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Racconti Erotici Etero

DEPUCELAGE

By 30 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

D&egravepucelage
Capita di leggere su Milu o altri siti di racconti erotici, titoli come: ‘La mia prima volta’ oppure: ‘Come persi la verginità’ o altri titoli simili dove viene descritta la prima esperienza sessuale vera o presunta di un autore uomo o donna che sia
Mi sono deciso a raccontare la ‘mia’ prima volta non per appagare la curiosità di qualche lettore ma per rendere omaggio a Madò che prendendomi per mano, con pazienza e perseveranza mi ha fatto scoprire la bellezza e la dolcezza dell’universo femminile; lo faccio anche se attraverso Madò, oltre al piacere e all’amore, ho conosciuto lo struggimento della gelosia e il dolore dell’abbandono, tutto questo in poco più di un mese.
L’età che avevo quando accadde? Avevo l’età che aveva la ninfetta di un mio racconto precedente, solo che a differenza della suddetta ragazzina ossessionata dal sesso, a me il sesso e le donne mi lasciavano del tutto indifferente, da questo non dovrebbe essere difficile capire quanto fossi giovane all’epoca dei fatti descritti.

Insomma, ero giovanissimo (ero ancora afflitto da una enuresi della quale mi vergognavo terribilmente!). Nello spogliatoio dopo la piscina, mi vergognavo tantissimo perché ero l’unico al quale non si vedevano i peli pubici (qualcosa c’era ma pressoché invisibile come la peluria sopra il mio labbro superiore).

Arrivate le vacanze scolastiche, i miei genitori lavorando entrambi, per non lasciarmi solo mi avevano mandato in una cascina come aiuto. Il padrone aveva attorno agli ottant’anni e la moglie, oltre i settanta, aveva le mani deformate dall’artrite, li aiutava un garzone minorato mentale che asseriva di avere 32 anni mentre in realtà aveva passato da tempo la sessantina.
Il mio compito era portare al pascolo un centinaio di pecore e qualche volta una ventina di mucche, mi piaceva fare questo lavoro perché mentre sorvegliavo il gregge coadiuvato da una coppia di ottimi cani, potevo dedicarmi al mio passatempo preferito, la lettura.
Un giorno durante il pranzo, la padrona tirò fuori e lesse una lettera proveniente da Parigi dicendo che di li a poco sarebbe arrivata la figlia di una sua amica per aiutarla nei lavori di casa, aggiungendo confidenzialmente rivolta al marito, che si trattava di una ragazza ‘difficile’. Seppi poi che questa ragazza era stata inviata in campagna perché pare le piacessero troppo gli uomini e lì in cascina non avrebbe potuto dare problemi vista l’età del marito, il garzone minorato e io, innocuo ragazzotto che la padrona chiamava ‘bambino’ con mio grande imbarazzo.
La ragazza si chiamava Madeleine, aveva solo un anno più di me ma era già decisamente donna. Il suo arrivo mi lasciò del tutto indifferente ma ancora non sapevo quanto avrebbe stravolto la mia vita.

Era abbastanza belloccia, riuscii subito a farla arrabbiare chiamandola ‘la grosse Madò’ ma non era grassa, era solo alquanto prosperosa, florida, bei seni, occhi sul verde con delle pagliuzze d’oro e il viso costellato di lentiggini.
A me non interessava per niente, mi ritenevo un intellettuale, sempre a leggere, romanzi italiani, francesi (credo di aver letto tutti i romanzi di Ponson du Terrail (l’autore di Rocambole), la domenica il garzone sellava per me Negro che io chiamavo cavallo ma che in realtà era un mulo di quelli grandi e con quello andavo in giro per la campagna francese sognando di essere un cow boy.
Ma ben presto Madò si rivelò essere quello che era, e visto che ero l’unico esemplare maschile nelle vicinanze considerato da lei accettabile benché fossi gracilino e il mio aspetto ancora parecchio infantile, me la trovavo sempre davanti.
All’inizio furono sguardi allusivi, un leccarsi lentamente le labbra mentre mi guardava, e a volte, quando era sicura che nessuno, all’infuori di me potesse udirla canticchiava a mio beneficio una canzone goliardica decisamente oscena:
Non tu ne les verras plus
les poils de mon cul
j’en ai fait des brosses,
A’ cent sous le kilo
C’est du bon boulot
Pour nourrir nos gosses . . .
Che non voglio tradurre per ragioni di buon gusto.

