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Racconti Erotici Etero

Graffi sulla pelle

By 9 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono davanti allo specchio posto sopra al secretaire della camera, guardo i graffi sulla pelle che Barbara mi ha lasciato questa notte nell’enfasi dell’amore, il colore rosso della carne, mi ricorda quanto poco tempo sia passato, le dita scorrono sui bordi feriti creandomi un leggero dolore.
Sto pensando a come sia incredibile che in certi momenti, il dolore si trasformi in piacere, rivivo la passione vissuta e non riesco a ricordare il momento in cui le sue unghie abbiano inciso il loro segno.
Ritorno con la mente a questa notte, penso ai momenti di piacere,, i gemiti, le urla, i sospiri, lo spossamento e infine, il dolce tepore del suo corpo avvinto al mio.
Era destino che accadesse.
Nei nostri incontri di lavoro, le parole erano sempre piacevolmente calde, sensuali, gli sguardi parlavano.
Era inevitabile.
Non avrei dovuto, ma giunti a certi livelli di erotismo mentale, poi, &egrave impossibile tornare indietro.
I pensieri superano la stoffa che copre e s’impossessa del corpo che desideri, entri in lei e prendi il tuo piacere, gli ormoni sfuggono al tuo controllo e le parole escono non pensando alle conseguenze;
– Stai veramente bene col tailleur.
Un sorriso, uno sguardo sensuale, il gioco della seduzione, &egrave iniziato;
– Grazie, sei sempre molto gentile.
– Dico quello che vedo, vieni a cena con me stasera?
Ecco, la frase che non dovevo dire &egrave uscita istintiva, partita dal basso dei calzoni, dove, un flusso potente di sangue entra vorticoso nelle vene del sesso eccitandomi,una reazione spontanea ha seguito il pensiero, mentalmente l’ ho già spogliata e la sto sto scopando sul tavolo del mio ufficio.
Il suo sguardo &egrave magnetico: difficile spiegare certi momenti, sono secondi che porti dentro per tutta la vita, sono gli attimi che cambiano il tuo futuro;
– No’
Un attimo di sconcerto, ero sicuro di un suo si;
– Vieni tu a cena da me’
Continuo a scoparla mentalmente mentre sorrido felice;
– Volentieri, va bene per le nove?
– Certo.
– Cosa devo portare? Un buon vino? O preferisci del gelato?
– L’importante, &egrave che lo porti tu’
Gli occ,hi, mio Dio gli occhi’quel momento non lo dimenticherò mai.
La guardai uscire dal mio ufficio pregustando la sera.
Il tempo non passava mai, guardavo l’orologio maledicendolo per la sua lentezza nello scandire le secondi, i minuti, le ore e poi, cercare il meglio nell’armadio per fare colpo, guardarmi mille volte allo specchio cercando di perfezionarmi al massimo; profumarmi, ma senza esagerare, pettinarmi decine di volte e scrutarmi per convincermi che tutto vada bene.
La tensione crescente davanti alla sua casa: mi sentivo l’adrenalina furoreggiare nelle tempie, poi, la porta si &egrave aperta e la tensione, ha lasciato il posto al piacere visivo.
Splendida nel suo tubino nero, un profumo leggero si era impossessato delle mie narici e tutto mi sembrava fantastico; non volevo abbassare gli occhi sui seni, ma i capezzoli spingevano prepotenti sulla stoffa, mettendo in risalto la mancanza del reggiseno.
La guardavo pieno di desiderio;
– Sei stupenda’
– Ma dai, sono normale’ e mi fece strada.
Guardavo le sue natiche ondeggiare dolcemente sotto il vestito, cercavo di immaginare cosa avesse sotto, che tipo di slip, di calze, che colore.
– Ho preparato un Franciacorta cme aperitivo, ti va? O vuoi subito cenare?
Cercavo di avere una voce normale, mi guardavo attorno guardando gli oggetti e i quadri, volevo rallentare l’eccitamento che sentivo dentro;
– Un bicchiere di bollicine non si rifiuta mai.
Cercavo di non scendere con lo sguardo sul suo corpo mentre parlavamo, non volevo dargli l’impressione sbagliata, ma quando fece per accavallare le gambe sul suo divano di pelle nera, non seppi resistere, mi sembrava di sentire il fruscio della calza che scivolava sulle cosce,, mi venne in mente la scena di ‘ Basic instinct’ e subito, ebbi un’erezione ben visibile.
Guardai il suo sguardo scendere all’altezza del mio inguine;
– Lo devo prendere come un complimento?
Aveva visto e capito.
Alzò gli occhi e non ci fu più bisogno di parlare.
Quello che seguì, fu il naturale sfogo di due persone che si desiderano.
I vestiti sparsi per terra, noi esausti sul tappeto, sudati e affamati, fu la conseguenza
– Che ne dici di mangiare?
– Ho io qualcosa da farti mangiare, le dissi, mettendomi in piedi, orgoglioso di mostrarle la mia virilità tesa .
Barbara non si fece desiderare e mi dimostrò quanto desiderasse il mio sesso e tutto il resto, mi fece letteralmente impazzire di piacere e io, cercai di ricambiare per quanto possibile.
Adesso, mentre accarezzo i graffi che mi ha fatto stanotte, mi giro e la guardo dormire sotto un lenzuolo leggero che mette in mostra le sue forme: il desiderio torna prepotente, il pensiero anticipa il piacere, torno sul letto e appoggiandomi a lei, le faccio percepire il mio istinto animale: la sento spingere le natiche contro il mio corpo e sussurrare;
– Ma sei proprio instancabile, hai ancora fame di me?
– Si tesoro, ho ancora molta fame’

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