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Racconti Erotici Etero

Elisa: conoscenza del sesso

By 22 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Rientro a casa per pranzo e trovo Elisa sul letto che ancora indossa un vestitino aderente estivo che mette in risalto il suo bel seno. Mi chiede di andarle vicino e mi chiede come ho conosciuto sua madre. E’ chiara l’intenzione di sapere se la madre è stata scopata subito nel giorno della conoscenza.
Le racconto che una mattina sua madre si era fermata come al solito ad un distributore di carburante scendendo per servirsi da sola.
Quando è rientrata in auto ho notato sotto il tergicristallo un bigliettino ed è scesa a prenderlo per leggerlo. C’era scritto ‘Sei bellissima. Luca’ ed anche un numero di telefono. Lei lo ha letto quasi divertita sorridendo ed ha sollevato lo sguardo per vedere chi potesse essere il mittente incrociando il mio sorriso.
Ho risposto al suo sorriso e così mi son fatto coraggio e mi sono avvicinato alla mia macchina sporgendomi dal finestrino.
Quando il nostro rapporto era diventato stabile chiesi a Nicole, tua madre, di quei momenti.
Mi raccontò che lei vide il sorriso di un bell’uomo dai capelli brizzolati i cui denti candidi l’avevano stregata all’istante. Io ho allungato la mano presentandomi e scusandomi per non aver trovato prima il coraggio di farmi avanti.
Lei anziché respingere il mio gesto rispose con sorriso e mi ringrazio del complimento. Come vedi sono più alto di Lei e, non potendo farne a meno, da quella posizione mi godevo la visione delle sue tette e delle sue gambe lasciate abbondantemente scoperte dal vestitino risalito nel sedersi sul sedile dell’auto.
Mi disse che non si sentì infastidita ma eccitata tanto che affascinata da me scese dalla macchina per godersi lo spettacolo che vedi tu ora.
Io ne approfittai per baciarla sulla guancia raccontando delle piccole bugie per affascinarla ulteriormente. Lei mi disse che si trovava lì andando al lavoro. Era davvero simpatica e mi ha offerto un caffè, cosa che ho accettato non pensando ci fosse nulla di male. La presi alla sprovvista e l’ho invitata ad andare con me in macchina dicendo che il caffè di quel bar non era granché mentre ne conoscevo un altro buonissimo. Tua madre mi disse che non avrebbe dovuto accettare ma giuro non pensavo a nulla di male quando si fece guidare verso la mia auto che era un comodo SUV. Certo che vederla su quel sedile la si vedeva tanto piccola e più cercavo di nascondere le sue gambe, cercando di accavallarle o di metterle di lato, più si sentiva nuda al mio sguardo.
Preso il caffè e parlato del più e del meno fumando una sigaretta Lei mi ha chiesto di riaccompagnarla alla sua auto dicendomi che si era fatto tardi e doveva cucinare per suo marito che rientrava dal lavoro. Le chiesi di continuare a raccontarmi le sue storie ed il suo sguardo finisce sui miei pantaloni e non può fare a meno di notare che il mio cazzo preme contro il tessuto. Con un sorrisino malizioso mi accarezza da sopra i pantaloni aprendoli per far uscire il mio cazzo già duro continuando il racconto e masturbandomi lentamente.
Mentre stavamo tornando alla mia macchina con una scusa accosto e prendo una stradina dove mi fermo . lei senza darmi il tempo di reagire mi bacia infilandomi la lingua in bocca ed io immediatamente le palpai le tette che denudai per leccarle mordere i capezzoli e facendola vibrare. Per lei sono stati pochi secondi in cui non ha capito nulla mentre mi diceva quanto la facevo impazzire cercando di difendersi dicendo che non voleva perché era una donna sposata e che pensava al marito. Lei aveva paura ma era bagnatissima proprio e portò la mia mano per farmelo sentire. A me piaceva sentirla bagnata ed in calore allora accarezzandola mi ha detto che immaginava che mi piacesse che fosse bagnata come una troia rassicurandomi di non preoccuparmi per il marito che tanto non lo avrebbe mai saputo.
Dopo aver resistito per alcuni momenti l’eccitazione ho preso il sopravento e lei si è lasciata andare e, dicendomi le cose più oscene, si masturbò mettendo anche quasi tutta la mano dentro la figa.
Lei non si era accorta che mi fossi abbassato i pantaloni ma quando mi ha appoggiato le sue mani sulle mie gambe ha trovato il mio cazzo duro grande e grosso.
