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Racconti Erotici Etero

Eccitazione

By 11 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccitazione

Cercavo di focalizzare l’immagine dell’ultima volta che avevamo fatto all’amore.
Forse era più giusto dire ‘sesso.’
In realtà i nostri incontri erano scontri di corpi all’ennesima potenza.
Era incredibile come quella donna riuscisse a eccitarmi, a creare una tensione erotica così elevata.
Ogni volta una sorpresa, mai niente di scontato, monotono.
– Stasera mi vestirò come babbo natale.
Bastava una frase qualsiasi che fosse detta con quella sua ambiguità sensuale che subito mi scatenavo mentalmente a pensare cosa volesse dire, dove volesse portarmi e, soprattutto, come si sarebbe vestita.
Ed ecco che la mia fantasia mi portava ad immaginare cosa avrebbe messo addosso per stuzzicare il nostro rapporto.
Autoreggenti rosse, slip rossi, probabilmente perizoma, sapeva quanto mi piacesse sul suo sedere: vestaglia rossa, magari scarpe con tacco, rosse, oppure reggicalze sempre di colore rosso.
Mi faceva impazzire quella frase, come tutte le sue frasi.
Un eccitamento mentale e carnale mi accompagnava sino alla sera e, tutte le volte nel letto, scaricavamo il nostro desiderio di possederci.
Avevo indovinato, la frase era riferita al suo vestiario, così, quando arrivando con un cappotto lungo, era entrata nella stanza e guardandomi con quei suoi occhi carichi di libidine, lo aveva lasciato cadere sinuosamente per terra, quello che vi era sotto era stata una visione a dir poco esplosivo.
Si era messa un reggicalze nero con bordi rossi, calze rosse con riga nera dietro, scarpe a spillo nere, con un fiocco rosso, un perizoma rosso striato nero, un reggiseno a balconcino con il seno libero e il suo viso era il concentrato della passione.
La soddisfazione che era apparsa sul suo viso nel momento in cui aveva percepito quanto fossi eccitato per quello che vedevo, era pari alla sua lussuria:
– Potresti sfilare con le più belle modelle e vinceresti facilmente lo stesso.
Erano le uniche parole che ero riuscito a dire mentre l’afferravo per le mani e la stringevo al mio corpo.
Un bacio violento, come il desiderio, lo scontro delle lingue in una battaglia di umori, anticipavo con la lingua il mio desiderio di starle dentro.
Le mani freneticamente stringevano i seni, i capezzoli duri, subivano gli attacchi delle dita.
Violenza e dolcezza.
Le parole avevano lasciato spazio ai gemiti, i piccoli gridolini ansimanti, erano il preludio alla nostra voglia sfrenata.
Sentivo le mani di Luisa che aprivano i calzoni e davano aria al mio cazzo teso.
Le mani strinsero subito le vene e cominciarono a giocare con il glande, poi, per tutta la base arrivando decise sulle palle.
Una masturbazione secca, feroce nei colpi, seguiva il ritmo delle mie dita sotto il perizoma, ben dentro la sua figa lubrificata.
Ci stavamo masturbando a vicenda, giocavamo con i nostri sessi, con i nostri indumenti.
Lo strappo del piccolo perizoma, seguito da un piccolo strillo di dolore, la vista della sua pelle arrossata dove l’indumento aveva forzato, il suo monte di venere, la sua mancanza di peli, poi niente altro.
Fermai la sua mano e senza altri preamboli le alzai le gambe portandole attorno ai miei fianchi.
Ci guardavo animalescamente negli occhi mentre sentivo il suo caldo miele..
Entrai facilmente.
Come sempre anche lei era arrivata già eccitatissima.
Cominciai a spingere il mio desiderio sino a sentire sbattere le palle contro il suo inguine e, continuai sino a quando non sentii che ero prossimo a venire.
– Sono vicino’
Le mani sul culo, mi ero fermato aspettando di sentire a che punto fosse lei.
– Io no
Mi fece uscire e prendendomi la mano mi portò sul letto, mi fece sdraiare e poi impudicamente mi venne sopra, porto la sua figa all’altezza della mia bocca e disse;
– Preparami.
Il tempo di vedere le sue labbra gonfie, la sua carne aperta che mostrava la guerra appena affrontata e poi fui sommerso dai suoi umori; cominciò a violentarmi la lingua e a scoparmi la bocca.
