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Racconti Erotici Etero

FEBBRE

By 11 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

FEBBRE
Mentre si preparava per la notte, a Dana spuntarono le lacrime, maledisse la sua debolezza che gli faceva ricordare il suo amore di parecchi anni addietro. Vi erano stati uomini di passaggio, é vero, uomini con i quali scaricava la sua tensione con una “sana scopata” come diceva lei, scopata che poi la faceva stare bene, ma ora aveva voglia!
Pensò a Jaris che non conosceva ne aveva mai veduto neanche in effigie, un uomo virtuale dal quale accettava tutto in modo virtuale ma a volte talmente reale da provocare una piacevole contrazione nel suo sesso e un umidore invocanti altri piaceri.
Chissà com’é realmente, si chiedeva mentre si spogliava per fare la doccia. Il getto dell’acqua lavò via le lacrime mentre il tepore che colava su di lei le diede sollievo senza cancellare del tutto la sua voglia, si insaponò con cura soffermandosi sui seni generosi e compatti che avrebbero fatto la felicità di qualsiasi uomo, “a Jaris piaceranno” si sorprese a pensare.
Si asciugò poi andò in camera sua e prima di infilare la camicia da notte si guardò allo specchio. Vide una donna dalle forme armoniose, passò le mani lungo il suo corpo . . .
” Non male!” Riconobbe compiaciuta.
Infilò la camicia da notte ampia e leggera, forse un po troppo trasparente, gettò ancora uno sguardo allo specchio. “Dovresti sorridere di più ” si disse pensando che Jaris la immaginava in un rigido tailleur manageriale. Sorrise allo specchio, era vero, il sorriso le toglieva quell’espressione severa, quasi arcigna. “Jaris ha ragione” costatò.
Si coricò senza coprirsi, aveva insolitamente caldo, la brezza leggera che entrava dalla finestra rinfrescava appena la stanza senza giungere fino a lei. Spense la luce e ancora una volta passò le mani lungo il suo corpo, la premette sopra il suo sesso ma subito l’allontanò. Non voleva masturbarsi, voleva un uomo!
Questo pensiero allontanò la sua rabbia ma non la calmò. Spense la luce, dopo non molto le emozioni di quella giornata appesantirono le sue palpebre e piombò in un sonno profondo.

Un fruscio, la luce che illuminava la stanza era irreale perche non lasciava ombra, il fruscio riprese, accanto a lei un uomo si stava spogliando. Dana volse il capo sorpresa ma non provò spavento come se trovasse naturale che un uomo. si trovasse lì, forse nei suoi pensieri l’aveva invocato.
“Chi sei?” Chiese ma sapeva che era LUI.
L’uomo terminò di togliersi la camicia scoprendo un torso moderatamente muscoloso che una peluria rada e grigia come i suoi baffi rendeva interessante.
“Sono io!” Rispose china su di lei.
Dana chiuse gli occhi quando capì che stava per essere baciata e appena sentì le labbra decise sopra le sue, socchiuse la bocca lasciando che la lingua dell’uomo accarezzasse l’interno delle sue labbra e appena questa si spinse maggiormente, l’attirò suggendola con passione.
Mentre riceveva quel bacio, Dana capi dai movimenti che l’uomo finiva di denudarsi. Non ne fu shoccata né provò repulsione neanche quando sentì delle mani forti, decise, da uomo, percorrere il suo petto, il suo ventre, le sue cosce risalendo poi sotto la camicia da notte, Dana divaricò le gambe, una mano si chiuse coprendo il suo sesso, poi un dito risali la valle della sua intimità.
Sospiro forte nella bocca dell’uomo quando lui premette il clito sensibilissimo, avrebbe voluto che continuasse ma la mano risalì trascinando la camicia da notte, scoprendole il petto che le mani percorsero lentamente come se fosse già suo. L’uomo lasciò la sua bocca e si raddrizzò, una mano dietro la sua schiena la sollevo mentre con l’altra le sfilava la camicia.
“Cosa vuoi fare?” Chiese.
“Lo sai!” Si, Dana lo sapeva, lo desiderava! Solo allora osò guardare apertamente l’uomo, il capo il cui grigiore si stava diffondendo nei capelli altrimenti castani, lo sguardo dolce, il petto solido, il ventre la cui lieve bombatura rivelava l’uomo mediterraneo, la peluria del pube nero rossiccio che sfumava nel grigio, le gambe simili a colonne, il pene in orgogliosa erezione. . .
Dana non si saziava di ammirare quel corpo che era del ‘suo uomo’, lo sguardo ritornava sempre al pene, a quel cazzo grosso e ricurvo che sarebbe stato osceno se Dana non lo desiderasse tanto e subito.

