Skip to main content
Racconti Erotici Etero

I Figli delle Tenebre

By 1 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Come ogni sera Sophia aprì la porta con una furia precipitosa, quasi avesse avuto un solo ed unico pensiero durante tutto il giorno.
Si sfilò i sandali che rimasero abbandonati accanto al divano e sospirò di sollievo mentre la pianta del piede toccò la superficie liscia del gelido pavimento. Nella sua mente parve apparire la scritta FINALMENTE!.
Lanciò la borsetta sulla sedia ed accese il computer.
‘Leggo la posta e poi una bella doccia’ pensò sedendosi sulla comoda poltrona in pelle nera; fissava lo schermo che caricava il sistema operativo mentre la sua mente si chiedeva come mai avesse così bisogno di tutto quello, perché aveva l’impressione d’essere soggetta a qualche tipo di droga; perché non riusciva a smettere?
La schermata nera di window XP aveva il potere di rendere la sua attesa ansiosa perché oltremodo lenta.
Ripeté tutte le azioni in modo automatico come ogni sera. Connessione, collegamento al server ‘nome utente e password.

‘Eccolo!’ i suoi occhi erano ormai abituati a scorrere velocemente tutte le mail, scartando quelle che l’antispam aveva lasciato passare ed arrivando direttamente al suo nome ‘Silence.

Non c’era niente tra loro. Non erano amanti e non avevano mai parlato di sesso se non in modo occasionale, ma le sue mail erano diventate così tremendamente importanti. Lentamente, goccia dopo goccia, erano stillate nella sua vita colmando dei vuoti che nemmeno credeva di avere.
Ormai da quant’&egrave che andavano avanti?
Un anno e mezzo? O forse erano due?
Parlavano di tutto e non si lasciavano coinvolgere da niente. Libri, arte, letteratura, grandi dogmi religiosi e piccole disavventure giornaliere’evitavano la politica dato che era un argomento privo d’interesse per entrambe.
Si conoscevano molto bene, ma non si erano mai incontrati. Si erano perfino rifiutati di scambiarsi una foto ‘Tanto che bisogno c’&egrave?’ le aveva scritto ‘mica dobbiamo piacerci!’
In effetti, avevano tacitamente stabilito che la loro non dovesse in alcun modo essere una relazione virtuale basata sul desiderio o sull’amore; non era nemmeno una relazione di alcun genere.
Come la si poteva definire? Il primo pensiero che le veniva in mente era: profonda amicizia.

Si erano sentiti in alcune occasioni anche per telefono, ma stranamente si accorsero che si sentivano più a loro agio comunicando via mail e così le telefonate erano rare.

‘Ciao bella!! Questa sera sono in chat’ le aveva scritto ‘ho bisogno di parlarti. E’ una cosa importante! Quindi cerca di esserci! Devo chiederti una cosa. Una proposta indecente! A dopo.’

Poche parole. Guardò fuori dalla finestra aperta, ammirando ancora una volta il maestoso cipresso e cercando di scovare tra i suoi rami l’insistente cardellino che la svegliava ogni mattina. Era primavera e lei rispettava la pericolosità e la bellezza di quella stagione di mezzo. ‘Cosa vorrà chiedermi?’ Il primo pensiero che venne formulato dalla sua mente a tale domanda fu: vuole incontrarmi.
Un’ondata di pensieri ed immagini allagarono la sua mente e travolsero ogni indizio di razionalità: PANICO.
Che faccio? Che gli dico? Sono pronta ad incontrarlo?
NO! Fu la risposta istintiva.

Si alzò e lentamente salì al piano superiore. Il corpo pareva essere guidato da una mente istintiva ed autonoma, mentre lei pensava unicamente a quella breve frase cercando di decidere cosa rispondere.
Si spogliò meccanicamente e s’infilò sotto la doccia. La pelle, ancora chiara a causa di un’astensione protratta dai raggi solari, si distese sotto il getto fresco dell’acqua.
I lunghi capelli bagnati seguirono le forme delle spalle e dei seni. Voleva solo non pensare.
Rimase così abbastanza a lungo da perdere il senso del tempo. Si risvegliò quasi di soprassalto, ricordandosi del suo appuntamento in chat. Terminò velocemente quella lunga doccia e scese al computer in accappatoio e con i capelli avvolti in un asciugamano.

Entrò in chat e vide che il pallino accanto al nome di lui, che ne segnalava la presenza, era ancora spento.
Si preparò un insalata e lo attese.

Nel momento preciso in cui il pallino divenne verde il suo cuore ebbe un sussulto. La stessa sensazione provata la prima volta che si erano sentiti per telefono.
Paura ed eccitazione in un mix agghiacciante.

– Ciao tesoro!
– Ciaoooooo’..strana mail la tua. Cosa devi chiedermi?
– E’ una proposta veramente indecente
– Vabb&egrave! Sopravvivrò! Al massimo ti dirò di no.
– Ne soffrirei tantissimo!
– Dai..piantala e dimmi cos’hai in mente

Lei &egrave lì, con l’accappatoio aperto e le ginocchia al petto; sente sulle cosce i capezzoli che solleticano la pelle. Vorrebbe che la proposta oscena fosse quella che lei ha in mente e nello stesso tempo si augura di no. Non sa nemmeno lei cosa vuole di preciso. E’ nervosa, ma non vuole farlo trasparire dalle sue battute.

– Ecco’.ti ricordi quello studio che stavo facendo sugli Esseni?
– Certo! Ne abbiamo parlato tante volte.
– Ho conosciuto su un forum un tizio che organizza una specie di viaggio iniziatico a Qumran con un gruppo di persone.
– Ma daiiii!!!
– Sì’e volevo documentare il tutto.

E tutto questo che c’entra con la proposta di cui parlava? Pensò dubbiosa.

– E quindi?
– Pensavo’.sai ‘se io faccio il reportage fotografico’beh! Magari a te andava di accompagnarmi per farci una storia.
– Io?????????
– Sì! Perché? Non ti piacerebbe?
– Sì’no! Non so!
– Mi piace quando sei così sicura! Dai! &egrave solo una settimana!
– Posso pensarci su un paio di giorni?
– No
– Uffi! Quando sei così categorico mi fai impazzire!
– Dai! &egrave una bella occasione! loro conoscono tutti i segreti degli Esseni. Hanno studiato tutti i rotoli resi noti. Non avremo mai un’altra occasione come questa! Dimmi di sì’ti prego!!
– Ma perché io? Perché non ci vai da solo?
– Perché voglio condividere con te questa esperienza. E’ davvero tanto strano? E poi davvero mi serve una storia per il giornale. Dopo la scoperta dei rotoli del mar morto quella setta ebraica ha suscitato l’interesse di varie persone e ancora oggi tutta la loro storia &egrave avvolta dal mistero.
– Mhhhhh

Pensa. Riflette. Cosa fare? Non riesce a pensare a tutte le implicazioni di tale viaggio. Sa che se lui le concedesse del tempo la parte razionale del suo cervello direbbe di no e lei rifiuterebbe l’invito. Che faccio? Accetto oppure no!!

– Allora?!?! Deciso?
– OKKKK..UFFA!!!
– Lo sapevo! Brava. Ti posso chiamare così ti spiego meglio?
– Vabbbbene!!!

Al telefono, nonostante le sue pressanti domandi, lui sembrava restio a darle più spiegazioni del dovuto e molte risposte furono ‘Mi spiace, ma non lo so’non ne ho idea’. Quello che scoprì fu che il viaggio era molto più costoso di quanto avesse previsto. Ma ormai aveva detto di sì e non se la sentiva di tirarsi indietro, senza contare che forse non le dispiaceva trascorrere un po’ di tempo con quell’uomo misterioso che si faceva chiamare ‘Silence’ .

Si sarebbero incontrati per la prima volta all’area gruppi dell’aeroporto di Malpensa. Come accade prima di ogni incontro al buio i dubbi ed i quesiti si moltiplicavano nella sua mente: Come gli sembrerò? Mi troverà almeno carina? Deluderò in qualche modo le sue aspettative?

Giunta all’area gruppi vide un grappolo di persone radunate sotto un grande cartello verde su cui spiccava la scritta rossa QUMRAN; si avvicinò scrutando velocemente ogni componente del gruppo cercando di accoppiarla con l’immagine mentale che si era fatta di lui.
Nessuno parve corrispondere alla descrizione fisica sommaria che le aveva dato.
Si avvicinò a quello che pareva essere il capo gruppo. Un uomo alto e molto abbronzato, completamente rasato e con una propensione per la gesticolazione marcata ed il sorriso cordiale.

-‘Buongiorno. Sono Sophia’ disse timidamente porgendo la mano, aspettandosi di dover dare maggiori spiegazioni sulla sua presenza
-‘Sophia! Ti aspettavamo! Vieni’vieni! Ti presento gli altri membri del gruppo’

Quel ‘Ti aspettavamo’ e quella accoglienza così eccessivamente calorosa la presero alla sprovvista ed il suo atteggiamento divenne leggermente difensivo. Istintivamente non si fidava di quell’uomo.
Si chiamava Jordan e risultò essere un vero esperto in materia di Esseni e dei luoghi da loro popolati.
Le persone che le vennero presentate, e di cui dimenticò immediatamente il nome, formavano un’accozzaglia variopinta di età variabile dai 25 ai 50 anni. Un gruppo difficilmente inquadrabile. Aveva pensato che si sarebbe trovata in mezzo a turisti di età medio alta, tutti con l’aspetto del professore in pensione ed invece c’erano ragazzi giovani, donne mature, uomini con vestiti sportivi ed altri in giacca e cravatta.
Mentre faceva conoscenza, cercando di valutare ogni individuo per capire cosa l’avesse spinto ad affrontare un tale viaggio, non riusciva a togliere lo sguardo verso l’unica entrata della sala gruppi, in attesa di vederlo entrare.
E tra la folla lo riconobbe. Borsone a tracollo, passo sicuro e deciso. Abiti sportivi ed occhiali da sole. Quando fu a qualche metro da lei, inclinò la testa sul lato come fanno i cani quando sembrano non aver capito qualcosa: ‘Luigi?’
‘Sophia!’
Si abbracciarono e si salutarono con un bacio sulla guancia.
Non ebbe nemmeno il tempo di esprimere la sua gioia poiché immediatamente le fu sottratto da Jordan che, trascinandolo per un braccio, lo presentò agli altri come il fotografo ufficiale della spedizione.
Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso; cercava di collegare la sua immagine alla valanga di mail scambiate nel corso dei mesi.
Quando si tolse gli occhiali vide i due bei occhi verdi di cui andava orgoglioso. Era alto e muscoloso. I capelli portati lunghi gli stavano terribilmente bene ed il fascino che emanava era già ben noto attraverso le parole scritte nelle sue mail. Una sola parola le venne in mente: carisma.
E lui ne era dotato in modo naturale.

In aereo si ritrovarono separati e a lei toccò trascorrere il viaggio accanto ad un professore di storia che le raccontò diverse teorie a riprova del fatto che i Sette Specchi Esseni fossero davvero utili per l’esistenza odierna; di come quel popolo fu capace di identificare i rapporti umani dividendoli in sette categorie, sette misteri. Chiamati specchi in quanto in ogni momento della nostra vita, la realtà interiore viene rispecchiata nelle nostre azioni.

Conosceva poco l’argomento, ma seguì con interesse le sue divagazioni mentre di tanto in tanto incrociava gli occhi sorridenti di Luigi che la fissavano per lunghi attimi.
Quando la discussione si spostò sul perché secondo lui Gesù doveva necessariamente appartenere a quella setta trovò più argomenti per controbattere, facendogli notare le sostanziose differenze tra la dottrina essena del tempo e quella dei nazareni, così giusto per creare una discussione.
‘Per gli Esseni il rito dell’abluzione ha la stessa importanza del battesimo dei cristiani ed inoltre, come questi ultimi, praticavano la benedizione del pane e del vino.’

‘Sì’ma dall’altro lato, secondo i rotoli, gli era vietato bere liquidi fermentati. E quindi il vino come lo spiega? Lo benedicevano e lo buttavano?’

Andarono avanti così per tutto il viaggio.

Arrivarono all’aeroporto di Ben Gurion nel tardo pomeriggio. Arrivati in hotel gli furono assegnate le stanze. Qui scoprì alcune stranezze interessanti sugli ebrei; tipo la Shabbat key ‘ovvero una chiave che non costringe ad usare la maniglia o il Shabbat lift un ascensore che non ti costringere a premere il pulsante, fermandosi automaticamente ad ogni piano. Questo per gli ebrei osservanti del sabato senza lavoro.
Non vedeva l’ora di infilarsi sotto la doccia e starsene un po’ sola.
Arrivata nella stanza scoprì che avrebbe dovuto condividerla con un’altra persona di cui vedeva già i bagagli mezzi disfati sul letto.

‘No!’ pensò. ‘Non mi va proprio!’
In quel momento vide uscire dal bagno, con l’accappatoio aperto ed i capelli avvolti in un’asciugamano, una ragazza che aveva avuto modo di conoscere alla partenza.
‘Scusa’ farfugliò Sophia imbarazzata e appoggiando le valige sul letto per poter volgere lo sguardo altrove ‘non sapevo che avrei trovato qualcun altro nella stanza’
‘Ma no! Figurati! Io sono Monica’tu sei Sophia giusto? Speravo di avere una compagna della mia età. Meno male!’
Quando tolse l’asciugamano si ritrovò ad ammirare di nuovo la cascata di capelli ricci e neri che aveva già avuto modo di invidiare quando l’aveva conosciuta. Aveva un corpo molto ben fatto, con gambe lunghe ed un seno proporzionato alla sua corporatura. Occhi scurissimi ed un bel sorriso. Davvero una bella ragazza.

