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Racconti Erotici Etero

Debora (parte quarta)

By 31 Luglio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Cos’&egrave il Festival di Sanremo? Una rassegna in cui vengono cantate molte canzoni (non so se l’avete capito ma sono romantico, molto romantico, di canzoni sentite a Sanremo che mi hanno colpito, emozionato ecc. potrei farvi una lista lunga decine di pagine). Cos’&egrave un Festival erotico (ma sì, usiamo la maiuscola anche per lui)? Una rassegna in cui vengono messi in scena diversi spettacoli erotici. Come a Sanremo ci sono molti cantanti e ognuno porta un brano, fa la sua esibizione, così in un Festival erotico ci sono molte pornostar e ognuna fa il suo numero…solo che non ci sono vincitori, non ci sono premi, ma ci sono corpi, musiche, sogni. Così un sabato sera sono andato al locale, traboccava di gente e io mi sono seduto vicino al palco, non vicinissimo se no rischiavo che qualche star durante il suo numero mi facesse salire vicino a lei. C’&egrave qualcosa di magico quando in un teatro si apre il sipario ed entrano in scena gli attori, quando l’orchestra attacca una musica e il cantante segue le prime note: c’&egrave qualcosa di magico anche quando sale un fumo denso nel buio, e di colpo le tendine si aprono ed entra lei, una donna bellissima, vestita come una principessa, una tunica di stoffa bianca con ricami dorati, e lei inizia a danzare… E poi la musica diviene più incalzante, la donna si avvicina al palo ma i suoi occhi girano intorno quasi aspettassero qualcosa, e in quel momento un tamburo irrompe nel ritmo senza più aspettare, e allora lei si toglie la tunica e sotto ha un costume rosso, e di scatto piega la testa all’indietro e si porta una mano alla nuca e di colpo i capelli le ricadono sulla schiena, fioriscono splendidi e sensuali come il rigoglio dell’acqua in una cascata, dei fiori in un giardino d’estate. Allora gli occhi di tutti guardano lei che danza indemoniata, vola sul palo e ci gira intorno come una trottola, come se quel palo lucido d’acciaio, alto fino al soffitto, fosse il centro stesso del mondo, poi lei rimane a seno nudo, rimane nuda, scende dal palco senza che la musica smetta un solo istante, senza che gli occhi rinuncino alla calamita del suo corpo. Adesso però non &egrave più un ritmo da discoteca, risuonano i sussurri di ‘Je t’aime’ mentre la star cammina tra le sedie, si siede in grembo ad uno spettatore, scompiglia con gesto quasi tenero i capelli di un altro, torna sul palco: adesso i suoi gesti sono più lenti, più morbidi mentre fruga in una borsetta, ne estrae una bottiglietta d’acqua, la apre lentamente, lascia che il liquido sgoccioli sui suoi seni, poi fa la stessa cosa con del latte. Sui suoi seni c’&egrave un prisma di miele, denso e dolcissimo, che diventa fuoco nelle nostre viscere, dico nostre perché so che tutti, in questo locale che frequento da anni, che a volte &egrave semivuoto a volte pieno e oggi &egrave semplicemente &egrave una bolgia, tutti pensano le stesse cose che penso io, tutti, esattamente come me, sono qui a contemplare la donna, la sua grazia il suo incanto la sua furbizia, la donna che se non ci fosse non piangeremmo, se non ci fosse saremmo soli al mondo, se non ci fosse non saremmo capaci di accorgerci che il mondo esiste, e magari per causa sua piangiamo, rispondiamo male ad un sms, però per merito suo viviamo. Vivo mi ci sento proprio stanotte, &egrave la terza pornostar che vedo, una pantera vestita di blu che scuote i capelli e danza, e si struscia, e ride, e intorno le ragazze del locale ci sono, vanno e vengono dai tavoli, tengono la mano ai clienti incantati dagli spettacoli, aspettano con furba pazienza che anche questo spettacolo finisca: perché fra uno show e l’altro, loro lo sanno bene, gli ormoni si scatenano e fioccano i prive, gli uomini si abbandonano a sfogare i loro istinti, a vivere i loro sogni se preferite, e io ho già visto una bionda con le tette stratosferiche, ma non &egrave mai libera ha sempre un cliente vicino, ed &egrave già iniziato un altro show.
Adesso la stanchezza inizia a farsi sentire, sono le quattro di notte sono qui dalle undici, lo spettacolo &egrave meno bello di quello precedente, il corpo della star di turno &egrave troppo legnoso, o forse sono io un po’ addormentato o magari &egrave che, ormai, mi interessa solo la bionda. Mi passa davanti, sta parlando con due ragazzi dietro di me, giro lo sguardo. ‘Ciao’, mi dice vedendo che la fisso, era quello che aspettavo. Mi alzo e la seguo, certo che voglio fare un prive. Entriamo, inizia a danzare, lenta, sinuosa, calda, &egrave moldava mi dice, si chiama Irina, ‘Surprise’ ride quando sgancia il reggiseno, ci tuffo il viso in quei due mondi favolosi, respiro a fondo come se lì, su quella carne, ci fosse tutta l’aria dell’universo, come se dovessi farne riserva da qui all’eternità. ‘Madonna come ce l’hai duro, ce l’hai durissimo’ mi fa mentre la gamba struscia sul mio cazzo, quasi non sento i pantaloni che, lo so, dovranno restare allacciati: ma la stringo a me con tutte le mie forze, non vorrei più lasciarla perché qui, dove tutto va a rotoli, dove c’&egrave chi parte per due mesi chi entra nel locale e non respira, chi danza chi ride chi sogna, qui in quest’oceano che continua a fluttuare, assurdo e roboante, la mia ancora &egrave il suo corpo, &egrave Irina che fa la manicure in una città poco lontana, ‘ci ho fatto l’università’ dico, mi spiega che faceva la lap dancer qualche anno fa ma adesso non più, fa l’estetista e purtroppo non mi fa nessuna proposta, se dicesse ‘vuoi il mio numero ci vediamo in albergo’ accetterei subito, partirei domani partirei anche adesso, invece devo salutarla, invece esco dal locale, recupero la bicicletta vicino alla sala slot, Debora &egrave nel suo paese e io continuo a ricordarla, ma stasera non ho pensato solo a lei.
Lentamente, nei giorni successivi, si &egrave calmato il fuoco, s’&egrave fatto più calmo il vento, e dentro di me &egrave rimasto il ricordo più vero, &egrave rimasta Debora, che &egrave in tutto quello che faccio, nei miei gesti, nei miei pensieri, nella mia abitudine di guardare il cellulare ad intervalli nella folle speranza di leggere un suo messaggio. Mi basta vedere una donna vestita come lei, mi basta il colore dei suoi capelli e dentro mi sento rimescolare, morire o rinascere non saprei spiegarvelo, ma sento che tutto &egrave ancora in gioco, che &egrave lei il mio vero gioco. Per giocare ancora ho dovuto superare molte cose, il dente del giudizio tolto, gli esami del sangue fatti due volte perché il ferro era alto, ma la seconda volta andava bene (‘adesso siamo sicuri che non ci sono tumori’ mi dice il medico, non me l’aveva detto quando ha deciso di rifarli, ‘giusto per scrupolo’ aveva sorriso)…Poi &egrave arrivata l’estate, i Mondiali senza l’Italia, nel mezzo sono tornato al locale, ho rivisto Debora…e la prossima volta vi racconterò com’&egrave andata.

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