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Racconti Erotici Etero

Danza

By 5 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments


Danza

Quand chez les débauchés l’aube blanche et vermeille
Entre en société de l’Idéal rongeur,
Par l’opération d’un myst&egravere vengeur
Dans la brute assoupie un ange se réveille.

Des Cieux Spirituels l’inaccessible azur,
Pour l’homme terrassé qui r’ve encore et souffre,
S’ouvre et s’enfonce avec l’attirance du gouffre.
Ainsi, ch&egravere Déesse, Etre lucide et pur,

Sur les débris fumeux des stupides orgies
Ton souvenir plus clair, plus rose, plus charmant,
à mes yeux agrandis voltige incessamment.

Le soleil a noirci la flamme des bougies;
Ainsi, toujours vainqueur, ton fant’me est pareil,
Ame resplendissante, à l’immortel soleil!

Lei &egrave una danza. Un ballo leggero, di notte, vecchio come il mondo. Musica che riavvicina ai sogni, ritmo della terra, del respiro, del battito di cuore. Può risvegliare un angelo.
&egrave una danza sensuale: taranta, voci, &egrave ricordo del mare, che lambisce con tocco lieve e va in profondo.
Lui &egrave una danza di sole e terra. Cadenza dei tamburi dei combattenti, il ritmo incalzante di una leggenda, una giga di mille battaglie, vittorie e sconfitte.
&egrave una ballata d’onore che sempre si canta, e non ha timore a celebrare la vita, facendo l’amore, su un campo di battaglia.
L’uomo la prende gentilmente per mano, la cinge per la vita.
Ballano lentamente, scalzi su una terrazza d’erba, affacciata sulla terra.
Il tramonto lascia ancora un baluginio di luce ad occidente, il nero della notte, accende stelle come un lampionaio.
Si guardano negli occhi, indecifrabili i pensieri di lui: il mondo che abita gli ha imposto di imparare a celarsi; aperti quelli di lei, a farsi guardare dentro, senza pudore.
Crede che lui soffra, a momenti, d’aver l’anima in rovina e che non ci sia salvezza o scampo. Lei sa che &egrave selvatico e gentile dentro, prova a restituirgli il senso di quanto la vita sia mutevole e quasi nulla in essa immodificabile. Un senso che l’esistenza &egrave gioia, non condanna.
Perché immagina la ferocia, la crudeltà del mondo che egli ha obbedito ad abitare. Che razza di sforzi, di fatica bisogna fare per reggerlo? Quanto amaro si ingoia? Quanto brucia dover calpestare i propri sogni, gli ideali? Quanto ci si può sentire abbrutiti, sporcati, senza averlo meritato?

Danzando, avvicina al viso la mano di lui che tiene la sua, la accarezza con la gota, la sfiora con le labbra, gli sorride. Assaporare l’istante. Un unico istante. Solo un istante c’&egrave’ domani, se lo riprenderà quel mondo. Chissà’ forse’
Domani, lui tornerà alla sua vita densissima, ad una donna che immagina le sue ribellioni, ma le inghiotte perché &egrave preferibile ingoiare fiele, nel lusso di cui lui si circonda, piuttosto che in due camere e cucina.
Domani, lei tornerà alla solitudine che ha scelto pur di non sopportare rapporti di menzogna. Terribile a volte, un masso che non esistono braccia di ferro, o d’uomo per sollevarlo.
Sarebbe bella, una casa in quelle braccia’ sarebbe bello rendergli casa le sue. Che un abbraccio nel cuore &egrave l’unico luogo dove una casa ci potrebbe stare: non nelle mura eleganti o nella vita lussuosa.

