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Racconti Erotici Etero

Guadalupe

By 21 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Guadalupe &egrave una ragazza di vent’anni, un metro e 68, occhi azzurri, castana ed una bella terza piena.
Da qualche mese Guadalupe lavora presso il mio ufficio, sono un’avvocato 33enne, ho eriditato lo studio di mio padre,
lei come dicevo da qualche mese fa la segretaria nel mio ufficio, accendendo qualche gelosia da parte dell’altra segretaria, infatti si dimostrava efficiente nel lavoro, disponibile a fare straordinari e poi era molto dolce, simpatica ed era un bel vedere in ufficio, sempre molto elegante e sexy, devo dire che all’inizio la guardavo solo in maniera professionale, poi con il passare del tempo mi rendevo conto che nonostante la sua età era sensuale come una donna molto più matura, questa cosa m’iniziava ad intrigare notevolmente, lei probabilmente se ne accorse e inizio a provocarmi costantemente, prima con battute poi con movimenti senze sempre provocatori,
iniziai a rispondere alle sue provocazioni verbali, mentre mi godevo le sue provocazioni fisiche.
un giorno di ritorno dal tribunale, mi ritovai guadalupe che sistemava dei documenti sulla mia scrivania, mi saluto e mi fece il reso conto della mattinata,
intanto la sua mise mattutina mi eccitò notevolmente, aveva un tailleur nero, una camicia di seta color grigio perla e un paio di decolt&egrave nere che slanciavano la sua
figura, le feci un complimento sull’abbigliamento, poi si avvio alla porta, mentre stava uscendo mi accorsi che c’era un suo orecchino per terra, la chiamai, lei torno indietro, io non feci nulla per nascondere il rigonfiamento, ma mi ero già accomodato sulla mia poltrona.
Si avvicino alla scrivania e s’inginocchio per raccogliere l’orecchino, in quanto era sotto uno dei piedi della scrivania, rialzando la testa notò la mia erezione e
commentò ciò che vedeva, in quel momento capii che era il momento giusto per passare all’attacco, le presi la testa e la spinsi sulla mia patta, lei non perse
altro tempo, mi slaccio i pantaloni e abbasso i boxer, lo tirò fuori e inizio a leccarlo dalla base alla cappella, poi alzo gli occhi guardandomi fissa, a quel punto
le misi una mano dietro la nuca e la obbligai ad ingoiarlo tutto, le imprimevo un ritmo estremamente veloce, all’inizio non riusciva a respirare bene, poi riusci
a prendere il ritmo e mi accorsi che la mano non era più necessaria, ma non la tolsi.
dopo un pò allentai la presa e lei si ritiro su, le dissi che non poteva lasciare la cosa a metà, lei da brava, si riaccuccio sotto la scrivania e riprese il maestoso
pompino che aveva interrotto, dopo qualche minuto inizio ad accellare il ritmo, mi portò al limite, abbrancai nuovamente la sua nuca e spinsi più in fondo possibile
propio in quel momento le sborrai tutto in bocca, a momenti soffocava, ma facendo fuoriscire qualche goccia che le cadde sulla camicia riusci ad evitarlo.
aveva ancora la bocca piena di sborra quando mi guardò e ingoiò tutto, poi docile mi ripuli tutto il cazzo.
si alzò e ricomponendosi notò gli aloni sulla camicia ed andò via.
ogni giorno da allora Guagalupe ripesca orecchini sotto la mia scrivania. Per qualche giorno continuai a godere della bocca di Guada, senza minimamente interessarmi del suo di piacere, lei non si lamentava e continuava amorevolmente a succhiarmelo a fondo e ad ingoiare la sborra che ogni giorno e a volte, anzi spesso più di una volta al giorno le schizzavo in gola.
La situazione con l’altra segretaria era insostenibile, litigavano di continuo e si facevano stupidi dispetti reciprocamente, questo inesorabilmente si rifletteva sullo studio.
Decisi di intervenire, un mio collega mi disse che la sua segretaria sarebbe andata in maternità a breve e che doveva trovare una valida sostituta, immediatamente proposi al mio collega di prendere Margherita, l’altra segretaria.
Entusiasta Sergio accettò prontamente, Margherita non la prese altrettanto bene, mi disse che ero un’ ingrato, la rincuorai che era per un tempo provvisorio ed al ritorno della segretaria del mio collega lei sarebbe tornata al suo posto, riuscì a strapparmi anche un’ aumento che sarebbe partito però solo alla ripresa nel mio ufficio.