Dopo pranzo mi cercava e riusciva sempre a scoprire dove mi nascondevo per leggere e allora con frasi allusive prima, poi dicendolo chiaramente, voleva a tutti i costi che la baciassi.
Avevo un bel dire che non volevo, che non avevo mai baciato una ragazza, che non mi interessava, lei insisteva che la baciassi almeno una volta, che mi avrebbe insegnato ecc . . .
Finche un bel giorno accettai, Madò mi prese per mano portandomi dietro il muro del pollaio e . . .mi baciò. Fu per me difficile superare la repulsione che provai la prima volta che spinse la sua lingua nella mia bocca, furono necessarie diverse sedute, scoprire da parte sua diversi miei nascondigli ma quando mi abituai successe una cosa per me sconvolgente: una erezione terribile, prepotente!
Fino ad allora mi era venuto duro raramente e sempre in momenti inspiegabili come durante qualche compito in classe, ero terribilmente innocente, non mi ero mai masturbato, a dire la verità avevo avuto qualche polluzione notturna a seguito di sogni strani, per niente erotici.
Mi fece appoggiare al muro e si appiccicò a me. Mi vergognavo tantissimo che Madò potesse sentire la mia eccitazione, cercavo di tirarmi indietro, ma lei spingeva avanti il ventre, questo per diversi giorni, infine cedetti e lasciai che si strusciasse, poi mi piacque e bastava che le sue labbra incontrassero la mie, le lingue si accarezzassero e . . . zac, l’erezione!

Mentre si strusciava mi permetteva di palpare i suoi seni, il suo sedere e quando non lo facevo era lei stessa a spostare le mie mani. Poi un giorno mi disse che aveva trovato un bel nascondiglio nel fienile. Mi chiese di aiutarla a spostare la scala a pioli e ad appoggiarla all’apertura della botola aperta che serviva per gettare il fieno alle mucche, e mi precedette ridendo, intimandomi di non guardare le sue gambe.
Dovete sapere che nei mesi di giugno, luglio, inizio agosto e fino ai primi temporali, nella campagna francese dove &egrave avvenuto il fatto, a causa del gran caldo ci alzavamo molto presto al mattino, lavoravamo fino all’ora di pranzo poi ognuno di noi andava a riposare fino alle 4.30 – 5 del pomeriggio, essendo impossibile stare all’aperto sotto il sole. Madò aiutava la padrona a sparecchiare, lavare i piatti, dopo era libera e . . . mi cercava e sempre mi trovava.
Seguii la ragazza su per la scala, una volta arrivati, Madò tirò fuori da sotto il fieno la coperta che aveva nascosto il giorno prima, l’aiutai a distenderla sullo strato di fieno che copriva il pavimento di legno quindi iniziò a spogliarsi invitandomi a fare altrettanto. Cercai di oppormi, non volevo, non osavo farmi vedere nudo, nessuno prima di allora mi aveva visto nudo, mi vergognavo terribilmente ma lei non volle sentire ragioni.
– Non senti che caldo? Vuoi bagnare i vestiti con il sudore?

Era vero, non solo faceva caldo ma il calore che saliva dalle bestie che stavano sotto nella stalla, lo accentuava oltremodo. Madò portava una gonna larga a pieghe e una camicetta che teneva sbottonata e annodata sul petto a guisa di reggiseno; appena slacciato il nodo vidi il primo paio di seni della mia vita; erano discretamente grossi e fermi, mi accorsi subito che di quei seni la ragazza andava particolarmente fiera. Portò le mani sotto la gonna e si sfilò le mutandine, non del tipo di quelle che le ragazze portano oggi, ma mutandine normali, da brava ragazza.
Quando fece cadere la gonna mi prese un panico impossibile da descrivere, avrei voluto fuggire ma rimasi imbambolato davanti alla prima donna nuda della mia vita. No, non ne avevo mai viste, avevo visto qualche donna in due pezzi su ‘Oggi’, uno dei settimanali italiani che arrivavano in Francia ma nude mai! Quello che mi portò quasi alla disperazione fu la vista della pelliccetta di un nero tendente al rossiccio del suo bassoventre, pelliccetta che Madò si lisciava con le dita di entrambe le mani dopo essersi allungata sulla coperta.
– Dai, spogliati e vieni! Disse, io scossi il capo.
– Fifone, devo spogliarti io?

