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Racconti Erotici Etero

Diva

By 22 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardò fuori dalla grata che delimitava la finestra. Contò i giorni erano ormai almeno due mesi che non la sentiva. Cliccò sull’icona di messenger e inserì le sue credenziali. Nessun messaggio in arrivo. Ma poi che si aspettava? Una ragazza conosciuta, anzi non conosciuta perché mai si erano visti, pochi messaggi in una video chat erotica e lui la attendeva come se fossero grandi amici.
Si diede dello stupido, spense il computer e si dedicò alla cucina, in fondo anche lo stomaco aveva le sue esigenze.
Un’ossessione, ecco quello che stava diventando. Non poteva pensare ad altro, sul lavoro attendeva di poter accedere alla sua posta elettronica costantemente vuota, tornato a casa teneva sempre aperto il suo browser in modo che, se fosse arrivata un’email sarebbe stato avvisato. Era troppo. Si diede tempo dieci giorni poi sarebbe passato alle misure drastiche, avrebbe cancellato l’account che aveva creato tre mesi prima apposta per lei.
Ma decise di tentare un’ultima carta. Lei non aveva mai risposto ai suoi messaggi, ma conosceva il debole della ragazza per la poesia. Una rapida ricerca su Google gli fece trovare un testo adatto allo scopo.Con piccoli ma sapienti cambiamenti la poesia si adattò alla loro situazione. Spedì il messaggio alle 21:20. Tre minuti dopo ebbe finalmente risposta:

Da: Alessia A: Federico67@hotmail.it
Ciao, ho letto la tua poesia, bravo.
Ora ho ancora dei problemi ma attendi fiducioso e ti risponderò.

La poesia era quello che la aveva fatta emergere nei suoi pensieri rispetto alle altre ragazze sul sito.
Lei voleva diventare poetessa, e, per questo vendeva l’immagine del proprio corpo via Webcam a chi poteva permetterselo. In quella video chat lei stonava, troppo seria, troppo poco intraprendente, se ne era resa conto lei stessa che, dopo poco più di un mese aveva cancellato il suo account, riuscendo solo a lasciare il suo contatto a pochi intimi tra cui lui.

Il tempo, se possibile, dopo quel messaggio trascorse ancora più lento. Ma lui non poteva più contattarla, sarebbe dovuta essere lei a farsi avanti.

L’icona nella barra di avvio lampeggiò di un rosso brillante. Niente email, una videochiamata. Alessia. Fu preso alla sprovvista, si rese conto di avere la webcam penzolante di fianco alla scrivania e le cuffie con microfono rotte a livello dell’archetto e tenute insieme da uno scotch totalmente inadatto allo scopo che si sarebbe staccato dopo un minuto di utilizzo. Maledisse la sua abitudine di tenersi le cose finche non cadevano letteralmente a pezzi. Avrebbe rischiato, non poteva fare altro.

Indossò non senza problemi le cuffie e accettò la videochiamata. Dei lineamenti sconosciuti gli apparvero sul monitor. Si rese conto che Alessia, o Diva come si faceva chiamare, non senza una punta di esagerazione, sulla chat non aveva mai mostrato il viso .
Se lo aspettava, lo sapeva anche senza averla mai vista. Era bellissima. Occhi neri penetranti, capelli mossi color del bosco d’autunno e labbra disegnate a tutto tondo, messe in evidenza da un rossetto che, con una scelta decisamente di buon gusto, ricordava l’ambrato della sua pelle.
-Federico?- cominciò lei ‘ciao, finalmente ci conosciam’-. Doveva succedere. Lo scotch cedette e lui rimase con uno solo dei padiglioni della cuffia mentre l’altro, che comprendeva pure il microfono, si mise a penzolare attaccato al filo che doveva portare il segnale acustico. Si sentì un idiota. Raccolse velocemente quel pezzo di elettronica dondolante e, con fare fintamente indifferente si mise a rimontare gli auricolari. Terminato il lavoro aveva il morale a terra. Alzò gli occhi al monitor e si stupì di vederla ancora lì.
Cercando di ostentare sicurezza prese la parola: -Ciao, Diva. Ehm :Alessia, sei molto bella-. La fiera della banalità unita a una gaffe degna del miglior Mike Bongiorno. Lei era estremamente comprensiva. ‘Che piacere vederti in viso-continuò lei. Si osservò nel riquadro piccolo e vide che la parte alta dei suoi capelli e un orecchio non facevano parte dell’inquadratura. Aggiustò la webcam. ‘Come ti vanno le cose, Alessia?- -Male, abbastanza male, faccio fatica a sbarcare il lunario, sai che mi ero iscritta a quel sito di Live Webcam per guadagnare qualcosa, ma non ce l’ho fatta- Non hai un lavoro?- -Non più, facevo le promozioni, sai nei supermercati, ma non è periodo e di ragazze carine ce ne sono tante, e poi ho il mio hobby della scrittura ma, per ora è solo un hobby.-
Un idea passo fulminea nella mente di Federico, lui la catturò, ma appena le labbra si mossero per parlare se ne pentì. Ma ormai era troppo tardi. ‘Senti, ho un amico fraterno a Roma, si chiama Andrea, ha un’azienda e so che sta cercando un’impiegata, forse..-.Non riuscì a terminare la frase. ‘Davvero? Sarebbe magnifico, sai ho assoluto bisogno di un lavoro e, se non si conosce nessuno..-.La frittata era fatta.

