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Racconti Erotici Etero

Giorgia e Mario

By 16 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano anni che continuavo a fare la tratta Fiumicino-Malpensa, ogni 2 o 3 settimane per lavoro mi sorbivo malvolentieri quella trasferta, ma quella mattina non mi pesava, aveva un nonsoch&egrave di frizzante, sarà stata l’aria pungente invernale oppure il vago sospetto che qualcosa stava per succedermi, quella strana sensazione che ci prende quando sentiamo nell’aria l’avvicinarsi di un’ accadimento.
Check in, saletta d’attesa, caff&egrave al bar pre partenza, una fugace occhiata al giornale del vicino e la conta dei manager che schierati come soldatini, con le loro divise tutte uguali, marciavano verso il gate, la classica routine, quella sensazione iniziava a sopirsi lentamente e la noiosità dello scorrere lento di quei minuti mi stava ritrascinando nel baratro dell’apatia.
Mi accomodai al mio solito posto, vicino al portellone d’emergenza, non per paura, ma per comodità, lo spazio tra una fila e l’altra di sedili vicino al portellone &egrave notevolmente più ampio, e i miei quasi 2 metri non sono angustiati da file troppo strette.
Mentre spegnevo il cellulare sentii una voce femminile chiedere alla hostess dov’era il posto 24C, era il posto accanto al mio!
L’hostess gentilmente accompagnò la donna al posto e le sistemò il bagaglio a mano nella cappelliera, lei si sedette e iniziamo a scrutarci, c’era qualcosa di familiare in lei e anche lei mi sembrava avere la stessa impressione, un’idea si fece largo nei miei pensieri, mi sembrava fosse Giorgia, ero titubante, non ero convinto che fosse lei, in fondo l’ultima volta che c’eravamo visti risaliva a 10 anni fa.
Mentre mi apprestavo a domandarle se era Giorgia, lei mi chiese di getto se io fossi Giulio? ‘Certo’ le risposi, quindi non mi sbagliavo, era proprio lei. ‘Quindi tu sei Giorgia?’ Lei rispose affermativamente ed iniziammo una fitta conversazione, cercando di ricostruire i 10 anni di vuoto.
La osservavo, non era cambiata poi molto, sexy era e sexy era rimasta, non aveva più la freschezza della ventenne, ma ora aveva il fascino della trentenne.
Era vestita con un tailleur grigio, con la gonna 5-6 cm sopra il ginocchio, con il bordo dell’autoreggente che arriciava leggermente la gonna, le decolt&egrave nere ai piedi, la camicetta nera leggermente aperta, da cui spuntava un reggiseno anch’esso nero, era uno spettacolo per i miei occhi.
Mi raccontò che si era sposata con un manager milanese e che a Roma tornava solo per brevi periodi, come in questa occasione, passavano i minuti e saliva la voglia di riaverla come 10 anni prima, avrei voluto prenderla e scoparla, lì, davanti a tutti.
Accavallava e scavallava le coscie in continuazione, si toccava i capelli ed io non perdevo d’occhio tutti questi movimenti neanche per un secondo, ed intanto il mio uccello era già in tiro da parecchio, all’inizio lei non sembrava dare importanza alla cosa, ma visto che dopo mezz’ora la patta era deformata nella medesima maniera, maliziosa mi chiese, se ancora la trovavo attraente, le risposi che era una domanda retorica e che si era accorta già da tempo in che situazione si trovava il mio cazzo.
Sorrise e mi disse che lei in quanto sposata non poteva più aiutarmi e mi propose di chiedere aiuto all’hostess, per risolvere il mio problemino, in quanto stavamo già in fase di atterraggio e a breve sarebbe stato imbarazzante alzarmi e scendere dall’aereo con quella erezione.
Si accese la spia dell’allacciamento delle cinture e l’argomento si spense, dopo che ci fummo allacciati le cinture entrambe continuammo a stuzzicarci con parole a doppio senso e frasi non completate, fin quando non mi decisi a constatare se ero l’unico in stato d’eccitazione e approfittando del fatto che stranamente in quella fila eravamo gli unici passeggeri, allungai la mano e la poggiai sulla coscia, Giorgia non si tirò indietro, ma mi ripet&egrave che era sposata e che dovevo cercare un’altra soluzione, gli risposi che volevo solo controllare una cosa e che poi avrei subito tolto la mano.
