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Racconti Erotici Etero

fare tardi in ufficio

By 22 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella sera doveva lavorare fino a tardi. Voleva finire quel lavoro per poter avere il fine settimana completamente libero. Le piaceva quel lavoro, le permetteva di gestire l’orario come meglio le tornava. Infatti in quell’azienda ognuno aveva il suo ufficio e ognuno gestiva il proprio lavoro come voleva, dovevano solo rispettare le scadenze. Anna era alla soglia dei trenta anni, aveva un buon lavoro e una vita soddisfacente. Si era lasciata da un paio d’anni e da allora non aveva avuto nessun altra storia seria.
Erano passate abbondantemente le otto quando guardò l’orologio, e si accorse che il suo stomaco iniziava a reclamare. Pensava di essere rimasta sola in tutto il reparto, ma si sentiva ugualmente a suo agio. Anzi sentiva quel senso di libertà che tanto le piaceva. Si alzò per andare al bagno per darsi una rinfrescata, poi avrebbe pensato a cosa mangiare. Quando passò dal corridoio vide una luce arrivare da un ufficio in fondo. Forse qualcuno se ne era dimenticata, così lei si avvio per spengerla. Si accorse sorpresa che quella sera non era l’unica rimasta al lavoro. Era Stefano che pure lui voleva avere il fine settimana libera. Aveva all’incirca la sua stessa età e anche lui lavorava lì da qualche anno. Si conosceva ma non avevano mai approfondito la loro amicizia visto che lavoravano in progetti diversi. Sussultò quando la vide affacciarsi alla porta, pensando pure lui di essere solo. Le disse che anche a lui stava salendo l’appetito e potevano andare a prendere qualcosa da asporto per mangiare lì in ufficio insieme così poi potevano finire il lavoro tranquillamente. Lui cavallerescamente si offrì per scendere al bar per prendere qualcosa mentre lei si poteva così rilassare. Anna accettò visto che era molto stanca, così si avvio al bagno per rinfrescarsi. Si ripassò leggermente il trucco e attese il collega.
Stefano tornò con un dei pezzi di pizza e un po’ di bevande. Decisero di ‘accamparsi’ per la cena nella sala riunioni, così potevano stare più comodi. Era contenta di non cenare da sola e poi Stefano si stava rivelando davvero di compagnia. Ora lo poteva guardare meglio, con calma e con un occhio più femminile. Doveva fare qualche sport perché sembrava atletico, lo sguardo era allegro e vivace, chissà se era fidanzato. Non tardò a scoprirlo perché poco dopo le disse che si era lasciato da qualche mese. I discorsi divennero più confidenziali, in fondo erano entrambi giovani e allegri. Lui si allentò la cravatta. Quel completo da uomo d’affari gli donava veramente. Anna si stava rilassando e iniziava a vederlo come uomo e non come collega. Si chiedeva se per lui era lo stessa. Aveva un bel corpo, un seno prosperoso e delle belle gambe. Quel giorno si era messa una gonna al ginocchio senza calze e una camicia, il classico abbigliamento da ufficio come lo chiamava lei. Quando videro l’ora e dovettero tornare al proprio lavoro ne rimase un po’ delusa, le sarebbe piaciuto un altro po’ di compagnia. Quando si alzò Stefano le disse che ora si poteva riabbottonare la camicia. Si era aperta e non se ne era accorta. E la visione del seno in quel modo era davvero generosa. Diventò rossa mentre lui rideva. Nonostante l’imbarazzo del momento non le era dispiaciuto quel momento. Voleva dire che l’aveva guardata non come una semplice collega. Ora che era sola nell’ufficio ripensava che non l’aveva mai guardata negli occhi, ma guardava più in basso. Adesso sapeva perché.
Era davanti al computer, ma non riusciva a concentrarsi. Pensava agli occhi di lui su di lei. Si chiedeva cosa avesse pensato. Continuava a pensare alla cena di poco prima. Si chiedeva come era il corpo suo senza vestiti. Si domandava tra sé se anche lui la pensava. Era raccolta in questi dolci pensieri. Non riusciva a pensare ad altro. Tra la stanchezza, quelle attenzioni che da un po’ nessuno le dava. I suoi pensieri correvano veloci. Arrivò a chiedersi come era il sesso del suo collega. Se lo immaginò come fosse lì davanti a lei. Sentì addensarsi un piacevole formicolio all’inguine. Il desiderio cresceva dentro lei. Voleva andare da lui e farsi prendere. L’idea diventava sempre più forte. Decise di agire. La razionalità ormai non esisteva più, era guidata solo dai sensi.
