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High Utility

Episodio 34

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Luca trovò Alessio e Giada che lo aspettavano ad un tavolino all’esterno del bar accanto al condominio dove viveva, con la ragazza che parlava di qualcosa mentre aveva in mano una tazzina del caffè che doveva essere ormai freddo e il suo amico che guardava lo schermo del suo cellulare, emettendo un “mhm-m” o un “certo” a caso di tanto in tanto, probabilmente senza sapere quale fosse il soggetto delle chiacchiere della fidanzata.
Non aveva intenzione di andare alla festa che Lorenzo aveva organizzato quella sera, ma i due, specialmente Giada, che quando si metteva in mente qualcosa era inamovibile, e si avevano meno problemi ad accettare qualsiasi sua proposta che a muovere obiezioni, l’avevano convinto, o, più esattamente, lui aveva acconsentito solo per non far loro un torto. Avrebbe preferito restarsene chiuso in casa, a piangersi addosso l’abbandono di Flavia, ma l’idea che sua madre aprisse di nuovo bocca per infamare la ragazza, definendola di nuovo come “la degna figlia di sua madre”, lo avrebbe fatto infuriare. Forse, a spingerlo davvero nel recarsi alla festa era quasi l’idea di trovare una nuova fidanzata, anche solo per chiudere la boccaccia di Viola…
– Ciao, gente – salutò, senza riuscire a mettere troppo entusiasmo.
Giada tranciò il suo discorso all’improvviso, voltandosi verso il ragazzo. – Luca! Finalmente!
– Oh, pensavo non ti presentassi più – ribatté Alessio, prendendo la sua giacca dalla sedia accanto e indossandola. – Andiamo?
Come se si fosse appostato nel caso i due avessero tentato di darsela a gambe senza pagare, il cameriere apparve e consegnò il conto, che Alessio pagò senza dire una parola. Subito dopo, partirono alla volta della festa.
Il cielo stava cominciando a scurirsi a oriente, con le nuvole più alte ancora infiammate dagli ultimi raggi del tramonto, quando giunsero alla casa dei Favaro, una villetta alla periferia di Caregan con un grande giardino, più ascrivibile a parco, data l’estensione, ed una piscina. Girava voce che i Favaro avessero anche uno di quei labirinti di siepi in quell’appezzamento di terra, e pure qualche frutteto, ma nessuno l’aveva mai visto e chi aveva cercato risposta con Google Earth sosteneva fossero solo fandonie, ma assicuravano comunque che di spazio ce n’era ugualmente.
– Se la campa mica male, il nostro Lorenzo – commentò Alessio, quando giunsero in vista della casa, illuminata a giorno da decine di lampioni.
Luca sapeva che i Favaro avevano un’attività di trasporto su gomma, con una flotta di camion composta da una dozzina di mezzi e, sebbene sua madre non avesse idea di quanto guadagnassero, e per quanto la casa non fosse paragonabile a quella dei Tadini, i loro diretti concorrenti, edificata nella campagna dall’altra parte del comune, era evidente che i problemi economici non togliessero il sonno ai componenti della famiglia. Lorenzo, il figlio minore, organizzava un paio di feste o tre all’anno, quando i suoi genitori decidevano che ne avevano avuto abbastanza della provincia e andavano in vacanza da qualche parte ai tropici, o a vedere le aurore boreali su un’isola dal nome strano, per un paio di settimane, lasciando il ragazzo a casa con i domestici, decisi a non fargli perdere giorni di scuola; lui ne approfittava, e faceva una festa aperta a chiunque andasse a scuola o avesse un bel paio di tette.
– Pensate che vedremo la Tadini… – domandò Alessio, sorridendo. – Francesca, intendo.
– Ecco che ricomincia con questa storia – sbuffò Giada. – Pensi davvero che quella zoccola vada ad una festa della concorrenza?
