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Racconti Erotici Etero

Erica

By 4 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

All’inizio di quest’estate romagnola, in una serata qualunque, mi avevano presentato una coppia nuova: lei era una biondina di circa quarant’ anni che, di primo acchito, non mi era piaciuta.

Non che fosse brutta, anzi, ma era vestita con un caftano che la copriva completamente e parlava continuamente, cosa che a mi ha sempre dato fastidio; così, dopo un veloce saluto, l’avevo completamente dimenticata e trascurata fino a quel pomeriggio di una domenica assolata, quando lei ci venne a trovare in barca.

Quel giorno venne in costume, con solo un pareo giallo trasparente a nascondere le sue fattezze.

Le diedi la mano per farla salire e inevitabilmente guardai il suo corpo, poi, facendola passare davanti a me, rimasi colpito dal suo sedere a mandolino e credo che, in quel momento, decisi che avrei cercato di portarmela a letto.

Mentre la facevo sedere nel pozzetto, i miei pensieri erano turbati dal suo corpo abbronzato, mi sembrava impossibile fosse la stessa persona che mi avevano presentato qualche sera prima, ma, evidentemente, era la dimostrazione di come ancora una volta non bisogna mai dare giudizi affrettati.

Suo marito era, a detta di tutti, un bell’uomo che però era più interessato ai motori che alla moglie.

Lo conoscevo da poco, ma mi ero già fatto la mia idea su quanto fosse poco virile, il problema poteva essere se lei avesse qualcun altro.

Ricordo che quel giorno la feci alzare diverse volte con scuse banali per guardare il suo sedere e vedere i suoi movimenti e ricordo che, alla fine, ero molto eccitato al pensiero di potere stare dentro quella tenera carne.

Ormai avevo deciso: doveva essere mia!

Il giorno seguente chiamai una mia cara amica che sapevo essere molto in intimità con lei e le chiesi informazioni; mi disse che una volta Erica si era confidata dicendole che suo marito era un buon marito, ma che a letto era veramente un abitudinario, mai una fantasia, sempre le solite cose e che, ridendo, aveva aggiunto:

” Pensa, in diciotto anni di matrimonio, non mi ha mai chiesto neanche il culo…”

Secondo la mia amica, Erica era una donna realizzata, ma frustrata sessualmente e con molti sogni nel cassetto.

Io, a sentire che Erica non l’aveva mai fatto come piace a me e soprattutto che non aveva amanti, ebbi subito un’erezione violenta.

Chiesi alla mia amica di organizzare un’uscita in barca dicendole chiaramente cosa volevo e lei, sorridendo mi rispose:

” Conoscendoti, credo che le farà solo bene, così finalmente capirà cosa vuol dire essere scopate…”

La mia fama di amatore, sfrenato nel sesso, era risaputa e anche la mia amica era stata nel mio letto molto tempo prima.

Due giorni dopo venne sulla mia barca, ma, con mio disappunto portò il marito dietro; la mia amica, che l’aveva accompagnata, mi fece capire che non c’era stato modo di dividerli.

Quel giorno Erica aveva con una minigonna a coprire il suo costume nero che, in un secondo tempo, ebbi modo di intravvedere.

Sdraiata a poppa, prendeva il sole a seno nudo e il suo costume a tanga metteva ancora più in evidenza le sue natiche.

Dovevo averla!

Ormai mi era entrata dentro e solo del buon sesso poteva lenire le mie sofferenze fisiche al basso ventre.

Diedi il timone al marito, obbligandolo così a veleggiare e quindi a stare distante dalla sua donna e andai a preparare un cocktail dissetante per avere una scusa di avvicinamento logico che non lo insospettisse.

Andai a poppa e, ammirando il culo di Erica proteso verso il cielo, le offrii da bere:

” Qualcosa per rinfrescare il cervello”

Lei si girò mettendo in mostra le sue piccole tette, mostrandomi un capezzolo teso e duro sorrise:

” Grazie, veramente tempestivo questo pensiero”

” A guardare i tuoi capezzoli, si direbbe che ti ho interotto in un momento di pensieri peccaminosi”

Cominciava il gioco della seduzione: la mia amica faceva finta di dormire ed io sapevo della sua complicità.