‘Allora’.qual &egrave il programma di viaggio?’ domandò mentre apriva la valigia.
‘A dire il vero non ne ho la minima idea. Io mi sono laureata in archeologia ed ho conosciuto Jordan e gli altri del gruppo in un newsgroup. Ad un certo punto &egrave saltata fuori questa idea della spedizione e così mi sono aggregata. So solo che il viaggio seguirà una rotta praticata dagli antici Esseni, da Qumran ad Ein Gedi, costeggiando il mar morto. L’idea &egrave quella di far conoscere gli Esseni dall’interno, non solo attraverso studi teorici, ma cercando di rivivere per quanto possibile il loro tempo’
‘Impresa ardua’ rispose con marcato scetticismo ‘tornare indietro di 2000 anni’.
Cominciò a pensare che il viaggio sarebbe stato un’enorme delusione, una farsa mal riuscita.

Jordan fece in modo di unire i tavoli per la cena per dare modo alle persone di conoscersi meglio e diede istruzioni per il giorno seguente.
Sveglia alle 5 e raduno al ristorante per l’inizio del viaggio.
Nonostante provasse ancora quel senso di repulsione verso Jordan capì che sapeva quello che stava facendo e riconobbe che era davvero bravo a creare un’atmosfera di gruppo tra le diverse persone.

‘Questo gruppo, Voi! siete speciali! Avete avuto il coraggio di intraprendere questo viaggio nel passato e dentro voi stessi. Quando tornerete alla vostra vita sarete diversi. Coloro che vi conoscono vedranno il cambiamento e se credere in questo nuovo modo di essere capirete che siete sempre stati diversi’

‘Voi sarete i Figli della Luce!’

Il modo in cui venivano pronunciate le parole, l’enfasi ed il senso le ricordavano vagamente le tecniche di plagio utilizzate dalle sette; ma forse era solo il suo scetticismo a trarre quelle conclusioni.

Non aveva ancora avuto modo di parlare con Luigi che sedeva al tavolo accanto e parlava sorridendo a Monica, a ragazza con cui aveva parlato poco prima.
Una punta di gelosia si fece strada nella sua mente e si risentì di quella situazione.

Il mattino seguente ebbe la prima vera sorpresa.

Jordan si trovava dietro ad un lungo tavolo su cui vi erano appoggiati alcuni oggetti.
Avvicinandosi scoprì che erano degli zaini di tela scura.

– ‘Se davvero volete capire gli Esseni, se davvero volete sapere dovrete dimenticare chi siete! Dovrete dimenticare di avere una famiglia! Dimenticate da dove venite! Ora siete qui e questo &egrave ciò che conta.’

‘Mhhh..altra tecnica di plagio’ pensò.

– ‘Quindi quello che vi serve &egrave poco, &egrave l’essenziale. Stiamo per fare un viaggio nel passato. Lasciate fuori il presente, il lavoro, il traffico, il computer e gli assilli quotidiani. Ci immergeremo in un mondo di tranquillità! In questi zaini c’&egrave tutto quello che vi serve per affrontare questo viaggio. Potete portare, oltre a questo, i medicinali di cui potreste aver bisogno e la biancheria intima se la ritenete indispensabile.’

Su ogni zaino vi era scritto il nome di ogni membro del gruppo. Prese il suo e lo aprì, spinta da una compulsiva curiosità.
Il contenuto si limitava a 7 tuniche bianche, un paio di sandali ed un lungo tessuto arrotolato.

Tirò fuori il tutto e cercò Luigi tra gli altri componenti. Lo guardò e gli fece cenno per chiedere delle spiegazioni. Lui alzò le spalle e scosse la testa per indicarle che non aveva assolutamente idea di cosa tutto quello significasse.

‘Non potrete portare cellulari, orologi, gioielli o altro del genere’ riprese Jordan ‘ chi ne ha bisogno può portare occhiali e crema solare. Ora so che tutto questo vi sembra strano’..’

‘Strano!?’ replicò immediatamente Sophia con rabbia ‘E’ fuori dal mondo!! Dovremmo andare in giro vestiti così’

‘Sophia, mia cara, ti assicuro che dove andremo non avrai bisogno di vestiti. Fidati di me. Come gli Esseni abbandoneremo le vanità del mondo, per elevare il nostro spirito’ Rispose Jordan con il fare benevolo di un padre che ammonisce la figlia senza darglielo ad intendere. ‘Ora andate a cambiarvi e lasciate le valigie nelle vostre camere. Le ritroverete al nostro ritorno’

Molti del gruppo la guardarono male, come se quell’uscita fosse davvero poco opportuna e si incamminarono presumibilmente verso le loro stanze.
A lei sembrò di essere capitata nel bel mezzo di fanatici religiosi.

‘E’ una cosa stupida, ma come ho potuto farmi convincere?!’ pensò mentre si guardava allo specchio. Si sentiva ridicola in quella tunica bianca che le arrivava sino ai piedi e le copriva tutte le braccia. ‘Morirò dal caldo!’
Vide Monica indossare la tunica e notò che, a differenza di quanto avesse fatto lei, si era tolta il reggiseno rimanendo solo con un sottile tanga bianco.
‘Beh! Se mi devo calare nella parte’facciamolo sino in fondo!!’ le disse ridendo.

Avrebbe voluto farle notare che tra gli Esseni le donne non erano accettate, ma tralasciò per non aprire inutili polemiche, dato che certamente era un fatto noto anche a lei. E poi avendo studiato archeolochia avrebbe potuto tirar fuori la storia dei corpi di donne sepolte nei pressi di Qumran che smentivano le teorie di una casta monastica ed asceta.

Attraversò l’hotel, fortunatamente deserto a quell’ora e si diresse verso il parcheggio dove numerose jeep erano in attesa di portarli alla loro destinazione. Si vergognava un po’ e si sentiva terribilmente nuda.
Ogni tanto guardava con stizza Jordan e dimostrava un certo risentimento anche verso Luigi che le avevo proposto quel viaggio.

Durante il tragitto le dissero che la loro meta era in direzione di Jerico. Ammirò come la striscia di asfalto si srotolasse tra lunghe distese piatte, sinuose colline, zone completamente disabitate e piccoli centri abitati.
E spesso, molto più spesso di quanto avesse potuto immaginare si trovarono ad incontrare camion militari, posti blocco ed alcuni carri armati. Moltissimi militari giovanissimi costeggiavano le strade, ognuno dotato del suo bel fucile e caricatore legato ad un elastico che ciondolava minaccioso sulle loro uniformi.
Fu colpita da un gruppo di ragazzine, che parlavano e ridevano camminando sul bordo della strada. Una di loro con un cellulare all’orecchio, camminava davanti alle sue amiche, voltandosi di tanto in tanto per ridere con loro. Una scena normale, se non fosse stato per l’uniforme militare ed il mitra a tracollo.

Jordan aveva detto che la prossima tappa sarebbe stata un’oasi.

Quando arrivarono a destinazione capì che l’idea dell’oasi tipo fumetto che risiedeva latente nella sua immaginazione non corrispondeva alla realtà. Era più grande di quanto avesse pensato, con costruzioni in mattoni rossi, un manto di erba verde ben curata, molti fiori ed un via vai di uomini, donne e bambini.
Si vergognava a scendere vestita così, ma si accorse che nessuno prestò loro una grande attenzione. Solo i bambini gli corsero incontro, ripresi subito dagli adulti che li richiamarono a loro.
Jordan le aveva spiegato che, in quei luoghi, erano abituati a vedere le stranezze più diverse: uomini seminudi che trascinavano per chilometri una grossa croce, pellegrini che attraversavano a piedi il deserto ripercorrendo le vie seguite da Gesù, persone che si flagellavano pubblicamente nel tentativo di espiare i propri peccati.

Però una cosa corrispondeva esattamente con la sua immagine: i cammelli! Anzi i dromedari, dato che avevano una sola gobba.
Ma così tanti!
Vide Jordan che parlava animatamente con un uomo, che indicò più volte i dromedari ed alcuni uomini seduti in cerchio poco distante; sembrava che la discussione dovesse finire in un litigio.

‘Bene!’ disse Jordan al suo ritorno mentre tutti gli uomini si mossero all’unisono verso i dromedari ‘siamo pronti per la partenza.’

‘Oddio! No! Dimmi che non &egrave vero! Dimmi che non viaggeremo su quei cosi!’ chiese implorante a Jordan.
‘Se preferisci camminare?’ Le sorrise sfidandola.

‘Ma come diavolo ho fatto a capitare qui?’ pensò ad alta voce
‘Il diavolo non c’entra mia cara’ le rispose il professore di storia ‘ &egrave il destino. Niente &egrave determinato dall’uomo. Nulla può fare costui per fuggire al proprio destino’
‘Beh! Io non credo nella predestinazione assoluta degli Esseni come lei’o forse non voglio crederci’

Si guardò in giro, cercando negli altri componenti del gruppo un aiuto, un supporto o anche un leggero atteggiamento di dissenso per quella strana scelta, ma sembrava l’unica ad essere stupita dell’assurda situazione.
Aiutati da un uomo, uno per uno, presero posto su quello strano mezzo di trasporto.
Luigi sembrava divertito dalla situazione mentre cercava la luce migliore per scattare le foto.

‘Ti diverte tutto questo?’ chiese polemicamente dall’alto del suo dromedario.

‘Sì, moltissimo! Dovresti vederti! Sei proprio uno spasso!’ Click. Click.
‘Te la farò pagare vedrai! In un modo o nell’altro mi vendicherò!’
‘Vedremo’vedremo” rispose ridendo.

E così quella improbabile e assurda carovana si mise in viaggio.
Sophia osservava come tutti, così come lei, cercavano la posizione migliore su quella dondolante creatura.
Qualcuno si spalmava la crema solare, altri facevano battute di vario genere tra di loro.

Ogni dromedario era preceduto da una guida a piedi che teneva la briglia. Quella cosa la disturbava, sia perché le spiaceva per il tizio che era costretto a camminare, sia perché avrebbe preferito essere sola.
Quando la fame ormai si face sentire cercò istintivamente l’orologio. Il sole era caldo, troppo caldo, ma scoprì che quella tunica non era poi così male. Il calore veniva dissipato velocemente e cominciava ad apprezzare quell’abbigliamento.

Si guardava continuamente intorno per carpire immagini del paesaggio circostante. Si erano allontanati dalle strade e non si vedeva nessuna abitazione, nessun palo della luce, nessun riferimento al mondo moderno.
Sì, era il deserto.
Ma non era esattamente come se lo era immaginato, quello da cartolina, con dune di sabbia sinuose e ambrate. C’era una pianura costellata di sassi di varie dimensioni e sullo sfondo basse colline o piccole montagne spoglie di colore ambrato.
Lentamente anche i suoi compagni di viaggio divennero meno prolissi e, come lei, si lasciarono ipnotizzare da quel paesaggio sempre uguale e dall’andatura costante del dromedario.

Una parola le venne in mente: NOIA e subito dopo un’altra PAURA.
Vide scene di rapimenti, notizie sul telegiornale delle 8; il suo volto emaciato che chiedeva al governo italiano di intervenire per il loro rilascio.
Insomma erano nel bel mezzo del niente, in un paese in costante guerra religiosa!
Era una pazzia!
Ogni tanto aveva la sensazione di essere seguiti. Vedeva ombre in lontananza e si chiedeva se potessero essere frutto della sua immaginazione e della paura.
La carovana era scortata da uomini armati di fucili, ma le sembravano comunque un’esigua protezione rispetto al reale pericolo.

Finalmente un cambio di paesaggio la rincuorò. Vide prima il colore. Blu. Riconobbe poi la tipica forma di un fiume: il Giordano.
Ovviamente! Gli Esseni viaggiano solo costeggiano corsi d’acqua.
Se l’era immaginato molto più ampio.

Si fermarono nei pressi del fiume, in un area verde e ombreggiata.
Nello scendere dal dromedario, cercando di limitare i movimenti al minimo, dato che i muscoli si erano irrigiditi, la tunica le si alzò sino a scoprire il tanga, cosa che notò anche la sua guida che si soffermò sulle sue parti intime che poi, dopo averla guardata negli occhi, distolse velocemente lo sguardo.

Inaspettatamente si ritrovò a pensare a quello che era appena successo. Quello sguardo la fece eccitare. Vide il suo corpo disteso su quel terreno inospitale mentre quell’uomo le strappava il tanga e la possedeva con la forza.

Si distolse immediatamente da quei pensieri e si concentrò di nuovo sui suoi compagni. Alcuni si erano già tolti la tunica ed i sandali, rimanendo così solo con gli slip. Alle guide venne ordinato di lasciare il campo. Alcune donne, sfilata la tunica, indossavano il reggiseno, mentre altre avevano il seno scoperto.

Come voleva la tradizione essena prima di consumare un pasto &egrave obbligo fare un’abluzione.
Sophia si ritrovò contrastata nella scelta. Lei, in fondo, non faceva parte di quel gruppo. Aveva accettato solo perché incuriosita da Luigi e dalla possibilità di scoprire cose nuove.
Se ne stava lì, completamente immobile a fissare quegli uomini e quelle donne che, in totale silenzio, si lavavano nel fiume.
Luigi le venne incontro.
Si era già spogliato. Il suo corpo era davvero bello; muscoloso e possente.
La guardò negli occhi comprendendo la sua esitazione.
La guardò negli occhi, le sorrise e le sfilò la tunica. ‘Sei molto bella’ le disse ‘Vieni dai’
La prese per mano e l’accompagnò verso il fiume.
Entrarono così sino a quando l’acqua le arrivò ai fianchi.
Lui raccolse un po’ d’acqua con le mani e gliela versò sulle spalle, andando a completare il gesto con una morbida carezza.
Aveva mani grandi, forti e morbide.

Ebbe un sussulto, un brivido che non dipendeva dall’acqua gelida.

Avrebbe voluto allungare la mano ed appoggiarla sul suo petto, accarezzare la sua pelle, ma non ne ebbe il coraggio.

Terminò di lavarsi da sola e si rimise la tunica sulla pelle ancora umida.
Conosceva i riti esseni e sapeva delle frizioni con acqua fredda come cura, le abluzioni ad alba e tramonto. Sapeva che il termine esseno aveva probabilmente origini da asayya ovvero medico. Erano i medici dell’essere, dello spirito e curavano con medicine naturali, fitoterapia ed imposizioni delle mani, digiuni e fangoterapia; sperava di poter evitare i clisteri e l’urinoterapia!!
Loro erano i Figli della Luce che si contrapponevano a quelli delle tenebre, i peccatori.