Chiacchiere a bassa voce, parla soprattutto lei, lui ridacchia, ogni tanto dice chissà’ forse’
La guarda, come potesse mettersela dentro con gli occhi, come un animale che si nutre il più possibile, prima del lungo inverno.
Poi &egrave come se lo cogliesse la rabbia, l’ira di un desiderio, livore di sentirsi costretto nella gabbia preziosa di ciò che vive tutti i giorni: leggera &egrave solo la decorazione, la Forma delle sbarre. La sostanza, non conosce pietà.
Vorrebbe far qualunque cosa per ribellarsi, sollevarsi, respirare’ respirare.
E con forza la stringe, per un momento lungo. Lei, gli poggia il viso sulla gola, chiude gli occhi, gli passa le mani sulla schiena, accarezzandolo senza mai staccarle. Ferme, gentili, calme.
La donna non vuol pensare che forse &egrave solo le plat du jour, forse &egrave solo un’illusione, oppure chissà’ forse’ &egrave per spezzare in mille pezzi quella gabbia.
Chiude gli occhi, ferma i pensieri. Respira il profumo di lui, il tepore della pelle, una vena che pulsa delicata.
Lui, rilassa le spalle e le braccia, la bacia lentamente, con tenerezza accarezza le labbra con le sue, succhia con golosità, le schiude con la lingua e si perde dolcemente, nell’umido calore, come se non ci fosse altro al mondo.
Seguitando a girare in tondo ancora per qualche istante, baciandosi. L’erba &egrave fresca sotto i piedi e profuma, la brezza di questa fine estate si &egrave fermata. Tutto intorno, la notte &egrave immobile, attende.

Si accarezzano l’anima con l’anima, sciogliendo i nodi, le tensioni, i grovigli. Lasciano lontano il mondo, oltre la terrazza, che quasi fa da schermo, proteggendoli. Stanotte il mondo, non potrà altro che guardarli a distanza: sono finalmente irragiungibili.
Appoggiati alla balaustra della terrazza d’erba, si baciano, lui le accarezza le gambe, la percorre con le mani, le sfiora dolcemente i seni da sopra il vestito, lo scosta, li afferra nelle mani. La bocca le bacia la gola offerta, lecca, morde. Le sfugge un gemito roco, mentre le labbra seguitano ad assaggiare la sua pelle, la lingua gioca con un capezzolo, denti che lo stringono. Guarda quella testa quasi di fiera chinata sul suo seno, con le mani lo accarezza, lo prende si specchia negli occhi chiari appannati di desiderio, come i suoi, lo bacia, lo beve. Gli slaccia lentamente la camicia, con le dita gli accarezza il petto.
Le mani di lui la percorrono, curiose, sfacciate, spogliandola del vestito leggero, della biancheria quasi inesistente. Si accorge che &egrave un lago, le poggia i pollici ai lati del pube, in basso, allargando e stringendo le grandi labbra, una volta, ancora e ancora, ritmicamente.
Solo quello, non la esplora oltre.
Lei gli danza i fianchi addosso, non può fermarli, lo prega di toccarla, di accarezzarla, il respiro accelera, quasi un gemito sottile.
Scivolano sull’erba morbida, togliendosi di dosso le poche cose che ancora sono diaframma tra i corpi
Ed ora sentono la pelle fremere, sentono il battito del cuore, non &egrave così buio che non possano leggersi la luce nello sguardo, o forse quella luce chiara, comunque &egrave più forte, e taglia il buio della notte.
Si accarezzano coi fianchi, mimandone l’unione’ ancora un attimo, aspettare ancora un poco’ mentre loro odori si fondono, muschio, sandalo, cielo, tabacco, legno, pioggia, erba, terra’

Lei gli morde il collo, lecca il lobo dell’orecchio, lo scosta dolcemente da sé. Percorre il petto, il torace con le labbra e la lingua. Impertinente, la spinge sotto le ascelle, dove &egrave dolce la pelle. Lo succhia assaporandolo, come la festa attesa da tempo. Col naso, con le ciglia, le guance lo accarezza quasi a fissarlo dentro una memoria di corpo, di pelle, muscoli, cellule. Poi più giù, dove l’odore &egrave intenso, la peluria sfiorata col naso, lì, sull’inguine ad accarezzarlo, ad alitare per riscaldargli ancor di più il desiderio. Lo prende in bocca finalmente, &egrave turgido, la riempie &egrave suo, per lei. Lecca il glande lucido di voglia, sfiora la fessura minuscola appoggia le labbra, sugge. Con la bocca scopre la pelle, lo percorre tutto, ne impara la forma, la voglia.
Lo copre di saliva, la bocca accogliente, umida, calda, lo prende. Lo tiene così, gustandolo.
Sente il respiro di lui farsi denso, sente i suoi occhi che la guardano, solleva i suoi ad incontrarne lo sguardo. Ed ora succhia, come una figa pulsante, su e giù, accarezzandolo con la lingua, con le labbra come se l’anima fosse lì: nella bocca, nel cazzo. E lo prende in gola, in fondo tutto intero. Le manca il fiato, ma non importa, lo vuole. Resistere il più possibile, piegarsi al bisogno d’aria, riprenderlo finché può, allontanandosi un filo sottile di saliva li lega ancora. E giù di nuovo leccarne l’asta, e giù, piano i testicoli, prenderli in bocca, leccare, succhiare la parte che adora, quella tenera del perineo, baciarla, rimanere lì a leccarla, ancora, ancora, ancora’ e poi tornare e prendergli in bocca il sesso, rovente ora. Il respiro di lui &egrave veloce, geme a lungo un sì’

