi aspetto fumando una sigaretta’Ehi, non farmi stare al freddo troppo tempo eh?!’
Angelo: ‘Eh cugi, cercodi accontentarti’. I tre ridono.
Carolina: ‘Vieni dietro, stiamo un po’ più larghi dai’
Carolina è già con le mani nella borsetta a cercare il profilattico da usare col ragazzo.
I due ragazzi escono dall’auto, si scambiano uno sguardo d’intesa poi Salvio si allontana accendendosi una sigaretta e Angelo sale sul sedile posteriore.
Carolina (fissando maliziosa Angelo che entra in auto: ‘Ciao”
Angelo: ‘Ciao bellezza, scusa ma ci tenevo troppo a rivederti e a farti conoscere mio cugino’
Carolina: ‘Nessun problema, dai sistemati”
Il ragazzo in men che non si dica si ritrova già con i pantaloni calati e l’asta dura, tanta è l’eccitazione a vedere le gambe di Carolina che, vedendolo già a cazzo duro passa a mettersi il preservativo tra le labbra, non prima di dire al ragazzo, ammiccando: ‘Ehi, vedo che ti sono mancata, eh?!’
E così dicendo si abbassa con la testa sul ventre di Angelo. Con le labbra strette e il profilattico sulla punta, affonda le labbra sul cazzo e scende, scende senza fermarsi, fino a che ha infilato tutto il profilattico ad Angelo e a già cominciato il su e giù sul cazzo duro.
Angelo: ‘Ahhh ecco che bello’Cazzo che bello che è’mmm’
Carolina lecca e succhia il cazzo di angelo muovendo la testa assecondando il movimento. Stavolta ha cominciato in quarta il pompino ad Angelo, un po’ forse per l’ora (aveva finito e voleva tornare a casa) ma un po’ anche perché inconsciamente aveva in testa lo sguardo di Salvio che la fissava godurioso e anche un po’ da stronzo, il che le aveva dato un sottile piacere. Questo pensiero l’ha accompagnata durante tutto il pompino ad Angelo e ha fatto sì che questo desse anche il giusto tempo che dedicava ai clienti occasionali. Un po’ anche per l’eccitazione ancora da controllare di Angelo, Carolina si ritrova con il caldo del seme del ragazzo che gonfia il profilattico lasciando nella bocca di lei quel calore tipico della sborra appena uscita. Carolina continua ancora a pompare il cazzo di Angelo anche quando ha finito di venire, lasciando in lui una sensazione di eccitazione e irrigidimento che lo spingono ad allontanarla in fretta ma cercando di non essere violento.
Angelo: ‘Basta, basta, mi fai morire ti prego!’
Carolina (prendendo il cazzo di Angelo alla base e osservandolo col sorriso sulle labbra): ‘Ok, ok, ti lascio libero’