Le guide prepararono un pranzo ovviamente vegetariano come vuole la dottrina essena che, nonostante tutto, le sembrò ottimo. Mangiò tutto con voracità ripensando alle mani di Luigi sulla sua pelle.

Aveva bisogno di urinare e cominciò a porsi la domanda del dove poter espletare tale necessità.

Le venne in mente la pratica usata dagli esseni e chiuse gli occhi rassegnata ‘Oh no!!’ disse ad alta voce.
‘Cosa?’ le rispose un giovane del gruppo.
‘Non &egrave che per fare pipì e tutto il resto’sì’insoma’. bisogna ‘.’ Disse facendo segno verso il bordo dell’accampamento
‘E cos’altro?’ rispose una signora sulla cinquantina seduta sulla stuoia accanto a lei.

Oddio! Quanto bisognava camminare fuori dal campo?
Boh! Chi se lo ricorda!!

‘E’tanto per sapere’come dovrei fare per scavare una buca grande un piede?’ chiese alla donna mettendo le mani sui fianchi.
‘Chiedi a Jordan, lui ha le zappette’
‘Tutto da manuale!’ disse sospirando rumorosamente.

E così fece quanto aveva letto sui libri. Si recò distante dal campo’scavò una piccola buca’vi urinò e la ricoprì. Poi si recò al fiume per lavarsi.

Sarebbe stato un lungo’lungo viaggio.

Vide alcuni del gruppo che si facevano aiutare dalle guide a fasciarsi la testa con la lunga striscia di tela per avere una maggiore protezione dai raggi solari.
Risalì malvolentieri su quel taxi poco comodo e ripresero il viaggio.
Non riusciva a capire come quel percorso, tutta quella farsa avrebbe potuto cambiarla come aveva preannunciato Jordan.

Il pomeriggio trascorse lento ed inesorabile. L’unica nota degna di particolare menzione fu lo stupendo tramonto che colorò tutto di rosso. Rimase davvero senza parole di fronte ad uno spettacolo di tale bellezza.
Si accorse che erano giunti alla loro destinazione perché dal nulla vide spuntare delle tende colorate ed un accampamento con tanto di fuoco dove erano riuniti diversi uomini armati.
Erano i loro angeli custodi. Le ombre che aveva visto in lontananza erano le loro. Li precedevano, li seguivano e si accertavano che nulla potessi disturbarli. Ora capiva quanto tutto fosse stato preparato sin nei minimi particolari.
Doveva ammettere la maestria di Jordan in tal senso.

Prima di affrontare la cena ovviamente c’era la solita abluzione gelata nel fiume, ma con il caldo accumulato durante il pomeriggio era un premio a cui non avrebbe rinunciato.
Si allontanò dal gruppo, in prossimità di alcune rocce.
Si tolse la tunica, l’appoggiò su una pietra insieme al reggiseno ed al tanga e si immerse completamente nelle acque gelate del fiume.
Quando riemerse vide Luigi seduto là dove aveva appoggiato la tunica mentre le porgeva quella che sembrava una veste pulita.
Le faceva uno strano effetto vederlo vestito così e solo allora si rese conto che da quando erano partiti non avevano mai avuto modo di parlare.

‘Che fai? Mi cogli di sorpresa mentre sono completamente nuda?’
Lui sorrideva divertito dalla situazione ‘Se vuoi rivestirti devi uscire dall’acqua’
‘Pensi davvero che non ne abbia il coraggio? ricordi? Io sono quella che scrive racconti erotici!’
‘Ed io altrettanto, ma la realtà non corrisponde quasi mai alla fantasia. Quindi ora fammi vedere di cosa sei capace. Mostrami quanto puoi essere audace’

I suoi occhi non si staccarono dai suoi e mai si posero altrove mentre lei usciva dal fiume.
Certo, ma dove mettiamo la visione periferica?
Stava calando la sera, il caldo del pomeriggio cominciava ad essere un vago ricordo e la luce era scomparsa rapidamente.
Si avvicinò a lui, che le infilo dolcemente la tunica fresca di pulito.
Erano lì, uno di fronte all’altro, e si guardavano, anzi si scrutavano. Lei intimamente sperava in un bacio che non arrivò.
‘Vieni, &egrave pronta la cena’ le disse guidandola verso l’accampamento.

Quello che seguì aveva l’aria di un film. Un gruppo di uomini e donne, vestiti di bianco, seduti in cerchio di stuoie davanti ad un fuoco che sprigionava un piacevole calore portato dalla brezza.
‘Bene!’ disse Jordan prendendo la strana teiera che una guida gli porse su un vassoio. Versando un liquido caldo nella sua tazza riprese ‘La sera, come vuole la tradizione essenza, &egrave l’inizio di una nuova giornata e ci ritroviamo qui intorno a questo fuoco per l’apertura di noi stessi’
Così dicendo fece segno all’uomo di far girare il vassoio.
Sophia capì che Jordan si stava riferendo all’usanza della setta di fare confessione privata e pubblica, cosa che mentalmente rifiutò immediatamente ‘Non rivelerò me stessa ad un gruppo di fanatici sconosciuti’
La bevanda risultò essere un th&egrave caldo, leggermente amaro e molto astringente che diffuse un dolce calore in tutto il corpo. Non capì se fu dovuto alla stanchezza del giorno o a quella strana bevanda, ma pochi minuti dopo sentì la testa diventare leggera, quasi un capogiro e la mente divenne lucida, stranamente consapevole di cosa fosse in realtà.
Si ritrovò a fissare le lingue di fuoco che guizzavano verso l’alto come in una trance ipnotica.

Tutti tacevano, come rapiti da quel fuoco ipnotico.

‘Io ho usato violenza ad una ragazza. Ed ora vivo in un incubo senza fine’
Era stato un uomo sulla cinquantina a parlare. Sembrava non accorgersi degli sguardi posati su di lui; la sua unica attenzione era rivolta verso il fuoco.
‘Non so cosa mi sia preso quella sera. Non mi era mai successo prima; ancora non me lo so spiegare.’

‘Era tardi e la mia segretaria era appena uscita’
Continuò come se qualcuno l’avesse spinto a farlo.
‘Mi stavo preparando per tornare a casa’da mia moglie e dai miei figli, quando &egrave entrata lei. La conoscevo già da tempo.Una bellissima ragazza, ma non l’avevo mai vista al di fuori di un ambito esclusivamente professionale. Capelli scuri, ricci e lunghi che incorniciavano un viso vispo e sempre allegro.
Si scusò per il ritardo e nonostante i miei tentativi di rinviare l’appuntamento per il giorno dopo, lei mi convinse a rimanere. In fondo si trattava veramente di pochi minuti. Conosceva la prassi e si sdraiò sul lettino. Rimasi sorpreso di non vederla andare dietro al paravento come di solito fanno le altre donne e ne dedussi che sotto il corto abito leggero non indossava biancheria intima. Non indossai nemmeno il camice e presi ciò che mi serviva per il pap test.
Lei posizionò le gambe sui sostegni. L’avevo visto fare centinaia di volte e mai mi era capitato di vedere in quel gesto qualcosa di così sensuale.
Non so perché ma non indossai nemmeno i guanti. Scartai dall’involucro il divaricatore e mi sedetti per posizionarlo.
Sarà stato il fremito che avvertii quando con delicatezza le aprii le labbra della vagina’.non so’non so davvero.
Feci entrare lentamente, molto lentamente il divaricatore mentre cominciavo a sentire il membro diventare duro e spingere contro la tela dei pantaloni.
Potevo vedere il suo corpo rilassato, gli occhi chiusi e mi sembrò l’essere più bello e sensuale della terra. Dimenticai che era una mia paziente.
Quando il divaricatore fu in posizione lo allargai piano per non farle male ed eseguì il pap test come sempre.
Con la scusa di verificare le ovaie estrassi il divaricatore ed inserii due dita; era leggermente bagnata. Non mi stupì il fatto dato che &egrave una reazione fisica normale. Non significava insomma che fosse eccitata.’

Sophia sentiva le parole che giungevano da lontano e nel fuoco poteva vedere quanto l’uomo stava descrivendo.

‘I miei movimenti erano lenti e premeditati. Volevo che si eccitasse. La osservavo, cercando delle reazioni. Lei chinò il capo e sospirò. Un sospiro lieve. Mentre le mie dita frugavano nella sua intimità mi slacciai i pantaloni e, come fuori controllo, feci scivolare in un solo colpo tutto il membro dentro la sua morbida carne.
Lei sembrò risvegliarsi come da un sonno profondo e reagì’

La storia dell’uomo divenne reale nel fuoco e Sophia vide scorrere le immagini che la sua mente, la sua fantasia andavano via via producendo.

‘Che cazzo stai facendo?’ urlò la ragazza cercando di divincolare le gambe dai supporti che le sorreggevano. ‘Lasciami andare!! Tiralo fuori brutto porco!’ Le sue mani fendevano l’aria cercando di colpirlo in faccia.
‘Stai ferma troietta! Ho sentito come ti sei bagnata!’
Le mani della ragazza vennero bloccate contro il lettino mentre l’uomo prese ad entrare ed uscire velocemente da lei, sferrando colpi sempre più forti quasi a voler penetrare ancora più a fondo.
Gli affondi nella sua vagina si fecero sempre più decisi e violenti.
‘Ahhh! Mi fai male! Smettila subito! Aiuto!’ l’urlo della ragazza fu davvero forte.

‘Mi feci prendere dal panico a quel punto e, temendo il peggio, la schiaffeggiai per farla tacere.

‘Zitta troia! Zitta o finisce male per te!’
L’uomo le rifilò due sonori ceffoni che le accesero le guance di rosso mentre grossi goccioloni di lacrime cominciarono a scorrerle sul viso.
‘Ti scopo sino a quando mi supplicherai di smettere!’

‘Oh sì!!’

‘Disse proprio così! Oh sììì!’..’ L’uomo tacque alcuni istanti quasi a volersi accertare che i suoi ricordi fossero veri. ‘Mi prese alla sprovvista. Non mi ero accorto di quanto si fosse bagnata. Non avevo capito che la violenza che aveva generato le piacesse’

‘Fammi godere! Fammi tutto quello che vuoi!’

L’uomo le aveva lasciato le mani e si era diretto verso i seni della ragazza. Un seno sodo e bello, libero dal reggiseno e a sua completa disposizione.
Lo strinse forte per assaporarne la consistenza e poi scese ad afferrare un capezzolo con le labbra.
Con le gambe così aperte poteva far entrare il suo membro sino in fondo, provocandole un po’ di dolore e certamente piacere.
Continuò a sbattere la ragazza per qualche minuto mentre i gemiti di lei si facevano più intensi, più forti. Sentì che il suo membro veniva stretto da spasmi involontari ed accelerò il ritmo ‘Sì!! Vieni Troia! Godi per me! Voglio sentirti urlare mentre vieni!’ I colpi si susseguivano mentre il corpo della ragazza si contorse nel momento dell’orgasmo ‘Sììì ‘Oh siììì vengoooo!’ urlò.

Sophia si accorse che quel racconto, quelle immagini che la sua mente le trasmetteva, la stavano eccitando.
Continuò a visualizzare la scena.

L’uomo si fermò all’improvviso, come resosi conto di quello che stava facendo. Estrasse il membro, lucido di umori, duro e di certo non sazio.
‘Vattene a casa!’

La ragazza si alzò dal lettino e si ricompose il vestito.
Una parte di lui lo incitava a prenderla di nuovo, ma il buonsenso lo fermò.
Lei s’inginocchiò e si mise quell’asta dura in bocca.
‘Mhhh! Com’&egrave duro!’
Leccò quel membro per tutta la sua lunghezza e lui lo vide scomparire lentamente nella calda bocca di lei.
Sentiva la lingua che lambiva la punta quando lei si ritraeva e si godeva la stretta umida delle sue labbra quando tornava ad inghiottirlo.
‘Ah! Sì! Succhiamelo! Continua!’

Sophia vedeva la scena. Una testa riccioluta ed una bocca che ingoiava quel membro duro.

La ragazza si fermò. Si posizionò davanti al lettino con le gambe divaricate e si piegò senza dire una parola.

‘E’ questo che vuoi?! Vuoi essere scopata!?’
‘Sì! Scopami, prendimi, usami!’

L’uomo le alzò il vestito mettendo alla luce un sedere perfetto, sodo e tondo.
Senza pensare troppo lo colpì con violenza.
‘Ah!! Mi hai fatto male! Stronzo!’
Un’altra sberla andò a colpire lo stesso punto, infiammando quella tenera carne.
‘Continuo?’
‘No! Mi fai male!’
Slap! La mano cala pesantemente ancora su quel morbido sedere ‘Sei una bugiarda! So che ti piace! Dimmelo e smetto!’
‘No! Non mi piace!’
Lo sciocco della mano sulla carne fu davvero forte questa volta, mentre il membro entrava prepotentemente e in un solo colpo dentro la sua figa bagnata.
‘Siiiiiiiiiiiiiii’mi piace! Mi piace! Continua ti prego!! Più forte!’
L’uomo sentì che il piacere della ragazza lo avvolgeva e lo travolgeva.
La possedeva con forza, quasi con odio, quasi volesse aprire la sua tenera carne.
Esplose dentro di lei, urlando di piacere.

‘Da quel giorno io sono in suo possesso. Lei guida il gioco e mi fa fare cose che non avrei mai pensato di poter fare. Quando ci ripenso non mi riconosco più, ma mentre lei &egrave con me dimentico quello che sono. Ho provato ad interrompere questa strana storia, ma lei minaccia di raccontare tutto a mia moglie. Sono uno schiavo nelle sue mani perverse’

Sophia si accorse che avrebbe voluto chiedergli ‘quale altre cose?

Lentamente tutti i componenti del gruppo si alzarono e presero direzioni diverse.
Rimasero solo in pochi seduti attorno al fuoco.

