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Racconti Erotici Etero

Fenicotteri rosa….. Ippolito

By 25 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Faccio una sosta. Non è, che ‘Voyage au Maroc’ mi abbia stancato, tutt’altro. Solo che voglio una pausa, per evitare di pensare solo a quel racconto. Sono alcune settimane, ormai, che non posto più un nuovo capitolo. Bisogna che lasci sedimentare un attimo le idee e il filo conduttore.
Ma non voglio perdere del tutto l’abitudine a stare con voi, che mi avete seguito sin qui in gran numero, davvero oltre le mie migliori aspettative: circa 100.000 contatti per nove capitoli, mi pare che siano quasi un primato’
Quello che vi propongo ora è un sogno. Dolcissimo e reale. è accaduto (mi è accaduto) alcuni anni orsono, e non mi è mai uscito di mente. Perché dentro questa storia, inusitatamente breve c’è un mondo di amore reciproco. è un amore finito, almeno da parte della mia ‘lei’, ed ancora mi chiedo perché’
Ora, per introdurvi nell’atmosfera, immaginate una mansarda su due piani. Al più basso, c’è una stanza da letto che sembra una bomboniera. Pensate alla bomboniera da sposi più delicata che si può, bianca come un confetto, fatta di trine e di piccoli fiori rosa. C’è una parete-finestra, coperta da una tenda.
In questa stanza si è consumato quasi tutto il mio amore di quegli anni, lunghi anni, eppure tanto brevi.
Al piano superiore ‘ ci si accede arrampicandosi su per una piccola scaletta di legno ‘ c’è un grande soggiorno, fatto quasi tutto di legno e vetro. Traversandolo, si arriva ad un piccolo giardino pensile, tutto pieno di fiori, durante tutto l’anno. Dai vetri si vede tutta una Città, ‘la Città del Sole’. Magnifica di giorno, stupenda di notte, quando essa si riempie di piccole e grandi luci, sotto il Colle che la domina dall’alto del suo Castello.
C’è anche uno stagno, grande, azzurro, coperto di fenicotteri rosa.
In quella stanza di cui dicevo, in quegli anni ho avuto e dato dolcezza, tenerezza, passione devastante. Ci ho dormito serenamente ed ho guardato il mio amore addormentata serenamente, nuda, in attesa di essere ridestata alle mie carezze. Su quel letto ho riso, ho ansimato, ho gridato. Ci ho anche mangiato e bevuto, su quel letto grande.
Mi prende una nostalgia infinita, quando ripenso a quei giorni Mi tornano in mente, ogni volta, i versi di una canzone molto, molto bella. Ricordate?

‘Passavamo dei giorni io e te
da soli in una stanza
sopra un letto di briciole e caffe’
davanti a una finestra
stretti mentre fuori piove
innamorati
di tutto e di tutta l’allegria
che ci siamo lasciati’..’

Se avessi fatto una foto, l’immagine nella mia memoria non sarebbe potuto essere più simile a quella evocata da quei versi. E come dice il titolo della canzone, malinconica canzone, ad un certo punto, senza una ragione, senza un perché, tu mi hai distrutto il cuore e ‘Sei volata via”..
Naturalmente, lei non si chiama Fran: si chiama’..oh, stava per scapparmi’.

* * *

Torni a casa verso le tre di un pomeriggio di primavera. Sai che io fra poco verrò da te. Ti spogli completamente ma lentamente. Ti togli i jeans, poi la T-shirt, ti slacci il reggiseno con le mani dietro la schiena. Poi abbassi le mutandine ed entri nella doccia. Tiepida. Densa, o così ti sembra. L’acqua ti scorre sul collo, sul viso, scende tra i tuoi seni e poi ruscella sino al tuo ventre, si infila nel piccolo triangolo nero e gocciola fino a terra lungo le tue cosce lisce, dopo aver bagnato il tuo pube. Prendi la spugna e te la passi addosso, piena di schiuma, sulla pelle, sui seni e le ascelle, con una carezza lenta, morbida, voluttuosa. La spugna percorre le tue gambe che si allargano tanto da permetterti di passare la tua mano al loro interno, prima sulle cosce e poi sul fiore purpureo che esse racchiudono. Senti montare il desiderio, ma lo controlli, sapendo che tra poco…..

