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Racconti Erotici Etero

Diario di un’Anaconda

By 3 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Marco Bortolotti, ma da quando la mia ex mi soprannominò Anaconda visti i miei 25 cm di cazzo tutti mi chiamano in quel modo. La mia età non conta e l’aspetto solo poco di più… ma mi dilungherò comunque per dire che ho 19 anni (20 fra poco), sono alto 186 cm, magro, sportivo (gioco come guardia a basket) e tanto fancazzista. Capelli marroni e occhi grigi a parte sono un tipo nella media… simpatico per quelli che mi conosco e antipatico per quelli che mi stanno in culo e quindi per i quali decido di essere uno stronzo. Come ogni Neoadulto amo il sesso sopra ogni cosa, soprattutto se si ha una mazza come la mia. Molte ragazze si sono autoconvinte che le dimensioni non contino, anzi che che basti l’abilità del maschio. Invece anche se la capacità dell’uomo &egrave necessaria, tanti cm possono far rimanere a bocca aperta e arrapare molte donne. Questo mio diario conterrà tutti i racconti delle scopate da me vissute. Ora incomincerò a scrivere avvenimenti che hanno già avuto luogo e in seguito aggiungerò man mano quelli appena avvenuti. Comunque potrei iniziare il tutto con un racconto mitico di io che nasco già con la proboscide però non penso sia stato così… tutto &egrave cominciato più di una dozzina di anni dopo. Vi avverto che a me non piacciono le ragazze eccessivamente appariscenti: mi piacciono le ragazze belle e sexy. Ho una propensione per l’amore per le culotte invece che per i perizomi. Che altro dire? Varie cose usciranno dagli altri racconti. I racconti narreranno avvenimenti relativi alle varie ragazze. (Avverto che potrei colorire il tutto nel momento in cui non mi ricordassi certi particolari o certe frasi) Questo diario ha inizio con gli avvenimenti dell’ultimo anno. (Chiaramente non ricordandomi esattamente come siano andate le cose immetterò una cornice che possa rendere l’idea di come conducevo la mia vita all’ultimo anno del liceo) ————————————————————————————————————————————————– Era il primo giorno di scuola di quel maledetto anno. La maturità fin da subito si presentava come il classico spauracchio. Al mattino ci si era ritrovati con i soliti a fumare nella stanza smesso dell’ala Insegnanti della scuola. Chiarisco che fra i soliti c’eravamo io, Samo, Andrea e quella che adesso &egrave la sua fidanzata storica. Al tempo al conoscevamo solo come “la Bea”. Era arrivata nella nostra scuola ad aprile dell’anno precedente. Comunque stravaccati sui vecchi divani anni ’70 ci rilassavamo mentre alle 7.45 incominciavamo a sentire la prima ondata di pecore arrivare a scuola. – Passa l’accendino. – Lanciai l’accendino a Samo. Certo che con quella mole di rasta faceva morire dalle risate. Da fattone e basta l’anno scorso decise di diventare un’icona per la scuola… tanto per fare il babbo. Era sempre stato il trasgressivo della classe. Anche quel giorno, il primo giorno dell’anno scolastico decise di venire a scuola solo per stupire tutti: rasta raccolti in una coda, occhiali alla Elton John, maglia grigia con sopra una camicia hawaiana e kilt arancione. Un pugno con occhio nero sicuro. Guardai verso la finestra. – Quanti sono arrivati per ora Bea? – La finestra dava sul cortile grande della scuola e solitamente era lì che tutti i ragazzi di medie e liceo (la mia scuola aveva sia medie che liceo) si incontravano. – Pochi. Però ho visto certe facce! – Beatrice rise e poi si chinò per dare un bacio sulla fronte ad Andrea che stava giocando con il mio pallone da basket. Lui era sempre stato diverso da Samo: semifighetto incallito, ma con un po’ di testa. Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno col finire per essere definito “Sindacalista” dai professori. Bea era proprio la ragazza che poteva piacergli. Composta e inserita nel coro ma non pecora nel gregge. Lui jeans e maglietta blu, lei jeans e top bluette. Neanche si fossero organizzati (e sarà stato così). – Fra dieci minuti saliamo? – disse Andrea guardando me e Samo e poi Bea per baciarla. Credo che Samo abbia risposto dicendo qualcosa sull’andare a far valere il buon vecchio nonnismo ma non saprei dirlo. Stavo pensando ai cacchi miei. Come sempre. E ora vi dico com’ero io il primo giorno di scuola: ciabatte, pantaloni del