Guadalupe nei giorni seguenti continuò a sollazzarmi, ma si mostrava ancora più disponibile, dolce e sottomessa dei giorni precedenti, capii che era dovuto al fatto che Margherita ci avrebbe lasciato per qualche tempo, la presenza di Margherita aveva frenato alcune mie fantasie nei confronti di Guada, quindi l’assenza della collega avrebbe favorito le mie depravazioni.
Qualche giorno prima che entrasse in maternità la segretaria di Sergio, Margherita si trasferì nello studio del mio collega, per far si che s’ ambientasse e prendesse il nuovo ritmo lavorativo.
Lo stesso giorno tornando in ufficio dopo aver passato la solita mezza giornata in tribunale entrai bestemmiando come un turco per un ricorso non andato a buon fine, Guadalupe mi saluto dolcemente come al suo solito ed io non contraccambiai gentilmente, anzi mi avviai verso il mio ufficio sempre più scuro in volto.
Mi ero fatto fregare come un pivello e questa cosa non mi andava giù, dopo aver buttato la 24ore sul sofà, io mi sbracai sulla mia poltrona a riflettere su come ero stato ingenuo, timidamente sentii bussare Guada alla porta, le dissi di entrare, la osservai mentre percorreva i pochi metri che ci separavano, i capelli come al solito raccolti in uno chignon, gli occhialini a proteggere i suoi occhi azzurri, un’ azzurro che era perfetto con il vestitino primaverile che indossava, un vestito di seta di color verde, non cortissimo ma che lasciava vedere la bellezza delle sue splendide gambe, che sgambettavano su dei sandali aperti, prima passandole davanti non avevo notato quanto era sexy quel giorno, si avvicinò, girò la mia poltrona in modo che fosse davanti a lei, si inchinò e mi massaggio la patta, e disse:’non &egrave stata una giornata positiva per il mio avvocato, ora ci penso io a farla rilassare.’
Sbottono i pantaloni, mi calò i boxer e si avventò sul mio uccello, lo succhiava ancora meglio dei giorni precedenti, ci metteva impegno, delicatezza e ritmo, mi stava facendo un pompino incredibile, non volevo che finisse mai, ma dato lo stress della giornata ero lì lì per cedere, ma riuscii a controllarmi, la presi per lo chignon e la staccai dal mio cazzo, mi diede l’impressione di una ventosa che si staccava, riuscii ad evitare di venirle in faccia a fatica.
Subito appoggiò i gomiti sulla scrivania ed inarcò la schiena, io le alzai il vestitino verde e vidi il suo splendido culo, le sfilai il micro perizoma di un verde uguale al vestitino, m’inginocchiai e leccando la sua magnifica passera, notai che stava perdendo umori in quantità.
Dopo poche leccate e qualche intrusione della mia mano lei venne copiosamente sulle mie labbra, si girò e con quella faccino da Lolita mi disse:’scopami!!!’, non aspettavo altro, puntai la mia cappella sulle grandi labbra e senza alcuna difficoltà affondai tutto il mio cazzo nella figa di Guada.
La stantuffai per un quarto d’ora, cambiammo posizione almeno 4 o 5 volte, Guadalupe &egrave la donna che tutti vorrebbero, aggevolava ogni mio spostamento spingendo il bacino verso di me, oppure contraeva la sua calda vulva per avvolgere ancora di più il mio bastone.
Tolsi dalla figa carica e grondante di umori il mio uccello e le feci girare la testa, ma non riuscii a infilarglielo in bocca e le sborrai in viso, lo sperma le colava dagli occhi, dagli zigomi e dal naso.
Lo raccolse con le dita e le lecco a fondo, recuperando gocce cautele sulle tette e per terra, poi si avvinghio al mio cazzo e lo ripulì perfettamente, per poco non le rivenivo in bocca.
Si rialzò, si rivestì e mi chiese se poteva fare altro, le dissì che il giorno dopo la volevo vestita con autoreggenti, mini e decolté alte e pronta a tutti, sorrise ed annui, usci dalla stanza e tornò pochi minuti dopo con il caff&egrave e ‘
Guadalupe 3

Il giorno dopo venne vestita con autoreggenti, mini e decolté alte e pronta a tutto, come richiestole.
Quel giorno ero molto inquieto e gironzolavo nervosamente nell’ufficio, mi accorsi che la mini di Guada, già corta si riduceva ancora di più stando seduta, era uno spettacolo, le si vedeva perfettamente una striscia di pizzo dell’autoreggente, mi eccitai da matti in pochissimo tempo, lei fingeva di non avvedersi del fatto che la scrutavo da tutti i punti di vista e continuava a lavorare, io tornai nel mio studio e cercai di rilassarmi, ma non mi fù possibile, dopo un po’ la chiamai:
‘Guadalupe vieni nel mio studio, per favore’. Dopo qualche secondo entrò nel mio studio, camminando leggera sui tacchi delle sue decolté nere, appena arrivo alla scrivania vide che mi ero già sbottonato i pantaloni e già il mio uccello era in piena erezione, si abbasso lentamente sulle ginocchia e impugnò il mio cazzo dalla base, lo scappellava lentamente, aveva deciso di gestire lei la situazione, la lascia fare, ogni tanto abbassava il collo per una leccatina fugace, per poi rialzarsi velocemente per evitare che la bloccassi in quella posizione.