Passano un paio di minuti per darsi una sistemata. Intanto Salvio aspetta impaziente che suo cugino esca dall’auto. Vede, finalmente, aprirsi la portiera dall’auto e la testa e il corpo di Angelo venire fuori. Salvio gli va’ incontro e vede il cugino col sorriso sulle labbra che si allontana.
Angelo: ‘Prego cugi’poi quando torniamo a casa mi racconti, ok?’. E si allontana felice e soddisfatto.
Salvio arriva all’auto, apre la portiera e osserva Carolina seduta dal lato opposto dell’abitacolo, le gambe accavallate, che lo osserva in attesa e gli sorride:
Carolina: ‘Buonasera”
Salvio: ‘Buonasera signorina’. Si infila in auto e chiude la portiera.
Carolina (col suo sguardo malizioso e ammiccante): ‘Allora, volevi farmi cantare, ma dov’è il microfono?’
Salvio (ricambiando lo sguardo e sorridendo): ‘E’ nella scatola, lo prendi tu?’
Carolina: ‘Uhmmm certo”
Con la tranquillità di chi sa perfettamente cosa e come fare, Carolina mette le mani sui pantaloni di Salvio e con le dita comincia ad aprire a patta. Una volta aperta, Salvio solleva il bacino e aiuta la ragazza a calare i pantaloni. Carolina senza aspettare troppo mette la mano destra dentro gli slip e subito sente tra le dita un membro semi duro e consistente. Lo tira fuori e superato l’elastico degli slip, il cazzo di Salvio sobbalza leggermente mentre resta nel pugno di lei.
Carolina osserva il cazzo: gli piace. Un cazzo senza peli, liscio e senza venature in risalto, pelle chiara con la cappella che spunta solo per la punta dalla pelle. Dal pugno stretto di Carolina il cazzo fuoriesce per quattro-cinque centimetri. Si, un cazzo dalle dimensioni sopra la media.
Carolina (andando su e giù di mano sul cazzo per farlo man mano indurire del tutto): ‘Però, non sembra male questo microfono’
Salvio: ‘No, non lo è affatto’perché non mi fai sentire qualcosa?’
Carolina: ‘Molto volentieri, tesoro”.
Libera il cazzo e prende un altro preservativo dalla borsetta mentre Salvio le chiede: ‘Ma non è meglio farlo senza la plastica? La voce si sente meglio, non trovi?’
Carolina: ‘Tesoro, non è che in auto io faccia le cose scoperte e soprattutto non le faccio mai a chi non conosco”
Salvio (sorridendo): ‘Ma io sono vengo da parte di un tuo cliente affezionato, no?’
Carolina: ‘Infatti, ma anche a lui ho riservato lo stesso trattamento, lo sa come funziona’Se poi sono di tuo gradimento e avrai più tempo chissà, forse”. E così dicendo Carolina ammicca verso Salvio e si punta il profilattico rosso tra le labbra e comincia a chinarsi.
Salvio: ‘Capisco tesoro, hai ragione, per ora va’ bene così…sono tutto tuo.’
La frase non è nemmeno finita che Salvio sente sulla punta della cappella come una stretta, ma una stretta morbida. Sono le labbra di Carolina che gli stanno infilando il profilattico. Ma a differenza di ciò che ha fatto con Angelo, stavolta Carolina si dedica con più calma a quel cazzo. Infila il profilattico solo sulla cappella per ora, la libera dalle sue labbra ecomincia a leccare con la sua lingua quella cappella rossa. Sembra una bambina alle prese con la palla del suo cono gelato preferito. Ciuccia la cappella adesso trattenendola tra le labbra e fissa Salvio che a sua volta la osserva poi la ferma.
Salvio: ‘Accucciati bene sul sedile dai, fatti massaggiare un po”’
Carolina prima di rimettersi a ciucciare la cappella si sistema a pecorina sul sedile accanto a Salvio. Una volta inposizione si china con le labbra e riprende a lavorare di bocca sulla cappella. Godendosi le labbra della ragazza e osservando il bel culo di Carolina di lato che spunta dalla microgonna, Salvio con la mano destra prende a massaggiarle prima la schiena poi man mano scende verso il culo e poi infila la mano in mezzo. Carolina non vuole allontanare la mano del ragazzo anzi, si è messa nella posizione che le ha chiesto quasi a cercare quelle palpate che adesso man mano che lei succhia si fanno sempre più audaci e decise. Salvio passa la mano lungo il solco del culo e della figa di Carolina, poi con due dita sposta il perizoma che le copre gli orifizi e comincia a giocare con la figa entrando prima solo con la punta di un dito poi man mano sempre più dentro e si ritrova con due dita affondate nella figa umida e calda. Carolina è sempre più presa dall’eccitazione e man mano che ciuccia scende sempre di più fino a srotolare completamente il preservativo sul cazzo di Salvio, che però viene coperto fino a circa tre centimetri dalla base del cazzo, viste le dimensioni.
Carolina adesso non si sente la puttana che ciuccia il cazzo al cliente, ma sta succhiando quel cazzo come se fosse quello di uno con cui esce per piacere, un amico di letto o uno che frequenta. Quindi si dedica con dovere e piacere a leccare la cappella, l’asta per tutta la lunghezza mentre le unghie solleticano le palle.
Salvio, a differenza del cugino, è ben più allenato a scopare e ad avere a che fare con le belle ragazze e lo dimostra il fatto che non sta venendo subito sotto il magistrale pompino ma se la sta godendo e si gode anche quella figa fradicia che sta penetrando con le dita.
Dopo un po’ di tempo dedicato alla figa, il pollice di Salvio adesso si avvicina al secondo canale di Carolina. Prima un massaggio intorno, quasi esplorativo, poi pian piano comincia ad entrare. Entra sempre di più e d’un tratto entra con quasi tutto il pollice nel culo di Carolina la quale inarca la schiena dal piacere provocatole da quell’intrusione e affonda ancora di più la bocca sul cazzo non nascondendo dei mugolii di approvazione.
Il pollice gira dentro il culo di Carolina, le labbra di lei si stringono attorno al cazzo e succhiano, ciucciano e leccano. Il piacere di Salvio comincia a crescere fino a che, non resistendo oltre, comincia a venire nella bocca di Carolina.
Se non fosse stato per il profilattico, Carolina sarebbe stata investita da diversi fiotti lunghi e densi si sborra calda in bocca. Continua imperterrita a ciucciare il cazzo spremendo tutto ciò che può da quel cazzo. Salvio geme e gode palpando il culo della puttana che lo sta pompando.
Saranno passati quindici minuti ma sono stati minuti intensi e goduriosi per entrambi. Il cazzo di Salvio comincia ad afflosciarsi e Carolina a questo punto lo lascia libero.
Carolina: ‘Allora, com’è andata l’audizione?’
Salvio: ‘Tesoro, tu meriti di stare a Sanremo e di vincere, sei una cantante favolosa!’
I due ridono e si riprendono cominciando a ricomporsi.
Salvio: ‘Senti, perché non mi dai il tuo numero così mi organizzo con più calma e passiamo un po’ di tempo comodamente?’
Carolina a quella domanda solo adesso si rende conto che non ha un numero di telefono per il lavoro che svogle sulla strada, ancora nessuno gli aveva chiesto una cosa simile, chi la voleva passava di la e la caricava. Ma stavolta qualcuno non voleva per forza passare dalla strada per averla.
Carolina: ‘Ehmmm veramente io non do il mio numero ai nuovi clienti”. Aveva svicolato così a quella richiesta.
Salvio (ridendo): ‘Beh, ma nemmeno a mio cugino lo hai dato però, e lui non è un nuovo cliente, anzi!’
Carolina: ‘Veramente lui non me lo ha mai chiesto’
Salvio: ‘Senti e come facciamo allora? io ti volevo vedere già domani pomeriggio. Sei libera?’
Carolina, facendo due calcoli, l’indomani avrebbe lavorato al call al turno serale: ‘Domani pomeriggio? Si certo che posso, però sai’il prezzo aumenta’
Salvio: ‘Il prezzo non è un problema, dimmi solo come ci mettiamo d’accordo’
Carolina: ‘Beh, scrivimi il numero, mi faccio viva io, ok?’
Salvio: ‘Ma non è che poi mi tiri il pacco? Guarda che io domani disdico gli appunamenti che ho per te, ok?’
Carolina: ‘Ma no, tranquillo e poi ormai sai dove lavoro, non posso deluderti’.
Il discorso si svolge tra sorrisi e ammiccamenti e così Salvio segna il suo numero su un pezzo di carta che Carolina mette prontamente in borsetta.
Salvio: ‘Allora aspetto la tua chiamata domani, ok?’
Carolina, senza rispondere, si limita a sorridergli.

I tre ritornano verso la piazzola di sosta chiacchierando tranquilli.
Angelo: ‘Grazie, sapevo che non avresti deluso, sei sempre una bomba!’
Carolina: ‘Così mi fai arrossire, eh eh eh’Allora grazie ragazzi, ci si vede alla prossima”
Così dicendo Carolina rivolge uno sguardo verso Salvio che la scruta dal retrovisore con un espressione di intesa.
Salvio: ‘Certamente tesoro, puoi contarci”
Carolina scende dall’auto, i due cugini ripartono’Carolina va’ nella rientranza dove ha tutto il necessario per cambiarsi e tornare a casa.
La mattina successiva all’incontro con Salvio, il cugino di Angelo, Carolina ha il turno al call center e sa che deve risolvere un ‘problema’ al quale ancora non aveva pensato. Ormai il giro della clientela era fatto, ogni sera che Carolina andava a battere saliva su diverse auto, sia di clienti occasionali sia di ‘fidelizzati’. Già altri le avevano chiesto incontri extra orario, ma lei finora aveva sempre rifiutato. A pensarci bene, adesso, non sapeva per quale motivo rifiutasse degli ‘straordinari’, in fondo non avrebbe fatto niente che già non faceva normalmente. Ma la richiesta di Salvio l’aveva fatta riflettere ed era giunta alla conclusione che avrebbe dovuto avere un ‘modo’ per essere rintracciata, oltre al marciapiede. Questo era il pensiero che aveva mentre rispondeva alle chiamate degli utenti del call. Poi doveva chiamare Salvio per mettersì d’accordo per il pomeriggio.
Arriva l’ora della pausa al lavoro, due colleghe di Carolina passano dalla sua postazione per andare a prendere il caffè di metà mattina. Lei rifiuta inventando la scusa che doveva sistemare alcuni documenti arretrati così rimane alla sua postazione. Nelle scrivanie intorno a lei non c’è nessuno, solo alcuni operatori spostati più in là, che non potevano sentire le sue parole mentre parlava al telefono.
Guardandosi intorno furtiva, Carolina con la sua cuffia e l’auricolare, prende dalla sua borsa il biglietto con il numero di Salvio, lo compone dalla tastiera della sua postazione. Le chiamate in uscita dal call center hanno il numero nascosto e non possono essere facilmente rintracciate.
Uno squillo’due squilli’tre squilli’e poi una voce:

