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Racconti Erotici Etero

Fattore K

By 12 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Riprese coscienza con estema lentezza: la prima sensazione fu quella di rinascere, sentendosi un foglio bianco.
La vista non riprese subito ad essere molto definita: una leggera nebbia gli impediva anche di riconoscere dove si trovasse esattamente.
Subito dopo il dolore: leggero, appena percettibile alla schiena.
E appenba sentì i passi fuori dalla porta seguì il proprio istinto: chiuse di nuovo gli occhi.
…due voci…una maschile e una femminile….una piccola discussione che sembrava stesse trasformandosi in alterco.
“Ha bisogno delle massime cure…”
“Appena si riprende va trasferito altrove, sono stata chiara?”
“Ma lei…”
“Sì che posso, sono il suo legale.”
“…”
“Attendo solo buone notizie dottore, non mi deluda.”
“…”
Tacchi che si girano ed escono dalla stanza…rumore di fogli e dica rtella clinica, odore di farmaci, suono delle proprie pulsazioni…e..

..un flash…come una reminiscenza….voci che si sovrappongono simultaneamente…
“Ricordati chi sei…”
“Come amnesia parziale?Sta scherzando?..”
“Forza…ti riprenderai presto…Forza!”..
E un tappeto sonoro più lontano, gemiti, urla…am nessuna immagine…nessuna…

Torno’ in se…stanco come un viaggio di anni luce: decise di non riaprire ancora gil occhi, e aspettare che il medico uscisse,: cosa che accadde dopo pochissimo.
Inizio a seguire il filo dei suoi pensieri..parti dalle domande ovvie:
Cosa ci faccio qui?
Perche’ mi serve un avvocato?
Cosa diavolo è successo?
E poi, come un rigurgito dal fondo delle sue memorie LA domanda che lo fece tremare aìe far avere quasi un attaco d’ansia…
Chi sono? Un’altra notte agitata: il confine tra sogni e ricordi era labile: sopratutto per lui che non sarebbe riuscito facilmente a distinguerli…decise di finirla con la pantomina e riapri gli occhi…Basta devo fare qualcosa….pensò tra se’ e se’…il dolore alla schiena era passato…e ora voleva risposte alle sue tante, troppe domande..
Domande che si ammonticchiavano nella sua mente, come fogli che il vento aveva spazzato via e poi aveva deciso di impilare disordinatamente…
L’avvoactessa entrò nella sua camera e trattenne un urlo di gioia: lo vide di spalle, massiccio come se lo ricordava: il camice faceva fatica a nascondere il corpo tonico e allenato di lui.
Trattenne la sua meraviglia, si guardo’ intorno e chiuse la porta alle sue spalle con leggerezza, come con altrettanta leggereza diede una mandata.
Lui si volto lentamente…la luce del finestrone creava intorno a lui un riverbero fortissimo…bianco su bianco…e lei penso’: “Come un angelo caduto, l’angelo..della…”..
“Ho delle domande,”
Interruppe con violenza i suoi pensieri: la voce non era cambiata…20 giorni di coma non lo avevano distrutto…era vivo per miracolo eppure la sua voce…
“, tante domande.”
“Ti fiderai di me?”..rispose lei.
I loro occhi si incontrarono e per alcuni interminabili istanti e frugarono uno nell’anima dell’altra.
“Sì.” Piccoli gesti che, per ogni uomo, si ripetono serialmente ogni mattina, per K, quella mattina, erano una riscoperta continua.
Prendersi cura di se’, del proprio aspetto, ad esempio.
“Voglio uscire, ho fame Hélène…colazione?”
“Non è presto?”
“No Hélène, non sono un bambino…ho solo perso la memoria, credo..”
“Sì K.: d’accodo. Usciamo ma non aprire bocca..poi ti spiegherò.”
Si fece la barba mentre Hélène lo aggiornava sulle questioni più importanti: il suo nome, la sua età, e poco altro…come ad esempio il fatto che aveva avvisato a lavoro del suo incidente e che i datori avevano acconsentito ad un periodo di riposo.
“Incidente?”
“Sì…nulla di grave, poteva andarti peggio: forse sui giornali c’è ancora qualcosa.”
L’impatto con lo specchio non fu traumatico: come se si fosse riconosciuto subito… tranne per quella cicatrice.
Una piccola K sotto il mento che non ne voleva sapere di nascondersi.
“Allora ti manca molto?”….
Si voltò e sorrise ad Hélène, impeccabile in un castigato tailleur che lasciava comunque intravedere qualche giusta forma.
Si fermarono dal giornalaio, per poi andare nel bar sotto casa.
Lo scelse lei per non farlo affaticare troppo.
Entrarono e si sedettero.
Hélène and’ a ad ordinare due cappuccini e due brioche: lui respirò lentamente appprezzando lentamente tutta l’aria che riusciva ad inalare … lentamente stava riprendendo confidenza con la realtà: ovvero con tutto quell’insieme di piccoli gesti e convenzioni che la compongono.
Sfoglio’ il giornale alla febbrile ricerca di piccoli indizi…ma non trovò nessun rifeimento dell’incidente…ormai era evidentemente diventata una “cold news”.
Si senti’ comunque un sopravvissuto.
Non ricordava ancora nulla ,(forse era troppo presto?) : solo una vaga memoria di una sbandata in un tornante, il guardrail divelto e lui che vola dal parabrezza.
Dietro i suoi occhiali da sole nessuna reazione palpabile.
Arrivo’ la cameriera, una ragazza biondina e riccia, di media corporatura…
Cappuccini e brioche…sollevò lo sguardo incrociando il suo.
Il tempo si fermò .
Lei lo fissava.
Lui non comprese.
La ragazza si alzò una manica della camicetta svelando tre piccoli tagli che andavano a formare una K……
“Allora signorina, il resto?”…Hélène protestò vivacemente ridestando entrambi.
“Sì mi scusi, tenga…”
La folta chioma bionda e riccia scomparve dal loro campo visivo a velocità sostenuta.
“Hélène io…”
“Fai colazione, ne parliamo dopo.”
“Hélène io devo sapere.”
“Non così in fretta. Fai colazione ho detto.”
[…] La commessa finse un leggero malore chiedendo il permesso di andare in bagno.
La principale lo accordo’ senza problemi.
Corse in bagno: fortunatamente libero.
Respirò profondamente.
“Mio Dio…”..”non può’ essere..”
Si sentì avvampare…il calore dalle guance iniziò a raggiungere tutto il corpo…un fuoco incontrollabile ed irrazionale.
“E se mi sbagliassi?…”
Ma il fuoco non le dava tregua: c’era solo un modo di fermarlo…liberalo.
Chiuse la porta alle sue spalle e affondo le dita in mezzo alle gambe così che i ricordi esplodessero.
Non capiva perchè ma quel cliente le richiamo alla memoria un’esperienza segreta..
…un’iniziazione….
E le sue dita iniziarono a scivolare dentro….i ricordi emersero come un film a rallentatore..
Il film di una notte per lei indimenticabile..
Dove scoprì il sottile confine tra l’essere donna e sentitsi femmina..
..e comprese come potesse avvenire il felice incontro tra dominazione mentale e possesso fisico..
[un ipccolo mugolio inizio ad accomapgnare i suoi movimenti] come l’intreccio di gesti sicuri, descrizione di un sentiero indirizzato al piacere piu estremo..
[ un altro gemito..] Come scordare le sue mani?..il suo corpo?..la sua dolcezza mista al suo essere maschio,animale e brutale?..
[ respiri sempre più affrettati] …E il suo sentirsi annientata.?..
(gemito)..
sottomessa..?
(gemito..prolungato)
..indifesa..?
(mugolio)..
…Preda perfetta come aveva sempre sognato..?
(sospiro..muscoli che si contraggono)..
…Oggetto del piacere..?
(gemito..gambe che tremano lievemente..equilibrio precario..)..
Nelle mani forti di lui..mascherato e misterioso ma abile nell’accogliere la sua trasgressione estrema..
Le ritornarono alla mente anche i suoi alibi: una voglia irrefrenabile di abbattere i limiti imposti dalla decenza,
(gemito)
..dalla pudicizia …
(sospiro..tremolio piu intenso)
..dai valori condivisi,dall’educazione ipocrita ..
(respiri sempre piu affrettati mano sulla piastrella a sorreggere un equilibrio ormai instabile).
..Dalle regole..
(gemiti sempre più liquidi e ravvicinati)
…per raggiungere….
(gambe che tremano violentemente)
..la pace e la libertà dei sensi..(…)..
(e l’effluvio di un orgasmo senza barriere..il suono di un urlo sommesso e strozzato)…

