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ESTREMAMENTE LEGATA

By 25 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

“Buongiorno”
“Buondì! Dormito bene?”
“Certo, dopo ieri. Mi ecciti moltissimo.”
Dai miei 14 anni avevo capito la mia indole alla sottomissione. Mai avevo trovato nient’altro di più ecciante che il penisero della sottomissione ad un lui. L’idea di poter staccare il cervello, di dovermi abbandonare nella totale fiducia, di ricevere punizioni e gratificazioni, sì gratificazioni. Un bravo padrone si occupa della sua schiava, la conosce, sa dove può portarla, quale limite può raggiungere, &egrave perciò che la schiava si deve fidare, altrimenti mai potrebbe trovare la forza di andare avanti quando la rabbia le monta dentro, quando l’umiliazione la corrode viva.
Sono passati un pò d’anni, ma nemmeno troppi e un padrone l’ho trovato, adesso sono la schiava di un uomo molto brillante. Eravamo attratti inutile nasconderlo.
La prima volta ci siamo visti ad un caffe, un luogo neutro per un primo incontro ma in cinque minuti eravamo in macchina sua. In altri cinque ero a casa sua nuda in ginocchio con le gambe allargate al centro di una camera piuttosto grande, mi ha detto che da quando mi conosceva aveva sognato questo momento, ci aveva fantasticato sopra, modificandolo per renderlo perfetto. Sapevamo entrambi sarebbe finita così. C’&egrave l’ha nel sangue il controllo ed &egrave fioccata una complicità intrascurabile.
“Sai, quanto ho preparato questo momento..” lo disse con un tono così calmo e tranquillo, pacato direi.
“.. tutti i particolari, come questo. L’ho preso dopo una scelta che &egrave stata un’agonia per raggiungere la perfezione, ma penso che la pelle nera ti debba stare magnificamente” mentre lo diceva teneva in mano come se fosse cristallo un collare.
Ho sempre sognato un collare da portare con orgoglio, un segno d’appartenenza, un legame indissolubile, un inizio del gioco. Effettivamente era stupendo non troppo sottile con un anello squadrato che gli dava eleganza sul retro vicino alla chiusura e davanti una piccola incisione color oro, come l’anello. L’appellativo cagna seguito dal mio nome brillava nella luce bassa della stanza. Un appellattivo di disprezzo, che a me dava pur tanta gioia.
“Lo vuoi?” se avessi avuto la coda avrei iniziato a scodinzolare. Non sapevo, non ne avevamo mai parlato come avrei dovuto chiamarlo? Padrone? Signore? E ora cosa gli rispondo? Beh, certo che lo voglio, ma quanto mi intrappolerà quest’uomo? E se poi preso dalla foga non mi lasciasse più andare via? Magari &egrave un maniaco… Aiuto!
“Si, padrone” mi uscì, dalle labbra con decisione senza che l’avessi comandato io mentre il mio battito accellerava. Si avvicinò e lessi che battuto sopra la scritta c’&egrave n’era un’altra: “La mia”. I caratteri erano in corsivo semplice ma molto eleganti, mi sentivo elegante anche io, nonostante mi fossi sempre reputata piuttosto goffa. Mi legò i capelli con dolcezza e poi li tirò, dicendomi che la prossima volta non avrebbero dovuto intralciarlo. Attimo di silenzio. Cosa devo fare? Dire di nuovo si padrone? Non sarò ripetitiva? Smettila di pensare le schiave non pensano, calmati respira…
“Chiaro?!” che tono ha usato? Non me lo aspettavo per nulla sembrava tutto così magico, questo &egrave duro, peggio di un colpo.
“Si , padrone.”
“Devi sempre rispondere al tuo padrone, o &egrave troppa fatica per un’inutile vacca come te?!”
“Mmmm no padrone, scusa padrone.” oddio e se avessi dovuto dargli del lei? Lui non l’ha chiesto e per ora non dice nulla, spero rimanga così.
Così arrivò il mio collare che ancora oggi, la nostra sera a settimana chiude sul mio collo.

Me ne ero appena andata da casa sua, la nostra seconda volta quando mi scrisse uno SMS: “Sono stato veramente troppo buono oggi. Non sarà mai più così, solo perch&egrave era la prima volta”.
