Skip to main content

High Utility

Episodio 54

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com o raggiungetemi su Telegram

Alessio sollevò lo sguardo dal cellulare quando notò Luca tornare. – Flavia ha detto che sta arr… – iniziò, ma si interruppe quando notò la ragazza accanto al suo amico. – Olivia? – domandò stupito, per poi cercare di riprendere un’espressione meno sorpresa. – Ciao, come stai?
Luca serrò leggermente l’abbraccio che stringeva le spalle della mora mentre lei salutava a sua volta Alessio, allontanando la sua timidezza con il suo calore. – Bene, grazie, e tu?
L’amico rimase un attimo interdetto, decisamente incapace di trovare qualcosa da dire alla ragazza, per poi esclamare, guardando il suo compagno: – Diavolo di un Luca!
Luca aprì il braccio libero. – Eh… – si limitò a dire, come se la cosa gli fosse sfuggita di mano e… Per quanto chiunque altro avrebbe trovato quel paio di battute insensato, per loro due valse uno scambio di informazioni, commenti e spiegazioni maggiore di quanto avrebbe permesso un simposio di un’ora.
Luca indicò ad Alessio la panchina accanto alla sua. – Mettiamo… – e pose le mani una a fianco all’altro.
L’amico annuì, si alzò e si pose ad un lato del sedile di ferro, mentre Luca si poneva dall’altro capo. Sollevarono e spostarono la panchina ponendola davanti all’altra, in modo che chi si sedesse potesse vedere chi era sull’altra.
– Non sprecate molto fiato in chiacchiere, voi due – commentò Olivia, sommessamente.
I due ragazzi alzarono le spalle allo stesso tempo, poi Luca indicò alla ragazza la panchina ricollocata. – Prego, accomodati.
Lei ringraziò e, appoggiata la sacca con la fotocamera sul sedile, si sedette con la grazia tipica di una persona timida. Il ragazzo le si sedette accanto e Olivia, dopo un istante, mise la sua mano sinistra tra le sue, che strinse a sua volta.
– Viene con noi a prendere il gelato – comunicò Luca ad Alessio, come se la cosa fosse stata predisposta in precedenza e glielo volesse solo ricordare. L’altro schioccò le dita di una mano, indicandoli. – Mi sembra ovvio – ribatté.
– Se la cosa non è un problema… – aggiunse la ragazza, abbassando lo sguardo. La stretta delle mani di Luca si fece più calorosa.
Alessio osservò per un istante la ragazza, poi lanciò uno sguardo duro all’amico. – E pensare che una volta eri timido quanto lei – esclamò, – e adesso sei un mezzo criminale che… – Luca sogghignò e gli mostrò il medio, – …va’, Olivia, quello ti porterà sulla strada della perdizione! Salvati finché sei in tempo.
La ragazza sorrise divertita, sebbene non alzasse lo sguardo. Quando, però, il braccio di Luca le cinse una spalla si rilassò visibilmente, e appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Lui sentì la tensione dei muscoli di lei diminuire sensibilmente.
– Vedrai che starai bene, con noi – le sussurrò Luca nell’orecchio.
Lei non rispose, ma chiuse tranquilla gli occhi. Li riaprì un istante dopo, quando una voce femminile parlò alle sue spalle.