. Allungò la mano, la guardò scendere lungo l’asta che sentì dura, giù fino ai testicoli pieni, la vide risalire, fremette nel percepire le venuzze anch’esse dure, accarezzò il glande che trovò gonfio e ben delineato.
Chiuse gli occhi, l’uomo si era chinato nuovamente sfiorando appena le sue labbra poi ancora la sua lingua che le lambiva delicatamente, ma per poco perché le lasciò per discendere il suo mento, la sua gola, raggiungere i suo petto preceduta dalle mani che percorrevano i suoi seni modellandoli senza schiacciarli, ma bastò perché Dana li sentisse gonfiarsi e indurirsi.
Sospirò per le dita che giocavano con i suoi capezzoli come a farli roteare e quando l’uomo ne ricoprì una punta con la bocca aperta, le sfuggì un flebile lamento sentendoli tesi e dolenti sotto la lingua che li faceva flettere passando da un seno all’altro.
” Continua ti prego!” Urlò dentro di se e per dare maggiore forza al suo desiderio prese ad accarezzare apertamente il pene dell’uomo portandovi anche l’altra mano, per farlo girò parzialmente il busto. Aprendo gli occhi vide quanto fosse vicino il suo membro, le sembrò di sentire il calore del glande contro le labbra, gli sarebbe bastato un lieve movimento e aprire la bocca. Lo desiderava ma voleva fosse lui ad offrirglielo!
L’uomo come se avesse udito la sua invocazione lasciò i seni le cui punte ricoperte di saliva lasciarono una sensazione di freschezza, sentì i piccoli colpi della lingua di lui mentre scendeva lungo il suo addome, troppo lentamente per il desiderio che provava! Strattonò il membro con entrambe le mani facendone scorrere la pelle, vide la goccia cristallina formarsi all’apertura del meato ed esultò per la consapevolezza che lui provava la stessa sua voglia.

Trasalì, ora era il suo ventre che la lingua lambiva, le bastò sentire le mani sulle sue cosce accarezzarne l’interno perché lei le aprisse e sollevate le ginocchia le spalancasse: capì quanto fosse bagnata e pronta dalla freschezza che percepiva nella vulva socchiusa.
Era impaziente, avanzò appena il viso, le sue labbra incontrarono la cappella morbida e gonfia, la goccia dalla consistenza oleosa filtrò fra di esse sulla punta della sua lingua, sentì il sapore salato dell’eccitazione dell’uomo. Dana sollevò il ventre inarcandosi, la lingua bagnò il rigonfiamento del pube e sentì l’alito dell’uomo sul suo sesso, allora non resistendo oltre aprì la bocca avanzando ancora il capo e chiuse le labbra oltre il glande aspirandolo dolcemente.
Si sentì abbracciare alle cosce, e mentre con la bocca ricopriva la sua vulva, l’uomo spinse sulle reni e il suo membro sfilò fra le labbra che Dana teneva morbide rammaricandosi di non poter accogliere interamente quel cazzo poderoso.
Tutto stava avvenendo come Dana aveva desiderato da sempre, la sua fica nella bocca dell’uomo, la lingua che si muoveva nella sua fica cercandone l’apertura vaginale, entrando più volte in essa, trovandone il sapore, gustandone il sapore.
“Mhhhhhhhhhh stuuupeeendooo stuuupeeendoooo!” Scandì il suo pensiero mentre avanzando e ritraendo il viso scorreva sul membro che empiva la sua bocca, solleticava le labbra che teneva morbide per meglio sentire il rilievo delle vene che lo percorrevano. Avrebbe voluto che fosse lui a darglielo muovendosi, scopando la sua bocca anche violentemente, voleva dirglielo ma non poteva.

“Non si parla con la bocca piena!” Rise dentro di se per il pensiero che attraversò la sua mente ma subito dopo cominciò a sospirare rumorosamente; la lingua dell’uomo aveva preso a danzare nella sua fica immergendosi a tratti nella vagina ma subito dopo la sentiva andare da una parte all’altra schiaffeggiando le labbra della vulva con colpetti rapidi e secchi come lo scodinzolare di un cane, interrompendosi per prenderle fra le sue labbra suggendole e tirandole.
Dana era felice, l’uomo ci sapeva fare, gli sembrava di vederla quella lingua che nei suoi movimenti esacerbava la sua voglia di godere, come se sapesse quanto poco bastasse.
Si inarcò maggiormente cercando col sesso la bocca dell’uomo e quando sentì la lingua sul clitoride, flagellarlo muovendolo di qua e di là, con un braccio cinse le cosce forti attirandolo sopra di se col risultato di fargli perdere l’equilibrio e scavalcare con un ginocchio il suo capo, Dana rovesciò la testa attirandolo ancora.
Il membro che non aveva mai lasciato scivolò maggiormente nella sua bocca, percepì l’urto del glande contro il fondo della gola e la morbidezza dei testicoli contro il suo mento, allora capì che l’aveva preso tutto il cazzo che bramava. Provò a succhiarlo, ma gli venne un conato che l’uomo percepì e ritirando il membro lo spinse ma non come aveva fatto prima, lo ritirò ancora e ancora lo spinse, e ancora, ancora.

Adesso Dana poteva succhiarlo, lo fece dolcemente ma con passione assaporandone la consistenza mentre l’uomo continuava ad immergerlo, altre gocce bagnarono la sua lingua, Dana le assaporò come preludio di un altro sapore che voleva gustare. Esultò sentendo il fiato dell’uomo farsi più rapido, la lingua che esplorava il suo sesso, più veloce, più, dura “flap flap flap” era il rumore che udiva.
Il piacere che provava nel sesso si diffondeva in tutto il suo corpo spronandola a ricambiarlo, lo fece assecondando lo scorrere dell’uomo con i movimenti che le consentiva la sua scomoda posizione, avanzando il capo incontro al membro che la empiva, muovendo la testa a destra e sinistra per meglio sollecitare il membro che voleva soddisfare.
“Mhhhhh! ! !” L’uomo l’aveva abbracciata alle cosce e portando le mani sotto il suo sedere l’aveva sollevata maggiormente e mentre banchettava con le sue carni sentì le dita che ne percorrevano il solco aprendole le natiche in un modo che non aveva mai permesso a nessuno dei suoi amanti, come non aveva mai permesso a nessuno di violare il suo ano e di entrare nel suo culo. L’uomo lo fece e Dana non si oppose, l’oscenità dell’atto aggiungeva una componente indecente alla sua voglia.

