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Racconti Erotici Etero

Giochi di ruolo con Luisa

By 27 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Luisa è la mia ex ragazza; aveva una gran fantasia ed era sempre affamata di me, mi voleva di continuo e facevamo sesso in ogni modo e in ogni momento. La cosa bella è che per carattere era sempre molto docile, sottomessa, e si sottoponeva volentieri a tutte le mie fantasie, anche se umilianti. In realtà amava essere dominata da me, e giocavamo spesso a interpretare ruoli particolari.
Questo racconto è una delle nostre avventure.
Dovete sapere innanzitutto che Luisa è piccolina, alta appena un metro e sessanta, ma con capelli castani lunghissimi e lisci che le arrivano fino al sedere. Ha un seno piccolo, ma il resto del corpo è formoso, e il sedere è bello cicciotto, come piace a me, ampio e rotondo. Su quel corpo piccolo svetta ancora di più. A coronare quel bocconcino ci sono un paio di occhi blu che metterebbero in ginocchio qualsiasi uomo. E invece sono io a mettere in ginocchio la mia ragazza, a divertirmi a sottometterla, a farla implorare!
Ma veniamo al racconto.

Una sera Luisa decide di giocare a recitare la parte della prostituta.
 
Si veste da battona, con una minigonna nera di pelle, stivali neri con tacco a spillo (gli stivali neri mi eccitano da morire), i capelli raccolti a coda, un top striminzito. Questo abbigliamento lo abbiamo già usato in altre sessioni di sesso, e mi eccita sempre molto, a metà fra la dominatrice e la schiava. Con una borsetta si reca sul ciglio della strada, a pochi isolati da casa. La casa è piuttosto isolata, insieme ad altre due o tre abitazioni, quindi la cosa non la spaventa più di tanto.

DOpo qualche minuto, come d’accordo, parto con la macchina per raggiungerla. Lei resterà ad aspettarmi, speriamo entrambi che non si fermi nessun altro.
Purtroppo accade! Prima che io riesca a raggiungerla, una macchina accosta, le chiede qualcosa di volgare, lei non so come si ritrae, la macchina per fortuna parte.
 Mi avvicino. Illuminarla coi fari, sola che aspetta sulla strada, mi eccita come un porco, avrei voluto fermarmi e scattarle una fotografia: sembra davvero una puttana da marciapiede, la scena è tremendamente realistica.
Mi accosto, tiro giù il finestrino.

“Ciao”

“Ciao” sussurra lei.

“Quanto?”

“Cinquanta” dice. E’ nervosa, vuole salire in fretta prima che qualcuno la veda. Ma io so che non passerà nessuno, e decido di improvvisare.

“Fatti guardare prima. Girati, tirati su la gonna e fammi vedere il culo.” Lei esita, allora faccio il duro: “Avanti!”

Lei si gira, e alzando la gonna mostra le sue natiche enormi e bianche separate dal minuscolo filo nero del perizoma.
 Guardo il suo culo nella notte fredda, in mezzo alla strada. La terrei lì per mezz’ora, esposta. Sento di poterle fare quello che mi pare, è straordinario il modo in cui mi appartiene. Penso quasi di chiederle di togliersi le mutande e restare a fica scoperta, ma non voglio esagerare.
 E’ la prima volta che portiamo le nostre fantasie in pubblico.
“Bene, dai sali” le dico.
 Lei apre la portiera e si siede vicino a me.

“Sei appena stata scaricata da un altro cliente, ho visto” le dico volgare.
 Lei annuisce, intimidita.

“Con quanti sei già stata stasera?”
“Cinque” si inventa lei. Mi viene duro.
 Le metto una mano su una coscia mentre guido verso casa, la palpo come un animale, come a tastare la consistenza della carne che sto per comprare e per sbattermi. Sento che è eccitata e sta per esplodere, per fremere.
 Parcheggio, e scendo. Lei scende, e fa per tirarsi giu la gonna, ma la fermo. Voglio che cammini fino alla porta così, col culo di fuori, sui tacchi vertiginosi.
 Lei è terrorizzata che la vicina la possa vedere, ma non ammetto repliche.

Con questa troia stupenda al fianco entro in casa, senza fretta. Sono indeciso se scoparla in salotto, appena chiusa la porta, o se portarla a letto.
 La faccio salire, in modo da poter controllare il suo culo che sale le scale davanti alla mia faccia.
 La scala sembra infinita, con quel bendidio che mi ondeggia davanti alla faccia mentre lei sale i gradini in bilico sui tacchi.
Le indico il letto, lei si siede.

Mi spoglio velocemente, lei sfila gonna e top.
La faccio inginocchiare davanti a me e glielo spingo in bocca, rude.
 Lei pompa e pompa per un po’, avida. La insulto un po’, come si conviene a una puttana. Dopo qualche minuto di gorgoglii e di saliva che gocciola dappertutto la faccio alzare e la sbatto sul letto; senza sfilarle il perizoma, la metto a pecora e afferratele i fianchi la sbatto con una spinta veloce e brutale. Lei urla.
“Zitta!” le dico.
Lei allora si stringe le labbra, e si fa scopare come una vacca per pochi minuti. Sono troppo arrapato, faccio fatica a resistere, e vengo rapidamente, sborrandole sulla schiena. La venuta però è enorme, la innaffio completamente.
Mi stacco da lei barcollando, mentre lei raccoglie i vestiti cerco il portafoglio e le allungo una banconota. Gliela lascerei sul comodino, ma voglio che il gesto sia esplicito. “Tieni” le dico sprezzante. Lei li afferra senza guardarmi, e li mette nella borsetta.
Le dico “vuoi che ti riporti al tuo angolo?”

Lei alla fine si scioglie e ride: “no, magari stanotte ti faccio dormire con me!” e mi salta addosso, abbracciandomi e baciandomi. Allora abbraccio la sua bella schiena ancora insozzata di sborra, e ridendo ci rotoliamo nel letto.

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