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Racconti Erotici Etero

Dioniso redivivo

By 3 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono sempre stato un ragazzo a cui le donne che bevono sono sempre piaciute moltissimo.
Per assurdo, ma neanche tanto, il mio cazzo non mi tira se una donna non è bevuta. Può essere nuda e desiderosa di scopare subito, seduta stante, può essere una figa paurosa, ma se non è posseduta dal dio alcool, dalla lussuria indotta dall’intossicazione alcolica, non mi dice granché. Sono per questo una persona da condannare?
Mi muovo nella vita nel massimo rispetto delle persone, io chiedo a delle donne di fare un gioco con me, sono come un bambino ed io adoro giocare.
Avvicinai una ragazza di appena diciotto anni che stava andando a scuola e le dissi se voleva saltare le lezioni per un giorno. Lei ci stette su a pensare.
“Non temere, io non sono un maniaco.”
“Ed io come posso esserne sicura?”
“Devi fidarti”, le dissi sorridente.
Le mostrai quindi una bottiglia piena di Jack Daniel’s.
“Ti piace bere?”
“Oh sì moltissimo.”
“Allora avanti monta in macchina che andiamo al centro commerciale a divertirci.”
La ragazza salì allora in macchina.
“Mi chiamo Barbara, ma tutti mi chiamano Babi.”
“Molto più bello Babi.”
“Grazie.”
Ci dirigemmo dunque verso il centro commerciale della zona.
“Su dai bevi qualcosa che io intanto ti metto della musica.”
“Così dalla bottiglia?”
“E’ più eccitante dai…”
“Va bene”, disse sorridendomi civettuola.
Al primo sorso si mise a tossire. Incantevole.
Le indovinavo dei seni generosi sotto gli strati di abiti dovuti al periodo invernale.
Ma presto avrebbe avuto caldo.
“Adoro il Jack Daniel’s, ma mi ubriaco in fretta.”
“Non c’è problema, è bello essere ubriachi, ed intanto guido io. Tu bevi senza preoccupazioni, un pò di sballo è l’ideale per una bella festa.”
“Hai proprio ragione.”
E la ragazza cominciò a darci dentro con sorsate dalla bottiglia sempre più generose.
Nel mentre il livello della bottiglia scendeva, contemporaneamente il mio cazzo si induriva sempre più.
“Me lo dai un bacetto?”
“Sì, sei un ragazzo tanto carino”, mi disse con la voce un pò impastata.
“Si sente che hai bevuto.”
“Chi se ne frega, mi piace molto bere.”
“Brava, continua a bere finché arriviamo se vedo che sei troppo ubriaca poi te lo dico io di smettere.”
“Io tengo tutto il wisky che voglio.”
“Sì bambina mia.”
E si attaccò alla bottiglia prendendosi altre generose sorsate.

[continua] Quando scendemmo dalla macchina Babi si era scolata mezza bottiglia di Jack Daniel’s ed era ormai abbastanza incerta sulle gambe.
Arrivai a cingerle i fianchi con un braccio.
“Sono ubriaca.”
“Sei bellissima così, mi dai un bacino?”
“Ho voglia di stuprarti, cazzo.”
Cominciò a baciarmi con la lingua lì in mezzo al parcheggio ancheggiando e alitandomi in bocca il suo alito all’aroma di whiskey.
Poi si attaccò al collo della bottiglia per un nuovo sorso generoso di nettaro alcolico.
“Sei bellissima Barbara, davvero una ragazza generosa e dolce.”
“Hic, sono una ragazza sbronza adesso eheh.”
“Vieni andiamo che ti compero qualcosa da bere.”
Entriamo dentro, io la tengo per il fianco e lei cammina quasi incespicando, abbracciata a me, ogni tanto si ferma per bere ancora whiskey come se non fosse già molto ubriaca.
“Voglio comprarmi dell’intimo”, mi dice incespicando nelle parole.
La porto dentro il negozio di intimo e tutte le commesse sgranano gli occhi al vederla con una bottiglia semivuota di Jack Daniel’s che ancheggia e sbanda e va verso la merce, molto ubriaca.
Io le cingo i fianchi da dietro per farla stare in piedi e lei ride e mi bacia lasciva.
Una impiegata carina ed intimidita si avvicina.
“La signora desidera vedere qualcosa di particolare?”
Mostrateci quello che avete di più ridotto e provocante.
“Che taglia porti Babi?”
“Io sono una maggiorata hic!”
“Ok tesoro, ti sbottono io così la commessa potrà vedere le tue grazie e farsi un’idea da sola.”
“Ma forse non sarebbe la cosa migliore…”, comincia la commessa ora veramente molto imbarazzata.
“Heheeh, zitta tu lascia che il mio uomo ti mostri che seni che madre natura mi ha dato.”
“Non si preoccupi, signorina, ha soltanto bevuto un pò troppo.”
Ed intanto Barbara si portò di nuovo la bottiglia alle labbra per bere altro whiskey.
Io le slacciai la camicetta e rivelai un reggiseno minimo una quarta, le tette della ragazza erano davvero sode.
“Diamole una terza, penso che possa andare bene.”
“Non lo so signore, con una terza le nasconderebbe appena le areole.”
“Appunto, così sarà davvero provocante.”
Babi intanto rise in evidente stato confusionale.
“Vieni nel camerino amore, ti aiuterò io a provare il completino intimo.”
“Sono completamente ubriaca.”
“Che colore ti piace amore?”
“Nero, hic… ed in pizzo.”
“La baciai in bocca e lei mi rispose con passione.”
Entrammo dentro il camerino che ci stavamo appena e dovetti quasi portare di peso la dolce Babi.
“Ho voglia di farti un pompino”, mi disse allora la ragazza.
La commessa si affrettò a darci il completo intimo da provare e chiudere la tenda che ci divideva appena dal resto del locale.
“Vuoi vedere il mio grosso cazzo amore?”
“Oh sì… fammelo vedere.”
“Io sono posseduto da Dioniso tesoro, guarda il cazzo del dio Bacco.”
Babi guardò giù ed anche nei fumi dell’alcool e nel suo essere molto ubriaca sgranò gli occhi nel vedere il portento che le avevo appena esposto. La splendida, ubriaca Babi, si trovò dinnanzi non un vero cazzo abnorme, ma qualcosa di ancora più inebriante, splendido ed erogeno nella sua mente già pesantemente intossicata dalla gradazione alcolica del nettare bevuto in così gran quantità. La povera, ubriaca Babi, aveva davanti un cazzo a forma di collo di bottiglia, una bottiglia di vino, il collo di un’anfora antica in terracotta color carne splendidamente turgida, pulsante e che nella mente sbronza di Barbara sembrava pronta a eruttare un vino di Sicilia dall’alta gradazione alcolica, prometteva il nettare che le baccanti ingerivano in grandi quantità prima di ballare nei baccanali della storia antica con folli capriole e incredibili giravolte fuse con il dio Bacco e totalmente stordite dall’ambrosia degli dei.