‘Raccontino mica male’ le sussurrò Luigi che si era seduto accanto a lei
‘Già. Ottimo per un racconto su iomilu.’ Ancora ipnotizzata dal fuoco rifletteva su quanto aveva appena sentito, su come tutto le era apparso nella mente nitido come un film su uno schermo di un multisala.
Guardò Luigi negli occhi e comprese che, nonostante per mesi avessero parlato di tutto, non riuscivano a comunicare. Mancava quella scintilla che li riportasse sullo stesso piano, come erano soliti fare durante lo scambio di mail.
Gli diede un bacio per augurargli buona notte e scomparve nell’oscurità.
Vide le tende posizionate in modo da formare un grande cerchio. Oltre poteva intravedere le sagome sedute di alcune guide ed in lontananza sentiva il brontolio sommesso dei dromedari.
La notte era serena e fresca.
Fece il giro delle tende per capire dove poter trascorrere la notte. Vi erano due tende più grandi davanti alle quali vide qualche sacco a pelo e molte tende più piccole ormai chiuse. Alcuni occupanti parlottavano tra di loro, altri dovevano essere già sprofondati nel sonno.
Sembrava che le tende più piccole fossero state occupate per prime e fossero rimaste solo quelle più grandi come rifugio per la notte.
Afferrò un sacco a pelo, concludendo che Jordan li aveva ritenuti davvero indispensabili, altrimenti non glieli avrebbe dati, ed entrò nel buio di quella strana dimora temporanea.
L’interno era debolmente illuminato dal chiarore di alcune torce conficcate nel terreno tutto intorno al campo.
Vide quattro sagome rintanate nei loro bozzoli e si accorse che la tenda poteva contenere molte più persone.
Era notevolmente scocciata dal fatto di dover condividere la tenda ‘Speriamo che nessuno si metta a russare!’, ma distese il suo sacco a pelo e vi si rinchiuse posizionando il suo zaino sotto la testa.
Aveva freddo e si soffermò sul fatto che il clima in quel dannato deserto era un paradosso; una parte della giornata ti faceva rimpiangere l’altra ed ora avrebbe voluto assaporare un po’ del calore che aveva tanto odiato nel pomeriggio.
Si addormentò in pochi attimi, il suo corpo sfinito dalla lunga giornata.
Fu svegliata ad un ora impossibile da determinare. Tese il collo verso l’alto per capire cosa l’avesse svegliata.
Sentì un sospiro, seguito da un altro.
Cercò di individuare la fonte di tali rumori.
‘Oh!’mhhhh!’
‘Ferma!’
Una voce femminile ed una maschile. Non ci mise molto a capire cosa stava succedendo.

‘Hai un seno fantastico! Sin da ieri non ho fatto che pensare a te’ l’uomo sussurrava piano, ma il suono delle parole arrivava a Sophia che cercò di alzare la testa per vedere meglio.
Vide una specie di coperta che si muoveva sopra ai due corpi.
Evidentemente il racconto del ginecologo non aveva eccitato solo lei.

‘Sì’fammi sentire quanto &egrave duro!’

A chi appartenevano quelle voci. Sophia fece passare mentalmente tutti i volti del gruppo, ma non riuscì ad associarne nessuno di preciso.

‘Come sei bagnata!’
‘Mhhh’ sì’mettici un altro dito’sìììì’.usa tre dita’aprimi!’
‘Oddio! Mi fai impazzire! Lo senti com’&egrave diventato duro?’

Sophia si ritrovò a scendere lentamente con la mano e sollevare la tunica; scostò il tanga facendo attenzione a non muoversi troppo per non insospettire la coppia. La mano tra le gambe cercò subito il piacere.
Anche lei, come la ragazza, si era già bagnata e le dita scivolarono dentro mentre la schiena si inarcava per permettere alle dita di entrare in profondità.
Muoveva piano le dita dentro e fuori, sfregando delicatamente il clitoride mentre la ragazza godeva di quel membro duro che stava cominciando a penetrarla ‘Ah! Sììììì! Spingilo dentro! Così! Sino in fondo! Ahh! Godo! Sììì!’

‘Sì, Tesoro! Prendilo tutto! Fammi sentire come lo prendi! Dio come sei morbida!’

Sophia udiva i colpi che l’uomo infliggeva alla ragazza e quando entrava dentro di lei i gemiti diventavano piccole grida di piacere. La sua mano seguiva il ritmo dell’uomo entrando ed uscendo spasmodicamente, nel tentativo di imitare un cazzo vero, immaginando di essere sotto quell’uomo e, cercando di limitare il rumore, sospirò di piacere mentre un forte orgasmo la travolse nel momento stesso in cui l’uomo sussurrava alla ragazza ‘Sììì’vengo’ti riempio’.vengo!’

Fu svegliata dai rumori fuori dalla tenda e cercò di ricordarsi quello strano sogno, realizzando immediatamente che era successo veramente; era venuta mentre la coppia senza identità raggiungeva il massimo del piacere. Si alzò ma in quella direzione non vide nessuno. Gli altri 3 occupanti della tenda si svegliarono quasi contemporaneamente e si salutarono con un ‘Buongiooooorno!’ sbiascicato senza troppa convinzione.
Sophia li guardò in attesa che qualcuno di loro confermasse quanto accaduto nella notte, ma non ebbe nessun cenno in tal senso. I due uomini e la donna ripiegarono il sacco a pelo e lo deposero fuori dalla tenda mentre facevano commenti sul freddo della notte.
Rimase perplessa non potendo credere che non li avessero sentiti.

Aveva davvero freddo. La tunica era troppo leggera per le notti nel deserto. Avrebbe voluto non abbandonare il sacco a pelo, ma uscì mentre gli altri abitanti di quelle leggere dimore facevano capolino e salutavano l’alba.
Si diressero tutti al fiume e lei stentò a credere che potessero veramente immergersi nel fiume gelido; eppure li vide, uno a uno, sfilarsi la tunica e procedere come se niente fosse verso l’acqua.
Possibile che lei fosse l’unica a trovare la cosa maledettamente insensata?
Stava tremando.
Al suo fianco apparve Luigi; aveva i capelli un po’ arruffati e l’aria stanca del bambino appena destato ‘Non posso. Non posso farlo. Luigi, dimmi che non devo!’
‘Dai fifona! Non sarà poi così fredda!’
‘Io sto morendo dal freddo già adesso. Tu hai un po’ di carne attaccata alle ossa, ma io sono indifesa!’ piagnucolò cercando di creare un po’ di compassione.

Luigi si spogliò, rimanendo in slip e sandali. Le si avvicinò ed ancora una volta le tolse la tunica ‘Sta diventando un’abitudine il fatto che mi spogli?!’
L’abbracciò e la strinse forte, trasmettendole un calore che non derivava solo dalla temperatura del corpo.
La prese in braccio e lei capì cosa intendeva fare. Strinse le braccia intorno al collo dell’uomo e si accoccolò sul suo petto ‘Finirò con l’odiarti per quello che mi fai fare!’
‘Su’su! Non &egrave poi una tragedia. Guarda gli altri!’
‘Già, ma loro ci credono veramente!’

L’uomo entrò lentamente nell’acqua. Se aveva freddo non lo dava a vedere. Quando il livello del fiume arrivò alle sue anche immerse delicatamente Sophia nell’acqua, che istintivamente si ritirò maggiormente contro il suo petto ed emise un debole lamento.
Si trovò a pensare al corpo di quell’uomo che aveva conosciuto solo virtualmente. Il forte torace a cui stava appoggiando la testa le sembrò bellissimo; avrebbe voluto accarezzarlo, sentirne la morbida consistenza sotto la sua mano. Avrebbe voluto lambire con le sue labbra quel capezzolo così vicino, così disponibile.
Immersa in quei pensieri dimenticò l’acqua fredda e Luigi la riportò a riva ‘Beh! Sei stata più brava di quanto immaginassi; visto che non era poi una tortura?’

Rimase qualche attimo ipnotizzata dal verde dei suoi occhi e poi si rivestì.

Il fresco del mattino venne in breve tempo annientato dal caldo torrido del giorno.
Viaggiarono sotto il sole bruciante per tutta la giornata. Si fermarono solo per il pranzo, sempre preceduto dalle consuete abluzioni. Imitando le posture delle guide sui dromedari scoprì che quel mezzo di trasporto non era poi tanto scomodo. Le guide ormai li seguivano da lontano ed erano ancora pochi quelli che non conducessero il dromedario da soli.
‘Tanto va comunque dove vuole lui’ pensò Sophia.

Il silenzio’.il niente tutto intorno’.il paesaggio sempre uguale’minuto dopo minuto’ora dopo ora.
Perse completamente ogni riferimento temporale e si ritrovò lentamente sola con se stessa.
Il mondo esterno cominciava a scomparire come un miraggio annebbiato dal caldo.

Nel tardo pomeriggio cominciarono a costeggiare una costa rocciosa e, quando il sole era quasi giunto al tramonto, Jordan annunciò ‘Qumran!’
Erano arrivati alle grotte.
Le stesse grotte che avevano ospitato gli Esseni e dove erano stati rinvenuti i famosi rotoli.
Poco distante vi erano le rovine della piccola cittadina che avevano costruito.

‘Magnifico!’ pensò Sophia ‘Davvero magnifico!’
Uno spettacolo indescrivibile. Se c’erano stati turisti durante il giorno, ora se ne erano andati e non ve ne era più la minima traccia. La luce del sole in tramonto accendeva quei luoghi di un colore rosso fuoco e rendeva la scena irreale.
Vide quell’immagine: un gruppo di persone, vestite di bianco, su dei dromedari in un luogo fuori dal mondo.
Un’immagine irreale, fuori dal tempo.

Si avvicinarono alle rovine.
I pochi segni della civiltà non disturbavano il paesaggio.

Si accamparono nelle vicinanze e Jordan spiegò loro che, tramite una conoscenza molto molto speciale, aveva avuto il permesso di poter trascorrere la notte anche all’interno delle grotte e chi voleva poteva scegliere di rimanere nelle tende o spostarsi in una delle grotte.

L’abluzione della sera, come quella del giorno, stava diventando gradita.
Dopo quel bagno rinfrescante si sentì rigenerata e tranquilla.

Stranamente si ritrovò ad aspettare con ansia il momento di assaggiare di nuovo quello strano th&egrave caldo.

Come la sera precedente si ritrovarono attorno al fuoco, ma l’aria era più allegra. I membri del gruppo si conoscevano meglio, stavano legando tra di loro e ci furono battute ed aneddoti successi durante il giorno e di come il viaggio sul dromedario avesse procurato a tutti dolori a muscoli che non credevano nemmeno di avere.
Terminata la cena e giunto il momento del th&egrave il gruppo cadde in un silenzio tacitamente concordato. Nessuno parlò per un tempo che sembrò lunghissimo.

‘Io sono posseduta da un demone’
Sophia rivolse uno sguardo interrogativo verso la donna che aveva pronunciato quella frase, ma la sua mente non si azzardò in nessun giudizio. Era una donna sulla cinquantina, capelli mossi e biondi, un po’ formosetta. Durante le abluzioni aveva notato che la donna doveva trascorrere alcune ore in palestra, dato che, nonostante avesse qualche chilo di troppo, il corpo risultava tonico e sodo.

‘Ormai sono mesi’.mio Dio! &egrave già trascorso più di un anno!’ la donna stava riflettendo ad alta voce.
‘Quella domenica non avevo nulla da fare e mi annoiavo. Così sono entrata in rete ed ho cercato dei racconti erotici’così per curiosità’per leggere qualcosa di diverso’

Sophia e Luigi si scambiarono un sorriso di intesa. Certo vi erano molti siti, ma era quasi impossibile cercare un racconto erotico in rete e non ‘inciampare’ su iomilu.

‘Mi ritrovai a leggere un paio di racconti, ma quello che catturò la mia attenzione fu la storia di un ragazzo che raccontava come si era ritrovato attratto dalla propria madre, di come la spiava quando lei era in casa. Il racconto si concludeva con il ragazzo che bloccava la madre con la forza e vi faceva sesso.’
Le parole della donna fluivano dalla sua bocca come se non avesse davvero coscienza di quello che stava dicendo.
‘Da allora ho cominciato a chiedermi se anche mio figlio avesse mai avuto pensieri del genere verso di me. Lo guardavo con insistenza per carpire qualche segnale in tal senso. Ho cominciato a girare per casa sempre meno vestita. Volevo semplicemente suscitare una sua reazione’

Sophia poteva immaginare quelle scene. La donna che camminava per casa con indosso solo una corta minigonna, senza slip e con top aderenti mentre inventava le situazioni più improbabili per essere notata.

‘Ma sino a quel momento era una specie di gioco. Mi divertivo a stuzzicare mio figlio, ma senza vere intenzioni. Poi, una mattina mi accorsi che non si era alzato e, temendo che avrebbe fatto tardi al lavoro, entrai per svegliarlo. Non sapevo che avesse l’abitudine di dormire nudo e lo vidi, parzialmente coperto dal lenzuolo e dalla sottile coperta. Il membro in completa erezione. Rimasi accanto al letto ad osservarlo per molti minuti. Mi ritrovai a desiderare di avvicinare le labbra sino a lambire con la lingua quella dura asta, prenderla in bocca e leccarla e succhiarla avidamente sino a farlo venire’

‘Serena! Non avrai mica!!?? Cio&egrave non vorrai dirmi che tu e Carlo! Oh! Dio’no!’
La donna si risvegliò da quello strano trance e fissò con gli occhi sbarrati il marito che si trovava dall’altra parte del cerchio. ‘No..no! Non abbiamo mai fatto niente! Per carità! Cosa vai a pensare! Solo’. solo ingenue fantasie di una stupida donna’

Entrambe si chiusero nel silenzio ed il gruppo tacque con loro, rimanendo immobile sino a che Jordan annunciò che era tempo di andare a dormire.

‘Dormirai nelle grotte?’ le chiese Luigi che la raggiunse mentre andava a recuperare il suo zaino ed il sacco a pelo.
‘Ero tentata. Almeno volevo provarci, poi se non riesco a prendere sonno torno nella tenda’
‘Posso farti un po’ compagnia?’

