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I gemelli

By 8 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘E dai troietta, vedi di ingoiarlo tutto, da brava!!’ Amy, le mani di lui che le spingevano la testa verso il suo inguine, cercò di accontentarlo, assecondando sottomessa le energiche spinte di bacino che il bellissimo giovane cominciò a sottolineare a ritmo di ‘tutto…. tutto…. tutto….’ per poi ridere riempiendo la stanza della sua voce adolescenziale. Col viso imperlato di sudore si guardava il cazzo entrare e uscire dalla bocca della moretta, sorridendo per i suoni quasi disumani che lei emetteva. Poi alzò gli occhi per condividere quel momento, cercando lo sguardo divertito e strafottente di un volto assolutamente identico al suo.
Io osservavo inorridito la scena, inginocchiato in un angolo della stanza, completamente nudo, con i polsi e le caviglie legati mentre ciucciavo, ubbidiente, un paio di calzini lerci che mi erano stati ficcati in bocca. Da chi? Dai miei cugini, Jamie e Bryan. I gemelli che, con brutale soddisfazione, stavano convenientemente usando il corpo della MIA ragazza come un volgarissimo sborratoio.
Dalla bocca di Amy uscivano copiosi, fiumi di saliva e il suo viso sconvolto era ricoperto di sudore e bava. Sull’interno delle sue cosce, invece, c’era un rivolo o due di sangue virginale mischiati agli abbondanti umori che colavano dal suo sesso. Era la sua prima volta, eppure le erano venuti dentro già due o tre volte ciascuno. Noi non eravamo mai andati oltre baci, carezze e qualche palpeggiamento, non me l’aveva mai permesso perché non credeva assolutamente nel sesso prima del matrimonio… già… bella cazzata!
A sua discolpa devo dire che non è mai stato facile dire loro di no. Non so come spiegarlo. Hanno una naturale propensione a farsi ubbidire dagli altri, un tratto genetico che, ahimè, non ha interessato la MIA parte della famiglia.
Volete sapere la cosa peggiore in tutto questo? Mentre l’orrore che mi si consumava davanti mi penetrava sotto pelle, con quel sapore fetido che avevo in bocca e il puzzo di sudore che dominava, schiacciante, la mia camera, avevo un’erezione tale che credevo mi scoppiasse il cazzo.
‘Hey! Sfigato! Ti piace lo show?!’ gli occhi verdi di Bryan mi trafissero ‘Lo sai? Questo cesso ha dei buchi favolosi! Hahaha!!’ Jamie gli fece eco ridacchiando anche lui:
‘Hahaha! Già, peccato che non te li faccia usare! Hahaha!!!’
‘Beh, per il momento ce la scopiamo noi cugino…’ Bryan le stava schiaffeggiando il culo ora, come si fa con una cavalla per farla andare più veloce ‘… e allarga queste cazzo di cosce, puttana!!’ mi guardò con un sorrisetto furbo ‘naturalmente non ti dispiace prestarcela, vero? Hahaha!!!’
‘Haha!! No che non gli dispiace, guarda com’è contento! A momenti si sborra addosso, hahaha! E poi l’hai sentito il suo vecchio, no? Quello che è suo è anche nostro adesso! Hahaha!’
‘E’ vero, ha detto proprio così! Haha!! Ma sta’ tranquillo, appena l’abbiamo sfondata a dovere, te la restituiamo… slabbrata, certo! Ma magari è ancora usabile, hahaha!!!’ quasi non finivano le frasi tra le risatine mentre si passavano la palla per continuare ad umiliarmi fottendola oscenamente:
‘Già, così puoi sposartela, non vedi l’ora, no? Hahaha!!’

Come siamo arrivati a questo, vi state chiedendo? Beh, per raccontarvelo dobbiamo tornare indietro di un paio di giorni, al giovedì pomeriggio in cui Jamie e Bryan arrivarono a casa nostra. Papà aveva insistito perché passassero con noi tutta l’estate o comunque almeno finché zia Deb non si fosse ripresa. Per parte mia non facevo certo i salti di gioia. D’accordo, erano pur sempre gli unici cugini che avevo e, tutto sommato, non mi dispiaceva avere un po’ di compagnia giovanile, invece di vivere sempre da solo con papà. Però non andavamo affatto d’accordo. Perché? Beh, per farla breve diciamo che erano due ragazzini arroganti convinti di essere di gran lunga migliori di me. Erano persino due anni più piccoli di me, accidenti! Avrebbero dovuto rispettarmi, o che so io! Beh, non era così! Erano tremendi, lo erano sempre stati, il loro passatempo preferito era prendermi in giro fino allo sfinimento, per qualunque cretinata gli passasse per la testa. Se non era la mia altezza, erano i capelli, o il naso un po’ aquilino, o il modo in cui parlavo, le battute che facevo… Insomma, capirete perché non ero propriamente estasiato all’idea di passare le vacanze estive con questi due. Ma era una situazione di emergenza. La sorella di mio padre, la loro madre stava divorziando dall’ennesimo marito e, prima che la situazione diventasse da terza guerra mondiale, papà si era fatto venire la brillante idea di guidare fino a San Diego e se li era caricati in macchina. Eravamo gli unici parenti che avessero. Zia Deb era rimasta incinta del ragazzo con cui usciva al liceo, un certo Nick, un nativo americano che, dopo la bella notizia, aveva visto bene di tagliare la corda lasciandola da sola a crescerli. Non l’avevano mai visto anche se, a sentire lei, erano la sua fotocopia.