[…] Hélène e K fecero colazione in silenzio: lei orientata a pensieri pratici e litigando con il tablet…gli impegni della giornata.
Lui disorientato dalla confusione innescatagli dalla visione della commessa e dai quei strani tagli sul polso.
Un rebus racchiuso in un enigma.
“Andiamo a casa. Voglio delle risposte. Ora.”
Uno sguardo d’intesa, prima di ritrovare la via di casa. Tornarono a casa.
“..Hélène…”
Un leggero capogiro…una mano salda a sostenerlo…e ad accompagnarlo sul divano.
Poi il vuoto.

[…]

“Vedi a voler fare di testa tua?”
Hélène con la coda dell’occhio mente lavora al pc.
“Grazie Hélène…ora va meglio…”
Il sorriso di Héléne che subito ritorna a concentrarsi sul Pc.
“Cosa fai?”
“Lavoro per te K.”
“Ovvero?”
“C’e’ una cosa che devi leggere prima.”
Hélène si alzo prese un quaderno di pelle rilegato finemente.
“Leggilo.”
“Cos’è?”
“Leggilo e capirai. Leggilo a piccoli sorsi. Puoi cominciare da dove vuoi.”
“…”
“E mettiti comodo.”

Lo lasciò solo con quel diario, rivestito in cuoio e con incisa sulla copertina una sola lettera, quella del suo nome: K.
Seguì il suo suggerimento: chiuse gli occhi e aprì a caso.
Fece un respiro profondo e cominciò a leggere, o meglio: a degustare la deliziosa calligrafia femminile, che, ne era certo, fosse quella di Hélène.

[…]

“Ho avuto la conferma.
K non è solo un seduttore: è un abilissimo profiler. Sa cosa dare ad ogni donna che gli si presenti davanti.
Non so come faccia: per me è veramente un mistero.
è come se sapesse interpretare tantissimi ruoli.
E sa sempre stupirmi.
Quando gli passo i questionari che compilo con le clienti ci mette ore a leggerli
E prende una marea di appunti che mi tiene nascosti.
Cosa darei per leggerli.
Oggi riceverà una cliente particolare…o meglio: particolare per i nostri standard.
è la conoscente di una mia cliente rimasta molto soddisfatta dai nostri servigi…”

[…]

K alzo’ gli occhi : la scrittura era fitta..di cosa parlava Hélène?
Quali servigi?
Che tipo di profiler era?
Tutto era così nebulotico e confuso…continuava a non capire.

[…]

Ricordo ancora il primo appuntamento…ha compilato tutto senza battere ciglio..ha affronatto anche le domande più indiscrete senza batetre ciglio: davvero notevole.
Le ho chiesto se era sicura di tutta le clausole: il suo sguardo ha fugato ogni dubbio.
Mi ha stupito perchè ha barrato la casella: senza limitazioni.
Chissà cosa deve cancellare o nascondere…
…Forse non si rende conto di cosa puo’ essere capace K.
Ne ho le prove.

[…]

Deglutì.
Prese del tempo.
Troppe domande e troppo poco il coraggio di andare avanti.
Ma doveva farlo.
Doveva riscoprire se stesso.
A qualsiasi costo.

[…]

Quando K l’ha notata ha inarcato un sopracciglio.
Quel gesto mi ha sconvolta.
Si è ritirato nel suo studiolo.
Questo gesto mi ha fatto insospettire; non accetta tutti gli incarichi: può farlo…Fa parte delle regole.
A modo suo ha un’etica ferrea e inderogabile: fattore che gli vale un enorme prestigio nell’ambiente.
è forse insicuro?
In quel momento ha aperto la porta.
Mi ha guardato negli occhi.
Senza proferire parola ho capito che aveva accettato.
In quel momento ho avuto paura.
Paura di quello che sarebbe stato capace di fare.
Paura per B.
La cliente ignara.