Nel SUV lo spazio è ampio e mi sistemai in ginocchio di fronte a lei che aumentò il ritmo della sega stringendomelo quasi a farmi male. A stento riesco a trattenermi dal venire.
“Sei arrabbiato amore?”
“No. Sei una troia!”
“Giuramelo e dimmi che mi ami”
“Si ti amo puttana! Dai continua!”
Quel cazzo l’ha ipnotizzata e non riusciva a smettere di segarmi; me lo mangiava con gli occhi.
Le chiesi se le piacesse il cazzo e se quello di suo marito era così.
Mi ha risposto che le piaceva molto e mi ha fatto i complimenti dicendomi che il quello di tuo padre era piccolissimo rispetto al mio. Poi senza che mi dicesse nulla si è chinata e ha cominciato a leccarmi la cappella baciandola sulla punta. In effetti era troppo grande da prendere in bocca, ma evidentemente a piaceva, ed allora lei ha messo la testa in giù per averlo tutto al punto che stava quasi soffocando e non riusciva a respirare ma, dopo aver finito, mi raccontò che era bellissimo sentirlo così duro nella sua bocca.
Elisa eccitatissima si toccava tra le gambe ed anche le tette senza mostrarle “Allora è scesa a leccarti le palle! Mmm! dovevi averle grosse come un vero toro! E non mi dire che ha continuato a farti il pompino più bello della tua vita?! Di sicuro mia madre era in grande calore e si doveva sentire davvero una puttana con il cazzo di uno sconosciuto (perché a quel tempo eri tale) in bocca in macchina dove qualcuno poteva vederla”
Per eccitare la ragazzina ancora di più e farla decidere a fare sesso ho proseguito “Ad un certo punto mi ha bloccato dicendomi che voleva essere scopata ma io non ho voluto assolutamente e ho continuato a spompinarmi, praticamente segandomi nella sua bocca con il culo all’aria e più lo faceva più mi eccitavo. Quando ha capito che stavo per venire voleva farmi uscire dalla sua bocca ma io le tenevo ferma la testa ed ho cominciato a sborrare in bocca. Ho goduto così tanto ed il mio cazzo era talmente grosso che non riusciva a tenerlo e così ha dovuta mandare giù la sborra altrimenti sarebbe soffocata. Solo dopo quando l’ho vista in difficoltà l’ho lasciata andare e sollevandosi ha potuto far colare  sborra dalle labbra. Non puoi immaginare quant’era! Mi ha imbrattato l’abito e lei il seno”
Elisa: “poi tu che hai fatto?”
“Ci siamo lasciati dandoci appuntamento telefonico”
Passati tra giorni Nicole mi ha chiesto di rivederci per andare a cena fuori ed in quella occasione mi ha confessato di non volersi più accoppiare con tuo padre “Non voglio più farlo senza di te ma in realtà non mi sono fatta scopare da quel bel tuo cazzone perché ti amo”
Per alcuni mesi ci siamo visti di nascosto ed alla fine mi disse di che il marito le aveva confessato di avere un’amante e quindi presa la palla la balzo confessò anche lei che ne aveva uno e quello ero io.
Ora però dovresti dirmi come hai iniziato tu a conoscere il sesso e con chi lo hai fatto le prime volte.
Elisa così mi racconta distesa sul letto toccandosi da sopra i vestiti avendo preferenza per la zona inguinale.
Per me la prima volta è stata con una ragazza che avevo conosciuto al mare. Non so quanto tempo era passato da quando l’avevo vista l’ultima volta, forse quattro mesi? Non so. Ah, si! Sì dovevano essere quattro mesi. Lei era Deborah. Una ragazza a cui al tempo Nicole non faceva altro che paragonarmi “Deborah ha ottimi voti e tu no”, “Deborah ha un’eccellente reputazione e tu no”, “Deborah è sempre solare, tu ascolti musica deprimente”, “Deborah non frequenta gente strana” ed io più mi voleva come Deborah, più mi discostavo da quel modello che lei avrebbe voluto.
La vita di mia madre non era ben disordinata ma da quando si erano lasciati con mio padre pensava di modellarmi ad un’idea che aveva in testa.
In quel periodo vedevo che faceva come le pareva ed a me dava l’idea che cercasse di trovare qualcuno che mi facesse da patrigno. Non ero più tanto piccola e già pensavo che presto me ne sarei andata di casa per fare l’estetista, oppure l’animatrice o qualsiasi cosa, anche la spogliarellista se necessario, tanto non avevo mai avuto troppo pudore.