cavolo di panno e maglia di Bryant (grande guardia degli LA Lakers). Accendendomi il Toscano tornai a far parte del mondo dei vivi. Ci avevano finalmente dato la classe di fine corridoio. Entrammo in classe e subito fioccarono i saluti più o meno ipocriti. Samo intonò una canzone irlandese e si mise a ballare vicino alla porta col fine di richiamare il preside. Io presi posto nel banco dietro a quello che Andre aveva occupato col suo casco. Mi guardai intorno (credo) e incominciai a cercare facce vecchie e nuove. Dopo 8 secondi di cernita mi venne l’abbiocco e mi misi a dormire. Mi sono risvegliato durante l’appello fatto dal professore di Italiano. Samo, che nel frattempo, a quanto pareva, si era seduto affianco a me come negli ultimi 6 anni, stava facendo l’idiota per dire al prof, che aveva probabilmente inutilmente chiamato il mio nome più volte, che stavo ronfando “as usual”. – Ok eccolo che dorme il principino… B******* Sandro? – – Eh? – Fissai Samo che si metteva in ordine il kilt. – Che palle!!!!! Mmmmmmmmm(mugugnio)… Samo che ore ci hanno dato dopo di lui? – – 2 ore di Inglese e poi Matematica. Credo che Sandro abbia portato “American History X”. – – Figo. Mi piace quel film. – Guardai sotto la sedia alla ricerca del pallone. – Dov’&egrave? – – Cosa? – Nel frattempo Samo si era rimesso gli occhialoni. – Il mio pallone…. – Continuai a guardarmi intorno e intanto colsi l’occasione per salutare qualche compagno. Affianco ad Andre si era seduto Federico, che giocava come ala grande in squadra con me. Salutai anche qualcuna delle ragazza… l’unica su cui soffermai il mio sguardo era la nuova in banco con Bea. Non era affatto male. – AH! L’abbiamo messo lassù. – E indico sopra l’armadio di classe. L’avevano messo sopra la coppa del torneo di Basket vinto dalla nostra squadra l’anno precedente (ancora adesso mi chiedo perch&egrave fosse in classe e non nella teca fuori). Mi allungai sul banco e chiesi: – Ragazzi… chi &egrave quella in banco con la Bea? – – C************ Marta? – disse il prof continuando l’appello. La ragazza in questione alzò la mano e disse: – Presente. – Samo rise. Io dissi: – Ok… Beh figa! – Aveva i capelli castani mossi e occhi verdi (al momento in un tale stato di sfattezza di sicuro avrei potuto dire che erano gialli), ma fu il fisico a colpirmi. Sotto una maglietta e un paio di jeans per nulla esagerati c’era un fisico che aveva risvegliato il mio cazzo. La 3a scarsa, ma soda anche a vedersi (e vi assicuro che lo &egrave), mi aveva ipnotizzato. Dopo 30 secondi ci ritrovammo a fissare tutti da quella parte: io fissavo Marta, Andre confabulava con la bea e Samo credo stesse facendosi un gran trip. Fu il Prof. a riportarci alla realtà. – Cari Ragazzi. Questo &egrave l’anno della maturità… quindi Gardelli (Samo che subito lo guardò con la faccia più scompisciante del pianeta) niente più cazzate come oggi. – Se la rise un po’ e qualcuno lo seguì anche. Ecco che cominciava la quinta. Mi riappisolai almeno un paio di volte e a 5 minuti dalla fine della lezione me ne uscii per andare verso la sala professori del piano (vicina appunto alla saletta degli incontri mattutini). Speravo di trovare il prof di Inglese e così fu. Quell’uomo era il nostro unico salvatore. 30 anni ed era una divinità. Ex-metallaro (o almeno ancora nello spirito) convinto, era l’unico che dandoci confidenza come classe poteva essere sicuro di non essere preso a pesci in faccia. – Marco! Beh buongiorno! – – Salve prof. Per fortuna abbiamo lei per due ore! Quello di italiano &egrave una palla… – – Shh! Il nemico ci ascolta. – (e ste cose le dice davvero!) Risi. Era questo l’uomo che adoravamo. – Senta prof, Sandrino ha portato un film… prendiamo ora il televisore col lettore DVD così poi non perdiamo tempo? – Il prof prese i libri e li chiuse nella borsa a tracolla (che penso fosse un residuo del servizio di leva). – Sì ok, ci sta. Che film abbiamo? – – American History X. – – Perfetto. – Ci ritrovammo in corridoio a spingere il carrelo correndo come pazzi mentre al suono della campanella alcune classi aprivano la porta per il cambio dell’ora. Sembravamo quasi due che correvano in mezzo alla compagna col vento fra i capelli. La quinta era davvero cominciata. – Allora ragazzi basta casino! Teo tira giù le tapparelle… – Mentre dicevo ciò infilavo il DVD nel