[…]

K iniziava a sudare.
Ormai era preda del diario.
Aveva sonno.
Tanto.
Ma non voleva fermarsi.
Lesse una data.
…e…dopo…

[…]

La luce sopra la porta è rossa.
Questo evento è raro.
Di solito il semaforo è verde…alcune volte riusciamo a lavorare insieme.
Filmo le sue performance con il consenso, ovvio, delle clienti accodiscendenti.
Oggi no.
Non so perchè ma una volta digerivo meglio questa scelta.
Oggi questa sorpresa mi ha innervosito.
E non riesco a nasconderglielo.
Lui se n’e’ accorto subito.
Mi ha ricordato quali sono i nostri patti.
Sono andata in bagno a piangere: non so neanche io perchè.
Potevo anche scegliere di andarmene.
Ma non l’ho fatto.
Ho aspettato B.
Nulla di appariscente.
è furba.
Abiti che non lasciano intuire dove potesse recarsi.
Una normalissima felpa su un paio di jeans anonimi.
Segno che ha appena finito di lavorare.
Poco trucco.
E un piccolo borsone.
Quale bugia si è inventata?…una gita fuori porta?
Pochi preamboli.
“Sei sicura di….?”
“Dove devo firmare?”…replica seccamente tradendo una certa tensione.
“Qui.
Qui.
E qui.
Grazie.”
“L’anticamera è di la'”
“Grazie.”
….
Quello che non sa e che dalla scrivania posso osservare l’interno dell’anticamera con una telecamera nascosta.
La vedo che si guarda allo specchio.
Toglie la felpa e le scarpe.
Le calze.
I jeans.
La maglietta è lunga fino al bacino.
Lascia il borsone in un vano.
Osserva il bottone vicino alla porta della stanza di K.
Lunghi secondi.
Poi lo preme.

K fa attendere le clienti quanto vuole: in alcuni casi gli piace farle cuocere a fuoco lento.
Stranamente ha risposto in pochi secondi.
L’ultima immagine che vedo è B. che varca la soglia.
E si chiude la porta alle spalle.

Spengo la telecamera.
Potrei andarmene.
Ma non lo faccio.
Non mi piace origliare.
Ma non resisto oggi: è più forte di me.
Nello stabile, tranne noi, non c’e’ nessuno: solo uffici che di venerdì pomeriggio si svuotano.
E che lasciano una comoda intimità e riservatezza.
[…]

K non era stupido: intuì cosa avbrebbe letto dopo.
Quello che lo sconvolgeva era non avere memoria di quell’avvenimento.
Aveva compreso cos’era.
E se ne sorprese.
Non l’avrebbe mai immaginato.
Ora capiva perchè Hélène non aveva voluto anticipargli nulla.
Doveva intraprendere un percorso personale verso la propria identità.
Sospirò forte e si immerse di nuovo nella lettura, cercando di vincere ancora una volta il sonno.
Sfoglio alcune pagine vuote…e..poi…

[…]

Mi sono addormentata.
O K è diventato bravo oppure…
Mi si mozza il fiato.
Ecco i primi suoni.
Ho paura che sentano i miei respiri.
è una voce di donna.
Un grido roco.
Lo distinguo ora…dice…”A..N…C…O…R..A..”
Non sapere cosa K. le stia facendo mi turba.
Quello che riesco a sentire sono rumori sconnessi.
Gemiti.
Ora si fa sul serio.
Sento colpi sordi.
B ora non può tornare indietro.
Guardo l’orologio.
Sono passate due ore.
Cosa sarà successo?
“Diooooooooooohhh….ti prego..ti prego..ti prego!”
Sempre lei.
Passi nella stanza.
Coppie di passi.
Non sento la voce di K.
Di solito è più eloquente: sa che a certi tipi di donne piace.
Stavolta no.
è lui che vuole avere in pugno la situazione, immagino.
Sento mugolii sommessi.E rumori nella stanza.
Mi mordo il labbro.
Quanto vorrei vedere.
Questo mi uccide.
E poi ascolto meglio.
[…]

K voltò le pagine e le trovò strappate.
Nella sua mente si affollarono interrogativi su interrogativi.
Tutto quel peso gli ricordò il sonno incipiente.
Lo assecondò.
E sognò.

[…]