Ora era nuovamente il clitoride che la lingua flagellava con colpetti così precisi che Dana prese a gemere dolcemente e man mano che sentiva il piacere salire lo ricambiava suggendo voracemente il membro dell’uomo, attirandolo in se, respingendolo e attirandolo ancora con le mani strette ai suoi fianchi. Voleva che godesse come godeva lei, l’alito dell’uomo divenne più rapido riscaldando in modo irresistibile il suo sesso . . .
Voleva far capire all’uomo che stava per venire, serrò le cosce imprigionando con esse il suo viso ma lui chiuse le labbra sul clitoride divenuto teso ma fu quando cominciò a suggerlo che in Dana scoppiò il primo orgasmo.
L’urlo che uscì dalla sua gola si trasformò in un gorgoglio, le mani di Dana divennero frenetiche attirando e respingendo i fianchi dell’uomo, succhiando rumorosamente il cazzo che andava nella sua bocca, urtava la sua gola. Con rabbia capì che l’uomo non era ancora pronto e continuava a suggere caparbiamente l’estremità del suo clitoride prolungando il suo orgasmo (o era già il secondo orgasmo?), Dana si agitò, si contorse, il suo piacere divenne irresistibile, così non voleva, non voleva . . .
Con tutte le forze prima cercò di respingerlo, poi attirò l’uomo che rotolò accanto a lei trascinandola poi sopra di lui. Con sollievo Dana capì di essere nuovamente padrona del suo corpo, libera di dar piacere al membro che si ergeva come un palo che la sua bocca discendeva e risaliva salivando abbondantemente.

Le contrazioni della sua vagina si affievolirono lentamente ma prima che cessassero del tutto il piacere riprese a salire, l’uomo non smetteva di leccarla, le dita di una mano avevano spalancato la vulva, le sue labbra, la sua lingua si muovevano liberamente in essa assaporando golosamente i succhi che impregnavano la sua lingua entravano nella sua bocca.
Dana prese a sculettare languidamente sul dito che aveva nel culo, strusciando i seni sull’addome di lui, la fica sulla bocca di lui, le mani ad accarezzarne le cosce, i testicoli mentre lentamente, con arte calava ripetutamente la bocca, la faceva risalire risucchiando l’aria in modo da far aderire il membro alle sue labbra, alla sua lingua, al suo palato, la calava ancora, e ancora, e ancora.
Udì l’uomo respirare più forte, quasi affannosamente, e la leccava . . . la leccava e la succhiava con una bramosia che fece salire il suo piacere in modo irresistibile, gemette sul membro che empiva la sua bocca mentre andava su e giù, su e giù . . .
Ebbe la gioia di sentire il glande dell’uomo gonfiarsi maggiormente, farsi più duro, le gocce salate susseguirsi ininterrottamente, poi l’uomo emettendo dei suoni rauchi sollevò e abbassò il bacino in modo disordinato.
‘Siiii scopami la bocca, scopami la bocca . . . si così . . . cosiiiiii! ! !’ Urlò dentro di se ricevendo il cazzo con le labbra che teneva morbide per agevolarne lo scorrimento mentre iniziava un nuovo orgasmo (era il secondo o il terzo?) facendole strusciare il sesso sulla bocca divenuta ingorda, che la beveva, la succhiava, togliendole ogni volontà.

Quando con un grugnito l’uomo si inarcò, Dana esultò prendendo a suggere con voluttà e a scorrere sulla sommità del membro dove sapeva che era più sensibile, gemendo in pieno orgasmo e a suggere, a suggere finché . . .
Il getto che colpì la sua gola gorgogliò nella sua bocca, altri seguirono spessi e caldi, prima che riuscisse a trangugiare, una parte filtrò fra le sue labbra scendendo sul suo mento e lungo l’asta, La bocca di Dana le inseguì fino ai testicoli ingoiando l’intero cazzo, salendo e scendendo con devozione, anche con amore finché i sobbalzi del godimento dell’uomo diminuirono e il membro cominciò a perdere consistenza.
L’affanno dell’uomo si chetò lentamente fra le sue cosce e Dana sentì che baciava con delicatezza, quasi castamente le labbra della sua vulva.
Un torpore particolare si impadronì di lei, quando si riprese l’uomo era accanto al letto e si stava rivestendo.
‘ Rimani ti prego! ‘ Supplicò, aveva ancora voglia, la sua vagina aveva voglia, la sua bocca aveva voglia della presenza che l’aveva riempita e che senza di essa le sembrava un contenitore vuoto.
‘ Devo andare ‘ Disse lui.
‘ Ritornerai? ‘
‘ Domani. ‘ La risposta la rassicurò poi il torpore la riprese e piombò nell’incoscienza.

Il sole del mattino le fece strizzare gli occhi ma fu la voce preoccupata di sua madre che la svegliò del tutto.
‘Ti vuoi prendere una polmonite così scoperta? Anche la camicia da notte ti sei tolto!’
Dana si sedette sul letto, vide accanto a se la camicia stropicciata, si tirò il lenzuolo a coprirsi; Perché era nuda? e cos’era quel sapore che impastava la sua bocca? Aveva avuto un incubo? Non ricordava, si stirò per il languore che sentiva nelle membra, provò ad alzarsi ma barcollò, sua madre la sostenne rimproverandola per essersi fatto la doccia malgrado sapesse che era probabilmente influenza quella che l’aveva colpita.
Si riprese, infilò la vestaglia e si recò in bagno. Allo specchio notò le tracce che partendo dalla bocca scendevano ai lati del suo mento, non poteva essere saliva, la saliva si asciuga, non lascia i residui che stava vedendo. Si lavò il viso e il collo con acqua tiepida, accovacciandosi sul bid&egrave si chiese perché il suo sesso fosse bagnato come se . . . No, non poteva essere!
Ritornò a letto, le sembrava di non avere febbre, se la misurò, solo qualche linea, prese il libro dal tavolino e sprofondò nella lettura, sua madre le fece prendere una Tachipirina, finito di pranzare si assopì, non sognò per niente, verso le 17 si svegliò.

