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Racconti Erotici Etero

*FEMMINA**

By 21 Settembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments


Facevamo l’amore sul mio letto: tu mi stavi stregando.
Avevi istintivamente intuito le mie debolezze di maschio e te le tenevi care.
Il tuo sesso era duro e ispido come una strana corazza, così chiuso e protetto dagli scuri riccioli fitti che si univano al centro in un ciuffo spesso.
Ma bastava che ti baciassi, che cercassi di sgusciarti con le labbra, che rapidamente le cosce si aprivano e i riccioli si separavano come i tentacoli vischiosi di certe piante carnivore si aprono e fioriscono quando sentono una preda in arrivo.
Sentivo così le tue labbra vermiglie di donna bagnarsi e la punta del mio fallo eretto inumidirsi al contatto dei tuoi umori di femmina.

Entrare allora in quella parte del tuo corpo così visibilmente disposta ad accogliermi
era un’azione a cui mi preparavo come ad un rito sacro ed il solo pensiero mi toglieva il respiro.
Mi piaceva prolungare l’attesa e tu mi era complice, guardandomi tra le palpebre socchiuse con quegli occhi che nella furia del desiderio si facevano un poco strabici e duri, esigenti.
Allora ti tenevo sopra di me, il mio sesso contro il tuo, aperto, come una bocca che aspetta di essere saziata.

Ti abbracciavo, accarezzando con la lingua la linea sinuosa che scende dalle orecchie alle spalle, che avevi bellissima, tormentandoti i seni pieni come frutti maturi, mentre tu mi stuzzicavi , ormai incapace di controllarmi.
Quando sentivo che una forza irresistibile mi spingeva dentro di te :
-Aspetta-mormoravi-aspetta ancora-
La tua voce diventava un lamento irriconoscibile, profondo, animale.

Mi fermavo per scendere a baciari i seni, a inghiottire i capezzoli scuri, mordicchiandoli.
Poi tu allungavi una mano sulla mia rigidità ed io premendovi sopra la mia:
-Adesso- sospiravo-ti prego adesso-
Tentavi di respingermi, puntandomi le mani contro i muscoli dell’addome.
Il gioco si faceva sempre più eccitante.
Spingevo ancora più forte e i tuoi fianchi si muovevano per contrastare la mia spinta, aumentando in modo intollerabile il desiderio di riempirti con un orgasmo che mi liberasse da quella tensione intollerabile.
Allora entravo in te con un colpo solo e tu ti lamentavi, sul viso una smorfia incredula.

E poi mi perdevo, muovendomi sempre più velocemente, scavando dentro il tuo ventre, ancora più a fondo, come a cercare quella vita che in te pulsava così violenta e misteriosa.
Ormai era questione di un attimo:
Ora- singhiozzavo-ora
Tu balbettavi strane parole, forse un nome che non era il mio, lo ripetevi, storpiato dall’eccitazione ed io non lo capivo.
Le tue vene del collo erano fiumi in piena, la testa mi stava scoppiando, il tuo ventre incollato al mio era bagnato di sudore.
E quando finalmente ti inondavo del mio seme tu rimanevi lì, immobile, per un attimo, come a sentirmi fluire dentro di te, per poi contorcerti ancora su di me per qualche secondo e seguirmi nell’orgasmo.
Dopo finivamo esausti, uno addosso all’altro; e le tue dita cominciavano a giocare col ciuffo di riccioli della mia nuca appoggiata al tuo seno.
Poi un giorno, stavo lavorando, mi hai telefonato, con quella tua voce lievemente stridula, che mal si accordava alla morbidezza delle tue labbra:
-E’ finita, Francesco, me ne vado-
Non ti ho mai più rivista, ormai é passato parecchio tempo.

Eppure, quando sono a letto con una donna, spesso mi capita, mentre esplodo nel nulla, di mormorare con angoscia e desiderio il tuo nome.

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