Mi segò per alcuni minuti, che a me sembrarono eterni, poi vedendomi in estasi lo accolse in bocca, la lingua e le labbra scivolavano veloci sulla mia asta, saliva e scendeva, mi stava portando nell’eden del sesso, io ero immobile sulla poltrona e mi godevo questo meraviglioso pompino.
Ebbe la capacità di non farmi arrivare, alternando un ritmo lento ad uno veloce, dopo un po’ mi risvegliai dal torpore in cui giacevo e le tolsi dalla bocca prima e dalle mani poi il mio cazzo.
Mi alzai dalla sedia facendo accomodare lei in poltrona, oggi meritava un trattamento pari a quello che mi aveva appena regalato, poi fù il mio turno d’inginocchiarmi, lei divaricò le gambe, appoggiando i talloni sulla scrivania, facendo salire la mini fino alla vita e fornendo a me una visuale magnifica, mi ritrovai davanti al suo perizoma, presi la parte anteriore e violentemente la tirai, il tessuto si strappò e mi ritrovai davanti un boschetto di peli castani ben curato, avvicinai la bocca e iniziai a leccarla, fin dall’inizio notai che era tremendamente eccitata anche lei, i suoi umori erano in continuo aumento, stimolai il clitoride, lo mordicchiavo e lo succhiavo, sentivo le sue contrazioni, la schiena si piegava all’indietro e poi ricadeva violentemente sullo schienale, ogni volta come se fosse l’ultima volta.
Inizia a masturbarla infilandole 3 dita, ritmicamente entravano ed uscivano sempre più bagnate, dopo poco mi accorsi che tre non bastavano, quindi infilai anche il quarto dito, ma anch’esso era insufficiente, dovetti usare l’intera mano per farla godere a pieno.
Era distrutta, la camicetta stropicciata, la gonna tutta piegata e il trucco le colava da entrambe i lati, le avvicinai la mano con la quale l’avevo masturbata e la leccò, dalle unghie al polso, la feci alzare dalla poltrona e la girai, appoggiò le ginocchia sulla seduta della poltrona stessa e rivolgendomi il sedere si aggrappò ai braccioli, mi ritrovai questo straordinario esempio di sedere davanti al naso, immediatamente mi avvicinai e lo umettai con la lingua, poi con il medio iniziai a profanare quell’orifizio, il dito penetrava poco alla volta mentre la sentivo mugugnare più per la paura che per il dolore stesso.
Dopo un po’ provai con 2 dita, non avendo a disposizione vasellina usai gli umori di Guada, poi 3 e alla fine 4, soffriva sempre di più, il dolore era sempre maggiormente lancinante, mi chiedeva sommessamente di smettere, ma sapeva che quella richiesta sarebbe caduta nel vuoto, iniziavo a pregustare il momento in cui l’avrei inculata, le ordinai di alzarsi e mettersi carponi sul tappeto, provò ancora a protestare , ma le presi la testa e la tirai verso il mio uccello, me lo feci succhiare per qualche secondo affinch&egrave tornasse al turgore precedente e poi la spinsi con le braccia per terra, era una favola, il culo all’in sù sembrava chiamarmi, mi avvicinai allo sfintere con la cappella, l’appoggiai e tutto d’un colpo affondai tutto il mio bastone nel buco di Guada che urlò di sofferenza.
Iniziai a cavalcarla aggrappandomi ai fianchi, che magnifica sensazione, due o tre minuti dopo gli urli di Guada si erano trasformati in mugolii di piacere misti a sofferenza, ero allo stremo, le volevo sborrare nell’intestino, ma non so come riuscii ad evitarlo, estrassi il cazzo dal culo oramai dilatato e lo infilai nella fica che lei non aveva mai smesso di masturbarsi da quando avevo iniziato ad incularla.
La feci poi posizionare sulla scrivania come era capitato il giorno precedente e mentre io le strizzavo le tette iniziai a scoparla in modo furioso, fù sconquassata da molteplici orgasmi, la schiena le si piegava e le si stendeva ad ogni colpo e si aggrappava alla scrivania.
Io mi godevo anche un’altra prospettiva anche grazie ad una specchiera di fronte alla scrivania dalla quale potevo vedere il volto stravolto di Guada che serrava gli occhi e apriva la bocca a dismisura per gemere, i capelli le scivolavano da un lato all’altro, un’altra immagine che mi rimarrà sempre in mente.
