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Racconti Erotici Etero

Erasmus –

By 9 Dicembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

A quell’epoca stavo frequentando il mio terzo anno di università, facoltà di legge. Avevo 21 anni, una media invidiabile, un sacco di amici, ed una marea di ragazze che mi ronzavano intorno. Ero infatti molto carino, non il classico figo, ma comunque mi difendevo, sfruttando soprattutto la mia aria da bravo ragazzo, che ispirava un’istantanea fiducia alle esponenti del gentil sesso. Tuttavia quanto a concludere, poco e nulla: nel senso che dopo una triste delusione con la mia prima ragazza all’età di diciotto anni, mi mancava la voglia di cercare altre storie che magari mi avrebbero solo fatto soffrire.
Alla fine del secondo anno di legge, però, decisi di approfittare della possibilità di frequentare sei mesi dell’anno successivo all’estero grazie al progetto Erasmus. La mia facoltà aveva diverse convezioni con università estere: scelsi Bruxelles, anche per la mia buona conoscenza del francese, frutto di numerose vacanze studio e corsi di lingua. Ultimati i preparativi, e risolte tutte quelle beghe burocratiche che chi ha fatto tale esperienze conosce senz’altro, a settembre partii. Avevo davanti sei mesi, prolungabili a nove, da passare da solo in una città estera. Ero un po’ intimorito, ma direi che la curiosità aveva il sopravvento.
A Bruxelles presi casa in un condominio, abitato praticamente solo da studenti Erasmus, provenienti da tutta Europa. Avevo una stanza singola, con bagno e doccia al piano, e cucina in comune. Era quanto di meglio potevo permettermi con il misero assegno che mi passava la facoltà, volendo pesare il meno possibile sulle finanze dei miei. In breve mi ambientai immediatamente: all’università seguivo vari corsi, tutti molto interessanti, e nel mio condominio strinsi subito amicizia con diversi studenti e studentesse. In particolare mi trovavo bene con Pavla, una ragazza ceca di 19 anni, decisamente figa, occhi verdi, capelli biondo cenere, seni a coppa di champagne e due gambe chilometriche, e con Corinne, una ragazza francese di origine senegalese di 21 anni, anche lei stupenda, ma una maniera diversa rispetto a Pavla: aveva un fisico prorompente, giunonico senza per questo essere eccessivo: due bei seni pieni (3/4 misura), un culo alto e sodo, e due fra le quali perdersi. Inutile dire che sprizzava sesso da tutti i pori, tuttavia ciò contrastava col suo carattere: si trattava infatti di una ragazza timidissima e riservata, almeno con gli estranei’
Tutto cambiò dopo il primo mese di permanenza quando fu organizzata una festa Erasmus lì al nostro stabile. Ci andai, e trovai naturalmente tutti i miei compagni a condominio, fra cui una splendida Corinne. Portava dei jeans a vita bassa, da cui s’intravedeva l’elastico di un perizoma, ed una maglietta attillata che mettevano in risalto le sue tette piene. Appena la vidi il pensiero corse immediatamente al sesso: ero parecchio in arretrato e anzi non si poteva dire che avessi una grande esperienza. Tra me e Corinne c’era una profonda confidenza: non appena mi vide subito corse ad abbracciarmi, stringendomisi addosso. Io non potei che restare affascinato dal suo profumo, ed il mio pene a contatto con tutta quella grazia, beh, si risvegliò. Non so se lei se ne accorse, di sicuro io non vidi più in lei una semplice amica: avevo voglia e se sarebbe capitato qualcosa di interessante tanto meglio.
