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Racconti Erotici Etero

Dipendente del sesso

By 2 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Con mio padre gestisco uno studio di pubblicità in Lombardia e, fino a poco tempo fa, lavorava da noi una donna, sposata e con dei figli.
Ai tempi aveva circa 45 anni, capelli castani lunghi fino a metà schiena e un bel fisico o, almeno, piacente.
Posso dire che &egrave sempre stata la fonte dei miei sogni erotici più perversi anche se, di fatto, lei non faceva niente per alimentarli, comportandosi sempre con educazione e rispetto e non eccedendo mai nell’abbigliamento sempre molto castigato.
Però mi affascinava e quando mi ritrovavo solo non perdevo occasione per farmi una bella sega pensando al suo corpo nudo e come fosse bello scoparla. Delle volte addirittura mi facevo qualche sega con lei in ufficio, nascosto dalla scrivania, guardandola lavorare e immaginando di sbatterla sulla scrivania, strapparle i vestiti, leccarla tutta e scoparla.
Un giorno arrivo in ufficio e mio padre mi dice che deve uscire e che io con lei, Delia, devo recarmi da un cliente per avere spiegazioni su un lavoro da fare.
Ci prepariamo e saliamo in macchina, io e lei e mentre guido lei passa il rossetto sulle labbra e si trucca un po’ il viso. Con la coda dell’occhio non mi sono perso un secondo di quei momenti però le mie fantasie andavano tenute a freno.
Arrivamo dal cliente, parliamo e ci sbrighiamo più in fretta di quanto pensassimo. Torniamo in macchina ed io, astutamente, allungo un po’ il giro per tornare a casa, fingendo di non conoscere bene la strada del ritorno. In macchina chiacchieriamo un po’ più intimamente di quanto si faccia in ufficio di solito.
Accendiamo una sigaretta entrambi, abbassando i finestrini e quella &egrave stata la mia fortuna. Mentre fuma la sua cenere vola sul mio sedile e sui miei pantaloni. Lei se ne accorge e chiedendomi scusa, allunga la mano sulla mia gamba per pulirmi i pantaloni. A quel punto, d’istinto, prendo la sua mano e l’appoggio tra le gambe. Dovevo rischiare. O mi andava male ed ero nella merda, o mi andava bene e potevo arrivare al paradiso.
Le tengo la mano appoggiata al mio cazzo che subito s’indurisce e lei non ha alcuna reazione negativa ma lascia lì la mano e, anzi, inizia ad accarezzarmi e, guardandomi maliziosamente, mi dice: “Visto che siamo in anticipo, perch&egrave allora non ci fermiamo?”
Sentivo il cuore impazzire e il mio cazzo &egrave subito diventato tanto duro da farmi male. Con un filo di fiato rispondo “Si…” e imbocco la prima via che taglia verso la campagna fermandomi poco più avanti in una traversa un po’ isolata.

“Ti faccio questo effetto, eh?” mormora lei prima ancora che spenga la macchina, sempre con la mano tra le mie gambe.
“Si…non sai da quanto ho sognato questo momento!” e nel mentre spengo la macchina e sposto indietro il sedile.
“Vediamo allora di curare questo gonfiore…” e così dicendo slaccia la cintura e si piega verso di me, arrivando a slacciarmi cintura e pantaloni.
Io assecondo i suoi movimenti e per aiutarla abbasso i pantaloni a terra e abbasso i boxer, lasciando respirare il mio cazzo ormai supereccitato.
Lei mi guarda e dolcemente afferra il mio uccello e inizia a segarmi piano piano mentre con l’indice accarezza la mia cappella rossa e gonfia.
“Mmm…ma come siamo eccitati” mormora languida mentre si lecca le labbra golosamente.
“Sei tu che mi ecciti, Delia…ma…per favore…fatti toccare…”
Lei sorride sorniona e si rialza, sbottonando il suo maglioncino, sfilandolo e restando così solo con una maglia ben aderente che ne esalta il seno, una quarta abbondante.
