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FEMALE BODYBUILDER IV

By 27 Novembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

J.era tutto eccitato perché si avvicinava il gran giorno. Passammo interi pomeriggi a lucidare e pulire casa, preparare letti e bagni, con K.che ci ringhiava dietro e noi due, legati da corde al collo e lunghi fili, armati di stracci e spray pulimmo tutto.
A notte, stanchi, J.mi parlava sognante delle mitiche feste a casa di MissPowell:’Arrivano bodybuilder professioniste da tutto il Paese, sono tante e bellissime, sono padrone e possono farci quello che vogliono, siamo a loro disposizione…’
‘Oh…’ feci sdraiato nel letto, con il gel dilatante nel culo, per allargarlo, perché J.ripeteva che in quei giorni di baldoria le donne ci avrebbero scopato a sangue e volevamo farci trovare pronti. j. Portava un fallo nel culo anche lui disteso sul letto. ‘…..e vedrai che chiavate. L’anno scorso mi montarono in tre di sotto, di fronte a tutti…certe ammucchiate poi….e scopate in giro…oppure una può decidere di prenderti con sé e usarti solo lei….a me &egrave capitato…Linda una bionda alta due metri, tosta, forte, mi segregò in camera sua per tre giorni e ogni tanto veniva a scoparmi….fantastico…’
‘…cazzo….’
‘Vedrai…sarà forte….’
Poi arrivarono i fattorini con casse di cibo, acqua, frutta fresca, alcolici, vevande energetiche, dolci, gelati ed altro. Arrivarono anche dei carpentieri a montare una grossa scala che dai piani superiori andava di sotto. Due giorni prima dell’inizio della festa MissPowell sparì e per fortuna si portò via K., mia moglie andò ad allenarsi fuori città col padre e io e J.restammo abbandonati a noi stessi, con la comanda di tenere tutto sott’occhio, ma c’era una squadra di allestitori di feste capitanati da una quarantenne bassina con le trecce e lo sguardo da kapo.
Alla fine arrivò la festa.
Fu incredibile. Come diceva J.arrivarono bodybilder da ogni parte. Alte, basse, bianche, nere, mulatte, asiatiche, ecc.ovunque muscoli e tette, carne guizzante e gambe fasciate di muscoli. Occuparono le stanze si misero comode, avevano con loro schiavi o servi donne e uomini, oppure da soli, noi aiutammo a sistemare eccitati come matti da tutte quelle donne possenti, da quei muscoli giganteschi, da quei volti duri, tirati, labbra strette, seno gonfio o piccolissimo, volti gentili o maschili, un turbinio di bicipiti, dorsali, tricipiti, addominali scolpiti, braccia gigantesche. Noi eravamo legati assieme scmpanellavamo di qua e di là, le donne ci fischiavano ci ordinavano, ci sculacciavano e cacciavano via da loro, ordinavano, ridevano, deridevano, erano Dee piene di muscoli, di gambe possenti, eravamo eccitati come cagne. Infoiati da tutta quella spelndida e curatissima carne di donna.
*
La sera iniziò la festa. Fui convocato da mia moglie per la vestizione. Scelse un vestito rosa e azzurro, carino, che le fasciava i muscoli tesi, era stanca per le sedute di allenamenteo col padre che l’aveva distrutta, ma lei era felice ugualmente. Dalle stanze vicine sentivo gli ordini perentori di MissPowell che con la sua voce padronale intimava e ordinava perentoria, senza che nessuno alzasse lo sguardo verso di lei. Tuonava. Padrona. Nera. Enorme. Bellissima. Chissà cosa stava preparando?
Dopo aver vestito Miriam tornai di sotto e mi riallacciai con J.che era eccitato da tutte quelle femmine, non stava nella pelle. Mangiammo qualcosa, frutta fresca e poi andammo a prepararci. Ci facemmo un clistere per svuotarci. La manovra durò un’oretta, ma ci divertimmo a liberarci per bene con l’aiuto dell’acqua di rose. Ci infilammo gel nel culo e poi dei dilatatori anali. Passò un’altra ora. Quindi ci togliemmo i dilatatori e rimettemmo del gel. Ci vestimmo per la festa: due tuniche bianche e sandali. Le tuniche ci coprivano il corpo ma non le braccia, arrivavano fino a sotto il ginocchio. Scendemmo di sotto. Musica sparata, gente seduta, alcool, risate. Donne. Muscolose e belle. Nere o bianche, asiatiche o nordiche. Muscoli ovunque. Ma anche uomini, schiavi, donne normali. Musica e frutta, drink. Risate. Passeggiammo in giro. Qualche donna ci chiese da bere o ci chiedeva dove fosse il bagno. Noi rispondevamo, facevamo quanto ordinato. Alle undici le luci si spensero e la musica cessò. Dei fari verdi illuminarono la scala al centro della stanza. Rullo di tamburi. Fumo. Dal fumo emerse la figura possente e imperiosa di MissPowell, un lungo vestito rosso con strascico, il petto enorme sotto un minuscolo bikini rosso scintillante di brillanti. In testa una corona rossa con velo. Lei bellissima, labbra di un rosso perfetto. Sexy. Turgide. Grosse. Avanzava lentamente lungo la scala, una catena in mano sinsitra. Ai suoi piedi, dietro K.nudo con un cappello di feltro, con lungo pennacchio stile troiano antico, rosso piumato e poi nel culo un fallo con coda di cavallo anch’essa rossa. Scendevano regali e bellissimi. La padrona era fenomenale, tutti applaudivano e dicevano ohhhhhhhhhhhh…. alla fine delle scale tutti applaudivano e urlavano il suo nome. Si posizionò al centro della stanza. Silenzio. Figura regale con quel servo ai suoi piedi ridicolo nel suo costume da troiano porno con una coda di cavallo infilata su per il culo. Ridevo per quello stronzo di K.un vero figlio di cagna, malvagio. La Padrona pronunciò un breve discorso e poi annunciò la ripresa delle danze, la musica tornò e noi fummo chiamati a svestire MissPowell. Corremmo in camera sua. Si stava togliendo lo strascico. Accorremmo al suo capezzale. Le sue grosse poppe nere erano brillanti di piccoli diamanti e sudore. Volevo toccarle, ma sapevo che era impossibile senza un suo ordine. Ma mi godetti il contatto sulla sua pelle nera, dolce, profumata, potente, mentre toglievo il velo e la mia mano sfiorava la sua schiena piena di muscoli neri.
*
Dopo l’onore di aver aiutato la padrona a svestirsi tornammo di sotto. La festa prese forza. Donne, risate, musica, drink, tutto filava alla grande. Noi eccitati ci muovevamo fra tavoli e persone, in attesa di ordini. Donne muscolose parlavano fra loro oppure con altre donne o uomini, a terra slave e schiave bianche o mulatte. Camminava lagati io e J.con la tunica.
‘Ehi, voi!!venite qua!’ci fece una voce da un tavolinetto. Ci fermammo e andammo poi nella direzione della voce. Una bodybuilder nera con lunghi riccioli ad estention con punte gialle ci indicava. Era grossa distesa su una poltrona, accanto a lei un’altra female muscolosa, più piccola e compatta, tratti somatici latini, messicani forse, la luce era bassa. Accanto aveva anche una donna. Una tipa con due labbroni siloconati enormi che le rendevano il volto una maschera gonfia, aveva gotone e zigomi pieni di botox lucidi come pompelmi al sole. Rideva ma sembrava una maschera umana.’Siete a disposizione? Vero?’ chiese la female black, noi annuimmo. ‘In ginocchio davanti a Ryata…!’ ordinò indicando la donna canotto che rideva ma senza muovere un muscolo della faccia, gli occhi truccatissimi erano fessure blue cobalto. Ci inginocchiammo ai suoi piedi. ‘Vai!! fallo!!’ fece la female black a Ryata, quella sorrise, forse. Annuì. Quindi ci mollò due schiaffi in piena faccia, leggeri. ‘GRAZIE!’ fece J.ed io lo imitai: GRAZIE.