Sì, mi godevo la vita, non avevo pregiudizi morali. Ero stata con molti ragazzi, tanto che ne avevo perso il conto ma nessuno mi aveva scopato perché non cercavo l’amore o sciocchezze simili. A me piaceva tanto spogliarmi lentamente dinanzi a loro, vederli dominati dal mio corpo che si spogliava lentamente. Rifugiamoci nei piaceri, era il mio motto. Sì, ero e sono una ragazza ‘monella’.
Quando mia madre mi propose un periodo dalla nonna e quando anche Deborah, mia cugina, sarebbe stata in villeggiatura, io che di solito mi annoiavo in campagna, accettai con entusiasmo. Volevo una persona con cui dialogare e uscire per vivere qualche storia lontana dal solito giro di città, ma soprattutto scandalizzare mia cugina. Volevo conoscerla, in poche parole.
Mi ritenevo più bella e meno sfigata. Avevo già da qualche anno forme sviluppate e lei ancora mi sembrava troppo infantile, cioè non avevano senso quei sorrisetti e quei paroloni che usava come se fosse da educanda; sembrava quasi una ragazza d’altri tempi, così aristocratica e distaccata. Sai che ti dico? Sembrava avere la puzza sotto il naso.
Come potevo avere invidia per la sua vita che sembrava perfetta? Non avrei mai scambiato la mia con la sua. Io la ritenevo una ragazza mediocre. Che fosse carina forse potrei essere d’accordo ma era imbranata nell’esprimersi. Era una vera insipida, insomma.
Quando venne a casa dei nonni vestiva in modo strano. Dopo tre settimane di mare si era abbronzata moltissimo e la sua abbronzatura era l’invidia di tutte.
Un giorno era vestita semplicemente, se non ricordo male con un pareo viola e una t-shirt bianca piuttosto attillata, non un filo di trucco e con i capelli raccolti sulla nuca che formavano uno chignon al ritorno dal mare. Era tanto abbronzata tanto che il biancore dei suoi denti quando mi sorrise quasi mi sorprese; sembrava che li avesse sbiancati e ne rimasi colpita. Era semplicemente incantevole. In poche settimane era diventata una donna stupenda. Fu allora che mi resi conto di quanto ero diversa da.
Fin da quando convivevamo sotto lo stesso tetto dei nonni provai a scandalizzarla mettere alla prova lla sua moralità tanto sbandierata.
Mio caro Rocco devi sapere che lei sognava il principe azzurro e ne discuteva con amiche rintronate quanto lei. Lo facevo apposta per scandalizzarla lo spogliarmi completamente davanti a lei mostrandomi nuda, toccandomi e raccontandole che andavo a letto con uomini che avrebbero venduto l’anima per far maialate con lei.
Quando usciva dal letto per andare in bagno, mi capitava di toccarmi coricandomi nel suo letto che era ancora caldo. Mi piaceva respirare l’odore che la sua folta chioma di capelli aveva disperso sul guanciale. Se usciva di casa ne approfittavo per inalare l’odore particolare delle sue mutandine mentre due mie dita tormentavano il clitoride. Arrivai ad essere perversa al punto che leccai lì dove poche ore prima il tessuto veniva a contatto col suo sesso. Ero pazza di lei ed voluto leccarla fino a farla venire decine di volte.
Quell’aria da santarellina innocente mi suscitava ormai solo desideri inconfessabili. Sospettavo non fosse così semplice sedurla come voleva sembrare ma l’avevo vista arrossire mentre mi sditalinavo davanti a lei.
Sognavo un 69 con lei, oppure fantasticavo immaginando i momenti in cui lei avrebbe accettato di fare qualcosa di eccitante con me.
Pur piegata e annullata dai piaceri, mi capitava di fissarne i lineamenti perfetti, soprattutto quegli occhi così luminosi e la bocca morbida dalla quale mi sarei fatta leccare per giornate intere.
Avevo avuto varie storie che io definivo saffiche ma poi non lo erano perché di sesso non c’era niente. Di sicuro è che con lei sarebbe stata la fine del mondo. Per questo non perdevo occasione per caricare l’atmosfera di erotismo soffuso.
Come tu ora ben sai non provavo, e non provo tutt’ora, nessun senso di vergogna perché mi ritengo un “animale” da letto, una donna nata per i piaceri da dare solo a chi voglio io.