Alla fine venni nella sua fica, e lei mi ripulì ancora una volta con la lingua che guizzava da una parte all’altra dell’uccello ormai a riposo.
Da quel giorno decisi di portare un piccolo regalo ogni mattina alla mia piccola schiava del sesso.
Cosa sia il regalo lo scoprirete solo al prossimo racconto.
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Per il ponte del 25 aprile decisi di scendere nella mia casa al mare e mi venne in mente di portarmi dietro Guadalupe, l’avvertii della mia decisione e lei ne fù entusiasta, le dissi cosa portare in valigia e a che ora saremmo partiti.
La mattina all’orario prestabilito passai a prendere, caricò il suo bagaglio sull’auto e partimmo, era veramente sexy ed invitante, un abitino leggero, azzurro ed un paio di sandali aperti e alti, quel mattino nel tragitto che separava il mio dal suo appartamento avevo fantasticato su quello che le avrei fatto fare in quella mini vacanza, notò subito il rigonfiamento dei miei jeans e ci poggiò una mano sopra, massaggiandomi e cercò di sbottonare il primo bottone, ma le diedi uno schiaffetto sulla mano, lei non capì in un primo momento, del perché l’avessi colpita.
Io dal canto mio non avrei voluto far altro che riversare tutta la mia sborra nella sua gola, ma con molta difficoltà riuscii a controllarmi, volevo arrivare allo stremo della mia resistenza fisica e psichica prima di farmi spompinare , questo mio masochistico atto fù ripagato dal fatto che Guada inizio a masturbarsi, aveva infilato una mano sotto il vestitino e scostato il perizoma, aveva preso a sgrillettarsi.
Intanto i km passavano avevamo abbandonato il raccordo ed a breve saremmo entrati in autostrada, lei continuava impassibile a masturbarsi, mentre io guidavo ed ogni tanto la guardavo, appena in autostrada le feci alzare l’abito fino alla pancia e infilai 2 dita nella fica stracarica di umori, era bollente, ero al massimo dell’eccitazione, tolsi la mano dalla sua fessura solo per il tempo di spostare la sua di mano sul mio uccello, ancora più gonfio e duro, poi ripresi il mio lavoro nella passera della mia segretaria.
Lei sbottonò in sequenza tutti i bottoni e lo tirò fuori, iniziò a segarmelo, lentamente, voleva evitare di farmi arrivare immediatamente, ogni tanto si doveva fermare, alcune volte perché mi sentiva prossimo all’eiaculazione, altre per via del fatto che essa era scossa da fremiti dovuti agli orgasmi che le forniva la mia mano.
Ci avvicinavamo velocemente ala meta, il nastro d’asfalto scorreva rapido, come le mie dita che guizzavano nella sua fica.
Le ordinai di prendermelo in bocca, subito staccò la cintura di sicurezza e si piegò sul mio cazzo in erezione, tolsi la mano dalla passera, iniziò a succhiarmelo in modo meraviglioso.
Lei alzò lo sguardo e diss&egrave che non vedeva l’ora di bere tutto. La presi per i capelli e la spinsi sul cazzo dicendole :’succhia troia, non parlare’.
Riprese a ciucciarlo e a massaggiare le palle cariche e subito dopo le arrivai in gola urlando: ‘bevi puttana, bevi’ e lei bevve tutto, non ne perse nemmeno una goccia, lo ripulì ed ogni tanto rialzava la testa per farmi vedere che ingoiava la sborra che tanto le piace, un filamento di sborra le pendeva dall’angolo della bocca, lo riprese con la punta del dito e lo infilò in bocca fino in fondo, poi si ricompose ed affrontammo il resto del viaggio parlando di quello che le volevo fare, quando arrivammo mi disse:’non vedo l’ora d’iniziare, sono la tua schiava!’
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Apriì la porta e lei mi precedette, il vestitino leggero era leggermente stropicciato, entrammo e posammo le borse, lei si chinò per poggiare la sua proponendomi una visione stupenda del suo culo, la mia mano si poggiò subito sulla natica destra e lei che forse già se l’aspettava spinse il sedere ancora più verso fuori, un invito che non poteva rimanere inascoltato, ma sapevo che avremmo avuto tutto il tempo e quindi decisi di aspettare e scostai la mano, lei ci rimase un po’ male e sbuffò dispiaciuta, la rassicurai: ‘tranquilla dopo ti rompo il culo, piccola troia’, si girò e mi sorrise.