La sua stanza.
La commessa del bar entra lentamente.
Uno sguardo fiero.
E disperato.
Di fronte a lei una figura mascherata, appoggiata alla scrivania di mogano centellina un liquore e la studia.
Solo un asciugamano in vita.
Chi è quell’uomo con la mschera?
Perchè la commessa è li?
La maschera bianca copre per metà del volto dell’uomo dell’uomo, così simile a lui.
Non si dicono niente.
L’atmosfera è carica di tensione.
L’uomo prende un fascicolo in mano.
é un fascicolo che sfoglia lentamente.
Sembra ignorare la presenza della donna in attesa attonita.
Solleva lo sguardo.
La osserva.
Si avvicina al caminetto.
Getta il fascicolo.
“Sei pronta a rinascere?”
“Io…..”
Alcuni interminabili secondi.
Il fascicolo brucia lentamente.
“Sì.
Sono pronta.”
Lo scatto della porta che si chiude.
Lei ha un sussulto: sa che ora non puo’ tornare indietro.
L’uomo si volta..accende un incenso.
Un inceso che ricorda a lei la giovinezza.
La spensieratezza.
Chiude gli occhi e si ritrova idealemtente al mare dove andava con i suoi amici.
Decide di respirare a fondo.
E stranamente scopre che non ha paura di avere gli occhi chiusi.
Sente due mani forti che la sollevano dalle gambe.
La adagiano sul letto a baldacchino.
La massaggiano con un unguento particolare.
Si lascia trasportare dalle sensazioni e dalle emozioni che quelle mani chiaramente esperte sanno donarle.
Il suo profumo è forte, deciso, di maschio.
E improvvisamente scopre di non avere paura.
Sapendosi comunque preda.
Lascia che lui esplori il suo corpo con dolcezza.
Si commuove: da quanto tempo non veniva sfiorata così.
Singhiozza…”Basta ti prego…”
Lui non si ferma.
Aumenta la pressione.
Mozzandole il fiato.
“Shhh..”…
Sente l’asciugaman sfilarsi.
La mano risalire la nuca e raccogliere i capelli in una coda.
Senti sollevarsi leggermente.
Ma non apre bocca.
Il suo sguardo ora ècattivo (i suoi ricordi e le delusioni le fanno male ancora, ferite mai del tutto rimarginate).
Inizia a respirare forte, come a dimostrare a quella mschera di non aver paura.
Ma la maschera non replica, muta.
Quel viso non fa tarsparire nessuna emozione.
Solo gli occhi rimangono vivacissimi.
Da stratega.
Impegnato a studiare tutte le alternative possibili.
Come una partita a scacchi.
Fino a che non fissano i suoi.
E lei ha un brivido lungo la schiena.
La presa dell’uomo si fa più salda.
Lei cerca di reagire.
Senza fiatare.
Ma lui non da’ tregua.
La solleva di forza.
Un ghigno sotto la maschera.
Lei trova il coraggio di dire solo…
“Io voglio…”
” Da adesso tu non devi più volere.
A questo ci penserò io.
Io sarò il fuoco che brucerà il tuo passato.”
Una voce baritonale profonda, lenta, sinuosa che le da’ forza sicurezza.
La fa sentire a casa.
La fa sentire spoglia.
Completamente.
La fa voltare verso il caminetto, di forza.
“Guarda il tuo passato ardere.”
La scuote.
“Vuoi che io sia quel fuoco?”
Lei si volta ed annuisce.
Il silenzio scende di colpo…
Anticamera di una lotta feroce e senza esclusione di colpi: lei furiosa e rabbiosa.
Lui controllato nelle movenze, chirurgico: sicuro delle sua forza.
La lascia sfogare.
Si dimena ma prima o poi smetterà.
Le forze la abbandoneranno.
E lui sa apettare.
Il momento più propizio.
Un solo istante nel quale le difese saranno al minimo.
Nel fascicolo lei ha detto il meno possibile.
E toccherà a lui completarlo, scoprendone i punti deboli.
Trovare una risonanza con il suo corpo.
E scoprire cosa veramente desidera.
Sente le mani di lei graffiare.
Il corpo cercare di divincolarsi.
La asseconda, la lascia fare.
Il suo braccio è come un guinzaglio.
Sente l’odio nei suoi gesti (odio per se stessa): decide di non reagire.
L’ira dei pugni di lei sul suo petto.
Lei che continua ad agitarsi.
Singulti..pugni più forti.
Ma lui lascia fare…la “contiene”…difendendosi in modo passivo.
Alla fine i colpi rallentano.
Lei solleva la testa…scosta i suoi riccioli biondi e mostra due occhi verdi, profondissimi.
Ansima.
Come dopo una corsa.
L’uomo mascherato, invece, non ha un filo di sudore.
Sembra non essere stato minimente scalfito.
Respira lentamente.
Sibila:
“Prima bisogna entrare in confidenza con il proprio dolore, sai?…”
A quella frase lei si blocca di colpo: avviene tutto in un attimo.
Lui che scivola sul suo corpo e la afferra per le caviglie.
Un ghigno dipinto sul suo volto mascherato.
Lei cerca di aggrapparsi alle lenzuola disperatamente ed inutilemente.
La presa dell’uomo è forte.
La maglietta scivola rivelando un corpo snello…e un tanga molto sottile.
Lei si volta di scatto e osserva gli occhi di lui sotot la mschera: ora sono diversi.
Animali.
Vogliosi.
Inafferrabili.
Predatori.
E un brivido le percorre la schiena.
Comprende che a quell’uomo può chiedere tutto.
Anzi: che non c’e’ bisogno di farlo.
Lotta disperatamente.
Ora è al bordo del letto.
L’uomo la strattona con piccoli colpi: non vuole esagerare, non subito almeno.
Dopo alcune resistenze lei cede.
E si fa trascinare sul tappeto.
Il respiro di lei si fa pesante. Non vuole rendergli la vita facile.
Le sale una rabbia per come i suoi gesti siano sicuri, sempre lenti ed eleganti.
Piccoli strattoni.
Lo osserva.
è di schiena: i muscoli guizzano rapidi, precisi, ed efficienti.
Le spalle, i glutei..un armonia di gesti e di riflessi che la incantano.
No: non deve distrarsi per nessun motivo.
L’uomo smebra cogliere l’esitazionee ka tira piu forte a se’.
La scrivania: è lì che la sta portando?
Per un momento si volta e lo sgaurdo si sofferma sui pettorali scolpiti, una leggera tartaruga e poi il membro…che sembra ancora a riposo ma è notevole.
Lui la solleva per le caviglie..quasi una piccola verticale…la studia come se fosse un esemplare di un animale.
Sposta le gambe a destra. E lentamente a sinistra.
La sta studiando in ogni singolo dettaglio.
Cosa aspetta?..Pensa lei…E sente un leggero nervosismo salirle e vibrarle in ogni parte del corpo.
Lui si lecca di nuovo le labbra.
Scuote la testa come se fosse un lieve assenso.
Abbassa le gambe di lei.
Le da le spalle.
Abbandona le sue caviglie.
Lei prende fiato.
Lui le gira attorno come un felino…cerchi concentrici sempre più lenti.
E sempre più stretti.
Ogni giro intorno a lei sembra un rituale, una danza.
Ogni giro lei vede l’eccitazione di lui crescere.
Ora il suo membro è compatto, fiero e turgido.
La afferra per il collo: con l’altra mano le serra la bocca.
Si mette a acavalcioni sopra di lei.
Sul suo viso.
La costringe ad annusare i testicoli.
Sodi, gonfi.
Lei percepisce un forte odore: di buono, di maschio…è bloccata, non puo’ reagire.
Quando sta per mancarle il respiro lui si allontana…e poi di nuovo la costringe ad annusare lo spazio tra il perineo e i testicoli.
La sta usando.
Usa il suo volto per massaggiarsi.
L’erezione ora è ancora più forte.
L’unica reazione che lei puo’ muovere e aggrapparsi ai suoi glutei, tonici.
Più lei stringe più lui la costringe a strusciare.
Viceversa minore è la pressione di lei, più delicati sono i movimenti di lui.
è come un esame da superare.
Devono imparare a fidarsi l’uno dell’altra.
Ancora supina lei…e lui a gambe aperte sul suo volto.
Lei pensa: rischiare?…se devo farlo deve esserne completamente sicura.
Allunga le mani sopra la sua testa…carezza le natiche di lui..le carezza e poi improvvisamente gli pianta le unghie nella carne.
Nessun lamento, nessuna reazione tranne una pressione violenta sul volto…ora le palle sono più gonfie.. le struscia con maggiore forza e velocità.
Abbandona la presa un attimo prima che le abbia un conato.
La lezione è servita: il linguaggio del corpo è evidente.
Le sposta la mano dalla bocca e la guida al sedere: la invita a massaggiare, assecondandone i movimenti.
Lei respira forte ora.
Vede solo i testicoli ballare davanti ai suoi occhi.
E poi o movimenti di lui…indietro……(l’asta)…avanti….indietro…