****

Flavia aveva corso, non proprio a perdifiato, ma comunque alla massima velocità che le scarpe ben poco indicate e una notte di sesso le avevano permesso, attraverso prima le boscaglie, poi lungo una carrareccia e infine i prati più o meno curati del parco per raggiungere il prima possibile il luogo che le aveva indicato Alessio. In realtà, nell’ultimo quarto di chilometro aveva rallentato, riducendo la corsa ad una camminata, per non arrivare sudata e puzzolente; forse, aveva pensato ormai a poche centinaia di metri dalla destinazione, avrebbe potuto controllare se un pullman avesse fatto scalo davanti al bar “Il Griso” diretto al centro di Caregan, ma quell’idea non le era mai passata per la mente nemmeno quando frequentava tre volte alla settimana il capannone e non aveva voglia di farsi vedere per caso dagli altri quattro o da Giada nel piazzale, sotto il cartello del trasporto pubblico, con il rischio che le proponessero un passaggio, mandando all’aria la drammaticità della scena in cui abbandonava le orge (a parte Giada, che avrebbe cercato di tirarla sotto con il motorino, ne era certa).
Si fermò, controllò la sua posizione sulla mappa della app del cellulare rispetto al punto di incontro e, poco prima di capire da che parte andare, sentì distintamente la voce del ragazzo con cui aveva piacevolmente condiviso la sera e la notte appena passate. Rimise in tasca il telefono, si diede una veloce ripulita alla maglia, per quanto avesse già controllato che non vi fosse rimasta polvere, o peggio, già diverse da quando era partita, e poi superò il muretto che la nascondeva.
– Alessio! – esclamò, felice di vederlo, per poi accorgersi di altre due persone che le davano le spalle, sedute su una panchina, una bionda e una mora, con i capelli lunghi, il capo appoggiato su una spalla dell’altra. La curiosità di scoprire chi fossero, oltre ad un vago senso di inquietudine, durò solo il tempo che la prima si voltasse verso di lei.
– Ciao, Flavia – la salutò Luca. Il sorriso che illuminava il suo viso non aveva alcunché che lasciasse immaginare che provasse verso di lei nulla che non fosse il sincero piacere di rivederla: niente rabbia per la rottura del loro rapporto, per il dolore che aveva vissuto quando lei era scappata come un coniglio davanti alla sua incapacità di vivere con un ragazzo troppo tranquillo per lei. E, cosa che forse la colpì ancora di più, non c’era traccia di desiderio sessuale nel suo sguardo, quel bisogno che, fino ad un mese prima, sembrava lo costringesse a fare più sesso possibile con lei.
Flavia ebbe l’impressione che la risposta fosse rappresentata da chi si nascondeva dietro a quella cascata di capelli castani quando sollevò il capo dal suo ex amante e la guardò con un sorriso intimorito. – Olivia?
– Ciao – rispose la ragazza, dimostrando un certo imbarazzo, che la rossa scoprì anche dentro di sé. “Ecco cosa succede quanto ti trovi davanti al tipo che ti metteva a novanta a letto, insieme a quella che mette a novanta a letto adesso e sembra esserne entusiasta quanto te”, pensò, indecisa se essere divertita o sconcertata, sicura che quei due avessero già consumato e con soddisfazione di entrambi.
Non le fu possibile evitare di domandarsi se Olivia fosse bisognosa di sesso grezzo e volgare quanto lei o, piuttosto, un’algida figa di legno al pari della bionda che aveva abbandonato, sporca di sborra, in mezzo ad un capannone dopo che in cinque se l’erano scopata senza ritegno. Flavia sperò fosse meglio di entrambe, ma che sapesse comunque soddisfare Luca come voleva e meritava.
La rossa sentì le gambe portarla quasi di loro volontà attorno alle due panchine e ritrovarsi in piedi dietro Alessio, quasi che Luca e Olivia, ora insieme, la intimidissero. Sorrise imbarazzata, e non quell’imbarazzo sano della mora. Poi, però, superato il momento in cui gli ormoni scatenati dalla vista del suo ex fidanzato si quietarono un po’, una questione ben più importante comparve finalmente nella sua mente. Sbattè gli occhi, confusa, guardò i due ragazzi, ed esclamò: – Ma… siete di nuovo amici! – e solo in quel momento una morsa al petto le fece comprendere che quanto aveva afflitto a Giada era stata una punizione irrazionale e decisamente esagerata.
Luca e Alessio, ignari della sorte della bionda, la fissarono come se avesse appena espresso una stupidaggine colossale.
– Siamo sempre stati amici – disse il primo, con il tono di voce di chi stesse illustrando la cosa più banale al mondo – una donna non può impedire a due uomini di essere fratelli di genitori diversi.
– I Pooh ci hanno fatto una canzone, e preferisco non dire cosa ne pensavano gli antichi greci a riguardo perché ho scoperto che parlarne con la propria partner causa problemi a livello di vita sessuale – aggiunse il secondo, strappando una risata ad Olivia, la quale si portò una mano sulla bocca per nascondere il sorriso.
– Scusate… – disse, sebbene gli occhi non riuscissero a celare l’ilarità che le aveva illuminato il volto.
Flavia le lanciò uno sguardo, scuotendo la testa come a dirle che doveva rassegnarsi. – Ormai ci sei dentro anche tu, impara a non aspettarti nulla di serio da questi due…
Sempre con la mano a occultare la gioia, la mora annuì.
– Ti porteranno alla perdizione – aggiunse Flavia, fingendosi seria, poi indicò Alessio: – Lui, ad esempio, mi ha fatto venire voglia di imparare a fare parapendio.
Il ragazzo si voltò verso di lei. L’affettata gravità con cui aveva parlato prima era stata sostituita da una viva eccitazione. – Davvero! Mitica Flavia! Lo hai detto a Samantha? Lei cosa ti ha risposto.
Flavia finse di grattarsi le labbra. – Ne ho… solo accennato… ma credo che, se iniziassi a fare lanci, farei meglio a trovarmi una casa nuova… Non sembrava molto… uhm, entusiasta, diciamo.
Il ragazzo si alzò in piedi, balzò dietro la panchina e la abbracciò. – Oh, è fantastico! Sarà meraviglioso!
Luca si alzò a sua volta, guardando l’orologio. – Proporrei di andare a prendere il famoso gelato, prima che si faccia la coda davanti al negozio. – Si voltò verso Olivia e le pose la mano per alzarsi. Lei accettò con un sorriso di apprezzamento.
– Mi sembra una buona idea – ribatté Alessio, prendendo sottobraccio Flavia. – Andiamo.
Luca cinse con un braccio la vita di Olivia e si avviarono ma, dopo pochi passi, domandò: – Non che sia mia intenzione invitare anche lei ma, Flavia, hai magari visto Giada? Si è allontanata nel parco qualche ora fa, e mi chiedo che fine abbia fatto.
La rossa si trattenne appena dal fare un balzo a quella domanda. Comprese che il suo volto era sbiancato a quella domanda e il “no” con cui rispose suonò alle sue orecchie il più monocorde possibile. Guardò gli altri tre, ma i due ragazzi sembrarono non accorgersene nemmeno, mentre Olivia, ricambiando lo sguardo, parve riconoscere una buona dose di menzogna nel comportamento della rossa. Ebbe comunque la creanza di non dire nulla a riguardo. In quel momento, e Flavia non seppe nemmeno lei come, scoprì che loro due, in realtà erano diventate amiche, e se avesse lavorato per bene quel rapporto avrebbe potuto crescere e diventare saldo e speciale come quello che viveva tra i due ragazzi.
– Non importa, – concluse Luca, interrompendo i pensieri della rossa, – sono sicuro che troverà qualcosa di meglio.