Scesero di macchina, due gocce d’acqua, indistinguibili, non fosse stato per un piccolo neo sul collo di Bryan. Alti circa 1,80, i fisici asciutti, tonici, atletici e scolpiti da oltre dieci anni di nuoto agonistico. I capelli nerissimi e quel taglio degli occhi particolare aggiungevano un’irresistibile fascino a due volti già bellissimi. Erano quelli che le ragazze chiamavano ‘fighi da paura’, i furbetti che a scuola guardano dall’alto in basso i tipi ‘normali’. Ecco, più o meno tipi come me. Non fraintendetemi, non che sia uno sfigato o niente del genere, sono pur sempre 1,70 m di muscoli asciutti ed avevo anch’io avuto il mio bel numero di esperienze con svariate ragazze. Ma il mio viso era tutto sommato… beh, direi dimenticabile, specialmente se paragonato ai loro.

‘Hey Stewe! Come butta amico?!’ Odiavo quel nomignolo e lo sapevano, per anni li avevo pregati invano di smettere di usarlo ma feci finta di niente:
‘Ciao ragazzi, ben arrivati!’ dissi loro cordialmente salutandoli. Loro si stiracchiavano dopo il viaggio e mio padre, che intanto rovistava distrattamente nel portabagagli, qualche metro più indietro, mi disse:
‘Stewart, aiutali con i borsoni!’ i due mi sorrisero beffardi e, quasi all’unisono, si sfilarono i borsoni che avevano a tracolla e me li gettarono ai piedi:
‘Si Stewe, aiutaci con i borsoni, hehe!’ mi disse Jamie quasi sottovoce. Il mio vecchio, naturalmente, non si accorse di nulla e questa era un’altra cosa che mi mandava in bestia. Per quanto fossero maligni con me, erano sempre stati in grado di non farsi beccare dagli adulti, mio padre, mia zia o il loro patrigno di turno, facevo sempre io la figura del frignone, loro due erano gli angeli del focolare. Ingoiai anche questa e mi chinai a raccogliere i loro borsoni. Bryan mi fece ‘pat pat’ sulla testa come si fa con un cane:
‘Bravo cugino, molto bene, hehe!!’ e si avviarono verso la porta di casa. Li seguì carico come un mulo su per le scale fino in camera mia. Questa era un’altra cosa che mi rompeva: casa nostra era piccola, c’erano solo due camere da letto e farli dormire con mio padre, a quanto pare, non era contemplabile. Così aveva avuto un’altra bella pensata. Aveva portato in garage la mia scrivania e aveva infilato un letto a due piazze ed un secondo lettino (dall’aria MOLTO scomoda tra l’altro) ai piedi di quello grande dove, secondo lui, avrei dovuto dormire io. Idea geniale, no?
‘Mi spiace ragazzi ma dobbiamo arrangiarci, lo spazio è quello che è’ dissi loro quasi a scusarmi della povera sistemazione, posando a terra i borsoni.
‘Tranquillo amico, non ti accorgerai neanche che siamo qui, hehe!’ Bryan si sfilò le infradito sudate mentre mi parlava sorridendomi e, per montare sul letto grande, ebbe grande cura di calpestare ben bene il mio cuscino usandolo come zerbino per pulirsi le larghe piante dei piedi, peraltro piuttosto sporchi.
‘Ooops, scusa cugino’ mi disse ridacchiando ‘ma non volevo sporcare le lenzuola bianche, tanto a te non dispiace, vero?! hehe!!’ continuò per qualche altro secondo assicurandosi di lasciare più merda possibile ostentatamente ridendomi in faccia ‘ecco! così dovrebbe andare, no!? Guarda!’ me le mostrò come fosse normale quello che aveva appena fatto, poi rise guardandomi dall’alto in basso e si gettò sul suo letto. Naturalmente Jamie non poteva essere da meno e ripeté l’operazione tra una risata e l’altra:
‘Hahaha!! Già, non vogliamo certo passare per maleducati, STEWE!’ accentuò qual nomignolo che alle mie orecchie suonava peggio di un insulto, dopodiché saltò sulla sua parte di letto scambiandosi il cinque col fratello.