Luca non disse una parola, ma pensò alla ragazza dai capelli neri. L’ultima volta che l’aveva vista dal vivo, lei era all’ultimo anno delle superiori, famosa per essere una figa galattica e, al contempo, la bulla ufficiale della scuola; aveva anche partecipato alla gara di pompini e aveva vinto la competizione, sebbene molto sostenessero che ciò fosse avvenuto solo grazie all’abbandono di una ragazza bionda che lui nemmeno ricordava, ma che aveva fatto scintille alle semifinali. O, per essere precisi, l’avrebbe vinta se non fosse accaduto che, durante la finale, c’era stato un vero e proprio assalto dei professori e del preside alla vecchia segheria, bloccando a metà l’incontro: tutti gli studenti che erano stati trovati in loco, indifferentemente che avessero i pantaloni alzati o abbassati, in ginocchio o meno, erano stati bocciati e costretti a ripetere l’anno scolastico… Da quanto aveva sentito dire, sembrava che, senza la maturità e senza la voglia di lavorare nell’azienda di famiglia, la Tadini Transport, Francesca avesse tentato di sbarcare in tv, addirittura cercando di soffiare il posto come conduttrice alla Mazzoleni nel programma sportivo “Calcio d’angolo” grazie al suo seno e al calendario che sembrava sarebbe uscito con qualche rivista maschile a novembre. In effetti, si disse Luca, non gli sarebbe dispiaciuto conoscere Francesca…
Pensò a sua madre che, un giorno, aveva sostenuto che i comuni attorno a Caregan potevano vantare personalità della cultura, scienza e medicina, in alcuni casi anche premiati con riconoscimenti internazionali più o meno famosi ma ugualmente importanti, mentre il loro paese era sempre riuscito a donare al mondo solo zoccole poco vestite. Per quanto gli causasse fastidio darle ragione, non poteva comunque contraddirla.
Se a giudicare dalla strada sembrava ci fossero ancora pochi ragazzi, già facendo ingresso nel giardino l’impressione cambiava completamente, con diverse decine di loro compagni che chiacchieravano, ridevano e bevevano, anche se la festa, nelle ore successive, si sarebbe spostata all’interno della casa a causa del freddo della sera, per quanto, in quel momento, l’aria fosse ancora tiepida e il semplice camminare permettesse di non provare troppo disagio.
– Adesso andiamo a cercarti una nuova fidanzata – promise Alessio, guardandosi attorno senza nascondere un certo interesse per quanto vedeva attorno a sé, soprattutto per le ragazze che vestivano con un paio di mesi di anticipo sul clima.
Luca provò a riconoscere qualcuno, e si rese conto che buona parte dei presenti erano loro compagni o comunque loro coetanei che frequentavano altre scuole della zona, ma c’era anche qualcuno con un’età minore e altri con qualche anno in più. Effettivamente, se non fosse stato per il senso di depressione che lo stava demoralizzando, avrebbe provato ad attaccare bottone con qualcuna delle presenti. Un paio che vedeva non gli sarebbe dispiaciuto portarsele a letto per una notte, e qualcun’altra avrebbe anche voluto frequentarla e conoscerla meglio per valutare una più duratura compagnia.
Alessio gli diede un colpo con un gomito, indicando una bionda e una mora accanto ad un tavolo con degli stuzzichini. – Che ne dici?
– Delle tipe o delle pizzette?
L’amico lo guardò come se avesse appena detto una stupidaggine. – Tutti e due. Andiamo lì, facciamo finta di prendere una pizzetta, diciamo qualcosa di intelligente come “la situazione economica dell’Uganda è problematica ma ho deciso ugualmente di investire in aziende del Paese” o “per quest’estate sto valutando se andare in Sardegna o risparmiare per le ferie di Natale a Courmayeur” …
-…o “mangio la pizzetta con la mosca morta che sono proteine senza grassi” … – aggiunse poco convinto Luca della strategia dell’amico.
– Vedo che hai già afferrato il concetto. Così le tipe pensano che siamo più intelligenti e istruiti di questa manica di segaioli che passano il tempo a rincoglionirsi sui social e i videogiochi e le seduciamo.
– Certo – ribatté Luca, poco convinto, seguendo l’amico verso il tavolo. – Ma questa storia dell’Uganda?