Fu allora che cominciò a ricordare, e man mano che gli avvenimenti di quella notte le ritornavano in mente anche i dettagli si fecero più chiari, più precisi, pensò a Jaris, chiese a sua madre il portatile e gli invio una mail con solo due parole: Ti voglio!
Un’altra Tachipirina poi la cena, una minestrina leggera e poco altro prima di rimettersi a letto. Un pensiero assurdo attraversò la sua mente, si alzò e sostituì la camicia da notte con una cosina leggera e trasparente che la commessa aveva chiamato ‘baby doll’, si coricò tirandosi il lenzuolo fino al mento per non sentire i rimproveri di sua madre mentre le augurava la buona notte.
Cercò di addormentarsi, con il pensiero che questo fosse indispensabile perché il ‘suo uomo’ ritornasse ma il rumore della televisione che udiva nell’altra stanza glie lo impedì; neanche dopo che sua madre l’ebbe spenta andando a coricarsi vi riuscì.
Si girò lungamente nel letto, con negli occhi l’immagine di quell’uomo ma soprattutto del suo membro che ora voleva con tutta se stessa, poi nuovamente quella luce. . .

L’uomo era lì, le bastò che gli tendesse la mano perche Dana si sollevasse sedendosi sul bordo del letto e senza aspettare si togliesse la cosa impalpabile che la ricopriva, nuda lo guardò mentre si spogliava. La camicia, la canottiera, lei stessa disfece la sua cintura tirò la zip che chiudeva il davanti dei pantaloni, poi impaziente glieli abbassò insieme ai boxers.
Accarezzò il capo dell’uomo mentre chino districava i suoi piedi, accarezzò la sua schiena, i suoi fianchi e appena si fu raddrizzato lo strinse contro di se, sentì contro il petto, fra i seni, il calore del suo sesso. A differenza della sera precedente non era in erezione, non ancora, ma Dana non ne fu delusa, sorrise all’uomo mentre le sue mani scendevano a stringere le sue natiche, le trovò dure, muscolose come le sue cosce. Le abbracciò, le sue mani si insinuarono fra di esse, la pelle era liscia quasi quanto la sua, l’uomo rispose al suo sorriso e mosse il ventre.
‘ Sei Jaris vero?’ Chiese Dana. L’uomo portando un dito alla bocca gli fece cenno di tacere. Dana lo allontanò leggermente per prendere con entrambe le mani il suo membro; l’uomo continuava a sorridere mentre lei palpava liberamente l’organo finché cominciò a prendere consistenza, allungarsi, ingrossarsi e infine indurirsi.
Solo allora vi portò lo sguardo, fu sorpreso di vederlo ricurvo, cosa che ieri notte non aveva notato, lo accarezzò ancora dal glande ai testicoli. Gli piaceva, gli piaceva enormemente!

Sentì le mani forti di lui accarezzarle il viso, i capelli, poi una di esse premette leggermente sul suo capo, a Dana bastò perche lo flettesse e aprisse la bocca.
Mentre richiudeva le labbra attorno al glande lasciandolo entrare fin contro il palato, le sue mani salirono al petto dell’uomo giocando brevemente con la peluria ispida poi le dita si chiusero sui bottoncini dei suoi capezzoli strofinandoli fino a sentirli indurire.
Rimase immobile suggendo lievemente l’estremità del membro nuovamente suo, solo le sue dita si muovevano sul petto di lui, roteavano in una carezza come se avesse fra le dita dei peni minuscoli, li tirò, ma fu quando li pizzicò all’improvviso, quasi crudelmente che dalla bocca dell’uomo uscì un suono, quasi un gemito.
Dana era felice, calò la bocca senza ingordigia per assaporare la consistenza di lui fino in fondo al palato, la sollevò, dischiuse le labbra lasciando che la saliva colasse lungo il membro che sentiva duro, la calò nuovamente inseguendola sull’asta bagnata, la calò ancora e ancora mentre un calore particolare scendeva al suo ventre inumidendo il suo sesso, facendole desiderare di accarezzarlo.
Scostò il viso senza lasciare la verga che aveva tanto desiderato: voleva guardarlo in viso, guardarlo negli occhi, vedere la sua espressione mentre prendeva il suo cazzo. Vide il suo desiderio, allora allentò la stretta delle labbra attorno al glande, l’uomo capì e spinse facendolo salire nella sua bocca.

