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Racconti Erotici Etero

From the Afterlife, November 24th, 1729.

By 2 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

From the Afterlife, November 24th, 1729.

PREAMBOLO

Era un malinconico pomeriggio
d’inverno, quando Michelle s’avventurò sui tetti neri e spioventi di una cittadina della Frisia. Il vento soffiava impetuoso e sbatteva gli usci e le imposte di quel villaggio sperduto.
Lei era giovane, aveva gli occhi celesti e piangeva a calde lacrime. Voleva che la lasciassero soffrire e sospirare. Sotto di lei c’era una folla di cattivi, fatta di vecchie rugose e sdentate, vestite di nero e con i pugni chiusi, uomini con i badili sulle spalle, che nominavano invano il nome della nostra protagonista, ragazzacci perfidi e senza cuore, che le tiravano dei sassi.
– Andate via! – gridò Michelle, portando entrambe le mani alle estremità della sua bocca. – Lasciatemi in pace!
Ella aveva i capelli rossi, che le ricoprivano le spalle come un manto.
– Questi sono i miei ultimi istanti di vita sulla terra, lo sento – disse.
I tetti erano ricoperti da un mantello di neve bianca; per questo, allorché ella si mise a correre, scivolò e cadde.
La ritrovarono senza vita sul pavé, la testa affondata in una pozzanghera di sangue.
Un istante dopo il suo decesso, Michelle si risvegliò nella dimensione del sogno e della felicità.
Il suo amato la stringeva tra le sue braccia, erano di nuovo insieme. La morte e il mondo, che li avevano separati, ora non potevano più niente contro il loro amore. E pensare che erano state le vecchie sdentate, in complicità con i contadini nerboruti e i discoli che lanciavano i sassi, a far morire la bella Michelle!

FROM MICHELLE’S DIARY.

Afterlife, Astral 10th, 1734.