Dalle mie amiche di scuola mi ero fatta comprare on line vari vibratori e, spesso, durante quei lunghi pomeriggi afosi e solitari (lei era la mare) mi capitava di sbattermeli dentro godendo fino all’inverosimile mentre mi contorcevo sul letto o per terra, in bagno, in stanza o in cantina. Mi guardavo allo specchio ed era goduria pura vedermi con la figa arrossata che inghiottiva quegli oggetti enormi che insidiavano anche l’altro buchetto e mi preparavano ad altri vibratori di carne che sognavo di prendere ovunque nella serata: in bocca, nel culo e dentro la fighetta. In quei paesi le voci corrono e sapevo di tanti ragazzi interessati ad avere le mie ‘grazie’. Ne parlavano perché stavo dando scandalo con i miei vestiti ed atteggiamenti.
Proprio il giorno successivo a quello in cui mi masturbai per la prima volta davanti a Deborah, avevo un appuntamento in casa di un ragazzo che mi avevano detto fosse ben dotato. Non vedevo l’ora di farmi sbattere e aprirmi ovunque. I miei pensieri erano da troietta in calore.
La sera prima, come sempre, avevo visto Deborah addormentata: quanto era bella! A tratti ero presa dalla voglia di alzarmi per andarle vicino a sfiorarle le labbra con le mie mettendola così davanti al fatto compiuto. A fatica mi trattenevo perché non sapevo come avrebbe reagito e temevo che se avessi compiuto qualche azzardo si sarebbe messa ad urlare svegliando i nonni con la conseguenza di essere rimandata a casa da mamma.
Avevo anche cercato nelle sue valigie: nessun vibratore o dildo, nessun anticoncezionale. Ero quasi convinta dicesse la verità quando aveva affermato di essere vergine. Ormai anche questa sua purezza, fittizia o meno, mi eccitava. I ragazzi mi piacevano ma in realtà desideravo lei e non potevo averla.
Quando tornavo a casa della nonna, dopo un po’di conversazione sul più e sul meno iniziavo a pensare a Deborah, ai suoi sguardi, alla sua bocca, al suo corpo, ai suoi capelli che immaginavo sfiorarmi l’interno cosce mentre m’iniziava a toccare e leccare. Immaginavo si avvicinasse progressivamente alla mia fighetta iniziando dal monte di Venere e poi giù. Mi toccavo ed aumentavo il ritmo fingendo fosse lei con la testa lì sotto, la chiamavo tra i sospiri, mentre mi trovavo nella cantina senza nulla sotto la vita tranne un vibratore che riempiva la fica deformandola. Alcune volte anche un altro dietro nel culo in una doppia penetrazione. Chiunque avrebbe potuto scoprirmi perché non mi chiudevo mai a chiave e questo contribuiva ad eccitarmi all’inverosimile abbreviando la durata pre-orgasmica.
Una sera mi misi in tiro; rossetto molto intenso e carico, tanta matita, rimmel blu, tacchi 12, minigonna nera, top anch’esso nero che non negava la vista delle mie curve. Più che di scollatura si può parlare di seno messo in bella mostra con l’eccezione della parte superiore e dei capezzoli. Insomma ero ben poco vestita e per finire in bellezza mi tolsi il perizoma nascondendolo nella borsetta un dildo e due vibratori e ….. non solo.
Ero eccitata da morire e se non avessi dovuto uscire mi sarei toccata più d’una volta. Mi guardai allo specchio soddisfatta; non possedevo la bellezza di Deborah, ma posso dirti che ero molto molto seducente e provocante. Mi si poteva leggere in faccia la voglia di godere ma non potevo fare nulla perché c’era Deborah che girava per casa ed anche perché quella sera aveva invitato tre amiche e un loro amico.
Io con la voglia che avevo e che covavo dentro la guardavo di sottecchi quando c’incrociavamo. Lei sembrava imbarazzata e quasi mi evitava, io invece la fissavo per metterla in imbarazzo.
In realtà ad osservarla così bella ed avvenente mi trovavo in difficoltà emotiva. La spogliavo con gli occhi senza che si accorgesse, almeno speravo. M’infastidì solo quando consigliò di mettermi una mini meno corta e dei tacchi meno alti “Io non ti do dei consigli quindi fatti gli affari tuoi!” le risposi bruscamente da stronzetta. Poi mi pentii … ehh! se solo le avessi dato ascolto.
Uscii prima di cena, appena arrivata a casa di un mio amico di nome Daniele, mi fece accomodare nella sua stanza assicurandomi i suoi sarebbero usciti presto e tornati solo dopo mezzanotte, cose che fortunatamente avvenne.