Mi buttai sotto la doccia e lei disfaceva la valigia, dopo fù il suo turno, mentre si lavava controllai che avesse portato tutto quello che le avevo chiesto, nulla di trascendentale, mini, autoreggenti, decolté, sandali alti e aperti e lingerie sexy, dopo un pò uscì dal bagno e mi vide spulciare tra le sue cose e mi chiese se avesse dimenticato qualcosa, le risposi che aveva portato tutto ciò che volevo.
Mangiammo velocemente e poi ce ne andammo a fare una passeggiata per le vie del paese, non passò inosservata, la mini e i sandali erano una calamita non solo per me, ma anche per tutti i maschi etero che incontravamo per strada, lei abituata ad avere gli occhi puntati non diede troppo peso alla cosa, mentre io, invece ero stuzzicato dalla situazione,
Ci sedemmo ad un bar per bere un caff&egrave, il cameriere si avvicinò per le ordinazioni e non perdeva occasione per guardare la scollatura della maglietta che era ben abbondante, bevemmo il caff&egrave e non perdemmo altro tempo, ci alzammo e ci dirigemmo verso casa, mentre un gruppetto di ragazzi guardava il culo di Guada allontanarsi.
Arrivammo a casa in un baleno, non ebbe nemmeno il tempo chiudere la porta alle sue spalle che l’agguantai per il seno, stringendolo e massaggiandolo, la spinsi verso l’angolo più vicino, appena chiusa tra me e l’angolo si avvinghio al mio collo e iniziò a baciarmelo, io invece le avevo alzato la mini e dopo aver spostato il perizoma, la masturbavo forsennatamente, con il mio medio che continuava ad entrare ed uscire dalla fica, ogni tanto le tittilavo la clitoride, sentivo la differenza che le provocavano i 2 diversi modi di masturbarla dall’intensità dei baci sul collo.
La mia eccitazione era al culmine, l’erezione era completa senza che Guada l’avesse toccato, intanto lei aveva tolto le braccia attorno al collo, ed iniziava a sbottonarmi la camicia e spingeva per uscire dall’angolo, ma non le permettevo un granch&egrave di movimento, mi baciò il petto e scese con la lingua all’ombelico, ne disegnò tutto il cerchio con la punta e poi continuo a scendere, incontrò la cinta, la slacciò aiutandosi un po’ con la bocca e un po’ con le mani, aprì il primo bottone del jeans, poi il secondo e così fino all’ultimo, lì abbassò e con il jeans abbassò anche il boxer, il mio uccello rimbalzò fuori svettando e fù subito preda della mano di Guada, che iniziò a segarmi.
Le permisi di uscire dall’angolo solo per permetterle di sbocchinarmi, infatti si inginocchiò e imboccò, io come al solito le bloccai la nuca e le spingevo il cazzo fino alla radice, ogni tanto mollavo la presa per permetterle di respirare meglio.
Mi spompinò per un po’, poi la feci alzare, le feci mettere la gamba sinistra su di una sedia e strappatole il perizoma la penetrai a fondo, la sentivo godere del mio cazzo, la stantuffai violentemente, mi aggrappavo alle tette, poi la portai a letto e le sfondai il buco del culo, lo feci senza usare nessuna crema, urlò per il dolore, la cavalcai usando i capelli come briglia, dopo un po’ non vedevo l’ora di sborrare e le usciì dal culo e la girai con la faccia all’altezza del cazzo e le inondai la faccia, le spruzzai 4/5 fiotti di sperma caldo che le schizzarono sul naso, sugli occhi e sulla fronte e le colavano sulle labbra, labbra che schiuse per inghiottire la sborra, stava per raccogliere il resto dello sperma per ingoiarlo, ma la bloccai, presi la macchina fotografica ed iniziai a fotografarla, sporca di sborra, mi guardava con uno sguardo da vera troia.
Quello sguardo mi stava eccitando da morire e già mi tornava duro, la mia puttana raccolse la sborra e la ingoio tutta, andò in bagno e si pulì, quando usci mi ritrovò con il cazzo di nuovo in tiro.
Si avvicinò per toccarlo, ma le bloccai i polsi, presi un foulard e li legai, la spinsi sul letto e legai anche le caviglie con le lenzuola, non strette, poteva muoverle, ma non troppo.
Iniziai a scoparla nuovamente, ci baciavamo e le mordevo ogni tanto i capezzoli, intanto alternavo violente sgroppate a ritmi più blandi, fin quando svuotai quel che mi rimaneva nella sua fica.
Guadalupe 6

Il sabato mi svegliai tardi, comunque prima di Guadalupe, feci una doccia e preparai il caff&egrave, svegliai Guada e le diedi la tazzina, dopo il primo sorso il suo sguardo cambiò, divenne intenso, poi sorrise e finì il caff&egrave.