“E’ così che mi vuoi?” mormora passando una mano sul petto ad accarezzarsi un seno.
“No, voglio vedere le tue tette!”
“Adoro i maschi che sanno quel che vogliono…” e in un momento solleva e sfila la maglia, lasciandomi davanti agli occhi il suo reggiseno nero di pizzo e quel bel paio di tette che sarebbero state tutte per me. “Prego…accomodati…”
Allungo le mani e abbasso il reggiseno e inizio a stringere e massaggiare i suoi grossi seni fiondandomi con la bocca a prendere in bocca un capezzolone e lo succhio avidamente. Lei con una mano mi accarezza i capelli e con l’altra torna al mio cazzo per riprendere il gioco di prima. Le riempio le tette di saliva a forza di leccarle e succhiarle e i capezzoli, duri, si arrossano a causa dei miei morsi.
Impazzisco dalla voglia cercando di resistere e non venire alla sua sega.
Lei mi dice:”Scendiamo, così saremo più comodi, che ne dici?”
“Come scendiamo?”
“Si, ci appoggiamo al cofano…”
Ci guardiamo attorno, nessuno in vista…si può fare.
Scendiamo e facciamo il giro attorno alla macchina, davanti al cofano la spingo contro e la faccio abbassare quindi porto la mano ai suoi jeans, li sbottono e li abbasso, scoprendo le sue mutandine di pizzo nere che nascondo un folto ciuffo di pelo nero. Scosto di lato l’intimo e con un dito vado ad accarezzare la sua fica già tutta bagnata e colante di umori.
“Mmm…anche tu sei tutta eccitata…”
“Si, mi bagno in fretta io…”
Infilo il dito tra le sue calde labbra e lo muovo sapientemente su e giù, uscendo solo per andare a stuzzicarle il clitoride.
“Sai cosa mi piace? – dice lei – Sentirmi insultare..mi eccita un casino”
Sorrido senza fermarmi e guardandola mormoro “Ti piace sentirti dire che sei una puttana?”
“mmmm…si..”
Ma chi l’avrebbe mai detto che dietro un atteggiamento tanto casto si nascondesse una troia di dimensioni colossali? E’ proprio vero che le donne non sono mai quel che sembrano.
Mi abbasso e mi avvicino alla sua fica, estraggo la lingua ed inizio a stuzzicarla. Lei mi prende la testa e me l’appoggia tra le sue gambe in modo che possa leccarla per bene senza farla soffrire con i miei giochi. In fondo c’&egrave poco tempo e bisogna fare in fretta.
Le lecco tutta la fica con la testa tra le sue gambe, allargate per rendermi più comoda l’operazione e con due dita apro le labbra per andare ancora più a fondo. La sento gemere, contorcersi per il piacere, ansimare. Tutto questo grazie a me.
Mi rialzo, la guardo e mi avvicino, appoggiando il mio cazzo durissimo tra le sue gambe. Lei abbassa la mano e se lo infila dentro, facendolo scivolare senza fatica visto quanto &egrave bagnata. Si appoggia con la schiena al cofano e apre per bene le gambe, mi guarda mentre con una mano si tocca una tetta e con l’altra si stuzzica il clitoride. Mi sembra di vivere in un film porno ed invece &egrave tutto vero!
La scopo, entro ed esco dalla sua fica gemendo insieme a lei ma l’eccitazione &egrave tanta che duro molto poco, purtroppo e quando sto per venire, avvisandola, lei mi dice di fermarmi, si scosta e si abbassa, prenendomelo in bocca.
“Sei una gran troia!”
Lei non risponde e si limita a succhiarmi per bene il cazzo arrivando fino alle palle che massaggia con una mano. Poi con i denti mi solletica la cappella per poi farselo scivolare fino in gola. Pochi secondi e il mio caldo fiotto di sborra le riempie la bocca.