Prese il collo della bottiglia di Jack Daniel’s e svuotò il resto del whisky facendo un rutto dolce di godimento, poi presagendo estasi proibite avvicinò le labbra desianti allo strano, incredibile cazzo dell’uomo che l’aveva presa a bordo dell’auto poco prima, di cui ancora non conosceva il nome, ma già talmente ubriaca da fregarsene completamente di chi mai potesse essere. Cominciò a fare un pompino a quel cazzo gigante a forma di collo di anfora, color carne, era splendidamente pulsante e turgido, e dopo poche succhiate insalivanti un getto di vino poderoso le inondò la gola, un vino stupendo e altamente alcolico ed euforizzante, forse il vero nettare degli dei di cui sentì le leggende degli antichi greci. Cominciò a deglutire il prezioso nettare che scaturiva da quel cazzo che lei godeva a succhiare e sbaciucchiare mentre si faceva una doccia di vino che sembrava non finire mai.
Guardò in su con i suoi occhi che si incrociavano per l’ubriachezza e vedevano quasi sfocato, ma riuscì a vedere che quell’uomo, già prima piacente, era diventato splendido, capelli neri corvini, occhi pieni di desiderio, era lei a dare il godimento, pensò in un attimo di lucidità residua, e poi continuò a bere e la sua mente prese il volo nella totale ubriachezza e nell’assoluto piacere che dava e riceveva.
Il vino continuava ad uscire e lei beveva come da una fontana, tanto di quel vino le inondava le vesti, i seni splendidamente eretti, il corpo fremente, si sentiva totalmente ubriaca ma incredibilmente bene, la sua mente volava e voleva soltanto bere da quel cazzo superbo e dare un orgasmo infinito al suo uomo divino.
L’uomo, il Dioniso redivivo, vedendo che la ragazza cominciava ad essere completamente ubriaca ed investita dal getto poderoso di vino, sembrò ritrarsi da una sorta di trance e il getto diminuì come una fontana che si svuotasse definitivamente, piano piano il getto diminuì fino a divenire di poche gocce di vino che avidamente la ragazza totalmente partita leccava subendo ancora orgasmi multipli nella sua vagina ormai fradicia dei suoi umori oltre che totalmente inzuppata di vino dalla testa ai piedi.
Babi ruttò completamente dimentica di mettersi la mano davanti alla bocca e di tentare di trattenersi per il buon costume, intercalò una bestemmi da bettola di periferia e rise scioccamente, piena di vino fino alla punta dei capelli, l’uomo l’alzò in piedi, o almeno per così dire giacché lei non si reggeva minimamente nelle sue gambe, la cinse e la baciò profondamente in bocca, lei reagì più per istinto che per un raziocinio ormai quasi assente, rispose con la lingua e le loro bocche cominciarono a limonare con profusione di saliva e piacere vicendevole.
Barbara reagì con un sospiro di intenso piacere ed un nuovo intenso orgasmo quando le mani dell’uomo le strinsero le tette e le strapparono il reggiseno rivelando due areole splendidamente grandi e con i capezzoli eretti come puntaspilli.
Babi totalmente brilla ruttò direttamente in bocca all’uomo che per lei ora era bellissimo, ed infatti le sembrava che le sue spalle fossero incredibilmente larghe, il petto che i vestiti coprivano le sembrava pieno come quello di un maciste. Già incredibilmente eccitata per le sue condizioni etiliche, trovò nuovo slancio erotico nel constatare l’incredibile prestanza di quell’essere quasi divino, cominciò a strappargli la camicia che rivelò dei pettorali quasi del tutto glabri, poderosi come aveva intuito, e lei rise molto partita e cominciò a leccargli e baciargli il poderoso torace scossa dai singhiozzi generati da tutto l’alcool ingurgitato e da nuovi orgasmi che le sgorgavano incontrollabili dal basso ventre gonfio per il vino bevuto.
‘Scopami, scopami che sono completamente piena di vino, hic!’
‘Si amore mio, amami mia nuova baccante, genera e centuplica la mia forza con il potere del tuo amore.’
Intanto le commesse, sempre più imbarazzate per quello che intuivano stesse accadendo all’interno del camerino, presero la decisione di chiamare i carabinieri perché avevano paura di quello che potesse avvenire.
Ma la divinità di Dioniso, egli davvero, cominciò a manifestarsi per mezzo della sua prima baccante, che con la sua ubriachezza ed il suo leccargli il cazzo perduta nei fumi dell’alcool, gli stava trasmettendo come un fiume di vino che generava la sua rinascita completa di divinità.
Difatti il termine stesso nasce dalla radice di ‘vino’.
Gli occhi di Dioniso presero vita e divennero di un rossore color vinaccia, la ragazza non aveva fatto nemmeno in tempo a finire di comporre il numero del pronto intervento che la cornetta le sfuggì di mano mentre lei imbambolata incespicò e ritrovò l’equilibrio solo all’ultimo istante.
L’altra commessa, anche lei molto carina, le si fece vicino preoccupata di quello che stava accadendo di nuovo, temendo che la sua compagna di lavoro avesse una specie di attacco epilettico.
Ma ormai Dioniso prendeva sempre più potere mentre Babi gli faceva una sega a quel membro enorme che sembrava il collo di un’anfora di vino colore carne, pulsante e gigantesco, ricevendo ad intervalli direttamente in bocca nuovi fiotti di ambrosia che la rendeva ancora più ubriaca, splendidamente stordita dall’alcool che per miracolo usciva al posto dello sperma da questo dio magnifico ed eccitante.
La seconda commessa si fermò e la forza di Bacco discese su di lei prepotente come un richiamo ancestrale, si diresse quindi verso il zainetto dove estrasse una confezione da due di birra in lattina.
Aprì la prima lattina e scolò la birra in un attimo, poi pulendosi la bocca e trattenendo un ruttino con la manica della camicetta, aprì anche l’altra strappando la levetta.
Quindi senza quasi nemmeno prendere fiato scolò la seconda lattina.
Poi si diresse fuori del negozio seguendo la collega che aveva già preso il volo seguendo l’impulso prepotente che il dio del vino aveva infuso nelle due donne. Vale a dire l’ordine di ubriacarsi subito, in ogni modo, ubriacarsi per glorificarlo, ubriacarsi tutte e due e spogliarsi e ballare nude come vere baccanti, in onore al dio rinato.