Cenammo, se si può definire cena un po’di bruschette e qualche trancio di pizza con birra. Poi andammo nella sua camera a bere alcolici tra una sigaretta e l’altra. L’atmosfera si stava scaldando.
Eravamo stesi sul letto facendo petting e sotto i suoi jeans potevo sentire un cazzo molto grosso in erezione. Ora mi sentivo veramente bene a mio agio nel mondo del sesso.
“Continua così” sussurrai dimenandomi tutta “Non fermarti mai.”
Ti lascio immaginare in che condizioni ero. Lui non fece molti complimenti: appena si accorse che non indossavo intimo mi tolse la mini e mi fece mettere a novanta. Dopo qualche decina di spinte che mi mandarono in visibilio, mi parò il suo cazzo in viso, passandolo sulle guance e chiedendomi di fargli un pompino.
Era davvero grosso, forse un po’meno lungo di quanto pensassi ma sicuramente notevole; penso fosse di almeno 19-20 cm. Non avevo molta esperienza e mi meravigliai nel vedere un cazzo violaceo e scorgere le vene che lo percorrevano. Quella vista mi eccitò ancor di più. Lui era un ragazzo asciutto e ben messo, molto abbronzato e ben depilato in tutto il corpo, capelli corti e ben pettinati, veramente bello!
Lo guardai con lussuria, gli diedi qualche bacio e poi: “Dammelo, dammelo tutto in mano, poi lo voglio baciare” sospirai in estasi.
Non aspettai più di tanto a prenderglielo tutto in bocca. Prima lo accarezzai delicatamente, poi lo sfiorai con la punta della lingua concentrandomi sulla punta ma poi andai fino ai coglioni tanto grandi che quando li presi in bocca quasi soffocavo.
Quel profumo e quel sapore mi fecero impazzire del tutto.
Mi ero messa in testa di bere tutto lo sperma che i suoi coglioni potevano aver prodotto.
Ero al settimo cielo per l’eccitazione e non resistendo più iniziai a toccarmi con la mano destra, continuando il pompino utilizzando la sinistra.
Giudicando dai suoi sospiri e dalla forza con cui mi teneva la testa, ordinandomi di continuare, quel trattamento doveva piacergli e anche tanto!
Sentire dentro la mia bocca quel attrezzo di carne calda e sapere mi avrebbe riversato un torrente di sperma in gola mi stava conducendo a godere rapidamente. Credimi Rocco, non avevo vergogna di sditalinarmi davanti a lui e muovermi come una vera ed esperta troietta come molte ragazze che vedi in giro. Con il bacino mi sollevavo e mi abbassavo su quel letto che stavo inumidendo con i miei umori che fuoriuscivano dal solco. I miei sospiri si univano ai grugniti classici dei veri maschi come Danilo.
Proprio quando entrambi stavamo per venire, mi scostò bruscamente, mi tolse il top con violenza strappandomelo e mi fece spalancare le gambe. Eravamo nella posizione classica, quella che i più esperti chiamano del missionario, e mi penetrò spingendo con il bacino.
Ero tanto lubrificata che il cazzo entrò subito scivolando dentro abbastanza agevolmente. Ma una volta completamente al mio interno percepii una fitta dolorosa; quel cazzo aveva una circonferenza davvero importante e mi sfuggì un grido di dolore, ma lui non ci badò.
Avevo capito che si stava controllando per prolungare quel piacere più a lungo possibile.
Tutto fu molto animalesco.
Ad un certo punto velocizzò il movimento delle reni e capii che stava per sborrare “Siiihhhh!!!! Vienimi dentro, vieni….vieni, coooontinuaaaaa. Siiiiiiiiiiihhh!!!!!” e sentii la sua sborra sgorgare impetuosa e alluvionare la figa.
Nel medesimo istante ebbi un calore immenso che mi invadeva il ventre, il cervello in estasi e il mio corpo tremare in modo incredibile senza senso, chiusi gli occhi e venni gridando come una pazza, tanto che Daniele fu costretto a tapparmi la bocca.
Imprimevo al bacino un ritmo infernale in alto e in basso e poi rotatorio per inseguire quelle ondate di puro piacere. Ad ogni scatto scoprivo il suo cazzo e poi la mia figa lo ingoiava nuovamente. Ero sconvolta. Il cazzo si stava ammosciando dentro di me e io stessa mi andavo calmando mano a mano che l’orgasmo mi si spegneva nel ventre.