lettore. Avevo sempre avuto una certa attitudine al comando. Poi essendo un fancazzista non mi ero mi proposto come rappresentante di classe o d’istituto. Presi il telecomando e mi diressi nel buio dell’angolo in cui siamo sempre seduti noi. Un minimo di luce arrivava dalle finestrelle sul corridoio ma poco si vedeva. Il prof credo fosse seduto in prima fila. In fondo invece Andre aveva fatto spostare Fede (che al momento non vedevo) per far sedere e abbracciare la bea. Marta l’aveva seguita e si era messa al posto di Samo, che si era steso per terra in prima fila col Prof. Di sicuro qualcuno dall’alto mi voleva bene… credo che mentre mi sedevo mi stesse sorridendo. Presi il telecomando e feci PLAY. Dissi: – Ok ragazzi, silenzio… – In verità non volevo troppo silenzio ma sapevo già che durante un film in inglese nella nostra classe non c’&egrave mai troppo silenzio a nessuno spiace. Il brusio di fondo concilia l’attenzione, ma anche il sonno. Guardai Marta. Da vicino era davvero bella anche di viso. Mi avvicinai a lei dondolandomi sulla sedia. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio e sentii l’odore dei suoi capelli. – Ehi allora ti piace qui? – Lei si girò sorridendo e disse: – Sì non &egrave male. però mica te lo posso dire ora! Ma vedremo tanti film con questo prof? – – Beh sì. A lui piace guardarli con noi per poterne discutere. – – Figo! – Eh sì. Sei proprio figa. – Marta, come mai sei venuta qua? – – Beh dov’ero prima mi volevano bocciare… – – Per cosa? – Non sentii nemmeno la risposta. Avevo notato infatti che aveva i capezzoli che spuntavano: era senza reggiseno! Distolsi lo sguardo, ma penso che al buio non se ne sarebbe accorta. Alla scena in cui Ed Norton uccide il ragazzo con un calcio Marta mi semiabbraccio per lo schifo (non &egrave proprio una scena fantastica per le persone senza un minimo di stomaco). Sentii le tette premersi sul mio fianco. Risi piano (tutti un po’ ridevano in classe) per non far trapelare la tensione. – Ehi tranquilla! – – Sì scusa… – Si stava per allontanare, ma le misi un braccio dietro la schiena a toccare delle stupende fossette di Venere di cui era dotata. Lei rimase lì con le tette addosso a me. La cosa mi stava eccitando molto e la mia mazza avrebbe voluto uscire. Decisi allora di giocarmi tutto. Lei aveva appena iniziato a giocare sulle dita sul mio petto e io le dissi: – Marta che stiamo facendo? – Sorrisi pur sapendo che non avrebbe potuto vederlo ma lei abbasso la mano verso la bestia. Io allora la baciai (ancora oggi penso alla scenata se avessi capito male!) e dopo nemmeno 5 secondi le strinsi la tetta. Lei per un po’ continuò a massaggiare petto e addominali (se… non immaginatevi addominali scolpiti) poi si decise a mettere la mano sul mio gran cazzo (ahahahahah che modestia… comunque davvero &egrave successo tutto questo… e io ero al settimo cielo). Andò avanti così per un’ora. Alla fine il mio unico progresso fu palpare da sotto la maglia. Lei me lo fece venire davvero duro, ma non andò mai sotto i pantaloni. Eravamo bloccati dall’essere in classe. L’ora dopo corse veloce. Lei credo l’abbia detto alla Bea. In seguito venni a sapere che si conoscevano da qualche anno. Probabilmente ce ne aveva anche parlato e più in seguito venni a sapere che ci eravamo conosciuti al compleanno della Bea, però ci si era solo presentati in pratica. Dopo una buona ronfata (per la quale fui richiamato nuovamente) e qualche battuta con Samo suonò la campanella e ci si fermò davanti all’edicola com’era nostra consuetudine. Ci sedevamo su delle panchine poste vicino all’ingresso del parchetto vicino alla scuola e si chiacchierava per poi andare a casa. Samo era corso via subito visto il suo abbigliamento che stava rendendolo bersaglio di molte testecalde (che poi non avrebbero potuto nulla contro di noi: di solito erano primini o secondini). Eravamo io, Marta, Bea, Andre e il Prof. Santini (quello d’Inglese) che avevamo bloccato in corridoio. (non mi dilungo sulla conversazione perch&egrave non me la ricordo… credo fosse sul film… la conversazione poi l’avremmo approfondita in seguito in classe). Al momento avevo però solo due pensieri: Marta e l’ora di ginnastica il giorno seguente. Finalmente avrei ripreso in mano al palla contro Federico in un 1 contro 1.

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