Mentre si ritraeva Dana lo trattenne alle cosce per muovere la lingua sotto la cappella, sul rigonfiamento sensibile, continuò gli occhi negli occhi di lui, vide la sua riconoscenza, sentì che accarezzava i suoi capelli, poi la stretta delle mani attorno al suo capo e il membro che entrava scorrendo avanti e indietro, avanti e indietro fermandosi di tanto in tanto per permettere alla sua lingua quella carezza che divenne talmente precisa che presto gli occhi dell’uomo si alterarono mentre sulla lingua di Dana colava un rivolo dal sapore particolare che aveva imparato ad amare.
Dana liberando la bocca si lasciò andare sui gomiti e raccogliendo i piedi sul bordo del letto sollevò le ginocchia spalancando le gambe. Questa volta voleva essere scopata, lo desiderava con tutta se stessa invece l’uomo abbracciandola alle cosce si chinò sul suo ventre.
Si contorse cercando di sottrarsi al calore della bocca che ricopriva il suo sesso, alle sensazioni della lingua che separava le grandi labbra per percorrerne la valle dopo averla intinta nell’orifizio vaginale, spalmando poi i succhi per tutta la vulva, su, fino a stuzzicare il clitoride, torturandolo, facendolo indurire e tirare in modo irresistibile.
Dana gemette e si abbandonò sul letto, le mani ad accarezzarsi i seni già duri, le dita a tirarsi i capezzoli già tesi, oh era bellissimo sentire come aspirava la sua crestolina facendola tendere maggiormente, Dana sapeva che ora la punta, il suo pisellino come lo chiamava lei doveva aver fatto capolino.
Siiiìììììì la lingua di lui lo stava lambendo, oh siii, così, così, così . . . sollevò il bacino offrendosi senza pudore, lo mosse di qua e di là lamentandosi lungamente, poi sentì le labbra dell’uomo chiudersi su di esso e ancora la sua lingua che passava sulla punta, poi si sentì suggere e . . .

Venne nella bocca di lui soffiando rumorosamente mentre le ondate dell’orgasmo si susseguivano una dietro l’altra, fu una cosa lunga e bellissima! Infine l’uomo la depose delicatamente, quasi amorevolmente e si rialzò.
Dana che aveva chiuso gli occhi li riaprì. Oh come può una cosa così indecente piacermi tanto, si chiese guardando quel cazzo simile ad una grossa banana oscena. Vi portò entrambe le mani mentre lui si chinava sulla sua bocca, gli piacque il sapore che aveva preso la sua lingua, era il sapore che aveva colto in lei, leccò la lingua che ne era pregna, leccò le sue labbra dallo stesso sapore poi con le mani guidò il membro a separare le labbra della sua vulva cercando col glande l’apertura della vagina, lo puntò poi afferrandolo al sedere lo attirò.
Malgrado l’orgasmo appena avuto la sua eccitazione non era diminuita, fece una smorfia, eppure era bagnata e dilatata, con uno sforzo delle reni allineò il bacino al membro di lui, lo sentì scivolare e con un sospiro lo accolse fino in fondo.
‘ Oh si amore . . . si . . . si . . .’ Alitò.
L’uomo si era fermato lasciandole il tempo di abituarsi alla presenza che aveva in corpo, guardava il viso di Dana senza quell’espressione di tronfia soddisfazione che avevano i suoi amanti, ma con calma benevola, forse con amore, le braccia tese ai due lati del suo busto per lasciarle libertà di movimento poi lentamente si ritrasse e quando si immerse nuovamente spinse fino in fondo facendole sentire la pressione del glande contro l’utero e i testicoli contro il suo orifizio più intimo.

‘Più forte, più forte!’ Avrebbe voluto gridargli, le sue mani che non avevano lasciato le natiche di lui, lo attirarono in fondo alla vagina, si fecero leggere lasciandogli appena il tempo di ritirarsi, poi nuovamente dentro, in fondo e ancora, ancora facendolo scorrere in una vagina talmente dilatata e scivolosa che ne risultò una carezza soave che gli fece chiudere gli occhi e oscillare il bacino per meglio sentire il cazzo che colpo dopo colpo la stava portando al godimento.
Fu bellissimo assaporare la dura presenza che empiva il suo ventre e riaprendo gli occhi fu stupendo vedere con quanta tenerezza lo sguardo dell’uomo seguiva l’evolvesi del suo piacere, perché aveva ripreso a godere Dana, senza vergognarsi di fargli udire i lamenti che uscivano dalla sua gola.
Anche l’uomo sospirava il suo piacere e si muoveva in modo divino facendole sentire il pene per tutta la lunghezza, non la scopava, l’amava! I suoi occhi esprimevano amore, l’amava con lo sguardo, con il cazzo amava la sua fica, la sua vagina, con la bocca amava la sua bocca quando si posava su di essa baciandola, la sua lingua amava i seni che lambiva alitando su di essi, le sue labbra amavano i suoi capezzoli mentre ne facevano il giro, anche la sua lingua li amava picchiettandoli e facendoli vibrare.

Era bellissimo! Dana godevo con tutta se stessa, il suo rammarico era che tutto questo sarebbe finito ma come arrestare il piacere quando sale in modo così prepotente? L’uomo fu stupendo, seppe tenerla a lungo sull’orlo dell’orgasmo mentre anche lui era agli stremi perché aveva rallentato il suo scorrere, capì che non potevano rimanere in questa sorta di stato di grazia senza uscire di testa, all’improvviso lo supplicò:
‘ Ohhh amore . . . fai forte, forte . . . sbattimi, godi . . . riempimi! Oh si . . . siiii ! ! !
L’uomo si fermò col membro piantato nella vagina pulsante, le sue mani scesero sotto il suo sedere e salendo con le ginocchia sul letto la sollevò facendole strisciare le spalle e il capo sul letto poi . . . Dana desiderava che lo facesse e lui lo fece! Insinuò le dita nei suoi glutei, il solco bagnato delle secrezioni colate dal suo sesso le lasciò scivolare, le sentì soffermarsi sul suo orifizio. Voleva che lo violasse e con un dito lo violò! Poi riprese a penetrarla con colpi bruschi, quasi brutali, ma la brutalità era nel suo cazzo, nel suo aprirgli la fica, nel suo sprofondare nella sua vagina, nel dito che muoveva nel suo ano, non nel suo sguardo la cui libidine non ne cancellava la dolcezza.

