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Racconti Erotici Etero

Fugaci amplessi casuali. (tradotto: una sveltina)

By 14 Ottobre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Sto appoggiata al muro dell’edificio come se fosse la mia presenza a tenerlo su, fissando il vuoto, sentendo i bassi della musica del locale far tremare l’aria attorno a me.
Mi porto la sigaretta alla bocca, non sono una che fumi molto (e qualche mese dopo smetterò totalmente) ma in questo momento non ci trovo niente di male, soprattutto &egrave una scusa per non dover dare retta a chiunque mi pretenda dentro. Mi serve una pausa, la serata lavorativa non &egrave delle più semplici.

Da una porta esce un ragazzo sistemandosi il braccialetto di carta del locale che appioppano a tutti quando escono.
“Questi cazzo di braccialetti…” Commenta, voce arrochita dall’urlare nel locale.
Dato che siamo solo io e lui, e mi fissa, non posso evitare il dialogo anche se vorrei. “C’&egrave chi li colleziona.” Dico, dando un altro tiro.
“Sono scomodi, te li devi tenere su la prima volta che esci…”
Annuisco. Non sono praticissimi.
“Meglio dei timbri.” Sbuffo del fumo. “Scherzi? Hai da accendere… Grazie… Perché i timbri non vanno bene?”
Ci penso un secondo, dando una boccata alla sigaretta, guardandolo. Bel ragazzo, normale, abbigliamento un po’ da hard rock, giubbetto crocchiante di pelle. Io ho il mio trench d’affezione, lungo e comodo a nascondere l’abbigliamento sottostante.
“Si timbrano le lettere, la carne, non le persone, &egrave… No, le persone non si timbrano.”
Lui sorride ironico, si dirige a grandi passi lungo il muro dell’edificio, più lontano da me nella strada stretta.
“Oh dai cazzo, ma dentro ci sono i bagni!!” Esclamò, capendo la sua intenzione.

Sbuffa fumo, mandandomi a quel paese. “Si, con una coda che neanche alle poste. Fanculo, ho bevuto troppo e devi pisciare.”
E nella mezza luce della stradina, estrae…
“… Ty vo… Le!!” Esclamo, portandomi la mano alla bocca.
“Come??” Dice cominciando a orinare, incurante del mio sguardo.

L’odiatore di braccialetti sta mingendo da un organo di proporzioni inusitate. Un salsiccione spesso e grosso dalla fattura più che apprezzabile.
Le dimensioni non contano, ma cavolo se fanno una discreta figura.

“Che c’&egrave, mora, piace da vedere?” Dice sorridendo, finendo il suo lavoro di decoro di muro.
“Beh, complimenti al dna.” Ironizzo. In realtà sono molto ingolosita e seria.
“Non morde, sai?” Dice, rallentando apposta l’operazione di ritiro dell’attrezzo.

“Oh non mordo nemmeno io, a meno che non ti piaccia…” Mi scappa dalla bocca fissando la carne penzolante. Cazzo Vik, datti una calmata!
Spengo la sigaretta nel posacenere.
“Finito di fumare?” Sorride, ancora a pene sventolante.

“Dalle mie parti si dice che una ‘fuma’ quando fa certe cose…” Ammicco, aprendo la porta di servizio “… E non sono cose che fanno scattare allarmi antincendio qui dentro…”

Dieci minuti dopo siamo al buio, mi ha palpata abbondantemente, ho fatto lo stesso, e sono schifosamente in frenesia accosciata sui miei tacchi carezzandogli con due mani e tutta la bocca quel bastone gustosissimo.

“Vik, forse abbiamo da parlare di questa disinibita abitudine a scoparti chicchessia…” Sembra dirmi una parte della mia coscienza.
“Si si, forse dopo, una sberla come questa non la lasci scappare!!” Risponde un’altra parte, con la bava alla bocca quanto me.

Fisso l’ansimante ragazzotto. Estratta tutta la lingua con una lentezza studiata, in tutta la sua (per qualcuno spaventosa) lunghezza, con un sorriso ne poggio la punta in basso sull’asta, quasi allo scroto, aderendo via via con il muscolo fino a risalire. Naso sul pene, ritiro la lingua e vado ancora su.

“Complimenti, quasi due misure” ammicco. “Prendi le misure dei cazzi con quella biscia che hai nella bocca???” Mi chiede allucinato.
Scoppio a ridere, scuotendo la testa “no, ma se no gioco un po’ non mi diverto… Se non mi diverto non mi eccito, se non mi eccito che senso ha?”
Fa segno con la testa come aver capito. Come se potesse capire in questo momento…

La mia arte amatoria va tutta nel farlo godere, in quanto a me le mie dita esploratrici appurano che il mio corpo sia assolutamente d’accordo con me.
Mi alzo di scatto, sollevo il trench mentre mi giro, la mia minigonna fa il resto.
Scosta le mutandine quel che serve, si ferma.
“Sicura? Così?”
“Non hai malattie, non ne ho io. Prendo la pillola, quindi…” Lo guardo da sopra la spalla, chinandomi ancora di più “… Fammi godere, fine.”

Si impegna, resiste e ce la fa a domani un orgasmo eccitante e improvviso, per poi sfilarsi con un “sono quasi…”
Mi butto a terra, afferrando i fianchi me lo spingo in gola e dopo qualche decisa succhiata senza mollarlo, esplode copiosamente.

Seguono attimi di silenzio quasi imbarazzato, evidentemente non &egrave uso a delle copule più consone a un filmetto hard che ad altro.
“I miei amici penseranno che sono scappato” dice sorridendo mentre usciamo dalla stanzetta dove eravamo corsi.
“Di solito la gente non ha così fretta di scappare dal mio locale.” Rispondo con un occhiolino, sculettando nel corridoio verso la musica.

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