***

Giada riprese coscienza lentamente, percependo per prima cosa quel piacere che provava quando sentiva la propria pelle pulita e profumata dopo una doccia, quindi il fastidio di quelle scomode liste di legno che formavano la panca da palestra che premevano contro la sua schiena. L’aria leggermente fredda che accarezzava la sua pelle nuda si aggiunse all’equazione e, una volta raggiunto un livello di consapevolezza sufficiente, riuscì a ricordare cosa ci facesse lì. Dopo essere stata scopata in ogni posizione possibile, in qualsiasi orifizio del suo corpo abbastanza capiente da contenere un cazzo, ed essere riempita e coperta di sborra fino a quasi annegarne, e poi essere scopata e spruzzata in faccia dalla stronza dai capelli rossi, ancora semi incosciente, era stata portata e abbandonata in bagno, accanto alla bacinella dei suoi vestiti, dai quattro che avevano usato il suo splendido corpo per soddisfare i loro bisogni più animaleschi. Quando si era svegliata, ormai sola, aveva barcollato alla doccia più vicino, si era lavata fino quasi a togliersi la pelle con l’acqua più calda che aveva fornito l’impianto e usato fino all’ultima goccia di sapone liquido. Quando era uscita, si era asciugata completamente con un paio di phon, cosa che si era rivelata meravigliosamente piacevole e che l’aveva gettata in uno stato di sonnolenza, portandola a chiudere gli occhi un secondo dopo essersi sdraiata sulla scomoda panca in mezzo al bagno.
Da quanto era diminuita la temperatura e l’umidità, doveva aver dormito almeno…
Qualcosa la scosse su una spalla, e Giada si rese conto che la stessa cosa aveva provocato, qualche secondo prima, l’inizio del suo risveglio. Aprì gli occhi, spaventata, improvvisamente consapevole di essere nuda in un capannone dove quattro l’avevano scopata e che potevano non essere gli unici a usarlo per motivi simili.
Il volto di due bionde comparve nel suo campo visivo, entrambe di pochi anni più di lei, una decisamente poco felice di vederla e l’altra dall’aria meno sveglia di lei stessa.
– Oh, buon giorno principessa – esclamò la prima, ironica. – Un caffè con brioche?
– Ma è troppo tardi per la colazione – ribatté l’altra.
La prima le lanciò uno sguardo che dimostrava più sprezzante compassione che altro, sebbene le labbra mormorarono mute un’imprecazione che l’altra non colse.
Giada sentì il suo cuore rallentare il suo battito impaurito. – Voi chi siete?
La bionda la guardò con una dose di disprezzo ben minore rispetto a prima. – Questo dovremmo chiederlo noi a te, ma siamo già a conoscenza della tua identità, Giada. Ci hanno informato di cosa ha organizzato Flavia – spiegò, incapace di trattenere, in un angolo delle sue labbra carnose, quello che sembrava un accenno di scherno nei confronti della ragazza nuova. O forse di rispetto verso quella che se n’era andata. Quindi Alena spiegò chi era, poi presentò Natalia.
– Ciao, sono Natalia – fece eco l’altra, salutando con la mano.
– È la… la mascotte del gruppo, se capisci cosa intendo – spiegò a mezza voce Alena, ma parve piuttosto stesse insultando l’amica. Giada, comunque, credette di comprendere.
Le guardò meglio, notando che, nonostante fossero vestite con tute da ginnastica colorate, potevano vantare dei corpi perfetti quanto il suo. In effetti, non c’erano molte differenze tra di loro, e quelle che balzavano maggiormente erano il colore delle iridi. E l’intelligenza, pregò silenziosamente, almeno in confronto a una delle due “veterane”.
Fece per mettersi seduta sulla panca, ma la mano di Alena si appoggiò sulla spalla nuda di Giada, sospingendola gentilmente all’indietro perché tornasse sdraiata. – Ma…
Alena, che doveva essere la capa delle ragazze dell’orgia, non la fece continuare: – I ragazzi hanno detto che, adesso che Flavia se n’è andata – e lo stesso angolo delle labbra mostrò questa volta una buona delusione – ci serve una terza troia, e abbiamo deciso che lo sarai tu – spiegò, con una certa soddisfazione. Soddisfazione che un istante dopo lasciò il posto ad un’espressione più cordiale: – Se sei interessata, ovviamente, Giada. Non è che abbiamo intenzione di averti come schiava sessuale, legata ad una colonna, sia inteso.
Natalia intervenne: – A me mi piace essere legata, ma a un letto. A Vittorio piace scoparmi legata quando siamo a casa sua.
– Ammiro la sua pazienza nel non imbavagliarti… – si lasciò scappare sottovoce Alena, per poi riprendere la sua normale compostezza. – Cosa ne pensi, Giada?