Non resiste..comincia a baciarlo..piccoli baci…lui rallenta…le mani di lei si spostano davanti…sui seni….li titilla…li spreme piano…
Dai baci alla lingua il passo è breve…lecca tutta l’asta…e pensa..”Dio com’e grosso…”…un altra leccata…lui oscillla ancora…avanti…indietro…
Con la mano solleva l’asta…e la rilascia…e lei sente sbattere il membro sul collo.
‘Mhhh…è duro…’..il pensiero di lei…’Vuole che io sia completamente cosciente…’
Cerca di resistere lei…ma la danza non si ferma…lui tende nuovamente l’asta..e la fa ricadere…
…lei risponde mordicchiando i testicoli con le labbra. Piccoli morsi.
Baci appena accennati.
Baci più umidi e consistenti.
Leccate lente.
Lui flette le ginocchia da sopra…fa aderire con maggiore forza le palle alle sue labbra..e poi si discosta…costringendola ad inseguire la sua voglia…
SCIAF!
A mano aperta, a tradimento su un seno….un piccolo schiaffo..
Come se non volesse dargli la soddisfazione di un gemito.
Lui sogghigna..apprezza.
Le massaggia un seno.
Prima delicatamente.
Poi con maggiore decisione…
Rilascia l’asta.
Ridisegna con la cappella le sue labbra…come un rossetto lievemente accennato.
Senza forzare.
è lei ad accoglierlo.
Prima la cappella…leccando intorno con la lingua.
Poi lateralmente l’asta…e lui l’asseconda facendola scivolare..fingendo di ‘mancare’ l’obbiettivo.
La piccola rosa che le labbra sottili di lei diegnano.
Le sue labbra sottile e apparentemente algide.
Poi le mani di lei lo fermano.
E cominciano a massaggiarlo lì, accompagnando il movimento con la bocca…
Lui non forza…si concentra altrove..Stringe i seni uno sull’altro…piano…
E altrettanto lentamente li rilasciano..Qundo raggiunge il massimo della pressione li scuote.
Li fa ballare.
‘Mh……HM…..’
Un suo punto debole. Che le sapienti e forti mani di lui hanno svelato.
I capezzoli diventano chiodi sottilissimi e svettanti.
Antenne sintonizzate sul piacere più estremo.
Lui li sfiora.
Lei non resiste.
Succhia e aspira lentamente, ogni dondolio sempre più a fondo.
Lentamente lui si piega.
Le bacia l’ombeilco.
Delicatamente.
Le sfiora i glutei.
Mentre lei accoglie docile il membro che acquista vigore, turgore, potenza e fierezza.
Gli arpiona le natiche.
E pensa a tutto quello che sta facendo.
E che non aveva mai fatto.
Non vuole tornare indietro.
Cerca di amntenere il respiro regolare e calmo.
Mantenendo un ritmo lentissimo.
Assaporando tutte le vene di un palo che ha potuto solo sognare finoa quel giorno.
Quando sente la lingua sull’ombelico sussulta leggermente.
Una lingua lenta, che sa dove andare e forse le sa indicare una starda sconosciuta per il piacere.
L’unico rumore che si avverte è quello di una pioggia improvvisa, fine ed incessante, qualche rombo lontano.
E il rumore della pelle dei loro corpi che si sfiorano.
Che si cercano.
Uno scatto avanti veloce: si sente afferrare le natiche…e le labbra che prima erano sull’ombelico…salire e scendere fino al Monte di Venere.
Reagisce intrappolando con le labbra il membro…e strisciando i denti…che fanno contatto con le vene pulsanti..
Lo sente sospirare.
è fiera di una rezione.
Ma non si aspettta la escalation che ne segue e la travolge completamente.
Lui piega le ginocchia.
Le infila l’asta completamente trafiggendola completamente e troncadnole il fiato.
Le braccia di lui che le abbracciano la schiena e la sollevano.
La sua lingua che gioca e frulla sul monte di Venere (ancora), sul clitoride e sul sesso.
La prima reazione che ha, sospesa così sottospra, e di aggrapparsi di più alle natiche.
Appoggia le ginocchai alle sue spalle.
Quella situazione sottosopra le sorprende, la turba e al tempo stessso la eccita.
Usata come un oggetto: è quello che prova, mentre lui flette le ginocchia e le scopa la bocca.
Sì: le scopa la bocca.
E lei non riesce a sottrarsi al suo movimento di bacino.
La tortura che le sta infliggendo continua piacevolmente nelle intimita.
La sua linguia esplora il sesso.
Delicatamente.
Assaggia e centellina i suoi umori come un vino inebtriante lui.
Per prendere fianto la costringe ad inarcarsi.
Così da poter andare più a fondo.
Sentendosi ricambiare con leccate sempre più voluttuose ed infuocate alle palle a quello che ormai è un bastone di carne…il bastone del piacere.
Riesce solo ad intravedere che non la sta riportando sul letto.
Con una mossa dolce e rapida la riporta a testa in su.
Il tempo che lei cinga con le gambe il suo busto.
Che senta i talloni sulle natiche.
Quella maschera le fa paura.
Ma più avverte la sua paura più riconosce un altra sensazione: un eccitazione mai provata.
Lui riesce a sostenerla con un braccio solo….cingendole la schiena e afferrandole la nuca.
L’altra e sul fondo schiena.
I suoi occhi sono come due sfere di fuoco: pronte ad esplodere.
Cerca solo per un istante di sostenerli ma non riesce.
Li volge altrove.
Un piccolo strappo a i capelli.
Gli occhi di lui che la seguono.
Lei che cerca di ghermirsi.
Un altro strappo.
Più deciso.
“Nhhh..”…il gemito di lei: che avverte il palo sfiorare lo spacco delle natiche sotto.
Evita ancora il suo sguardo.
SCIAFFFFF…
Uno schiaffo forte, sul sedere.
“NH!”…
Vuole resistere.Non sa se riesce a sostenere quegli occhi di fuoco.
Un’improviso vrivido lungo la schiena.
Una superficie liscia.
Osserva davanti a se.
E si osserva specchiata.
Appogiata ad uno specchio.
Intrappolata da quell’insieme di muscoli scolpiti e curati.
Riesce a vedere anche un piccolo dettaglio.
Il suo sguardo.
è sospresa di sè…è lei la persona riflessa.
Sta vivendo un sogno?
Per averne certezza è ora lei a cercare gli occhi celati dietro quella maschera.
Si specchiano uno negli occhi dell’altro.
E vede una nuova se stessa.
Ringhia piano in faccia al suo aguzzino/guida del piacere.
Lui non fa una piega.
Continua a sfiorarla sotto.
La mano di lei scende tra le gambe.
E docilmente lo guida dentro di lei….pronta ad accoglierlo..non prima di un fremito dovuto alle ragguardevoli dimensioni del palo di carne.
Sente salire insieme al dolore il piacere.
Muove il bacino cercando di rendere più rapida possibile la penetrazione, mentre lui si oppone.
Rallenta più che può la penetrazione.
“Diooo..”…pensa senza emettere un suono.
Le mani di lui che si incrociano dietro la schiena per intrecciarsi alle sue dita.
E appoggiarle allo specchio.
Sospesa.
Nel limbo del piacere.
In equilibrio precario grazie a quest’uomo (?..a questa maschera?a questo essere?)….che rappresenta per lei la sintesi di un piacere ancora sconosciuto, che sa richaimare brividi ancestrali ed ignoti.
Crocifissa allo specchio.
Lui che si flette…una leggera rincorsa.
Lei che si arpiona con in talloni.
Un ghigno sulla maschera.
E poi….
Un flash intensissimo.
Come un lampo.
Un caleidoscopio di sensazioni: fisiche (l’impalata violenta di lui contro lo specchio), umorali (il suo faito strozzato e lo svuotarsi improvviso del cervello…un turbinuio di imamgini indistinte che la nivestono con una violenza inaudita.
Si stupisce della stessa reazione.
Lo stringe più forte a se, anche se il cazzo dentro lei la invade e non smette di pulsare.
Lo fissa negli occhi, anche se è uno sconosciuto.
Stringe i talloni…anche se il contatto con quel bastone è forte e squassante.
Ansima.
Un altra rincorsa più lunga: chiude gli occhi e il suo cervello, e tutte le sue cellule si trovano improvvisamente in un ottovolonte dove avviene lo smarrimento dei sensi.
Ora che vuole urlare gli si tronca il fiato in gola.
Sente il cazzo fino in fondo.
Squassarla.
Aprirla.
Dividerla.
Il bacino di lui massaggiarla oscenamente…Provocandola.
Lo sguardo di lui è interrogativo, come in attesa di un segnale.
Lei respira piano.
Cerca tutte le energie residue.
Poi dal profondo della propria anima dapprima un sussurro….come se fosse solo nella sua testa che rapidamente diventa un urlo sommesso e poi scandito e potente:
“…A……N….C…O….R…A…HHHHHHH……”….
E lui obbedisce, accondiscende e asseconda come meglio non potrebbe fare. ….[…]…

