High Utility
Episodio 35
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In quel momento, quella davanti a Luca non era Giada, o per lo meno, non era la Giada che aveva conosciuto fino a quel momento, la ragazza bellissima che ammirava silenziosamente quando la vedeva accanto a lui nel piazzale della scuola, con un seno fantastico ed un carattere… beh, era impossibile negarlo, con un carattere di merda. Quella davanti a lui, nuda, in punta di piedi, con la lingua che stava esplorando la sua bocca e che stava baciando con passione era certamente un’altra; portava il suo nome, aveva il suo stesso aspetto venusto, era il medesimo sogno erotico, ma non era lei. Era la sua sosia cattiva, il suo clone ninfomane. La Giada originale era un pezzo di figa freddo, che non andava più in là di un qualche gesto carino con lui: questa era un pezzo di figa galattico che lo stava seducendo con i mezzi più vili che una donna potesse dispiegare.
E, Luca non poteva negarlo, la Giada cattiva ci stava riuscendo alla perfezione.
Ma che Giada fosse buona o cattiva, con un carattere impossibile o accomodante, vestita con una tuta da sci o nuda come in quel momento, arrabbiata o eccitata, lei era la fidanzata del suo migliore amico, e lui non doveva toccarla. Non doveva, anche se ogni fibra del suo corpo gridava indignata che era una follia.
All’inizio, il ragazzo pensò che Giada stesse opponendo una resistenza che solo una colonna di cemento avrebbe potuto vantare, ma poi comprese che erano le sue stesse braccia che, nonostante fossero appoggiate sulle spalle della ragazza, sembravano intenzionate a non voler rispondere all’ordine di allontanarla. Lo sforzo di volontà che richiese quel movimento fu simile a quello che avrebbe richiesto fare un passo per oltrepassare il ciglio di un burrone, e il senso di panico che provò staccando quella dea dal suo corpo pensò fosse paragonabile a quanto avrebbe sperimentato lanciandosi davvero nel vuoto.
Giada non mostrò una confusione minore alla sua. Lo fissò con uno sguardo carico di dolore, delusa che avesse interrotto quel bacio. Lui sentì il cuore spezzarsi davanti a quell’espressione.
– Ma come, Luca… – cominciò a domandare lei, con una voce simile a quella di un pulcino.
Il ragazzo non la lasciò continuare, deciso a impedirle di portare avanti quella follia, ma subito si rese conto che del tono autoritario con cui rendere le sue parole più incisive non ce n’era traccia, e solo il litro di testosterone che la vista di quel corpo perfetto gli aveva fatto pompare nel sangue impediva alla sua voce di avere un suono ridicolo come quello della dea bionda davanti a lui. – No! Io… tu sei la ragazza di Alessio. Questo… è sbagliato! – riuscì a far uscire della sua bocca, sebbene non fosse sicuro che quei suoni avessero davvero un significato.
L’erezione era dolorosissima, il calore stava bruciando le sue membra come se la febbre fosse esplosa all’improvviso ed era incredulo di quanto aveva appena detto e, al tempo stesso, terrorizzato di avere delle riserve sul suo dovere di migliore amico. Distogliere lo sguardo dal seno di Giada fu impossibile.
La postura della ragazza passò dallo sconcertato alla frustrazione, per poi dimostrare tutta la delusione che stava esperendo, e le sue parole, adesso, lasciavano trasparire l’indignazione di una donna dal corpo perfetto che veniva rifiutata da un uomo. – Stai scherzando, Luca?
– No – gettò lui fuori dal petto, stringendo i pugni e i denti, allo stesso tempo pentendosi e sentendosi orgoglioso di quanto stava dicendo.