‘Dai ragazzi piantatela!!’ dissi loro senza sortire alcun tipo di effetto. Ero abituato a roba del genere, negli anni mi avevano fatto vedere i sorci verdi. Notai con una certa rabbia una macchia scura sul cuscino ormai sfatto. Sbuffai pensando ‘sarà un’estate MOLTO lunga!’

Passammo il resto del pomeriggio a sfare i bagagli e a farli sistemare. Fui quasi contento che mio padre ci volesse aiutare, la sua presenza in qualche modo era un deterrente, non volevano certo sfigurare davanti al loro adorato ‘zio Mike’. Anche se a dirla tutta dopo due ore non ne potevo più di sentirgli dire di fare come fossero a casa loro, di considerare loro tutte le mie cose e di contare su di me per qualunque cosa. Come se ci fosse stato bisogno d’incoraggiarli, dico io!
Perse l’ennesima occasione di tacere a cena. La sera dovevo vedermi con Amy e lui insistette perché venissero anche loro (caro dolce paparino!). Naturalmente non potei esimermi perché a sentire il mio vecchio:
‘E’ da maleducati lasciarli soli la loro prima sera qui mentre tu esci con i tuoi amici!’ inutile fargli notare che la mia non era un’uscita di gruppo ma un appuntamento con la mia ragazza. Ovviamente loro erano al settimo cielo e le battutine da spogliatoio a mezza voce si sprecarono. Tra l’altro l’avevo sentita alquanto scocciata che di lì a poco mi sarei presentato sotto casa sua con i miei ‘cuginetti’. Tuttavia il suo malumore si rivelò di brevissima durata, a dir la verità si dissolse come neve al sole nel momento in cui li vide.
Scese di casa con un abitino bianco di cotone la cui gonna, un po’ troppo corta per i miei gusti, svolazzava ad ogni passo. Com’era bella la mia ragazza stasera, i lunghi boccoli corvini che ondeggiavano spumosi e gli occhi azzurri. Wow… che gran visione. E naturalmente non fui l’unico a pensarla così.
‘Amy, questi sono Bryan e Jamie i miei cugini, da San Diego’ le sorrisero salutandola calorosamente… forse un po’ troppo:
‘Ciao dolcezza! E’ un piacere conoscerti, finalmente, dopo tutto quello che ci ha raccontato Stewe!’ lei per parte sua era confusa dai loro visi, dai loro corpi, dal loro charm e non faceva che ridacchiare stupidamente. Povera Amy non è mai stata propriamente una cima.
‘Senti un po’, ma che ci fa uno schianto come te con uno sfigatello come nostro cugino, huh?’ le chiese Bryan mentre io guidavo e prima che potessi rispondergli per le rime aggiunse ‘senza offesa amico, lo sai che ti vogliamo bene, ma Amy qui è fuori dalla tua portata!’ la tocchicciavano in maniera apparentemente innocente ma di continuo, non smettevano mai: la spalla, il collo, il braccio, i capelli. Lei non faceva altro che ridere come un oca giuliva:
‘Hehehe! E’ stato fortunato, e lo sa?! Vero amoruccio?!’ mi disse sdolcinatamente affettuosa scatenando le loro risa. L’avrei strangolata volentieri, ma decisi che era meglio soprassedere.
La serata non migliorò di certo col passare delle ore mentre Jamie, Bryan ed Amy diventavano sempre più intimi negli atteggiamenti. Piccole cose naturalmente, erano troppo bravi a questo gioco, cose per cui non avrei potuto riprenderli di fronte a lei senza fare la figura del cretino. A cena ad esempio, quel genio della mia ragazza si sedette in mezzo a loro, ben contenta di farsi mettere le braccia intorno al collo a turno da entrambi. Oppure la goccia di gelato caduta sull’interno coscia di Jamie che lei si premurò di asciugare amorevolmente sfiorandogli il pacco col fazzoletto che aveva tra le loro risatine e battutine. Per farla breve fui MOLTO contento di riaccompagnarla a casa. Naturalmente i saluti si protrassero calorosi tra bacetti sulla guancia e carezze rubate.
Nel momento in cui Amy rientrò in casa cominciarono le prese in giro.
‘Gran figa la tua ragazza amico! Però mi sa che preferirebbe farsi scopare da uno di noi che da te! Hahaha!!’ disse Jamie.
‘O magari da tutti e due insieme fratello, secondo me è una gran porca!’ rincarò Bryan.
‘Piantatela, non ve lo dico più ragazzi, finché scherzate con me è un conto ma lei è off-limits! Capito!?’ avrei dovuto dirglielo con MOLTA, MOLTA più autorità, considerando la serata e il commento. Ma non lo feci e loro, invece di chiedermi scusa, continuarono a ridacchiare seduti sul sedile posteriore mentre io facevo loro da autista.
‘Si, si, come ti pare’ che strafottenza! ‘Dai portaci a casa Romeo! Hehehe!!’