Quel “cosa ne pensi” sembrò far scomparire ogni pensiero che stava girando nella mente della ragazza. Se fino a quel momento aveva l’idea di essere stata ingannata (ingannata come un pollo, doveva ammetterlo con sé stessa) da Flavia in quel modo, con la scusa che poi avrebbe potuto fare sesso senza remore come piaceva a Luca, di essere stata abusata da quattro stronzi che avevano approfittato di lei, di essere stata trattata come una troia, proprio come aveva sempre cercato di evitare anche con il ragazzo che amava e che l’aveva allontanata da lui proprio per questo, improvvisamente qualcosa che non si aspettava iniziò a prendere forma nella sua testa; qualcosa, però, che non era comparso in quel momento, ma che da tempo aleggiava ai confini della sua coscienza, quasi pronto a comparire al pari di una nuvola temporalesca nel suo cielo mentale quando era distratta, pronto a oscurare appena un po’ il celeste della sua vita perfetta. In realtà, mentre quei due bastardi la tenevano per le caviglie e i polsi, uno intento ad usare il suo culo e l’altro la sua bocca, lei sospesa da terra ma emotivamente sprofondata in un magma di sensazioni che non riusciva a controllare e che la stavano soffocando, e così anche in altri momenti altrettanto folli e squallidi, aveva provato qualcosa che non aveva mai sperimentato in tutta la sua vita o… forse, quella era la “vita” …
Improvvisamente, quasi fosse si fosse scoperta una cocainomane in astinenza, provò un dolore che non seppe se descrivere fisico o solo emotivo, come se qualcosa le avesse azzannato un fianco, il pensiero di trovarsi di nuovo scopata in quel modo, priva di dignità e senza il minimo rispetto verso la sua persona, le fece battere il cuore sempre più forte.
Altroché farsi piantare la faccia nel cuscino da Luca e inculare a pecora… che cosa da mezzeseghe…
– Sai, gestire quattro ragazzi in due non è un’impresa molto semplice – stava raccontando Alena, nel frattempo, nel tentativo di convincerla. – Non è una di quelle cose che puoi scrivere sul giornale: “cerchiamo una terza per orge in un capannone abbandonato”, immagino capirai. Bisogna cogliere l’occasione quando si pres…
– Sì, sì, sì, ci sto – tagliò corto Giada. – Dove devo firmare?
Questa volta, lo sguardo che Alena lanciò a Natalia non aveva nemmeno l’ombra del disprezzo di prima. L’altra sembrò rallegrarsi più del solito, e Giada comprese che la causa non era stato il cambio di atteggiamento dell’amica, quanto le sue stesse parole. Senza spiccare una parola, la ragazza afferrò il cursore della zip della sua maglia e l’abbassò. L’apertura dell’indumento lasciò scorgere solo pelle nuda e, raggiunta una certa posizione della cerniera, la pressione dei grossi seni che si indovinavano sotto il tessuto fece sollevare il bordo inferiore della maglia.
Nel frattempo, anche Alena aveva cominciato a spogliarsi, e dopo essersi tolta le scarpe da ginnastica da quattro soldi di una sottomarca della Decathlon usando solo le punte dei piedi, si abbassò i pantaloni della stessa azienda, dimostrando che nemmeno lei portava l’intimo.
– Perché sporcare le mutandine con quella polvere, là fuori? – spiegò anche se non era stata posta la domanda, – E poi, a volte, quando sono eccitati te li strappano di dosso, e ti tocca scopartene uno “in privato” per fartene comprare un paio in sostituzione.
– Figa o faccia? – domandò Natalia, togliendosi i pantaloni anche lei.
Alena accarezzò il volto di Giada con dolcezza. – Faccia, tanto poi facciamo cambio, – rispose, rivolta a Natalia, – voglio vedere se sa leccare bene con la nostra ex compagna di scopate. – Poi tornò alla sua nuova amica, continuando a passare le dita sulle sue gote. – Sapessi com’è brava nel sesso lesbo. Tu hai esperienza?
Giada ebbe bisogno di fare violenza su sé stessa per distogliere lo sguardo dalle labbra della figa di Alena, da cui stava cominciando a colare una goccia di desiderio. Si scoprì, al contempo, disgustata e attratta come poche volte nella vita da qualcosa. – No – ammise, non considerando quanto le aveva fatto Flavia.
Mentre Giada abbassava lo sguardo tra i suoi stessi seni, osservando Natalia che le sollevava una gamba e prendeva posizione con il suo inguine, la ragazza scomparve quando il suo campo visivo venne completamente occupato dal sesso di Alena, che rimase a pochi centimetri dalla sua bocca. Un’altra goccia di desiderio colò sulle sue labbra, e la ragazza si scoprì incapace di trattenere la lingua dal catturarla e apprezzarne il sapore delicato, mentre, per la seconda quel giorno e nella sua vita, una figa entrava in contatto con la sua, dandole l’impressione di due ventose bagnate e calde che si baciavano.
– Non preoccuparti, oggi farai molta pratica, te lo assicuro – disse Alena, con la voce calda di una donna che sa che sta per godere. Pose una mano dietro la nuca di Giada e le sollevò il volto verso la sua fica. Il profumo che accolse il volto della ragazza fu simile al sapore che era colato sulle sue labbra, sebbene meno intenso. – Qualche domanda prima di cominciare?
Giada protese la lingua e passò la punta sul bordo delle piccole labbra di Alena: sembravano delicate, come i petali di un’orchidea. Un senso di elettrico benessere aveva cominciato, nel frattempo, a infondersi dal suo inguine. – Sì – sussurrò, quasi senza accorgersene, – una di voi sta già con Diego, o è libero?

