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Racconti Erotici Etero

Distrazione giapponese

By 25 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019One Comment

Mi ha invitato a cena al ristorante giapponese con un suo collega e la moglie. Uno con cui sta facendo una specie di accordo.
Pensai che le cene di lavoro mi annoiano e mi annoio ancor di più quando non conosco le persone.
‘Ok’ risposi. Ma non ero troppo convinta. Eravamo però un po’ in freddo in quei giorni, sarebbe stata una buona occasione per sotterrare l’ascia di guerra.
Mi preparai di tutto punto, vestito nero, tacchi, per una volta autoreggenti e, sorpresa delle sorprese’. niente slip!!!
Mi rinfacciava spesso che non prendo mai l’iniziativa.
Ora ero davanti allo specchio. Non avevo mai fatto una cosa simile, ma volevo veramente stenderlo. Mi uscii un ‘Ti faccio vedere io”
Ero splendida, anche alla più spietata delle autocritiche. Capelli e trucco perfetto, pochi gioielli scelti con cura. Iniziai a ridere, immaginando la sua faccia, perché lui quella sera avrebbe avuto decisamente qualche sorpresa da me.
Arrivati al ristorante, dopo le presentazioni di rito, ordinammo e inevitabilmente si iniziò a parlare di lavoro.
La conversazione era come previsto alquanto noiosa. Non trovai un aiuto nemmeno nella moglie del collega, più morta che viva. Unica consolazione un vino un po’ dolce, che come sempre appena assaggiai, ma che mi aveva dato leggermente alla testa.
‘Mi dai la mano per piacere? Ho freddo’ dissi all’improvviso.
Non gli sembrò strano. Io ho freddo anche ad agosto.
Mi diede la sua mano, calda come al solito, e dopo averla un po’ stretta tra le mie, la poggiai sulla mia coscia avvolta dal nylon. Cominciai ad accarezzargliela, per poi guidarla tra le pieghe del mio vestito. Si stupì forse che avevo le autoreggenti quando trovò la pelle nuda e fresca. Indugiò per un po’ così mentre io mi dedicavo al mio sushi, finché con estrema naturalezza non ripresi la sua mano guidandola stavolta più su tra le mie gambe.
Si fermò. Mi guardò. Io gli sorrisi candidamente. ‘Dicevi?’ e iniziai a ridere. Diventò tra il rosso e il viola, imbarazzato forse. Cercò di toglierla, cattivo, ma lo bloccai.
‘Continua’ gli dissi, tanto gli altri non avrebbero capito, ‘Continua’a parlare. è interessante’. Mi cominciò a carezzare prima leggero e poi con più forza, un massaggio, che solo lui sa fare.
Difficile che qualcuno potesse notare la scena, forse solo quelli del tavolo al nostro fianco, ma pazienza, avrebbero goduto del fuoco che si stava accendendo in segreto sotto il tavolo. Aprii il più possibile le cosce così che lui potesse raggiungermi meglio. Nel giro di pochi minuti diventai un lago, e arrivata al punto in cui non avrei più saputo trattenermi, ebbi una idea per avere il mio orgasmo.
‘ Tesoro scusa potresti accompagnarmi in bagno? Ho un po’ di nausea’.
‘Ti accompagno io?’ disse la moglie del collega.
‘No no vi prego, continuate – rispose prontamente lui”.
I bagni del ristorante sono molto belli, essenziali, puliti. Non c’era in realtà un’indicazione per donne o uomini. Entrammo in uno dei due e ci chiudemmo dentro, non c’era nessuno.
Lo sfidai con lo sguardo, mi infilai un dito dentro e glielo passai sulle labbra.
Senza proferire parola, quasi come fossimo stati due sconosciuti lì per la prima volta, lui mi mise con le mani al muro e mi fece piegare in avanti. Divaricai le gambe sporgendo il sedere. Mi alzò il vestito e si abbasso fino ad inginocchiarsi a terra dietro di me.
Sentii la sua lingua che si faceva strada tra le mie natiche, lambì il sesso per poi soffermarsi più su. Sa quanto mi piace essere leccata il buchino. Cominciò con dolcezza poi aumentò la pressione iniziando a penetrarmi. Il mio sfintere avvolgeva la sua lingua. Il mio gioco preferito’ cominciai anche a toccarmi, andavo con i suoi ritmi, lentamente e poi sempre più veloce. Sembrava che il mio sangue non affluisse più al cervello. Vedevo nello specchio la mia immagine in estasi. Stavo per arrivare, senza volerlo allungai una mano e schiacciai la sua testa nel mio culo mentre godevo, mordendomi le labbra per non urlare. Lasciai che le contrazioni terminassero.