Rincasammo poco dopo la mezzanotte. Loro si diressero subito in camera dicendo di essere stanchi ed io ne fui più che felice, avevo bisogno di mezz’ora da solo. Mi sedetti sul divano e mi stropicciai gli occhi pensando:
‘Come la sfango l’estate, c’ho passato insieme un pomeriggio e già vorrei ucciderli!!’
Ma per quanto li odiassi, per quanto li avrei presi a calci volentieri, nel profondo non potevo non ammirarli. Cazzo erano dei maestri, era innegabile. In due ore con Amy erano riusciti ad ottenere più di me in 3 appuntamenti! Magari avevano ragione. Magari era giusto che si considerassero superiori a me. Dopotutto lo erano sotto molti aspetti. Erano più belli, più alti, più forti, più abili con le donne, erano persino più bravi a scuola! Cazzo se la natura è ingiusta certe volte!
Dopo forse una ventina di minuti mi diressi anch’io verso la camera da letto soppesando i miei pensieri, cercando un po’ di chiarezza. Entrai. La luce era spenta e loro già dormivano. La luna piena illuminava i loro corpi cesellati quanto bastava per fare in modo che io li guardassi con una certa invidia. Come loro, mi spogliai rimanendo in boxer, faceva troppo caldo per dormire vestiti. Mi stesi sul letto e appoggiai la faccia sul cuscino. Lì per lì non ricordai subito che fosse sporco, mi venne in mente solo guardando i piedi di Bryan a neanche mezzo metro da me. Ma non feci nulla per spostarmi perché non fu l’unica cosa a venirmi in mente. Osservando le sue piante un po’ annerite, il cui odore cominciava a farsi sentire sempre più forte, mi scorse davanti agli occhi una scena che avevo quasi dimenticato… o meglio avevo voluto dimenticare, qualcosa che non avevo mai raccontato a nessuno. Due o forse tre anni prima, gli stessi piedi che avevo davanti al viso li avevo baciati. Non volutamente, s’intende, me l’avevano fatto fare come penitenza per aver perso una scommessa cretina. Roba da ragazzini, ovvio! Ma il punto era, e ora mi tornava dritto in mente insieme a uno strano peso sullo stomaco, che quell’atto così degradante e rivoltante mi aveva provocato una sensazione sconosciuta. Non semplice voglia di rivalsa o di vendetta, ciò che mi sarei aspettato, era qualcosa che allora non ero stato in grado di catalogare anche se avevo avuto il presentimento che, forse, non avrei dovuto provarla. Ma cos’era?
Mi mossi senza fare alcun rumore avvicinandomi molto, molto lentamente. Il cattivo odore dei piedi di Bryan si faceva più forte con ogni centimetro in meno che ci divideva ma io non mi fermai, dovevo arrivare in fondo a questa storia o non sarei riuscito a dormire! Ad un paio di centimetri dal suo piede, le vecchie molle del mio materasso scricchiolarono rumorosamente e mi bloccai temendo che si fossero svegliati. Bryan spostò leggermente una gamba e cambiò la posizione della testa ma continuò a dormire. Dopo qualche secondo, col cuore che batteva all’impazzata, finì quello che avevo cominciato. Appoggiai le labbra dolcemente in mezzo alla sua pianta sudaticcia e le diedi un bacio leggerissimo.
La provai di nuovo. Quella sensazione strana nel basso ventre ma ancora non capivo. E allora la baciai nuovamente, stavolta più languido, socchiudendo le labbra come si fa con un bacio alla francese. Le farfalle nello stomaco si fecero più irrequiete e io continuai a baciargli il piede, cinque, sei, sette volte, finché non mi accorsi che quella sensazione io la conoscevo eccome! Mi stavo eccitando… e di brutto! I boxer cominciavano a mal contenere il mio cazzo quasi in tiro.
‘Ma che cazzo succede?!?!?’ gridai dentro la mia testa ‘devo essere impazzito! Devo essere impazzito!’ quasi mi veniva da piangere ma ogni cosa nella mia testa si fermò nell’istante in cui sentì:
‘Beh? Perché ti sei fermato? Non era male, sai?! Hehe!!’ la sua voce mi arrivò come la doccia più gelida della mia vita. No, non è possibile, non sta succedendo! pensai nel panico più totale mentre Bryan accese la luce e si tirò su a sedere guardandomi con un ghigno satanico sulla faccia. Jamie si stropicciò gli occhi un po’ irritato dal risveglio.
‘Che succede B? Spegni quella cazzo di luce!’ disse risentito al fratello.
‘Tra un attimo, prima il nostro caro cuginetto deve spiegarmi perché di punto in bianco ha cominciato a baciarmi i piedi con tanto amore! Haha!!’ l’altro smise di stropicciarsi gli occhi, neanche il sonno gli fosse passato di schianto:
‘Che cosa? Ma che dici? Hahaha!!’ Jamie mi guardò. Io non mi ero mosso, ero pietrificato, a pochi centimetri dal piede di suo fratello. Cercai di riprendermi:
‘Ma dai piantala Bryan!’ gli dissi con voce insicura e un po’ tremolante ‘ti piacerebbe, huh? Magari lo stavi sognando!’ la buttai là cercando di fare il gradasso. Ma neanche Jamie la bevve, il suo sguardo la diceva lunga.