Infine mi decisi, mi fu veramente difficile spogliarmi con la ragazza che mi guardava con aria divertita, quando fui nudo Madò mostrò di non fare caso al mio aspetto ma mi fece segno di allungarmi accanto a lei, acconsentii anche per sottrarmi al suo sguardo. Appena cominciai a baciarla, zac! (devo dire che da allora &egrave sempre stata la bocca della donna a scatenare la mia eccitazione). Mentre ci baciavamo lei prese una mia mano e la posò sul suo seno; mio Dio, da quel momento mi sembrò di sognare, era come se quello che stavo facevo fosse sacro, come se lei fosse una sacerdotessa e io il suo discepolo.
Quei seni erano caldi, sodi, mi venne spontaneo posare la bocca su di essi e suggere i capezzoli, no, non li leccai, li succhiai come avrebbe fatto un poppante, forse la nostalgia del seno materno come dicono gli psicologi, mi piaceva e in più deliziava Madò che me li offriva muovendo il busto. Quando guardai il suo viso, vidi una espressione che non ho più dimenticato, un sorriso mesto, quasi sofferente che ho poi ritrovato nelle mie partners in analoghe circostanze.
Poi sentii che spostava la mia mano sul suo ventre, con una sorta di panico sentii sotto le dita i peli ruvidi, poi l’umidore del suo sesso; a questo punto ritirai la mano spaventato, quando mi invitò sopra di lei, eseguii, non l’avevo mai fatto prima, non l’avevo mai visto fare, so solo che si doveva fare così.

Introdurre il mio pene nella sua vagina mi fu difficile, non mi riusciva! Lo fece Madò per me, a questo punto cominciai a muovere le reni, ma troppo velocemente, troppo bruscamente, tanto che il mio pisello (non potevo ancora chiamarlo cazzo anche se non era poi tanto piccolo considerata la mia età) usciva di continuo, pensavo si facesse così, la ragazza parlandomi piano mi corresse, mi incoraggiò . . .
La prima volta per me non fu ne bello ne brutto ma fu ugualmente una esperienza straordinaria, la conoscenza dell’universo femminile, la straordinaria sensibilità delle donne, &egrave con Madò che ho imparare ad amarle, non solo nel senso di concupirle ma di amarle veramente. Dopo Madò ho amato tutte le donne che hanno condiviso con me il piacere e con tutte ho diviso il mio cuore pur donandolo interamente ad ognuna di esse.
Purtroppo devo dire che in quella mia prima volta non ho provato piacere, d’altra parte non sapevo nemmeno cosa fosse il piacere, invece per Madò fu diverso, si muoveva, si sollevava, mi incitava e . . . qualche giorno dopo mi disse che era venuta due volte. Voleva che anch’io provassi lo stesso piacere suo, siccome ero molto sudato e soffiavo come un mantice, venne sopra di me e continuò per parecchio a montarmi, a strusciarsi ma io anche se rimanevo teso e trovavo tutto questo molto piacevole . . niente! Non sapevo neanche cosa dovessi aspettarmi!
Infine rotolò di fianco. Ricordo ancora gli effluvi del suo sesso, anni dopo lo avrei definito profumo ma allora lo trovai schoccante, persino sgradevole, che stupido vero? Il mio primo orgasmo lo ebbi l’indomani

Madò temeva che il fatto che non avessi goduto mi avrebbe fatto stare male, me lo chiese più volte e io risposi che andava tutto bene, in realtà per il resto di quel pomeriggio provai un lieve indolenzimento ai testicoli, ma di questo non parlai.
Per il rimanente di quel giorno e anche la notte pensai a quello che era successo e ne fui, oltre che profondamente turbato anche fiero per aver fatto una cosa da uomo anche se per la verità mi chiedevo perché i miei compagni in classe ne parlassero con quel tono misterioso e compiaciuto.
Quando mi chiese di ritornare a quello che chiamava ‘il nostro nascondiglio’ sapevo quello che mi dovevo aspettare. Questa volta fece salire prima me la scala a pioli, quando stesa la coperta Mado lasciò cadere la gonna capii il perché: non aveva messo le mutandine, bastò quindi che disfacesse il nodo della camicetta, l’aprisse ed era nuda.
Appena mi stesi nudo accanto a lei e posai la bocca sulla sua iniziò l’erezione che divenne rapida al contatto delle nostre lingue, ormai ero diventato un ‘esperto’! Dopo la bocca scesi a baciare i suoi seni, questa volta notai l’indurirsi dei capezzoli mentre vi muovevo la lingua e l’effetto che produceva il mio succhiare, poi la sua mano prese la mia ponendola sopra il suo sesso. Guidò il mio dito, il medio nella fessura bagnata, e siccome mi limitavo a muoverlo avanti e indietro (pensavo si facesse così), dopo un pò, con una sorta di impazienza lo spostò in alto premendola su un qualcosa di consistente . . .