Lei annuì e ci colpì ancora. Ringraziammo, la female black rideva onddeggiando le sue estention gialle, la messicana sussultava. ‘..colpiscili, avanti…su’ faceva la messicana e la donna con quelle sue braccia esili(in confronto a quelle muscolose delle due bodybuilder)con le mani ingioiellate e dorate ci colpiva piano. Forse rideva, le sue grosse labbra erano bloccate, un fumetto rosso di carne e plastica. Rideva. Quella ci colpiva piano. Noi ringraziavamo. Poi la female black mi spinse verso la donna e mi ficcò la testa nel suo sesso. j.fu spinto assieme a me, eravamo legati,e insieme finimmo nel ventre della donna, che si tolse la gonna e ci mostrò un piccolo cazzo bianco.

PER DOMANDE O SUGGERIMENTI: dorfett@alice.it Dopo io e J.tornammo a vagare per la festa. Riuscimmo a vedere anche la nostra Padrona, MissPowell. Era seduta sulle schiene di un paio di grossi schiavi palestrati e contornata da amiche bodybuilder in un trionfo di pettorali, cosce muscolose, addominali scolpiti, gambe sode e bicipiti di pura carne. Chiacchierava amabilmente ridendo e sottoponendo gli schiavi sotto di lei allo sforzo di sorreggere quel corpo grosso e pieno di una massa di muscoli impressionante. Dietro di lei un paio di servi ondeggiavano palme per smuovere l’aria, nudi sotto la tunica che indossavamo anche noi. Altri erano ai piedi delle donne e li leccavano o baciavano devotamente. Noi ci avvicinammo pensando di finire a servire qualcuna di quelle splendide creature sexy e muscolose che dominavano la scena della festa, ma dopo qualche minuto K.ci raggiunse e ci ordinò di andare a prendere altro vino e altro champagne.
Facemmo quanto ordinato. La cosa durò qualche minuto mentre la festa proseguiva. Servimmo dello champagne a delle donne che lo usarono sui loro servi: quattro uomini erano messi a terra con le mani legate dietro, in bocca tenevano dei bicchieri di vetro. Li reggevano coi denti e i bicchieri ovviamente non stavano fermi, ondeggiando pericolosamente. Infatti se uno dei bicchieri cadeva per terra, colui che lo reggeva coi denti, veniva preso a botte e calci. E non erano colpi leggeri bensì sferrati da donne di una stazza notevoli, muscolose, grosse, potenti, prepotenti, i calci erano duri, furiosi e il malcapitato urlava di dolore. Poi alcune mistress versavano lo champagne sui quattro che dovevano raccoglierne il più possibile. Il vincitore riceveva in cambio un calice di piscio delle donne che ridevano e si divertivano al posto del calice di champagne e poteva poi riposarsi da una parte. I tre perdenti prendevano invece calci e sputi, botte e schiaffi. Le urla erano forti ma la musica era alta.
Tornammo alla festa dopo aver assistito a varie prove dello champagne, i servi si susseguivano veloci perché le botte ai perdenti erano forti e chi le subiva era messo fuori gioco presto. Tuttavia notammo che uno degli uomini era piuttosto bravo. Si trattava di un ragazzone biondo, alto che aveva una grossa bocca e denti di acciaio. Più volte vinse le sfide, ma finì per bersi molti calici di piscia calda di donne sconosciute.
Incrociammo ancora MissPowell che teneva banco alla festa, con un altro abito con un lungo turbante in testa e enormi bracciali dorati che stava ritta sopra una lettiga di velluto rosso e legno tenuta su da due fila di sei schiavi bianchi e neri sotto di lei. Brillava nelle luci colorate della festa, era bellissima e imperiosa, come una regina egizia.
Rimanemmo incantati a guardarla mentre avanzava ritta sulla lettiga, solare e intoccabile, i servi sotto di lei che la portavano a fatica.
J. fu chiamato da K.per una commissione, così rimasi solo.
Mi aggirai per la festa in mezzo a tutti qui corpi di donne scolpiti nel marmo, muscoli guizzanti, seni gonfi, braccia gigantesche, volti truccati e feroci.
Ero eccitato e meravigliato.
La festa di MissPowell era splendida. Compresi la felicità di J.
‘Tu! Dove vai?’ un braccio muscoloso mi bloccò il passo e una forte pressione sul petto mi tolse il fiato. Alla mia destra una donna alta quanto me, grossa nelle spalle e nelle braccia, ma non sviluppata e allenata come le altre bodybuilder. Prima di ripondere abbassai lo sguardo per non incrociare i suoi occhi:
‘Da nessuna parte, Signora…sono a disposizione degli invitati della festa..’
‘Bene, ho voglia di andarmene…mi sto annoiando e mi serve un servo per la serata…puoi seguirmi subito?’
Merda! Lasciare proprio ora la festa? Con tutte quelle donne e quel ben di Dio di muscoli? Alzai lo sguardo e la viti in volto. Era un tipo latino, con occhi neri e tondi, volto rotondo ma con un lungo naso in mezzo. Portava capelli corti neri e un poco ricci e la bocca era pitturata di viola.
‘…ehm…credo di sì…Signora…io…cio&egrave….credo di sì……’
‘Ok. Chiama un taxi allora e spicciati!!’
‘Subito..’
Andandomene riuscii anche a scorgene bene la figura. Non era molto grossa, ma aveva due braccia da mastino e spalle larghe. Il seno era naturale e di una quinta abbondante, lo teneva strozzato in un vestitino attillato di pelle rosso con strisce blu ai lati.
Chiamai il taxi e riscuii a comunicare a K.che dovevo andarmene con una padrona. ‘Ti chiamo domani mattina. Adesso vai e obbedisci a tutti gli ordini di quella Signora, mi raccomando!’ e mi dette un colpo in testa. Stronzo. Tornai dalla donna e l’accompagnai fuori la casa-palestra. Rimasi a pochi passi da lei. Si mise a frugare nella borsa e prese delle sigarette. Ne accese una e poi mi guardò:’Vieni qua!’
la raggiunsi e mi mollò la borsa, una borsa da palestra, pesante. Mi fissò:
‘Coglione! Chi cazzo sei, tu? Come conosci MissPowell?’
‘Sono il marito di Miriam, una bodybuilder allenata da MissPowell, viviamo qui con lei, io sono anche lo schiavo di MissPowell, oltre che quello, ovviamente, di mia moglie…’
‘Ok. Capisco. Conosci il posto dove andiamo?’
‘Oh..sì, cio&egrave non l’ho visitato ma &egrave stato scelto secondo certi standard qualitativi..’
‘Ok, vedremo.’
La guardai. Lei fumò e poi mi fissò ancora.
All’improvviso mi mollò uno schiaffo che mi girò la faccia. La borsa mi cadde a terra.
‘Coglione! Raccoglila! Scemo! Ti riempirò di botte stasera, sei non farai quello che dico…!’
Con il volto in fiamme, raccolsi la borsa e la guardai.
Lei sorrise, quindi mi colpì in faccia ancora, a pieno volto, giusto mentre arrivava il taxi.
‘E non alzare lo sgardo su di me…coglione!’
‘Sì, padrona…mi scusi…’
entrammo nel taxi e lei disse l’indirizzo del residence.
Il posto era in collina, una bella zona. Isolato, silenzioso. Eravamo i primi ospiti, ma avevamo affittato 10 stanze.
La stanza era ampia, un letto sulla destra, grande bagno con vasca idromassaggio, sofa e tv.
‘Non male…tu…coglione….accendi la tv e metti il canale 19, preparami acqua con le vitamine che trovi nella borsa e srotola il materassino che ci trovi…sbrigati!’
Mi rifilò un calcio che mi fece saltare in aria. Mi misi al lavoro. Preparai per prima la bevanda
‘Cazzo fai, scemo?! E la tv?’
‘…mi scusi…’ mi beccai un calcio. Trafficai per accendere la tv, ma non riuscivo a sontinizzare i canali. Lei mi venne alle spalle, mi afferrò per il collo, mi sollevò in aria come una piuma, era forte, e poi mi fece volare sul letto con un colpo solo.