La vita, quassù, in the Afterlife, &egrave fatta di pensiero per il pensiero e l’affetto. Il cielo &egrave verde smeraldo, ingombro di nuvole dorate ed astri lontani. Le parole sono vaghe, fatte di idee, tanto che tutti le capiscono. Una stella vicina, simile al sole o alla luna, illumina i nostri giorni; non so come si chiami, ma simboleggia l’amore e la felicità.
Alcuni dicono che distiamo almeno un milione di anni-luce dalla terra, ma la verità &egrave che ci troviamo in un’altra dimensione.
Si possono incontrare dei gruppi di tre, quattro vegliardi, dai capelli bianchi ma dai lineamenti dei primi vent’anni. Li vedete salire il sentiero che porta sulla sommità di una collina, suonando degli zufoli di legno e con dei turbanti sul capo. Altri del loro gruppo recitano i versetti di non so quale libro sacro. Giungono in cima al colle, che &egrave ricoperto soltanto di fiori, alberi ed erba verde. Colà, tre o quattro donne (tutte giovani, perché the Afterlife conferisce a tutti la prima giovinezza) li attendono in meditazione, sedute per terra, i bei capelli sciolti. Tengono le mani giunte e, dinanzi ai vegliardi-sacerdoti che indossano delle maschere ed improvvisano dei balli al suono degli zufoli, raggiungono l’estasi.
Gli spiriti delle colombe bianche volano intorno a loro.
Io porto indosso un manto d’argento e di quando in quando volo sopra la terra, per aiutare i suoi abitanti.
Una volta, accadde che dovessi assistere l’anima di un usuraio cattivo, da poco prima che morisse al suo ingresso nell’altro mondo. Io gli mandavo baci e carezze d’amore, per raddolcire le sofferenze che precedevano la sua morte. Allora, era come se lo tenessi tra le mie braccia, prima di poterlo condurre via con me. Egli era stato malvagio in vita sua, ma non importava, perché l’amore era più grande delle sue cattiverie.
L’usuraio morì alla luce dei lampi, nel suo letto, dalle lenzuola bianche e macchiate di sangue. Una vedova arcigna e senza nome era andata a pugnalarlo a casa sua. L’aveva ucciso come un ragno nero fa con la sua preda.
Dopo il suo decesso, lo strozzino si guardò allo specchio, vestito com’era con una sorta di redingote del color della pece e con un tricorno sgualcito sul capo. I suoi abiti ed il suo cappello erano macchiati di sangue, sembrava che dei cani glieli avessero fatti a brandelli…
Io ero con lui ma vidi avvicinarsi tre o quattro spiriti cattivi (non erano dannati, bensì anime in pena), che volevano farlo a pezzi e divorarlo.
– Avanti, mangiamocelo, chissà che sapore ha! – disse uno di loro.
Erano affamati, perché vagavano incatenati sopra la terra da molti anni astrali.
– No, lasciatelo! – dissi, prendendo l’usuraio tra le mie braccia per proteggerlo e dandogli un bacio sulla guancia. – Costui &egrave sotto la protezione dell’amore!
Intanto eravamo volati in una sorta di camera ardente, fatta di nubi e pensieri viola; c’erano dei bracieri, oltre a due candelabri pesanti che sembravano d’oro: su di essi, ardevano ceri infuocati. Sulle pareti erano dipinte delle figure cupe, nere, alate, che simboleggiavano il Male; le fiamme, per contro, rappresentavano il Bene, the Love. C’erano anche due o tre barili, colmi d’acquasanta. Sembravano di legno, ma erano fatti di pensiero.
Le tre anime in pena portavano indosso dei mantelli verde smeraldo, logori e rattoppati; avevano dei teschi al posto dei volti e delle ossa scarne al posto delle mani. Si tolsero i cappelli e mi salutarono.
– Suvvia, ragazzi, amiamoci, vogliamoci bene! – dissi loro, teneramente.
Ma i tre si azzuffarono per il mio amore… Allora, incatenai l’usuraio ad uno dei candelabri, dopo avergli manifestato tutto il mio affetto con uno dei miei ardenti baci sulla bocca; poi volli accontentare uno degli spiriti, che mi aveva chiesto di amoreggiare con lui.
– Non &egrave un’infrazione alla regola e lo farò volentieri – gli dissi, accarezzandolo con i miei morbidi capelli purpurei, che erano teneri quanto l’estasi della felicità.
Avevo parlato all’anima reincarnata di un giovane spazzacamino, che riuscì a mostrarsi a me nello splendore dei suoi primi vent’anni.
– Perché sei in pena? – gli chiesi, sospirando d’amore per lui.
Non lo sapeva.
I ceri e i bracieri ardenti illuminarono un amplesso affettuoso tra me e quel giovane cupo. Ci spogliammo, davanti a quei pochi spettatori, che ci guardavano estasiati ed eccitati.
Lo spazzacamino prese a toccarmi le gambe e le sue mani mi parvero carta vetrata. Pareva non volesse mai smettere di carezzarmele. Il contatto con le sue membra, che erano alquanto irsute, mi fece rabbrividire di piacere. Poi gli chiesi di penetrarmi e fu come se gli avessi chiesto di frustarmi. Egli si mostrò per quello che era: impietoso, sanguigno, violento, carnale, sprezzante. Aprii la bocca e gridai al Cielo il mio piacere bollente, più e più volte. Era come quando si sgozza un animale, per mangiarlo: negli istanti dell’agonia, esso si lamenta e urla disperato, prima di spegnersi per sempre. Io mi ero tolta le mutande ed avevo ricevuto un complimento per quello che c’era sotto: si trattava di due natiche sode e rotonde, di un ano e di una vulva degni di una scultura greca, di un triangolo ricciuto, scarlatto, che sembrava di fuoco.
Quando lo spazzacamino ebbe finito, sciolsi l’anima dell’usuraio e riprendemmo il nostro cammino nel mondo degli spiriti.
Che l’amore e la felicità siano con tutti voi, che l’eterna giovinezza baci i vostri volti e i vostri corpi, per sempre!
Quassù, si prova la sensazione che sia sempre tutto in fiore, lo splendore dei volti e la levità dei luoghi non si possono nemmeno raccontare. I giovani fanno delle dichiarazioni d’amore alle donne, le prendono per mano, si vola insieme sopra i tetti e i campanili, fatti di idee e di fantasia. Di tanto in tanto, s’odono notizie dalla terra o da altri pianeti dell’universo. Gli spiriti felici le raccolgono e le portano a chi ne ha bisogno. Indossano divise turchine dai bottoni dorati e portano dei grandi fiocchi bianchi, sopra i colletti d’egual colore.
Io mi nascondo dietro a un campanile di sogni e mentre la mia meravigliosa chioma sfavilla nell’aurora, degna di Auriga e dell’Orsa Maggiore, mando baci al mondo.
Kisses,
Michelle.

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