Restammo per un po’abbracciati. Poi lui si staccò, mi baciò ripetutamente e si sedette vicino a me. Ci accendemmo una sigaretta mentre tutto il suo succo usciva dalla mia figa all’esterno; mi sentivo tutto l’inguine inondato dei miei umori e del suo liquido abbondante, bollente e vischioso. Lui lo vide e mi obbligò a portarlo alle labbra, cosa che feci tra una boccata e l’altra della sigaretta.
 Ormai avevo perso il controllo. Decisi che era il momento d’inserire uno dei miei vibratori, uno blu molto grosso. Quando Daniele lo vide, mi accorsi subito della reazione del suo pene che s’inturgidì nuovamente. Me lo spinsi dentro facilmente tanto ero ben lubrificata, fissandolo con due occhioni. Lui intanto mi leccava le labbra e il seno alternatamente. Gli chiesi di passarmi la borsetta e m’inserii anche il dildo nell’ano. Ora ero riempita a dovere, proprio come volevo. Lui non smetteva di leccarmi. Il suo pene era tornato in perfetta erezione e io iniziai a farne scorrere la pelle in su e in giù concentrandomi con due dita nel punto in cui il filetto si attacca al glande, che so essere quello più godurioso per voi uomini. Poi mi misi sulle ginocchia letteralmente cavalcando il vibratore che mi stava distruggendo la fica e con il dildo anale ormai bloccato dallo sfintere anale che riempiva completamente. Lo spinsi ancora più in giù, nel caldo torrido delle mie viscere. Stavo delirando dal piacere che provavo e ad ogni spinta emettevo un grido soffocato.
A quel punto Daniele si mise dinanzi al letto e mi porse il membro ancora scintillante die miei umori da leccare. Temevo una circonferenza tale non sarebbe mai riuscita a penetrarmi la bocca. Iniziai con una sega e poi lo presi in bocca. Ora ero davvero piena, mi sentivo puttana senza rimedio come piaceva a me. D’improvviso pensai a Deborah: chissà cosa stava facendo, desiderai mi potesse vedere. Fantasticai fosse lei quella che stava facendo un pompino con due oggetti nei due buchetti del piacere.
Daniele mi bagnò poco dopo, il suo pene fu attraversato da contrazioni e mi accorsi che si apprestava a scaricare la sua lava nella mia bocca. Quasi soffocai perché davvero si liberò di una quantità eccezionale di seme. Ingoiai tutto fino all’ultima goccia non lasciando nemmeno una traccia della sua eiaculazione. Fui sorpresa piacevolmente dal fatto Daniele mi baciò assaporando il suo stesso orgasmo. Non ero ancora venuta: mi misi a pecora, estrassi il dildo da dietro e mi concentrai sulla fica: martellai la clitoride con le dita mentre mi sbattevo col vibro trascinandomi al culmine del piacere. Venni in neanche due minuti afferrando tutte le lenzuola. Daniele non cessava di darmi schiaffi sulle natiche: potevo vedere quell’immagine oscena allo specchio alla parete. Avevo solo i tacchi addosso. Era stupendo, quella serata mi stava travolgendo e non vedevo l’ora di fare altro.
Rimasi però delusa perché la serata di sesso finì lì.
Tornata a casa dai nonni mi ritrovai con Deborah di nuovo tra i piedi.
Da quel giorno non pensavo ad altro se non a farmi ammirare, sedurre, incantare, ma detestavo essere infastidita e importunata volgarmente. Con Deborah presente, molti ragazzi giovani, e persino qualcuno coi capelli già bianchi, mi squadravano pensando di passare inosservati ma non osavano avvicinarsi.
Vestivo apparentemente in modo semplice ma non tanto da nascondere le forme che da pochi anni mi adornavano dandomi grazia sensuale. La t-shirt o il top e sotto un gonnellino o dei jeans. I capelli li tenevo spesso sciolti così che il vento scherzasse con loro.
Nel cuore della torrida estate giravo sempre scalza alludendo a giochi proibiti coi piedi dentro belle scarpine rialzate di qualche centimetro. Avevo terminato da un bel po’ la crescita non sarei mai arrivata a 1,75 ma fermata qualche cm in meno. Ero comunque simile a una farfalla che si godeva colori e voglia di vivere. Lanciavo sguardi inavvertitamente provocanti che oggi ammetto essere come altrettanti gesti impliciti per coloro cui erano diretti.