Continua…

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com o raggiungetemi su Telegram

3 Comments

  • Rebis Rebis ha detto:

    Ottima come sempre! Narrazione leggera, ma pregna di soddisfazioni per il lettore. Avrei scommesso, onestamente su un simile epilogo per Giada, ma francamente mi è molto piaciuto il modo in cui l’hai impostato: una sorta di illuminazione tardiva riguardo esperienze e scelte che fino a prima non toccava neppure con un’asta di tre metri. Davvero bello. E vedere Olivia trovare il suo posto è stato molto bello.

    • Giada era il personaggio che meno accettava la sua vera natura, tra tutti e tre i personaggi principali. Lungo la storia cerca di far credere agli altri e a se stessa di odiare il sesso, ma aveva solo paura di riconoscere che bramava essere trattata come una schiava sessuale senza ritegno, e questo contrasto la portava ad essere intrattabile, oltre a seminare discordia nel resto del gruppo.
      Olivia, durante la stesura del racconto, mi sono sempre chiesto se avesse davvero il diritto di diventare la ragazza finale di Luca, ma non tanto per il suo aspetto o per il suo comportamento, quanto per il fatto che occupasse molto poco spazio nella storia: appare forse tre o quattro volte, comparse di qualche riga, che mostrano palesemente il suo interesse verso il ragazzo, ma null’altro. Prima che Luca vada a trovarla mentre sta fotografando il fiore, la sua più lunga comparsa nel racconto è attraverso il suo album Instagram, in cui nemmeno appare lei stessa ma solo le sue foto. Pure Sofia ha più spazio di lei…

Leave a Reply