Salvio: ‘Sì, pronto?’
Carolina: ‘Ciao”
S: ‘Si, chi è?’
C: ‘Ah, già mi hai dimenticata, mi fa piacere”
S (dopo un attimo di titubanza): ‘Finalmente, pensavo mi avessi dato buca e invece”
C (sorridendo): ‘Scusami, ma sai, avevo alcune questioni da risolvere’
S: ‘Come mai mi chiami col numero nascosto? Mi aspettavo di avere anche il tuo numero”
C: ‘Ho il telefono scarico e’e sto usando un altro numero che non è il mio’
S: ‘Vabbè’allora tesoro, per oggi?’
C: ‘Io sono libera intorno alle 14.30’ma forse è meglio alle 15, così ho un po’ di tempo in più per prepararmi’
S: ‘Ottimo, allora preparati bene che alle 15 ci vediamo. Dove ti passo a prendere?’
C: ‘Che ne dici se ci troviamo davanti al motel Relax?’
S: ‘Cazzo, fino a li? Ma è fuori Milano, che ne dici se ti porto in un posto un po’ più vicino?’
C: ‘Uhmmm si, si può fare, dimmi dove che ci vediamo lì davanti’
S: ‘Proprio non vuoi che vengo a prenderti eh? Ok, allora ci vediamo al ‘Sesto Senso’ che si trova in ”
C: (annotando l’indirizzo e con una smorfia complice): ‘Ok, segnato’allora ci troviamo alle 15 ‘
S (con voce beffarda e sfacciata): ‘Tesoro, io sarò li ad aspettarti già prima, non voglio perdere nemmeno un attimo’ sii puntuale ok? A dopo’
S: ‘Ciao ciao, a dopo.’ Click.

Alle 13.00 finisce il suo turno di lavoro al call. Borsa in spalla, gonna blu di jeans al ginocchio larga, maglia scura comoda e ballerine nere, Carolina esce dal lavoro e s’incammina lungo il marciapiede. Cammina per circa duecento metri e arriva al centro commerciale situato proprio a pochi passi dal suo luogo di lavoro. All’interno del centro c’è uno dei soliti iperstore di elettronica, entra dentro. Fa un giro di perlustrazione e poi torna verso l’ingresso, dove di solito sono posizionati dei cesti con all’interno i prodotti in offerta. Ferri da stiro, lettori mp3, fotocamere, memorie e telefoni cellulari. Quello che cercava.
Al momento ci sono due cellulari in offerta: uno molto semplice, a tastiera e l’altro uno smartphone, anche questo modello base, ma molto carino e colorato di un bel fucsia. Prende quello. Di certo adesso può permettersi 99 euro per un telefono e lo fa senza pensarci su due volte. Col telefono è inclusa una sim con cinque euro di credito, due piccioni con una fava: il telefono e il numero dedicati al lavoro di zoccola. Giusto il tempo di espletare le pratiche per l’attivazione del numero e passare poi in cassa che Carolina esce dal centro commerciale col suo nuovo acquisto funzionante.
Entra in casa, osserva l’orologio: le 14.10! Se non si sbriga farà tardi. A casa è da sola, la coinquilina a quell’ora è al lavoro. Entra in camera sua, butta la borsa sulla scrivania, poi sfila la gonna, la maglia, le ballerine, il reggiseno e gli slip semplici e, tutta nuda, va’ in bagno, entra in doccia e fa scorrere l’acqua sulla sua pelle liscia e soda. Prende il suo sapone agli olii profumati e se lo passa su tutto il corpo, veloce ma con cura, senza tralasciare nulla. Esce dalla doccia, asciugamano legato sopra le tette e ritorna in camera sua. Per l’incontro col bel Salvio sceglie un vestitino nero, corto molto sopra le ginocchia, retto da delle bretelline sottili. Decide di non mettere il reggiseno ma opta per le tette e i capezzoli a contatto diretto col tessuto. Prende uno dei suoi migliori perizoma, lo sceglie nero in tono col vestito e, anche se la giornata non è freschissima, decide di mettere un paio di autoreggenti nere, velate con balza in pizzo. In meno di cinque minuti è vestita, si guarda allo specchio e nota che, camminando, la balza spesso fa capolino da sotto il vestitino. Torna in bagno per completare il trucco, non troppo appariscente a parte le labbra rosso fuoco che, insieme alla sua espressione sembrano dire: ‘Fatti ciucciare il cazzo’. Le unghie già preparate con lo smalto trasparente french molto lucido come la sera prima. Esce dal bagno e torna in camera, apre la piccola scarpiera che ormai comincia ad essere davvero insufficiente con tutti gli acquisti dell’ultimo periodo. Prende un paio di decolletè nere di pelle opaca, punta chiusa arrotondata tacco 12. Infila prima una, poi l’altra e torna allo specchio della scrivania, troppo piccolo per guardarsi a figura intera e quindi si allontana per vedersi un po’ di più. Un paio di giri su se stessa: perfetto. Solo a vederla così, a qualsiasi maschio gli si rizzerebbe subito il cazzo nei pantaloni provocando il classico dolore fastidioso dovuto all’eccitazione compressa. Toglie le decolletè e le infila in un sacchetto, rimette le ballerine, apre l’armadio e prende un trench beige che, indossato, le arriva poco sopra le ginocchia, in modo da non far vedere cosa ha (o non ha) sotto. Chiavi dell’auto, chiavi di casa, borsa, sacchetto con le scarpe, cellulare personale e cellulare di ‘lavoro’, esce.
Arriva in strada, per fortuna la sera prima ha trovato parcheggio quasi di fronte al suo palazzo. Attraversa con una corsetta, apre la portiera ed entra in auto. Parte in direzione del motel ‘Sesto Senso’ con le indicazioni prese su internet durante l’orario di lavoro al call.
Durante il tragitto si sente allo stesso tempo tranquilla ed eccitata. Quel nuovo cliente, il cugino di Angelo, la intriga e non poco. Il ragazzo è già carino di suo, poi sembrava saperci fare la sera prima, mentre lei lo spompinava di gusto, frugando le sue intimità. Quando ha sentito il pollice di Salvio penentrarle nell’ano,la sensazione è stata elettrizzante, provocandole quasi un orgasmo istantaneo.
Purtroppo l’affare smartphone ha fatto arrivare con un ritardo di circa dieci minuti la bella zoccola all’appuntamento. L’appuntamento è poco fuori dal motel, Carolina guida guardandosi intorno per cercare l’auto di Salvio ma non riesce a vederla. Mentre si guarda intorno senza scorgere niente di familiare, un pensiero e un sorriso affiorano su di lei. Si accosta sulla strada, inserisce le quattro frecce e tira il freno a mano. Apre la sua borsa e prende il suo nuovo oggetto di lavoro. Perché non inaugurarlo con un cliente come Salvio? Col telefono sul sedile passeggero, Carolina fruga nella borsa cercando il biglietto con il numero del ragazzo. Lo trova, riprende il telefono in mano e compone il numero sullo schermo touch.
Uno squillo’due squilli’poi:

S: ‘Pronto?’
C (con voce allegra e frizzante): ‘Ciao, ma dove sei? Non ti vedo’
S: ‘Ehi porcellina..ma sei tu? è il tuo numero questo?’
C: ‘Certo, e di chi sennò?’
S: ‘Brava, finalmente. Io sono proprio a venti metri dall’ingresso’Sei tu con quel catorcio blu?’
C: ‘Ehi, poca confidenza, lascia stare la mia macchinina’ma io non ti vedo!’
S: ‘Girati, non la vedi la macchina bianca?’
C (a questo punto dallo specchietto retrovisore si accorge di un’auto di grossa cilindrata bianca): ‘Ah, ma io credevo avessi una macchina nera’
S (ridendosela): ‘Oggi sono in bianco, che c’è? Ti dispiace? Mica dobbiamo andare in giro? Dai, parcheggia li dove vedi quello spazio, ci sono altre auto, lascia lì anche la tua e vieni, su che è già tardi e io ho voglia di te’

C: ‘Ok, aspetta’arrivo’

Carolina riparte con la sua auto e procede in avanti di pochi metri entrando nello spazio indicatole da Salvio e parcheggia accanto ad altre auto già ferme. Spegne il motore, si sgancia la cintura di sicurezza, rimette il telefono in borsa, sfila le ballerine e le lascia lì a terra accanto ai pedali. Recupera il sacchetto e tira fuori le decolletè. Le infila prima una poi l’altra. Si da uno sguardo veloce nello specchietto per vedere se è tutto a posto. Si guarda, occhi da cerbiatta, profondi. Perfetto. Apre la portiera ed esce dall’auto.
Borsa in spalla, Carolina cammina sul tacco 12 verso l’auto di Salvio. Il passo è sicuro, erotico, una figa che passeggia. Mentre si avvicina prima un’auto rallenta per osservarla poi un furgone con sopra degli operai le suona il clacson seguito da alcuni apprezzamenti degli uomini. Arriva all’auto di Salvio, apre la portiera e sale su, dando una bella visione delle sue gambe fasciate dalle autoreggenti nere, sostenuta dalle decolletè da vera femmina.

S: ‘L’attesa è stata premiata tesoro, sei uno schianto’
C: ‘Buongiorno, scusa il ritardo, ho avuto un po’ di difficoltà con la strada’
S: ‘Motivo in più per muoverci, allora’

Salvio mette in moto e si muove di qualche metro poi tira fuori la testa guardando nelle due direzioni prima di effettuare un’inversione di marcia per niente consentita ma che lui fa senza pensarci su minimamente, tanta è la voglia di scoparsi Carolina.
Finalmente entrano nel motel, la reception è sullo stile drive in, quindi non occorre scendere dall’auto. Salvio chiede una matrimoniale, recupera i documenti suoi e della ragazza e li passa al receptionist che provvede a dargli la chiave della camera indicando il percorso da effettare per arrivarci.
Ogni camera dal motel ha il suo parcheggio proprio di fronte alla porta d’entrata, il massimo della riservatezza. I due scendono dall’auto.

S: ‘Credo che passerò due delle migliori ore della mia vita con te, tesoro’
C: ‘Wow, ma così mi emozioni’
S (beffardamente): ‘Tu emozionarti? Dillo a qualcuno dei tuoi clienti sfigati, non a me, porcellona’

Se la ridono mentre salgono i tre gradini che portano alla camera. Salvio tiene una mano più sul culo che sul fianco di Carolina che cammina, sculettando naturalmente.
Entrano in camera. Questa è arredata di bianco con un letto che sarà stato di tre piazze, viste le dimensioni e che ispira molta, molta comodità. Ovviamente, come ogni motel di prestigio che si rispetti, questo ha specchi sia sul soffitto che su un lato, così da potersi ammirare bene. Salvio lascia entrare per prima Carolina che appena dentro si guarda intorno.

C: ‘WOW, che lusso questo posto! Ti tratti bene, vedo’
S: ‘Con te bisogna stare comodi, perché mi sa che sarà una dura battaglia, non trovi?’

Mentra parla, Salvio si avvicina a Carolina da dietro, le aderisce contro e le cinge il fianchi con le mani carezzandola con fare deciso.

C: ‘La guerra? Uhmmm io sono del partito facciamo l’amore, non la guerra’è più divertente, non trovi?’

La risposta di Carolina fa crescere la voglia di Salvio che adesso passa una mano dal fianco e la infila sotto il vestitino, massaggiando la figa da sopra il tessuto del perizoma. Per Carolina quel contatto è come se fosse l’apertura di un rubinetto, sente subito la sua passera che si infiamma e si inumidisce.

S (sussurrando e leccando il lobo di Carolina): ‘Sei una porca, lo sai, vero?’
C (che comincia ad avere la voce più profonda per il piacere che sale): ‘E non è per questo che mi hai cercata?’