Atterrai bene per fortuna. Lei mise sul canale 19.
‘Sei proprio un imbranato…’
‘..mi scusi..’
Mi mollò uno schiaffo. Mi alzai per reparare le vitamine. Lo feci veloce. Quindi srotolai il materassino,era bianco e rosso. Lo misi vicino al letto.
Lei mi dette un calcio in culo.
‘Al centro della stanza!’
‘..subito..’
Lo spostai. Abbassai lo sguardo in attesa di ordini. Lei beveva e fumava.
‘Vuole che le prepari una vasca, signora?’
‘Così puoi vedermi nuda…eh? Ti piacerebbe coglione..’
Arrossii, ma lei mi fu addosso. Mi prese per il collo e mi butto a terra. Mi soffocò, stringendo forte, stavo svenendo. Lo sforzo era notevole aveva bracci a come tenaglie, dure, massicce.
Mi lasciò.
Ripresi fiato.
‘Fai cagare….’
tenni lo sguardo basso.
‘Hai capito? Sei una chiavica di uomo…’
Annui.
‘Dillo!! scemo! Dimmelo!’
‘…ehm…sono una chiavica di uomo…’
‘OK’, mi dette un calcio.
‘Mettiti al centro del tappetino! Corri!’ e volò un colpo.
Mi misi in posizione.
Lei rimase ferma a fumare.
Il suo petto femminile massiccio sussultava piano.
Tenevo lo sguardo basso e aspettavo.
Pensai alla festa. A quello che mi perdevo. E a quello che mi aspettava quella sera.
La donna fumò.
Quindi lentamente mi si avvicinò.
Rimasi fermo.
Quando mi fu vicina, la sentii sospirare forte.
Mi prese al collo e mi fece fare un giro sulla sua schiena sbattendomi a terra. Respirai forte. Gran dolore. Lei mi rialzò di nuovo e mi fece volare dall’altra parte. Dolore. Ancora una presa e ancora un volo.
Ripresi fiato, quando mi mollò.
Quindi mi riafferrò al collo con una presa delle gambe.
Era forte ed atletica. Mi prese il collo con le gambe e prese a premere. Mi soffocava con quella tenaglia. Allentò. Poi riprese più forte. Sudavo e piangevo. Allentò. Strinse di nuovo. Allentò e ristrinse forte. Andò avanti così per un po’, quindi mi mollò a riprendere fiato. Ero sfinito. Lei si accese una sigaretta e fumò. Ripresi le forze. Lei mi indicò il piede da leccare e mi ci buttai sopra. Era un bel piede. Curato. Lei sorrideva con le labbra viola elettriche. Brillavano nella stanza. Presi a leccare il piede. Lo leccai avidamente lontano dalle botte e dal soffocamento. Leccai e baciai. Lei fumò. Poi mi indicò di alzarmi. Lo feci. Lei mi fu di fronte.
‘Stasera ti voglio scopare…col mio strap-on…sei aperto bene dietro?’
‘…beh…sì…signora….molto aperto….mi sono preso anche il cazzo di MissPowell e le assicuro che si tratta di una bestia…’
‘Basta così! Bene, ci divertiremo allora….adesso portami la borsa…muoviti!’ Le portai la borsa e lei ne trasse fuori uno strap-on di colore rosso e rosa. Se lo legò in vita e me lo agitò in faccia. Non era molto grosso in confronto a quelli ai quali ero abituato nella casa-palestra di MissPowell, ma era un cazzo di buone dimensioni.
Mi afferrò la testa con forza e mi spinse a terra. In ginocchio mi prese per gli orecchi e mi spinse il fallo di plastica in bocca. Prese a spingere la mia testa su e giù sul cazzo con l’aiuto dei miei orecchi che facevano da manubrio. Il suo strap-on ficcato in gola ero pompato dalla padrona occasionale(che mi aveva raccolto in una festa)che mi teneva per le orecchie. Spingeva forte e mi faceva ingoiare quel fallo con rabbia. Poi mi fece stendere per terra e mi camminò sulla schiena.
Andò in su e giù sul mio corpo qualche volta mentre io piangevo e urlavo di dolore. Saltò persino spingendo e facendomi un male cane. Rideva e agitava il suo fallo legato in vita.
Mi sollevò e mi tirò su con le braccia. Si mise in posizione, le ginocchia contratte e poi spinse e mi sollevò del tutto. Ero in aria, lei sotto di me che mi teneva con le braccia forzute in aria. La sentivo eccitata e vittoriosa. Ero un fuscello nelle sue mani. Mi lanciò di nuovo sul letto facendomi fare un gran volo, ma per fortuna non mi feci male anche se sbattei contro la parte rialzata del letto. Come una furia mi fu sopra e mi mise le gambe piegate sulle braccia e si posizionò sul mio corpo che era schiacciato sotto di lei. Mi prese le mani e le tenne ferme con una presa delle sue. Le ginocchia sulle gambe, immobilizzato, il suo peso sul mio corpo. Ero fermo e bloccato dalla sua forza. Le braccia mi facevano male per via del peso delle sue cosce. Il petto ero soffocato dal corpo selvaggio e prepotente di quella. Sorrideva. Stronza, ma che tipa! Come piacevano a me! Superiore e palestrata. I suoi occhi scuri brillavano compiaciuti, la sua bocca pitturata di blu luccicante era estasiata dalla facilità con la quale mi possedeva, come mi teneva sotto di lei. Con il braccio libero mi mollò un ceffone in pieno viso che mi bruciò la faccia. Urlai di dolore.
‘Adesso ti faccio smettere io di urlare come una donnina impazzita…’ mi dette un altro ceffone ancora più forte. Una sberla che mi fece gridare più forte, ma la mia bocca ben presto fu tappata dal cazzo posticcio di quella che mi finì di nuovo in gola con lei che spingeva. Mi teneva sotto con il suo peso e con una sola mano mi teneva i bracci sopra la testa, cercavo di liberarmi, di non soffocare sotto quel peso e il cazzo di gomma in gola, mentre lei spingeva forte contro di me per scoparsi la mia gola, ma lei era troppo forte, troppo esperta. Continuai a succhiare quel cazzo finto mentre lei mi dominava del tutto, bloccandomi in una presa insuperabile, come acciaio delle gambe atletiche mi tenevano ferme e le sue braccia dure mi attanagliavano le mie. Con colpi ben assestati di bacino spingeva lo strap-on in fondo alla mia gola. Stretto in quella presa dovetti subirmi la sua forza e il fallo di plastica in bocca.
Quindi mi liberò e mi concesse di respirare. Ripresi fiato, dolorante. Il corpo intorpidito da quella presa d’acciaio. Lei sorrideva, gli occhi brillavano e le labbra azzurre schizzavano forza e dominazione.
Quando mi fui un poco ripreso, lei mi prese la faccia e mi mollò due schiaffi. Due sberle violentissimi, potenti. Gridai di dolore e calde lacrime mi scesero sulle gote arrossate. La Padrona le raccolse con due dita, sorrise sopra di me cattiva e lussuriosa, le labbra colorate di stelle si aprirono ai suoi denti bianchissimi. Mi forzò la bocca con due dita, senza difficoltà, mi mise le lacrime sulla lingua, poi sputò un lungo fiotto di saliva direttamente dalla sua bocca padronale alla mia, quindi mi chiuse la bocca e mi ordinò di ingoiare.
Lo feci piangendo ancora per il dolore degli schiaffi.
Le mi afferrò la testa e la spinse verso il suo strap-on.
SUCCHIA!!! ordinò.
Ripresi a succhiare il cazzo finto della Padrona.
LECCA TROIAAA!!
Spompinavo quel fallo finto.
Me lo ficcava in gola con quel movimento teso del bacino, esperta, arrapata.
PRENDILO DENTRO VACCA!!