Occorre seguire ora i movimenti di queste due ragazze della porta accanto, carine e nella loro condizione, che andrà a peggiorare progressivamente, scopriremo come gli antichi sapevano davvero divertirsi e questo Dioniso e il primo dio a ritornare con tutta la forza delle religioni dimenticate, per ridare quella felicità all’uomo che per tanti anni è stata così pervicacemente negata.
La prima ragazza aveva già raggiunto il primo bar più vicino al negozio.
Nella foga e nella possessione del dio Bacco si era perfino dimenticata di prendere i soldi per pagare le consumazioni. La collega che la seguiva non aveva fatto altrimenti.
‘Ciao Aldo, ho bisogno di bere, dammi quello che hai di più alcolico che c’è.’
‘Ehm’, disse il barista preso in contropiede davanti a questa ragazza carina e trafelata, ‘posso prepararti un cocktail che conosco, uno davvero forte, ma poi tu non dovresti lavorare? Ti devo avvisare che due di questi ti stendono.’
‘Fammene quattro per cominciare’, disse la ragazza quasi ridendo.
Arrivò intanto l’altra ragazza dietro: ‘invece per incominciare faccene otto perché altri quattro me li bevo io.’
‘Ragazze, ma vi sentite bene o cosa?’
‘Accontentaci’, disse la prima, ‘e ti prometto che non te ne avrai a pentirtene.’
Dal tono e dall’ammiccamento della ragazza il barista sentì un brivido lungo la spina dorsale e cominciò subito a darsi da fare.
Preparò quindi i due primi cocktail con l’ombrellino, gli orpelli soliti e la cannuccia.
Le ragazze quasi assatanate agli occhi di Aldo si fiondarono sui bicchieri così invitanti buttando via cannuccia e aggeggini e cominciarono a scolarsi bevendo direttamente dal bicchiere con un’avidità da assetate del deserto del Gobi.
‘Faccene subito un secondo, che cosa stai aspettando’, disse la prima commessa, trattenendo neanche troppo un ruttino.
Le due ragazze risero dell’imbarazzo di Aldo e si guardarono cominciando a ridere allegramente.
I cocktail erano davvero parecchio alcolici e quella che aveva ingurgitato le due birre sembrava già mezza brilla.
Intanto Dioniso dentro il camerino per provare l’intimo stava regalando altro vino dolcissimo e molto alcolico alla bocca della sventurata Babi, la quale era ormai perdutamente ubriaca e con un ventre davvero gonfio di alcool, beveva il vino e contemporaneamente lavorava di bocca toccandosi le sue due tette sode e durissime.
Il ventre continuava a crescere, Dioniso rise di questa sua forza che riceveva da queste novelle baccanti che stava guidando verso un baccanale in piena regola.
La povera Babi continuava ormai ad ingurgitare tutto il vino possibile posseduta dal desiderio alcolico, il ventre si gonfiava sempre più tanto che sembrava ormai una donna incinta, ma era soltanto vino quello che conteneva la sua pancia. Ruttò sul cazzo poderoso di Dioniso e rise totalmente inebetita.
Dioniso l’alzò a forza e cominciò a massaggiarle la vagina fradicia di umori, poi si portò la mano alla bocca e la insalivò per bene, quindi cominciò a massaggiare il buchetto dell’ano per prepararla ad un clistere con il suo stesso poderoso cazzo che erutta vino come un geyser.
Barbara intanto rideva e godeva di orgasmo in orgasmo, rivelando una pancia quasi di una gestante di otto mesi.
Quindi Dioniso spostò il suo poderoso cazzo a forma di anfora di vino sul buchetto del sedere di Babi e con un poderoso movimento delle anche la infilzò quasi tutta.
La ragazza sentì solo un nuovo dolce piacere sfondarle le viscere, naturalmente nessun dolore, così anestetizzata dalle enorme quantità di vino che aveva in corpo.
Ora il vino lo riceveva direttamente nel ventre, ingrossandosi sempre più come se fosse in procinto di avere un parto plurigemellare, ormai preda di una ubriachezza che tutto oblia si attaccò alla bocca di Dioniso chiedendo di essere scopata con una voce incapace di scandire anche la parola più semplice, ruttando e ridendo dimentica di tutto all’infuori che del bere e dell’accoppiarsi con un dio, di dare e ricevere amore.
Intanto le due commesse carine si erano tracannate ormai anche il terzo cocktail ed erano entrambe abbastanza ubriache.
Ridevano, ruttavano, si abbandonavano a delle bestemmie senza il minimo ritegno, ormai Aldo era completamente imbarazzato e tutto rosso.
Si chiedeva quale droga pesante avessero preso per essere in quelle condizioni.
Le due ragazze si esibirono in un bacio lesbico appassionato abbracciandosi e toccandosi con vicendevole piacere, cercando tra loro di mantenere l’equilibrio con buffi risultati, ridendo di loro stesse e sentendo crescere in loro il desiderio erotico contemporaneamente al grado di ubriachezza crescente.

Le due commesse uscite dal negozio intimo erano davvero in condizioni incredibili. Avevano tracannato tutto quello che il barista aveva loro versato, ed avevano continuato a chiedere con insistenza, sempre più ubriache, senza più alcuna ritrosia, versandosi anche addosso ai vestiti attillati il prezioso liquore.
Bevvero dei cocktail deliziosi, colorati e molto alcolici. Bevvero ancora vodka, vino, whisky e rum.
Erano in condizioni semicomatose, ma il dio risorto guidava le sue baccanti ed esse erano ancora capaci di bere e dare spettacolo.
Nel camerino la povera Babi era incinta di nove mesi, aveva la pancia così ingrossata da sembrare in procinto di dover mettere al mondo quattro gemelli. Ma dentro alla pancia aveva soltanto vino, versato dal splendido maestoso cazzo di Dioniso, che si faceva baciare il membro a forma di anfora antica, così generoso nel dispensare il vino che Barbara beveva ormai totalmente incapace di intendere e di volere, la ragazza aveva defecato nel camerino, aveva vomitato su se stessa e sul pancione gravido, ma non paga continuava a bere e ridere indefessamente.
Succhiava avidamente quel cazzo poderoso che per lei era tanto buono e pieno di vino succulento, e le bastava questo. Intanto il semidio si era tolto i vestiti della parte superiore del corpo e mostrava un petto davvero stupendo, spalle larghe e il viso era incorniciato da una nera capigliatura corvina.
Aveva due splendidi occhi rossi, la guardava e gemeva in preda all’orgasmo donando in quel ventre gravido anche lo sperma del dio oltre al vino degli dei.