L’altra mano di Salvio adesso passa dal fianco al seno di Carolina, raggiunge una spallina, la abbassa e tira giù il vestito scoprendole una tetta soda con il capezzolo giù puntato e duro. La mano prende la tetta pienamente e la massaggia, la strizza e la palpa mentre Carolina posa una sua mano sul pacco di lui e la strofina e massaggia con vigore.
Si trovano ancora in piedi, poco più avanti della porta d’ingresso della camera quando Carolina, ormai palesemente vogliosa di quel ragazzo, si gira di fronte a lui, gli lancia un’occhiata carica di porcaggine e si abbassa ai suoi piedi, accovacciata sui tacchi. Con una mano comincia ad aprire i pantaloni di Salvio e, una volta aperti, l’altra si infila dentro come quando si pesca in un cesto per un’estrazione vincente. Il premio che trova è il cazzo del ragazzo. Senza peli, liscio e senza venature in risalto, pelle chiara con la cappella che spunta solo per la punta dalla pelle. Gli abbassa gli slip così da avere la mano riempita del cazzo che fuoriesce per circa cinque centimetri.

C: ‘Avevo proprio voglia di cantare, sai?’

Nemmeno il tempo di sentire cosa dice Salvio che con la bocca aperta inghiotte man mano tutto il cazzo del ragazzo. Stavolta non ha cominciato con la sua solita, vincente tecnica, stavolta il cazzo lo vuole mangiare, non assaggiare. Il cazzo diventa duro praticamente all’istante. Salvio guarda sotto e vede il suo uccello duro e teso interamente lucido di saliva che entra ed esce dalle labbra rosse di Carolina.
Questa all’inizio lo succhia e lo lecca sostenendolo con le dita della mano poi molla la presa della mano e comincia a spompinarlo solo di bocca mentre si abbassa la seconda spallina e lascia uscire anche l’altro seno. Adesso Carolina si trova accucciata sul tacco 12, tette al vento, capezzoli duri a ciucciare il cazzo di Salvio.
Lo succhia, lo lecca, scende a leccare e mordichiare le palle per poi risalire e affondare con le labbra intorno all’asta. Salvio si sente in balia della ragazza, è appena ruscito a indietreggiare di qualche passo per appoggiarsi alla porta d’ingresso mentre si lascia ciucciare il cazzo. Le mani di Carolina massaggiano il ventre e le gambe di Salvio senza stancarsi né di ciucciare né della posizione, tanta è la voglia di leccarglielo.
Salvio, anche se con una buona esperienza di scopate, pompini e affini, riesce a resistere forse cinque minuti.

S: ‘Porca’hai una bocca di fuoco, cazzo che pompinara che sei! Ahhh’

Le parole di Salvio precedono il fremito del suo cazzo. Po un sussulto, poi un altro ancora. Carolina ha il cazzo tra le labbra e va su e giù fino a quando non sente i fiotti di sborra che le invadono la bocca e resta lì, continuandoo a succhiare e ciucciargli il cazzo.
Il ragazzo man mano riprende fiato dopo la copiosa venuta, guarda in basso e vede Carolina che lo fissa, intenta a ripulire e ingoiare la sborra fuoriuscita dal suo cazzo.
Finalmente Carolina decide di liberare il cazzo rapito di Salvio e lo carezza segandolo rimanendo ancora accovacciata.

S: ‘Te l’ho detto e te lo ripeto tesoro, sei una pompinara favolosa! Alzati adesso, non finisce mica qui’

Salvio prende Carolina per le mani e la fa sollevare, giusto il tempo di avvicinarsi al letto che con una leggera spinta la fa cadere sopra.

S: ‘Adesso mi fai vedere bene questa passera che c’hai qui sotto, ieri sono riuscito solo a massaggiarla un po’ e questo non va’ bene.’

Salvio prende il vestitino di Carolina e lo sfila del tutto dal basso. Osserva il perizoma nero col davanti velato che fa intravedere la striscetta della ragazza. Abbassa e sfila anche il perizoma, aiutato da Carolina che ha sollevato e unito le gambe per sfilarlo meglio. Una volta tolto, la scena che si presenta a Salvio è quella di Carolina stesa sul letto, con solo le autoreggenti e le decolletè, gambe larghe e figa all’aria. Osserva la figa, ci passa leggera la mano sopra, Carolina lo osserva e comincia a fremere. Un dito comincia ad insinuarsi dentro. Non trova resistenze anzi, appena dentro il dito è subito avvolto dal calore e dagli uomori della ragazza. Il dito entra ed esce piano, poi dopo il primo ne segue anche il secondo. Indice e medio frugano la figa di Carolina. A questo punto Salvio lascia uscire le dita dalla figa e si avvicina con le labbra e comincia un lavoro di bocca alla figa di Carolina che già al primo contatto la fa sussultare e tenersi le tette. Salvio lecca e succhia le labbra e il clitoride, mescolando la sua saliva agli umori della ragazza. Carolina non fa altro che respirare profondamente e gemere di piacere, massaggiandosi il seno mentre si lascia leccare amabilmente. Più Salvio lecca e più la sua eccitazione si riprende dopo la prima svuotata. Quasi inconsiamente si ritrova col cazzo duro mentre lecca. Lo fa con cura, senza fretta, padrone di se. Va’ avanti diverso tempo alternando leccate a penetrazioni di lingua e si arrende solo quando d’un tratto si sente le mani di Carolina sulla testa che la premono contro il suo sesso, subito seguito da un gemito più forte che manifesta l’orgasmo della ragazza.

C: ‘Oh’oddio’oddio ve..ven..vengo’oooooooh!’

Carolina si è lasciata andare, ha goduto e vibrato con un cliente, fregandosene del rapporto lavorativo che stava avendo. In quel momento si stava godendo la leccat di figa che le stavano facendo e lo ha fatto fino in fondo.
Dopo alcuni attimi di silenzio è Salvio il primo a tornare all’attacco, sollevandosi dal bordo del letto dove si trovava per leccarla e mostrando a Carolina, ancora stesa a gambe larghe, la sua erezione, pronto per penetrarla a dovere.