Con altro grandissimo stupore lei ingoia e poi mi ripulisce per bene, leccando ogni rimasuglio e leccandosi le labbra.
In fretta ci rivestiamo e saliamo in macchina.
Lei mi guarda e mormora “La prossima volta lo voglio sentire nel culo…”
“La prossima volta?” domando io
“Certo..vuoi mica che finisca qui…”
“Allora domani ti voglio in gonna e senza mutandine…mi accontenti?”
“Vedremo…”
Torniamo a casa. Fuori c’&egrave il marito che l’aspetta per andare a pranzo. Si vedono e si baciano.
Io li guardo e sorrido perch&egrave il giorno dopo, se ci sarà l’occasione, me la scopo ancora. Qualche giorno dopo la nostra prima avventura, Delia lavorava al computer dall’altra parte del salone, io sempre alla mia postazione, di spalle rispetto a lei ma ogni tanto mi voltavo a guardarla per cercare un segnale sperando mi volesse far capire qualcosa.
Nulla, tutto tranquillo, lei non si voltava ed essendoci in studio mio padre non potevo fare battute allusive n&egrave tantomeno stuzzicarla.
Durante la mattinata mio padre ci riunisce per studiare la campagna pubblicitaria per un reggiseno o qualcosa di simile e mi chiede di cercare una foto di un seno di donna matura, nel senso di una donna che avesse già allattato perch&egrave, a mia insaputa, il capezzolo &egrave diverso da una donna che non ha mai allattato.
Io cerco un po’ su internet tra le varie immagini scegliendo qualche fotografia che a mio parere poteva andare bene. Ad un certo punto si avvicina Delia e, appoggiandosi alla mia schiena, mi chiede se abbia trovato qualcosa.
Le rispondo di si, le mostro qualche foto ma le spiego che non so qual’&egrave la differenza tra i due tipi di seno e di capezzolo e lei, prima si guarda attorno e poi, avvicinandosi, mormora “Poi te lo faccio vedere io com’&egrave il capezzolo…”
Sorrido eccitandomi alla sua frase ambigua e lei torna al suo posto. Riprendiamo a lavorare ma io ho la testa altrove, non tra le nuvole ma immagino lei tutta nuda per me.
Suona il campanello, vado ad aprire e un rappresentante si presenta alla porta. Vuole parlare con mio padre ed entrambi si chiudono nell’ufficio, lasciando me e Delia da soli nell’altra stanza.
Ovviamente non possiamo fare niente ma la voglia di stuzzicarci &egrave tanta e l’occasione non va sprecata.
Lei si volta ed io la sto guardando. Sorride, gira la sedia verso di me e sussurra “Non ho messo le mutandine” divaricando leggermente le gambe.
Le rispondo che non ci credo e che voglio verificare e lei, con molta naturalezza, solleva la gonna fin sopra le cosce mostrandomi le calze autoreggenti e il suo folto cespuglio intimo.
A quella visione il mio cazzo s’indurisce di colpo, mi alzo e mi avvicino alla sua scrivania.
“Tu sei pazzo – mormora – potrebbero scoprirci!”
“Non me ne frega, tanto quando escono si sente la porta…”
Mi abbasso, le accarezzo le gambe arrivando fino alla sua fica e annuso il suo profumo prima di estrarre la lingua e iniziare a leccarla per bene. Un’orecchio &egrave però sempre attento alla porta, al minimo rumore dobbiamo sistemarci in fretta e far finta di niente.
Lei chiude gli occhi e reclina la testa indietro lasciandosi fare quel che voglio. La lecco per bene infilando tutta la lingua tra le sue calde labbra già ben lubrificate. La sua mano scende a masturbarsi e quella visione mi manda in estasi. Vorrei strapparle tutti i vestiti e scoparmela sulla scrivania ma non si può, devo resistere.
Allora a lei viene una super idea. Mi dice “Vado in bagno…raggiungimi lì. Apri, entra e chiudi a chiave e al massimo poi esci dalla finestra.”