Ero timida e audace al tempo stesso. Da un lato provavo vergogna a sentirmi oggetto di sguardi e di quelli che avvertivo essere i turbamenti altrui, dall’altra, anche scorgendo le mie coetanee, mi pareva di abbigliarmi con la massima decenza. Non mi piacevano, come anche oggi, le gonne troppo lunghe e neppure i top esageratamente coprenti. Mi davo sul viso solo un filo di trucco, una punta di matita e, per qualche serata assieme a mie coetanee, una sfumatura di mascara e un po’di rossetto adeguato all’abbronzatura e al colore dei miei abiti e della notte che mi avvolgeva.
Sì, avevo molte amichette, ma preferivo stare lontano dai ragazzi, tranne in talune occasioni in cui non se ne poteva fare a meno.
Rocco non fraintendermi. Da tempo avevo cominciato a fare fantasie sulle storie d’amore e sui rapporti con uomini ed avevo già baciato più d’un ragazzo per provare come si bacia ma non ero mai andata oltre.
Le mie esperienze sessuali erano scarse. A volte mi spogliavo completamente e mi toccavo fino ad avere un rapido e sconvolgente orgasmo che di solito era seguito a breve distanza da un altro. Era così bello! Non ero abituata a quei piaceri così intensi e intimi e non li avevo confessati a nessuno eccetto due amiche molto strette. Mi piaceva fare quelle cose perché costituivano un atto di adorazione del mio corpo anche se poi provavo dei sensi di colpa.
Lì a casa della nonna non avevo pensato non mi veniva voglia di sgrillettarmi perché stavo tutto il giorno all’aria aperta, andavo al mare con le mie amiche e tornavo a casa stanca. Spesso ci accompagnava la madre di una di loro. Eravamo una bella compagnia: scherzavamo, ci spruzzavamo addosso acqua salmastra per scherzo. Dopo le nuotate restavamo a crogiolarci sulla spiaggia per abbronzarci come le mulatte una vicina all’altra tanto che sussurravamo tra noi e ci raccontavamo un po’ di tutto e qualcuna accennava ad argomenti sessuali infatti due di noi avevano già avuto rapporti completi e tutte le altre chiedevano spiegazioni dettagliate su come fosse andata inscenando un improvvisato quarto grado. Una volta una di loro, Rita mi ha chiesto “Elisa, tu non hai mai ….?”. Lei era una delle più smaliziate e proseguì canzonando. “Dai non raccontar balle…sei la più bella di noi. Non ti accorgi che tutti i ragazzi ti mangiano con gli occhi ed ho visto benissimo come sculetti quando giri fingendo di fare la spesa al mercato come una brava bambina!”.
Risposi “Lo farò tutto quando troverò la persona adatta a me!”  e questa frase suscitò le risatine e l’ilarità di tutte. Da quel giorno fui chiamata la principessa, cosa che non mi diede fastidio. Loro, rassicurate che non avrei flirtato con i desiderati maschietti, gradirono ancor di più la mia compagnia.
Ero abituata a fare quel che volevo della mia vita abitando sola con mamma divorziata.
La sera stessa cominciarono le stranezze, o meglio quelle che definivo stranezze.
Mi spogliai completamente davanti a Deborah. Io avevo già visto altre amiche integralmente nude e non avevo remore a denudarmi. Di Deborah mi colpì la sua grande femminilità; un modo di essere donna opposto ma complementare al mio.
Le dissi “Deborah, tu ti vergogni a stare nuda!? Fa caldo dai fatti vedere, non dirmi che non hai mai dormito nuda. Io sto sotto il lenzuolo nuda come mamma m’ha fatto”
Mi rispose “Io no, grazie, sto bene così”
“Deborah, allora come va col ragazzo?”
“Quale ragazzo?” replicò ben sapendo dove volessi andare a parare ” quello da cui ti fai …” e feci un gesto inequivocabile ad indicare la scopata “guarda che non sono come te!”
Si mise a ridere fragorosamente. “Ti prego! Gireranno le storie più fantasiose su di me. Ho avuto due ragazzi e allora? Mi sono divertita come si deve ed è naturale per la nostra età. Non sono condizionata dalla famiglia al punto che se mi dicessero di andare in convento ci correrei! A che ti serve la bellezza se non ne fai uso?”.
Lasciai cadere la discussione in quel momento ma precisai che doveva rispettarmi anche se non ci trovavamo simpatiche.
