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Racconti Erotici Etero

HISTOIRE D’UNE EGLISE GOTHIQUE

By 3 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ricordo di una neve bianca, che cadeva, cadeva, cadeva dal cielo, a poco a poco, dolcemente, tanto, tanto soavemente.

Il vento freddo freddo la scuoteva appena, oh, tutto sembrava un sogno, vi assicuro.

E attraverso le nuvole candide fatte dei fiocchi gelidi che scendevano giù si vedevano tante, tante cose, lo sapete? Tante, che nessuno può immaginare.

C’erano tanti tetti, tante finestrelle illuminate, lì intorno.

Ma si vedeva soprattutto un campanile alto alto, nero, con le guglie, una chiesa bigia bigia e nera, cupa, con il portone chiuso’

E si sentivano i rintocchi di campane, sapete? Don, don, don, don’

C’erano delle donne vestite di nero, avvolte in fazzoletti turchini, che tornavano alle loro case, camminando sotto la neve.

Oh, tempo da fantasmi!

Di tanto in tanto, s’udiva il vecchio soffio del vento, che ululava nelle fessure, oh, pareva la voce di un gigante arrabbiato!

E la neve triste sembrava fatta con le lacrime del Cielo, che si impietosiva, coprendo la terra annerita dalle cattiverie con una coltre candida, sì.

Io non so se tutto quello che vi racconto &egrave realtà.

Ma io rivedo quegli istanti, oh, il mio pensiero me li fa vedere come tante visioni piene di malinconia!

E sapete cosa mi ricordo, anche?

C’era un bel viso, ricoperto di lacrime. Era di una povera infelice, che avevano fatto piangere, io non so perché, ma lei era innocente!

La colpa sua era di aver voluto bene. In questo consisteva, sì!

La sconsolata si nascondeva la guancia offesa con la bella mano bianca. Oh, le avevano dato uno schiaffo, proprio così!

Io rivedo quel bel viso, quelle lacrime d’argento, come in una visione.

I miei occhi si chiudono, commossi davanti a un’immagine tanto triste! E si riaprono, poi, per ricontemplare quel magico istante.

Oh, caro istante!

Lo sapete?

Prima che costruissero la cattedrale malinconica, non c’era proprio niente, in quel luogo, soltanto polvere grigia e poche case.

C’erano soltanto tanti ippocastani, alti alti, che avevano piantato tanti secoli prima, io non mi ricordo quando, credetemi.

La bella andava sempre lì, si sedeva sull’erba, poiché le piaceva quel silenzio.

Almeno, in quel luogo, i cattivi non potevano farle del male! E si sentivano i canti degli uccelli, sapete? C’erano le upupe e gli usignoli.

Ricordo che lei tanto amava socchiudere gli occhi e ascoltare’ Era così innocente e ingenua! No, davvero quel cuore di fanciulla non sapeva concepire l’odio.

E una volta’

Oh, una volta le accadde una cosa bellissima, mentre si trovava lì!

Aveva chiuso i suoi occhi e le parve di udire una voce meravigliosa, che la chiamava per nome’ Oh, quel qualcuno doveva conoscerla da sempre!

Era rimasta quasi senza parole.

Però, intorno a lei c’era una luce dorata e tanto bella, che io non la so proprio raccontare.

– Oh, chi sei? Parlami, per favore’

Le fronde degli ippocastani si muovevano nel vento, così dolcemente, che’oh!

La bella giaceva al suolo, appoggiandosi al tronco di uno di quegli alberi secolari. Oh, non era per paura, ma per l’emozione che aveva bisogno di appoggiarsi a qualcosa.

Lo sapete? Aveva giunto le mani’

Poi, si sentì dire:

– Costruisci una bella cattedrale per me, amica mia’ Costruiscine una per me, meravigliosa quanto un sogno!

Altro non ricordo di quell’istante.

Il vento si era portato via la voce bellissima che aveva parlato al cuore dell’innocente.

E la cosa più triste &egrave che dopo quel giorno l’infelice non la risentì mai più.

Mai, mai più.

Però il sogno si avverò.

Oh, sì, accadde proprio come in una favola! La grande cattedrale venne costruita, ed era proprio bellissima. Nessuno però volle abbattere il boschetto degli ippocastani, che ancora germogliavano lì intorno.

La richiesta celeste era stata esaudita.

E lo sapete? All’ombra di quelle guglie, sotto le fronde verdi degli alberi secolari, sbocciò un affetto.