Apparse alla porta di Stefano. Lo guardò negli occhi. Lui le chiese cosa era successo. Lei non rispose e si avvicinò a lui che era seduto. Si abbassò su di lui e lo baciò senza pensare. Lui rimase sbigottito e quando si staccò dal bacio i suoi occhi esprimevano tutta l’incertezza in cui era avvolto. Poi, deciso, schiaritosi un attimo le idee l’afferrò e la baciò di nuovo con passione. Lui fece per alzarsi ma lei lo bloccò a sedere. Lo baciò nel collo mentre gli apriva la camicia. Adesso era scesa sul petto e con le mani era sui pantaloni. Stefano accettò di buon grado quella passività. Anna si inginocchiò davanti a lui guardandolo con desiderio. Gli tolse i pantaloni e le mutande fino alle caviglie. Adesso aveva quel membro turgido dinanzi a sé. Gli occhi erano rapiti da quel sesso. Con una mano lo scappellò. Lo avvicinò alla bocca giocandoci come fosse un rossetto. Sentiva che cresceva. Iniziò a scorrere la lingua lunga l’asta. Era sempre più duro. Scorreva su tutta la lunghezza, lo baciava. Aprì le labbra e le avvolse intorno al membro. Lo ingoiava lentamente, fino ad avvolgerlo tutto. Poi iniziò a succhiarlo, a scorrere su e giù. In ginocchio, dietro la scrivania a fare un pompino al suo collega. Questa era terribilmente eccitante per lei. E doveva esserlo anche per lui che sembrava gradire il trattamento. Anna voleva saggiare ogni parte di quella pelle. Quel fallo che scorreva dentro la sua bocca era davvero duro. Ad un certo punto lui la prese, l’appoggio alla scrivania e sempre seduto iniziò a toccarle le gambe. Alzò la gonna sopra la vita. Scorreva la sua bocca lunga le gambe fino a sopra le mutande che si erano già inumidite. Giocherello un po’ sopra le mutande poi con un gesto deciso le fece scivolare a terra. Adesso la guardava negli occhi, le aprì completamente la camicetta e la spinse sulla scrivania. Le aprì le gambe e avvicinò il viso alla fessura. Sentiva il suo odore e stava per sentire il suo sapore. Un lungo baciò languido si posò su quel dolce lembo di pelle. La lingua iniziò a scorrere tra quelle labbra. I suoi colpi si facevano sempre più decisi e profondi. Anna portò una mano dietro la nuca di Stefano premendolo a sé. Chinò la testa all’indietro sentendo il respiro aumentare. Stringeva sempre più quella testa a sé. Il primo orgasmo lo raggiunse così, sulla bocca di lui. Adesso voleva essere presa. Voleva essere scopata. Stefano, come se le avesse letto il pensiero, si alzò, si levò per bene gli indumenti e la tirò a sé. La penetrò con un colpo deciso e iniziò un movimento ritmico su di lei. Le tolse la camicia e il reggiseno lasciando quello splendido seno dondolare al ritmo dei suoi colpi. Lei adesso era sopra la scrivania sola con la gonna e i tacchi con lui tra le gambe che la stava possedendo. I loro respiri erano sempre più affannati. La mani di lui erano frenetiche su quello splendido corpo. Lei si lasciava trasportare da lui. I gemiti si susseguivano sempre più caldi. Ora era lui che comandava il gioco. La prese, la scese, la guardò e la girò. Si appoggiò con i gomiti alla scrivania, allargò le gambe lasciando svettare il culo verso lui. Rientrò dentro lei facendole lasciare qualche gridolino di piacere. Il seno ballava liberamente all’aria. Stavano scopando come due animali presi dalla voglia. Dopo un poco lei si alzò decisa a riprendere il comando del gioco. Lo fece sedere su di una sedia senza braccioli. Passò prima una gamba a lato a lui, poi l’altra gamba sull’altro lato. Scese su di lui risucchiando il cazzo dentro il su sesso. Si sentì invadere tutta se stessa. Ora era lei che voleva scopare lui. Si muoveva prima in parte, poi avanti indietro. Stringeva il suo viso ora contro il suo seno, ora sulla sua bocca. Poi si alzò e si abbassò, su e giù sempre più freneticamente. Vedeva il piacere di lui crescere nei suoi occhi, e questo le faceva aumentare il ritmo. Voleva portarlo al piacere. Sentì esplodere il cazzo dentro di lei riempiendola tutta. Rallentò il ritmo fino a fermarsi, poi lo baciò appassionatamente.

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