Ogni suo colpo strappava in lei un grido di gioioso piacere, di godimento genuino, anche l’uomo esprimeva liberamente il suo piacere rispondendo alle sue incitazioni con parole per lei dolcissime:
‘ Ohhh Dana cara . . . cara . . . cara . . .
Poi furono sensazioni sublimi che assaporarono insieme mentre salivano gli ultimo gradini del piacere, venne qualche istante prima di lui, un godimento che la fece uscire dalla realtà per pochi attimi. Gli spasimi della sua vagina non fermarono il pene ma il dolore che gli procurò il suo forzarla prolungò il suo godimento così che godeva ancora quando l’uomo piantandosi in fondo al suo ventre irrorò il suo utero coi getti ripetuti del suo orgasmo.
‘ Ohhh cara . . . cara . . . prendi cara . . . oh prendi . . . prendiiii ! ! !
Il suo viso arrossato non alterava la dolcezza del suo sguardo, solo allora si distese su di lei coprendola col suo corpo e mentre baciava la sua bocca, le mani di lei percorrevano la sua schiena, le natiche dure che nei residui spasimi dell’orgasmo si contraevano e si rilassavano.

Sprofondò nell’incoscienza, quando si riprese l’uomo era ritto accanto al letto e la guardava. Dana si chiese quanto tempo era rimasta in quello stato nuda ed esposta; gli venne un fremito di eccitazione vedendo la sua espressione carica di desiderio e il membro nuovamente orgogliosamente teso.
Si sentiva bagnata non solo il suo sesso era bagnato ma lo era anche fra le natiche; la freschezza che sentiva sotto il sedere le disse che probabilmente anche il lenzuolo sotto di lei era zuppo. Si mosse per spostarsi, rotolare di fianco ma le mani forti sui suoi fianchi la fermarono bocconi placcandola sul letto, impedendole di completare la rotazione.

Anche dopo che le mani ebbero allentato la loro presa rimase immobile, il torpore che aveva invaso le sue membra le impediva di muoversi anche se sapeva di essere completamente esposta alla libidine dell’uomo che ora sicuramente stava guardando la sua schiena e soprattutto il suo sedere, quel sedere al quale più di una volta erano state tributate parole di apprezzamento mentre in costume passava davanti agli uomini del club nautico.
Non ebbe nessuna reazione, non si ribellò neanche quando le mani cominciarono a passare sulle sue natiche, prima delicatamente, poi con movimenti sempre più precisi, quasi rudi, plasmandole, aprendole per passare le dita fin sulla sua rosellina nascosta.
Trattenne il fiato attendendo quello che l’uomo avrebbe fatto, che temeva e sperava, addirittura desiderava, si, perché se qualcuno doveva farlo, voleva che fosse ‘lui’ il primo.
Fremette, le mani si stavano spostando disegnando il contorno delle sue anche, poi l’alito dell’uomo, le sue labbra che risalivano la sua spina dorsale provocando in lei dei fremiti, dei tremori che la percorsero dalla testa ai piedi, sentì l’alito sul suo collo, sentì la bocca che baciava la sua nuca, i movimenti di lui, lo strusciare del suo pene sopra il solco dei suoi glutei, il suo va e vieni pesando sempre di più su quel solco come a volerlo aprire, sprofondare e infine venirne avvolto, inglobato.

Dana volse il più possibile la testa perché l’uomo la baciasse in quella non comoda posizione, protese la lingua contro quella di lui, si lasciò lambire, lei stessa lambì la sua lingua sospirando insieme a lui, sentì che prendeva in bocca il suo orecchio, lo ‘mangiava’ togliendole ogni volontà.
Poi l’uomo si fece leggero. Non sentendo la presenza del membro pesare sopra il suo sedere Dana allontanò le ginocchia e incavando le reni protese la groppa, la sollevò e puntando le ginocchia sul letto la protese.
Era un’offerta che l’uomo non poteva rifiutare. Fu dolcissimo avendo la delicatezza di non parlare, solo il calore del suo alito contro la nuca di Dana tradiva l’emozione che provava.
Quello che seguì fu quasi irreale e quando la mano di lui si spostò a muovere il pene, trattenne il respiro sentendo che col glande separava rudemente le sue natiche, ne percorreva il solco, sentì che lo passava sul suo ano. . . Non tentò di forzarlo ma lo lasciò per scendere a separare le labbra del suo sesso, giù fino a stuzzicare la durezza del clitoride facendola gemere, poi risalire la valle della vulva che aveva ripreso a colare il suo desiderio infine lo affondò.
Dana represse la sua delusione, ora che si era abituata all’idea, voleva che compisse l’azione che aveva cominciato, lo voleva nel culo! Gemette al suo nuovo scorrere scuotendo la testa.
‘No . . . no . . . non così . . . non così!’ Urlò dentro di se.
Come se l’avesse udita l’uomo dopo aver fatto andare il membro alcune volte si ritrasse, sentì nuovamente muovere il glande sulla sua rosellina bagnandola coi succhi colti nella vagina e quando infine lo puntò a Dana suo malgrado sfuggì un sospiro di sollievo.