Un rossore violento sulle guance di Erica, un attimo di smarrimento; non sapeva cosa rispondere ed io sferrai il mio secondo attacco:

” Spero di esserci io in quel tuo sogno erotico”

Non disse niente, ma i suoi occhi avevano parlato per lei molto più delle sue parole mai uscite, le mani, e l’accarezzarsi i capelli in un modo chiarificatore, avevano fatto il resto.

” Senti, io in questo periodo esco tutti i giorni, perché non trovi il modo di venire a provare la mia barca, mentre io preparo una bella cena?

Un sorriso e una frase a mezza voce:

” Ci penserò”

Alzandomi, le feci capire cosa avrebbe avuto se fosse venuta perché feci in modo che potesse vedere il mio eccitamento e, sfacciatamente, abbassai gli occhi per essere sicuro che non ci fossero dubbi sulle mie intenzioni.

Lei istintivamente seguì i miei occhi e un nuovo rossore le infiammò il viso quando vide lo slip gonfio.

Soddisfatto, tornai al timone a chiacchierare con suo marito di barche e vacanze.

Passarono tre giorni, poi, uno squillo sul cellulare e la sua voce titubante:

” Ciao, sono Erica, ti ricordi di me?”

” Ciao piccola, come potrei dimenticarti: dimmi”

” Ho pensato a quella cena e mi piacerebbe provare le tue capacità di cuoco”

L’allusione era ovvia e tremendamente erotica.

” Vedrai che rimarrai estremamente soddisfatta: quando vieni?”

” Pensavo domani sera, se sei libero”

” Nessun problema, ti aspetto per le nove. Hai problemi di orario? Perché mi piacerebbe cenare al largo”

” No, mio marito &egrave fuori per lavoro: devo vestirmi in modo particolare e portare qualcosa?”

” No piccola, tu porta te stessa, il resto non conta”

” Ok, allora a domani sera”

” Ottimo, vedrai che ti farò assaggiare cose che non dimenticherai per un pezzo”

Questa volta la mia voce era ben chiara e insinuante: l’allusione era partita decisa.

Chiusi il telefono senza aspettare risposte e toccai la mia erezione dura sotto i calzoncini,aspettando impaziente la sera dopo.

Alle nove del giorno dopo la vidi arrivare: aveva una gonna corta di jeans, scarpe da barca e una maglietta leggera che lasciava trasparire i suoi seni liberi.

Allungai la mano:

” Semplice, incantevole e intrigante”

” Grazie, sempre molto carino”

” Non &egrave difficile dire la verità”

La guardai negli occhi mentre il primo contatto delle nostre mani avveniva e notai la sua pelle rabbrividire.

Avrei voluto saltarle addosso e scoparla subito, lì in piedi, appoggiandola al timone, ma sapevo che la tela doveva essere costruita sapientemente per fare in modo che lei si sentisse a suo agio e si lasciasse andare scatenando le sue passioni più nascoste.

La feci accomodare e le servii una cena a base di pesce con un calice di vino giusto.

Parlammo di mare e vacanze, poi le chiesi se aveva voglia di preparare il caff&egrave che avevo già sistemato nella cuccuma sopra il fornello della cucina.

Aspettai che si alzasse e ammirai ancora il suo fondo schiena, poi, le andai dietro e mentre accendeva il fuoco sotto al caff&egrave, appoggiai la mia erezione sul suo sedere e le baciai il collo, mentre con le mani le accarezzavo i capelli.

Un leggero sospiro e un movimento del bacino verso il mio sesso furono il suo benestare.

Le mani scesero dai capelli, cercarono i capezzoli già duri e cominciarono a giocare con loro.

Le baciavo le orecchie morsicandole mentre le mani scesero sulla gonna, alzandola.

Misi una mano sulle mutandine e le trovai umide come speravo.