‘No amico, non te la cavi così! Non mi ero ancora addormentato e tu ti sei messo a baciarmi i piedi, neanche pomiciassi con la tua ragazza!’ avevano l’espressione divertita di chi si sta godendo ogni secondo della disgrazia altrui, ma non ridevano stavolta, volevano risposte e le volevano subito. Non avevo via di scampo.
‘Beh? E’ vero o no Stewe?’ incalzo Jamie dopo qualche secondo… vinto dai loro sguardi identici, abbassai il mio ed annuì!
‘MA DAIII!! Che schifo, amico! Hahahaha!!!’ Jamie si butto indietro ridacchiando. Anche Bryan ridacchiava:
‘Già! E’ rivoltante! Hahaha! Ma quello che voglio sapere è perché, Stewe!’ non si sarebbe limitato ad umiliarmi voleva andare in fondo. Esplosi:
‘Io non lo so, cazzo! Ho qualcosa che non va!!!’ mi toccavo la testa, la picchiavo, come a volerla far funzionare ‘…non capisco… Che c’è di sbagliato in me?’ ero confuso e piagnucolavo come un bambino.
‘Haha! Te lo spieghiamo noi amico, tranquillo!’ si scambiarono uno sguardo fugace mentre sorridevano strafottenti. Poi Jamie cominciò.
‘Secondo me hai finalmente capito quello che io e B cerchiamo di farti capire da anni!!’ lo guardai, ancora confuso:
‘Tu sei un…’ pensò per un paio di secondi all’insulto più consono ‘…un inferiore! Giusto?’ guardò suo fratello che colse la palla al balzo:
‘Già, è vero! Hahaha!! E finalmente l’hai capito, cazzo, ce ne hai messo di tempo, huh?! Sei pure scemo secondo me! Hahaha!!’ rincarò la dose: ‘Comunque è vero cugino, sei un vermiciattolo strisciante che non è ancora riuscito a farsi la donna dopo due anni che ci esce! haha!! Noi l’abbiamo conosciuta stasera e dopo due ore già non vedeva l’ora di succhiarci l’uccello, cazzo! Hahaha!!!’ continuò l’altro:
‘E dai ammettilo! Al massimo quello che puoi fare è farci da schiavetto…’ mi ‘carezzò la faccia con la pianta sporca ‘…e baciarci i piedi perché noi siamo superiori, amico! Hahahaha!!!’ si dettero il cinque e ridacchiarono. Non furono le frasi a shoccarmi, ero abituato alle loro provocazioni, ai loro scherzi pesanti e, malgrado per loro fosse la solita solfa, per me stavolta era diverso, perché per un istante le loro teorie ebbero stranamente senso nella mia testa. Avrei dovuto mandarli a quel paese come facevo di solito, ma non riuscivo a farlo satvolta, non ci riuscivo ero intrappolato dai loro sguardi indagatori che malcelavano minacce.
‘Dai basta ragazzi, rimettiamoci a dormire, ok?’ provai disperato a lasciar cadere l’argomento ma com’era prevedibile non ottenni il minimo risultato.
‘Certo! Appena avrai risposto alla mia domanda! E’ una domanda facile, no? Perché ti sei messo a baciarmi i piedi?’ non se ne usciva!
‘Non lo so Bryan, non lo so, ok?!’ gli dissi esasperato ‘…io volevo…’ feci una pausa per racimolare una cosa qualsiasi da dire che avesse un minimo di senso ma quale scusa avrebbe potuto coprire quello che avevo appena fatto? Poi Jamie si fece stranamente serio e mi disse:
‘E dai Stewart scherzi a parte, siamo i tuoi cugini a noi puoi dirlo…’ aveva usato il mio nome di battesimo. Non un nomignolo o un insulto ma il mio nome vero e credo fosse la prima volta. Inoltre era stato gentile. Fu forse questo che mi dette il coraggio di aprirmi:
‘Ok, sentite… vi ricordate l’estate a casa della nonna?’ Aggrottarono un po’ le sopracciglia:
‘Si… allora?’ mi disse Bryan. Inghiottii e continuai nervosamente:
‘Vi ricordate quando facemmo quella scommessa per rubare…’
‘…le ciliegie dall’albero del signor Wallowitz, si me lo ricordo…’ mi interruppe Jamie ora sorridendo di nuovo ‘…e tu finisti in ginocchio a baciarci i piedi, te lo ricordi Bryan?’
‘Come no! Uno dei momenti più spassosi di quell’estate, haha!! Non dirmi che ti è piaciuto?!’ fece una faccia a metà tra il disgusto e il divertito.