Alessio sollevò una mano come a scacciare il discorso. – Passo troppo tempo con Giada a sentirla parlare delle sue cazzate sugli investimenti. Ma comunque meglio di quando parla di “Uomini e donne” e altre idiozie simili…
Luca scorse il prato con lo sguardo, cercando la ragazza che, silenziosamente, era scomparsa. – E Giada che fine ha fatto?
L’altro sollevò le spalle, liquidando la questione con un tono di voce che lasciava intuire che non volesse nemmeno pensarci. – Sarà andata a farsi scopare da qualcuno che gliela fa bagnare. O a ubriacarsi. Spero a farsi scopare: l’ultima volta che si è ubriacata era conciata come una merda e… bah, sarà figa finché vuoi, ma non ci sono tette che valgono quando devo tenerle la testa mentre dà di stomaco. E credo di ubriachi con il kerosene, tanto puzza.

***

Giada s’infilò nella porta d’ingresso della casa dei Favaro assicurandosi di non essere vista da Luca e dall’altro stronzo. Diede un’occhiata all’esterno attraverso delle finestrelle alte e strette poste ai lati della soglia, vedendoli parlare di qualcosa prima di avviarsi verso due ragazze che conosceva, entrambe fidanzate ma sicuramente lì a caccia di qualcuno con cui passare una notte di sesso. Di sicuro Alessio non avrebbe cavato un ragno dal buco con quelle due, ma Luca, considerando la sua bellezza divina e quanto fosse diventato sicuro dopo che era stato con quella sgualdrina quarantenne, aveva buone probabilità di trovarsi con una, o entrambe, nude, in qualche stanzino della casa: doveva agire quanto prima.
Attraversò l’ingresso e poi il salotto, cercando di non fermarsi a contemplare il televisore da troppi pollici e le applique con le luci che cambiavano di colore seguendo la musica che usciva da delle casse stereo delle dimensioni di un piccolo frigorifero. Alcuni ragazzi ballavano, un paio già sotto l’effetto dell’alcool, altri che erano prossimi a raggiungerli; un domestico, vicino ad un tavolo su cui stava sistemando dei piatti di carta, li fissava con un misto di disgusto e invidia.
Giada non conosceva la planimetria della casa, ma non ebbe ugualmente difficoltà nel trovare la stanza da letto degli ospiti del piano terra, come le era stato spiegato da Sofia quando si erano viste la mattina precedente, all’uscita da scuola. E qui vi trovò proprio la sua amica, seduta su una sedia, intenta a scrivere qualcosa sul telefonino.
– Alla buon’ora – disse, quando vide entrare la ragazza, mettendo via il cellulare. – Pensavo ti fossi persa.
Giada ignorò la stoccata ma, nonostante questo, riuscì a stento a trattenere la rabbia all’idea che proprio in quella stronza riponesse la speranza di poter finalmente sedurre Luca. Per un attimo, il timore di aver buttato via il suo NFT da 1600 euro, cadendo in un tranello di Sofia, divenne una certezza. – Sbrighiamoci – ordinò, la voce resa affilata dalle emozioni che si stavano mescolando nel suo cuore, che batteva forte quasi quanto i bassi che provenivano dagli altoparlanti in salotto, e straripavano in acidità nel suo stomaco.
Sofia si alzò con tranquillità, il suo viso anonimo che sembrava creato apposta per esprimere insolenza come in quel momento. – Stai tranquilla, tettona. Non ho certo intenzione che tu vada in giro a dire che non mantengo le mie promesse, soprattutto se sono pagate in anticipo – aggiunse, e, all’insolenza, Giada fu sicura di leggere anche una presa in giro nell’innalzamento degli angoli delle labbra della moretta. – Voglio dire: io faccio la mia parte, e te lo mando qui, ma poi se sei tu che non riesci a farti scopare, quelli sono cazzi tuoi. – Sofia abbassò lo sguardo sul seno prominente di Giada. – Ma, con quelle, devi metterti d’impegno per non riuscirci.
