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Racconti Erotici EteroTrio

Gemma Capitolo IV

By 27 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo IV

Ma, si sa, di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno; sicché quando Marcella, il giorno dopo, andò a cercarlo nelle stanze della servitù, egli la seguì docile fin dentro il padiglione d’estate, chiuso ancora, dove li raggiunse Mina. Questa si avvicinò a Gerardo e , presogli il volto tra le mani, incollò le sue labbra a quelle del giovane. Nel frattempo Marcella provvedeva a spogliarli ed a rimanere essa stessa priva d’indumenti, appoggiata al grande tavolo in ferro battuto con il piano ricavato da materiale lavico, che dominava il grande salone.
Gemma si prodigava ad eccitare il professo con piccoli morsi attorno al glande, finch&egrave non lo ritenne pronto per l’amplesso che consumava, di solito con Marcella la quale, nell’esaltazione del momento, profferiva parole oscene ed incitava il giovane a possederla con foga.
E la cosa andò avanti qualche tempo con grande soddisfazione dei tre e un progressivo dimagrimento di Gerardo, destinato a soddisfare la sempre più intemperante Gemma e la dolce Marcella cui, però, non difettava la voglia di scopare. Anzi. Poi , quasi senza accorgersene, gli incontri à trois divennero un rituale privo di emozione: sempre i soliti gesti, le stesse posizioni, i medesimi amplessi. Sicché un giorno, per dare una sferzata di novità al rapporto, Mina decise di sacrificare la verginità del ‘.secondo canale. Fu una operazione non priva di difficoltà, soprattutto perché effettuata senza l’apporto di lubrificanti. In questo il professo fu assai delicato e, pur provando una inconfessata repulsione per quel tipo d’accoppiamento, si prodigò nell’evitare che Mina soffrisse più del necessario. In effetti l’ introduzione non procurò a Gemma grande emozione; ma non fu lontana dal provare un certo piacere fisico, temperato da un leggero, fastidioso bruciore. La cosa ebbe successo ,però sotto il profilo psicologico della trasgressione: veder la giovane violata contro natura e l’idea stessa della prima volta avevano avuto un effetto elettrizzante su Marcella e Gerardo. La prima aveva voluto condurre il pene nello sfintere, rallentandone l’incedere ogni qualvolta recepiva una resistenza dolorosa da parte dell’amica a cui offriva le tette da baciare. L’altro partner, invece, era spaventato e nel contempo eccitato dall’idea di godere innaturalmente di Mina, della quale aveva, fino al momento, conosciuto soltanto una bocca vogliosa ed una manina fantasiosa e lasciva. Il tremore che accompagnò Gerardo in tutta l’operazione, fino al ckimax finale, fu attribuito da Gemma alle ultime remore della morale religiosa d’un’anima sull’orlo della perdizione. E questo solo pensiero la ripagò delle sofferenze subite. In seguito, la cosa funzionò meglio e Gemma pretese d’ essere presa, dopo Marcella, per sfruttare la lubrificazione del membro con gli umori della vagina e che in lei, ormai più sensibile, si consumasse l’eiaculazione del religioso. Insomma, il ménage riprese vigore e si attestò su livelli elevati di godimento. Ma, nel frattempo, in modo inesorabile, nacque, imprevedibilmente un sentimento amoroso tra Marcella e Gerardo, tanto che i due trovarono il modo d’incontrarsi da soli per sacrificare a Venere Ericina. Errore fatale, perché scatenò le ire di Gemma che apprese d’essere stata esclusa nella maniera più inaspettata. Ma, tant’&egrave, quello che non si fa non si sa.
Un giorno che non dovevano incontrarsi, la nostra , annoiata forse dalla routine quotidiana, decise di andare a trovare Marcella a casa sua, senza avvisare l’amica preventivamente. Giunta che fu alla villetta liberty su due piani, di proprietà della famiglia di Filippo, suonò il campanello più volte senza ottenere risposta. Pensò dovesse trattarsi di un mal funzionamento dell’impianto, perché dalle finestre aperte al primo piano s’intuiva che qualcuno fosse presente. Gemma non si perse d’animo e fece il giro del giardino per entrare dalla porta di dietro, fatta di legno a riquadri e vetri variegati dai vivaci colori, protetta da una inferriata in ferro battuto forgiato ad arabeschi. E difatti la trovò aperta, chiusa solo da una maniglia in ottone che fece girare senza far rumore. Ella conosceva la casa per esservi stata spesso, durante i primi tempi della sua relazione con la giovane sposa e sapeva della disposizione delle stanze. Si diresse spedita alla camera da letto che trovò vuota, proseguì per il corridoio, fino a raggiungere la stanza adibita a salottino e sala d’intrattenimento di Marcella. Man mano che avanzava nel corridoio, le parve di sentire sospiri e gemiti, provenienti dalla sala da pranzo, per cui decise di rallentare l’andatura e di avvicinarsi, prudente, alla porta per origliare e spiare dalla toppa. Dal di dentro provenivano brevi frasi:’così’così, ancora’ e singulti repressi. Gemma divenne pallida quando riconobbe la voce di Marcella; ma poi pensò si dovesse trattare d’un incontro tra coniugi, in vena di sperimentare rapporti estemporanei . Così si chinò per guardare dal buco della serratura e vide una scena a cui mai avrebbe voluto assistere: leggermente appoggiata al tavolo da pranzo, Marcella si trovava con le vesti tirate su , in reggicalze , senza mutandine e con le cosce aperte ospitava la tonaca di Gerardo che oscillava al ritmo del coito. ‘ Dai mio piccolo Gérard, chiavala bene la tua Marcella, così’più forte, spingi , dai ancora’ecco così, oddio’.godo’.godo, non fermarti ah, ah..vengo, che bello!!’. Poi seguì un sospiro profondo ed una lieve esclamazione: ‘ah, sei mia!’ pronunziata dal professo che all’ultimo istante, si era staccato dall’amante per versare il proprio seme a terra, alla maniera di Onan.
