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Racconti Erotici Etero

Dolcemente viaggiare

By 3 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Spesso, il fato opera in modi misteriosi. Di certo, Mauro non si sarebbe mai aspettato che un viaggio iniziato in maniera negativa potesse riservargli sorprese a dir poco piacevoli.
Il primo impatto non fu dei migliori. Salire in corriera e notare che, come sempre, non veniva fatta rispettare la numerazione dei posti prenotati, gli creò un certo disappunto. Soffriva sin da bambino di un mal d’auto che solo rare volte aveva evitato di assalirlo durante gli spostamenti. Quando non poteva fare a meno di salire su un autobus prenotava sempre i posti davanti, per limitare il più possibile i danni, in quanto, potendo vedere la strada, i sintomi si presentavano in maniera decisamente meno intensa.
Come sempre, però, per rivendicare il suo diritto ad occupare il posto numero sette avrebbe dovuto iniziare una querelle infinita con chi era seduto su quella poltrona. Disguido che, senz’altro, si sarebbe concluso col solito ‘ma i posti sono casuali, non facciamo rispettare la prenotazione’, da parte del solito autista svogliato alla guida del mezzo. Mauro non aveva voglia di perder tempo in discussioni inutili, non quel giorno.
Pertanto, lasciò perdere le polemiche e si guardò intorno alla ricerca di un posto vacante. Lo trovò nelle ultime file, le uniche due poltrone libere del bus. ‘Almeno potrò poggiare il giubbotto senza tenerlo in braccio’, pensò.
Nel sedersi notò il sedile davanti lievemente reclinato, il che gli causò non poche difficoltà nel passare alla poltrona con più spazio, quella vicina lato finestrino. Mentre si accomodava, vide spuntare il volto di una ragazza dal varco tra i sedili. Mauro valutò che quella brunetta così graziosa potesse avere non più di venticinque anni, almeno cinque o sei meno di lui. Aveva dei lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo e i dolci lineamenti del viso erano perfettamente visibili. Gli zigomi alti e i grandi occhi scuri le conferivano uno sguardo accattivante. Le labbra, rosee e morbide, erano schiuse in un lieve sorriso, che lasciava intuire degli incisivi un po’ pronunciati e bianchissimi. La forma affinata del volto faceva pensare ad una corporatura esile, in linea col senso di delicatezza che quella ragazza emanava.
La sconosciuta sorrise appena a Mauro, che la guardò affascinato e gli sussurrò: ‘Scusami per il sedile, ma il bambino si è addormentato’. Solo allora, sporgendosi appena in avanti, il ragazzo notò la piccola creatura raggomitolata sulla poltroncina reclinata. Un bambino di circa quattro anni, di cui erano visibili solo i folti capelli neri a spazzola e le guance tornite. Di rimando, Mauro sorrise alla sconosciuta. ‘Non ti preoccupare, non mi dà fastidio’, le rispose.
I minuti successivi trascorsero senza alcuno scambio di battute tra i due, con Mauro assorto nell’ascoltare la musica diffusa dagli altoparlanti disseminati nella vettura. Di tanto in tanto, la mammina si protendeva verso il figlio, per accertarsi delle sue condizioni. Nel farlo, spesso, si voltava in direzione del suo compagno di viaggio, lanciandogli brevi occhiate ammiccanti. A volte, incrociando lo sguardo di Mauro, che, nell’avvertire movimenti provenire dalla sua direzione, guardava davanti a sé per intravedere nuovamente la bella sconosciuta.
Trascorso il primo quarto delle quasi due ore di tragitto che avrebbe portato Mauro alla sua meta, la sconosciuta si accasciò sul sedile, posando la mano sinistra oltre lo schienale. Il ragazzo non poté non notare quel piccolo arto proteso verso di lui. Si soffermò ad osservare le affusolate dita rosate, le unghia corte ma perfettamente curate e prive di smalto, il dorso che appariva morbido, schiacciato contro il tessuto del sedile. Avvertì crescere dentro di sé il desiderio di accarezzare quella manina per saggiare la consistenza della pelle della ragazza ma, naturalmente, si trattenne dal farlo, pur non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Solo pochi istanti dopo, però, vinto dall’impulso, decise di dar vita ad una piccola messinscena. Fingendo di sistemarsi meglio sul sedile, posò una mano sullo schienale per far perno su di esso. Nel farlo, sfiorò appena le dita della mano della mammina col palmo della sua. Ebbe un brivido nel percepire quello sfioramento. La ragazza, invece, parve non avere alcuna reazione.
Quello fu, per Mauro, un invito troppo ghiotto a non ritrarre la propria mano. Per qualche istante restò immobile. Poi, delicatamente, portò il suo palmo sulle dita della sconosciuta. Il ragazzo era ben conscio che lei non poteva non essersi accorta di quel contatto prolungato. Eppure non si muoveva. Il cuore di Mauro, invece, batteva a mille. Il suo tocco si fece sempre più audace. Sfiorò le dita della ragazza con le sue, rendendosi conto che la sua pelle era morbida, proprio come l’aveva immaginata. Poi le carezzò il dorso. Un senso di trionfo lo colse quando la sconosciuta mosse appena le dita, come a volerle intrecciare con le sue mentre la sfiorava.