Appena lo sentì premere, portò entrambe le mani ad aprirsi le natiche, subito l’uomo si fece pesante, ora che si era arresa lui non voleva aspettare. Dana si morse le labbra per non urlare il dolore che provava ma con le mani continuò a mantenersi aperta, si sentì forzare . . .
‘No . . . nooooo! ! !’ Gridò istintivamente.
A nulla valsero i suoi tardivi sforzi di serrare i muscoli sfinterici che già il glande li aveva aperti, l’uomo spinse ancora entrando per un tratto e si fermò, la sua mano scese sotto di lei le dita a premere il suo clitoride accarezzandolo sapientemente finché sentì le strette dell’ano attorno al suo membro allentarsi.
Il dolore iniziale lentamente si affievolì, Dana prese a respirare affannosamente, la carezza dell’uomo al suo clitoride, alla sua fica le procuravano un piacere torbido cui contribuiva il membro che aveva iniziato a varcare la soglia dei suoi glutei. Liberò le mani e con esse accarezzò i fianchi dell’uomo abbozzando un sorriso in un esplicito invito a continuare.
L’uomo ormai sicuro arretrò e spinse maggiormente, arretrò e spinse nuovamente, spinse ancora arretrando e spingendo entrando centimetro dopo centimetro nel calore che stava conquistando.
Una strana euforia si impossessò di Dana, non provava dolore e neanche piacere ma aveva capito come rimanere rilassata così che il va e vieni del membro accarezzava le pareti del suo ano procurandole una eccitazione che fino ad allora non avrebbe mai creduto di provare in una azione tanto torbida o forse era proprio questo che ora la faceva essere impaziente.

L’uomo si ritirò ancora, Dana sentì il membro arretrare senza uscire del tutto poi spinse lentamente e per la prima volta Dana conobbe la carezza che le dure asperità del suo cazzo facevano alle pareti dell’ano.
‘Ohhhh . . .’ Sospirò completamente soggiogata. Ogni suo timore svanì sentendo il membro affondare con una lentezza tale che a Dana sembrava non finisse più di entrare, mentre l’uomo alitando nel suo orecchio ne leccava il padiglione sbavando in esso, facendola fremere, protendersi e spingersi contro il cazzo e quando fu tutto dentro di lei, quando sentì l’alto delle cosce di lui accarezzare le sue natiche e la morbidezza dei testicoli sull’alto della sua vulva, le sfuggì un sospiro di sollievo.
‘Mhhh . . . allora &egrave questo . . . . &egrave questo che si prova a prenderlo nel sedere?’ Si chiese desiderando che fosse solo l’inizio. L’uomo stava baciando il suo orecchio, la sua nuca come a scusarsi per quello che stava facendo poi si ritirò e affondò più rapidamente, si ritirò e affondò . . .
Oh le sensazioni che le procurava lo sfilare del membro nell’ano dilatato, ogni suo immergersi stava diventando una carezza e Dana cominciava a provare piacere, un piacere particolare al quale non era estranea la consapevolezza della speciale complicità che si stava creando con l’uomo che la stava . . .
‘Mhhh . . . mi sta inculando e . . . mi piace . . . mi piaaaaceee!!!’ esultò sorpresa.
Dopo non molto cominciò a muoversi, ad oscillare avanti e indietro, prima lentamente poi più rapidamente incontro al membro quasi fosse ansiosa di riceverlo e lo era veramente ora che sentiva la sua calda presenza aprirla, forzarla senza più farle male anzi, dandole piacere, lo voleva fino in fondo, voleva goderne, voleva che glie lo desse più velocemente, anche più brutalmente.

L’uomo nel timore di farle male la penetrava ritmicamente picchiando i fianchi contro il culo che le veniva incontro, si allontanava e si protendeva. Ora che era sicuro che i gridolini che uscivano dalla bocca della ragazza erano di gradimento, voleva godersi pienamente la lunga carezza dell’anello di carne nel quale si immergeva si ritirava immergendosi ancora per cercare nel calore di quei glutei il piacere che sentiva salire.
‘Ohhh . . . dammelo. . . sfondami il culo. . . fai forte. . . di più, di più . . .’ invocava Dana dentro di se stupendosi per le parole che anche se solo pensate la eccitavano ancor più rendendola impaziente.
Infine con uno sforzo sollevò alto il sedere, l’uomo sorpreso venne disarcionato cadendo accanto a lei ma prima che il pene si sfilasse del tutto, le mani strette alle sue cosce la trascinarono insieme a lui. Dana si ritrovò con la schiena sopra il suo petto, il sedere sul suo ventre e il suo membro . . . vi portò la mano.
Stava per uscire, anzi era quasi del tutto fuori dalle sue natiche, con uno sforzo riuscì ad infilzarsi facendovi scorrere l’ano poi si abbandonò sopra di lui esausta.
‘ Calma piccola . . . calma . . .’ Sussurrò lui al suo orecchio.
Erano le prime parole che pronunciava da quando aveva avuto inizio quello che Dana non avrebbe mai pensato potesse fargli. Ma era calma, e si stava godendo quel momento di intimità anche se torbida. Le mani dell’uomo stavano accarezzando i suoi seni delicatamente come fosse l’unico suo modo di conoscerne la forma, si spostarono lungo il suo addome, il suo ventre, si allargarono scendendo i suoi fianchi le sue cosce per poi ricongiungersi sopra il suo sesso.
‘ Va meglio cara?’ Oh era dolcissimo, dolce quanto il cazzo che sentiva nell’ano era grosso e duro.
‘ Si . . . si . . . fammi godere! ‘
Le mani ai lati delle sue spalle l’aiutarono a sollevarsi, aprendo le gambe e sollevando le ginocchia riuscì a mettersi seduta . . . Cielo, il membro ora era interamente dentro di lei, più di quando lo aveva ricevuto e le piaceva, le piaceva enormemente!