Ferma, con dolcezza, ma quasi le ruggisce. Si scosta prendendole il viso nelle mani, bacia le labbra che sanno di lui, la abbraccia, le accarezza la schiena, le stringe i capezzoli eccitati con le dita indiscrete, ci gioca, li tortura sensuale, finché a lei non sfugge un gemito.
Vuole il sapore di lei adesso. Le allarga le gambe, immerge le dita nel desiderio sfacciato di lei, un lago dolce che egli sfiora lento, ruotando attorno al clitoride e finalmente premendolo con fermezza. La donna si distente, arresa. Lui accarezza con lentezza estenuante la fessura, non la penetra, va più in basso, a stuzzicare quei muscoli più stretti. Lei gli va incontro, vorrebbe la prendesse, vorrebbe sentirlo dappertutto, la bacia ancora succhiandole la lingua, accarezzandola.
Ora lei &egrave stesa, la testa di lui &egrave tra le sue gambe, le labbra la baciano, la leccano tormentandola di piacere. La lingua penetra in lei, bacia la figa, le labbra irrorate di voglia, la assapora, gusta quel desiderio immenso. E di nuovo a leccarle il clitoride, piano e forte, succhiandolo, stringendolo tra i denti. Con un dito la penetra, &egrave morbida, liquida, calda. Vibra sotto le dolci, lente sevizie della sua bocca e delle dita, il bacino che ondeggia e sussulta inarrestabile. Lo inonda della voglia che ha, del piacere che prova. Lui assapora il gusto dolcemente salato del suo godimento, la beve a lungo.

Ora lei vuole la bocca di lui da baciare, vuole sentire il sapore del loro desiderio mischiarsi. Urgente la voglia di averlo dentro, finalmente a penetrarla, a possederla fino in fondo.
Lui la stuzzica ancora, glielo passa fuori, sulla figa bagnata di umori. Le accarezza col membro durissimo il clitoride, lo appoggia alle labbra lucide, sta quasi per penetrarla e poi glielo sottrae per un attimo che sembra non finire mai.
E lei lo implora: ti voglio, ti prego che muoio di voglia di te. Gli dona sé stessa, lo vuole come mai ha saputo di volere. E lui &egrave suo, la penetra, la riempie. &egrave suo il cazzo dentro di lei. Sua, la figa umida, calda, offerta. Per lei, &egrave gonfio di voglia, lucido di desiderio, duro, imperioso, turgido allo spasimo: &egrave tuo, &egrave per te, lo senti? Lo vedi quanto ti vuole, lo vuoi? Sei mia tu? mi vuoi, tutto? Si dà e la prende, infinitamente. Le scopa l’anima, il cuore, la figa che gronda per lui. La scopa ruotandole dentro per sentirla tutta, perché lei senta tutto di lui. Lei lo accarezza dentro, stringe, rilascia, massaggia il suo desiderio con infinita passione, vuole dargli tutto il piacere del mondo. Tutto il piacere, la gioia del mondo. Vuole il suo cazzo e basta, lo vuole enorme di voglia di lei, lo vuole ovunque, sempre, ancora, e ancora, e non smettere mai’
Lui le stringe un seno con una mano, lo sugge, morde il capezzolo duro, eccitato, con ferma dolcezza, le morde il collo, lo bacia lo succhia. Il canto di lei non si arresta.
Dammelo, dammelo ancora, dammelo, &egrave mio’ sei mio, sono tua, prendimi tutta. La voce ed il sesso risuonano della voglia infinita di lui. E si baciano danzandosi il desiderio addosso e dentro. Si succhiano le labbra, le lingue, il cazzo, la figa, vogliosi di darsi e di prendersi, in profondo
La carne di lei, accoglie quel cazzo che adora accarezzandolo golosa con le pareti morbide, stringe i muscoli a trattenerlo quando si allora, li allarga per accoglierlo fino in fondo.
Vorace di lui, gli stuzzica con le dita i capezzoli, poi si avvicina a succhiarglieli, a stuzzicarli voluttuosamente. Il rantolo della gola di lui le strappa un sorriso..