Giada abbassò il capo e lo scosse, sconsolata. – Perché voi ragazzi siete tanto cretini? Non riuscite proprio a capire? – domandò. Alzò lo sguardo verso il viso di Luca, il suo che mostrava la delusione. – Sono mesi che mi faccio scopare dal tuo migliore amico – e il ragazzo fu sicuro che quell’accento di disprezzo nelle ultime due parole non fu un errore della dea, – essere posseduta e riempita della sua dannata sborra, baciata, palpata… solo per essere vicino a te, farti ingelosire e sperare che tu mi porti via da lui, diventi il mio ragazzo. Eri troppo timido per fare io il primo passo, – continuò, e man mano che parlava la rabbia in lei cresceva, – e allora ho provato a farmi desiderare. Vedevo come guardavi le mie tette, come desideravi il mio culo, ma quella tua figa di… di fedeltà tra amici idiota ti impediva di fare qualsiasi cosa! E poi è arrivata quella troia di Samantha, che ti ha cambiato, ti ha reso più sicuro, ed eri ancora più bello, così. Io ti volevo, ma tu preferivi una donna con il doppio dei tuoi anni…
Luca era sconvolto, disorientato… davvero Giada aveva fatto tutto questo per cercare di mettersi con lui? Davvero stava con Alessio, che era evidente a chiunque che lo detestasse, ci faceva sesso, disgustata, solo per essere accanto a lui? Sì, lui era sessualmente attratto da lei, ma proprio quello che Giada definiva “figa di fedeltà tra amici idiota” era la base dell’amicizia e lui non poteva tradire la fiducia con Alessio… Ma, nel frattempo, Giada ci rimetteva la propria felicità per cercare di stare con Luca, e questo, al ragazzo, sembrava qualcosa di davvero doloroso. Nonostante tutto, lui le voleva bene, e lasciare che soffrisse…
– …poi ti sei messo con… con Flavia! Cazzo, Flavia! – strepitò la bionda, poi sembrò prossima a scoppiare in un pianto. Gli occhi le si strinsero, scintillarono nell’umidità che stava raccogliendo tutto il dolore nel suo cuore. – Io mi sentivo tradita, Luca, abbandonata. Era come se non ti importasse niente dei miei sentimenti, come se giocassi con le mie emozioni… Vederti con quella ragazza che non ti meritava, mentre io continuavo a stare con uno che non meritava me…
– Mi… mi dispiace, Giada – disse lui, senza sapere cos’altro ribattere. Una parte della sua coscienza gli sussurrava che il discorso della ragazza non aveva il minimo senso, basava le sue accuse su intenzioni che lui non aveva mai avuto e, tantomeno, immaginato, ma sentiva il suo cuore stringersi davanti al dolore di lei, un senso di colpa soffocarlo e stringerlo al petto. – Io… mi dispiace. Cos’hai intenzione di fare?
Lei non rispose subito. Continuò a fissarlo, le iridi nere che luccicavano per l’emozione che stava vivendo, poi prese con entrambe le mani quella sinistra di Luca, la sollevò davanti al suo viso e baciò le dita, una dopo l’altra. Una volta finite, con lentezza l’appoggiò sul suo seno destro.
A quel tocco, Luca s’irrigidì forse ancora più del suo stesso cazzo. La tetta era morbida, calda, sembrava lo implorasse di stringerla. Non era grossa come una di Sam, ma aveva qualcosa… qualcosa che la rendeva ancora più desiderabile. Poi sentì il cuore battere sotto quella meraviglia, e mai come in quel momento aveva visto Giada come una persona dotata di emozioni, sogni, paure e desideri, e lui desiderava scoprirle fino all’ultimo particolare. Sembrò che la ragazza che conosceva da mesi l’avesse sempre vista solo in una risoluzione più bassa, in bianco e nero, e adesso, in quel momento, potesse ammirarla nel suo vero essere, nei più fulgidi colori, fino all’ultimo dettaglio della sua anima.
– Sono bella, Luca? – chiese lei, con una voce carica di amore che lui non aveva mai udito uscire dalla sua bocca.
– Sì – rispose lui, in un fiato. Era più che bella, era perfetta…
– Voglio fare l’amore con te, Luca – continuò, e sembrò che premesse ancora più la mano contro il suo seno.
Lui fece per rispondere che lo voleva anche lui, e al contempo che non poteva, non doveva. L’unica cosa che riuscì a emettere fu un balbettio privo di senso.
