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Racconti Erotici Etero

finalmente mia(prima parte)

By 8 Aprile 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Troppo bella per essere raggiungibile.
Come nella canzone degli 883 .
Ogni volta che la vedevo, questo pensiero mi frullava in testa, eppure, la desideravo troppo.
Girava degli spot pubblicitari per una marca di intimo.
Lei aveva 22 anni, era fatta per quella pubblicità, sembrava creata apposta per lei e, lei per loro.
Le sue forme mettevano in evidenza il meglio del loro prodotto e, a me metteva in evidenza quanto fosse bella.
Ero sempre dove era lei, ma era come se non ci fossi, non avevo il coraggio di parlarle, mi bloccavo.
La guardavo estasiato di nascosto e fantasticavo su quello che sarebbe potuto essere.
I giorni passavano, il mio desiderio cresceva, il mio coraggio calava, poi, un giorno durante una pausa delle riprese, mentre ero appartato a guardare alcune scene girate, lei mi avvicina e mi dice;
– Sai che sei l’unico di tutto il gruppo che non mi ha chiesto di uscire?
Rimasi qualche secondo a pensare alle sue parole, mi feci forza e cercai di non sprecare quell’occasione irripetibile;
– Non ti ho mai chiesto di uscire, perch&egrave io ti desidero troppo per sentirmi dire di no…
Lo dissi guardandola negli occhi, sono sicuro che lei lesse la verità di quelle parole.
Un attimo lungo una vita, il pensiero mi portò a pensare a mille cose, mentre aspettavo la sua eventuale risposta, la quale, arrivò;
“Se mi inviti a cena stasera, ne parliamo con calma”
Cercando di stare tranquillo, le risposi;
“Ok, però cucino io e mangiamo sulla mia barca”
Con un sorriso smagliante la sua risposta fù;
– Anche cuoco? sei proprio una rivelazione continua, vediamo quante altre cose imparerò stasera.
Con questa frase maliziosa, si girò e tornò a girare altri provini.
Ero sbigottito da quello che era successo, stavo valutando con calma quello che ci eravamo detti e come lo avevamo detto, non vi era dubbio che lei voleva stare con me, il problema adesso era non deludere lei.
Mi presi una giornata di libertà e andai a comprare un pò di pesce per preparare una cena all’altezza.
Mi dedicai alla cucina, la mia fantasia culinaria era come la mia fantasia erotica: molto elevata.
Sicuro che avrei fatto un ottima figura per i piatti preparati, aspettai il suo arrivo.
la vidi puntuale verso le dieci di una sera splendida per la temperatura, dopo una giornata limpida, per lei di provini sotto il sole, ero sicuro che sentire quella brezza marina sulla pelle e sapere di trovare una succosa cena in un posto rilassante, fosse motivo di ottimo umore.
facendola salire, potei ammirare la semplicità e il buon gusto che ancora una volta dimostrava .
Vestita con un vestito alla maninara, di colore blù, con striscie bianche laterali e un paio di scarpe da barca molto allegre, con un tocco di civetteria giusta.
Niente altro, il resto era solo pelle, splendida pelle da accarezzare.
Le offrii un coctail leggermente alcolico come aperitivo e cominciammo a chiacchierare del più e del meno.
I discorsi scivolavono via facilmente, come il coctail, sapeva parlare e sapeva anche ragionare, non era solo bella.
Continuammo a parlare mentre preparavo gli antipasti.
Il coctail di gamberi come entrata, seguito da alici marinate e una graceola ripiena, furono il contorno ai nostri discorsi.
Saltammo le minestre per non appesantire la cena, por tai come secondo, dei gamberoni immersi nel sale, subito dopo una splendida aragosta, faceva da chiusura.
la serata volava via, tutto procedeva bene, i discorsi diventavano sempre più intimi, anche i movimenti erano più intensi, quando mi spostavo a prendere i piatti o a cambiarli, le accarezzavo i capelli, le davo un puffo sulla guancia, lei ogni volta mi toccava con la mano e ricambiava con uno sguardo languido, che mi lasciava presagire il prosequio della serata .
Un sorbetto al limone servito nel pozzetto, fu la logica consequenza di quella cena.
Finita la degustazione del sorbetto, lei mi guardò e mi disse che andava un attimo in bagno.
La vidi scendere le scale, aspettai, poco dopo sentii la sua voce che mi diceva che dava una lavata ai piatti.
Scesi le scale e la vidi intenta a lavare i bicchieri, era una venere anche in quel momento.
Andai dietro di lei, mi appoggiai al suo corpo e, piano le bacia il collo, le mie mani scivolarono sulle sue e il mio membro le fece sentire quanto la desiderassi .
lei spostò la testa all’indietro e ricambiò le mie effusioni, cominciai a baciarla con più frenesia, adesso, i movimenti erano concitati dalla passione.
Lei era piegata ancora nella posizione di lavaggio dei piatti, le feci allargare le gambe, le alzai il vestito all’altezza dell’inguine, sotto non portava niente, le sue natiche erano uno splendore alla mia vista, ma volevo averla normalmente, feci scendere i miei calzoni insieme agli slip, misi le mie mani sopra la stoffa del vestito all’altezza dei suoi piccoli seni e mi spinsi in lei.
Ero duro come la pietra, la mia asta entrava in quel solco caldo, umido e tenero come il burro.
Le mie vene assaporavono per la prima volta il calore di quella ragazza, le senzazioni che mi dava, erano senzazioni uniche; i suoi sospiri mi entravano dentro.
Guardavo lei, appoggiata con le braccia al lavandino, che si spingeva indietro col bacino, ogni volta che io mi spingevo verso di lei.
Sembravamo conoscerci da sempre, c’era la sinuosità dell’amore in quei movimenti, la passione e l’erotismo della serata fecero il resto.
Il mio membro entrava e usciva da quella splendida fanciulla senza stancarsi, le mie mani adesso appoggiate ai suoi fianchi, davano il ritmo, le spinte sempre più intense, portavano i nostri sessi a scontrarsi nell’apice del contatto: il sudore e i gemiti,facevano da contorno a quell’amplesso tanto agognato.
Continuai a entrare e uscire dal suo fiore per molti minuti, la sentii venire diverse volte, la sua voce assumeva dei toni tipici del godimento, il cuore e i tremori del corpo facevano il resto.
Io riuscivo a mantenermi tranquillo, tenevo un ritmo calmo, apprezzavo tutto di lei, i suoi capezzoli nelle mie mani, erano come due caramelle talmente erano duri.
Dopo il suo terzo godimento, uscii da lei, la feci girare, la feci appoggiare al tavolo, le presi le gambe e le misi sopra le mie spalle e, andando a baciarla, rientrai in lei, rincominciado a penetrarla e a godere del suo splendido pube.
Adesso per la prima volta la vedevo anche davanti, aveva sempre il vestito addosso, ma vedevo distintamente i peli che le coprivano il pube, erano folti e lasciati come madre natura li aveva fatti.
Guardavo il mio mrmbto mentre spariva in lei, questa scena cominciava a farmi perdere il controllo.
Le sue mani erano strette sulla mia schiena, i suoi capezzoli si scontravono con i miei quando mi appoggiavo fisicamente a lei.
Nel culmine del piacere le mie mani si allinearono ai suoi glutei e stringendoli eplosi.
I miei flutti si persero in lei, i miei baci assaporarono il suo piacere, come la mia lingua sentii il sapore dei suoi umori.
Il suo splendido sedere &egrave stato un dono che merita un altro capitolo…

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