Non la feci girare: la tenni in quella posizione, le allargai le gambe e le feci mettere le mani ben salde sul bordo del piano da cucina, poi, mi slacciai i pantaloni e li feci cadere insieme agli slip. Spostai leggermente di lato il suo slip bagnato e, senza mai dire una parola, entrai nella sua calda fica.

Il gemito di piacere e quasi stupore per quell’entrata divenne un mugolio continuo a crescere della penetrazione, sentivo le labbra vaginali farmi spazio e accogliermi, i suoi movimenti confusi, ben presto presero una sua logica e piano si adeguò alle mie spinte sempre più decise.

Il piacere di sentirla stretta e piena era altamente eccitante e dovetti fermarmi più di una volta per controllare la mia passione.

Guardavo quel corpo sbattuto dal mio cazzo e pensavo al suo sedere virgineo…

Continuai a scoparla da dietro fino a quando non la sentii esplodere in un orgasmo urlato al vento; aspettai che lei si calmasse, poi, ricominciai a entrare e uscire completamente per farle assaggiare tutta la pienezza del mio sesso.

” Sei incredibile”

Quella frase mi aveva gratificato ulteriormente, così, decisi che avrei continuato ancora un poco.

Guardavo le sue natiche sobbalzare a ogni mia spinta e questo era paradisiaco.

Aspettai di sentirla di nuova pronta e quando percepii che stava per venire di nuovo, uscii da lei, la presi in braccio e la poggiai sul tavolo: la gonna rialzata, leggermente bagnata dai suoi umori, le dava un’aria di bambina che mi eccitava ancora di più, se possibile.

Le presi le gambe, le misi sopra le mie spalle e in quella posizione, senza difesa per lei, spinsi dentro tutto il mio desiderio; ricominciai a scoparla selvaggiamente e dissi:

“Apri gli occhi e guardami…voglio che mi guardi mentre godi….”

I suoi occhi azzurri, in quel momento erano pieni di piacere, vedevo il suo desiderio e poi venimmo insieme gridando liberi le nostre voglie.

Restai esausto dentro di lei aspettando che il cuore tornass normale, poi uscendo, mi misi a sedere su un divanetto e prendendo in mano il mio sesso ancora semiduro la guardai:

” Vieni qua…”

Le avevo fatto capire cosa volevo e lei era titubante.

“Non ho molta esperienza, con mio marito non lo faccio mai…”

“Io non sono tuo marito…vieni qua…”

Ancora semi vestita era stupenda e quella faccia da bambina inesperta era il massimo per le mie voglie.

Scese dal tavolo e arrivò a me, con la mano scese sul mio cazzo e dolcemente lo accarezzò, timorosa sul da farsi.

Dovevo gestire la situazione tranquillizzandola e facendole capire che tutto quello che volevo era lecito e normale.

Le misi una mano tra le cosce, insinuai le dita tra le sue labbra ancora aperte e giocai col clitoride ancora duro:

“Mettiti in ginocchio…”

La guardavo e lei sapeva cosa volevo, il tempo di un pensiero e piano si mise in ginocchio con la bocca vicino al mio sesso fremente, lasciai con le mani la sua fica, le misi sopra i capelli e aspettai…

Era ancora indecisa: allora alzai il mio bacino e nello stesso tempo spinsi delicatamente sulla nuca.

Come se fosse quello che aspettava per non sentirsi puttana, le sue labbra si aprirono e cominciarono ad avvolgere la mia cappella assaporando il mio sapore.

Si sentiva che sapeva, ma non conosceva:

“Pensa a un gelato…lascialo entrare e succhialo …”

E così Erica mi fece il primo di tanti altri pompini di questa estate.

Quella sera non le venni in bocca, non era pronta ed io sapevo che avevo tempo per farla migliorare.

Per quella notte decisi che poteva bastare così:

Il resto della sera furono carezze e giochi per farla sentire a suo agio, alla fine prima di riportarla a riva, le feci assaggiare la mia lingua tra le cosce e le feci capire cosa vuol dire godere oralmente; fu talmente intenso il suo orgasmo che ebbi paura fosse svenuta.