Ogni tanto mi toglieva il cazzo dalla bocca e me lo sbatteva sulla faccia, sulla testa, poi mi sputava in bocca e mi faceva ingoiare.
DI NUOVO!! SUCCHIA!!
Mi sorbii quel cazzo finto in bocca assieme ai suoi sputi. Infine mi mollò ancora due schiaffi, mi prese per il collo soffocandomi e tenne giù.
Soffocavo, gli occhi fuori dalle orbite.
Lei rideva, contenta.
Forte.
Dominante.
Suprema.
Mi teneva in quella mossa a tanaglia per la gola.
Mi strozzava.
Il respiro era difficile.
Mi sentivo la testa scoppiare.
Alla fine, per fortuna, mi lasciò e mi accasciai a terra a riprendermi e respirare liberamente.
Lei andò in bagno e mi lasciò solo.
Ripresi fiato e mi sentii meglio.
Lei trafficava in bagno.
Cercai di rimettermi in sesto, temevo (e mi eccitava la cosa) che la serata sarebbe stata ancora lunga.
Mi alzai in piedi e feci streching e ripresi le forze.
Lei mi chiamò, ordinandomi di raggiungerla in bagno.
Era sopra la tazza del cesso, senza strap-on.
IN GINOCCHIO TROIA.
DEVO PISCIARE E INTENDO FARLO NELLA TUA BOCCA DI CESSO UMANO. QUALCOSA IN CONTRARIO?
Sussultai per la paura, ma non potevo certo contraddirla.
‘…no Signora…’
BENE. VIENI QUA.
Si alzò di colpo e mi dette uno schiaffo. Forte. Molto forte.
Mi prese la testa e la posizionò sul cesso.
La aprì con rabbia.
Si mise sopra di me. Le gambe possenti mi tenevano la testa sospesa sul cesso. Il sesso depilato della Padrona era in alto, imperioso. Sublime. Lontano e incredibilmente vicino.
PRONTO??!! BEVI TUTTA LA MIA PISCIA TROIA…NON FARNE CADERE UNA GOCCIA!!INTESI PUTTANELLA??
il bacino sussultò e dalla figa depilata della donna partì un fiotto di urina gialla, violenta, calda che mi finì tutta in faccia.
Sul naso, sugli occhi, sulle gote.
Poi lei mirò meglio e la piscia mi finì dritta in bocca. La bevvi. La presi aprendo e chiudendo la bocca velocemente per accoglierla il più possibile come facevo quella rare e bellissime volte in cui MissPowell mi concedeva di bere la sua urina.
Bevvi e ingoiai. Lei rideva e le braccia sui fianchi spingeva il getto sulla mia bocca. Spingeva e gridava.
BEVI TROIAAAA BEVIIII INGOIA….PRENDI PUTTANELLA…BEVIIII!!!!!!!!!!!!
Io mi prendevo quel fiotto in faccia, e ingoiavo la piscia calda. Mi riempì la faccia di urina calda, ma la gran parte finì nella mia bocca.
Bevvi e tossii.
Bevvi e lei era contenta.
Cattiva. Forte. Femminile. Dominante.
Le sue gambe possenti mi tenevano la testa bloccata.
Il fiotto di piscio diminuì e poi, lentamente cessò.
Era ancora sopra di me.
Superba. Mi aveva appena pisciato in faccia e costretto a bere la sua urina calda. Dopo che si fu pulita la figa gocciolante di urina sulla mia faccia, la mia Padrona di quella notte mi dette cinque minuti per riprendermi e darmi una ripulita. Lei intanto si rimise lo strap-on e mi guardava credele e sarcastica. Sbatteva il cazzo finto contro il palmo della mano aperto, con ritmo. Sadica e massiccia mi attendeva.
Mi pulii la faccia e ripresi fiato.
Sapevo cosa mi aspettava.
Lei mi fece cenno di andare da lei.
Lo feci.
‘IN ginocchio verme!’ ordinò quella ed io tornai indietro e mi misi a 4 zampe e trotterellai da lei.
‘Bene, troietta…adesso voglio il tuo culo…’
‘..sì, Padrona…’
‘Mettiti il gel e sbrigati voglio sbatterti ben bene stanotte!’
‘Subito…Signora…’
Mi dilatai bene dietro e inserii molto gel.
Anestetizzato l’ano con cura mi offrii a lei.
‘Schiena a terra, voglio fissarti negli occhi mentre ti spacco il culo, troia!’ mi fece. Così mi sdraiai a terra, con il corpo davanti alla massiccia sconosciuta che mi aveva preso alla festa di MissPOwell, pronto ad essere inculato.
Lei si abbassò.
Sbatte il suo cazzo sul mio.
Poi sul culo.
‘Nei hai messo di gel..bene…sarà una lunga scopata questa…’ rise sadica.
Ancora colpi sul culo con cazzo finto.
Si sistemò bene sotto di me. Era grossa e la sua carne bianca brillava nel buio della stanza. Grosse braccia muscolose, bicipiti tesi, quel volto tondo, le labbra blu elettriche.
Colpi sul culo col cazzo.
Mi afferrò le gambe e le alzò piegandole sul mio torace.
Provò la mira infilando un poco la punta dello strap-on, quindi tornò a colpirmi il buco del culo.
Era forte, sentivo la sua femminilità di pitonessa muscolosa su di me, incombente, sensuale, forte. Dominante.
Quindi decise che era venuto il momento di prendermi.
Spinse il suo cazzo dentro di me e in un colpo fu dentro.
‘Cazzoooo’ fece ed io sobbalsai indietro rinculando, spingeva forte quella donna.
Sistemò il suo cazzo dentro il mio culo, quindi con un gesto a strappo, violento, mi spinse il suo affare ancora più dentro e poi partì alla carica.
Iniziò a fottermi con rabbia, spingendo dentro fuori quel cazzo rosso come un treno.
Cazzo come andava. Fottuta. Con una foga violenta mi scopava nel culo spingendo il suo fallo tutto dentro.
Ero sbattuto da lei che rideva e la faccia era contratta in una smorza di libido. Godeva nel fottermi a quel modo. I suoi colpi erano duri, forti. Spingeva con tutta la forza del suo corpo atletico. I muscoli della braccia contratti nella foga. Con le gambe massicce si teneva in tensione e spingeva menando colpi nel mio culo.
Dopo il dolore iniziale per la forza della donna, sentii anche il piacere del fallo di plastica nel mio culo. Era piacevole e lei era brava.
Il volto era contratto, le labbra blu elettriche erano chiuse mentre singeva lo strap-on nel mio culo.
Mi scopava ed io godevo.
Era dura e violenta.
Rideva a volte, ma poi tornava concentrata sull’arte del fottere.
WUUUUUUUUUUUSìììììììììììììììììììììììììììììììììììDAIIIIIIIIIIIIIIIIIISììììììììììììììììììì
urlava e mi scopava.
OHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHSìììììììììììììDAIIIIIIIIIIIIIITIROMMMMMMMMPOOOOOOOOOOOOILCULOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
gridava nello scoparmi. Anche io godevo.
Lei probabilmente godeva perché lo strap-on premeva anche sulla sua figa depilata, provocando un su e giù sulle labbra della sua vagina. E poi c’era la foga della scopata.
Di inculare uno schiavo che aveva rimediato ad una festa di bodybuilder, mi aveva preso e portato con sé, perché era un’invitata della festa e poteva approfittarsi dei privilegi del cosa, prendersi un servo e usarlo a suo piacimento.
Mi scopava ed io godevo.
DAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIISììììììììììììììììTI SPACCCCCCCCCCCCOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOINDUEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
gridava fottendomi.
E godeva pure lei, lo sentivo.
AHHHHHHHHHHHHHHHHHHSìììììììììììììììììììììììììììììììììììììì
ero eccitato e lei se ne accorse. Mi mise a capo in giù con un movimento rapido e deciso, dopo essere uscita dal mio culo con lo strap-on.