Il casello di Roma dell’autostrada gli fece pentire di non avere il Telepass. Dieci minuti in coda, Alessia gli aveva già telefonato cinque volte. Lungo tutto il viaggio si era promesso, anzi si era giurato che non avrebbe assolutamente approfittato dell’occasione per fare qualche approccio con Alessia, non voleva essere ‘ripagato’ di un favore con un altro tanto più che la ragazza aveva insistiti perché lui dormisse a casa sua. Cambiò idea, molto velocemente, quando lei gli abbassò i pantaloni e glielo prese in bocca. Scoprì che le labbra di Alessia erano ancora più morbde di quanto apparissero in cam, che la sua lingua guizzante era capace di movimenti che sembravano fatti apposta per tirare fuori l’anima dal corpo di un uomo. ‘No-, si disse, -non posso fare una figuraccia-. Si concentrò, tese i muscoli allo spasimo, cercò di ricordare episodi sgradevoli ma fu tutto inutile. Dopo pochi minuti la bocca di Alessia fu invasa da una cascata di spermatozoi che probabilmente si sarebbero aspettati di trovarsi in un altro ambiente. Nonostante il poco incoraggiante prologo Federico si riprese subito, o almeno dopo cena, e di comune accordo decisero che un altro gioco di lingua sarebbe stato troppo pericoloso per entrambi. Quando furono completamente nudi si rese conto che il suo fisico, con pancetta prominente e ‘attrezzo’ di dimensioni quantomeno discutibili, stonava vicino alla bellezza statuaria di Alessia. Al grido di ‘me ne frego’ di littoria memoria la penetrò. Lei era morbida e calda, sensazioni che gli erano mancate per un bel po’ sostituite dalla sua mano destra ruvida e callosa. Con un guizzo di orgoglio la sentì bagnata, anche lei partecipava all’amplesso con impegno. Con immenso stupore sentì l’orgasmo scuoterla. Con una punta di soddisfazione la vide piegarsi poco prima dell’orgasmo di Federico per ricevere nuoamente in bocca il frutto del suo piacere.
La notte porta consiglio. Il consiglio che portò a Federico era che tre orgasmi sono meglio di due e quindi la sveglio alle tre del mattino. Lei si limitò a una sega, ma come erano morbide le mani di Alessia rispetto alle sue.

La mattina seguente imparò parecchie cose:

Primo: Mai fidarsi di chi si chiama Andrea. Il suo amico, ben lungi dall’essere un caporeparto in una multinazionale come aveva millantato di essere, lavorava come custode della biblioteca statale.

Secondo: Le ragazze che si sentono prese in giro reagiscono violentemente.Alessia infatti gli tirò un calcione in quelle parti che aveva provvisto la sera prima di svuotare con tanta cura. Non la ide ne la sentì mai più.

Terzo: Ma questo era a suo favore. Quando gli spermatozoi si limitano ad agitarsi in zone che non comprendono ovuli, non si ha l’angoscia di averla messa incinta.

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