K si svegliò di soprassalto.
Lo svegliò il suo stesso ansimare, potente…come un ruggito.
I suo pugni stringevano le lenzuola.
Si sorprese in uno stato confusionale mai provato.
Altre domande che affollavano la sua mente.
Come se non ne avesse.
E un’erezione potente in mezzo alle gambe senza sapere perché.
Riflettè su come l’inconscio giocasse scherzi tremendi.
La cameriera appena vista.
La sua camera.
L’uomo mascherato.
Non riusciva a parlare.
Faceva fatica a respirare.
Héléne fece capolino nella stanza.
E lo trovò in stato confusionale, con gli occhi sbarrati.
Si avvicinò piano.
“Cosa succede?”
“…io….dormivo, sognavo….ma…non sono sicuro..”
“Sicuro di cosa?”
“Sicuro che fosse sogno…”
“Perché?”
“…era troppo vivido..”
“Ti andrebbe di..?”
“No, ora no…”
Hèlène non riusci a trattenere un moto di stizza.
“…ma…”
“…”
“…prima o poi dovrai farlo…lo sai questo vero…?”
“Non so se ho la forza…io…”..
Helene si sedette a fianco a lui…e lo abbracciò…lui si abbandonò all’abbraccio.
“..Helene..io..”
“Dimmi…”
“Ho paura di scoprire ciò che ero..ciò che sono…”
“Non devi..se vuoi ti spiegherò cosa e chi sei..Raccontami prima il tuo sogno…”
[…] E fu quello che fece.
“..forse non era un sogno.”
K trasalì.
“Ma io..”
“K devi vedere una cosa…ti aiuterà a ricordare..”
Si alzarono dal divano…
Apri un cassetto della scrivania in mogano.
K rabbrividì e gelò in un colpo solo osservando la maschera che gli stava mostrando Helene.
La stessa maschera del sogno.
E come se quell’oggetto fosse un transfer, ricordò. I ricordì, tutti, lo travolsero come un frontale con un camion, come un’onda anomala, dalla quale non si riprese facilmente.
Riconobbe se stesso nella maschera: riconobbe una parte di se.
Si sentì ancora diviso: Helene gli disse, poi, che era rimasto come in trance, con la maschera tra le mani, per pochi minuti.
A lui sembrarono anni luce.
Ricordi, sensazioni, emozioni.
Tutti insieme.
Un caleidoscopica visione, indefinita e sfuggevole.
L’incontro con loro fu violento, deciso e altrettamento traumatico come l’amnesia parziale che loa veva colpito dopo l’incidente.
“…ti prego…”
Una voce lontana…ma sempre piu vicina.
Si ridestò.
“Rieccomi Helene…”.
“Finalmente…sembravi in trance..”
“Ho bisogno di una conferma definitiva….Solo grazie a quella saprò definitivamente chi sono.
Non voglio azzardare nulla. Mi fido di te….ma…”
“..Sì capisco…anche tu scrivi un diario…E conservi un memoriale video…Vuoi sapere cosa mi hai regalato il mio ultimo compleanno?”
“…io,….”
“Ne hai un ricordo ancora vago…vero?..”
“..Effettivamente sì…il diario lo ricordo…ma il video…”
“…è in cassaforte vieni con me…ti leggerò il diario. è sempre una grande emozione poter condividere qualcosa nsieme se vuoi…”
“D’accordo Helene…Andiamo.”
K. prese il diario…aprirono la cassaforte e presero un Dvd.
“Leggi Helene. Te ne sarei grato.”
Le porse il diario già alla pagina giusta.
“Ma è tuo…e..”
“Leggi, te ne prego.”.
Non era mai successo..era cambiato?…No: lo sguardo era o stesso..a volte calcolatore e glaciale, a volte feroce oppure sornione, rilassato e consapevole dei prori mezzi.
Si sedette sul tappeto e cominciò a leggere, emozionata come non mai.
Prese un ampio respiro e si immerse nella lettura, K concentrato ad ascoltarla.