Buono? Ma era diventato pazzo, ero una furia, una bestia, volevo girarmi e tornare la ad urlargli contro tutto ciò che mi passava per la mente. Eppure reprimetti tutto: “Fai come ritieni sia giusto educare la tua schiava”. Speravo così tanto non rispondesse mi faceva incazzare da morire, nervi puri. Non ci riuscivo proprio, dopo quante volte ci siamo visti? Due? Due settimane che era nata questa “relazione” io non riuscivo a staccarmi da lui. Pendevo letteralmente dalle sue labbra, mai e poi mai gli avrei disobbedito, nemmeno in sua assenza. Poi avrei confessato mi conosco, e mi avrebbe punita come merito per la mia istruzione a brava cagna e fedele schiava obbediente. Lo volevo terribilmente avrei voluto poterlo svegliare ogni mattina con un dolce succhiare perch&egrave poi mi possa fottere la bocca a suo piacere o concedermi una sveltina. Lui aveva tutto il più assoluto potere su di me, mentre giocavamo e poi capii, anche quando non lo facevamo. Controllava i miei orgasmi, amministrava il mio piacere, sceglieva se concedermelo o no, se lasciare me lo potessi concedermelo sola o meno, o se avessi dovuto farlo davanti a lui.
“Ti ricordi quando mi hai chiesto se avessi mai usato dei mestoli di legno per punire le mie schiave? Dissi di no. Ora inizierò.” poi aggiunse “Oggi ho usato solo le mani ma… con te credo che userò solo cintura e mestolo, e le mie mani… Le cose che provocano più dolore.”
Un sogno che avevo era essere legata e frustata sul clitoride con un semplice frustino così dovetti ribattere: “Perch&egrave non il frustino?”
Fu immediato: “Il frustino non colpisce così forte, &egrave più l’idea, il vero dolore &egrave provocato da altro.”
“Io sono terrorizzata anche da quello figurati, sarebbe dolorosissimo” &egrave vero, ero totalmente spaventata, eppure ero stata proprio io in passato a chiedergli se colpisse le sue schiave con un mestolo di legno… Carnefice del proprio destino, si &egrave pure fottuto la mia idea, o meglio non mia ma… Impara a non fare domande!
“E quindi?” E quindi? Hai il coraggio e la sfacciataggine di chiedermi e quindi?!! Come se il mio dolore non fosse un problema tuo?! E’ un amante dei tacchi, mi aveva chiesto di portarli quella sera, e mentre leggevo questo messaggio avrei voluto chiamarlo e dirgli che se tanto ama i tacchi gliene avrei potuto piantare io uno nella schiena! Odio, odio e terrore. Ma il padrone &egrave lui. Quando metto su il collare sono sua, ha ogni diritto di provocare tutto il dolore che vuole per punizione o divertimento. Perciò l’unica cosa da dire fu
“Sopporterò comunque”
“Molto bene” il fatto era che non ne avevo la minima idea. Non avevo mai avuto occasione prima di giocare col dolore, non mi ricordo mai uno sculaccione in vita mia se non stasera ma ha detto di essere stato buono perciò non sapevo cosa potesse aspettarmi. Dentro me ero sicura di non essere al livello di sopportare una cintura. Si sente il sibilo del colpo, l’impatto con la pelle, il colpo, l’eccitante odore di cuoio che riempie la stanza. Ma alla fine avrei potuto imparare a gestire il dolore, a conoscerlo, a farlo mio, inoltre era piacere. Alla sola idea la mia figa era un lago ed altre volte che ne avevamo parlato colava anche. Il mestolo però quello no, non riuscivo ad accettarne nemmeno l’idea, duro, preciso, forte, letale. Non lo volevo, mi scese qualche lacrima che aspirai subito, avrei dovuto essere forte e brava, una puledrina ritrosa al suo padrone, obbediente che lo compiace. Era un bravo padrone, o meglio, un padrone giusto. Non avrebbe mai fatto qualcosa che non potessi sopportare o almeno così credevo ma lui me ne diede la conferma, forse aveva visto il bisogno di essere rassicurata.
Continuammo a chattare scrivendoci cosa potremmo fare in una prossima volta e ci stavamo scambiando delle foto. Mi piace che dedichi del tempo a farsi delle foto per me ma per oggi ero accontentata.