Mi ridiede la tazzina vuota, mentre uscivo dalla camera da letto le feci una domanda retorica : ‘il caff&egrave con l’additivo ti &egrave piaciuto, vero?’
Allontanandomi le sentii dire : ‘si, sei proprio uno stronzo’.
Verso le 15 dopo pranzo decidemmo di scendere in spiaggia, la giornata non si prestava troppo per prendere i primi soli pre estivi, ma non ci scoraggiammo e scendemmo comunque, in macchina non potevo fare a meno di guardare il corpo di Guada, la magliettina rossa le disegnava il seno magnificamente, lo short nero era fin troppo short e le gambe erano uno spettacolo, arrivati alla spiaggia, anche se per pochi minuti, causa maltempo, attirò gli sguardi di bagnanti e pescatori dalla vicina banchina.
Infatti appena tolse lo short, tutti nostri vicini catalizzarono il loro interesse e i loro sguardi sullo splendido culo della mia troia, poi fù tempo di togliersi la maglietta e il numero degli interessati crebbe, come al solito tutto questo non fece altro che aumentare la mia eccitazione.
Come dicevo prima, il tempo mi venne incontro e subito dovemmo correre in auto a ripararci, in un parcheggio pieno di altre auto che cercavano di trovare il modo più veloce per raggiungere la strada, l’eccitazione aumentava, le mie e le sue mani esploravano i nostri corpi.
Appena ci districammo dalla baraonda del parcheggio, io imboccai la strada di casa e Lupe imboccò il mio cazzo, nei 10 minuti che separavano la casa dal mare la mia puttanella lo passò a succhiarmelo, arrivati a casa la presi per i capelli e la spinsi violentemente verso la tavola del salone e piegandola a 90 gradi le strappai il perizoma del costume e la inizia a scopare.
‘Era questo quello che volevi, vero puttana?!’ le ho urlato appena entratole dentro e lei con una voce rotta dall’eccitazione : ‘si fottimi, scopami, ti prego fammi godere!’
La pompai e dovetti interrompere solo per non concludere troppo velocemente, infatti eravamo al limite dell’orgasmo, le uscii dalla fica grondante umori, le sfilai la maglietta e strappai il reggiseno del costume, inizia a morderle i capezzoli e leccare le aureole, mentre lei mi segava dolcemente, poi spinsi il tavolo contro il muro, la feci nuovamente piegare a novanta e mentre lei era in attesa della penetrazione, la sorpresi, m’inginocchiai e iniziai a leccarle la fica, volevo portarla nuovamente al limite dell’orgasmo e bloccarmi nuovamente, lo feci ben 4 volte.
Alla fine eravamo stremati, ma ovviamente non ancora appagati ed estremamente vogliosi, Guadalupe s’inginocchiò e con la lingua avviluppò il mio cazzo, per poi farlo scomparire nella sua bocca, fino alla radice.
Sinceramente le avrei voluto sborrare in gola, ma stavolta volevo appagare anche la sua voglia, non solo la mia.
Le sfilai l’uccello dalla bocca e la feci salire sul tavola le allargai le gambe e tenendola per le caviglie la penetrai ancora, lasciai le caviglie e lei le appoggiò sulle mie spalle, appoggiai le mie mani sul tavolo ed iniziai a spingere, sempre più forte.
Dopo un po’ sentii il mio cazzo avvolto da una ondata calda, le gambe di Guada si strinserò attorno al mio collo più forte ed urlò tutto il suo godimento.
Quasi immediatamente le uscii dalla fica e le arrivai addosso, il primo schizzo s’infranse su un seno, il secondo arrivò fino al mento di Lupe e poi ancora sui seni e poi l’ultimo schizzo arrivò alla pancia, un po’ più in su dell’ombelico.
Guada raccolse con le dita lo schizzo di sperma che le aveva colpito il mento e poi si portò le dita alla bocca, dicendomi : ‘senza caff&egrave &egrave meglio!’
Tornammo dal weekend fuori porta e la vita tornò a scorrere naturale, Guadalupe sempre servile, pronta a soddisfare ogni mio desiderio, a volte addirittura capace di anticipare i miei desideri.
Ogni mattina le porto il caff&egrave con la panna che le piace tanto e spesso, se rientro presto dal tribunale fa il bis direttamente alla fonte.
Ormai era prassi che la riaccompagnavo a casa, salivo da lei, mangiavamo qualcosa e poi finivamo a letto a scopare, molte volte, alla fine le arrivavo in faccia, mi alzavo, mi vestivo e me ne andavo, mancava solo che le lasciavo i soldi sul letto, ma non era necessario, il bonifico mensile, era sufficiente per pagare le prestazioni ordinarie, quanto quelle straordinarie.