Mi ritrovai con la testa a terra, le gambe piegate sul corpo che lei teneva su con il minimo sforzo: VIENI STRONZO VIENITI IN FACCIA TROIAAAA mi urlò e mi toccò il cazzo eccitato. MASTURBATI STRONZO &egrave UN ORDINEEEE!!!!!!!!!!!!!!!
così mi toccai il cazzo, lei mi teneva le gambe e mi spngeva la testa a terra. Soffrivo, ma mi toccai. Lei si tolse lo strap on e prese a toccarsi la figa. Si masturbava assieme a me tenendomi in basso. Eccitato da quella scena con lei che si toccava le labbra della figa con velocità crescente, io succube di una bodybuilder con le labbra blu elettriche che si masturbava davanti a me.
Venni e lei fece in modo che mi finisse la sborrata in faccia.
BEVI STRONZO…BEVI LA TUA SPERMA….BEVIIIIIIIIIIIIIIII Ordinò ed io obbedii, lei continuava a sditalinarsi sempre più forte mentre il seme caldo del mio cazzo mi finiva in bocca.
Lei si toccava con foga.
Mi mollò.
A terra sotto di lei, con lo sperma in faccia e in bocca.
Lei si toccava con rabbia.
Smanettava.
Era forte. I suoi muscoli guizzavano.
Smanettava le sue mani sulla figa.
Io sotto.
Alla fine dalla sua figa uscì urina e umori. Umori di figa e pioggia dorata.
La sua urina calda mi prese in faccia e sul corpo.
SìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììGODDDDDDDDDDDDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSììììììììììììììììììììììì
urlava.
Mi riempì di piscia e di umori di padrona. dopo il meritato riposo, la tipa volle tornare alla villa di MissPowell. Prendemmo un taxi e dopo qualche minuto fummo alla casa. La festa era ancora in corso. Cio&egrave molti invitati erano andati e la musica era bassa, alcuni dormivano e tutto era per terra, ma alcuni avventori ancora se la spassavano. Vidi donne che violentavano un servo con un bastone nel culo. Altre bodybuilder che si facevano leccare piedi e figa. Facemmo colazione e andai a cercare J. ‘Ma torna presto, coglione! Mi ordinò la padrona. Cercai J.nelle stanze di sopra ma non lo trovai, nella sua stanza una bodybuilder nana stava scopando un ragazzone nero con uno strap-on lungo un braccio.
Tornai di sotto e la padrona mi portò in giro. Trovammo MissPowell che stava montando a turno dei servi. Era ritta sopra una barra girevole, enorme, atletica, le enormi tette rotonde grosse nel petto, gli addominali scolpiti, le braccia possenti, nera, lucida, le gambe d’acciaio, dal sesso gli penzolava un cazzo grosso. A turno inculava tre servi esposti sotto di lei. C’erano 20 persone a guardare la performance che finì tra applausi e i culi distrutti dei tre poveretti.
La padrona volle andare via dalla casa.
Ho voglia di fare il bagno nell’Oceano mi spiegò. Così andammo alla spiaggia. Era eccitante essere in compagnia di una donna muscolosa. Io ero magro, alto e poco atletico, lei un fascio di muscoli, capelli blu e labbra color azzurro. Ci guardavano tutti. Naturalmente io recitai la parte del servo, facendola accomodare sull’asciugamano, cospargendola di crema ovunque, facendole aria con una rivista, ecc. tutti ci guardavano incuriositi. Poi fece il bagno in mare. Quando l’asciugai sentii bene la forza dei suoi muscoli, di ferro, delle sue gambe sode. La toccai eccitato, lei se ne accorse e mi prese in una morsa il collo facendomi soccocare.
Tossivo.
Non respiravo. La sua morsa era una tenaglia.
‘Solo io conduco il gioco! Intesi?’ mi disse stringendo ancora la morsa.
‘…certo Padrona…’ dissi soffocando.
*
Cenammo in riva al mare. Lei era tranquilla, mi parlò di sé, della sua passione per la palestra, aveva una figlia di cinque anni e una fidanzata, Lucy, mi mostrò una sua foto. Una bella ragazza lesbica coi capelli a spazzola, ma carina tutto sommato. Mi chiese di MissPowell. Le raccontai estasiato di lei e della sua bellezza e forza. Le raccontai di quando mi aveva inculato la prima volta da soli.
*
Tornammo alla festa. Vidi J.che mi raccontò tutto eccitato che era stato scopato tutta la notte da due bodybuilder di colore molto forti e belle. Mi mostrò le foto. Le dissi della padrona. ‘Non la conosco. Prima volta credo qui da MissPowell’ disse, poi io fui richiamato dalla mia padrona perché le rimediassi da bere. Salimmo di sopra e incrociammo una vecchia amica della padrona. ‘Luisa, anche tu qui?’ Luisa, una tipa bionda platino, occhi azzurri, non molto alta, sulla cinquantina ma un fisico da ex bodybuilder professionista, l’abbracciò: ‘Paula! Che piacere. Sono arrivata stamani. Non mi perdo mai una di queste feste! Sono uno sballo! Vedo che già ti sei presa uno schiavo! Brava!’
‘Sì da ieri sera, &egrave bravo…e utile…’
‘Bene! Ho voglia di movimento. Me lo presti?’ chiese Luisa alla padrona, quella annuì e le passò la fune del collarino alla quale ero attaccato. ‘E’ tutto tuo..vado a bere di sotto…’
Luisa mi strattonò con forza e mi condusse in una camera. Era forte e dinamica. Mi sbatt&egrave sul letto e mi mollò uno schiaffo. GUARDAMI TROIA! Urlò. La fissai impaurito ed eccitato. Grosse rughe attorno alla bocca e sulla fronte, gli occhi azzurri erano di ghiaccio. Portava un top azzurro sparato che faceva tono coi capelli biondi tinti. Spalle forti, pettorali sviluppati. Seno piccolo da cultirista, ma capezzoli già dritto. Addominali da professionista. ADESSO TI SCOPO COME VOGLIO IO! ZITTO! RIMEDIAMI UNO STRAP-ON E DEL GEL! Mi ordinò e mi mollò ancora uno schiaffo forte in pieno viso.
Sì risposi e andai in camera mia a prendere uno strap-on medio ma non trovai né vasellina né gel. Cazzo! Per fortuna ero dilatato dalla scopata della notte prima con Paula…
tornai di corsa in camera e lei si era spogliata eccetto le scarpe da tennis. I capezzoli delle piccole tette a pera erano dritti. AVANTI SBRIGATI COGLIONE ,METTILO A TERRA! IL GEL?
Non l’ho trovato, signora, spiegai.
PEGGIO PER TER. CULO IN ARIA! AVANTI COSì. MUOVITI TROIA. SPICCIATI HO VOGLIA DI SCOPARE!!!! COSì, APRI. APRI BENE. AVANTI. ECCO CI SPUTO. SENTI LA MIA SALIVA?? CI SPUTO ANCORA. BELLO APERTO? BENE SARà MENO DOLOROSO ALL’INIZIO!!!!!!
Quindi si fermò.
Rimasi col culo in aria in attesa dei suoi movimenti.
La sentii trafficare con qualcosa, quindi disse:
‘Prima voglio sentirti dentro!’
Cosa? Mi domandai allarmato.
‘Rimediami anche dei guanti! Subito! Corri troia!’ ordinò e mi rifilò due sculaccioni fortissimi per farmi alzare e poi mi prese per i capelli e mi spinse contro la porta: SVELTO! CAZZO ASPETTI!! MUOVITI!
Andai in bagno e trovai dei guanti. Per fortuna rimediai anche del gel per il culo e tornai dalla padrona.
Mi aspettava impazziente, il corpo atletico nonostante l’età, i seni piccoli ma gonfi, le gambe sode, i muscoli delle cosce definiti. La testa bionda si agitava, gli occhi di ghiaccio erano colorati sopra, le braccia erano belle robuste.
ALLORA!?? CI SEI? TORNA SUL LETTO, STRONZO!
Lo feci e mi rimisi come prima a culo in aria.
Lei indossò i guanti e poi cosparse il gel sul mio culo.