Sìììììì’pensò Sophia esultante!

‘Certo! Ma tu russi?!?’
‘Qualche volta’
‘Allora aspettati qualche livido al risveglio’ disse ridendo mentre lui la prese in braccio ‘Ah sìììì! Sei una strega!! Ed io ti butto giù dalla grotta!’
Si avviarono ridendo verso le grotte che erano debolmente illuminate da piccole luci elettriche.

‘Impossibile evitare il 2000’ pensò Sophia.

Stranamente solo pochi del gruppo si diressero verso le grotte. Sophia aveva immaginato che tutti avrebbero colto l’occasione di trascorrere la notte in un modo così unico. Probabilmente molti preferivano la comodità e la sicurezza delle tende.

Nascosti nel buio si potevano vedere le guardie armate che montavano la guardia, discrete e silenziose come ombre.

Salirono lungo il sentiero buio e furono attratti da voci concitate provenienti da una grotta. Incuriositi si diressero in quella direzione.
‘Facciamo i curiosi?’ domandò Sophia.
‘Vediamo che succede’ rispose Luigi

Si avvicinarono furtivamente all’entrata di una piccola grotta e, debolmente illuminati, videro un uomo ed una donna che sembravano litigare. Si spinsero più avanti cercando di capire meglio le loro parole.

‘Sei una troia!’ le urlava l’uomo spingendola contro il muro.
‘Stai fermo! Mi fai male!’
‘E così ti piacerebbe farti scopare da nostro figlio! Puttana! E magari glielo hai anche detto!’
‘No! Carlo non lo sa! Non si &egrave accorto di niente!’
‘Di niente un corno! Non hai visto come ti guarda! Come ti guarda il culo quando te ne vai in giro mezza nuda per casa! Non &egrave più un bambino! Ma tu guarda se mi doveva capitare questo!’
‘Perdonami! Ti prego! Non ho fatto nulla di male! Sono solo fantasie!’
‘Ah sì! E quanto ci metteranno le tue fantasie a diventare realtà! Eh! Dimmelo! Puttana!’ urlò il marito mentre un manrovescio si avventava sulla faccia della donna.
‘Ti prego! Ti prego! Perdonami’ implorava la donna ormai in lacrime.
‘Non &egrave naturale! Non puoi desiderare tuo figlio!’ l’uomo la scuoteva come per farle uscire quel desiderio dal corpo.
‘Non puoi davvero desiderare di scoparti tuo figlio!’
‘E’ questo che vuoi?!’ urlò l’uomo sollevando la sua tunica ed afferrando il suo membro molle con una mano ‘E’ questo che desideri di tuo figlio? Vieni qui!’
L’uomo la prese per i capelli e la trascinò verso di lui.

Sophia e Luigi guardavano quella scena cercando di non respirare per timore di essere scoperti.

L’uomo le sfilò la tunica con rabbia e la donna rimase nuda di fronte a lui.
‘Inginocchiati troia!’ I capelli della donna furono strattonati verso il basso e fu costretta ad abbassarsi mentre un grido di dolore uscì dalle sue labbra ‘Mi fai male!!’
Le ginocchia sbatterono sul pavimento di pietra della grotta.
‘Succhialo! Prendilo in bocca e succhialo!’
La donna si avvicinò maggiormente e cominciò a leccarle quel membro che certamente aveva già assaporato più volte.

‘Vorresti che ci fosse il cazzo di tuo figlio al posto del mio, vero?!’
‘Quando torniamo a casa dovrai dirlo a Carlo, dovrai dirgli quanto vorresti essere scopata da lui!’
‘NO!’ gridò la donna staccandosi dal marito ‘non voglio dirglielo! Cosa penserà di me?’
‘Invece lo farai! Deve sapere che madre troia si ritrova!’ disse l’uomo spingendo la testa della donna contro il suo pene duro.

Sophia vide quell’asta di carne che entrava ed usciva dalla bocca della donna, mentre grosse lacrime le solcavano le guance.
Solo qualche secondo dopo l’uomo sospirò.
‘Oh sììììì’.ingoia puttana! Ingoia tutto’ urlò l’uomo mentre con la mano impediva alla donna di ritrarre la testa.

Quando il marito fu soddisfatto fece uscire il suo pene dalla bocca della donna ‘Non &egrave finita qui. A casa faremo i conti’ disse allontanandosi e lasciando lì la moglie che si accasciò sulla fredda roccia e pianse.

Sophia rimase realmente scioccata da quella scena e sentì un po’ di imbarazzo per quello a cui avevano appena assistito. Rimasero lì nascosti nel buio sino a che anche la donna si rivestì e lasciò la grotta.

‘Stiamo qui?’ chiese Luigi
‘Va bene!’

Svolsero i loro sacchi a pelo e li posizionarono all’entrata della grotta.
Si ritrovarono distesi a guardare un cielo colmo di stelle brillanti. Quando l’imbarazzo per quello a cui avevano assistito scomparve, parlarono di quel viaggio, di quello strano gruppo di persone, chiedendosi cosa stessero cercando veramente. Discussero per un lungo periodo, sottovoce, quasi timorosi di svegliare qualche oscura presenza.

La mattina seguente furono svegliati dai raggi del sole e si riunirono al gruppo che si stava preparando per un altro giorno di cammino.

Poco lontano dal loro sentiero poteva quasi sempre vedere il Mar Morto e Sophia non vedeva l’ora di potersi fermare per farsi un bagno rinfrescante. Si stava gradualmente abituando al caldo, ma l’acqua fresca di quello strano lago era davvero invitante.
Aveva notato che gli spostamenti le pesavano sempre meno. Aveva tempo’.tempo per pensare e per non pensare; cosa che nella sua frenetica vita non riusciva a fare. Alcune volte riusciva persino a liberare la mente da qualsiasi pensiero, facendosi cullare dal passo ipnotico del dromedario.
Ogni tanto Luigi le si affiancava e le scattava alcune foto o parlavano di come isolati dal resto del mondo, molte cose che sembravano importanti nella vita di tutti i giorni, perdevano di qualsiasi significato.

Si accamparono presso una piccola oasi, cercando un punto riparato dal sole. Ormai Sophia scendeva e saliva dal dromedario senza problemi ed era riuscita ad imitare i versi delle guide che le permettevano di comandare a quel simpatico animale di abbassarsi o alzarsi ‘Quasi ‘quasi me lo porto a casa!’ aveva detto a Luigi, sorridendo alla scena di lei che conduceva il dromedario attraverso il giardino.

Rimase nel campo per qualche minuto prima di recarsi verso l’acqua.

Si allontanò dagli altri alla ricerca di un punto un po’ isolato in cui immergersi.
Girò intorno ad alcune alte rocce e sentì dei gemiti provenire da quella direzione.
Si sporse incuriosita di vedere cosa fosse e vide una scena che non si sarebbe aspettata.
Poteva vedere un uomo nudo, che riconobbe essere Jordan, che spingeva avanti ed indietro il bacino.
Sophia si sporse maggiormente e colse il membro in erezione dell’uomo che entrava ed usciva da quello che era chiaramente un sedere.
Attratta da quelle immagini, si fece più audace ed uscì dalle rocce per godere completamente di quello spettacolo.
Quando inquadrò entrambe i soggetti della scena rimase senza fiato.
Un uomo del gruppo con cui non aveva familiarizzato troppo, un funzionario di banca se non ricordava male, attempato e grassoccio, era piegato a novanta gradi su una roccia che doveva essere ustionante data la completa esposizione al sole e Jordan infliggeva colpi durissimi dentro quell’ano aperto ed esposto, mentre con una mano gli teneva la testa schiacciata su quella ruvida superficie

‘Sìììì spaccamelo! Aprimi completamente! Fammi sentire una troia!’ gridava l’uomo.

‘Oh!! Com’&egrave stretto!!’prendilo sino in fondo! Godi come una puttana vecchio porco!’

‘Sìì’sono la tua troia’ L’uomo sudava copiosamente e alzava il sedere verso il bacino di Jordan che, ora afferrandogli i fianchi spingeva il suo membro duro sempre più forte dentro e fuori di lui.

Immediatamente Sophia sentì una fitta al basso ventre e scoprì che quella scena la eccitava enormemente. Rimase qualche attimo bloccata da quanto stava vedendo ed il clitoride cominciò a pulsare con forza. Si mosse per vedere meglio e con il piede inciampò su sasso che rotolò rumorosamente. Il funzionario di banca parve non accorgesi di nulla perché continuava a tenere gli occhi chiusi, ma Jordan si voltò nella sua direzione e, vedendola, le sorrise maliziosamente.
Colta in fragrante nelle vesti di guardona, si vergognò terribilmente e fuggì velocemente.

Per tutto il pomeriggio quelle immagini la tormentarono e la voglia di vedere placata il suo desiderio divenne sempre più pressante.

Durante quello che ormai era il momento della confessione pubblica, fu proprio il funzionario di banca a prendere la parola.

Jordan si rivolse a Sophia con uno sguardo d’intesa e sorrise come aveva fatto quello stesso pomeriggio.

‘Un giorno navigando in internet mi ero imbattuto in un sito il cui nome richiamava alla trasformazione’.la trasformazione di un uomo in una donna. Rimasi stupito di fronte agli oggetti che vendevano e così, condotto da quello che credevo essere semplice curiosità, ordinai alcuni di quegli oggetti, chiedendomi come fosse possibile indossare davvero un seno finto o una parrucca. Vi erano anche vagine finte, corsetti modellatori e maschere femminili.
Quando arrivò il pacco mi sentivo stranamente agitato, ma mi misi a ridere di fronte a quegli oggetti. Io mi ero sposato molto giovane e da mia moglie ho avuto due bellissimi figli. Ora sono divorziato e vivo solo.
Provai il seno al silicone ed indossai la parrucca, una folta chioma nera e liscia.
Mi guardai allo specchio e mi feci una risata.
Ogni sera però mi ritrovai ad eseguire quello strano rituale sino a quando mi accorsi che non vedevo l’ora di tornare a casa per indossare quegli abiti femminili. Imparai a girare per casa con i tacchi e passavo davanti allo specchio compiacendomi della mia immagine riflessa. Mi sono sempre reputato un etero convinto e credevo che quello fosse sono un vezzo dovuto alla solitudine ed alla noia.
Cominciai ad entrare in rete cercando filmati e racconti di diverso genere, ma alla fine mi accorsi che andavo a cliccare su quelli che avevano un filone gay.
Una domenica sera mi depilai completamente, mi vestii da donna ed uscii di casa. Pensavo che la gente mi avrebbe additato per strada, ridendo o peggio offendendomi; invece nessuno parve notare la mia presenza.
Una notte, intorno alle due, rimasi in un parcheggio di una strada statale, debolmente illuminato da un lampione distante.
Si fermò una macchina ed un uomo fece segno di avvicinarmi al finestrino.
Io volevo solo provare quella sensazione. Sapere che qualcuno si sarebbe fermato ed avrebbe creduto che fossi lì per vendere il mio corpo per denaro. Era come un gioco da cui avrei potuto ritirarmi in qualsiasi momento

Eppure quando quell’uomo, dopo essersi accorto che non ero una donna, mi ha invitato a salire in macchina’beh! Io non so! Ho sentito che ero andato lì per quello e sono salito.
Lui fu molto comprensivo quando gli dissi che per me era la prima volta, che tutto quello era nuovo e non sapevo cosa avrei dovuto fare.
Mi disse che era come scopare una vergine. Un regalo che non doveva andare sciupato. Mi portò a casa sua e mi fece spogliare. Mi fece piegare sul tavolo ed fece scendere delle gocce di olio profumato sulla schiena e sino alle natiche; mi massaggiò l’ano e lo dilatò con le dita.
Ero nervoso. Ci avevo fantasticato su, ma non avevo mai messo in pratica le mie fantasie. Temevo che una volta provato dolore mi sarei pentito di quella scelta. Quando sentii un dito entrare pensai che era una sensazione piacevole e mi lasciai andare, rilassando i muscoli in attesa di provare quella sensazione che già avevo immaginato più volte nella mia mente.
Lui appoggiò il glande sul mio ano e lo lasciò così qualche istante, per farmi assaporare il gusto dell’attesa.
Sentì una leggera spinta ed il mio buchetto che si dilatava leggermente.
Non sentivo dolore. Avevo immaginato qualcosa di più forte.
L’uomo dietro di me mi parlava con tono calmo ‘Vedrai non ti farà male. Ti piacerà. La prima volta &egrave indimenticabile. Ho provato anche io sai?’
Le sue mani intanto mi massaggiavano la schiena ed io mi rilassai completamente.
Spinse ancora di qualche centimetro il membro dentro di me. Sentii il glande farsi strada nel mio ano e poi fermarsi.
La dilatazione era graduale e, avendo il tempo di abituarmi, non sentivo dolore.

Improvvisamente lui mi prese per i fianchi e trascinandomi verso di lui mi penetrò completamente, consapevole del male procurato.
Sentii un dolore lancinante e lo implorai di smettere, che forse mi ero sbagliato, che forse non era quello che volevo veramente.

‘Ti prego! Mi fa male! Toglilo subito! Toglilo!! Ti darò dei soldi’ma ti prego smettila!’

Sophia stava fantasticando su quelle immagini e rivedeva la scena a cui aveva assistito nel pomeriggio, rese certamente più vivida dalla sostanza che ormai era certa essere un blando ipnotico.

Lui continuò ad entrare ed uscire da me con violenza e quando spingeva il suo cazzo nelle mie viscere sentivo una sensazione di svenimento, da quanto forte era il dolore.
Ciò nonostante il mio membro era turgido e sembrava voler esplodere.

‘Vedrai ora il dolore passa. Fidati di me! Dio! Sei davvero stretta come una vergine!’

Nel momento in cui, assuefatto al dolore, l’uomo prese in mano il mio pene io sentii i muscoli del mio ano contrarsi ed espandersi attorno a quell’oggetto intruso e scoppiai in un orgasmo mai provato prima, mentre nello stesso momento venivo riempito di sperma.