Infilai la mano sotto la gonna e arrivai a toccare il bordo delle autoreggenti, accarezzai la coscia per qualche istante e poi andai avanti, ora le scivolavo sulla pelle nuda, fin quando non toccai il tessuto lavorato del perizoma, come immaginavo, era bagnato, spostai il perizoma fradicio e infilai il medio tutto dentro, mi prese la testa tra le mani e mi baciò, appena le labbra s’incontrano estrassi il medio dalla fica in fiamme di Giorgia, ci rimase male ma continuo a baciarmi intensamente, si agganciò alla lingua.
Atterrammo e scendemmo assieme, nella fila della discesa dell’aereo le stetti incollato per tutto il tempo facendole sentire il mio uccello premerle all’altezza dell’incavo della schiena, le palpavo il culo e ogni tanto le sussuravo nell’orecchio cosa le avrei voluto fare.
Fortunatamente riuscii a riprendere il controllo del mio corpo in tempo per recuperare i bagagli dal nastro.
Ci accordammo per vederci in albergo da me per le 18, si sarebbe trattenuta da me fino a mezzanotte, con la scusa di una cena con amiche che non vedeva da qualche settimana, avrei voluto prendermi un’ assaggio prima di lasciarla andare, ma lei si rifiutò.
Usciti dall’aereoporto, stavamo per prendere un taxi in comune, quando lei si senti chiamare, si girò e vide il marito avvicinarsi, era un tipo mingherlino, intorno al metro e 70 di almeno 15 anni più grande di lei, appena gli fù possibile la baciò e fu impossibile domandarsi ‘ma che cazzo ci fa questa figa di Giorgia, con stò coso?’
Mi presentò il marito, Mario, iniziò a domandare da quanto tempo ci conoscevamo e altre cazzate, io e Giorgia ci guardavamo, la situazione era imbarazzante, stavo per salutare ed andarmene, quando Mario mi chiese se mi avrebbe fatto piacere andare a cena a casa loro la sera stessa, cercai di evitare l’invito, ma continuò ad insistere talmente tanto che alla fine dovetti accettare, tanto più che anche Giorgia ad un certo punto inizio a farmi pressioni per andare a cena, facendomi cenno che dopo mi avrebbe spiegato.
M’infilai nel taxi nervoso ed incazzato, ero sicuro che sarebbe saltata la scopata che m’ero immaginato per tutto il viaggio.
La giornata sembrava non finire più era diventata d’un tratto pesante e lenta, fino alle 17 quando Giorgia mi chiamò sul cellulare, mi disse che ormai in albergo non era il caso e che lei anche se io avessi rifiutato l’invito non avrebbe potuto usare la scusa delle amiche, in quanto avrebbe capito subito che era una balla, mi disse che aveva voglia di me e che sarebbe riuscita lei a sistemare la cosa e che anche lei voleva scopare con me quella sera stessa, concluse la telefonata con la richiesta di presentarmi con un paio di bottiglie di vino, in cambio le chiesi di riusare per la sera la stessa mise della mattina, se non le stesse identiche cose, ma almeno di mantenere quello stile.
Le ore che mancavano mi sembrarono volare, mi presentai a casa di Mario e Giorgia alle 20, portando con me 3 bottiglie di barolo.
Mario mi aprii ed entrai, era una bella casa, un piccolo disimpegno, poi un bel salone ampio, che dava accesso ad uno studiolo, alla cucina, dove era intenta a preparare Giorgia, una vetrata tramite la quale si accedeva ad un terrazzo e infine la stanza da letto.
Salutai Giorgia e approfittando che Mario era distratto nella ricerca del cavatappi per aprire le bottiglie, diedi una ricca palpata al culo della mia puttanella.
La cena fu buona e leggera, in modo tale che il vino che scorreva a fiumi facesse il proprio effetto,
notavo una certa difficoltà da parte di Mario a tenere gli occhi aperti, infatti dopo che ci accomodammo sul divano a prendere il caff&egrave, il marito di Giorgia cade in un sonno profondo, la chiamai preoccupato, non mi sembrava una cosa normale e non era mia intenzione far fuori il marito per farmi la moglie, per quanto figa e troia.
Mi rassicurò dicendomi che era l’effetto del farmaco che prendeva la sera, amplificato dal vino e che la mattina si sarebbe svegliato con un gigantesco mal di testa e niente di più, mentre noi potevamo spassarcela per tutta la notte, senza che lui si accorgesse di nulla.
Mentre parlavamo mi spinse il busto verso la spalliera del divano e s’inginocchiò per terra, mi aprii i jeans, fece scivolare la manina esperta nei boxer, tornando su con ciò che cercava.