La finestra &egrave al piano terra quindi uscire non &egrave certo un problema. Accetto. Lei si ricompone e va in bagno. Lascio passare solo pochi secondi prima di entrare e la trovo appoggiata al lavandino con la gonna sollevata a mostrarmi il suo bel culo, un po’ abbondante ma piacevole.
Chiudo la porta a chiave, apro i pantaloni e tiro fuori il mio cazzo duro e pronto per scoparla.
“Abbiamo troppo poco tempo – mormora lei – dubito che riusciremo a venire ma ho troppa voglia del tuo cazzo!” e così dicendo si allarga con le mani le chiappe, mostrandomi fica e buco del culo come a volermi far scegliere dove entrare.
Scelgo la fica perch&egrave bisogna fare in fretta e inizio a scoparla con violenza, facendo sbattere le palle sulle sue labbra e facendola sbattere contro il lavandino. Con lo specchio davanti riesco a vedere la sua espressione da troia che si morde le labbra per trattenere le urla di piacere.
La tengo per i fianchi e continuo a scoparla in fretta e poi le infilo un dito in bocca che lei apprezza e succhia come fosse un altro cazzo.
“Vorresti avere un cazzo anche in bocca, vero?”
“Mmmm…si…”
Sentiamo un rumore e in fretta ci rivestiamo ed io scappo dalla finestra per rientrare poi dalla porta. Lei si sistema ed esce, tornando alla scrivania.
Poco dopo si apre la finestra di messenger ed &egrave lei che mi scrive “Il tuo cazzo mi fa impazzire”
Ci scriviamo un po’ di porcate visto che siamo ancora soli ed ogni tanto vedo che la sua mano scende tra le gambe e immagino che si stia toccando pensando a me e a quel che ci scriviamo.
Andiamo in pausa pranzo e nel pomeriggio mio padre non viene in ufficio perch&egrave ha un appuntamento da un cliente. Ci ritroviamo soli, ancora soli.
Nel messenger le scrivo che ho voglia di sbatterla sulla scrivania e scoparla sulla tastiera del suo computer. Mi dice di tirare le tende e accomodarmi.
Detto, fatto. Tiro tutte le tende dell’ufficio e mi avvicino ancora alla sua scrivania. Lei si volta, apre la camicetta e sfila un seno.
“Ecco, questo &egrave il capezzolo di una donna che ha allattato…”
“mmm…e questa donna vuole allattare anche me?”
“Certo, &egrave qui per questo…”
Mi attacco con la bocca al suo seno ed inizio a succhiare, mordere, leccare quasi volessi davvero far uscire il latte. Con la mano strizzo l’altro seno fino quasi a farla gridare dal dolore ma io impazzisco per le tette e averne due così belle a portata di mano e di bocca mi fa andare fuori di testa.
“Però anch’io voglio il tuo latte” dice lei.
Mi stacco, la guardo e slaccio i pantaloni. “Prima voglio scoparti…e poi mi hai promesso il culo, ricordi?”
Annuisce, si alza e solleva la gonna. “Eccotelo…prendilo e scopatelo!”
Prima bagno un po’ il cazzo nella sua fica, già eccitata e poi, prendendo spunto dai film porno, sputo sul suo buchetto e spargo la saliva con la cappella, tutto intorno, in modo da lubrificarlo per bene e quindi, piano piano, affondo il mio cazzo nel suo buchetto stretto.
Sento la strada aprirsi piano piano nell’infilare il mio uccello nel suo culo e riesco ad arrivare fino in fondo, lentamente esco per poi rientrare per aprirmi per bene il percorso fino a che il mio cazzo &egrave libero di entrare e uscire facilmente.
Quando finalmente riesco a scoparla per bene nel culo sento la macchina di mio padre arrivare in cortile. Cazzo!
Esco, mi sistemo come posso e corro in bagno, finendo la mia eccitazione in una sega.
Tutto rovinato? No, solo rimandato.

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