Le mani di Giada strinsero la rabbia che le ardeva dentro per impedirsi di scagliarla contro quella cozza invidiosa, ma Sofia si voltò e uscì, inconsapevole, o ignorando, o soddisfatta di come aveva trattato la ragazza. La musica aumentò per un istante mentre la porta era aperta, per poi diventare completamente inudibile quando si chiuse, o, per lo meno, divenne tale per la bionda, che le sembrò di essere stata in piedi sopra il parapetto di un ponte e, improvvisamente, si rese conta di essersi lanciata nel vuoto. Mentre si sbottonava la maglia e si scopriva il seno, sperò che l’elastico legato alle caviglie fosse allacciato correttamente.

***

Il tentativo con le due ragazze accanto al tavolo non era andato bene, ignorando Luca e Alessio e allontanandosi per raggiungere due giovani appena arrivati alla festa…
– Sono i loro fidanzati – aveva commentato Alessio, attaccando il terzo quadrato di pizza con le acciughe mentre teneva in mano una lattina di Coca Cola: il fallito approccio non l’aveva particolarmente depresso, aveva notato Luca, ma lui aveva una ragazza che, per quanto non andassero troppo d’accordo, per usare un eufemismo, se la sarebbe scopata senza troppi problemi. Per lo meno, quando fosse tornata sobria.
Lui, invece, c’era rimasto male, e molto. Per qualche motivo, si era aspettato che fosse diventato ben appetibile, ricercato, anche solo per il fatto che una milf bella quanto Sam lo avesse sedotto, se lo fosse portato a letto e poi lo avesse ceduto a sua figlia, la ragazza di cui era innamorato da anni e che, nelle poche settimane che avevano passato come fidanzati, gli aveva donato il periodo migliore della sua vita. Invece, due ragazze carine, non al livello di Sam e Flavia, l’avevano ignorato e…
– Ma tu sei Luca? – domandò una voce femminile, interrompendo i suoi sconfortanti pensieri.
– Figa in arrivo da ore otto! – lo avvisò a bassa voce Alessio, abbandonando il pezzo di pizzetta sbocconcellato sul tavolo e pulendosi la bocca con un movimento della mano libera dalla lattina che doveva essere, nelle sue intenzioni, furtivo.
Un paio di ragazze carine, che Luca sapeva frequentare anche loro la Sandrini sebbene ignorasse il loro indirizzo di studi, si stavano avvicinando a loro, sorridendo; due di quelle vestite con un paio di mesi di anticipo, a giudicare dagli scolli.
– Sì – rispose lui, mettendosi più dritto e gonfiando un po’ il petto.
Le due si presentarono, aggiungendo qualche chiacchiera per non rendere palese che una, la mora più bassa, ci stava provando con lui, o almeno tastando il terreno, mentre l’altra le faceva da spalla, scambiando qualche parola con Alessio perché non disturbasse l’amica e la sua preda. Luca si rese conto di essere tale per lei, e la cosa gli piacque. Anche lei gli piaceva, e non gli sarebbe dispiaciuto scoprire come fosse una volta nuda, sudata e ansimante di eccitazione sessuale; poi, se anche la sua personalità non fosse stata male, avrebbe potuto cercare di imbastire un fidanzamento o, comunque, un rapporto a lungo periodo.
Passarono alcuni minuti a chiacchierare, con lei che si spostava una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e mostrando il collo ed una spalla, e, in un paio di occasioni, abbassandosi per qualche motivo in avanti, permettendo al ragazzo di scorgere comodamente il seno non troppo grande. Nulla di più di Flavia, riconobbe, con una punta di dolore al pensiero della sua ex amante. Gina sembrava simpatica, anche se era evidente che si impegnava per apparire tale, ma a Luca interessava poco ridere con una ragazza, quando questa aveva altre qualità. Sosteneva di essere anche una brava fotografa, quando lui accennò alla sua passione, e mentre si stavano scambiando i loro identificativi Instagram fotografando il codice RQ l’uno dell’altra sui rispettivi smartphone, Luca si accorse che c’era un’altra ragazza, ad una decina di metri di distanza, che fissava un po’ lui e un po’ il proprio cellulare.