Ti asciughi con calma e ti profumi. Poi, illanguidita dall’acqua che ti ha accarezzato a lungo, ti corichi sul grande letto, ti giri di fianco, una gamba sull’altra, un braccio sotto il cuscino e l’altro sulla tua testolina, e dopo poco ti addormenti.
Arrivo di lì a poco. Apro piano la porta con la chiave che tu mi hai dato, quella che mi permette di entrare in Paradiso. Mi fermo vicino al letto dove tu giaci nuda. Lo spettacolo è stupendo: sei abbandonata, nel sonno. Il braccio alzato lascia vedere la curva del tuo seno, la fermezza e la durezza del capezzolo ancora rigido. Il tuo corpo è tutto un insieme di morbidezza e di tenerezza eccitanti. Le tue lunghe gambe fanno sognare.

Mi spoglio in silenzio, sino a rimanere nudo anch’io. Salgo sul letto, dalla parte libera. Tu sai che io prediligo la destra, perchè la mia mano sinistra è la più sensibile, le dita più veloci ed esperte, ma lente e leggere al momento delle prime carezze. Ti guardo dormire ed ascolto il tuo respiro regolare. Ammiro, tirandomi un po’ su, il tuo nasino, la bocca semiaperta e gli occhi dalle ciglia lunghe. Carezzo piano i tuoi capelli sparsi sul cuscino, facendo attenzione a non toccare la tua pelle, affinchè tu non ti svegli. Ma tu sei già pronta, e fai solo finta di dormire, perchè questo è un nostro splendido gioco, ripetuto, ma del quale non siamo mai sazi.

Sono steso sul fianco, dietro di te. La mia mano, ora, si posa finalmente sulla tua pelle, su di un tuo braccio. Percorre piano le linee, le curve: mi comunica sensazioni splendide al tocco setoso. C’è quell’incavo nel punto in cui il braccio si congiunge al corpo, bellissimo da vedere, tenerissimo da toccare. Le mie dita sfiorano leggere la tenerezza del tuo corpo, seguono le linee della tua schiena. Tu fai finta di dormire ancora, ma provi con grande intensità il tocco della mia mano. Ed io faccio finta di credere che tu stia veramente dormendo. La mano scivola sul tuo seno e stringe tra due dita il tuo capezzolo che si indurisce come marmo. Poi percorre il tuo fianco, la valle e poi risale la montagna. Si avventura ad esplorare la parte superiore, esterna, della tua coscia, poi torna indietro e carezza piano la stupenda natica, prima sulla pelle visibile, per poi spingersi fino al solco, che esplora con la delicatezza di un petalo di magnolia. Ora sfiora la parte più nascosta di te, quella tra le due metà di una meravigliosa pesca, ne segue il contorno senza che questo provochi la minima reazione del tuo corpo, che non ha, non vuole avere segreti e pudori, per me.

Tu sei immobile: ti godi le mie carezze da dietro, senza aprire gli occhi, senza guardarmi, in attesa di ciò che, ineluttabilmente verrà. Assapori il progressivo rigonfiarsi della tua carne viva, carne che si prepara ad essere posseduta ed a possedere. Le mucose della tua vagina cominciano a secernere liquidi al forte, penetrante, meraviglioso profumo di donna.