Tutti quelli che avevano tentato di prendere in mano una cornetta e fare il numero per chiamare le forze dell’ordine erano come inebetiti se maschi, mentre se femmine erano alla ricerca disperata di tutto l’alcool disponibile.
Donne di tutte le età si dirigevano nei bar del centro commerciale e si mettevano a bere, pagavano e tracannavano bottiglie intere di liquori, vodka e vini di ogni tipo. Tutte le donne del centro commerciale dalle più giovani alle più anziani sembravano fare a gare ad ubriacarsi nel più breve tempo possibile.
Alcune di loro avevano acceso dei falò con quello che avevano trovato, si mettevano a ballare e svestirsi contemporaneamente, ballando attorno ai fuochi improvvisati, bevendo liquori e vini che portavano via dal supermercato della zona senza che nessuno le fermasse.
C’erano donne di sessant’anni stese per terra a gambe aperte con bottiglie di liquore ormai vuote, c’erano ragazzine di tredici e quattordici anni che camminavano sghembe ridendo e traendo da whisky ed altre bottiglie di vino le ultime gocce che le avevano già rese abbondantemente ubriache.
Dioniso fece smettere di bere dal suo grande cazzo la povera Barbara, che ruttò fragorosamente, rise e continuò a baciare e succhiare il cazzo del dio, completamente partita.
‘Alzati amore mio’, le disse con voce dolcissima il dio Bacco.
Barbara fu alzata di peso dall’essere divino, era totalmente ricoperta di vino e sperma ed anche di un po’ del suo vomito iniziale, prima di diventare un semplice otre da riempire di vino.
Sembrava dovesse generare dei bambini da un momento all’altro, ma era perdutamente ubriaca incapace di reggersi in piedi, abbracciava il dio cercando di baciargli le labbra, mentre dal culo le usciva dell’altra cacca.
‘Ti amo Barbara’, le disse teneramente Bacco, lei lo baciava perdutamente con la lingua e gli ruttò sulle labbra per tutta risposta.
Bacco rise e strizzò una tetta di lei, come per magia uscì vino al posto del latte, ed infatti così doveva essere.
Intanto quasi tutte le donne del centro commerciale, di tutte le età, erano ubriache e continuavano a bere, gli uomini non facevano niente altro che guardarle in stato catatonico, senza provare nulla.
Il centro commerciale sembrava essere stato sommerso da una magia divina, ora era una foresta antica dove il dio Dioniso celebrava i baccanali con le sue adorate baccanti.
Ragazzine ubriache lo videro uscire dal negozio intimo portando di peso la donna incinta ed ubriaca, accorsero da lui schiamazzando e chiedendo di bere dal suo cazzo.
Egli infatti non lo aveva nascosto ma era ancora in bella evidenza, nella sua forma di anfora di carne e gocciolava ancora gocce di vino che finivano per essere un piccolo fiumiciattolo mai domo.
Per quanto ubriaca Babi guardò le ragazzine che erano attirate dal cazzo di Bacco e le fulminò con lo sguardo. Come per dire loro che quel cazzo era suo, soltanto suo.
Che lei era la sposa di Bacco per quel giorno.
Le ragazzine si fermarono tutte, anche forse presagendo di essere troppo giovani per essere spose del dio, avevano sui tredici, quattordici anni, erano nude e si vedevano le loro belle tettine che crescevano ancora, dei boccioli acerbi, mentre per la prima volta erano sempre più ubriache ed ebbre e desideravano quell’uomo come mai avevano desiderato un altro uomo.
Il dio raggiunse la fontanella e la baciò, baciò i pertugi in acciaio da dove fuoriusciva acqua. Da quel momento cominciò ad uscire vino al posto dell’acqua, lo stesso vino molto alcolico che era uscito direttamente dal suo cazzo.
La folla di donne ubriache e seminude proruppe in un urlo ubriaco di gioia scomposta e si avvicinò sempre più alla fontana per bere il vino.
Erano quasi tutte ubriache fradice ed ora avevano una nuova fonte gratuita di vino per raggiungere una ubriachezza maggiore, e così ringraziare maggiormente il dio.
Babi intanto nel suo stato notevolmente ubriaco chiese di bere altro vino dal cazzo del suo amore, questo fu quello che tentò di dire anche se la maggior parte delle parole erano inintelligibili.
Dioniso rise e si mise sopra la fontana che eruttava vino da cui bocche femminili cominciavano a bere il vino in grande quantità raggiungendo una ubriachezza mai vista prima.
Altri ventri cominciavano a riempirsi pericolosamente, quasi tutte le donne e le ragazze ubriache avevano vomitato un pochino ma si erano subito rimesse a bere, quasi con maggior vigore di prima, come se non avessero più modo di provare disgusto o un termine al loro desiderio assatanato di bere il liquido vinoso.
Dioniso dalla cima teneva stretta la ragazza ubriaca da sembrare davvero troppo incinta anche per quattro gemelli, che ruttava e rideva con lui. Da sotto tutte le ragazze più giovani si erano denudate e si ubriacavano in modo indecente, mentre le donne più avanti nell’età si mettevano a bere vino fino ad accasciarsi in uno stato comatoso. Quasi per un volere divino e naturale erano infatti le ragazze fino ad una certa età o donne con una chiara vigoria che continuavano a bere e ballare come folgorate e sospinte da una droga sconosciuta.
Ma questo lo disse direttamente Dioniso mentre subiva l’ennesimo pompino da Barbara ricevendo questa in cambio altro vino come se non avesse fine il grado di ubriachezza che poteva ottenere.
‘Mie baccanti, voi avete il potere di cambiare questo mondo corrotto, di ridare potere a quello che di più bello e naturale c’è in abbondanza.
La mia rinascita è dettata dal vostro sogno di bellezza e di ebbrezza. A tutte le donne io dono la totale perdizione nella gioia dei sensi eccitati dall’alcool. Che abbiate ad essere perennemente ubriache, seguendomi come un’orda di baccanti ubriache, il mio esercito dell’amore e che abbia a soppiantare oggi e per sempre ogni altra legge.’
Rutti, risate ubriache, turpiloqui femminili tra i più osceni, proruppero dalle ragazze ai piedi dalla fontana, che continuavano a bere e ad ubriacarsi come se potessero reggere ettolitri di vino come ridere, ma già sfondate da quanto ubriache e pronte ad aprire le gambe a chiunque.
‘Coloro che amano bere o che hanno la giovanile vigoria io per prime le benedico con il mio vino speciale, venite a bere da questa fontana, la prima di migliaia, e diventate il mio esercito di ubriache.’
Aveva una intonazione che sembrava fosse il tuono a parlare, ormai completamente denudato il dio Bacco era grande ed immenso, quanto il suo cazzo a forma di bocca di anfora di carne, da cui a ondate altro vino veniva elargito a Barbara, prima sacerdotessa ubriaca e veramente ciucca.