Quando la feci scendere dalla scaletta mi disse che le tremavano le gambe e faceva fatica a stare in piedi:

“Questo &egrave niente piccola, vedrai la prossima volta, siamo solo all’inizio ed io sono uno che vuole tutto dalla sua donna, mi piace vederla sconvolta dal piacere e sentirmi stravolto” e con quella promessa la guardai allontanarsi.

” Passarono altri due giorni prima che si facesse risentire:

” Ciao Maurizio…sono Erica…”

“Ciao piccola”

” Volevo dirti che l’altra sera sono stata benissimo”

” Bene, allora ti aspetto per mangiare insieme : l’altra sera ti ho fatto sentire solo l’antipasto”

Una risata spontanea e la sua risposta:

” Se quello era solo l’antipasto, Dio mi salvi…”

” Perché non passi stasera?”

” Stessa ora dell’altra sera? Direi di si… aspettami.”

La sera alle nove era di nuovo davanti alla mia barca,vestita simile a due sere prima.

La feci salire e appena sotto coperta la baciai, le misi una mano sul sedere e un’altra sui capelli e le violentai la bocca con la lingua, poi, senza perdere tempo. andai sotto la gonna a toccarle gli slip.

Con mio piacere scoprii che non aveva messo niente sotto: le dita trovarono la fessura bagnata e pronta ed io facilmente comincia a giocare con essa.

Dovetti tenerla in piedi quando entrai in lei con il secondo dito, improvvisamente le si erano piegate le ginocchia e solo la mia bocca aveva smorzato i suoi gemiti.

La feci appoggiare come due sere prima sul tavolo e, aprendole le cosce, m’immersi con la lingua dentro il suo miele.

Mi &egrave sempre piaciuto fare sesso orale e ritengo di sapere usare la lingua come pochi.

Con le dita aprii le labbra vaginali, cercai la parte alta dove il suo clitoride aspettava paonazzo e cominciai a leccarla con cambi di ritmo e morsetti leggeri, poi, tenendo il labbro sinistro aperto, piano entrai con le dita della mano destra a toccare il suo livello più interno e cadenzando i due ritmi la portai a un godimento fortissimo.

Dovetti aspettare diversi secondi prima di riavvicinarmi al suo corpo tremante.

” Mi hai fatto morire…non avevo mai goduto così violentemente.”

Le feci finire la frase e subito dopo la feci scendere dal tavolo mettendomi al suo posto.

Questa volta non le dissi niente e lei non chiese niente; mi aprì i calzoni e me lo prese tra le labbra come la cosa più naturale del mondo, ancora era imperfetta e i denti ogni tanto mi facevano male, ma la lingua scorreva molto più veloce e la bocca stringeva meglio sulle vene, dandomi emozioni più intense della prima volta.

La fermai quando ero avanti con il mio piacere:

” Non &egrave ancora ora di venire”

Scesi dal tavolo e la feci mettere con le braccia ben tese sui bordi, le feci divaricare le cosce al massimo mettendo in mostra le sue labbra vaginali gonfie e polpose impudicamente strette tra di loro, appoggiai il petto e il sesso sul suo corpo facendole sentire la punta del glande, poi accarezzai con piccoli baci e leccate la sua schiena e improvvisamente entrai in lei facendola gemere; presi i suoi seni e, stringendoli, cominciai a scopare il suo stupendo corpo.

Ancora una volta ero deliziato nel vedere le natiche sobbalzare ad ogni mia spinta, questo pensiero, accompagnato dai suoi urletti di piacere, mi fecero resistere poco, ma sapevo che ben presto sarei stato pronto a ripartire.

Il mio sperma lasciò il mio corpo e andò a scaldare la sua tenera carne.

Mi appoggiai a lei aspettando di tornare lucido, uscii e mi misi a sedere sul tavolo: lei era ancora piegata e ancora tremava per il piacere provato, vide che mi tenevo il cazzo con la mano e capì.