S (guardandola con un sorriso di sfida): ‘Voglio scoparti’
C: ‘Non aspettavo altro, tesoro’

Carolina si alza dal letto lasciando Salvio lì in piedi sul bordo col cazzo bello dritto. Va’ verso la sua borsa e fruga all’interno, estraendo il piccolo pacchetto quadrato contenente il profilattico, poi torna verso il ragazzo restando sempre con le autoreggenti e le decolletè. Sale carponi sul letto e si avvicina gattonando a Salvio e il suo cazzo. Prima di aprire il pacchetto non può non dedicarsi ancora un po’ con la sua bocca fatta per ciucciare, al cazzo di Salvio. Stavolta schiude le labbra man mano che accoglie il cazzo nella sua bocca, in una morsa calda e avvolgente. Dopo che lo ha preso tutto riprende and andare avanti e indietro spompinandolo a dovere.

S: ‘Brava troietta, adesso sono davvero pronto per chiavarti’

Carolina regala ancora qualche giro di lingua attorno alla cappella poi si stacca, apre il pacchetto col profilattico. Schiaccia con due dita la il serbatoio e lo appoggia alla cappella bagnata di Salvio.
Senza troppe moine srotola il profilattico e impacchetta il cazzo in una bella confezione di silicone rosso. Una volta espletata la pratica ‘burocratica’, Carolina da carponi si stende sul lettone e allarga le gambe, posando delicatamente una mano intorno alla sua figa.

C (maliziosa e vogliosa): ‘Beh, che aspetti? Io sono pronta’
S: ‘E io più di te, porca!’

Con un movimento deciso e veloce, Salvio prende avvicina Carolina e le tiene per la piega delle gambe, le allarga bene e punta il cazzo contro la figa della bella zoccola. Lui resta in piedi al bordo del letto, Carolina sdraiata, gambe larghe e sollevate, sulla sponda del letto.
Il cazzo è pronto, la figa anche. Salvio comincia a penetrarla e in un attimo è profondamente nella figa di Carolina.

S: ‘Quanto cazzo sei calda, porcella’
C (sospirando): ‘Uhmmmmm oh ssssi”

Dopo qualche secondo nel quale è rimasto affondato nella sua carne calda, adesso Salvio comincia il suo avanti e indietro dentro Carolina, tenendola salda con le gambe larghe nelle sue mani. Prima ha cominciato con un movimento lento, ma la visione della ragazza stesa, calda ed eccitata ha fatto si che adesso i colpi diventassere forti, ed è passato a stantuffarla a dovere. Dal canto suo, Carolina si gode Salvio che la sta scopando facendola ballare sul lettone, con le tette che sobbalzano ad ogni stantuffata.
Il cazzo entra ed esce facilmente dalla sua figa. Carolina geme di piacere, sospira, mugola.

C: ‘Si, bravo si..così’mmmm’
S: ‘Io lo sapevo che scoparti sarebbe stato fantastico’oh ssssiiii’

Dopo un po’ che la stantuffa in questo modo, a Salvio torna in mente la visione di Carolina prima di infilargli il profilattico, a carponi sul letto. Si ferma dentro lei, poi si sfila.

S: ‘A pecora, dai’

Carolina si alza dal letto e si mette subito in posizione, come in una tacita intesa tra i due. Si mette carponi sul letto, mani ben salde sul materasso, gambe larghe e pronta per tornare a ricevere il cazzo di Salvio in figa. Questo non tarda ad arrivare e subito le infilza la figa, riprendendo a scoparla con fluidità.
Carolina riprende, come una canzona lasciata in pausa, a gemere il suo piacere. Salvio le carezza il sedere sodo, poi si china a contatto con lei e le munge per bene le tette, senza interrompere la pecorina. Ormai lui si è totalmente denudato ma Carolina è sempre rimasta in tacchi alti, autoreggenti e null’altro, più troia che mai mentre si gode il cazzo e il ragazzo. Salvio si muove dentro lei e osserva il suo magnifico culo vibrare sotto i suoi colpi ben assestati. Quella visione fa aumentare il flusso di sangue e di sborra nel cazzo di Salvio il quale aumenta il ritmo mentre Carolina mugola di piacere senza pensare che qualcuno al di là della camera possa sentirla. Non gli interessa. Si sta facendo scopare e sta godendo di questo. Salvio la scopa forte, il cazzo pulsa e poco prima di sentire il suo sperma uscire, pianta nel culo di carolina il suo pollice. Appena la ragazza sente quella presenza estranea ma piacevole dentro il suo sedere emette un urlo di piacere e comincia a venire prima ancora che Salvio si scarichi dentro lei. Lui la segue dopo pochi secondi, esplodendo nel profilattico il suo seme caldo.

Affananti, provati e sudati per la scopata dirompente, Salvio sfila il cazzo dalla figa di Carolina e va’, lentamente, affannato, in bagno mentre Carolina si accascia sul lettone, risalendo piano fino ai cuscini e restando lì, così come si trova, a riprendere fiato.
Dopo un paio di minuti Salvio esce dal bagno con il cazzo moscio penzolante. Carolina, ormai in fase di ripresa, si alza dal letto e cammina sui tacchi verso il bagno. I due si incorociano e Salvio, con aria soddisfatta, da una sculacciata al culo sodo della ragazza che lo apostrofa con una smorfia biricchina ed entra in bagno.
Salvio si stende sul letto a gambe larghe, accendendosi una sigaretta e fumando con molta tranquillità, padrone di sè. Intanto Carolina è seduta sul bidè e si da una lavata rinfrescante alla sua figa ancora calda e umida di orgasmi e umori.
Dopo la rinfrestata, esce dal bagno e torna verso il letto, stavolta libera dai tacchi e con solo le autoreggenti. Sale sul letto e va a stendersi accanto a Salvio.

S: ‘Hai visto che c’è anche l’idromassaggio? La prossima volta magari lo usiamo’
C: ‘Perché no? dev’essere rilassante’.

Carolina è stesa a pancia sotto sul lettone accanto a Salvio il quale è steso sul fianco e con la mano le carezza il corpo. Chiacchierano amabilmente i due. Salvio sa usare le parole e il suo modo di fare, oltre che seducente, e anche divertente, infatti i due parlano e ridono come fossero amici da tempo. Parlando, parlando, Salvio fa passare la sua mano destra sulla schiena di Carolina e man mano la fa scendere verso il basso, arrivando al sedere e iniziando a intrufolarsi con le dita all’apertura delle labbra e resta lì, passandole sopra, quasi a carezzarle. Il contatto comincia a far risvegliare i sensi erotici di Carolina che si lascia toccare con piacere. Le dita poi man mano si intrufolano dentro e, quasi come fosse distratta dalle parole di Salvio, Carolina si ritrova a essere masturbata.
Parlano e ridono ma intanto la voce di Carolina si fa man mano più calda e bassa, merito del massaggio alla figa che Salvio le sta facendo sapientemente. Mentre si gode il massaggio, Carolina vede che anche il cazzo di Salvio sta tornando ‘allegro’ e così, tra una parola e l’altra, la sua mano avvolge il membro e lo sega dolcemente.