Questo dio disceso sulla terra sembrava molto diverso dal precedente, ma con un potere davvero enorme. Se il primo aveva cercato uomini in numero di dodici per portarli alle vette dell’ascetismo e della purezza della carne e dello spirito, questo nuovo dio di carne sembrava cercare donne e ragazze attraenti per corromperle con il vino più alcolico e prelibato, le soggiogava a lui tramite invisibili catene fatte di ebbrezza alcolica, esse perdevano completamente ogni sentimento e si davano al bere come se non avessero aspettato altro per tutta la vita. Bestemmiavano, ridevano e nemmeno si reggevano in piedi, si dichiaravano macchine da sesso e si denudavano di ogni indumento, mentre tutti gli uomini del centro commerciale sembravano guardare verso il vuoto senza nemmeno rendersi conto di nulla.
‘Mie dolcissime baccanti, ora voi siete mie e non permetterò a uomini che non si prostrino ai miei piedi di toccarvi nemmeno con un dito, baciatevi tra voi baccanti mie, baciatevi in bocca e bevete l’una con l’altra, ubriacatevi senza ritegno e di non aver bisogno di altro che del vostro vino che il dio Bacco qui con voi vi elargisce.’
Oggi Bacco il nuovo dio sembrava elargire la sua benedizione sulle donne, sulla loro bellezza, sulla loro capacità di bere oltre misura e di sballare e di darsi l’amore. Le ragazze completamente ubriache senza ritegno cominciavano a darsi piacere masturbandosi a vicenda mentre continuavano a bere da una fontana che sembrava spaccare la pietra stessa per far uscire più vino contemporaneamente.
Le ragazze erano talmente ubriache da non riuscire a dire una parola sola correttamente, ma desideravano il cazzo di Dioniso e si abbandonavano ad abbracci con sorelle baccanti che erano tutto fuorché casti, le loro pance si gonfiavano come se stessero diventando incinte lì sul momento, ruttando senza ritegno e cercando con lingue le lingue delle altre compagne ancora più ubriache di loro.
Fuori sembrava essere scesa una nebbia che isolava il centro commerciale dal resto del mondo. Delle famiglie e persone che arrivavano gli uomini subivano tutti il medesimo stato catatonico, mentre per le femmine a seconda che fossero avvezze a bere o meno iniziavano a lesbicare ed a cercare il cazzo del dio o si accasciavano in uno stupore alcolico.

Babi ormai inverosimilmente ubriaca tracannava dal cazzo di Dioniso che spargeva il vino come una fontana infinita, troppo avvinazzata da capire dove si trovasse e nemmeno chi fosse, si lasciava cullare dalle ondate di alcool che fluttuavano nel suo cervello completamente stravolto dal vino, nel mentre il suo pancione era squassato da orgasmi multipli e ripetuti.
La sua vagina colava rivoli di vino che il suo corpo non riusciva più a contenere ed una ragazzina ubriaca cominciò a succhiarle e leccarle la sua clitoride venendo a sua volta.
Tutte le donne all’interno del centro commerciale erano ubriache marce, per la maggior parte nude continuavano a bere e alternavano balli a baci lesbici con le loro compagne di bevute.
Dioniso, il semidio, rise alla vista di quel baccanale orgiastico così eccitante ed osceno al tempo stesso.
Vide a quel punto una ragazzina, magari diciottenne appena, con una infinità di piercing e di tatuaggi sul corpo, aveva un anello al naso come fosse una vacca, era totalmente ubriaca e stava scolandosi il fondo di una bottiglia di vino preso al supermercato, ovviamente senza pagare, aveva i capelli completamente rasati, aveva due tette sode e gigantesche, almeno una quinta misura, due areole giganti e anche lì piercing ad entrambi i capezzoli delle tette. Era completamente ubriaca e barcollava pesantemente.
Dioniso lasciò Babi totalmente istupidita a bere ancora i zampilli di vino dalla fontana miracolosa, e si lanciò sulla sua nuova baccante, la cinse ai fianchi e le disse teneramente che l’amava, la ragazza punk ruttò quasi in bocca al semidio e poi gli offrì un bacio inebriante con la lingua, l’alito pesantemente intriso di vino fece subire una erezione spropositata al dio Bacco nel prendere tra le braccia una ragazza così bella e così nuova per le sue ataviche memorie dei tempi che furono.
‘Sembri una dea amore mio, ti farò sacerdotessa anche tu, porterai nel tuo ventre come Barbara il frutto del mio seme di vino.’
La ragazza totalmente partita farfugliò qualcosa nella bocca del dio.
Dioniso offrì alla nuova ragazza il vino che eruttava dal suo pene gigantesco ed eretto, e la ragazza per quanto sbronza non si fece pregare ad iniziare un pompino meraviglioso ingurgitando tutto il vino che riusciva a deglutire, dando piacere al semidio toccandosi la vagina e perdendosi in un nuovo orgasmo nella mente devastata dall’alcool.
‘Mie baccanti, così vi voglio, amorevoli e splendidamente ubriache, lasciate che il mio vino, nettare di ambrosia, prelibatezza degli dei, scorra nelle vostre vene umane e vi conduca verso una ebbrezza mai conosciuta prima.’
Dioniso parlava con una voce di tuono ma anche dolce e suadente. Alcune ragazzine vennero al solo sentire la sua voce, già talmente ubriache che erano.
‘Finalmente mie concubine, mie moglie, mie figlie, io vi amo con tutto l’amore che un dio dagli appetiti umani può provare. Per troppo tempo sono stato scacciato, per troppo tempo dei di guerra e di sopruso hanno avuto in balia la terra.
Ma ora voi, mie spose, mi avete ricondotto alla vita ed io ho posseduto il corpo di un ragazzino che mi era congeniale alla rinascita, ed ora voi mie dilette avrete il mondo ai vostri piedi, avrete tutto il vino che desiderate e vi prometto che sarete sempre ubriache se lo vorrete, e lo volete poiché io desidero il vostro sballo più completo. Guardate questa punk, è il risultato di un mondo nuovo che non avevo mai visto, ed è bellissima.’
Tutte le donne erano un po’ invidiose della nuova fiamma di Dioniso, ma erano anche troppo ubriache per occuparsene tra di loro, e nel loro stato fortemente alterato dal tanto vino sembravano tutte almeno bisessuali se non proprio delle lesbiche complete.