Arrivarono quasi a tenersi per mano, quando la sconosciuta poggiò la testa contro il finestrino dopo aver slegato la coda. Per Mauro fu l’ennesima occasione di coccolare quella ragazza così tenera eppure sensuale. Con la mano libera prese ad accarezzarle i capelli, dapprima delicatamente, poi facendo scomparire le sue dita nella folta chioma della mammina. Lei gli teneva la mano sinistra, mentre la destra le regalava un gentile massaggio al capo, facendola sussultare per il piacevole solletico quando le dita di Mauro le sfioravano la nuca.
Il ragazzo, dal canto suo, era rapito dalla moretta che gli sedeva davanti. Quella piccola mano morbida e calda avvinta alla sua e quei capelli setosi e splendenti che ospitavano le sue dita gli donavano assieme pace ed eccitazione. Al senso di tenerezza che albergava nel suo cuore, il suo intimo reclamava attenzioni di tipo ben diverso e decisamente meno casto.
Non ci volle molto prima che la mano destra di Mauro passasse dai capelli della ragazza sino a sfiorarle il volto. Dalla pelle del collo a quella delle guance, dal mento sino ad un angolo della bocca. E anche la ragazza non si fece pregare per baciare le dita del suo compagno di viaggio, quando queste presero a disegnarle il contorno delle labbra. Mauro avvertì distintamente il respiro della moretta ben più accelerato del normale. Percepì chiaramente la sua eccitazione, e la cosa lo inorgoglì, oltre a stimolarlo nel cercare contatti più audaci di quelli ottenuti sino ad allora.
Il ragazzo continuò ad esplorare il corpo della bella mammina. Dalle labbra, si spostò ancora sul mento, per poi ridiscendere lungo il collo. Tanto era piccola e delicata quella ragazza, che quasi gli sembrava di accarezzare una bambola. Giunto alla clavicola, avvertì il tessuto della camicetta sotto i polpastrelli. Ne seguì le linee, notando come avesse, quale decorazione, dei sottili ricami verticali in rilievo. Ben presto, si accorse del lieve rigonfiamento sotto la sua mano. Quando si rese conto di essere arrivato al seno, sussultò. Dapprima ne sfiorò i contorni con la punta delle dita, poi scivolò appena verso la destra del sedile, per poter allungare di più il braccio ed avere una presa migliore, riuscendo, in tal modo, a portare l’intero palmo della sua mano attorno alla mammella destra della ragazza. Era piccola, probabilmente una seconda piena. La conteneva interamente nella mano. La strinse appena, godendo dell’eccitazione della sconosciuta, resa palese dal ritmo al quale il suo petto si gonfiava per catturare ossigeno, e dal suo capezzolo, che avvertiva turgido premergli proprio al centro del palmo della mano. Non mancò di stringerlo appena tra le dita, fino a che non si rese conto di uno spasmo che scosse il corpo della sconosciuta.
Anche l’eccitazione di Mauro era alle stelle. Il suo pene, ingrossato, premeva contro il tessuto dei pantaloni. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo liberare e dargli un po’ di sollievo. Purtroppo, però, non era possibile. Le manovre condotte sino ad allora erano ben celate dai sedili, dalle tendine dei finestrini e dalla penombra nella quale era immerso il bus, ma gesti più eclatanti avrebbero, senz’altro, catturato l’attenzione dei numerosi viaggiatori.
Dopo aver ancora una volta stimolato il capezzolo della mammina, ormai duro come un chiodo, afferrò nuovamente a piene mani la sua mammella, appena in tempo per sentirla sobbalzare a causa di una profonda buca sull’asfalto.
Un istante dopo, la ragazza sfilò la mano da quella di Mauro, scuotendo appena il suo bimbo e sussurrandogli con voce spezzata, ‘Tesoro, svegliati, alla prossima fermata dobbiamo scendere’. Nel dire questo, si voltò appena verso Mauro, guardandolo con aria quasi affranta.
Il ragazzo era deluso non meno di lei. Avrebbe continuato per ore ad esplorare il corpo di quella splendida giovane donna che gli sedeva davanti.
A malincuore, allentò la presa sul suo seno. Pochi secondi dopo, notò la ragazza contorcersi appena sul sedile e, prima che potesse rendersi conto di quanto stava accadendo, vide la sua manina sporgersi dal varco tra il finestrino e la poltrona. Seppur baciate da una luce fioca, notò chiaramente le dita lucide, umide. Il malizioso sorriso della ragazza, che lo guardava con la coda dell’occhio, fugò i suoi dubbi circa quale sostanza ricoprisse la mano della sconosciuta. Lui le sorrise a sua volta. Con circospezione, fece scivolare la mano destra all’interno dei pantaloni e, sfiorandosi il glande, inumidì le sue dita col liquido pre-seminale che ne era fuoriuscito in reazione a quell’incredibile sequenza di eventi. Dopodiché, avvicinò la sua mano a quella della sconosciuta, e i due rimasero così, mano nella mano, a scambiarsi i frutti della loro eccitazione, finché il bus non si fermò e la ragazza non fu costretta ad alzarsi.
Scendendo, sorrise ancora a Mauro, mentre lui la salutò accennando un gesto della mano. Poi, restarono per qualche secondo a fissarsi attraverso la vetrata, finché la corriera non ripartì, mettendo fine al loro tratto di strada e di vita percorso insieme.

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