– Così! Disse strofinandolo.
Quando ebbi capito, la sua mano si spostò per muoverla su quella che era già qualcosa più di un bastoncino, ma così rigido . . . Per diversi minuti andammo avanti in quel modo e la cosa mi piaceva, solo che a Madò non bastava, sentii che spostava in basso il mio capo, cedetti ma quando la mia bocca raggiunse il suo ventre, i suoi peli solleticarono le mie labbra e quell’odore particolare . . .
Mi scossi e ritornai a baciare la sua bocca, la sentii ansimare, allora mi spostai in ginocchio fra le sue gambe e . . . questa volta non mi fu difficile guidare il mio pene. Scivolò in lei con estrema facilità, come se entrasse in qualcosa di caldo, di liquido.
Iniziai a muovermi e memore del giorno prima cercai di scorrere adagio, ma a Mado non bastava ancora perché pose entrambe le mani sul mio sedere guidando i miei movimenti.
E io? Anche se il mio non era ancora piacere, provavo nel pene una sensazione piacevolissima che aumentava a poco a poco e sapevo che sarebbe aumentata ancora, solo che l’ansimare di Mado saliva, saliva e malgrado il mio scorrere fosse lento (era lei che guidava), il suo piacere esplose,
Mi sollevò come una piuma, ebbe degli scatti lamentandosi come fosse sofferente e sentii un fiotto liquido bagnare il mio pene (allora pensai fosse pipì) quindi lentamente si calmò stringendomi forte, schiacciando il mio sedere come volesse farmi entrare maggiormente in lei. Dopo qualche tempo mi respinse.

Fu molto cara, mi coccolò come fossi ancora un bambino dicendomi:
– Povero caro, povero caro . . .
Mentre lo diceva la sua mano accarezzava dolcemente il mio pene rimasto teso, poi prese a masturbarlo mentre mi baciava languidamente. Dopo un pò scostò la bocca per sussurrare.
– Non guardare capito?
Sentii la sua bocca sul mio collo, l’umidore della sua lingua fece accapponare la mia pelle poi scese ancora, quando fu sul mio petto ebbi un fremito al contatto dei suoi denti sui miei capezzoli, me li mordicchiò senza però farmi male, li bagnò con la sua saliva poi vi fece andare la lingua e quando li ebbe fatti sufficientemente ergere, li prese fra le dita.
Cominciai a soffiare, tutto quello che Madò mi faceva si trasmetteva al mio pene ed erano sublimi le sensazioni che provavo, quando spostò la bocca presi a tremare trattenendo il fiato nell’aspettativa . . . di cosa non lo sapevo ancora, ma quello che sapevo era che mi trovavo in un paradiso di delizie che era solo mio e di Madò. La bocca si spostò ancora e anche Madò, presi a fremere per le dita che facevano roteare i miei bottoncini e la morbidezza dei seni che la ragazza spostando il busto muoveva sul mio pene mentre rideva sommessamente poi . . .
– Non guardi vero?
– No . . no . . .

Ad occhi chiusi percepii il solletichio dei capelli che ricadendo davanti al suo capo accarezzarono il mio ventre . . . e nel pene quella sensazione meravigliosa e sconvolgente che rivive ogni volta che una donna mi gratifica con il dono della sua bocca, un tepore umido, avvolgente, paradisiaco, poi quel suggere lento, delicato accompagnato dai movimenti di quello che capii essere la lingua di Madò, che mi fece spalancare gli occhi.
Ma vidi unicamente la testa scura e i capelli sparsi sul mio ventre, quella testa si muoveva appena mentre a tratti percepivo un rumore bagnato particolare che mi faceva trattenere il respiro nel timore di rompere l’incanto di quel momento.
No, non chiamatelo pompino quello che Madò mi stava facendo, non chiamateli pompini quello che le vostre donne vi fanno, i pompini sono un’altra cosa, i pompini li fanno le puttane che pagate, mentre quello che vi fanno le vostre donne, le vostre ragazze &egrave tutt’altra cosa, &egrave un dono, un meraviglioso dono che volendolo definire preferisco chiamare ‘fellatio’ come i latini.
Presi a sospirare lasciandomi cullare dalle sensazioni che mi davano le dita della ragazza che non smetteva di muovere sui miei capezzoli. Il piacere che avevo cominciato a provare fece un salto di qualità quando il capo di Madò aumentò i suoi movimenti, dapprima in modo impercettibile poi quando sentì le mie dita fra i suoi capelli e lei sollevando il capo vide la mia emozione, i movimenti si fecero ampi.