Si tuffò sul mio uccello e iniziò a leccarlo dal glande alle palle, mi faceva una strana impressione vedere Giorgia intenta a farmi un bocchino e il marito a poco più di un metro che dormiva, ma proprio in quell’attimo presi coscienza che non era la prima volta che la troia che mi stava spompinando usava quello stratagemma per scopare con qualche amante conosciuto anche dal marito.
Preso atto della situazione non ebbi più remore e scrupoli, presi la nuca di Giorgia e la spinsi contro di me, affondando il mio cazzo fin quasi alla radice, dicendole: ‘succhia puttana, che &egrave da stamattina che lo ho in tiro per colpa tua, muoviti che ora ti faccio prendere un’ ammazza caff&egrave di sborra!’
Le tappai il naso e aumentai il ritmo, in pochi secondi le venni in bocca, furono diversi fiotti, deglutiva a fatica, ma non lasciava il cazzo ed io non toglievo la mano dalla nuca, rivoli di sperma gli scendevano lungo i 2 angoli della bocca, mentre lasciai la morsa sul naso.
Dopo qualche decina di secondi quando fui assolutamente sicuro che avesse deglutito la sborra, le tolsi il cazzo dalla bocca.
Continuò ad accarezzarlo e noto con stupore che già riprendeva vigore, le spiegai che era dovuto avevo una gran voglia di scoparla in tutti i buchi.
La feci salire sul divano, ci mettemo a 69, io le leccavo la fica, strabordante di umori, la gonna tirata su, all’altezza della pancia, il bordo delle autoreggenti e l’odore di fica mi stavano eccitando da morire.
Succhiavo gli umori già secernati, dalla vagina e mordicchiavo la clitoride gonfia, le mani poste sul culo a bloccare i movimenti, quand’era scossa dai frequenti orgasmi, proprio mentre lei saliva e scendeva sul mio cazzo ancora con la bocca.
Il mio uccello aveva ripreso la giusta durezza per scopare quel lago di fiamme che era la figa della puttanella, spostai la mia troietta e le dissì di mettersi a pecora, appoggiandosi sempre alla spalliera, ma prima le feci togliere la camicetta, il reggiseno ed il perizoma intriso di umori, mentre io mi liberavo dei jeans.
Le infilai il cazzo in fica, la presi per i fianchi ed iniziai a scoparla, gemeva sempre più intensamente, iniziai a preoccuparmi che iniziasse ad urlare, mollai una mano dal fianco e le infilai 2 dita in bocca e le dissì di succhiarle come se fosse stato il mio cazzo.
Mentre la scopavo le chiedevo quanti amanti avesse avuto da quando era sposata, le chiesi come mai stava con un tipo come quello, le tolsi le dita giusto il tempo di farmi rispondere, mi rispose tra un gemito ed un altro che ero stato il primo, era una balla, ma chi se ne fregava, poi mi disse che stava con Mario solo per i soldi, quello aveva molto più senso, i miei sospetti erano fondati.
Ripresi a sfondarla, mi piaceva come scopava, accettava il ritmo ed eseguiva ogni mia richiesta, questa cosa mi eccitava già dai nostri primi incontri.
Ero al limite della resistenza, mi alzai in piedi e sollevai anche lei, la feci sdraiare per terra, le dissi che volevo venirle sulle tette, ma appena partirono i primi schizzi le finirono sull’occhio destro, tra i capelli e sul naso, solo gli ultimi schizzi le finirono sulle tette e per terra.
Iniziò a spalmarsi la sborra sulle tette con un mano e con l’altra lo raccoglieva con le dita se le infilava in gola e lo ingoiava.
Lasciammo il cornuto sul di vano e andammo a dormire per qualche ora, la feci rimanere sporca di sperma e con la gonna arrotolata in vita, le autoreggenti e le decolt&egrave, alle 5 mi svegliai e mi feci fare un’altro pompino, poi appena raggiunta la massima erezione e con l’aiuto di un po’ di vasellina la inculai, le strizzavo le tette e lei godeva e strillava dal dolore, quando fui sul punto di arrivare la girai e le infilai il cazzo di nuovo in bocca e le sborrai ancora in gola.
Lei si gustò tutto, venne in doccia con me e si fece fare un ditalino, sarei stato pronto per una nuova scopata dopo la doccia, ma era tardi e dovevo passare di nuovo in albergo, prima di andare in sede.
La salutai dicendole che da quel giorno ogni volta che tornavo a Milano avrei passato una o più notti a casa sua e che la volevo sempre pronta a soddisfare le mie voglie e a a gustarsi la mia sborra, lei annuì, mi girai e me ne andai.

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