[…]

“Non immagina nemmeno cosa l’aspetti.
Aver a che fare con molte donne delle più svariate estrazioni, ceti, retroterra culturali ed etnici mi ha arricchito notevolmente.
Lei non immagina quanto.
E le sono debitrice.
Alcuni indizi che ho colto nel suo modo di parlare, di muoversi, di osservare alcune situazioni e di reagire istintivamente a certi dialoghi non sono stato altro che una perenne conferma.
E poi non posso permettermi di sbagliare.
Ho chiesto una consulenza fidata.
E non ho intenzione di metterla in discussione.
Lei non me ne avrebbe, credo.”

[…]

“Helene, tu sai a cosa mi riferisco nel diario?”
“..sì ad uno dei piu bei regali di compleanno che io abbia mai ricevuto, e che ha allargato i confini della mia coscienza…te ne sono ancora grata.”
K tirò un sospiro di sollievo, ora incuriosito.
Helene proseui nella lettura.

[…]

“Le gemelline, così le ho ribattezzate, sono state nostre clienti.
Molto esigenti, anche se ne ho tratto enormi soddisfazioni professionali e, non lo nego, personali.
Hanno fantasia, ironia…E se questo si associa al fatto che sono due manager di altissimo livello il quadro che ne deriva è perfetto.
Nell’ultimo incontro mi hanno sorpreso, ne ho scritto alcuni capitoli fa, e il ricordo è ancora vivo nella mia memoria.
Grazie a questo ricordo mi sono fatto coraggio.
Loro non hanno avuto problemi a fidarsi di me e a fornirmi i loro recapiti, precisando di essere disponibili a qualsiasi cosa per me.
E io non potevo perdere questa occasione.
Una breve descrizione di quella che era la mia idea.
E la loro risposta breve e precisa, estremamente professionale ed efficace, come solo il management impone.
Le gemelline sono di origine statunitense.
Bionde, abbastanza formose: Katrine e Jane….omozigote…e perfettamente identiche.
Le differenze sono in alcnui dettagli intimi, che loro mi hanno permesso di scoprire.
Media statura, occhi grigi, carnagione chiarissima, un fisico curato da fitness e attività fisica e sportiva costante.
Accordarsi con loro è stato più semlpice del previsto.
L’ultima frase è suonata come una promessa: “Sorprenderemo anche te.”.
Mi hanno aggiornato su cosa dovevo comunicare ad Helene.
Diventa tutto più facile quando ti devi limitare ad eseguire.
Mi hanno lasciato le coordinate per come godermi il regalo ad Helene: ho apprezzato molto questo gesto..molto raffinato presenziare senza esserci.
Vedere senza essere visto.
Non ho idea di dove fosse il posto. Le coordinate erano precise.
Piccoli dubbi sul sito: un ex area industriale.
Ma le gemelline erano affidabili.
Sempre.
Un sms per confermare il mio arrivo fa scattare una porticina.
Entro.
Un sms mi guida negli antri.
Un altro per digitare un codice su una tastiera a muro.
L’ultima porta insonorizzata si apre.
Una saletta con un semplice divanetto.
Ed una finestra di quella tipo da interrogatori.
A finto specchio.
Un ultimo sms.
“Mettiti comodo, non ti deluderemo.”
Un piccolo faretto illumina la saletta dall’altra parte del vetro.
Un semplice e ampio divanetto circolare in velluto nero.
C’e’ un bicchiere sul tavolinetto della mia saletta.
E un frigo bar.
Due dita di whiskey per rilassarmi.
[…] “Posso continuare Helene? Sei sicura?”.
Noto che trema, per questa ragione le rivolgo questa domanda.
“Sì. Non fermarti.”
“Ma…”
“Niente ma.Non ho rimpianti né rimorsi.”
E si morde un labbro.
[…] All’improvviso la porta dell’altra stanza si apre.
La vista di Helene gettata senza troppi complimenti sul divano mi fa trasalire.
Una gemellina si rivolge dal finto specchio a me.
Senza pronunciare parole.
Si lecca un dito e lo passa lascivamente sul vetro.
E mi fa segno di tacere…con l’indice sulle labbra.
Schiaccia un tasto…apre l’audio.
Posso sentire la paura di Helene.
Di non sapere dove sia.
Di non sapere con chi sia.
Il suo respiro affrettato.
Il suo tremare.
Il suo fremere.
Ma sara’ davvero paura?
Le gemelline la stuzzicano: è bendata come a mosca cieca.
Non parlano.
La confondono.
Le disorientano i sensi.
E questo non fa altro che amplificare i suoi sensi.
La fanno piroettare…
E intanto prima una e poi l’altra gemellina si spogliano..rimanendo solo in stivali lucidi.
“Basta…”..sussurra Helene.
“Shut up bitch!.”…e la gettano sul divano..
“…”…
Sono entrambe contraddistinte da un fisico tonico e affiatate..le legano i polsi…
“NnnnnnnnnnHHHHHHH!!!”…
..le caviglie..
“Nhhhhhhhhhhh….!!!”
“….shut up slut!..”
Sono impietrito:la loro abilità e rapidità è magistrale.
Helene ora è inerme…il suo respiro più affrettato.
“Stay relaxed…and all will go good enough also for you, right?”
“…..”
“Right?Say yeah bitch…now!”
Helene è zitta..ora le sono addosso…la spogliano voracemente.
“No..ohh..”
Uno schiaffo al raggiunge in pieno volto.
Non me l’aspettavo.
Mi alzo in piedi di scatto.
Una gemellina mi sorride come se intuisse la mia reazione e mi guarda dal vetro con uno sguardo rassicurante come a dire “fidati, fa parte del gioco..noi sappiamo cosa fare”.
Mi risiedo.
Un altro sorso per calmare i nervi.
Mi rimetto comodo in poltrona: mi fido di loro..
Una delle due preme un tasto…l’audio sparisce…parlottano fitto tra loro..non comprendo il labiale..
Poi di nuovo premono…
E sento Helene ansimare..lor due la sfiorano…con i polpastrelli percorrono il corpo…le slacciano la camicetta…Helene prova a reagire a muoversi ma non capisce che..
E’ peggio: la premono sul divano…le bendano gli occhi…sussurra un no secco e disperato..ormai è perduta..
“Shut up or we close also you mouth bitch!..”
Uno schiaffo leggero in pieno volto..
Helene sta per dire qualcosa ma ci ripensa di colpo..
Le legano i polsi e le caviglie…
“Say sorry bitch..”
“Why?.” sussurra Helene…
“Don’t discuss with us!…” uno schiaffone sul sedere la fa trasalire..
“Say..”
“Sorry..”..sottovoce Helene..
“Good..you’re a bad bitch..uh?…say..yes”..
Un attimo di troppo e uno schiaffo raggiunge un seno scoperto dall’altra gemellina..
“…nhhh!!..no!”…
“NO?”…
“Nhh…”…una gemellina (Lisa)..le lecca un capezzolo..lo mordicchia..
“Ohhhhhh…..” geme Helene…
“No?”…sogghigna Terry, l’altra gemella..leccandosi le labbra..”Are you sure?..it’s your last answer?…”
E lascia cadere la frase.
Lisa lecca l’ombelico voracemente la lingua frulla…le mani sono intente a far scivolare la gonna di Helene.