Fremevo.
Il gel era freddo e poi
aspettavo.
La padrona si versò il gel anche sulle mani e la sentii muoverle freneticamente.
Aspettavo.
Uno sculaccione.
Due.
Uno sputo nel mio culo.
Un dito dentro.
Un nuovo sculaccione. Il dito che mi penetrava. Uno sputo. Gel freddo. Due dita, dentro. Le muoveva forte, agitando bene il polso.
INSOMMA…SEI APERTO….MA SONO ABITUATA A CULI BEN Più SPANATI DI QUESTO…..
Tolse il dito e sputò dentro il mio culo.
Rinfilò le due dita.
Agitò il mio ano.
Respiavo piano, accogliendo quelle dita che ben presto divennero tre. Ancora si muoveva forte, decisa, precisa.
BENE CULOBIANCO….PASSIAMO ALLA QUARTA…
e aumentò le sue dita nel mio culo. Ravnò e spinse. Sputò ed entrò per uscirne, tre dita, poi quattro. Poi cinque. Sputi, sculaccioni. Sputi, spingeva nel mio culo. Ben tutta la mano!
TUTTA DENTRO TROIA
TUTTA DENTRO PICCOLA BALADRACCA!!
spinse la mano dentro il mio culo e spinse. Avanti e indietro, spinse e agitò la mano dentro di me.
TUTTA DENTRO PICCOLA MIA….TUTTA LA MANO…SENTI????!!!
‘…sììììììì…….’ feci preso da quella mano potente che mi penetrava tutta.
La padrona spinse. Spinse dentro, tutta la mano.
Fu un fisting doloroso e violento. La padrona era una furia. Io suo schiavo con una mano ficcata su per il culo.
Mi stuprò con quella mano.
Forte. Crudele.
Cattiva.
Mi scopò con la mano e la spinse ben dentro.

(SALTO IN AVANTI)

MissPowell emerse dai fumi della sauna in tutta la sua mascolina bellezza scultorea così potente e femminile. Il corpo scolpito di muscoli, le gambe massicce, i polpacci delineati, i pettorali di roccia, le tette enormi e gomnfie, la pelle nera lucida, bagnata dal calore della sauna. Corremmo con gli asciugamani, noi tre bianchi, nudi, legati con catene al collo e muniti di asciugamani bianchi che tamponavamo la fuoriuscita dei sali padronali della nostra Signora, MissPowell. Lei nuda, prorompente, nera e lucida, eccitante e maestosa nella sua musculatura da bodybuilder, domina e favolosa, la pelle di ebano che noi toccavamo seppur con il cotone morbido e pulito degli asciugamani. K.si gettò ai piedi della Padrona e li asciugò, io e J.frizionavamo le grosse spalle, felici di essere a contatto con tale meraviglia della natura, la possente e incantevole MissPowell. Lei dette un calcio a K.quando ebbe finito, mentre noi usavamo già le nostre mani per unguenti e creme. Lei si rilassò sul lettino mentre K.le faceva il massaggio ai polpacci e noi le facevamo vento da sopra come due schiavi, quali eravamo. Sorseggiò della KrumerApple e parlò al telefono con agenti e assistenti vari.
Appena si fu rivestita, indossando una gonna corta, stivali militari e una maglia di cotone con ampia scollatura che rendevano le sue tette magnifiche ci fulminò: ‘ISPEZIONE!!’ urlò e noi ci sitemammo in ginocchio di fronte a lei. K.aprì la bocca e lei ci guardò dentro, mosse le labbra, controllò i denti del muscoluso primo servo di MissPowell che teneva gli occhi chiusi mentre lei ispezionava la sua bocca. Gli fece schioccare i denti, aprì e chiuse più volte le mascelle, quindi sputò nella bocca di K.e guardò i suoi orecchi, la testa rasata, controllò i capezzoli e i piercing, tastò lo scroto dello schiavo e lo fece mettere poi a culo in aria per controllare il suo culo. Infilò mani e sputò. Dette occhiata anche ai piedi,q uindi congedò K.
Toccava a me.
Ero teso ed eccitato.
Mi afferrò la faccia e strinse. Era possente. La sua faccia era ficcata nella mia. Glin occhi nocciola, il trucco pesante, la bocca carnosa e rossa, il suo volto di Padrona che mi ispezionava. Mi scosse e sbatt&egrave, mi fece aprire la bocca e ci sputò dentro.
‘Subito il culo!’ ordinò e in attimo mi misi a culo in aria perché lei lo gaurdasse. Lo toccò e spinse qualche dito dentro. Era aperto lo sapevo. Era bello sentire le sue mani padronali che giocavano col mio culo. Mi eccitai. Lei lo notò: ‘Cazzo, fai? Stronzo?’
‘Mi perdoni padrona!’
lei mi mollò uno sculaccione potente sul culo: ‘Vattene troia! Preparate l’auto per uscire!’ ci ordina. ‘TU vieni qua! Mostrami quel culo bianco del cazzo!’ ha urlato a J.mentre noi già correvamo di sotto, in garage. Abbiamo sentito delle urla e colpi forti. Abbiamo tirato fuori l’auto. Acceso il quadro, sintonizzato la stazione jazz preferita di MissPowell. Lei ci ha chiamato dentro. Siamo entrati in cucina, con il citofono ci ha ordinato di preparare la colazione. Dopo qualche minuto &egrave scesa anche lei, portava a guinzaglio J.nudo, a quattro zampe con un pannolino rosa shokking al culo.
‘Lo stronzetto qui ha delle emmorroidi grosse come meloni!’ ha detto.
Abbiamo servito la colazione alla Padrona mentre J.era ai suoi piedi a leccarle le scarpe militari. Passava la sua lingua sulla suola. Lei mangiava indifferente. Quando ha finito ha posizionato J.sopra una panca di legno e ha ordinato a K: ‘Colpiscilo ogni venti minuti per due ore!’ poi se ne &egrave andata.
K.sadico e voglioso di ribadire che lui era il caposchiavo si &egrave divertito col culo di J.lo ha colpito con una paletta massiccia di frassino, con colpi violenti ogni venti minuti. Era colpi duri, K.era forte. J.piangeva. Per fortuna K.non tolse il pannolino che attuì qualche colpo. Ma lui piangeva forte e K.sadico continuava a colpirlo ogni venti minuti. MissPowell chiamò per sentire come andava. Io ero seduto da una parte ad assistere.
*
La padrona rientrò piuttosto presto la sera. J.era distrutto sulla panca massacrato da K.che invece se la rideva della grossa in tv. A me aveva concesso di giocare con la play. Piombò in sala e menò uno schiaffo a K.da rivoltargli la testa, quindi menò un ceffone a piena mano anche a me. Bruciava. Andò da J.stordito, aveva il culo più rosso del rosa dei pannolino che K.gli aveva slacciato. ‘Che schifò!’ disse lei e sputò in faccia a J., lui piangeva, confuso, era invisto alla sua padrona, alla sua Dea. ‘TU! Vieni con me!’ mi disse ed io mi alzai. Si alzò anche K.MissPowell lo afferrò per la testa e se lo mise fra le gambe muscolose a tenaglia, K.divenne tutto rosso, lei stringeva. Gli mollò due colpi violenti sulle natiche e poi lo scarvantò a terra.
‘Prenditi cura del culo del mio schiavo, verme, guarda come lo hai ridotto!’ e lo colpì ancora al corpo con le gambe, massicce nere sul corpo palestrato ebianco di K.
Seguii MissPowell in camera sua. Si spogliò rimanendo solo con gli stivaletti militari il suo corpo splendido troneggiava nella stanza, massiccia, muscolosa, donna, ampia, padronale, le grosse tette gonfie che sprigionavano lussuria e bellezza. Si sistemò un grosso strap-on al ventre. Mi prese un colpo: la Padrona voleva scoparmi! Mi eccitai subito e mi inginocchiai a lei. Le baciai i muscoli tesi della coscia mentre lei si sistemava il cazzone nero in vita. Baciai e lei non disse niente. Ero preso dal desiderio, stavo per essere inculato dalla mia Padrona! Toccai i polpacci tonici, leccando l’interno coscia. Lei mi afferrò i capelli e mi tirò in alto. Mi guardò negli occhi. Lei era splendida, occhi nocciola penetranti e femminili, zigomi rifatti, la sua magnifica bocca rossa dalle grosse labbra sexy. ‘E’ la tua serata, baby…’ mi sussurrò. ‘…sì, Signora, grazie Padrona!’ risposi.