Lei invece di sentirsi umiliata ed usata, continuava a goderne, giorno dopo giorno era sempre più bella e sexy.
Io dal canto mio ero si soddisfatto della mia troia, ma in fondo volevo che lei andasse ancora oltre.
Mi sentii con una mia ex amante, la invitai a farmi visita in studio e lei accettò il mio invito.
Dissi a Guada di non prendermi appuntamenti per il pomeriggio del giorno dopo e le feci annullare quelli già presenti in agenda.
Lisa, la mia ex, si presentò alle 16, Lupe la fece accomodare ed io la accolsi sulla porta del mio studio, la feci entrare e chiusi la porta, feci a tempo a vedere l’espressione della mia segretaria, era un misto di gelosia, preoccupazione e dispiacere.
La mia ex, &egrave una ragazza minuta, a stento raggiungeva il metro e 60, con dei seni piccoli e appena accennati, ma ha un culetto e delle gambe quasi perfetti e poi ha una voglia di cazzo non paragonabile a nessuna donna mai avuta prima e nonostante si fosse appena sposata non disdegnava farsi una scopata con gli ex, ero a conoscenza, per via di una sua confessione, di un suo interesse a risvegliare il suo lato lesbo.
Proprio a quel proposito l’avevo contattata e mentre le accarezzavo le gambe ricoperte da un pantalone leggero e lei ricambiava con un massaggio al mio uccello le parlai di Guadalupe e di quello che avrei voluto farle fare, intanto Lisa si eccitava e sentiva la crescita costante ed inesorabile del mio gonfiore, mi fece mettere comodo sul divano dove ci eravamo accomodati precedentemente ed estrasse il mio uccello da boxer e pantaloni e mi chiese di raccontargli dettagliatamente cosa avrei voluto fare a Guadalupe,mentre lei era intenta a spampinarmi.
Dopo una decina di minuti, di racconti e descrizioni decidemmo di far entrare anche la mia puttana/segretaria.
Chiamai Guada e le chiesi di raggiungermi nello studio.
Aprì la porta e trovo Lisa intenta a succhiarmi il cazzo, ci rimase malissimo, fece per andarsene ma le intimai di tornare indietro, di inginocchiarsi al fianco di Lisa e di succhiarmelo alternandosi.
Lei riluttante ma consapevole del suo ruolo, s’inginocchio ed iniziò la sua opera e devo dire che l’alternarsi delle 2 bocchinare era meraviglioso.
Si era instaurata una specie di competizione a chi me lo succhiasse meglio, Lisa era più esperta e smaliziata, Guada lo faceva con una passione ed una dolcezza innata.
Dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non riempire le loro bocche e le loro facce di sborra, mi alzai e ordinai a Lisa di stendersi sulla scrivania, a Guada di salire su Lisa ed iniziare un 69, Lupe stentò, non voleva leccare la fica di Lisa, a quel punto, le dissi :’puttana o sali a leccare quell’altra zoccola e te ne puoi andare a fanculo per sempre!’, la troia, sempre più rassegnata salì sulla scrivania e si mise a leccare la fica della mia ex, che gradì infinitamente.
In pochi minuti, entrambe stavano godendo selvaggiamente, io giravo a i due capi della scrivania, prendevo per i capelli una delle 2 e mi facevo sbocchinare, poi infilavo il cazzo nella fica e poi un’altra volta nella bocca di una delle due puttane, le bocche di Lisa e Lupe erano un’alternanza di fica e di cazzo.
Le due erano infoiate, succhiavano e leccavano ed erano bagnate da morire, io andai a posizionarmi dietro Guada e la impalai, le palle sbattevano sulla fronte di Lisa che faceva fatica a continuare a leccare, presi Lupe per la vita e la feci arretrare, ora la testa di Lisa e la Fica di Guadalupe erano oltre la scrivania, iniziai a pompare nella sua fica, mentre l’altra troia mi leccava le palle.
Le sborrai nella fica un’intenso orgasmo, mi tolsi e spostai Lupe da sopra a Lisa e mi feci pulire il cazzo, dopodiché leccò la fica della mia porno segretaria.
Poi le feci rivestire feci uscire Lupe e dissi a Lisa che mi sarebbe piaciuto ripetere la cosa, lei mi rispose che anche a lei sarebbe piaciuto, rimanemmo d’accordo che mi sarei rifatto vivo io, anche perché ora volevo concentrarmi su qualche altra porcata da escogitare per la mia troia.
Lisa mi saluto e scomparve oltre la porta.
A Lupe non piacque l’arrivo di Lisa nel nostro menage, probabilmente preoccupata di essere scavalcata da un ritorno di fiamma, iniziò una specie di moto di ribellione nei miei confronti, la cosa mi stizzì particolarmente.