Mi arrivò una foto. La sua mano e un mestolo. “Visto che non volevi più foto mie ho fatto questa”. Stronzo. Si eh, allora sei proprio stronzo. Sono terrorizzata da quel coso, e sapevo che avrebbe usato una forza che a me sarebbe sembrata sempre troppa, era una tortura anche l’idea di quello strumento! Era tanta paura da non essere eccitata, paura vera. Così provai a smorzare un pò, ero troppo tesa…
“Se sperassi, che tu non lo voglia usare, spererei invano vero?”
“Esattamente” Cazzo, quando deve fare così risponde nettamente quando gli chiedo se posso darmi piacere (lo posso fare solo con il suo permesso) ci girà intorno un’ora. Alle volte ciò mi fa eccitare ulteriormente altre sopprimo l’eccitazione per la via della razionalità e quando ho il permesso non ne ho più voglia.
“Lo useresti subito? Io non sono minimamente abituata al dolore” Era vero, so che non mi avrebbe mai dato un’introduzione lenta e graduale, nemmeno mi avrebbe lanciata dentro eh, però sarebbe stato severo da subito, serio, impacabile, irremovibile.
“Nel rapporto schiava padrone &egrave presente il dolore” si lo sapevo, grazie della novità!
“Non ti ho chiesto di iniziare in maniera delicata -Quanto avrei voluto, ma sapevo l’impossibilità della cosa così volli fargli capire ciò- Ti ho chiesto se lo avessi usato subito pur sapendo che il mio rapporto col dolore &egrave stato minimo e la conoscenza di esso e come sopportarlo non la ho”
“Ok, quello vedrei come reagisci.” Oh ma grazie al cielo!
“Avevo capito, non saresti stato più buono. Ma puoi comprendere che se non so una cosa questa possa farmi paura.”
“Si, si perfettamente. So come fare.” Si ho capito che maneggi schiave e strumenti di tortura da un pò d’anni. Ma io non sono nessuna di quelle…
“Ma ti giuro che non mi spingerei mai oltre a quello che puoi sopportare” Oh non ci credo, l’aveva detto! Dentro di me aveva detto: Fidati, lasciati andare accetta da brava, fidati, non andrei mai oltre.
e ancora… “Sai di avere un buon padrone, che si prenderà cura della sua schiava, per me &egrave la cosa più importante.” Non ci potevo credere, adesso avrei dato tutto per tornare da lui e non a strozzarlo.
Impulso e così feci.
“Mi apriresti?” un secondo e fu li sulla porta, spero non mi punisca.
“Ciao. Come mai da queste parti?”
“Eh, ecco io… Io ti odio, non lo voglio il mestolo, per favore…” non riuscì a parlare di più, mi buttai tra le sue braccia, cercai conforto nel suo petto. Mi piaceva il suo fisico molto musoloso ma non troppo asciutto, perfetto per me. Mi piaceva il suo calore, il suo profumo, il fatto che non mi avesse ancora respinta.
“Ti sei calmata un pò? Sai che potrebbe non essere così terribile come pensi e potrebbe darti anche piacere, anzi voglio che tu lo pensi.” ora vuoi comandare anche i miei pensieri? Ma so di essermi arresa ancora prima di parlare.
“Si va meglio ora. Allora sarà uno strumento che oltre a farmi male potrà darmi anche piacere”
“Molto bene” odiavo lo dicesse, &egrave così piatto e poi &egrave a te che va bene io devo farmelo andare bene, ma se non lo dicesse affatto perderei quel poco di gratificazione che mi arriva.
“Sai che dovrò punirti per insegnarti a gestire i tuoi impulsi vero? Non puoi lasciarti andare a ciò che ti passa per la testa, devi imparare a gestire sia il dolore che la gioia.”