Intanto la ragazza, di nome Sara, continuava a spompinare il cazzo spropositato di Bacco, lo leccava ed ingurgitava altro vino, le sue tette gigantesche lasciavano partire rivoli di vino dalle tette che erano gigantesche ma che invece di contenere latte contenevano vino, era ormai visibilmente incinta di tutto il vino bevuto e subiva orgasmi a ripetizione in cui si perdeva totalmente istupidita dal vino che continuava a ingurgitare con l’unica sosta di elargire baci e leccate a quel membro poderoso di carne turgida.
Dioniso rideva, ebbro ed empio, insieme a tutta la sua ridda di sacerdotesse incredibilmente ubriache fradice che si contorcevano le più incapaci di reggersi in piedi e che si baciavano, si masturbavano, bevevano altro vino zampillante dalla fontana, cercavano baci languidi e si sollazzavano ridendo in modo sguaiato, talvolta evolvendo in turpiloquio del più osceno, tutte pesantemente sbronze.
‘Mie dolci figlie, amanti, mogli, per quale motivo avete dovuto soffrire così tanto, venite e bevete direttamente dalla fonte del vostro più agognato piacere tutto il vino dell’orgasmo agognato, donate piacere e ricevetelo, come è vostro fondamentale diritto, come è ragione di esistenza.’
E mentre una Sara totalmente ubriaca faceva una spagnola e scolava il vino che Dioniso le versava in vino insieme al seme di un nuovo bambino figlio di Bacco, il semidio nel frattempo si perdeva nei meandri di un tempo remoto, di quando popoli antichi come i greci, i babilonesi, i cretesi, gli spartani, i romani finché non ripudiarono gli antichi dei, celebravano gli dei dell’Olimpo che elargivano le loro grazie agli umani senza chiedere vite di sacrifici senza nessuna garanzia per il futuro, Dioniso si ricordava ragazze di tempi remoti che erano le sue baccanti adorate, con seni poderosi pieni di vino come adesso aveva ricreato, che si donavano a degli uomini che comprendevano la bellezza di quel disegno, non come ora, si disse rinnovando il suo odio, l’odio per i falsi dei che ora gli uomini seguivano, questi uomini che avevano abbandonato Dioniso insieme a tutti gli altri dei e soggiogato le donne, credendole esseri inferiori sospinti dall’odiosa prepotenza dei nuovi dei che si insediarono nel centro dell’Europa e per duemila anni ebbero il totale sopravvento, almeno fino a che l’ondata di ateismo figlia del progresso scientifico non aveva liberato anche le donne, finalmente, dando loro dalla conoscenza delle radici biologiche comune il diritto ad un’eguaglianza che le donne avevano, avevano sempre avuto nella grande Grecia antica dove i filosofi passeggiavano per le piazze e non disdegnavano di discorrere dei massimi sistemi con le persone comuni.
Tutto questo pensava Dioniso facendosi masturbare il suo cazzo da una ragazza punk talmente ubriaca da sembrare incinta da quanto era gonfio di vino, nel mentre due ragazzine altrettanto sbronze si erano attaccate ai capezzoli con i piercing e ciucciavano il vino che usciva dalle tette di Sara.
Un’altra, sbronza persa, leccava e succhiava la sua vagina fradicia di tutto il vino che usciva insieme agli umori dei continui orgasmi.
Intanto la nebbia che aveva avvolto l’intero centro commerciale continuava a fuoriuscire ed espandersi, una strana nebbia invisibile agli occhi umani, fintanto che non capitava alle persone di entrare, ed a quel punto tutti gli uomini subivano la stessa sorte, divenivano catatonici, come se diventassero improvvisamente dei tanti nuovi ‘rain man’ e le donne subivano invece la stessa sorte, venivano trascinate in una festa orgiastica nel centro commerciale, venivano spinte a bere a dismisura, spogliarsi di ogni vestito che ricopriva le loro grazie, diventavano subite totalmente sbronze e cominciavano a fare l’amore con altre donne come fosse la cosa più naturale del mondo.
‘Guardate uomini stolti’, disse Dioniso con la sua voce sensuale quanto stentorea, ‘o uomini così stupidi ed insignificanti osservate le vostre figlie e le vostre mogli darsi al grande Bacco e ricevere dal vino più prelibato e divino dell’universo il diritto a godere, il semplice, dolce e giusto diritto a godere e far godere. Osservatele ora, voi che vi credevate tanto.’
E Dioniso rise, rise ed ancora rise preparandosi al suo attacco protratto da un esercito di baccanti ubriache e di nuovi suoi figli, satiri con le corna ed i piedi caprini, che presto avrebbero scorazzato figli delle nuove sacerdotesse di Dioniso, per dare amore a tutte le donne ubriache che volevano celebrare il dio Bacco ubriacandosi senza misura.
Ed allora sarebbe nata una nuova religione, capace di librarsi nell’aria come una nebbia, dove le sacerdotesse baccanti avrebbero celebrato i misteri del vino e di Dioniso, che avrebbe ripreso il suo posto che gli compete e che da duemila anni non ha più modo di detenere, detronizzato dal falso dio della guerra.
‘Mie sacerdotesse, bevete, godete e preparatevi, ballate nude alla luce della mia rinascita.’
Sara ubriaca persa rideva strizzandosi le gigantesche tette piene di vino mentre a turno ragazze altrettanto ubriache succhiavano e baciavano, lei ora aveva il ventre incredibilmente gonfio, due ragazzine erano arrivate a cavalcioni di Bacco e gli dispensavano baci incredibilmente ubriache si lasciavano fare di tutto.
Intanto Dioniso riceveva un potere immenso da tutti quei corpi di donne che celebravano il dio del vino.

Ormai il dio Dioniso, il Bacco della storia, si era totalmente impossessato del mortale.
Guardava Sara ed era felice che il suo richiamo avesse avuto pieno effetto. La ragazza era completamente partita, piena di vino fino alla cima dei capelli, si faceva fare di tutto da altre ragazzine splendidamente sbronze e piene.
Si avvicinò a Sara e le accarezzò dolcemente il viso, lei rispose con un gran rutto.
Le baciò la bocca con la lingua e lei rispose con le sue tette piene e zampillanti vino, con il suo pancione da donna gravida di nove mesi, con le sue amichette totalmente ubriache che le succhiavano i capezzoli, ridevano e baciavano lei e anche Dioniso.
Il ragazzino impaurito e timido ora era il dio. Ogni altra considerazione non importava.
Si ricordava quando l’aveva vista barcollante e ubriaca, forse anche drogata, vomitare fuori l’anima sporca come un cane che si è azzuffato con altri più grossi di lui, era lacera alle braghe che portava, singhiozzava e straparlava di un qualche uomo, di alcuni uomini che l’avevano fregata. Ma il ragazzino faceva fatica a capire perché la ragazza, di sicuro non molto più grande di lui, aveva la lingua impastata ed era sicuramente in stato confusionale.