Con le lacrime agli occhi e le gote in fiamme, per l’ira, Gemma lasciò la casa di corsa, covando in cuore la delusione amara di chi si sente escluso e tradito e la collera sorda, per averlo scoperto occasionalmente. ‘Ma si, rimuginava, avrei dovuto capirlo, quella smorfiosa negli ultimi tempi non aveva riguardi che per Gérard come lo chiama. A me lasciava le briciole , l’ingrata! Eppure l’ho amata e le ho insegnato a godere, a far l’amore senza quelle sciocche prevenzioni , le ipocrisie borghesi e lei mi ripaga escludendomi, facendosi scopare dal prete senza di me. Ma adesso l’aggiusto io. Me la pagherà.’ Gemma era un’istintiva, tenace nell’amore come nell’odio, eccessiva in tutti i sentimenti secondo quanto il carattere forte e caparbio, ereditato dalla madre, le dettava ed agiva di conseguenza: impulsivamente. Concepì, nei giorni seguenti, un piano d’azione per informare Filippo del tradimento della moglie. Innanzitutto seguì le mosse dei fedifraghi, scoprì in quali giorni ed in quali ore erano soliti appartarsi e decise di condurvi il marito, incurante dello scandalo che poteva suscitare. Con Marcella tenne un comportamento affettuoso, come niente fosse accaduto ed ebbe modo anche di partecipare ad uno dei rendez-vous à trois. Si donò al professo contro natura, ebbe attenzioni per la partner fino a stancarla e godette essa stessa allo sfinimento. L’ultima volta, si disse, mentre covava l’insano gusto della vendetta.
Era un giovedì, giorno di ricevimento a casa Solimene e Marcella, insolitamente, non era presente, intenta com’era a trastullarsi coll’ amante a casa sua, sicura che avrebbe fatto a tempo ad intervenire al ricevimento prima che Filippo la raggiungesse, dopo il lavoro. Gemma s’era assicurata che i due fossero in dolce colloquio e, repentinamente, si recò allo studio del marito, avvocato di successo, con la scusa di cercar l’amica. Quando il giovane fu informato della sua presenza, le andò incontro con grande cortesia e, dopo averle baciato la mano con galanteria,le chiese a che dovesse il piacere della visita. ‘E’ semplice, rispose Gemma, voglio metterti in guardia da un grave torto che ti stanno facendo .’ ‘ E chi, se &egrave lecito’ ‘tua moglie e Gerardo il seminarista’. A tali parole Filippo pensò si trattasse d’uno scherzo e lo chiese incredulo. ‘nessuno scherzo, disse Mina e se vieni con me te ne darò la prova. Non perdiamo tempo.’ Ciò detto, si avviò alla porta, seguita dal giovane ancora stupito dalla rivelazione. Percorsero senza parlare il tragitto che separava lo studio dalla casa ed entrarono, secondo le insistenze di Gemma, dalla porta posteriore della villa. Stavolta le soffuse esclamazioni i bisbigli dell’intimità venivano direttamente dalla camera da letto: ‘Dammelo tutto, spingi, dai Gérard, la tua Marcella non l’ha mai fatto, non posso chiederlo a mio marito, voglio che sia tu il primo a godere del mio sederino, fai piano ma non fermarti’..mmmm’ mi piace’.fallo durare, inculami per bene’. poi mi scoperai ancora!’. Nel sentire tutto questo, Filippo, come inebetito, stentava a riconoscere la sua donna, quella ch’ egli aveva posseduto sempre nella classica posizione del missionario. Spinto da irrefrenabile ira egli aprì con forza la porta di quello che era stato per lui il tempio dell’amore coniugale e si trovò davanti ad una scena inconsueta : Marcella nuda, appoggiata alla sponda del letto, a cosce larghe e dietro di lei Gerardo, anch’egli nudo, la sodomizzava con lentezza mentre, con le mani vellicava le tette e la vulva, insistendo sul clitoride dell’amante. Alla vista del marito ella si sottrasse all’abbraccio del religioso e cercò di coprirsi con il lenzuolo. Come atterrita non riuscì ad articolare neppure una parola, solo il suo sguardo spaurito, dimostrava lo stupore e lo sgomento che la presenza di Filippo le procurava. Questi, ancora in preda all’ira le affibbiò un sonoro ceffone mentre profferiva:’ Puttana, come hai potuto!? Ma adesso me la paghi! Va fuori da qui e domani stesso presenterò l’istanza d’annullamento del matrimonio! Quanto a Lei, prete, il direttore del Seminario sarà informato del suo comportamento sacrilego!’
Poi uscì sbattendo la porta ed incontrando Gemma le chiese:’ tu e mia moglie eravate amiche, perché hai voluto che sapessi, perché l’hai tradita, perché l’hai fatto?’ ed ella rispose: ‘per amore’.

(Continua)

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