All’inizio, Luca, complice la notte che stava calando nel giardino, pensò fosse Olivia, ma ad una seconda occhiata comprese che si sbagliava: era quell’amica di Giada… beh, forse definirla “amica” era un termine un po’ esagerato, anche solo considerando l’astio che dominava lo sguardo della biondina quando la guardava. Annuendo distrattamente all’ennesima battuta appena apprezzabile di Gina, il ragazzo si chiese se Sofia fosse lì anche lei per lui. La conosceva di vista, ma per qualche motivo gli stava antipatica e, se avesse dovuto scegliere, avrebbe preferito passare la notte ad ascoltare Gina che cercava di fare la simpatica che con lei in un letto.
Tornò a prestare attenzione alla ragazza che ci stava provando con lui, prima che si rendesse conto che la stava ignorando per l’altra, sorridendo al racconto che Gina stava facendo della sua giornata. Si lamentava bonariamente della scuola e del pomeriggio passato dal parrucchiere e poi a correre avanti e indietro per Udine a cercare un negozio di abiti che avesse un paio di pantaloni che… Gina si perse in una marea di particolari inutili che Luca ignorò, accorgendosi che sembrava amare la propria voce al pari di sua madre Viola; si chiese se fosse tanto logorroica anche a letto, e sorrise quando lei fece l’ennesima battuta, sebbene lui stesse pensando, in realtà, al suo cazzo che le chiudeva la bocca dopo che le aveva dato un paio di orgasmi con la lingua e le dita.
In quel momento, però, Sofia, dopo aver guardato per l’ennesima volta il cellulare, aveva espresso il proprio sollievo con una smorfia per qualche messaggio appena ricevuto, e poi si era avviata verso di lui. Senza troppa grazia, aveva battuto il dorso della mano sul braccio di Gina.
La mora, interrotta sul clou di una nuova avventura tra appendiabiti e camerini di prova, si irritò. – Ehi, non vedi che sto parlando con lui? – gridò.
– Vai a farti un giro, socia – rispose Sofia, senza scomporsi. Alzò il telefonino davanti alla ragazza, mostrandole lo schermo. – Pensi di poter competere con una con un paio di bocce simili?
Gina fece per ribattere, ma lo sguardo della nuova arrivata, sottolineato da una mano che si muoveva indicandole di levarsi dai piedi, fece infuriare la ragazza che, con profonda delusione di Alessio, richiamò l’amica e insieme se ne andarono senza salutare ma borbottando indispettite.
Dello stesso umore si scoprì anche Luca, il quale si era appena fatto sfumare una possibile notte di sesso, o per lo meno una sveltina. – Ma, scusami… – sbottò, irritato, volgendosi verso Sofia.
– Oh, sta tranquillo – rispose lei, alzando la mano di prima per consigliargli di calmarsi. – Ho di meglio di Gina, che tra l’altro sta con uno che è nell’esercito e che magari è meglio non fargli girare i coglioni – spiegò, quindi alzò il telefono, spostandosi quando Alessio provò a guardare lo schermo, impedendoglielo. – Dai un’occhiata qui e dimmi se non ti piacciono.
Luca abbassò lo sguardo sullo schermo e non riuscì a trattenere un moto di ammirazione. Sul display rovinato del cellulare apparivano un paio di tette grosse, piene, ben distanziate e con dei capezzoli dalle aureole larghe. Non potevano competere con quelle di Sam, ma erano ugualmente stupende. Sentì ritornare una piacevole sensazione di desiderio che iniziò a riempirgli le mutande, infondendogli una felicità che da una settimana sembrava essergli stata preclusa.
– Ti arrapano, eh? – sogghignò Sofia, incomprensibilmente soddisfatta. – Prima che qualcuno te le porti via, vattele a prendere nella stanza degli ospiti: aspettano proprio te – gli consigliò, spiegandogli velocemente come trovarla.