E si ballano dentro al ritmo di terra e di mare, un universo immenso, un tempo senza tempo. Si danno, si prendono, ancora, e ancora, e ancora, e ancora.
E lui vuole schizzare, inondarla, vuole berla e farsi bere. Lei lo fa scivolare più in basso, le gambe poggiate alle spalle di lui. Ecco, le penetra nel culo. Che meraviglia che sei! La rosa morbida, irrorata, non fa resistenza. I muscoli si rilassano, lui penetra dentro, tutto, in fondo. &egrave dolce, accogliente, caldo, stretto, morbido, umido guanto di carne. Ed ora la danza &egrave veloce, &egrave il ritmo vorticoso di Dionyso, Jaccho, Lysio, la danza delle menadi. Tamburi suonano nella notte, confusi coi battiti del cuore, accelerano, ballano, corrono, in un cerchio sempre più vorticoso.
L’uomo la penetra imperioso ha il cazzo gonfio, duro, immenso. I suoi movimenti sono quelli cadenzati, inarrestabili che precedono l’orgasmo. La gode, e la guarda mentre lo accoglie, lo esige mentre con le dita si accarezza il clitoride. Si sfiora le labbra, si penetra la figa, cantando di piacere, gemendo di lui.
E gridano, ansimando insieme coi fianchi impazziti, vengono, folli della gioia di aversi, di essersi dentro; schizzando dentro ed addosso il piacere più forte, lunghissimo. Esser riempita, svuotarsi in lei, che sembra non smettere mai. Uno spasimo, un altro, un guizzo dei fianchi, e i muscoli che avvolgono ancora suggendo ogni goccia, ogni singola stilla di travolgente piacere.
&egrave sdraiato su di lei, le &egrave ancora dentro. Si guardano negli occhi, sorridendo, calmando il battito del cuore, rallentando il respiro. Rimani ancora, vorrebbe dirgli, &egrave così bello sentirti. Ed &egrave la medesima voglia che ha lui, e resta dentro per un lungo momento. Immobili, come se anche la notte si fosse fermata.

A dice: (03:41:56)
mi hai fatto impazzire
B dice: (03:42:01)
mi hai fatta venire urlando, sai
B dice: (03:42:45)
bello, bello’ bellissimo
A dice: (03:43:08)
sì’ bellissimo
B dice: (03:44:32)
se fossi qui ti darei un bacio
A dice: (03:44:47)
ehehhe’ ti bacio anch’io
B dice: (03:45:51)
ma perché mi fai questo effetto’
A dice: (03:49:10)
eheheh’ peccatore’
A dice: (03:49:53)
ora a nanna come angioletti
B dice: (03:50:16)
Sì’ Un bacio
A dice: (03:50:17)
Ciao’ un bacio a te

Chissà, forse solo un sogno, una fantasia rincorsa coi tasti. Miraggio di byte, scambiato su una connessione. O forse’ chissà’

Da qualche parte, su una terrazza d’erba che guarda il mondo, l’alba ha il colore dei fiori. La brezza del mattino si solleva, soffiando via la notte dal cielo. La luce rosa illumina una gabbia in pezzi, sembrava d’oro, ma &egrave solo nera ferraglia arrugginita, distrutta e vuota.
Un angelo sorride: da ora in poi, desto.

per G.


il mio blog: http://anacreontica.splinder.com/


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