Una mano di Giada si staccò dall’altra, si chiuse in un pugno dal quale si ergeva solo l’indice che si appoggiò sulle labbra del ragazzo. – Lo so, l’ho capito – spiegò con dolcezza, – ammiro quel senso di fedeltà che hai verso quello che dovrebbe essere il mio fidanzato. Ma io ti amo, Luca, devi concedermelo. E anche tu mi ami, lo so, non nascondermelo perché leggo ogni tuo pensiero: riconosco quando eccito un ragazzo e – abbassò lo sguardo verso il cavallo dei pantaloni del ragazzo, palesemente deformati – tu lo sei – concluse, soddisfatta.
– Ma… – provò a dire lui, consapevole che quanto stava per dire era più per convincere sé stesso che lei che quanto gli stava chiedendo era sbagliato.
Lei lo bloccò di nuovo appoggiando il dito sulla bocca. – Quando io non ci sono, e tu e Alessio siete da soli, sono certa non parliate solo di paracaduti e fotografie, ma anche di sesso. – Non era una domanda, ma lui annuì ugualmente. – Sono sicura che lui si sarà lamentato che mi chiede spesso di fargli pompini e di dargli il mio sedere, ma non ho mai accettato. – Luca si scoprì a disse sì con il capo.
Giada si mise di nuovo in punta di piedi, avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo e, prima di baciarlo, spiegò quanto lui aveva già compreso. – Li ho tenuti solo per te. La passera è sua, ma la bocca e il culo sono esclusivamente tuoi.
Questa volta Luca non allontanò Giada quando le loro lingue cominciarono a scivolare una sull’altra, e nemmeno quando, dopo diversi, infiniti minuti in cui imparò ogni suo dente, ogni nota del profumo della sua pelle, la posizione di ogni ciocca dei capelli biondi della dea, lei abbassò una mano sul cavallo dei pantaloni di lui, accarezzandogli il desiderio che aveva assunto la durezza della roccia.
– Non sai da quanto tempo sogno di toccartelo – sussurrò lei in un orecchio. – E di vedertelo.
Giada si inginocchiò davanti a lui, scorrendo le dita sulla maglia di Luca mentre si inginocchiava. Fece passare il bottone dei calzoni nella toppa, poi abbassò la zip e fece scendere i pantaloni lungo le gambe, lasciandoli afflosciare sulle scarpe. Luca la osservò contemplare le sue mutande nere deformate dall’eccitazione, il suo membro ben visibile attraverso il rigonfiamento della stoffa; fu sul punto di togliersele da solo, tanto il desiderio era intenso da non voler perdere tempo, ma la ragazza, fortunatamente, lo precedette.
Forse per rendere la cosa più clandestina, Giada non abbassò gli slip del ragazzo, ma vi mise dentro una mano, afferrò il cazzo e lo tirò fuori. Lei lo guardò con ammirazione, trattenendo il fiato e a bocca aperta.
In effetti, a Luca sembrava fosse più lungo del solito, la cappella rossa completamente fuoriuscita dal prepuzio, una goccia di precoito che colava dal meato. Era quasi doloroso nella sua rigidità, come se fosse stato un pezzo di ferro conficcato nel suo corpo.
Giada non aveva idea di questo. Lei lo afferrò con una mano e, aperte le labbra, se lo mise in bocca, poi cominciò a muovere la testa avanti e indietro.
Luca si lasciò sfuggire un sospiro di piacere dal naso, mentre fremeva al contatto del suo glande con la lingua della dea bionda davanti a lui. Appoggiò una mano sui capelli di Giada, accarezzandoli.
Non voleva ammetterlo con sé stesso, ma quel giorno sperava veramente di abbandonare la festa dopo aver posseduto una ragazza, di avere un orgasmo con cui concludere la sua storia con quella stronza di Flavia e iniziarne una nuova. Giada era l’ultima che si sarebbe aspettato come amante, ma non poteva non vedere l’ironia della sorte che gli aveva fatto trovare nuda proprio la sua amica che tanto detestava la sua ex. La più figa tra tutte le sue amiche…
Forse furono quei pensieri, quel bisogno di stare bene dopo una settimana di dolore, di sfogare il risentimento che provava dopo che la rossa l’aveva lasciato prima sparendo e poi mandandogli un semplice messaggio, e impedirgli di accorgersi, o solo di accettare che, rapportato a quelli che la stessa Flavia e sua madre Sam, quello era il pompino più sciatto che avesse mai ricevuto.
Continua…
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grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…