Fece forza sulle gambe e le braccia tese ai due lati dell’uomo sollevò il bacino lo abbassò, lo sollevò ancora . . . Esultò, ora era lei l’artefice del piacere dell’uomo e anche del suo piacere perché stava godendo! Calò il bacino e strusciò il sedere sul ventre dell’uomo, era bellissimo poter scorrere su quel cazzo, scivolare su di esso con l’ano allargato, udire i sospiri che lui emetteva ad ogni suo movimento.
Respinse la mano che lui aveva portato per masturbare la sua fica, non era più necessario perché stava godendo, ricoprì la fica con la sua mano, era bagnatissima, sentì i succhi colare a gocce bagnando il membro sul quale ora scorreva con lenti movimenti di oscillazione mentre andava su e giù, avanti e indietro ancheggiando di qua e di là per sentire il membro inclinarsi nelle sua interiora senza flettere tanto era rigido.
Passò la mano sul suo sesso, il clitoride era divenuto sensibilissimo, lo premette appena e fremette sentendosi già vicina all’orgasmo, introdusse tre delle dita nella vagina poi vi aggiunse anche il quarto allargandosi oltre quello che aveva mai fatto nei suoi momenti di folle masturbazione, sentì contro le nocche la presenza del cazzo che aveva nel culo, mosse avanti e indietro la mano con le dita unite a cucchiaio.
‘ Mmmm. . . é come avere dentro due cazzi! ‘ Fu questo pensiero che gli fece superare la soglia. Mosse freneticamente la mano penetrandosi furiosamente e sostenuta alla reni dalle mani dell’uomo si agitò saltellando, scorrendo disordinatamente sul membro che allargava il suo ano, empiva il suo culo procurandole un piacere ormai insostenibile.
‘ Ahhhh . . . si . . . cosi . . . adesso . . . adessoooooo!’ Urlò irrigidendosi con il bacino sollevato, lasciandosi andare di schiena sopra il petto dell’uomo. Poi le fitte di un orgasmo lunghissimo e fra una fitta e l’altra, il cazzo che l’uomo cacciava nei suoi glutei con potenti colpi delle sue reni procurandole dolore e piacere allo stesso tempo.
Poco dopo, le fitte dolorose si affievolirono e Dana riuscì a rimanere rilassata permettendo all’uomo di continuare a penetrarla, lo fece sussurrandole parole dolcissime, consapevole del suo avvenuto godimento e grato che le permettesse di scorrere ancora nell’anello di carne di un ano che continuava ad avere delle contrazioni di residuo piacere, contrazioni lievi ma che sollecitarono il suo membro, tanto soavemente che Dana sentì il respiro dell’uomo farsi affannoso poi rauco.
Infine lo sentì spingersi dentro di lei e rantolando irrorare le sue viscere con getti caldi che lei percepì molto più nettamente di quando aveva goduto nella sua vagina.
Poi la calma, i baci al suo orecchio, le sue parole di dolce gratitudine e il membro che lentamente si ritirava fino ad uscire del tutto.
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Fu la luce del nuovo giorno a svegliarla, si stirò pigramente, si sentiva appagata, soddisfatta. Ma perché questa sensazione? si chiese Dana, poi ricordò dapprima in modo confuso poi sempre più nitido. Balzo giù dal letto, come la mattina precedente era nuda, vide la cosina rosa che aveva indossato la sera prima, la piegò mettendola nel cassetto dove l’aveva presa, ne trasse un pigiama dal taglio maschile e lo indossò.
Guardò il letto, sembrava un campo di battaglia, vide la macchia ancora umida, cercò di nasconderla con una piega del lenzuolo poi si rimise a letto. Appena in tempo, udì il campanello dell’ingresso, la voce di sua madre che salutava, poi la porta della camera aprirsi.
‘ E’ arrivato il dottore!’ Sua madre aveva fatto capolino sull’uscio ma subito si scostò per far entrare un uomo di mezz’età dal sorriso rassicurante, i capelli castani brizzolati, i baffi color sale e pepe ben curati. . .
‘ Come va oggi la nostra paziente? ‘ Chiese avvicinandosi.
‘ Molto meglio grazie.’ Dana scrutò attentamente il dottore, sembrava. . . no, non poteva essere, eppure. . .
‘ Vedo . . .’ La fece mettere seduta sul letto piegata in avanti, sollevò sulla sua schiena la giacchina del pigiama, l’auscultò prima poggiando l’orecchio poi si mise lo stetoscopio, le chiese di respirare, di trattenere il respiro, di tossire, infine si rialzò.
‘ A posto. Se la sente di riprendere il lavoro diciamo Lunedi? Intanto stia al caldo ma domani può già alzarsi.’
Si sedette allo scrittoio e mentre la penna a stilo scorreva sul foglio Dana chiese:
‘ Dottore, sa che l’ho sognata? ‘
‘ Davvero? La febbre sovente é accompagnata da incubi! ‘
‘ Non era un incubo. ‘ Poi la sua espressione si fece sognante.
‘ Tutt’altro! ‘ Aggiunse con un fil di voce ma il dottore non la udì.
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Dedicato all’amca Dani che ne é stata l’ispiratrice.

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