Aveva paura ma era anche attratto dalla bellezza nascosta di quella ragazza, era totalmente rasata nei capelli, aveva due seni che intravedeva come veramente grandi e pieni, aveva diversi piercing e tatuaggi addosso. Per lei era la donna più bella che avesse mai respirato sulla terra. La sentì ruttare e vomitare, probabilmente per il troppo alcool ingurgitato.
Si avvicinò chiedendole come si sentisse.
La ragazza, di cui ancora non sapeva il nome, gli fece il dito medio.
Poi vomitò sulle scarpe del ragazzino.
‘Vieni, ti aiuto a camminare, hai bisogno di una ripulita.’
La ragazza protestò prima in modo brusco, quindi cercò di tirare un pugno addosso al ragazzo ma era ubriaca e mancò quasi completamente il bersaglio, per buona fortuna anche del ragazzo, giacché dalla postura la ragazza sembrava capace di tirare pugni abbastanza buoni.
Ma poi si esibì in un altro conato di vomito, ed a quel punto quasi si lasciò condurre come un animale selvatico che avesse finito le sue risorse.
Così il ragazzino timido riuscì a portarsi dietro la punk recalcitrante, teneva in mano una bottiglia di whisky semi piena e faticava a camminare, evidentemente per l’ubriachezza, ma per il ragazzo questo non importava, anzi gli piaceva, in segreto si era sempre masturbato guardando le ragazze ubriache, aveva cercato dei video dove vere ragazze ubriache si esibivano in pompini, in veri e propri amplessi, in masturbazioni solitarie e con altre persone. A volte aveva trovato delle sole, nel senso che quei video erano spesso una messinscena, un’attrice faceva finta di essere ubriaca, ed allora non era bello per niente, ora invece stava accompagnando a casa sua una ragazza come piaceva a lui, una punk messa benissimo, con grandi tette, strafatta, ubriaca, che non si reggeva in piedi, il suo cazzo nei calzoni era durissimo e non vedeva l’ora di prendersi la sua ricompensa. Magari senza fatica poteva farla bere ancora, per renderla del tutto asservita ai suoi intenti.
C’erano anche dei siti del ‘drunk fetish’, ma spesso le modelle bevevano ma non quanto sarebbe stato bello, erano ancora capaci di intendere e di volere, anche del tutto, ed allora che drunk fetish era? Che rabbia!
‘Bevi dell’altro whisky, ti farà star meglio. Se sei sbronza, meglio che a questo punto tu lo sia del tutto. Oppure starai male e basta.’
‘Vaffanculo’, disse la ragazzina punk evidentemente ancora molto selvaggia ed irosa, nonostante la sua condizione.
Ma bevve un lungo sorso e poi un altro dalla bottiglia che portava con sé.
‘Bevi tutto il whisky, sono sicuro che ti farà bene.’
La ragazza continuò a bere mentre barcollante, semi trascinata dal ragazzo, veniva condotta verso la casa di questo.
Abitava in una villetta semplice, erano le tre di mattina ed i suoi dormivano, il ragazzo contava di farla entrare clandestinamente per poi approfittare del suo stato.
Fatto sta che whisky ce ne fosse ancora parecchio nella bottiglia, fatto sta che il ragazzo la invitava a bere con cortesia, al momento di arrivare nella casa di lui la ragazza fosse completamente ubriaca, forse più di prima che aveva vomitato.
Rideva, ma per fortuna sommessamente, aveva il singhiozzo e il ragazzo aveva palpato più volte i seni della ragazza, sentendoli incredibilmente sodi e pieni, e sicuramente aveva anche il piercing ai capezzoli, lo intuiva dal tatto sotto la maglietta.
La ragazza beveva ancora il poco whisky che rimaneva della bottiglia.
Era davvero sbronza persa, ormai.
‘Dentro prendo un’altra bottiglia di whisky, i miei genitori hanno qualche bottiglia. Così potrai bere ancora.’
‘Oh sei davvero carino, hic!’
Ormai Sara era completamente partita. Avrebbe fatto un servizietto anche al più accattone della terra per poter ingurgitare altro alcool. Era fradicia.
Il ragazzo la trasportò per il giardino, la fece posare sul muro cercando le chiavi, e lei si sporse ridendo fradicia e lo baciò in bocca, gli mise la lingua in bocca e in quel momento il ragazzo si sentì invadere da un senso di trionfo.
La ragazza punk ubriaca era ormai completamente partita, lo avrebbe fatto felice per altro alcool che lui fosse stato in grado di darle.
Doveva solo stare attento a darglielo in modo mirato, che non avesse a collassare sul letto sul più bello.
Trovò le chiavi ed entrò, poi fece entrare la ragazza incredibilmente ubriaca che intanto aveva finito tutta la bottiglia di whisky. Pregò in cuor suo che i suoi non si svegliassero. Non avrebbe mai potuto spiegare questa situazione.
La baciò mentre lei era invasa da singhiozzi e rutti, per coprirne il rumore, fortuna volle che la stanza della camera da letto dei suoi fosse chiusa, così poteva sperare che non si svegliassero e non scoprissero il misfatto che stava attuando col favore delle tenebre.
La adagiò sul letto, lei era completamente fatta e rideva, il ragazzo le faceva segno di fare piano ma lei continuava a ridere e con voce impastata, difficilmente comprensibile, chiese altro whisky.
Poi gli fece segno che voleva il suo cazzo.
Il ragazzo aveva ora una voglia pazzesca di scoparsela, così bella, così sua. Ma voleva spogliarla lentamente, magari farla bere ancora per vederle fare un balletto sexy, uno streaptease per vedere i suoi piercing e tatuaggi, aveva una ragazza ubriaca in camera da letto e non vedeva l’ora di abusare del suo stato.
Andò di soppiatto ma con una certa fretta dove c’erano i superalcolici e prese una bottiglia quasi piena di whisky.
Avrebbe avuto modo di spiegare poi ai suoi la mancanza. Poi arrivò in camera da letto dove per fortuna la ragazza non si era addormentata e non aveva fatto apparenti disastri.
Chiuse a chiave la porta dietro di sé e le mostrò la bottiglia. La ragazza sorrise con intensità e voglia e gli mostro i seni strizzandoseli, lui ne intravedeva la grossezza e la consistenza attraverso la maglietta.
Le portò il collo della bottiglia sulle labbra e lei cominciò a tracannare whisky come fosse acqua, ancora più voracemente di prima. Poi la fece smettere e lei si esibì in un rutto di piacere.
Lui le fece segno di spogliarsi. Lei rise e si tirò in piedi rischiando di cadere, il ragazzo si fece subito vicino per sostenerla, ricevendo in premio un bacio sulle labbra non certo casto.