S: ‘E quindi alla fine sono riuscito ad ottenere più del doppio del risarcimento che avevamo chiesto in fase di dibattimento. E il mio cliente per ringraziarmi mi ha fatto avere una bella cassa di vino, oltre alla parcella e alla mancia che ha voluto dare al mio praticante’
C (ridendo): ‘Cioè, quelli hanno creduto alla balla che avete inventato? Fantastici!’

Appena terminata la sua frase, si accovaccia sempre restando al fianco di Salvio, sul suo ventre e col cazzo fermo in mano, affonda nuovamente le labbra sulla cappella, inghiottendola e succhiandola.

S: ‘Ma certo! Guarda che non sono mica l’unico? Non sai quante cause si vincono e perdono in questo modo’Mmmm che fai porcella, ne hai ancora voglia? Io ancora non mi sono stancato’

La mano, vista la posizione presa da Carolina, adesso raggiunge a fatica il suo sedere, così Salvio guida sempre con la stessa mano Carolina tirando il sedere verso di se, così da farle capire di sistemarsi meglio sul letto mentre gli succhia il cazzo, in modo che anche lui potesse leccarla. Così, sempre senza staccare la bocca dal cazzo, Carolina si gira e forma col bel ragazzo un 69, ritrovandosi nuovamente le dita di lui nella figa assieme alle labbra e alla lingua.
Stavolta Salvio non si dedica solo a leccarle la figa ma con la bocca e le dita alterna figa e culo. Fa una lunga leccata dalla figa all’ano e viceversa, seguita da affondi di lingua. Man mano dedica sempre maggiore attenzione al culo. Infilando le dita nel suo buchetto, Salvio capisce che anche quel canale è stato già esplorato in precedenza e questo gli da una possibilità di utilizzo. Dal canto suo Carolina si ritrova fradicia ed eccitata, il lavoro che Salvio sta dedicando al suo sedere sta dando dei risultati positivi. Succhia e lecca il cazzo e allo stesso momento geme di piacere mentre si trova a bocca piena.

S: ‘Che ne dici di farti riempire ancora un po’ di cazzo, tesoro?’

Carolina libera il cazzo dalla sua presa, si rialza e prende un nuovo profilattico dalla borsa. Stavolta invece di aprilo e metterglielo lei, lancia il pacchetto verso Salvio che se lo ritrova sul ventre. Carolina si rimette accanto a lui e decide da sè di mettersi carponi sul letto.
Testa rivolta alla testiera del letto, mani sulle lenzuola, culo alto e gambe divaricate, Carolina osserva Salvio di lato con un’aria di invito e attesa. Il ragazzo abbozza un sorriso e prende il pacchetto, lo apre con i denti si srotola con calma il profilattico, stavolta trasparente, sul cazzo duro. Fatto ciò, si solleva dal letto e va amettersi dietro alla bella zoccola, anche lui sul letto poggiato sulle ginocchia. Si tiene la base del cazzo con indice, medio e pollice e lo punta sulla figa. Quasi come un effetto ventosa, il cazzo scivola dentro Carolina appena la cappella si è insinuata tra le labbra. Forse anche perché a quel contatto, Carolina ha spinto il suo bacino verso il membro. Salvio resta un po’ col cazzo piantato dentro e le carezza i fianchi, poi fa un movimento prima rotatorio poi man mano di spinta nella figa, cominciando la nuova scopata con la ragazza.
Carolina si muove assieme a lui spingendo e roteando il bacino. I movimenti sincronizzati dei due sono accompagnati dai gemiti della zoccola e dal respiro profondo del porco che la stantuffa a buon ritmo. Salvio mantiene la sua lucidità, infatti dopo i primi stantuffi riprende a infilare il pollice nell’ano di Carolina , la quale apprezza quella presenza e la manifesta con dei movimenti più ‘focosi’. Come se fossero due animali che seguono il loro istinto, la coppia si volta contemporaneamente con il volto verso lo specchio a tutta parete che si trova su uno dei lati del lettone e si ritrovano ad osservarsi. Si guardano. Ciò che vedono riflessi sono loro due: la femmina carponi sul letto con uno sguardo felino e voluttuoso verso lo specchio e il maschio dietro di lei, che con un movimento deciso e ritmato va’ avanti e indietro nel ventre di lei. Gli sguardi allo specchio si incrociano, si sorridono e poi Salvio decide di rompere ulteriormente il ghiaccio.

S: ‘Questo culo è troppo bello per tenerci dentro solo un dito’Che ne dici se ti ci infilo il cazzo, tesoro? Tanto lo so che non è la prima volta che lo prendi, anche se ti sento ancora un po’ strettina”

In effetti non è la prima volta che Carolina viene inculata. Era già successo in passato con i suoi ex e con alcuni amanti occasionali (anche con Biagio era successo diverse volte durante la loro storiella).
Mai, però, aveva dato il culo ad un cliente. Però adesso Carolina stava scopando con gusto, sembrava tornata indietro nel tempo, a quando andava a letto per il solo piacere di farlo, non per lavoro. E proprio per questo non voleva negare il suo secondo canale a Salvio.
Osservando dallo specchio il maschio che la stava scopando, con un sorriso misto di piacere, malizia e voluttuosità, Carolina annuisce.

C (sorridendo): ‘Però fa piano’ultimamente non è stato molto usato’
S (che intanto le massaggia per bene il culo): ‘Non preoccuparti tesoro, la tratterò benissimo questa meraviglia’

Da ancora due colpi ben assestati nella figa poi estrae il cazzo con il preservativo lucido di umori. Lo tiene con le dita e passa la cappella piano su e giù sul buchetto posteriore, facendole un massaggio preventivo. Poi punta la cappella sull’ano di Carolina e comincia a spingere. Il pollice che l’ha penetrata fino a poco prima facilita la penetrazione, infatti dopo una resistenza iniziale adesso la cappella è entrata tutta dentro. Con i reni man mano Salvio spinge sempre più dentro Carolina. Dopo che anche l’asta comincia a entrare Carolina inizia a sentire dolore e un pizzico di bruciore, che manifesta con dei leggeri gemiti. Salvio continua poi si ferma quasi a metà.