Da allora conduco una doppia vita. Di giorno stimato professionista, di notte puttana trans.’

Sophia lo immaginava vestito da donna, con una parrucca nera ed il seno in silicone, mentre attendeva sul bordo di una strada, ansioso di provare emozioni forti e proibite.

Ma le confessioni non erano finite quella sera’.

‘La mia vita &egrave stata rovinata da un tradimento virtuale’ proseguì una donna sulla quarantina’..la professoressa delle medie.
‘Avevo stretto una forte amicizia con un uomo in rete. Ci eravamo conosciuti in una chat e abbiamo scambiato diverse mail; con il tempo le mail sono diventate più spinte e siamo arrivati a parlare esplicitamente di sesso; di quello che facevamo con i nostri partners e di quello che avremmo fatto se ci fossimo incontrati. Io sono innamorata di mio marito. Lo sono stata sin dal primo momento e non avrei mai fatto nulla che potesse incrinare il nostro rapporto. Quella corrispondenza mi sembrava un gioco innocente.
Un giorno ricevetti una telefonata a casa. Era sua moglie che aveva scoperto le nostre mail. Era infuriata ed ho riattaccato, sperando che mio marito non si accorgesse di nulla. Gli dissi che avevano sbagliato numero. Lei richiamò e richiamò ancora sino a che mio marito prese in mano il telefono. Lei gli raccontò tutto delle mail e gliene lesse qualcuna. Sia io che l’uomo delle mail avevamo messo in chiaro che non ci saremmo mai incontrati’il nostro era solo uno sfogo sessuale’..un modo per alimentare le nostre fantasie. Lo spiegai a mio marito, implorai il suo perdono, ma lui mi disse che non avrebbe mai più potuto fidarsi di me completamente e, con quelle basi, non aveva più senso continuare quella relazione.
Quella donna ha distrutto la mia vita. Mio marito ha chiesto il divorzio ed io ho ricambiato il favore. Ho appeso la sua foto, la loro foto mentre si trovavano in Portogallo per un viaggio, in tutti i luoghi da loro frequentati, compreso il posto di lavoro e la casa dei genitori riportando particolari intimi che l’uomo mi aveva confessato su di lei, di cosa diceva mentre facevano l’amore, di come lo incitava a metterglielo nel culo.
Non sono fiera di quello che ho fatto, poiché questo mio gesto le ha fatto perdere il lavoro’anzi tutti e due hanno perso il lavoro, ma ho giurato di dedicare la mia vita a rovinare la sua.

Ho intrapreso questo viaggio per liberarmi di quell’odio che ancora mi attanaglia.

Spero di poter riprendere una vita normale, senza pensare alla vendetta o al suicidio ogni attimo della mia giornata’

Sophia rimase colpita da quella storia, triste e paurosa allo stesso tempo, pensando a quante persone si erano trovate nella stessa situazione da quando era nato il mondo virtuale di internet.

Si alzò mentre molti del gruppo rimasero ancora seduti e si diresse verso una tenda. Vide che vi erano ancora molte tende piccole e ne scelse una a caso. Afferrò il sacco a pelo e lo preparò per la notte. Non si era ancora abituata al freddo notturno che la disturbava maggiormente rispetto all’afa del giorno.
Subito dopo essersi imbozzolata nel suo sacco, sentii entrare qualcuno.
Sperò sempre che non fosse qualcuno troppo rumoroso.
‘Brrr che freddo!’

Riconobbe la voce. Era Monica, la ragazza con cui aveva condiviso la camera in albergo.

‘Sì’ rispose Sophia ‘una vera tortura!’

‘Perché non facciamo così. Apriamo il tuo sacco a pelo e lo stendiamo e poi ci copriamo con il mio, chiudendoli con le cerniere. I nostri corpi dovrebbero scaldarci abbastanza per trascorrere una notte decente.

Sophia non sapeva se quella soluzione era più calda, ma decise di provare anche per non sembrare scortese di fronte a quell’offerta.
Fecero ciò che Monica aveva proposto e si distesero una accanto all’altra. Monica si posizionò dietro di lei e l’abbracciò stretta.
Doveva ammettere che il tepore era gradevole.

‘Strane storie quelle che vengono fuori alla sera, vero?’
‘Sì’strane davvero! Sembra che tutti abbiano un motivo nascosto che li ha portati ad affrontare questo viaggio, oltre naturalmente a conoscere meglio le tradizioni degli Esseni. Tu Monica hai un motivo segreto anche tu?’
La ragazza sembrò imbarazzata e rispose farfugliando qualcosa ‘Beh! No..io no! Cio&egrave forse qualcosa c’&egrave’ma non &egrave così importante’

Sophia fece in tempo a sentire solo le ultime parole che cadde in un sonno profondo, cullata dal caldo proveniente dalla sua compagna di notte.

Fu svegliata da un sogno. Era sdraiata a letto, posizionata su un fianco, e la mano di un uomo le percorreva dolcemente le gambe e saliva verso il bacino per soffermarsi su un seno.
Era una mano forte, ma delicata.
Si svegliò lentamente e nel dormiveglia capì che effettivamente la mano che l’accarezzava era reale.
Monica faceva scorrere piano la sua mano sulla sua pelle, partendo dalle cosce e salendo piano. Sentiva il cuore della ragazza battere forte contro la sua schiena.
Rimase paralizzata non sapendo come reagire e sorpresa da quel comportamento.
Realizzò che la cosa migliore da farsi era fingere di dormire.

Rilassò i muscoli che involontariamente aveva teso e sgomberò la mente.
La sua tunica era stata leggermente sollevata.
La mano della ragazza era incredibilmente delicata e morbida e quando raccolse il suo seno lei ebbe un fremito inaspettato di piacere. Si ritrovò a desiderare che continuasse, che si spingesse oltre.
Sentì la mano scivolare sul suo ventre piatto e sfiorare i peli del pube, risalendo subito verso i seni.
Ormai sapeva che Monica era cosciente del suo risveglio, ma rimase immobile, in attesa di qualcosa che le era completamente sconosciuto, una sensazione nuova che le procurava un misto di repulsione ed attrazione.

La ragazza la stava accarezzando così lentamente, così piacevolmente che Sophia cominciò a provare un piacere inaspettato e divenne impaziente. Voleva essere accarezzata nella sua intimità; lo desiderava, lo volevo, lo pretendeva. Poteva sentire l’eccitazione tra le gambe che reclamava di essere soddisfatta; il clitoride si era indurito e le piccole contrazioni delle pareti interne della sua vagina gli lanciavano messaggi di piacere, di voglia repressa.
La ragazza non sembrava però prendere l’iniziativa, forse timorosa della sua reazione.
Quando la mano arrivò di nuovo all’altezza del pube, Sophia aprì leggermente le gambe spostandosi leggermente sul dorso.
Sentì le dita affusolate di Monica entrare tra le labbra della sua vagina e spingersi oltre, andando a cercare quel piccolo buco da torturare.
Ed infatti i minuti seguenti furono una vera tortura.

Monica infilò la testa sotto il sacco a pelo e andò a cercare il suo capezzolo; quando lo trovò lo risucchiò tra le sue labbra e lo stuzzicò con la lingua. Sentiva le morbide labbra della ragazza mangiare avidamente il suo seno, mentre le dita massaggiavano il clitoride e torturavano il suo buchetto, senza mai osare entrarvi.
Sophia alzò il bacino per invitare la ragazza a completare la sua opera. Desiderava sentire quelle dita che entravano, che scavavano nella sua intimità, voleva sentirle dentro.

Monica risalì e avvicinò le labbra a quelle di Sophia che poteva sentire il caldo ed umido respiro sulla sua pelle. Ebbe un sussulto quando sentì la morbidezza di quelle labbra sulle sue e le aprì senza pensarci, accettando e ricambiano quel tenero bacio.

‘Vuoi che smetta’ le sussurrò ad un orecchio
‘Noooo, ti prego. Continua’

Sophia non capiva più niente. Desiderava solo sentire quelle dannate dita dentro di lei.
‘Ti prego. Mettimele dentro!’

Sentiva che tra le gambe scendeva un liquido denso. Era bagnata come mai avrebbe pensato in una situazione del genere.

‘Ti prego’ supplicò, afferrando la mano della ragazza e portandola sino alla sua apertura.

Monica, invece di cedere alle sue suppliche, ritornò di nuovo sotto al sacco a pelo.
Capì subito cosa aveva in mente di fare e questo accese maggiormente il suo desiderio. Non era mai stata leccata da una donna e l’aspettativa la sconvolse ulteriormente. Non appena il suo clitoride venne toccato dalle labbra della ragazza ebbe un brivido di piacere e rimase in attesa si sentirlo inghiottire in quella bocca calda e delicata.
La sensazione fu indescrivibile. Monica succhiava quel clitoride con una maestria che non aveva conosciuto in nessun uomo. Delicata e vigorosa la stava portando velocemente all’orgasmo.
Nel momento in cui sentì due dita farsi largo nella sua morbida carne, una scossa le percorse il corpo, costringendola ad inarcare la schiena ed immobilizzandola sino a quando il piacere esplose nel suo cervello.
Monica continuò sino a quando l’ultimo gemito uscì dalle labbra di Sophia e poi si distese accanto a lei ‘Dormiamo ora. Domani sarà un’altra giornata pesante’.
‘Ma tu hai appena fatto questo per me, come posso contraccambiare?’
‘Non ti preoccupare, mi ha fatto felice vederti godere, specialmente sapendo che tu non sei lesbica’.e poi abbiamo tempo’

Monica posò la sua testa riccioluta sul suo petto e si addormentò in quella posizione.

‘E’ vero’ rifletté Sophia ‘non sono lesbica, ma quante volte ci ho fantasticato su!’

La sera successiva, riuniti intorno al fuoco, Monica confessò questa sua predisposizione e raccontò anche il modo strano e perverso in cui lo scoprì.

‘Sono lesbica!’ annunciò tranquilla ‘Ero al terzo anno di università e sino a quel momento avevo avuto diversi rapporti sessuali con vari ragazzi. Mi piacciono anche i ragazzi, ma molto meno.
Tornai a casa per le vacanze di Natale fui contenta di vedere che anche mia sorella gemella era riuscita a staccarsi dagli impegni di lavoro per una vera riunione di famiglia. Ci raccontavamo tutto, comprese le nostre avventure erotiche.
Mi raccontò che aveva conosciuto un uomo di una decina di anni più vecchio; mi disse che era davvero eccezionale e che riusciva a stimolarla sessualmente come non aveva mai provato prima; trovava sempre cose nuove da fare e la metteva continuamente alla prova.
Mi raccontò che le aveva proibito di indossare biancheria intima quando uscivano insieme. Mi meravigliai che mia sorella avesse accettato, perché io non lo avrei mai fatto.
Una volta le aveva addirittura fatto indossare uno di quegli aggeggi, una specie slip, che hanno un pene da infilare davanti ed uno più piccolo per il dietro, e l’aveva invitata in un ristorante di lusso per la cena.
Le dissi che certamente non a quell’uomo non mancava la fantasia, ma che comunque mi sembrava un tipo un po’ strano.
Quando lo conobbi ero già prevenuta verso di lui e fui oltremodo acida ed antipatica, al punto che mia sorella mi chiese cosa diavolo avessi.

Lui invece era cordiale e spiritoso. Sembrava che il mio comportamento non lo infastidisse affatto.
Era sicuro di se e molto, molto attraente. E direi anche molto arrogante. Un giorno, mi prese in disparte e mi disse: ‘Sei solo una bella puledra da domare’non ti montare la testa’
‘Certo non sarai tu a domarmi!’

A Natale, quando tutti i parenti se ne furono andati, rimanemmo solo noi tre, un po’ storditi dal troppo alcool.

Mentre iniziò il racconto Sophia iniziò come sempre ad immaginare. Le immagini comparvero davanti ai suoi occhi immediatamente.

‘Non fai vedere a tua sorella cosa ti ho regalato?’ domandò lui
‘No’
‘Perché?’ Chiese Isabella
‘Perché non mi va’
‘Dai &egrave la tua sorellina, non mi dirai che hai segreti per lei?’
‘E va bene!’ rinunciò alla fine mia sorella dirigendosi in camera.
Quando tornò vidi che aveva una specie di frustino nero, con il manico lungo una ventina di centimetri e molte frange sottili.
‘E quello cos’&egrave? E’ quello che penso?’
‘Sì’ rispose lui ‘un frustino. A tua sorella piace, non &egrave vero?’ le chiese diretto.
‘Un po”
‘Spogliati Isabella, fammi vedere il tuo fantastico corpo’
Mia sorella mi guardò leggermente dubbiosa e fissò di nuovo il suo fidanzato ‘Non fartelo chiedere di nuovo piccola’
Il suo sguardo era duro, ma sensuale.
Isabella si spogliò di fronte a noi.
‘Adesso mettiti in ginocchio’.così brava’.e adesso metti le mani per terra’
Non appena mia sorella si mise a carponi lui si alzò dal divano e, posizionatosi al suo fianco, schioccò una frustata secca sul sedere sodo di Isabella, facendola trasalire.
‘Ma così le fai male!’ mi alzai per fermarlo, ma mia sorella mi disse ‘No!! Mi piace! Fallo continuare!’
Rimasi allibita da quella reazione e mi sedetti sul divano a guardare mia sorella frustata da quell’uomo.
I suoi gemiti mi convinsero che davvero le piaceva e si era eccitata a tal punto che implorava di essere scopata, senza ormai far più caso alla mia presenza.
‘Chiedi a tua sorella di continuare’
‘Monica ti prego’continua tu!’
‘Ma Isa! Sei diventata completamente matta! Non posso farlo e poi non mi piace’
‘Come fai a saperlo? L’hai mai fatto?’ mi chiese il suo fidanzato.
‘No’ma immagino’e poi &egrave mia sorella!’