‘No, io non…’ mi guardavano con intensità aspettando la mia risposta ‘…ecco io… provai una sensazione strana e non capivo cos’era…. così stasera mi sono ritrovato i tuoi piedi di fronte e… volevo capire… volevo provare….’ i loro sorrisi perfetti mi trafiggevano:
‘Beh, hai fatto benissimo cugino, hehe!! E dimmi un po’ ti piace baciarmi i piedi?’ stetti immobile per qualche istante poi annuì in maniera quasi impercettibile senza guardarli. Jamie ridacchiò. Bryan mi sorrise solo continuando:
‘Ma lo vedi quanto sono sporchi? C’ho camminato dappertutto anche sul selciato per tutto il pomeriggio, e poi non hai idea di quanto ho sudato nelle infradito, non lo senti quanto puzzano! Haha!’ mi appoggiò un piede sul naso ridacchiando ed io non mi mossi, stetti lì ad annusare ‘sono da vomito, letteralmente e tu me li vuoi baciare?!’ ridacchiò di nuovo guardando suo fratello. Di nuovo annuì impercettibilmente poi aggiunsi poco più che un sussurro:
‘…per favore…’ risero incontrollatamente.
‘Hahaha!!! Ma allora lo vedi che abbiamo ragione STEWE!! Hahaha!!’ mi disse Jamie ‘Sei un inferiore cugino, come altro si può chiamare uno così? Hahaha!’ Bryan me li avvicinò alla faccia ‘E va bene schiavetto, ti do il permesso di baciarmi i piedi, dai, finisci quello che hai cominciato, STEWE! Hahaha!!!’ il ritorno al nomignolo mi scosse un attimo e mi pentii di aver ceduto all’eccitazione. Spostavo lo sguardo dai suoi occhi all’oggetto dei miei desideri esitando:
‘E dai sfigato! Vuoi baciarli o no?!’ abbandonai ogni remora, socchiusi gli occhi e feci quello che mi aveva detto.
‘Si, hahaha!!! Bravo schiavetto, così, hahaha!!!! Fammi vedere quanto ti piacciono, hahaha!!!’ Amavo Amy ma non l’avevo mai baciata con tanta passione, MAI. Passavo dalla pianta al tallone, da un piede all’altro senza fermarmi mentre il puzzo di sudore mi arrivava al cervello devastante. Stavo pomiciando.
‘Hey! Voglio che baci anche i miei sfigato! Tanto per te è uguale, giusto?! Hahaha!!’ I piedi di Jamie arrivarono a spodestare quelli del fratello e io li baciai con altrettanta passione. Avevano un odore appena diverso ma sempre schiacciante.
‘E guardaci negli occhi mentre lo fai STEWE! Haha!!’ aggiunse notando i miei occhi chiusi. Guardai i visi splendidi dei miei cugini che mi osservavano seduti sul letto, nell’atteggiamento più umiliante e sottomesso che si possa concepire. Li muovevano davanti alla mia faccia quasi a calpestarla, con l’impazienza di due bambini che giocano con qualcosa di nuovo. Dentro di me c’era un vulcano di emozioni che esplose in silenzio mentre le lacrime cominciarono a rigarmi il volto.
‘Perché cazzo piangi, ora Stewe?! Sei triste?! Stai tranquillo, anche se non sei altro che uno schiavetto scemo ti vogliamo ancora bene, sai?! Hahaha!!!’ mi disse Bryan:
‘E’ vero amico, anche se hai il cervello di un piccione, a noi non dispiace accontentarti, vero B?’ continuò Jamie con la voce che si usa per consolare un bambino:r32; ‘Hahaha!!! No, per niente amico, se vuoi farci da schiavo, ti tratteremo da schiavo STEWE, stanne certo!’ continuavano a prendersi gioco di me senza pietà. Eppure c’era un fondo di verità nelle loro parole. Non mi avevano obbligato a fare proprio niente, ero stato io a fare la prima mossa, ero stato io a volerlo! Senza contare che avevo il cazzo più duro dell’acciaio.
‘Già, del resto era ora che te ne accorgessi, non sei contento che ti abbiamo aiutato a liberarti da questo peso? Huh?’ Continuai a baciare ma le parole di Jamie arrivarono al segno e dopo una manciata di secondi borbottai con gli occhi lucidi:
‘Si… grazie ragazzi….’ e ripresi a lavorare. Loro ridacchiarono malefici:
‘Prego, figurati, hahaha!!’ dopo qualche altro secondo poi Jamie mi chiese:
‘Allora dicci, schiavetto, puzzano?!’ tra un bacio e l’altro gli risposi:
‘Si…’ bacio ‘da morire…’ bacio. Risa.
‘Hahaha!! E allora perché cazzo li baci scemo?!’ continuò. Io aspettai qualche secondo prima di borbottare uno straccio di risposta:
‘Mi piacciono…’
‘Hahaha! Certo che hai il cervello davvero fottuto amico, hahaha!!’ continuò.