Mi ricordo i due, fiabescamente abbracciati, mentre il suono un po’ triste delle campane si diffondeva lì intorno’ I capelli della bella volavano nel vento, oh, certo, doveva avvenire proprio in quel santo luogo la consacrazione del loro affetto.

Ricordo le loro dolci passeggiate, mano nella mano. Ricordo le loro dolci promesse, sussurrate dalle labbra rosse di lei, e regalate ai passerotti.

Un giorno si erano ritrovati soli sotto la quercia grande, il cuore di entrambi batteva forte, lei si era tolta i suoi veli davanti agli occhi del suo amato, e così’ Nessuno li aveva visti.

Ma poi’

Oh, poi, capitò una cosa terribile!

Lui se ne andò, e non tornò più.

Io non mi ricordo bene cosa fece l’infelice. Oh, io non ricordo quante lacrime scesero lungo le sue guance, no, no, no!

Io socchiudo i miei occhi, li riapro, e vedo una tomba, sì, lì, sotto gli ippocastani antichi.

E lo sapete? Porta il nome della sconsolata, inciso nel suo marmo. Ahim&egrave, questa &egrave la verità, perché tacerla? E adesso vi racconterò di che cosa c’&egrave scritto sulla lapide, oh, quasi mi viene da piangere, a dirlo.

C’&egrave scritto: ‘QUI GIACE LA POVERA E., MORTA DI CREPACUORE PER AVER PERDUTO LA SOLA PERSONA CHE AMAVA ED ESSERE RIMASTA SOLA IN MEZZO AI CATTIVI’.

Povera piccola!

Oh, forse, aveva sentito di nuovo quella voce meravigliosa, che la chiamava!

Forse, si era accorta di due braccia vigorose che la stringevano, per strapparla a quel mondo di cattiverie e di vipere, sì!

Ahim&egrave’

Lo spirito della fanciulla non volle abbandonare mai quel caro luogo, dove per la prima volta nella sua vita aveva provato felicità.

Lei era rimasta lì’

E non pensate di poter trovare l’anima sua fra le stelle bianche che brillano nella notte! Non pensate che se ne fosse volata sin lassù.

E quando dal cielo cadeva la bianca neve, si vedevano i suoi lunghi boccoli biondi al vento, si vedeva il suo volto, confuso in una nuvola grigia e triste.

Tirava un bacio’

Oh, pareva una visione!

E allorché il vento soffiava tanto forte, sembrava di udire la voce sua, che chiamava chi le aveva voluto bene e l’aveva abbandonata per sempre.

Era un sospiro, sì!

E passavano le stagioni, una dopo l’altra, le belle guglie si ricoprivano di neve, la primavera faceva sbocciare i fiori, l’autunno portava la malinconia nel villaggio e uccideva le povere, piccole foglie.

Oh, lo sapete?

Il vecchio prete, vestito di nero e con la barba bianca conosceva tutte queste storie.

Io non lo so bene se ci credeva oppure no.

Ma quando se ne andava su e giù per le navate, la notte, accendendo uno a uno i tanti ceri che brillavano sugli altari, oh, sì, sentiva tanti rumori tristi, e sapeva da dove venivano.

Forse quello che vi racconto &egrave solo un sogno, ma che cosa importa?

E se gli chiedevate cosa fossero quelle voci strane che si udivano ogni tanto, se gli facevate qualche domanda sui misteri di quel luogo, lui rispondeva ridendo in un modo tutto suo, che quasi faceva paura.

– Eh, io parlo con gli spiriti!

Queste sono le storie tristi della cattedrale, che un brutto giorno andò in fiamme.

Oh, io non lo so chi era stato a dare fuoco a quel dolce luogo! So soltanto che non ne rimase che tanta cenere, ed un pugno di ricordi.

Ahim&egrave, sì, &egrave così.

Della leggenda, più niente restava.

E le campane non spandevano più lì intorno il loro suono d’argento! Non si vedeva più quella vecchia sagoma di campanile, nella notte, sotto le stelle! Mai più!

E così si chiude la nostra storia.

Ma io vi giuro, mi voglio ricordare quel bel posto come in sogno, mi voglio ricordare la bella cattedrale grande e meravigliosa come una volta.

I miei occhi la ricontemplano, non la dimenticheranno mai, mai, mai. Cade tanta neve, sapete? Tanta neve, bianca bianca, e c’&egrave un vento freddo freddo, che fa correre lontano il pensiero e lo porta verso le stelle.

E s’ode ancora quella voce, dal vecchio campanile, ma &egrave una voce di fantasma! Altro più non chiedetemi di narrarvi, perché non ricordo che lacrime di perla e un sogno.

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