Lei mi baciò sulla bocca. La sua lingua si impadronì della mia bocca. Sentii il contatto con la sua. Eccitato baciai. Lei mi ravanava in gola ed io le toccai le tette magnifiche. Gonfie e piene. Era bellissimo essere pomiciato dalla Padrona! Le toccavo le tette e lei apprezzava. ‘Oh mum..muh…ahh…yesss…oh yess…’ l’idea di dare piacere a quella creatura meravigliosa mi eccitava e inorgogliva. Leccavo e ciucciavo (aveva cessato di pomiciarmi affinché mi dedicasse al suo seno spettacolare)quelle tette nere, enormi, gonfio, grosse, succhiavo il capezzolo nero favoloso e dolce. ‘Oh..yes…ya…ummmm…ya’..oh, yessssss’!!’ faceva lei ed io raddoppiavo le forze, i baci, il succhiare, non volevo deluderla. Intanto lei mi faceva sentire il grosso strap-on nero che aveva indossato strusciandolo sul mio ventre. Quindi con una mossa veloce e potente, la Padrona mi sollevo tenendomi per il collo, mi sbatt&egrave contro il muro e urlò: ‘Ficcati il gel nel culo che ti voglio sfondare stasera!!’
(parole belle per me).
Feci subito quanto ordinato infilando la boccetta del gel nel culo e spruzzando il liquido dentro. Ero ben aperto grazie ai falli posticci che io e J.ci infilavamo nel culo spesso la notte prima di addormentarci, ma ugualmente volevo essere ben lubrificato per le voglie di quella donna muscolosa e dominante, così con le dita ne ficcai altro dentro e poi ne misi sopra anche al fallo di MissPowell. ‘Okay troietta bianca! Basta così! Girati, apri il culo!’ e mi prese per il collare e mi sbatt&egrave a terra con violenza, mi afferrò una gamba e con un rapido gesto mi rigirò a pancia sotto. Mi mise uno scarpone militare sul culo Ahhh! Gridai e lei spinse ancora più forte. Cento kg.di bodybuilder nera. Campionessa del Mondo. MissPowell. Con una mano mi sollevò il busto e mi sistemò come le tornava più comodo per sodomizzarmi. Sbatt&egrave il suo fallo nero sul mio culo. Mi teneva con una mano come se fossi un piattino di carta. Come era forte! Massiccia! Potente. Con l’altra mano direzionò lo strap-on e lo puntò sul mio ano.
‘Apri il culobianco, lurida cagnetta!’
mi dilatai l’ano come aveva insegnato K.concentrandosi col pensiero. Non ero bravissimo ma il buco rotto si aprì quanto bastava per accogliere la punta della bestia nera di plastica.
‘Brava cagnettabianca’..apri bene’.eccoloooooO!’ urlò e spinse dentro quell’affare. Sentii un dolore lancinante, ma la bestia procedette dritta grazie al gel e ai miei muscoli rilassati. Le spinse con le gambe, mi tirò a sé e la schiena toccò le sue tette gonfie. Urlai di dolore e piacere e allora lei mi tenne fermo, con forza, con grazia, il suo corpo aderente al mio, la sua pelle muscolosa, setosa, calda, atletica, potente, profumata ed oliata a contatto con la mia e il suo arnese dentro di me. Mi eccitai e in un estasi di sesso mi feci scopare da quella creatura muscolosa, bellissima, potente e determinata. Mi teneva a sé senza fatica mentre le sue gambe spingevano per dare forza ai colpi di cazzo di plastica dentro di me. Era una machine. Era forte e abile, era magnifico farsi scopare da quella Padrona bodybuilder. Mi ripeta: ‘..troietta bianca…ya’..ya’.ti spacco culobianco…ya’..ya…’Fui travolto da orgasmi anali mentre mi penetrava con quella forza. Il suo randello nel mio culo era violento e dolce, godevo e soffrivo, ma la lussuria e il piacere prevalsero e venni senza toccarmi. Lei se ne accorse: ‘ya..YYAaa’.troia!!! sei venuto?!! ya ya..:!’ e mi scopò ancora col suo fallo e poi mi sbatt&egrave a terra, spingendo il suo scarpone militare sulla mia faccia. ‘PULISCI troiaaa’.leccalo!’ mi gridò e lo feci di corsa, leccando mentre la tomaia del suo scarpocino mi teneva sotto.
(PER SUGGERIMENTI O CRITICHE: dorfett@alice.it) Un pomeriggio nella villa-palestra di MissPowell venne a farci visita una vecchia amica della Padrona, Lodas padrona anche lei assieme a quattro schiavi, uno dei quali era quel grosso slave palestrato che era già venuto una volta da noi, quello con l’enorme cazzo disegnato sulla fronte. Li ricevemmo nella sala pesi perché MissPowell e Miriam stavano allenandosi. ‘A cosa devo la visita Lodas?’
‘Oh, perché passavo di qui e volevo mostrarti il mio nuovo plug che mi &egrave arrivato dalla Germania.
‘Bene, cara! Sono curiosa! Finiamo un attimo qui e sono subito da te’.K.fai accomodare la signora e prepara da bere per gli ospiti. Così noi tre schiavi personali di MissPowell agganciati con le catenelle dorate lunghe, salimmo di sopra e preparammo per Ledas e i suoi slave. Portammo una poltrona, panchetti di pelle, cocktail, li servimmo alla padrona mentre gli schiavi erano ai suoi piedi. Ludas era una donna grassoccia ma che esprimeva una grande dominanza femminile, il volto era sulla cinquantina tondo, ben truccata, profumata, vestita Hermes dalla testa ai piedi, austera, dominante, sicura di sé, due schiavi per parte ai suoi piedi poi erano simbolo di grande esperienza. Anni di possidente di schiavi. Tre erano uomini sulla trentina regolari, bianchi, depilati, ma non particolarmente belli o atletici, anzi, mentre il palestrato era enorme, muscoloso, occhi piccoli, rasato con quel cazzo disegnato sopra. Guardandolo meglio anche da dietro, il tatuaggio era stato ampliato e completato. Adesso la cappella era sulla fronte dell’uomo come la volta prima, ma sulla testa rasata l’asta dell’uccello prima abbozzata adesso era grossa, delineata con abili disegni di vene per renderla più realistica, scendeva sulla nuca e le orecchie erano i coglioni perché vi erano tatuati dei peli pubici. Era impressionante. Ma anche lo slave lo era: alto più di uno e novanta anche in ginocchio con gli altri era grosso: li sovrastava. Sul petto nudo(gli altri erano in camicia o maglietta)c’era tatuato in grosse letterone nera: MR. DICK HEAD.
Miriam e la Padrona terminarono i loro rituali giornalieri e poi sudate vennero a sedere dove era Lodas e gli schiavi. Noi ci mettemmo a frizionare il sudore delle padrone, J.e K.quello di MissPowell, io quello di mia moglie che non soddisfatta del mio lavoro mi mollò anche un paio di schiaffi fortissimi.
‘Allora Cara…mostrami questo affare!’ fece MissPowell. Uno schiavo prese una valigetta colorata e l’aprì di fronte alla sua padrona per poi mettersi di lato come in un rituale. Ludas affondò le mani nella valigetta e riemerse con uno plug enorme, color crema e ce lo mostrò.
‘Cazzo se quello &egrave un plug!!!!! ma lo hai già testato?!’ chiese.
Il plug non era lungo, ma al centro era veramente ampio, un diametro mai visto prima. Una roba pazzesca. Il materiale sembrava molto curato e lucido.