La serata trascorse splendidamente: chi conosce tali feste sa la quantità di alcol che vi scorre sotto forma di birra ed alcolici vari. Verso le due ci ritirammo in una stanza io, Corinne, ed Yulia, una ragazza ucraina, con Marko, il suo ragazzo sloveno. Marko ci aveva detto che aveva della buona roba da fumare e se ne volevano approfittare. Accettammo subito e l’atmosfera fra maria ed alcol, infatti ci stavamo scolando un a bottiglia di vodka, si scaldò subito: finimmo a parlare di sesso, e Corinne, nonostante fosse alticcia, ma comunque lucida, perse un po’ della sua timidezza, finendo a scherzare allegramente con noi tre. Alla fine Marko e Yulia si misero a pomiciare e a toccarsi ignorandoci tranquillamente: capimmo che era ora di togliere il disturbo, d’altronde erano quasi le tre passate. Uscimmo, e Corinne mi precedette: la vista del suo culo mi eccitò notevolmente. Quando arrivammo in camera sua, io ero ormai pronto a salutarla e ad andarmene a dormire, ma lei invece mi sorprese. Non so se per effetto dell’alcol o della droga, beh mi disse che era da molto che non faceva sesso, che aveva notate che fra noi c’era una certa alchimia, e se mi andava di unire alla nostra amicizia anche qualche scopata in totale libertà, quando uno dei due ne avesse avuta voglia. Ed io di voglia ne avevo: così la strinse a me e la baciai. Credo capì che la mia risposta era un sì. Subito le nostre lingue iniziarono a giocare, a nascondersi ed a lambirsi e succhiarsi a vicenda. Le stavo rovistando il palato, mentre lei aveva fatto scendere le sue mani dal mio collo al mio culo, quando mi ricordai che non avevo preservativi con me: mi staccai a malincuore e glielo dissi, lei mi sorrise e mi disse, stringendomi il pacco e sentendolo bello duro, di andare pure a procurarmeli, ma di non ‘raffreddarmi’ durante il tragitto. Beh penso di aver battuto qualsiasi primato: uscì di corsa, arrivai alla farmacia, che per fortuna non era lontana, acquistai una confezione di condor, non mi ricordo neanche il tipo, e tornai a casa in meno di cinque minuti. Bussai alla sua porta, lei mi aprì in perizoma e reggiseno, ed io non capì più nulla: l’afferrai ed iniziai a baciarla e passarle le mani ovunque: sulla schiena, liscia e muscolosa, sulle tette, piene e sode, ancora costrette nelle morsa del reggiseno, sul ventre piatto, e sotto la microscopica stoffa del perizoma su una figa, che sentivo già calda ed umida, e di cui le mia dita intuivano già la peluria curata, ridotta a una striscia sottile e le labbra carnose, ansiose di dischiudersi.
Nel frattempo non so come mi ritrovai semi nudo solo coi boxer, con lei che mi passava la lingua sui capezzoli, mordendomeli leggermente e provocandomi sublimi fitte di dolore. Tuttavia la foga che avevo messo nel toccarla e leccarla tutta, nel mentre le avevo liberato i seni e li stavo stringendo fra le mani passandoci la lingua in mezzo, avevano fatto capire a Corinne che non avrei retto per molto, e che doveva ‘intervenire’ se voleva gustarsi appieno il prosieguo. Così mi abbassò i boxer, liberando il mio pene eretto, che finalmente balzò fuori pronto all’azione. Corinne lo osservò con uno sguardo tenero e malizioso allo stesso tempo, poi s’inginocchiò lo prese fra le mani, lo lisciò, lo scappellò, scoprendo la punta già umida del mio glande, poi soppesò le palle rugose, ed infine si strofinò l’asta sulle guance accaldate e ne baciò la punta, gustando una goccia di liquido pre-eiaculatorio che si era formata e sorridendo soddisfatta. Questo trattamento mi portò sull’orlo dell’orgasmo, tanto ero infoiato: Corinne lo capì subito dalle contrazioni della mia asta e mi disse di rilassarmi, che a me ci avrebbe pensato lei, solo di lasciarmi andare. Mentre io ero completamente partito, lei sembrava a suo agio del tutto, languida, sensuale ed ingenua all’insieme, sembrava una venere nera che si preparava a dare e ricevere piacere. Così padrona della situazione, mi prese per il cazzo, e mi guidò verso il suo letto, mentre io osservavo beato la schiena, il suo culo color cioccolata, attraversato dal filo del perizoma e le sue gambe dritte. Lei mi fece sdraiare pancia in sotto, e lei stese su di me: sentivo ogni centimetro della sua pelle sulla mia. Improvvisamente la sentì sollevarsi, e togliersi il perizoma, feci per voltarmi ma lei mi fermò, poi pose il suo perizoma sotto il naso sul cuscino, e prese a passare la lingua sulla mia schiena, mentre strusciava la sua fica stillante umori sulle mie chiappe. La sua lingua scendeva sempre di più, lasciando umide tracce del suo passaggio e trasmettendomi mille brividi: alla faccia della ragazza timida, chi l’avrebbe mai detto! Si prospettava una nottata impegnativa per entrambi.