La ragazza cominciò a fare un ballo sexy ed a togliersi a fatica gli indumenti, era notevolmente ubriaca e più che altro il ragazzo doveva tenerla sempre per un fianco.
Aveva un alito davvero che sapeva di alcool, rideva ed era in uno stato etilico davvero pietoso.
Ma era bellissima, aveva la testa rasata, un ovale perfetto, due occhi dolci ora molto lucidi per l’ubriachezza, due belle labbra a forma di cuore, diversi piercing uno nel sopracciglio destro, uno nel naso come una vacca e uno sul labbro inferiore, poi uno sulla lingua che intravedeva quando apriva la bocca, quei piercing visibili la rendevano ancora più bella, aveva due tette che erano almeno una quinta, sode, con grandi areole, con i capezzoli altrettanto forati da piercing, stupendi.
Lei voleva bere ancora e lui le dava delle piccole dosi per ogni indumento che lei riusciva a levarsi ed ogni maggiore nudità di pelle che lei gli esibiva.
Ormai era veramente ubriaca fradicia e stava in piedi a malapena, ma desiderava bere ancora.
Sarebbe sicuramente collassata subito se lui le avesse permesso di bere quanto e come le andasse.
Era in completa balia del ragazzo.
La distese sul letto, le fece bere altri due sorsi mentre lei ormai completamente andata rideva e cercava con le mani la bottiglia, ma il ragazzo pensava ‘fossi matto’.
Si mise il preservativo e dopo aver posato la bottiglia, da cui lei aveva tratto altri notevoli sorsi di nettare alcolico, entrò dentro di lei ricevendo un piacere enorme, sentendo la vagina di lei aprirsi completamente al suo cazzo pieno e durissimo, lei rise e lo abbracciò stretto con mani e gambe avvinghiandoselo e stringendoselo addosso per sentire il cazzo fino in fondo nel suo utero.
Nel mentre gli donò un lungo e profondo bacio con la lingua alitandogli tutto il suo alito da quasi alcolizzata.
Era stupenda, calda, completamente partita, lui la baciava e l’amava con ardore, per un qualcosa di inspiegabile egli allora disse, come stesse declamando un ringraziamento a qualche entità divina: ‘Grazie Dioniso, grazie dio Bacco, se tu potessi vivere ancora, quale splendida baccante sarebbe questa ragazza, quali grazie potrebbe esprimere e devolvere alla tua causa, all’amore ed al sesso, ai baccanali più incredibile, ad orge ormai dimenticate.’
Poi venne insieme con la ragazza, fu l’orgasmo più bello e totale che mai avesse avuto, la ragazza a quel punto si accasciò sudata ed esausta, mentre il ragazzo toglieva il suo pene dalla vagina di lei, dentro il preservativo galleggiava tutto lo sperma che aveva emesso dal piacere ricevuto.
In quel mentre, con la ragazza che sembrava addormentatasi dopo tutto quell’alcool e sesso, un giovane uomo sembrò apparire dal nulla vicino al letto. Aveva dei capelli neri corvini, delle larghe spalle, era nudo ed aveva un cazzo di notevoli dimensioni.
Lo guardò sorridendo e disse: ‘mi ami?’
Il ragazzo subito fu spaventato ma poi vide che poteva vedere quasi attraverso quella figura materializzatasi nella sua stanza.
‘Sono Dioniso, sono il dio Bacco, sono venuto perché tu mi hai chiamato dopo aver celebrato la mia festa con questa baccante di inaudita bellezza ed ubriachezza.’
Il ragazzo era frastornato, la momentanea paura sembrava svanita quasi del tutto, sostituita da un senso di pace e di leggerezza, probabilmente dovuta al potere delle parole della creatura eterea che gli stava di fronte.
‘Non aver paura di me, mio dolce servitore, lasciati avvolgere dal mio potere, ti prometto che questa sarà la prima di un esercito di donne ubriache che vivranno per solo servirti, per solo servirci.’
Con le ultime tre parole il suo sguardo divenne come di fuoco, ma fu solo una presenza fugace sul viso della presenza divina ed aliena.

Quale un figlio di Dioniso apparve in tutto il suo splendore fuori della discoteca. Cercava una ragazza ubriaca per divertirsi un po’, soprattutto per farla bere ancora, abbastanza per essere pronta al suo cazzo come una puttana infoiata. Non c’era problema alcuno se la ragazza era notevolmente brilla, ed era così che la voleva il figlio di Dioniso.
Drunk fetish, ovvero l’ultima inarrivabile frontiera del sesso. Basta a quel mondo di apollinei ipocriti, che s’inculi l’intera razza umana altrimenti.
Lui era il vampiro di emozioni, lui avrebbe usato il nettare degli dei per prendere possesso della carne di fanciulle teneramente sbronze, le avrebbe fatte sue ed avrebbe donato loro il piacere più puro e più squisito, quello che poteva arrivare soltanto quando l’inutile ipocrisia fosse scomparsa sotto l’effluvio di abbondanti libagioni alcoliche.
Carlo arrivò trafelato all’appuntamento.
‘Maestro, dobbiamo far capire che il drunk fetish è la più grande droga sessuale di ogni tempo.’
‘Sì, lo devono capire tutti’, disse il Maestro.
Cercarono una ragazza sufficientemente ubriaca già di suo, per offrirle ancora da bere.
Ne notarono una malferma sulle gambe, sembrava da sola. Un bocconcino prelibato.
‘Ciao, mai nessuno ti ha chiesto di fare da ragazza immagine?’
La ragazza, oltre che visibilmente ubriaca, era anche decisamente molto bella e magra.
‘In effetti”, era ancora troppo in sé per lasciarsi andare.
‘Possiamo offrirti qualcosa da bere?’
La parolina magica.
Parlammo con la ragazza e le ordinammo tre cocktail parecchio forti. Alla fine del terzo sembrava decisamente abbastanza ubriaca.
‘Vorremmo che venissi con noi a girare un cortometraggio dove bevi per noi seduta.’
‘Anche perché in piedi finisco per terra ehehehe, hic!’
‘Sei davvero tanto bella.’
‘Ne sono lusingata.’
Aveva uno splendido decolleté e era molto rossa in viso. Inoltre aveva un singhiozzo davvero sensuale provocato dall’alcool ingerito.
Io e Carlo facevamo a gara ad accarezzarle il fondoschiena perfetto.
Si chiamava Anna ed era davvero su di giri.
‘Finisci questo cocktail tesoro, poi ti portiamo al nostro appartamento dove ti ubriacherai davanti alla telecamera.’
‘Yuppieee, adoro ubriacarmi.’

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