“Y…ahh…”…geme Helene, contorcendosi inerme.
“Ok that’s your fault…and now..”..
Terry si spoglia, rimane in lingerie succinta, toglie il reggiseno.
“We want to change your idea of yourself…uhu?!..”..
Uno sguardo d’intesa tra Terry e Lisa provoca una serie di azionia catena.
Lisa che fa scivolare la gonna.
Terry che afferra per il collo Helene…le solleva il mento…
Lecca il mento…lo succhia.
Mentre Lisa…afferra un oggetto da sotto il divano..
Rimango allibito.
Un fallo di gomma nera da indossare come un cintura.
Non credo ai miei occhi.
Sono riuscite ancora a sorprendermi.
Lisa mi invia un sms.
“Don’t’ worry. She’ll feel so happy. Trust in us.”
Le ripondo subito.
“Trust in you…don’t be so bad.”
Si volta e si lecca un dito, fingendo di masturbarsi il fallo.
Non lo lega subito in vita.
Lo striscia sulle gambe di Helene…che trema al contatto.
“Shut up..slut…don’t say a word..”
Helene si mordicchia il labbro.
Cerca di contorcersi.
Il fallo nero risale la gamba.
Il fianco.
La cinghia sfiora l’interno coscia.
Terry intanto lecca l’interno dell’orecchio.
Mordicchia i lobi.
Lisa lega le estemita della cinghia ai capezzoli.
“..MHHHH!..”…Helene non riesce a trattenere un piccolo gridolino.
Sembra non abbia paura ora…
Questo mi soprende: forse ha intuito qualcosa.
Lisa che solleva la cinghia, tendendo i seni.
“UUUUUUUUUUhhh….”…
“Give us more, bitch!..”..urla Terry e poi si avvinghia sul collo.
Lisa rilascia di colpo, è come una canna da pesca che ha legati all’amo i capezzoli di Helene che svettano turgidi.
Lisa gira il fallo di gomma.
La cinghia lentamente s’intreccia.
E Terry sollecita: “Do you want more?..now?”
Helene si chiude in un silenzio carico d’attesa.
..”..more?”..mente Terry la incalza Lisa compie un altro giro alla cinhgia…tendendo il pizzicore ai capezzoli
..”More….”..sussurra Helene.
“What are you said. We didn’t heard.Say it loud…”…
“More!…”
Lisa gira..e tende…i capezzoli sono tesi ormai..
“MOOOOOREEEE!”…urla Helene.
Lisa molla la presa.
Fa cadere il fallo sulla pancia di Helene che trasalisce.
“We want give you more…do you want more?..say it loud!..”..Terry è un’aguzzina infallibile.
“Yeah..I want more..”…sibila Helene..
“Say it lou, bitch!….”…e le morde il collo con le labbra..
“I WANT MOOOOOREEEE!…”
La afferra per i polsi.
La costringe ad alzarsi.
A camminare imprecisa.
Ad appoggiare il viso alla parete a specchio.
Il suo viso è a contatto con la superficie fredda.
Una piccola lacrima solca le guance.
Sono esterefatto.
Non mi accorgo che Lisa mi ha mandato un sms.
“See her now”.
L’audio svanisce per un istante.
Terry parla fittamente nell’orecchio ad Helene.
Che freme più forte.
E risponde concitata.
Il non udire nulla mi terrorizza.
Fino a quando non ritorna l’audio (pulsante schiacciato da Lisa dopo un cenno d’intesa con Terry).
Ed Helene che scandisce di fronte a me, senza vedermi.
“I want to be your..”
“Totallly, my body, my soul…now..”
Lisa slaccia la cinghia…e la frusta per terra..
“Sure?..”…
“Yeah..I can’t resist…more!”..
“Good bitch..sit down!..”
E la gettano sul letto supina,…
Lisa ora indossa lo strap..lo tende al punto giusto.
Finge di masturbarsi oscenamente..
Terry si avvicina.
Si baciano languidamente…
Terry che tira uno schiaffo sul sedere della gemella…e urla..
“Fuck her now!…fuck her strong!.”..
Helene cerca di indietreggiare ma è bendata.
Le slacciano le caviglie.
Geme mugola.
Mentre Lisa la bacia in bocca con forza.
Prima cercando di sottrarsi e poi ricambiando con foga, mentre Lisa le divarica le gambe…e le bacia il monte di Venere…le graffietta l’interno coscia.
Helene ha i polsi legati…tende le braccia indietro…poi le porta dietro la schiena di Terry in un abbraccio per intrappolare i suoi baci.
Vedo le lingue che s’intrecciano.
I colpetti di lingua come un schermaglia che aumenta di ritmo.
Le mani di Terry a comprimere i seni di Helene.
Il suo respiro corto.
Supeficiale.
Di piacere.
Terry che le slaccia i polsi.
Ed Helene che ormi è in loro potere.
Non scalcia piu’.
Non si oppone.
Non si ribella.
Ma…
Danza con loro…
La danza del piacere..una danza a tre.
Dove la bocca di Lisa è sul suo frutto proibito, ed Helene punta i talloni sulla schiena di lei.
Dove Terry succhia e aspira i capezzoli ormai completamente turgidi di Helene che le spettina i capelli.
“…More…”..
“….more…”
“..more…”
Helene si reclina all’indietro..
Si morde il labbro inferiore…si inarca…
“MOOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHHREEEEEEEEEEEE!!”..
L’urlo mi arriva violento in tutta la sua potenza.
Subito dopo un rapio movimento a tre.
Voltano Helene prona.
Terry le spinge il viso tra le sue gambe.
E Lisa che appogia il fallo al varco delle sue intimità.
Helene annega i suoi mugoli negli umori di Terry che repira pesante.
Mentre l’oscena gemella deflora il sesso di Helene.
Dapprima con movimenti misurati.
E lenti.
Terry incita la gemella..”Fuck her hard…Fuck!”..
Lisa continua la lenta penetrazione, inginocchiata…un movimento pelvico intervallato da schiaffi ai glutei di Helene che vorace raccoglie gli umori di Terry.
“More Helene!…Give me more!..”
Lisa intuisce e picchietta da sotto il clitoride gonfio di Helene, che a sua volta penetra con due dita Terry, che intrappola di piu Helene tra le sue gambe.
“Yahhhh, my little bitch!!!..moreeee!!”..
Helene è persa in un turbinio di sensazioni ormai, mai provate prima di allora.
Lisa aumenta il ritmo.
La perfora e si trattiene danzando col bacino alle sue spalle.
Terry solleva il viso di Helene, ormai preda del piacere.
Non si trattiene piu ormai.E’ completamente partecipe.
E piacevolemente succube.
Bacia con passione Terry, che ricambia leccandole animalescamente la guancia.
Lisa (in un accesso di gelosia o di cinismo)..infila con una stoccata più forte Helene, che prontamente Terry raccoglie prima che cle crolli addosso.
Con voce roca ma forte Helene dichiara la propria resa.
“Fuck MEEEEEEEEEEEEEEE!!!…Fuck me morrreee…I’m your bitch!!…Rape me…I want to cum…I want it soon!!…”…
Terry le regala un sorriso d’intesa, lo stesso che rivolge alla gemella, mentre io ho perso la cognizione del tempo trascorso.

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