‘Haha!! Già! Sfigato, inferiore e pure scemo!!! Come cazzo fai a guardarti allo specchio la mattina?! Huh?’ Concluse Bryan. Non sapevo rispondergli, non sapevo se sarei stato in grado di guardarmi allo specchio la mattina dopo, non sapevo niente. Solo quello che provavo e non volevo smettere.
‘Se ti piacciono così tanto perché non ce li lecchi Stewe? Avrebbero bisogno di una bella lavata, no J?’ Utilizzavano solo l’iniziale del nome quando dovevano chiamarsi reciprocamente.
‘Altroché! E poi per te chissà che sogno, dico bene? Leccare i piedi lerci di chi ti è superiore!? Ti si addice perfettamente, direi! Hehe!!!’ Mi fermai un attimo a guardarli:
‘Volete che ve li lecchi?’ chiesi loro stupidamente ‘…ma sono sporchi e… sudati…’ continuai ancora più stupidamente. Loro risero:
‘Hahaha!! Adesso te ne accorgi, cazzo? Hahaha!!!’ mi disse Jamie.
‘E poi scusa per te è meglio, no? Pensa a quanto sono saporiti, hahaha!!!’ esitai ancora e Bryan premette la sua pianta contro le mie labbra:
‘E dai non fare tanto lo schizzinoso, tira fuori la lingua e lecca, muoviti!’ non saprei dirne il motivo, so solo che le mie labbra si mossero e gli chiesi:
‘E’ un ordine?’ mi guardarono con un’espressione tra il divertito e il sorpreso:
‘Hehe! Si schiavo, ci puoi giurare che un ordine! Ora fai il bravo e lecca i piedi ai tuoi padroni!’ Jamie concluse e io ubbidì, adesso certo della mia inferiorità.

Il sapore era indescrivibilmente forte e quella nuova ondata di umiliazione fu la goccia che fece traboccare il vaso. Venni nelle mutande e sul letto, venni come mai avevo fatti prima. Non riuscì a trattenere i gemiti tra una leccata e l’altra e la cosa divenne ben evidente:
‘Haha! Cazzo ma sei venuto? Haha!!’ esclamò Bryan. Da me uscirono solo altri gemiti mentre continuavo a leccare loro i piedi.
‘Allora ti piace ubbidire, huh!? Hahaha!!’ Jamie si alzò di scatto e mi calpestò la faccia come spegnesse una sigaretta:
‘E’ questo che vuoi, checca del cazzo?! Huh?!? Vuoi che ti schiavizziamo per davvero, Huh?!?’ mi stavo riprendendo dall’eiaculazione ma quel trattamento non faceva altro che addolcire il mio post coito.
‘Si…’ dissi loro languidamente con un lunghissimo fiato mentre continuavo a piangere.
‘Hehehe! E allora dai schiavo! Mettiti al lavoro, lecca, lecca, lecca!!’ Ero prono sul letto ma mi voltai non appena Jamie alleggerì la pressione sulla mia faccia e ripresi a lavorare sulle sue piante e poi quelle di Bryan che si era seduto sul bordo del suo letto per meglio arrivare alla mia bocca.
‘B, passami il telefono!’ dovevano assicurarsi che il loro nuovo divertimento non scappasse e ne avevano tutte le ragioni. Si puntò la telecamera sul viso:
‘Ciao! Sono Jamie e questo è mio fratello Bryan!’ la puntò su di lui.
‘Ciao a tutti!’
‘Siamo qui perché vogliamo parlarvi di un problema che affligge tutti i ragazzi della nostra età…’ fece una pausa melodrammatica ‘…il puzzo di piedi…’ scappò da ridere ad entrambi ma Jamie si riprese per primo:
‘Non ridere B! E’ un problema serio per tantissimi giovani americani!’ finse un’espressione sconvolta e suo fratello gli rispose:
‘Non per noi fratello! Non più! Hahaha!!!’
‘Hhaha!! Già è vero, noi l’abbiamo risolto completamente, vero?’ spostava la telecamera tra suo fratello e se stesso:
‘Proprio così!’ schioccò le dita ‘in un lampo!’
‘Già! Volete conoscere il nostro segreto?’ voltò la telecamera e mi inquadrò:
‘Ta-daaah!!! Hahaha!!! Questo è nostro cugino Stewe! Saluta, sfigato!’ stetti al loro gioco, non sapevo neanche io cosa provavo:
‘Ciao’ mi uscì distorto per i loro piedi che mi tiravano la pelle della faccia.
‘Allora dicci! Quanto ci puzzano i piedi?’
‘Tanto…’ le loro risate riempivano i silenzi del macabro video:
‘E perché ce li lecchi?’ incalzò Bryan.
‘Perché sono un… un inferiore… uno schiavo…’
‘Hahaha!! Esatto STEWE, e sei anche completamente scemo, vero?’
‘Si padrone…’ non smettevano più di ridacchiare.
