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Racconti Erotici Etero

Di notte, davanti alla città.

By 15 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Cazzo, non riesco a dormire. Sono qui nel letto, fissando il soffitto, riconoscendo ogni rumore del palazzo. Lo scricchiolare della sua struttura, lo scarico della vicina di casa, il lento avviarsi dell’ascensore… Conosco questi suoni, il loro concerto che via via si acquieta, fino a tacere del tutto, così come il rumore della città. Non dorme mai del tutto. Nemmeno io, a quanto pare. Scivolo fuori dal letto dove dorme beatamente il mio partner di questa notte, ben felice per lui.
Mi viene quasi voglia di svegliarlo e farci di nuovo sesso, magari mi stancherò e prenderò sonno…
Ma preferisco uscire sul terrazzo, in mutande,guardando la città che non dorme. C’&egrave giusto un intervallo di qualche ora in cui chi rientra tardi &egrave a casa, chi lavora di notte &egrave uscito, e tutto si calma. Poi comincerà il lavaggio strade, le prime auto, il caos…
Ma ora no. Un sottile brusio costante, luci arancioni illuminano la città che dorme, o attende l’alba e basta, come me. Sento un venticello lambire la mia pelle, forse dovrei coprirmi, ma non ho freddo mentre l’aria scivola sui miei sedi nudi, sul ventre, sulla schiena.
Qualche ora fa avevo le sue mani negli stessi posti, egualmente nuda, egualmente coinvolta.
Mi auguro che la città non cerchi di mettermi il sesso nel culo senza preavviso.
Sorrido. In realtà amo questo posto, potrei anche lasciarglielo fare. Ma deve chiedere ‘per favore’.
Mi poggio sul parapetto, chiudendo gli occhi e annusando l’aria. Sa di umido, con qualche nota più fredda, un lieve picco di odore di fritto, probabilmente trasportato da qualche ristorante sulla via che emette ancora odori e sapori.

Mi rimetto in piedi, aprendo lievemente le braccia, lasciando che il vento e la pelle sentano questa città, i suoi suoni, non la vista, reclino il capo sorridendo.
“spero di non averti svegliato.” Dico. Si appoggia a me, dietro.
“no, ho fatto da solo.” Sento la sua voce sorridermi, il suo sesso cominciare a inturgidirsi nel solco del mio sedere. ” cosa ci fai qui fuori nuda?”
“ho le mutande” “non più” afferma con sicurezza, calandomele.

&egrave un gesto istintivo e autoritario, e mi fa scorrere un brivido nella schiena, che si trasforma in un mio lento carezzare con le natiche la sua asta. Corposa.
Mi mordo un labbro, portando la sua mano al mio sesso, e lasciando che mi cominci a carezzare.

Non ci vuole molto perché svegli la mia clitoride e il sangue cominci a correre nelle mie intimità, dilatandole, scaldandole, umettandole. Lui mi vuole, ma &egrave cosi facile per un uomo “volere”… Per noi donne &egrave un poco più…
Complicato, non difficile. Vogliamo, desideriamo, solo siamo fatte per accogliere, bisogna scaldare un po’ di più.

“ti ecciti per niente…” Provoca lui, solleticandomi l’orecchio. Vero, o forse il mio desiderio in questo momento &egrave tutto, lo volevo e lo sto solo realizzando. Alzo il sedere divaricando leggermente le gambe, mi muovo cosi che il suo sesso scivoli tra le natiche e ricaschi dritto, libero.
Appoggio le sue mani sui miei fianchi, poi corro a carezzarmi un seno con una mano, e a toccare il suo collo dietro il mio, senza smettere quell’operazione di carezza intima, un lento ondeggiare di bacino, sempre più inarcato, sempre più sporto indietro verso il suo sesso.
Sussulto quando la punta di lui tocca le mie labbra, sorrido lasciandola scorrere tra di loro, mentre mi poggio sul parapetto, piegandomi un poco.
Indugio con il sesso sulla cappella pulsante e caldissima, indecisa se scivolare indietro e impalarmi da sola, o chiedere a lui di farlo. Risolviamo istintivamente la cosa, lui affondando, io arretrando, con un reciproco mugolio felice.

Non penso a niente, lasciandomi prendere, socchiudendo gli occhi e mirando la città, sentendo la sua aria fresca lambirmi le labbra tumide, i seni dai capezzoli eretti, il sesso sempre più liquido in cui lui affonda con garbati e decisi colpi di reni.

Siamo come i gatti che sui tetti si scoprono innamorati per una notte sola, mentre la nostra copula istintiva diviene sempre più focosa, la risacca del suo penetrarmi aumentare di quell’osceno rumore umido, sposandosi a gemiti di entrambi.

&egrave un maschio e io una femmina, attratti reciprocamente quel che basta perché sia possibile il suo coprirmi così, come un animale, senza nessun desiderio se non quello di esplodere nel piacere.
Lui cerca di parlare, di organizzare una frase, forse un ‘tutto ok?’ Che mi fa sbuffare dal naso, e stringere i muscoli interni a trattenerlo, facendolo fermare piantato dentro di me.
Gioco un po’ con lui, voltando lo sguardo sopra la mia spalla, fissandolo mentre stringo e rilascio muscoli interni che sorprendono sempre con le loro sensazioni, so quanto il mio corpo sta dicendo meglio delle parole.

&egrave tutto ok, ti voglio dentro di me, ti voglio stringere dentro di me.
Poggia le mani sui miei fianchi, abbrancandomi e scivolando fuori. Uggiolo di dispiacere, e guaisco di entusiasmo sentendolo rientrare deciso e possente con uno schiaffo umido del suo inguine contro il mio.
Mi possiederà, lo sento. Voglio lo faccia. Mi abbandono ancora di più sul parapetto e mi lascio prendere e portare al piacere dal maschio.
Esplodo quasi al suo ultimo denso schizzo affondato in me, tremo e rantolo mentre si svuota del tutto, affondando convulsamente, rispetto alla passionale ma coordinata scopata di prima. D’altronde anche il mio corpo ha degli spasmi, mentre mi affloscio sul parapetto e vedo la città appannarsi un istante, affondare in un colore indefinito nel mio cervello.

&egrave una sensazione che diviene un istante di consapevole abbandono, un affondare in un istante infinito di torpore, frammentarsi per ricomporsi.
Torno in me, al mio sentire, alla mia realtà, mentre lui ansima sulla mia schiena, parte dei nostri piaceri scivola a terra dal mio corpo.

Non penso, che bella sensazione, sono solo una femmina che ha raggiunto il piacere, grazie al suo valido maschio.
Maschio che mi porterà nel letto dove scivolerò nel riposo, e che tra poco dovrà uscire, risvegliando la città. Dopo aver goduto con me, animalescamente, davanti alla città, la sveglierà civilmente.
Scivoleremo sorridenti e cordiali stringendo mani e parlando, nel giorno, noi che nudi davanti a tutti abbiamo goduto del nostro essere animali, la notte.

“Stai già cominciando a pensare…” Osserva, quando gli sussurro sulla bocca, ancora con lui dentro, questo mio pensiero.
“… Quindi?” “&egrave una cosa da giorno, no? Ma &egrave ancora notte.”

Sorrido, stringendolo dentro di me, ancora…

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