Fissavo allucinato le labbra che scorrendo facevano apparire e scomparire il mio pene trascinando la saliva che colava abbondante, rendendo il suo fellatio una carezza dolcissima. E il piacere saliva, saliva, ma questa volta sapevo che non si sarebbe arrestato. i miei occhi incontrarono gli occhi di Madò, occhi dolcissimi, dapprima ridenti poi davanti all’espressione del mio viso che si stava alterando si fecero a poco a poco seri, quasi materni.
Rantolai delirando, non sapevo cosa sarebbe successo ma volevo che succedesse, volevo giungere al culmine del mio piacere, Madò lo voleva forse più di me, i movimenti della sua bocca si fecero sempre più frenetici . . . ma niente!
Allora fece una cosa che non mi aspettavo, le sue dita presero a stringersi nel massaggiare i miei capezzoli, sempre più, in modo sempre più doloroso, sostenne il mio sguardo anche quando si fece disperato e urlai tendendomi, solo allora Madò cessò la sua tortura e le mani sotto il mio sedere mi tenne sollevato facendo andare velocemente le labbra, succhiandomi voracemente, rumorosamente e allora accadde!
Il mio primo orgasmo fu violento, devastante, quasi doloroso, dovetti chiudere gli occhi mentre mi lasciavo andare e le mani nei capelli di Madò gridavo forte mentre gli spasimi diminuivano e subentrava un piacere infinito mai provato prima:
– Madoooo . . . oh ti amo . . . ti amo . . . ti amo . . . ti amo . . .
Andò avanti così finch&egrave il mio piacere cessò del tutto ma continuai a sospirare il mio amore per la prima donna della mia vita.

E dopo? Dopo mi vergognai vedendo le labbra e il viso di Madò bagnato del mio piacere, vidi che anche il mio ventre era bagnato e anche le dita della ragazza, ma bagnati di un liquido che non era spesso come lo sperma, forse tutte le prime eiaculazioni sono così, non l’ho mai chiesto a nessuno e forse non lo saprò mai.

Questo &egrave il resoconto fedele della mia prima volta, dirò soltanto che nei giorni successivi ebbi rapporti completi e soddisfacenti con Madò, all’inizio dopo aver ottenuto il suo piacere la ragazza provvedeva al mio nel modo che ho descritto, poi trovò che era pratico interrompere il coito e portarmi a buon punto con un fellatio e infine riprendere fino a venire insieme ed era bellissimo, poi il fellatio non fu più necessario se non come preliminare, ma questo solo alla fine.
Poi venne il giorno della battitura del grano, Madò si aggirava felice fra gli uomini a torso nudo in mezzo al sole e alla polvere portando da bere (acqua e limone, mai vino), rispondendo alle battute a volte grevi che le venivano rivolte.
Fu la sera dopo il banchetto che si tenne in mezzo all’aia che, finito di lavare i piatti insieme alle altre donne convenute con i battitori, Madò scomparve con Henry figlio ventisettenne di un vicino (vicino per modo di dire perché la sua cascina distava a più di 5 Km), Henry era venuto in licenza da Marsiglia sede del suo reparto della Legione Straniera.
La vidi allontanarsi con lui e ritornare alcune ore dopo. Non mi feci vedere e non dissi nulla a Madò ma piansi rodendomi dalla gelosia. La sera successiva fu la stessa cosa, la sera seguente lo stesso.
La quarta sera, la vide rientrare Vincent il garzone minorato mentre ritornava ubriaco dal paese e il giorno successivo la padrona telefonò alla sua amica di Parigi e Madò se ne andò lasciando un gran vuoto nel mio cuore.
Di lì a qualche giorno la enuresi cessò, ero diventando uomo!

Forse non &egrave granch&egrave come racconto ma &egrave la verità.
Roca

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