Era assatanata; le piaceva sentirsi padrona, gestire il suo corpo e sapeva che a me piaceva succhiarle l’anima.
Sarei morto tra le sue gambe, affogato tra i suoi umori.
Le mani sui glutei, vedevo le sue mani appoggiate alla parete, la sua figa si alzava e cadeva prepotentemente nella mia bocca e io impazzivo.
Sentivo sempre un’eccitazione fortissima, ma adesso la mia concentrazione si era spostata su di lei.
Volevo sentirla esplodere nella mia bocca, volevo sfinirla, sentirla tremare: sapevo che il premio sarebbe stato’libertà d’azione’senza limiti e, questo bastava a darmi le energie per continuare a prenderla oralmente.
Dopo il terzo orgasmo, cadde esausta sopra di me: sapevo che quello era il momento della resa fisica.
Si sentiva appagata e pronta a sottomettersi ai miei piaceri sessuali.
Sfilai da sotto il suo corpo e mi ritrovai a guardare le sue cosce oscenamente aperte e bagnate.
Un piacere per la mia vista, un desiderio violento per il cazzo.
Scesi sopra il suo corpo sudato e divenni tutt’uno.
Appoggiai le mie mani sulle sue spalle e facendomi forza la penetrai deciso.
Il suo caldo fiore non aspettava altro, spinse le natiche indietro per farmi entrare al massimo e strinse i muscoli vaginali per farsi sentire oltre il mio piacere..
Sentivo la sua tenera carne farmi strada, guardavo le sue natiche ballare sotto le mie spinte.
Lasciai le sue spalle e scesi a stringere le natiche.
Come ipnotizzato, seguivo la danza del suo corpo sotto i miei frenetici attacchi.
La sua voce gutturale, sensuale nel momento dell’amplesso, era di per se abbastanza per farmi venire.
Questa volta non dissi niente, non chiesi permessi.
Strinsi forte la sua pelle e come un mare in tempesta, liberai tutto il mio piacere nel suo corpo caldo.
Le mie grida di soddisfazione facevano eco con i suoi gemiti.
Spinsi sino all’infinito, mi persi in quel buco nero e ancora una volta mi trovai a toccare le stelle.
Dovevo ammettere con me stesso che quella donna era un demonio, riusciva a portarmi oltre ogni limite.
Accarezzavo la sua schiena sudata e mi fermai sul suo sedere.
Bello, palestrato, un invito per la sodomia.
Sapeva quanto amassi quel genere di rapporto: ne avevamo parlato mille volte e mille volte lei si era lasciata conquistare anche in quel modo.
Così scesi con la lingua di nuovo tra i suoi cimeli preziosi e cominciai a leccarla dolcemente.
Non diceva niente, ma il suo corpo parlava la lingua del sesso, i suoi movimenti erano frasi compiute.
Lubrificai bene il suo pertugio e poi tornai a cercare il mio piacere.
Le misi un cuscino nero sotto lo stomaco e, feci in modo che il suo sedere fosse leggermente rialzato, poi, appoggiai la mia cappella al suo stretto tunnel.
Lei guardava la scena attraverso uno specchio appoggiato su un mobile indefinito, vedevo il suo viso e aspettai che lei mi facesse capire che era pronta.
Uno sguardo ben conosciuto e iniziai a entrare in lei, il piacere di quelle strette pareti, era indescrivibile.
Spinsi il mio cazzo sino al contatto delle mie palle con le sue natiche e poi comincia a lasciarmi andare, chiusi gli occhi e ascoltai le sue grida.
– Dai bastardo’vienimi dentro come piace a te.
Ancora pochi colpi decisi e mi ritrovai completamente svuotato.
Sentivo il mio sperma cercare spazio e scivolare via.
Appagato, distrutto come sempre dai nostri incontri.
– Bisogna che ci vediamo più spesso.
– No amore, non sarebbe così intenso
– Si..hai ragione come sempre.
Il triste ritorno alla realtà coincideva come sempre con promesse furtive di nuovi incontri sempre più avventurosi, desideri inespressi, voglie latenti.
– Mi chiami tu?
– Cero amore, come sempre’appena posso ti chiamo.
Un bacio intenso, una carezza dolorosa come il distacco fisico e una porta chiusa.
Sorridevo in quel letto grande pensando a quanto fosse complicato avere un amante e nello stesso tempo a quanto fosse bello averla.
L’ultimo pensiero mi portò a pensare ai mormoni e alle loro tradizioni e sorridendo di gusto, mi guardai allo specchio,pensai;
‘Domani cambio religione e mi faccio mormone”

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