Finalmente la mia mano si porta sul piano tra le tue cosce, sino a sfiorare delicatamente la tua carne più calda, più umida, più segreta. Tu aspetti con il fiato sospeso i tocchi più intimi e profondi. Prima uno, poi due mie dita ti penetrano lentamente, per non correre il rischio di procurarti il benché minimo dolore. Il mio pollice si poggia sul piccolo, sensibilissimo lembo rosa piegato su se stesso e lo sfiora piano, di fianco e dall’alto in basso. Non c’è difficoltà, in questo, perchè il desiderio, nell’attesa, ha già mobilitato il tuo corpo ed esso ha risposto: la tua carne ‘ ora la sento anch’io – è bagnata, morbidissima. Le due dita dentro il tuo corpo e l’altro che ti carezza un po’ più dietro, ti provocano sensazioni sempre più sconvolgenti. Tu tenti di restare ferma, ma senza che te ne accorga il tuo bacino comincia a muoversi, come di moto proprio, fuori dal tuo controllo. Io continuo a carezzarti, seguendo il ritmo crescente del tuo corpo. Tu non resisti più e ti giri supina, sempre con gli occhi chiusi, la bocca semiaperta che rivela i tuoi dentini e la tua lingua rosata. Io cambio posizione: un mio braccio passa dietro la tua testa e ti costringe ad avvicinarti a me per poi prenderti un seno dentro la coppa formata dalla mia mano, due dita a carezzare il capezzolo. L’altra mano si posa sul tuo ventre e comincia a carezzarlo pigramente nella zona appena sopra il triangolo scuro. Il desiderio cresce dentro di te. Le tue gambe si tendono e si contraggono. Quando un mio dito penetra tra le tue grandi labbra e sfiorano piano la tua clitoride senti un brivido ed il fuoco ti incendia il ventre. Cominci a percepire l’urgenza di un’unione strettissima. Resisti quanto puoi, poi le tue labbra mi chiedono di carezzarti con la bocca. Io non me ne dò per inteso e continuo a stimolarti piano, mentre da te erompono succhi copiosissimi che inzuppano le mie dita. La tua mano si sposta alla cieca, mi trova in piena erezione, duro, grosso e molto lungo e mi prende e mi stringe e fa scorrere la mia pelle su e giù, e le tue unghie vi si infilano procurandomi uno spasmo di dolore e di desiderio.
Finalmente tu senti che la mia bocca, prima strettamente incollata alla tua, si sposta lungo il tuo mento, sul collo, sui tuoi seni i cui capezzoli vengono stretti tra le mie labbra, baciati, leccati e mordicchiati piano. Il tuo desiderio è talmente forte che la tua mano libera tenta di correre tra le tue gambe per darti un poco di sollievo. Ma io la fermo e ti impedisco di carezzarti ed a te sembra di non riuscire a farcela più.
La mia bocca scende ancora. La mia lingua si infila dentro il tuo ombelico e lo carezza sino in fondo. Poi, sempre con estrema lentezza scende ancora più in basso. Tu sei piena di attesa, ma i miei movimenti avvengono senza la minima fretta e questo ti porta al parossismo. Finalmente ti senti mordicchiare il monte di Venere. Poi mi sollevo per mettermi ai tuoi piedi, avendo davanti il tuo bellissimo corpo. Poggio le mani sulle tue ginocchia, le faccio sollevare e le scosto. Ora ho davanti a me lo spettacolo stupendo del tuo corpo aperto e pulsante. Vedo stille di liquore che escono da te. Mi curvo e tocco piano la clitoride con la lingua. Vedo il tuo corpo inarcarsi istantaneamente, le tue mani artigliare il lenzuolo, mentre le tue labbra si aprono in un lamento di desiderio frenetico.
Quando senti di non farcela più, di non riuscire a sopportare il piacere, mi chiedi di tornare su, ed io lo faccio. Ricomincio a carezzarti piano, mentre ti bacio. Poi il mio dito preme su di te, sulla tua clitoride, sempre più forte. Ora ti fa male, molto male, ma è un dolore strano, quello che provi, misto indissolubilmente al desiderio. Ti lamenti, poi gridi, ma io ti chiedo di farlo sulla mia bocca. Ed allora incolli le tue labbra alle mie e le tue urla penetrano in profondo il mio corpo ed esasperano la mia eccitazione. I tuoi lamenti crescono ancora d’intensità, ma tu non fai nulla per allontanare la mia mano. Continui a stringermi forte e ad accarezzarmi. Io mi fermo solo quando il dolore che ti sto procurando rischia di sovrastare il tuo piacere. Sei dolente, anche se io ho smesso. Ed allora io scendo nuovamente con la mia bocca tra le tue gambe e la mia lingua si muove di nuovo su di te ed il dolore passa e torna un piacere sconvolgente, assai più intenso di prima. Striscio lentamente sul tuo corpo sino a che il mio membro trova il tuo meraviglioso ingresso e lo oltrepassa. Ora sto dentro di te, e non me ne andrò sinchè tu non impazzirai sotto i miei colpi lenti e le mie pause che spingono la tua urgenza insoddisfatto, la tua frenesia sino al parossismo ed oltre. Ed io salgo assieme a te sino al culmine del cielo.
Poi, il riposo. Te sdraiata contro il mio corpo, una tua gamba poggiata sulle mie, i tuoi seni schiacciati contro di me, mentre io ti carezzo piano i capelli ed il viso, sino ad addormentarci ambedue. E col risveglio, torna ancora il desiderio”.
Sei bellissima, Fran.
Quando, se, non mi vuoi più, dimmelo ed io smetto subito, cara. Ma devi chiedermelo, perché, lo sai, se non mi fermi tu, io non mi fermo. E la mia fantasia non ha limiti.
Si, devi chiedermelo tu. Se ne trovi la forza……

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