Quando le chiedevo delle fotocopie o un fascicolo, la sentivo sempre borbottare, il caff&egrave che le portavo la mattina finiva sempre nel cestino della spazzatura ed aveva sempre qualcosa da ridire, quando la chiamavo per gli extra si limitava a portare a fondo il compitino, ma non c’era più l’enfasi delle settimane precedenti.
L’atteggiamento di Guada doveva essere ‘represso’ subito, quella mattina avevo un ricorso importante, passai in ufficio per prendere dei documenti soprattutto per rilassare la tensione.
Arrivai in ufficio con il solito bicchierino di caff&egrave ‘sofisticato’, lo lasciai sulla scrivania di Guadalupe con un bigliettino con questo messaggio: ‘stamattina bevilo tutto!’
Andai nel mio studio e aspettai il suo arrivo, non tardò e sentii distintamente l’accartocciarsi della carta del bigliettino, un sibilo che immagino fosse uno:’stronzo’ e il tonfo del bicchierino ancora pieno nel cestino.
Avevo immaginato che la cosa andasse così, le diedi il tempo appena di sedersi e la chiamai nell’interfono: ‘Lupe, vieni un attimo nel mio studio!’ e attaccai.
La sentii arrivare dal tacchettio dei sandali, aprì la porta ed entrò, la bloccai all’altezza della porta, chiedendole se avesse dimenticato le buone maniere, se ormai bussare fosse diventato superfluo, in un primo momento fu presa alla sprovvista, poi mi disse che si scusava e mi chiese cose mi dovesse portare, le dissi che per il ricorso avevo tutto a disposizione quindi avevo solo bisogno di rilassarmi e lei sapeva come farmi rilassare.
Mi guardò con odio e mi disse :’mi hai preso proprio per una puttana?’
Mi alzai e le andai incontro e le risposi che non l’avevo presa per una puttana, lei era proprio una puttana, dopo quell’affermazione Lupe alzo la mano e mi diede un sonoro schiaffone.
‘Tutto qua?’ a questa mia nuova provocazione Guada provò con un nuovo schiaffo, ma la riuscii a fermare, bloccandole il polso, era inviperita.
Per il momento avevo previsto tutto perfettamente, dovevo controllare solo se la mia ultima previsione era esatta.
Spinsi la mia segretaria verso il muro e bloccandole entrambe le mani con una sola delle mie, sopra la testa, con la mano libera indagai sotto la gonna di lino beige.
La puttana urlava e cercava inutilmente di liberarsi, mi apostrofava con qualsiasi appellativo offensivo, ma non dovetti arrivare neanche allo slip per accertarmi che avevo azzeccato anche l’ultima previsione, un fiume in piena di umori investì le mie dita.
Comunque affondai le dita nella sua figa calda e bagnata e le tirai fuori, le annusai e le misi sotto le sue narici, le lasciai i polsi e mi allontanai, ritornai alla mia scrivania e mi sedetti.
Dopo qualche secondo mi raggiunse lei, si accucciò e mi slacciò la cinta, poi il bottone ed infine la zip.
Fece emergere dai boxer il mio cazzo e lo impugnò, lo scappellò e se lo infilo in bocca, appena lo imboccò tutto le presi la nuca con la mano e con l’altra le tappai il naso, mi guardò con terrore, aveva paura che non la facessi respirare, le dissi che quando le mancava il respiro doveva solo guardarmi ed avrei liberato il naso per qualche secondo.
Iniziai a scoparla in bocca, le aprivo le narici per qualche secondo e poi le richiudevo, poi le sborrai in gola e lei bevve tutto, senza perdere una sola goccia.
Mi stravaccai sulla poltrona e lei iniziò a massaggiarmi le palle e a dirmi che era la mia puttana e da oggi in poi non si sarebbe più comportata come nella settimana appena trascorsa.
I massaggi iniziarono a fare effetto al mio uccello e in pochi minuti fù pronto per il secondo round, salì sulla poltrona ed io iniziai a scoparla alla pecorina, la sentivo godere e il flusso di umori aumentava, andammo avanti per parecchio tempo e dopo che lei venne io lo tirai fuori e la fece girare e sborrai nuovamente, puntai alla faccia e le schizzai 3 fiotti in viso, uno le finì tra i capelli,
gli altri 2 colpirono il naso e l’occhio destro.
Poi inidirizzai 2 schizzi sulle tette che colarono fino all’ombelico, poi Lupe con le dita raccolse la sborra più densa dal naso e dall’occhio e s’infilò le dita in bocca.
Guardai l’orologio sulla scrivania e scoprii che il ricorso era bello che andato, ma ne era valsa la pena.

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