“Si, lo so padrone”
“Ti lascio qui il mio pc, io vado nell’altra stanza penso sia meglio per te, mi piace umiliarti ma penso sia abbastanza ciò che ti chiedo di guardare. Hai 25 minuti per cercare quello che vuoi riguardo al clistere, ti consiglio di guardare come si fa.” Se n’&egrave andato senza che ribatessi, forse &egrave meglio così, avrebbe potuto riempirmi di mollette o farmi fare chissà cosa in questo tempo oltre a dover cercare come ci si pulisce il culo in pratica. Sapevo che per lui non era qualcosa di umiliante, più solo una preparazione, e lui sapeva che per me sarebbe stato umiliante, però estremamente intimo, mi piacerebbe se si prendesse cura del mio buchino anche così, se mi facesse qualcosa di nuovo. Continuo a cercare e leggo sempre circa le stesse cose. Dubbio infinto: Vorrà uno con la peretta o con la sacca, non so perche la sacca mi da più sicurezza nonostante possa contenere molta più acqua. Spero voglia che io lo faccia solo con dell’acqua ma… Quanta? Per quanto tempo vorrà che la tengo? E se volesse farmi un clistere punitivo? A dire il vero l’ultimo mi eccita molto, dover venire a patti col dolore, i crampi e accettarli piano, ma non penso sia ciò che voglia farmi lui.
Era umiliante cercare queste cose, almeno era uscito dalla stanza, e io mi ero accorta di essere bagnatissima. Quando sono bagnata posso inserire due dita per sentire quanto e poi portarmele alla bocca. Ormai avevo capito cos’era, perciò interruppi le ricerche e assaporai i miei umori quando lui entrò.
“Qualcuno si sta assaggiando qui? Dai su spiegami bene cos’hai trovato”
“Ho visto come si fa, solo ci sono alcune cose a cui dovresti rispondermi tu…”
“Dimmi pure”
“Quanto liquido vuoi mettermi? E…” mi interruppe
“Ecco, non sarò io a metterlo, ma sarai tu a somministrartelo da sola. E’ deciso”
“No, non l’ho mai fatto da sola.”
“Infatti ora puoi andare a casa ad esercitarti, sai che sono un padrone esigente.”
“Lasciami rimanere qui ti prego, farò, farò la brava”
“Questo vorrà dire che ora ti darò 15 colpi con la cintura su ogni natica, e me li dovrai chiedere prima. Saranno forti, ininterrotti, e non alternerò.” Come fa ad essere così freddo?
“Come vuoi che mi metta padrone?”
“Inginocchiati sul cuscino del divano tira in fuori il culo e appoggia il busto sulla spalliera. Ovviamente spogliati prima” Tornò poco dopo con il mio collare in mano. Lo chiuse sul collo, lo sentivo più stretto del solito, come se la sua presenza si fosse insinuata più nel profondo in me.
“Non muoverti, o dovrò legarti lo sai. Fai la brava su” Non replicai nemmeno. “C’&egrave niente che devi chiedermi?” Ah vero…
“Padrone, per favore, mi puniresti come merito per non essermi controllata?”
“Certo” I colpi furono esattamente come li aveva descritti. Forti, ininterrotti, dolorosi, precisi. Era implacabile. Irremovibile. Freddo. Severo.
“Hanno fatto così male?” Si stronzo! Certo!
“Li ho potuti sopportare”
“Adesso andiamo a letto” e mentre si avvicinò per togliermi il collare..
“Devo fare pipì.”e”Padrone.”
“Oh ma questo cambia tutto. In ginocchio -e mi legò al guinzaglio, andando via, e tornando con una corda- Ora la legherò affinche la tua figa e il tuo buco del culo siano tirati. Ti sentirai spaccata, tagliata a metà, brucerà. Ma a me non interessa, sai che &egrave giusto così” Legò quella corda ruvida e la tirò con una forza inaudita.
“Ora ti stenderai e con le mani giocherai con in tuoi capezzoloni mentre terrai alto il bacino. Il tutto per sei minuti. Appoggia il culo e si ricomincia capito?” Non avevo mai provato prima quella posizione non sapevo come potesse essere.
“Te le cerchi allora?! Imparerai che si risponde! I minuti ora sono otto.”
“Si padrone, tutto chiaro” non so come parlai, non avevo voce. Se il tempo era così poco voleva dire che era qualcosa di concentrato.
“Su stenditi. -aspettò alcuni istanti- ora tira su il bacino, se non ti torturerai quei capezzoloni da vacca abbastanza per i miei gusti provvederò io.” Eseguì e aggiunsi un fievole si padrone.