‘Ancora no! &egrave veramente enorme. Modello unico!’ disse Ludas.
‘Ci credo! &egrave veramente gigantesco lì al centro. Proviamolo!’ disse MissPowell alzandosi e prendendo l’oggetto dalle mani dell’altra pradrona. Lo guardò attentamente, toccandolo.
‘Bello. Molto bello. E dannatamente grosso! &egrave per lui scommetto!?’ fece indicando MrDick Head.
‘Certo! Credo che lui ce la faccia. &egrave aperto come un tunnel la sotto. Vero bestia?’ fece ludas e MrHead grugnì un sì. Ai capezzoli non aveva piercing o mollette, ma direttamente due anelli massicci che passavano da parte a parte il capezzolo. Chiusi nel mezzo due piccoli lucchetti di oro massiccio.
‘Scommetto che non ce la fa!’ fece Miriam.
‘Scommetto che ce la fa anche K., vero?’ e chiamò lo schiavo. Il massiccio K.col culo che accettava gli strap-on a forma di cazzodicavallo fissò il plug nel centro e ebbe paura.
‘Dici? Guarda che rischi di rompere il culo del tuo protetto…’ fece Ludas.
‘Hai ragione, ma voglio correre il rischio. Non mi deluderai vero K:?’ disse MissPowell colpendo lo schiavo in volto. Quello era impaurito ma disse un flebile sì. Io e J.avvertimmo il terrore di K.(da una parte la cosa ci divertiva perché lui con noi era sempre molto arrogante e violento)perch&egrave quel plug era una sfida grossa anche per un culo spanato come il suo. Ad ogni modo preparammo K.per la prova. J.riempì il suo culo di gel ed io cosparsi le natiche attorno al buco con della crema bianca che favoriva lo scivolamento. Poi K.si posizionò di schiena su una panca di legno e alzò le gambe, MissPowell le fissò in aria con dei ganci al soffitto in modo tale che avesse tutto il culo di K.a disposizione per lavorarci, quindi prese l’enorme plug e provò a ficcarlo dentro l’ano dello schiavo. La cosa non era facile, la punta entrò quasi subito, ma il resto no. Insomma era proprio largo al centro, una vera piccola botte e per quanto K.fosse abituato non era proprio in grado di accoglierlo. Lei però spingeva, aveva forza, non voleva fare una brutta figura con l’amica e provò a forzare il culo di quello.
‘Cazzo!! entraaaaaaaaaaaaaa’..prendilooooooooo…maledettooooo!!!’ urlava spingendo il plug, ma questo non entrava, scivolava fuori e K.piangeva e gridava di dolore. Lei provò ancora. Con le braccia possenti spinse quel coso,ma ogni volta falliva. Colpì K.in faccia con due schiaffi di rara potenza. Sciafff sciafff roba che avrebbe tramortito un toro.
‘Bastardo! Guarda che figura mi fai fare! Stronzo! Prendi questo coso!’ e spinse ancora, K.urlò dal dolore, ma per quanto lei spingesse, il plug non riusciva ad entrare date le dimensioni del diametro nel punto più largo. MissPowell gridò di rabbia e provò un ultima volta: si sentì uno strappo e K.emise un lamento fortissimo, ma il plug cadde per terra. Dal culo dello schiavo uscì un rivolo di sangue. La Padrona era inbufalita, sganciò le catene di K.e lo riempì di insulti e calci spingendolo via. ‘Toglietemi questo cane dalla vista! Via! Portatelo via!’ gridò e io e J.lo sollevammo e lo portammo fuori dalla stanza. Lo strappo nel culo era di pochi centimetri, ma usciva del sangue, lo medicammo e poi tornammo nella sala dove erano le padrone e gli schiavi. MrHead era a quattro zampe al centro della stanza, la sua padrona aveva il plug in mano e gli schiavi stavano ultimando i preparativi del culo di quello. Lui era grosso, spalle possenti e un culo aperto anche senza bisogno di gel o altro, che comunque fu messo in abbondanza. Poi Ludas iniziò a spingere il plug contro il buco di quello. Con abilità e un paio di colpi ben assestati si fece strada e ne fece entrare un pezzetto. Mr.Head respirava forte e si concentrava a riceverlo. Sulla sua testa rasata, il cazzone tatuato brillava e si muoveva piano al ritmo del respiro dello slave. Apriva le natiche e si rilassava, Ludas spinse ancora, pochi centimetri alla volta, dentro. Quando arrivò al punto critico, al centro, preparò il colpo: ‘Ecco…da bravo’.prendi’.apri’.così…avanti..’ e affondava il plug. Era incredibile! Ma il plug stava entrando. MrHead non urlava neppure, quella bestia stava sparendo nel suo ano e lui era concentrato e rilassato, come diavolo faceva?
Ludas spinse ancora, mancava poco perché fosse tutto dentro,a ncora un colpetto e poi quello sparì dentro il culo dell’uomo con un cazzo tatuato sulla fronte e sulla testa!
‘Ohhhhh
‘Cazzo che roba!
Applausi.
Risate.
Grida. Tutti eravamo meravigliati, solo MrHead non faceva un sibilo, non urlava.
‘Visto? Che bravo il mio culosfondato? Lo sapevo che lui ce l’avrebbe fatta..’ commentò la padrona. Il plug era dentro. Con suo diametro impressionante. Dentro. Dal culo depilato, lucido e bianco dello slave usciva solo la base che era larga e morbida. Ludas prese a colpirla con la mano aperta come piccoli schiaffi. Lo schiavo sussultò, ma pareva godere e non sentire un male cane. Allora MissPowell ancora incazzata prese a colpire la base del plug con il pugno. E i suoi pugni erano forti, precisi. Duri. Il rumore della mano chiusa della padrona nera sulla base del plug era molto rumorosi e rimbalzavano pesanti. SBAMMM SBAMMMM SBAMMM lui non reagiva, cio&egrave dalle sue labbra uscivano sibili di dolore, ma trattenuti, si vedeva però che godeva, con una bestia enorme conficcata dentro il suo ano.
MissPowell continuò a colpire fino a quando non si calmò. Lo schiavo aveva resistito. Ludas con abilità estrasse il plug dal culo del suo schiavo: il fallo era pieno di umori di MrDICKHEAD e di gel, gocciolò per terra ed io e J.ci precipitammo a pulire. Mentre eravamo a terra, Miss Powell ci colì con calci e botte: ‘Vedete bestie come si fa? Lui &egrave un vero schiavo! Mica mezze cartucce come voi? Mi fate schifo’ e ci colpì ancora. ‘Dovresti prestarmelo qualche volta..’ fece a Ludas indicando MrHead.
‘Oh, certo cara…lui sarà felice di essere il tuo servo! &egrave proprio una bestia rara, resistente come non ho mai visto!’ e prese la testa dello schiavo la tenne fra le mani e poi lo baciò sulla fronte dove stava la cappella tatuata.
‘Voi sparite!’ urlò MissPowell e ci cacciò dalla stanza.
Restammo a prenderci cura di K.e del suo culo spanato.
A sera la Padrona ci comunicò che stavano uscendo per cenare con Ludas e i quattro schiavi.
Fui convocato in camera di mia moglie per aiutarla a vestirsi. Lei mi accolse con un paio di schiaffi, tanto per ricordarmi chi ero. Mi misi in ginocchio di fronte a lei: ‘Scusi Signora…’ ‘Dammi una mano, stupido! Ceniamo in un ristorante di classe, devo ancora prepararmi’…’
Scelse un vestito di seta rossa dalla gonna lunga con cintura dorata e senza maniche. Il corpo bianco muscoloso era stretto sotto di esso e si trucco poco, tacchi alti e borsetta. ‘Voi restate a casa per via di K.prendetevela con lui!’ disse alla fine. Ovviamente non facemmo nulla a K.che stava male e piangeva temendo la vendetta di MissPowell.
Rientrarono a casa tardi, ubriache, mia moglie Miriam e MissPowell assieme a MrDickHead.

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