‘Ti prego’.ti prego sorellina’.fallo per me!’
‘E va bene!’
Presi in mano il frustino, mi posizionai di fianco a lei e le diedi una frustata sul sedere. Ero poco convinta e risultò essere una specie di carezza.
‘Più forte!’ mi incitò mia sorella
‘Sì’ incalzò l’uomo ‘cos’era quella cosa? Non sai fare di meglio?’
‘Ma davvero ti piace? Insomma davvero ti provoca piacere?’
Guardai mia sorella che con aria di supplica mi disse ‘Siiii, ti prego continua!’
La seconda frustrata fu più forte della prima e mia sorella cominciò a gemere
‘Vedi, che ti dicevo?’
Mi voltai verso l’uomo e non risposi, infliggendo un’altra frustata a mia sorella.
‘Ah Sììì’più forte’più forte!’
Aumentai la potenza dei colpi e vidi che la pelle del suo sedere era piena di sferzate rosse.
Quel suo modo di gemere sotto i miei colpi cominciò a piacermi e poi ad eccitarmi.
‘Sìì..godi’ dissi mentre sentivo una nuova emozione nascere dalle mie viscere.

‘Isabella spoglia tua sorella’voglio vedere quanto vi somigliate!’
Eccitata dalla situazione lasciai che mia sorella mi spogliasse. Rimanemmo nude, una di fronte all’altra e lei, senza esitazione, mi baciò.

Infilò la sua lingua tra le mie labbra e mi baciò!

Non so come, ma contraccambiai quel bacio.

‘Siete bellissime! Uno spettacolo irripetibile!’
Intanto mia sorella cominciò ad accarezzarmi i seni, scese a baciarli e sentivo le sue mani ovunque.
Mi fece sdraiare e mi leccò i capezzoli, me li strinse forte tra le sue labbra, scese a baciarmi il ventre sino ad arrivare all’ombelico. Era un tocco delicato e deciso. Le labbra umide percorsero la mia pelle e si diressero tra le gambe. Sentivo il calore della scia di saliva mentre la immaginavo scendere verso il basso. L’intimità che c’era sempre stata tra di noi rendeva tutto ciò molto più naturale di quello che la mia razionalità mi diceva essere un peccato, un atto immorale ed osceno.
Quando la sua bocca sfiorò il clitoride mi ritrovai a sospirare e ad aprire automaticamente le gambe, invitandola a proseguire.

Sophia rivide in quella scena ciò che era accaduto la notte precedente. Guardò Monica che stava esponendo i fatti come se li stesse rivivendo in quel momento. Guardò le sue labbra muoversi e le sentì ancora sulle sue; si eccitò di nuovo ripensando a quel forte orgasmo provocatole da quella bella ragazza.
Vedeva le due ragazze, simili come fossero state clonate, distese sul pavimento di fronte ad un uomo che con molta probabilità teneva in mano il suo membro, eccitato dalla scena a cui stava assistendo.
Monica raccontò che il suo orgasmo fu così intenso che ancora oggi pensa di non averne provato mai uno di uguale forza e riprese il racconto.

Sophia s’immerse di nuovo in quelle immagini.

‘Ora basta!’ ordinò l’uomo.
Io ero stordita dall’orgasmo appena provato. Rimasi ferma, sdraiata, quasi priva di sensi.
Quando riaprii gli occhi mia sorella aveva il membro del suo uomo in bocca e lo stava succhiando avidamente.
‘Brava piccola! Fammi godere!

Lui si staccò da lei, venne verso di me ‘Mettiti in ginocchio’

‘Isabella, sai cosa fare!’ disse a mia sorella mentre mi costringeva a mettermi a quattro zampe.

Mia sorella prese il frustino e scomparve dietro di me.
‘Succhiamelo adesso!’ mi ordinò lui.

Mi prese la testa e la portò verso la sua asta dura”Apri la bocca e succhiamelo!’
Feci quanto mi stava ordinando, chiedendomi dove fosse andata Isabella.

Quando la sentii rientrare nella stanza, la vidi avvicinarsi a me da dietro, ancora con il frustino in mano.
Pensai che volesse riservarmi lo stesso trattamento che le avevo inferto io.
Aspettavo di sentire la frusta. Attendevo quel colpo e mi stavo eccitando di nuovo.
Succhiavo meccanicamente quel membro duro, ma la mia eccitazione proveniva dall’aspettativa di sentire mia sorella che mi colpiva.
Non sentii nulla del genere.

Percepii qualcosa di umido tra le natiche e poi un leggero dolore in prossimità dell’ano.
Mi staccai dal pene dell’uomo e mi girai verso mia sorella che aveva infilato la punta del frustino, evidentemente oliata, dentro il mio ano.

‘Succhia troia!’
L’uomo mi girò la testa e la posizionò sul suo cazzo, spingendolo dentro la mia bocca.
‘Ti piace essere sfondata da tua sorella?’ Eh! L’hai mai preso dietro?’

Sentivo quel oggetto intruso che mi iniziata a penetrare nella mia carne ed i gemiti di dolore venivano smorzati da quell’asta di carne che avevo infilata in bocca.

Mia sorella spinse piano e lo tirò un po’ fuori, poi lo spinse di nuovo dentro. Ripeté quell’operazione sino a che io mio ano su ben dilatato. Ogni volta lo spingeva dentro qualche centimetro e poi lo estraeva.
A quel punto ero io che desideravo solo sentirlo aprire la mia carne e prenderlo tutto dentro. I gemiti di dolore si trasformarono in urla di piacere.
Il fatto che ci fosse mia sorella, una donna, che mi stava sodomizzando mi eccitò da morire.
‘Ma guarda’guarda’..come le piace!’
Isabella infilò ancora una volta la punta del frustino, lo estrasse e poi lo spinse dentro in un solo colpo, arrivando a farlo scomparire dentro di me mentre con una mano mi afferrò il clitoride stringendolo piano.
Io urlai di dolore e di piacere. Venni di nuovo, mentre il fidanzato di mia sorella mi riempiva la bocca con un fiotto caldo di sperma.

Quando mi staccai da lui e mi pulii la bocca, mi girai a guardare mia sorella che sorrideva soddisfatta mentre la coda del frustino spuntava ancora dal mio sedere.
‘Adesso sì che sei una vera puledra!’ mi schernì il suo fidanzato.

Sophia si risvegliò da quello stato di trance. Tutti tacevano. Come le sere precedenti, non riusciva a capire se quelle immagini scaturissero semplicemente dalle parole del narratore di turno oppure era lei che le trasformava in qualcosa che risiedeva nei suoi pensieri.

Si sentiva confusa e stordita più del solito e si diresse immediatamente verso la sua tenda senza salutare nessuno.
Si stava abituando gradualmente al freddo notturno e cadde in un sonno ristoratore sino al mattino seguente.

Ormai si era abituata alle tappe che contraddistinguevano le loro giornate: le abluzioni, i pasti comuni, le confessioni ed i silenzi ininterrotti degli spostamenti. Sentiva una forza nascere dentro di sé. La consapevolezza di ogni cosa che la circondava e la comprensione che molte cose che le sembravano essenziali non avevano in realtà nessuna importanza.
Il voler sembrare quello che non si &egrave per compiacere, per non deludere era qualcosa che non avrebbe più fatto al suo ritorno.
In quel deserto scoprì che essere se stessi &egrave la più grande libertà che l’uomo possiede e molti la vendono in favore di uno stupido desiderio di appartenere ad un gruppo.

Improvvisamente Sophia capì l’importanza di quel viaggio. Una marcia verso il passato che, in realtà, era una scoperta di se stessi.
Ne fu entusiasta e fu grata a Luigi per averle permesso di fare questa esperienza unica.
Anche gli altri membri del gruppo sembravano aver acquisito una consapevolezza del tutto particolare.
Vi erano state anche numerose discussioni sulle varie teorie sugli Esseni e Sophia aveva imparato molto su quel popolo e si poteva confrontare sul campo sui contenuti dei rotoli e analizzarli con un’esegesi biblica imparziale.

Anche Luigi interveniva spesso manifestando la sua opinione; aveva anche scattato un’enorme quantità di foto e Sophia era curiosa di vedere il risultato.
Luigi’.già’in tutti quei giorni erano stati insieme davvero poco.Sapeva che lui non era tipo da avances, ma in fondo in fondo lo aveva sperato.

Quando in una delle confessioni serali lui rivelò che aveva tradito la moglie, Sophia non sapeva se gioire o rattristarsi per la notizia. Era a conoscenza del fatto che lui era sposato, ma non le aveva mai detto di aver tradito. Raccontò di aver incontrato una donna conosciuta in rete. Disse che si videro nella sua città e sull’auto di lei, poco prima di quello che doveva essere un saluto di commiato, fecero l’amore; lì in quel parcheggio.

Provò una sorta di gelosia durante il racconto; ascoltò con attenzione ma non riuscì ad immaginare la scena.

Ormai erano giunti anche alle caverne di Murrabba’at ed il giorno seguente sarebbero arrivati al kibbutz di Ein Gedi che segnava la fine del loro viaggio.
Avrebbe voluto avere più tempo da trascorrere con Luigi prima che le loro vite tornassero ad incrociarsi di sfuggita sul web.

Le confessioni pubbliche intanto si susseguirono. Nessuno era costretto a farlo. Doveva essere una sorta di liberazione, non una punizione. Un uomo rivelò di avere sottratto una forte somma di denaro all’azienda in cui lavorava ed una donna si sentiva in colpa per avere abbandonato in un ospizio la madre che poco dopo si era tolta la vita. Ad eccezioni di queste due storie, le altre avevano sfondo sessuale: tradimenti e desideri nascosti.

I membri del gruppo, una volta ascoltati i pensieri degli altri, divennero sempre più aperti e disponibili a raccontare le loro storie.
Una donna rivelò di come avrebbe desiderato essere posseduta da tre o quattro uomini contemporaneamente; voleva provare la sensazione di essere un oggetto sessuale.

Sophia ascoltava, ma non riusciva mai a prendere la parola, rimanendo sempre stordita dai racconti degli altri e chiedendosi se anche loro rivivevano così lucidamente le esperienze vissute dai narratori; anche loro riuscivano a ricreare quelle immagini, o era solo la sua fantasia?

Quando arrivarono ad Ein Gedi ebbe l’impressione che il tempo fosse volato; il viaggio era durato così poco! Si stupì di fronte alla bellezza di quel luogo. Si era immaginata un posto rustico e spartano, come dovrebbe essere un Kibbutz.
Quando vide quell’oasi verdissima e curatissima ai piedi di alte montagne rosse rimase senza parole. A parte il filo spinato che lo circondava completamente, era un paradiso terrestre.

‘Bene’ disse Jordan scendendo dal dromedaio all’entrata del kibbutz ‘il nostro viaggio insieme termina qui. Le vostre valige sono già nelle stanze a voi assegnate. Spero che questo lungo percorso sia stato soprattutto in viaggio dentro voi stessi e, nel caso abbiate voglia di ripeterlo, sapete dove trovarmi. Trascorrerete qui la notte e domani sarete accompagnati all’aeroporto. Vi auguro un piacevole soggiorno’

Approfittarono tutti della piscina e dei fanghi termali, felici comunque di poter fare una doccia calda.

Quella sera cenarono nel ristorante in gruppetti separati ed Sohia si ritrovò al tavolo con Luigi ed una coppia di Firenze. Lui era un bell’uomo e, in alcune occasioni, lo aveva colto in fragrante a guardarle il seno o il sedere.
Gianni era uno di quelli che non aveva usufruito della pubblica confessione, mentre la moglie Chiara aveva rivelato il suo desiderio di far l’amore con un altro uomo mentre suo marito la guardava.
Sophia notò che lui non era sembrato molto turbato da quella confessione, come se ne fosse già a conoscenza.

Terminata la cena, che fu squisita, si spostarono verso il bar per bere qualcosa e finire lì la serata.
Sophia giocò la sua ultima carta ‘Luigi, più tardi vieni da me che ti do una cosa che ti avevo portato. Ora che mi hanno ridato i bagagli!!’
‘Ma daiii! Non dovevi! Io non ti ho comprato niente!’
‘Beh! Non &egrave niente di speciale! Non montarti la testa!’

Il suo piano era di indossare la lingerie sexy che aveva messo in valigia e tentare di sedurlo, ma non andò esattamente come lei si aspettava.

La prima parte seguì il suo naturale corso. Si recò nella sua camera e si fece un’altra doccia calda. Indossò un sottile tanga nero di pizzo e le autoreggenti con un ricamo che ricordava un sinuoso serpente che si attorcigliava lungo la sua gamba. Niente reggiseno. Si ricompose i lunghi capelli lisci e biondi ed indossò una leggera vestaglia di seta color ambra.
Le camere erano quasi tutte a piano terra e vi si poteva accedere anche da una grande vetrata che dava un su piccolo giardino privato.
Quando sentì bussare da quella direzione si chiese come mai Luigi fosse passato di lì.
Andò ad aprire, ma già attraverso il vetro si accorse che non si trattava di Luigi, ma dell’uomo con cui avevano cenato ‘Gianni! Cosa c’&egrave? Che ci fai qui?’ domandò Sophia cercando oltre alle sue spalle per vedere se c’era anche Chiara’

Si rese conto che l’uomo era un po’ alticcio, ma non abbastanza da non sapere cosa stesse facendo. Capì immediatamente la situazione e prese il controllo ‘Dai, Gianni’.vai in camera tua. Dov’&egrave Chiara? Ti starà cercando!’
‘Quella troia deve essersi andata a trovare qualcuno da scoparsi. Sai che sei bellissima! Ti ho guardata per tutto il viaggio, mentre facevi il bagno nuda e ti spogliavi. Hai un corpo stupendo’

Entrò nella stanza cercando di raggiungerla con le mani, mentre Sophia indietreggiava. Luigi sarebbe arrivato a momenti e lui stava rovinando tutto.

‘Maledizione!’ pensò ad alta voce ‘Te ne vuoi andare?!’

‘No! Voglio rimanere con te questa notte. Voglio vederti ancora una volta nuda. Ho desiderato così tanto poggiare una mano sul tuo corpo ogni volta che ti ho vista uscire dall’acqua!’