Il giorno dopo a colazione le chiesi scusa. “Deborah perdonami, ho proprio esagerato. Davvero non intendevo offenderti. Sono orgogliosa di avere una cuginetta così graziosa e dolce. Dovrei anch’io mettere la testa a posto e col tuo aiuto magari ce la farò”
Cercai di aprire bocca per chiederle ancora il perdono ma lei me la tappò con una mano e poi appoggiò le sue labbra sulle mie dandomi un bacio che mi fece arrossire provocandomi una vampata. Quel bacio mi lasciò una strana eccitazione per il resto della giornata. Mi sentivo molto turbata mentre scorgevo con la coda dell’occhio uomini che guardavano lei e non me. Avrei voluto toccarmi e l’avrei fatto quella sera non ci fosse stata Deborah. Quella notte lei indossò un misero perizoma.
Io ebbi una notte agitata rigirandomi ininterrottamente nel letto per il caldo.
Al risveglio feci la doccia, mi cambiai lasciando l’intimo sul letto prima di far colazione. I miei pensieri per tutta la giornata furono associati all’erotismo. Avrei tanto voluto essere sola, avrei pagato oro per starmene per mio conto un’ora o due per appagarmi o anche solo fantasticare.
Ma quella sera, tornata da una cena, mi accorsi che Deborah aveva brutte occhiaie e pareva davvero sfatta con gli occhi arrossati. Si sedette vicina a me e mi baciò sul collo come aveva visto fare nei telefilm al momento del risveglio delle attrici. Mi venne un brivido per il forte odore di profumo di sigaretta e sudore che emanava.
“Ho fatto l’amore con due ragazzi insieme ” disse mostrandomi due succhiotti sulla gola denudandosi in modo che la potessi osservare bene: aveva davvero belle tette sode, la pancia era un po’arrotondata ma senza grasso, il bacino non tanto largo e ciò che attirò la mia attenzione e curiosità furono dei graffi sul seno e qualche livido. Il pube era ricoperto da peli non troppo fitti ma più lunghi dei miei.
“Ieri notte è stata fantastica. Non so quanti ragazzi mi sono fatta”
Risposi preoccupata “Lavati bene che è meglio! Puzzi come una capra!”
“Tranquilla piccola! Ho solo goduto con loro. Quando proverai anche tu capirai la foga di quei momenti” mi rispose facendomi l’occhiolino in tono ironico.
A quelle parole restai ammutolita mentre un’ondata di calore mi venne nelle mie zone intime che avevano già iniziato a stillare umori e profumare l’aria circostante. Le guance divennero rosse e non solo per l’effetto del sole. Avrei voluto portare la mano sulla mia fighetta ma decisi di verificare fin dove si sarebbe spinta mia cugina.
Lei iniziò davvero a toccarsi ammirandosi compiaciuta allo specchio.
Cercai di non guardare ma con la coda dell’occhio vidi che indice e medio della mano sinistra affondavano dentro di lei nella sua fessura ora in bella vista e meravigliosamente riflessa dallo specchio. Con l’altra, Deborah insisteva sopra sfregandosi energicamente il clitoride con ritmo regolare. Il corpo di mia cugina era tutto irrigidito, talora scosso da spasmi e il suo viso contratto e visibilmente stravolto dal piacere. Sospirava sforzandosi di soffocare il respiro affannato. Poco dopo venne con una smorfia mai vista prima e lì capii che stava per avere un potente orgasmo. Ripresasi, senza alcun imbarazzo, Deborah prese a parlarmi del più e del meno come se niente fosse successo pochi minuti prima.
Dovetti farmi violenza per non toccarmi. C’era qualcosa di estremamente femmineo e attraente nell’averla vista provare piacere con le sue mani e per poi lasciarsi distruggere piacevolmente dall’orgasmo. Quasi non lo ammettevo a me stessa ma mi resi conto che avrei voluto farle compagnia provando sensazioni indicibili.
L’avrei potuto fare anche io quel che ha fatto lei sia in camera che nella doccia ma non ero abituata a venire altrove se non che nel letto.
Mi sentivo in fiamme. La notte seguente il mio inconscio elaborò sogni ancora più torridi. Mi svegliai con una mano nelle mutandine. La mia figa per tutto il giorno aveva secreto rugiada quasi m’implorasse di regalarmi estasi e felicità. Avrei voluto avere tutti gli orgasmi che ho sognato.
L’indomani non avrei dimenticato facilmente quel giorno che stava iniziando….
Caro Rocco, ora sai quale è stato il primo vero approccio al sesso da parte mia.
Ora sono come quella notte in cui quella troietta di mia cugina Deborah mi ha messo in calore. Che ne dici se mi sgrilletto davanti a te? Almeno così se ti va puoi mettermelo dentro dietro nel modo che già conosci. Non abbiamo molto tempo; ricordati che Nicole potrebbe tornare tra poco.

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