Mi girai e vidi la sua espressione sconvolta e attonita.
‘Eh devi saper aspettare, alzati e pensiamo ai tuoi ospiti’
Nemmeno un bacio, il mio trucco era intatto.
Tornammo al tavolo
‘Ehi, ci stavamo preoccupando. Come ti senti?’
‘Insomma’
‘Si vede, hai il viso congestionato’
Mi appoggiai a lui che mi baciò castamente sulla tempia.
Proseguimmo, ma avvertii il suo patimento. Mi divertiva un mondo immaginarlo mentre si sforzava a parlare di lavoro mentre era tormentato da un erezione insopprimibile. I pochi sguardi che mi rivolse erano omicidi. Io invece ero rilassata e tranquillissima, mi ci stavo divertendo.
Dopo aver pagato il conto ci ritrovammo soli in auto. Guidava come un automa, nemmeno mi rivolgeva la parola.
Decisi di provocarlo ancora togliendomi le scarpe e poggiando i piedi sul cruscotto. Anche i miei piedi, sempre curatissimi, gli piacciono. A volte, mentre facciamo l’amore, quando voglio che mi venga subito dentro, gli poggio i piedi sulla faccia, glieli faccio baciare, mi faccio leccare le dita, non resiste e mi inonda. Faceva finta di niente, ma sapevo che il vulcano stava per esplodere. Segretamente me la godevo da pazzi.
Entrammo in casa senza nemmeno accendere la luce, cercò subito di abbracciarmi, ma gli sfuggii.
Mi insegui nella penombra della casa, fino in camera da letto. Mi ero nascosta dietro la porta. Sembrava un folle. Gli saltai quasi addosso e lo spinsi sul letto. Si cominciò freneticamente a spogliare.
Io invece non mi tolsi nemmeno le scarpe e gli fui subito sopra.
Coprii la sua bocca con la mia fica bagnatissima
‘Volevi questa? Questa stavi cercando? Leccami, lecca la tua donna’
Adoro quando mi lecca. Ha una tecnica tutta sua, ci prova piacere, credo che potrebbe anche avere un orgasmo se mi leccasse abbastanza a lungo.
Mi gusta come un piatto prelibato, si ciba della mia carne, beve i miei umori, dilata le narici come un animale per riempirsi del mio profumo, a volte si spande il mio miele con le dita su tutto il volto.
Cambia ritmo, pressione, indugia sul clitoride con quella lingua indemoniata, percorre le labbra con sapienza, esplora ogni piega, entra dentro di me con la lingua, nella vagina, nell’ano, mi fa impazzire.
Come sempre sentii crescere il piacere e avvicinarsi il momento dell’orgasmo. La sua testa era coperta dalla mia gonna, inevitabilmente portai una mano al seno e gli venni in bocca crollando sul letto senza controllo.
Mi fu subito sopra e mi schiacciò a pancia sotto, mi spinse con una mano il volto sopra un cuscino. Non ha più il fisico di un atleta ma ha mantenuto una forza fisica inimmaginabile. Lo sentii entrare potente dentro di me. Come un pazzo. Ed io ero così bagnata da creare dei rumori osceni. Tirò fuori il membro lucido di me e lo puntò più su. Mi schiacciava con una mano contro il letto e con l’altra si indirizzava nel mio ano.
Entrò lentamente ma inesorabilmente. Avvertivo la tensione. Ora era completamente dentro.
Sentirlo dentro mi piace da morire. Una sensazione profonda. Che parte dai lombi e mi arriva alla testa. Lo sento duro e forte nel ventre, lo stringo con i miei muscoli, sento il suo contatto con le mie pareti più intime e delicate. Lo avvolgo, lo trattengo in me e so che questo è il suo piacere, adoro poi quando mi schizza dentro la sua essenza calda e vitale, nell’utero, in bocca o nell’intestino. Mi sento completamente sua e lo sento assolutamente mio.
Più mi allargavo per accoglierlo in profondità e più aumentava il ritmo. Mi stava letteralmente sbattendo come una cagna, lo avvertivo chiaramente dentro di me. Era rimasto troppo compresso e stava per esplodere.
Mi riempii del suo seme urlando e martellandomi con violenza.
Poi lo sentii rilassarsi su di me e in pochi minuti si trasformò. Mi abbracciò con tenerezza sdraiandosi accanto a me e avvolgendomi con il piumone, mentre mi carezzava i capelli con dolcezza.
Mi coprii letteralmente di baci leggerissimi lasciandomi finalmente scivolare in un sonno soddisfatto e sorridente’

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