Quelle frasi arrivarono direttamente al cervello di Sophia scatenando un impulso irrefrenabile a spogliarsi, a lasciarsi ammirare e toccare.
Sentiva la pelle sotto la vestaglia fremere per essere accarezzata.
Senza pensarci oltre ritrovò la sua mano a sciogliere il nodo della fascia che stringeva quel morbido vestito e lo lasciò scorrere sulle sue spalle sentendolo poi cadere sul pavimento.

Rimase lì nuda, di fronte a lui, aspettando la sua reazione, sapendo che le sue mani si sarebbero presto adagiate sul suo corpo per scoprirne tutti i punti deboli.

Lui l’afferrò per la vita e la strinse a se, gustando per qualche secondo quel corpo che evidentemente aveva davvero desiderato con impazienza.

In quel momento, con la coda dell’occhio vide un movimento fuori dalla vetrata ed intuì che Luigi doveva essere arrivato.
Il primo pensiero fu quello di allontanare con forza l’uomo, raccogliere la vestaglia e scusarsi con Luigi.
Vide che se ne stava andando e sentì il panico crescere. Non voleva che se ne andasse.

‘Oddio! Che situazione! Ma proprio stasera doveva capitare sta cosa!’

Sempre con la visuale periferica, mentre sentiva la mano dell’uomo che le carezzava la schiena, vide che Luigi tornò sui suoi passi e si fermò davanti alla vetrata.
Lei aveva reagito a quel contatto. Aveva chiuso gli occhi e sospirato di piacere. Non era stata un’azione sotto il suo controllo.
Era nata dall’istinto.

Lui era lì e la stava guardando!
Decise di dare spettacolo.

Iniziò una danza sensuale davanti a Gianni, cercando di non guardare mai verso la vetrata.
Gli sfilò la T-shirt scoprendo un torace ampio e quasi privo di peli.
Si mise in ginocchio e gli slacciò i jeans facendoli cadere verso il basso. Lui se li sfilò e rimase con gli slip bianchi.
Stava recitando per Luigi, ma la situazione le piaceva da morire.
Le fitte al basso ventre confermavano la sua eccitazione.
Lo sospinse verso il letto che stava alle loro spalle e lo fece sdraiare. Aveva il pieno controllo della situazione, sentiva il potere che esercitava su quell’uomo. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel momento e lui l’avrebbe accettata.
Lui fece per sfilarsi anche gli slip, ma lo fermò.
Sotto al tessuto poteva vedere la sagoma di quel membro duro che spingeva verso l’alto.
Si posizionò tra le sue gambe e con la bocca afferrò il suo sesso intrappolato dal tessuto. Lo catturò leggermente con i denti e vi fece scorrere un unghia su tutta la lunghezza.

‘Ti prego! Fallo uscire! Toccami!’

Sophia, invece di assecondare le sue suppliche, passò la lingua su glande che spuntava da sotto l’elastico, strappandogli un gemito di piacere, e si diresse verso il torace. Leccò la sua pelle sino ad arrivare ad un capezzolo. Manteneva quella posizione di proposito, per mettere bene in vista il sedere sodo che svettava verso l’alto.
Il suo spettatore privilegiato era ancora lì.
Quando prese in bocca il capezzolo lo mordicchio appena, per sentire ancora un gemito dell’uomo che stava sotto di lei.
La situazione divenne intrigante ed eccitante. Avrebbe fatto l’amore con uno sconosciuto di fronte ad un altro uomo. Sperò ardentemente che Luigi non se andasse. Lo vedeva appena, ma era certa che fosse ancora lì.
Risalì verso la bocca dell’uomo e descrisse i contorni delle sue labbra con la lingua prima di baciarlo.
Nonostante si fosse spinta verso l’alto fece attenzione a non toccare il sesso dell’uomo. Sapeva che quelle prime sensazioni, quegli attimi non facevano che crescere la tensione e lei voleva mantenerla al limite della sofferenza il più a lungo possibile.

‘Mi farai impazzire così’ sospirò Gianni chiudendo gli occhi.
‘Guardami. Voglio che mi guardi’

Scese di nuovo e gli sfilò gli slip facendo attenzione a non toccarlo. Il membro duro scattò verso l’alto una volta liberato dalla sua sottile prigione di stoffa.
‘Mhhh! Bello!’ pensò Sophia. Chissà perché si soffermava sempre un attimo per gustarne anche l’estetica.
Avrebbe voluto afferrarlo tra le mani per sentirne la durezza, per pregustare la dimensione che di lì a poco avrebbe provato nel suo corpo. Ma, invece di afferrarlo, vi poggiò le labbra constatando ancora una volta che quella durezza contro le sue labbra morbide la facevano impazzire.
Sapeva che cominciava a mutare. Poteva sentire sulla pelle la trasformazione del suo corpo. Lo sguardo le si addolciva e le terminazioni nervose si sensibilizzavano amplificando ogni carezza, ogni bacio, ogni sensazione tattile.

‘Cosa starà pensando?’ si chiese mentre la sua mente andava all’uomo fuori dalla vetrata.
Avrebbe voluto lui tra le sue labbra.
La bocca si dischiuse e si dilatò intorno a quel membro eretto. Lentamente lo fece scomparire, lo inghiottì per buona parte. Quando si ritrasse e lo fece scivolare fuori, ammirò il luccichio della saliva che lo ricopriva.

Leccò il sesso dell’uomo, godendo di quel momento come sempre. Lo rese interminabile, mentre si nutriva dei gemiti di piacere che lui lanciava ogni volta che scendeva a lambire di nuovo la sua asta.

‘Che stronza!’ aveva pensato Luigi quando, avvicinatosi alla vetrata, aveva visto Sophia, praticamente nuda, nelle braccia di Gianni. ‘Mi evita per tutto il viaggio, e poi quando mi invita da lei si fa trovare con un altro uomo! Davvero una gran bella stronza!’
Era incazzato con lei per quel brutto scherzo. ‘Sapeva che sarei arrivato. Non capisco. Da come &egrave vestita, anzi svestita! &egrave ovvio che aveva dato appuntamento a Gianni. Ma perché non mi ha avvisato!’
Si girò per andarsene nel momento in cui quell’uomo fece scorrere la sua mano sulla schiena di Sophia e lei si sciolse in un gemito di piacere.
Vide i suoi occhi chiudersi. La sua bocca sospirare e non riuscì a staccare lo sguardo da quella scena’.dalla schiena ricurva che pareva voler assorbire ogni istante di quella sensazione.

Lei era sensuale e bella tra le braccia di lui e si ritrovò ad invidiarlo.
I sentimenti che provava erano confusi.
Avrebbe voluto andarsene e lasciarli alla loro intimità.
Avrebbe voluto entrare per lasciarli di stucco ed impartire loro una lezione.
Avrebbe voluto che continuassero.
In ogni caso continuò a guardare i due mentre la passione cresceva e sapeva che da lì a poco avrebbero fatto l’amore.
Luigi ammirò il corpo sinuoso della donna che giocava su quello di Gianni; i suoi occhi divennero animaleschi. Era un felino che si preparava a gustare la sua preda.

Quando Sophia si sfilò il tanga e posizionò il membro di lui all’entrata del suo piccolo buco ebbe come l’impressione che lei lo guardasse e sorridesse. Non poteva averlo visto con il buio che c’era lì fuori, eppure sembrava che lei fosse cosciente di avere uno spettatore. O forse era stata solo la sua immaginazione.

Vide Sophia calarsi piano ed inghiottire tutta quell’asta di carne, centimetro dopo centimetro. Il suo viso si trasformò, esternando quel languore che solo un infinito piacere può far nascere.
Compì quel gesto con una tale calma che Luigi si trovò quasi ad incitarla.
‘Dai! Infilatelo dentro tutto!’

Voleva farlo soffrire. Sophia sapeva di avere in pugno quell’uomo. Sapeva di esercitare un grande potere su di lui ed inoltre voleva gustarsi sino in fondo quel momento che, insieme all’orgasmo, era la sensazione più bella che mai riusciva a provare.

Il cazzo di un uomo, turgido, bello, caldo che per la prima volta entrava in lei. La sensazione era indescrivibile. Il glande che si posizionava all’entrata della vagina, la dilatava ed il contatto con le pareti interne che, facendo un po’ di resistenza, aumentavano il piacere
La sensazione di avere quel vuoto completamente riempito e solo allora comprendeva ogni volta quanto lo avesse desiderato.
L’uomo sotto di lei era completamente nelle sue mani e sembrava esasperato.
Sophia cominciò a muoversi lungo quell’asta, facendola scorrere quasi completamente fuori e tornando a riprenderlo tutto.
Quando si sentiva completamente riempita Luigi ne se accorgeva dall’espressione di piacere che si disegnava sul suo viso, da come inarcava la schiena e socchiudeva la bocca mentre i gemiti si trasformavano in piccoli urli.

Prese a muoversi sempre più veloce stringendo le pareti interne della vagina ogni volta che discendeva su quello strumento di infinito piacere.
Sophia voleva godersi al massimo quei momenti, prima che l’attrito della penetrazione diminuisse a causa della dilatazione.
Si stava bagnando sempre di più e Luigi poteva vedere il membro dell’uomo luccicare degli umori di Sophia che aveva cominciato a scoparlo con più convinzione, con più passione.
Le sensazioni che Luigi provava erano di certo strane e contraddittorie.
Un nodo allo stomaco segnalava la rabbia di fronte a quella scena e l’impotenza di non poter far altro che assistervi dal di fuori. Ma dall’altro lato provava un’eccitazione perversa nel vedere quella donna scopata da un altro uomo.
Certamente la situazione era molto eccitante, come stava a testimoniare la sua erezione trattenuta dal tessuto dei jeans.

‘Che troia! Guarda come lo prende!’ pensò proprio mentre Sophia si fermò di colpo.

Aveva intuito che l’uomo sotto di lei stava per venire. Era giunta anche lei al culmine dell’eccitazione, amplificata dal fatto che Luigi era lì fuori e la stava osservando.
Voleva offrirgli uno spettacolo ancora più forte.

Si staccò dall’uomo, che assunse un’aria interrogativa, e si posizionò sulle ginocchia andando ad afferrare il bordo del letto.
‘Prendimi così. Voglio sentirti così’
Gianni ubbidì immediatamente, guidando il suo sesso verso l’entrata bagnata di Sophia ed afferrandola per i fianchi la strattonò verso di sé entrando in lei con un solo colpo.

‘Ah!! Sì! Così! Aprimi! Mi piace sentirlo sino in fondo! Sbattimi!’
‘Sìììì! Prendilo tutto! Ti piace come ti sfondo!?!!’

Gianni prese a muoversi velocemente, con affondi sempre più forti, più duri. ‘Godi! Troia!’
Il suo membro scompariva rapidamente dentro di lei e Luigi strinse i pugni per la rabbia, prima di riassestare il suo membro in una posizione meno dolorosa. Era al massimo dell’eccitazione guardando quel corpo sudato, ormai fuori controllo che si muoveva per ricevere ogni millimetro di quell’asta che la stava possedendo con forza.
I gemiti avevano lasciato posto a piccoli urli di piacere.
Non appena Gianni spostò la sua mano verso il clitoride, Sophia sembrò non riuscire a reggersi in quella posizione e urlò il suo orgasmo, certa che Luigi avrebbe sentito, nascondendo il viso tra le lenzuola per soffocare leggermente i suoni che uscivano dalla sua bocca.
Luigi vide Gianni che continuava ad affondare dentro di lei il suo cazzo duro: Ormai era giunto anche lui al limite della sopportazione e lasciò che l’orgasmo lo travolgesse ‘Sììì’ti riempio troia!’

‘Come va?’ digitò sulla tastiera Sophia.
‘Diciamo bene. Rientrare nel solito tran tran quotidiano non &egrave facile’
Sophia davvero non sapeva cosa scrivere.
Lei sapeva che lui l’aveva vista. Tra di loro tutto si era raffreddato notevolmente. Un muro gigantesco si era alzato tra di loro.
Si fece coraggio
‘Poi l’ultima sera del viaggio non sei venuto a prendere il mio regalo!’
‘Beh! Non lo chiamerei regalo!’
‘Cosa intendi, scusa. Non l’hai nemmeno visto!’
‘Certo che l’ho visto’altroch&egrave!’
Sophia si rese conto che era inutile continuare a bleffare
‘Vuoi dire che mi hai visto mentre”
‘Sì’
‘Eeeeee?!’
‘E’sei proprio una stronza. Mi fai venire lì quando sapevi che avresti incontrato un altro uomo?’
‘Veramente non lo aspettavo’
‘Sìììì’dai’.vestita così!! Eri già mezza nuda!’
‘Veramente stavo aspettando te’

‘Luigi? Sei caduto?’
‘No’stavo riflettendo’
‘Rifletti’rifletti”
‘Vuoi dire che ti eri vestita così per me?’
‘No! Per tua sorella! Tu che ne dici?’
‘Mhhh’.ma perché non l’hai cacciato via?’
‘Ti ho visto fuori dalla finestra e così’.’
‘Sapevi che ero là?’
‘Sì’
‘Che troia che sei!!’
‘Grazie!’
‘E adesso?’
‘Adesso niente’abbiamo avuto la nostra occasione’che scemi! Anche io ti desideravo moltissimo’
‘Vabb&egrave’vorrà dire che verrò a trovarti un giorno’nella tua grande città. Evitiamo i parcheggi però!!’
‘Ma una cosa’Sophia’tu non hai raccontato niente. Possibile? Nessun segreto nascosto? Sono curioso! Tu sai del mio tradimento’.ed io non conosco nessuno dei tuoi scheletri nell’armadio’
‘Mhhh ‘non mi andava’e poi non era abbastanza pubblica la confessione!’
‘Cio&egrave?’
‘Magari confesserò tutto sotto forma di racconto su iomilu’
‘Interessante! Basta che mi dici anche lo pseudonimo che userai!’
‘Ok! E’certo che ‘.tra bugie’lesbiche’.gay’tentata violenza’incesto’altro che Figli della Luce!!’
‘Beh! &egrave vero Sophia’ma devi ammettere che &egrave certamente più divertente ed eccitante far parte dei Figli delle Tenebre!

Leave a Reply