S: ‘Fa male tesoro? Mi fermo?’
C: ‘No, no! Non fermarti’continua’spingi’aaaah’

Carolina, accecata di voglia prende in mano la situazione e si ritrova a spingere anche lei il bacino verso Salvio. Lui spinge in avanti, lei si spinge indietro e il cazzo penetra, entra sempre più. Salvio avverte la sensazione tipica del cazzo stretto da una morsa calda, tipica dell’inculata. Carolina avverte invece il bruciore che man mano diventa piacere quando viene riempita anche nel suo secondo canale. Non ci vuole molto, anche se i secondi per lei sembrano interminabili. Finalmente la spinta dei due si arresta e Salvio si ferma col suo cazzo ben piantato nel culo di Carolina. Ce l’ha fatta!
Restano fermi per un po’, giusto il tempo di far abituare l’ano al cazzo che poi Salvio, senza troppi complimenti, comincia ad indietreggiare e riaffondare dentro. Carolina adesso insieme alle mani, poggia anche i gomiti sul letto. Sente la sua carne aprirsi e contrarsi ad ogni affondo di cazzo. Il bruciore lascia spazio al piacere, l’asta di Salvio scorre man mano più fluida. Carolina sente il movimento dentro lei godurioso, abbassa un po’ di più la testa verso il materasso e, con i capelli davanti agli occhi, si gira di nuovo verso lo specchio e vede Salvio con le mani ben salde sul suo culo che la penetra cercando il giusto ritmo. Non passa nemmeno un minuto e le spinte di cazzo sono sostenute e bene assestate.
Carolina geme, sono quasi dei lamenti, ma di piacere.

S: ‘Che culo’che gran culo che hai porca’che spettacolo!’
C: ‘Ah’ah si’ancora’si dai..spingi’spingi!’
S: ‘Certo che spingo troia, ti apro in due’ahhhh!’
C: ‘Si, si, così oh si’più forte dai, più forte oh sssiiii!’

Carolina stringe le lenzuola con le mani tanto è il piacere che sta provando. Salvio sembra in un’altra dimensione, totalmente stretto col cazzo nella mosrsa del culo e spinge, aumenta il ritmo e si tiene saldamente ai suoi fianchi, quasi che avesse paura di essere disarcionato.
Ormai l’inculata è sostenuta, dal ritmo e dalla facilità sembra che la stia scopando nella figa invece che nel culo. Carolina regge bene il ritmo e si muove all’unisono.
Adesso i due sono in preda alla più profonda eccitazione e rantolano il loro piacere. Tanto è il piacere di Salvio nel stantuffarle il culo che non riesce a durare troppo, nonostante le due sborrate precedenti. Sente che sta per arrivare ancora e aumente il ritmo, adesso veloce entra ed esce dal culo. Carolina si sente ballare, tanto i colpi sono forti e si tiene più forte alle lenzuola. Sembra una cagnetta che abbaia il suo piacere.
Salvio non riesce a resistere oltre e insieme ad un urlo di liberazione si scarica dentro il culo sollevato di Carolina la quale dopo i primi fiotti di sborra viene anche lei, spingendosi in avanti come a cercare sollievo sul materasso ma resta trattenuta carponi dalle mani di Salvio.
Una volta scaricatosi completamente, Salvio si accascia sulla schiena di Carolina e i due si stendono poi sul lettone, con il cazzo ancora piantato nel culo. Restano così, in silenzio, per alcuni momenti, per capire cosa è successo, dove sono. Poi, tornato in se, Salvio piano si solleva ed esce dal culo di Carolina, stendendosi accanto a lei, con il cazzo avvolto nel profilattico dal quale si intravede la sborra trattenuta dal silicone.

Dopo circa mezz’ora dall’ultima cavalcata, i due si ritrovano docciati, intenti a rivestirsi nella camera del motel. Salvio con pantaloni, calzini, scalzo e a petto nudo intento a mettersi la camicia, Carolina col vestitino addosso, struccata e senza rossetto, seduta sulla sponda del letto, intenta ad infilarsi le autoreggenti.

S: ‘Mi hai fatto passare uno dei migliori pomeriggi della mia vita, lo sai?’
C (sistemandosi il bordo in pizzo della calza): ‘Bene, sono davvero contenta’
S: ‘Peccato andar via, ma devo tornare al lavoro sennò stavo con te tutta la notte’
C (ridendo): ‘Beh, tanto sai come trovarmi, no?’
S: ‘Certo, però non credo che verrò a trovarti sulla strada, se per te va’ bene visto che ho il tuo numero ti chiamo e se sei libera torniamo qui’
C: ‘Si, certo, dammi un po’ di preavviso però, eh eh eh’

Appena rivestiti e pronti per uscire dalla camera, Salvio si avvicina di fronte a Carolina con una busta bianca in mano.
S: ‘Tesoro, questo è per te, per il bel pomeriggio passato assieme e, vista la tua disponibilità, mentre eri in doccia, ho pensato di dare un piccolo supplemento al tuo onorario’
C (ammiccando): ‘Ma che gentile, grazie anche a te’

Escono da motel e Salvio entra nel parcheggio dove Carolina ha la sua auto. Prima di scendere Carolina saluta Salvio con un bacio sulla guancia, dove al contatto gli ha anche passato la punta della lingua sopra, poi veloce apre la portiera e scende, ridendo ed entrando nella sua auto.
Salvio riparte. Carolina rimette nel sacchetto le decolletè, infila le ballerine e il trench, mette in moto e si incammina verso casa sua.

Dopo poco più di un’ora, Carolina è in camera sua, in accappatoio e con l’asciugamanto a coprire i capelli bagnati. Si siede sul letto, prende la borsa e tira fuori la busta che Salvio le ha dato. La apre, dentro c’è un bigliettino con scritto: ‘Grazie tesoro, a prestissimo’.
Oltre al biglietto la busta contiene anche tre banconote da cento euro ognuna.
Carolina sorride ripensando al pomeriggio appena passato.
Cecilia, la coinquilina, bussa alla sua porta.

Cecilia: ‘Carolina, stasera ho cucinato un piatto fantastico, non puoi dirmi di no!’
Carolina (sorridendole): ‘No, hai ragione Ceci’mi metto addosso qualcosa e arrivo ad aiutarti’ Ho voglia delle tue delizie, stasera.’

Leave a Reply