Quando la sua lingua arrivò all’altezza del mio culo, trasalì: primo un morsetto, poi riprese a strisciare lascivamente addentrandosi nel solco e fermandosi un attimo sul mio ano. Poi continuò la sua strada, leccandomi tutto il perineo, e lo scroto. Non ce la facevo più, il mio pene, stretto fra me ed il letto mi doleva. Ma non era finita: lei mi fece girare a pancia su, si girò, afferrò un cuscino, ci mise un asciugamano trovato chissà dove sopra, e me lo infilo sotto il culo, poi si alzò, mi baciò teneramente la guancia, dicendomi di rilassarmi e che ora sarebbe venuto il bello. Io ormai ero in sua balia, mi sarei lasciato fare di tutto, così mentre col culo sollevato mi guardavo il cazzo duro pulsarmi sul ventre, con la cosa dell’occhio la vidi rovistare nel piccolo frigo che tutti avevamo in camera. La vidi maneggiare una forma di burro, tagliarne un pezzo, sistemarlo in una bicchiere e tornare da me. Intuivo cosa volesse farmi, avevo letto su qualche sito che a molti uomini etero piace, e devo confessare che masturbandomi ci avevo provato. Lei capì il mio sguardo e mi sorrise, un sorriso non solo pieno di desiderio, lussuria, ma anche di
Sentimento, in fondo Corinne mi piaceva. O forse ero solo troppo arrapato per pensare. Comunque lei s’inginocchiò, mi fece divaricare le cosce, e mi prese in mano il pene, e cominciò a segarlo, mentre con l’altro mano mi solleticava le palle. S’interruppe un secondo solo per prendere una noce di burro e passarsela fra le mani, e poi spalmarne un po’ sul pene e sullo scroto. Riprese a giocarci: mi segava, poi colle dita sfiorava il glande, mi massaggiava l’asta, poi si fermava mi leccava ed impiastricciava le cosce, poi tornava sul cazzo, soffermandosi sul filetto. Dopo qualche minuto di questa sublime tortura, finalmente ciò che temevo ed aspettavo: prese un’altre noce di burro, e con le dita cominciò a spalmarla attorno e sul mio ano, mentre cominciava a stuzzicarmelo con l’indice. Era molto concentrata in questo, sembrava quasi una che stesse facendo un’operazione rischiosa. Nel frattempo prendeva altro burro e me lo spalmava sul buco, poi quando sentì l’anello abbastanza morbido, vi poggiò il medio sopra ed iniziò ad entrare, dicendomi di non fare resistenza. L’altra mano intanto aveva ripreso a giocare con le mie palle, ormai cariche di sperma e desiderose solo di liberarsi. Il suo dito era entrato quasi del tutto in me ed aveva ripreso ad esplorare, non ci volle molto perché trovasse la mia prostata, appena la sfiorò infatti il mio si contrasse all’istante, facendomi tremare di piacere. Era quello che lei aspettava: rise divertita ed iniziò ad alternare le due mani sul mio pene e sulla mia ghiandola del piacere. Io non capivo più nulla: volevo che finisse per potermi finalmente liberare e dare piacere a lei ma desideravo anche prolungare quel momento. Dopo poco lei Corinne ritenne opportuno porre fine alle mie sofferenze, così riprese più vigorosamente la doppia stimolazione, prendendo in bocca il mio scroto: era troppo, dopo poche secondi venni gemendo ed ansimando: lo sperma sprizzò, quasi gioioso, sporcandole le mani, il letto, in parte finì pure sul mio ventre. Lei si sollevò, estrasse lentamente il dito dal mio ano, continuando a segarmi, facendo uscire le ultime gocce bianche, e chinandosi a leccare quello finito sul mio ventre. Io la guardai negli occhi: ero stremato, rilassato e soddisfatto. Le dissi che era stata fantastica, che mai avevo provato sensazioni simili, e che però ora doveva lasciare che io ricambiassi il favore. Lei mi baciò in bocca, e gustai quel sapore carico di umori miei e suoi, e mi disse di riposare un po’, perché aveva in mente altri giochi, per i quali sarei dovuto essere al top. Detto ciò si accoccolò sul mio petto e si addormentò. Ed io pensai che mi aspettavano dei mesi impegnativi, ai quali non avrei mai rinunciato.
Continua

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