Fu crudele, la corda in quella posizione tirava almeno il doppio di prima io lacrimavo senza sosta e inoltre avevo la gola secca a furia di respirare con la bocca per la fatica. Quella posizione era terribile, le gambe iniziavano a cedere gli addominali anche. Pensai che avrei assolutamente dovuto iniziare a farne di più in palestra per resistere a ciò. Tremavo, avevo il fiatone, il battito accellerato e la corda era completamente intrisa di umori, la sentivo bagnata, mi mordeva la delicata pelle.
“Alza quel culetto su, sono passati solo quattro minuti, non vorrai mica ricominciare.” Effettivamente stavo cedendo sempre di più mentre cercavo di resistere. Avevo un bisogno assoluto di bere, e, allo stesso tempo iniziai a piangere ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di cedere.
“Non sei stata molto brava a torturarti il seno ma di questo te ne pentirai durante il clistere tranquilla, sai che non potrei mai trascurare una parte della tua educazione. Il tempo &egrave passato puoi stenderti e rilassarti un minuto” Oddio perch&egrave? Mica mi avrebbe fatto tornare cosi vero? Scacciai l’idea e mi rilassai. Insomma mi sembrava che non potrò mai più scopare da quanto tirava quella corda micidiale.
“Bene, ora dobbiamo togliere la corda” La slegò e molto lentamente la sfilò dalle labbra bruciava terribilmente, bruciava tantissimo, sentivo che aveva lasciato il suo segno impresso nella mia pelle. “E ora cagna -prese il guinzaglio- seguimi” Gattonai dietro a lui dolorosamente fino al bagno mi lascio pisciare mentre mi fissava. Ci misi un pò ma poi il getto iniziò e capii. Piansi, piansi e ancora piansi. Perch&egrave mi faceva questo? Perch&egrave mi facevo fare questo? Che dolore!
Mi passo la mano tra le cosce e piena di umori e piscio gliela pulii. Volevo godere, ma no, oggi proprio non osai chiederlo.
“Padrone, avrei sete…”
“Oh si certo, bevi pure” e aprì il getto dell’acqua del bidet.
Mi portò fuori dal bagno e mi tolse il collare, mi fece alzare e mi accompagnò in una stanza. Ecco puoi dormire qui.
“Si, buonanotte”
“Buonanotte” Si girò e prese il corridoio mentre chiudevo la porta. Ero già nuda perciò avevo poco da fare. Trovai un sua maglietta sul letto che presi in mano e ne inalai il profumo. Sa di uomo, sono felice di averla stanotte. Ero completamente assorta nei miei pensieri quando la porta si spalancò, prese la sua maglietta e la gettò sul letto. Poi prese me e mi sentii solo il muro dietro la schiena mentre un suo bacio si prendeva possesso di me, risvegliando qualsiasi ormone. Mi prese in braccio e mi portò in camera sua. Un enorme letto in legno scuro molto lucido era al centro della stanza e un altro grande armadio dello stesso colore si ergeva possente su un lato. Di fronte a questo uno specchio e notai un telo nero forse per coprirlo. Poi non ci fu altro, mi sbatt&egrave distesa sul letto e mi sbatt&egrave il cazzo nella figa con la forza di un esercito, lo fece per alcuni minuti, sapeva di non dovermi far venire, e io sapevo che era difficile ci riuscissi. Mi prese per i capelli mi trascinò giù dal letto e 6 o 7 fiotti caldi arrivarono nella mia gola. Non ne avevo mai ricevuta tanta che un pò me ne colò fuori. Ingoiai tutto e pulii con una passata di lingua tutto, senza servisse un ordine, ora non ero una schiava. Lui era rimasto seduto sul bordo del letto con la schiena stesa.
Tornai in camera mia sentendo che non mi voleva li per la notte. Solo in camera, quando mi distesi sentii effettivamente quanto dolore avevo alla figa. Provai a dormire per più di un’ora poi mi alzai. Andai in cucina e mi feci una camomilla. Sapevo di dover godere per dormire, o almeno avere qualche sua attenzione. Bevetti sorseggiando con calma, poi andai a vedere se lui realmente dormisse. Era ancora esattamente come l’avevo lasciato, aveva solamente tirato la coperta su di lui. Mi accovacciai li con lui, contro il suo petto caldo, e presi sonno immediatamente. Dopo tutto ciò che era successo era un sonnifero molto potente il contatto con la sua pelle.

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