Luca era talmente eccitato che si accorse perfino di aver ringraziato quella ragazza spiacevole mentre iniziava a correre verso la casa, dimenticando completamente Gina e la sua amica. Distrattamente, sentì Alessio dirgli che era fortunato, ma lamentandosi che lui, adesso restava solo. Sofia gli rispose che gli avrebbe fatto compagnia lei.
– Ah, ok – sentì ribattere l’amico alle sue spalle. – Sai nulla della situazione economica dell’Uganda, o hai un albergo di Courmayeur da consigliarmi?
Il ragazzo attraversò il giardino, schivando un paio di ragazzi che stavano camminando con un paio di birre in mano, poi s’infilò nella casa, il cazzo gonfio che si trovava letteralmente in balia del tessuto dei pantaloni, sbattuto a sinistra o a destra ad ogni suo passo. Il salotto sembrava una discoteca con le luci sui muri che proiettavano colori differenti sul soffitto, con la musica tecno a palla che rimbombava sopra quelli che ballavano o si limitavano a dimenarsi. Imboccò il corridoio accanto alle scale, contò tre porte e, senza bussare o chiedere nulla, l’aprì ed entrò, chiudendola alle sue spalle.
Il suo cuore sembrò fermarsi quando, sul letto davanti a lui, non trovò nessuno. Sentì la sua eccitazione sfumare, i muscoli rilassarsi, l’impressione di apparire come un coglione per essere cascato con tutte le scarpe nel tranello di Sofia. Già, quella stronza l’aveva preso in giro… per restare da sola con Alessio? Si sentì confuso, e quasi divertito, in realtà, all’idea che quella ragazza l’avesse ingannato per stare solo con Alessio e farci magari del sesso. Era la cosa più…
Il rumore appena udibile di passi alle sue spalle lo indusse a voltarsi, ma non fece in tempo: due mani si posarono sui suoi occhi delicatamente, impedendogli di vedere. Un corpo femminile, basso e… sì, a giudicare da cosa percepiva contro la sua schiena attraverso la maglia, dotato di un gran seno, si appoggiò a lui.
Il desiderio smise di svanire ma, anzi, si riattizzò ancora più di un istante prima, soprattutto al profumo di eccitazione che aveva cominciato a sentire nell’aria. Allungò le mani dietro di lui, toccando un paio di chiappe sode e grosse, muscolose.
– Ti ho sempre desiderato, Luca, – sussurrò una voce nel suo orecchio, – e non te ne andrai di qui senza che io ti abbia avuto.
Luca sorrise a quelle parole, già gustandosi il piacere di sentire il proprio cazzo sprofondare nel corpo della sua misteriosa amante, negli orgasmi che avrebbero condiviso, nel godimento che avrebbe fatto comparire sul viso di… Poi riconobbe la voce quando la sua amante immaginaria ebbe un volto, e quello era di…
Abbandonò le chiappe come se fossero state roventi, portò le mani sui polsi della ragazza, strappandoli dai suoi occhi, e voltandosi, costernato: Giada era lì, davanti a lui, splendida nel suo corpo nudo, perfetto, meraviglioso. Da dea. Da fidanzata del suo migliore amico.
Tentennò, decine di insulti, recriminazioni, preghiere, imprecazioni affiorarono nella sua mente ma non una sembrava riuscire a raggiungere la sua lingua, nessuna era adatta e tutte lo erano in quel momento. Solo dopo un interminabile istante riuscì ad aprire la bocca, per dire qualsiasi cosa, ma Giada glielo impedì con le proprie labbra, mettendosi in punta di piedi, una mano dietro la nuca per abbassargli la testa, la lingua della ragazza che scivolò dentro di lui.
Nella sua mente scomparve ogni parola che l’aveva affollata fino a quell’istante, lasciando solo la constatazione che quanto stava succedendo era incredibilmente sbagliato. E fottutamente piacevole.
I suoi muscoli si sciolsero come prima, ma i suoi pantaloni divennero ancora più stretti.

Continua…

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