In piedi tra le mie gambe Erica mi stava facendo tornare virile, le sue mani sui fianchi graffiavano la pelle mentre la sua bocca mi scaldava l’anima; dopo diversi minuti aveva raggiunto il suo scopo e, senza saperlo, stava per donarmi la verginità del suo sedere.

Mi alzai e mi portai sul letto matrimoniale che avevo a poppa:

” Vieni qua…”

Avevo il sesso duro come il marmo, il pensiero di sodomizzarla era inebriante.

Erica s’incamminò verso il suo supplizio, la gonna rialzata e stropicciata, la maglietta ancora addosso.

La feci sdraiare di pancia, per due volte l’avevo presa da dietro e non si aspettava niente di diverso, dolcemente schiuse le cosce ed io scesi con la lingua di nuovo tra le sue grazie: questa volta la leccavo da pertugio a pertugio slinguazzando il perineo e mischiando i ritmi, le mani tenevano larghe le labbra polpose permettendomi penetrazioni veloci e secche, con la lingua giocavo sul suo solco virgineo e simulavo una penetrazione, i gemiti cominciarono a crescere e dopo diversi minuti divennero intensi, poi divennero un orgasmo sublime seguito da contorsioni del corpo.

Presi un cuscino:

” Mettilo sotto la pancia…brava…così va bene… e adesso prendi il sedere e tienilo aperto al massimo…”

Erica si girò verso di me: ” Che cosa vuoi fare…”

” Niente di strano” e lasciai cadere la risposta.

La feci appoggiare bene e poi indirizzai il sesso verso la parte oscura del mio desiderio.

Erica aveva capito le mie intenzioni:

” Ti prego…non l’ho mai fatto e non mi piace”

” Seguimi e vedrai che sarà bello”

Non le parlai del dolore che avrebbe avuto all’inizio, non era il caso di spaventarla e sono sicuro che sapesse già tutto e che sarebbe successo.

Appoggiai il membro sul suo stretto pertugio e comincia a spingere, vedevo il sudore scorrerle sul viso e appena entrai leggermente con il glande dentro il suo stretto tunnel, lei lascio le natiche con le mani dicendo:

” No……fermati, mi fa male…”

Sapevo che sarebbe successo, avevo troppa esperienza: presi le sue mani libere e le incrociai con le mie, poi spinsi il mio cazzo dentro le sue viscere, un urlo strozzato e una richiesta di fermarmi. Aspettai un attimo per farla abituare a quel senso di pieno dietro di lei, poi, deciso, cominciai a sodomizzarla.

Aspettai che smettesse di resistere e quando vidi che si era ormai rassegnata, liberai le sue mani e andai con la mia a cercare il suo clitoride, cominciai a stuzzicarlo stando fermo dentro di lei e quando ebbi la certezza che cresceva il suo piacere, ricominciai a spingere dentro di lei: adesso il piacere si mischiava al dolore.

” Dimmi quando stai per venire”

Lei fece cenno con la testa di avere capito.

Le dita continuavano a strusciare il clitoride e alla fine di un tempo lungo lei cominciò a tremare:

“Sono vicina”

Cominciai a spingere deciso il cazzo nel sedere e, in pochi secondi, urlammo insieme.

Rimasi dentro di lei aspettando che il flusso del sangue svanisse e che il membro si affievolisse in modo naturale, sentivo le contrazioni dell’ano nel tentativo di espellermi in modo normale: lasciai che la natura facesse il suo corso.

” Sei un animale…mi hai fatto un male del diavolo…”

” Lo so piccola, all’inizio non &egrave semplice…ma mi sembra che alla fine sia andata meglio”

” Sì, ma fa male un casino lo stesso…”

” La colpa &egrave tua…. Hai un sedere troppo bello:non capisco come tuo marito non abbia mai voluto prenderlo”

” Già…non lo capisco neanche io”

Con Erica abbiamo scopato per un mese in tutti i posti e in tutti i modi; era diventata un’amante perfetta, poi, come sempre, la voglia di provare esperienze nuove &egrave prevalsa sui nostri piaceri

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