‘Già, e dato che non capisci un cazzo, hai capito che da ora devi solo ubbi…’
‘Ubbidire’ era un video esilarante e terribile allo stesso tempo.
‘Hahaha!!! Bravo schiavo!’ si complimentò Bryan mentre Jamie voltò di nuovo la telecamera verso di se.
‘Avete capito ragazzi? E’ semplicissimo, giusto B?’
‘Già, perché rompersi ad usare polveri o pomate quando la soluzione è a portata di mano, haha!’
‘Esatto! Se quando vi togliete le scarpe i vostri piedi vi asfissiano…’ anche Bryan si alzò per completare il video come fosse una di quelle televendite scadenti del detersivo o dell’ammorbidente ‘…basta schiavizzare vostro cugino e farglieli leccare, hahaha!!!’
‘Gli piacerà vedrete! Guardate com’è contento il nostro…’ mi inquadrò di nuovo, poi mi pestò la faccia con forza:
‘…ringrazia schiavo!’
‘Grazie padroni, grazie’ risero:
‘Hahaha! E’ tutto da Jamie, Bryan e dal loro leccapiedi, hahaha!!!’ un’altra inquadrata veloce a me poi staccarono il video e scoppiarono a ridere buttandosi, prima l’uno, poi l’altro sul loro letto. Io allungai il collo per continuare a leccare.
‘Hahaha!! Cazzo che spasso, bravo J, ottima idea!’ si dettero il cinque. Dopo qualche altro minuto però:
‘Beh, noi adesso dormiamo Stewe…’ mi disse Bryan
‘…ma tu hai il permesso di continuare a leccare anche tutta la notte se vuoi, sei contento! Hahaha!!!’ continuò premuroso Jamie.

Ed ecco come siamo arrivati a questo punto. E’ ovvio capire che non impiegarono molto a convincere Amy a farsi scopare. E così eccoli davanti a me, un macabro sandwich sul loro lettone Jamie col cazzo piantato fino alle palle nella fica di Amy, sdraiata sopra di lui e Bryan in cima che la sodomizzava da dietro. Lei guaiva come la più lurida delle cagne, non aveva quasi più niente di umano. Il mio vecchio era ovviamente in ufficio, inorridii al pensiero che rientrasse ed aprisse la porta su quella scena. Erano circa le quattro del pomeriggio e i loro corpi lucidi scivolavano sudati fradici l’uno sull’altro. Tra un sospiro e un guaito i miei cugini le fecero l’ennesimo pieno di sborra, prima l’uno, poi l’altro. Bryan si alzò dopo pochissimi secondi e si sdraiò al suo posto. Jamie, da gran galantuomo si scostò bruscamente lo sborratoio di dosso dicendole:
‘Alzati vacca!’ e si sdraiò accanto al fratello, che rincarò la dose:
‘Non vorrai mica che ti facciamo anche le coccole, no? Haha!!’ entrambi fradici ed esausti dopo la scopata colossale che si erano appena fatti. Amy era accasciata sul mio letto, il viso bellissimo ora un mascherone disgustoso. Si voltò a guardarmi piagnucolando disperata:
‘Mi dispiace… mi dispiace Stew…’ io la guardavo ancor più disperato ma non potevo risponderle che con lo sguardo.
‘Ripensandoci puoi ancora esserci utile, vieni qui!’ Jamie la prese per i capelli e se la tirò all’inguine mentre lei si lamentava:
‘Mi fai male!’
‘Non rompere le palle, piuttosto leccati questa merda!’ e le spinse la faccia sul cazzo sporco. Lei aprì automaticamente la bocca e fece quello che le era stato detto.
‘E tu!’ mi disse Bryan sorridendomi ‘Sputa quelle calze e vieni qui a fare il tuo dovere leccapiedi! Hahaha!!!’ ubbidì all’istante anche perché non vedevo l’ora.
‘Beh, non male per un sabato pomeriggio, no?’ Bryan e Jamie si guardarono con la complicità dei ragazzini che erano:
‘E’ vero, siamo qui da due giorni e abbiamo già rimediato un leccapiedi e questa…’ Jamie guardò la mia Amy con un ghigno’…troia tuttofare, hahaha!!!’
‘Già! E senza fare niente, si sono sottomessi spontaneamente! Ti rendi conto? Hahaha!!!’
‘Questa sì che è vita amico!’
‘Puoi dirlo forte! Leccami anche le palle troia!’ ridacchiarono qualche altro secondo, poi presero un gran respiro e socchiusero gli occhi con le braccia incrociate dietro la testa. Sui loro visi efebici un sorrisetto soddisfatto. Due statue meravigliosamente identiche, due giovani padroni giustamente venerati. E poi il silenzio, interrotto solo dalle nostre lingue devotamente al lavoro sui loro corpi scultorei.

Avrei voluto fermare il tempo, proprio lì. Che momento perfetto.

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