Skip to main content
Racconti Erotici Etero

I tuoi occhi su di me

By 5 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Stavo tornando a casa.Percorrevo l’ultimo tratto di strada prima di voltare nella via di casa mia.Conoscevo a memoria tutte le vetrine dei negozi,tutte le insegne, tutti gli angoli e tutte le crepe dell’asfalto di quella strada che percorrevo da una vita.
Sapevo benissimo che dop il tabaccai che stavo superand c’era il negozio di scarpe e poi la pasticceria, dove a qualsiasi si poteva percepire il profumi di dolci caldi appena sfornati, poi la discesa per un garage e poi la gioielleria.Mi trovavo a passare li davanti quando un uomo uscì correndo da quest’ultima e mi venne addosso.Ci scontrammo e caddi a terra.Senza nemmeno vedere chi fosse cominciai ad insultarlo…perch&egrave esistono gli imbecilli che nn guardano mai dove mettono i piedi?Mentre mi rialzavo lo guardai e mi accorsi che L’uomo aveva il viso coperto da un passamontagna.Presa da un attimo di smarrimento, non feci in tempo a realizzare che forse era il caso di andare via, perch&egrave lui mi aveva già afferrato il braccio e mi stava trascinando con se lungo la discesa che portava al garage.Facile indovinare che avesse nascosto la macchina li, facile indovinare che voleva andarsene prima dell’arrivo della polizia e prima che la proprietaria della gioielleria e i negozianti limitrofi trovassero il modo di bloccare la sua fuga.
mi fece salire in macchina e mise in moto velocemente, schizzando via dal parcheggio.In pochi secondi eravamo fuori di li e, mentre ci allontanavamo, potevo vedere le persone che riconosciuta la macchina, ne prendevano la targa.
Quando fummo abbastanza lontani da nn vedere piu il post dal quale eravamo partiti, l’uomo al vlante cominciò a lamentarsi.Diceva che io ero stata solo un incidente di percorso, che nn voleva farmi del male e che in quel momento gli ero servita come scusa.Mi avrebbe lasciato libera nn appena avesse avuto la certezza di poter far perdere le proprie tracce.Io ero rimasta tutto il tempo in silenzio.
Onestamente avevo ben poco da dire…mi ero fatta trascinare via senza nemmeno ribellarmi ma nn avevo paura di lui…guardavo i suoi occhi dallo specchietto retrvisore, l’unica parte del suo volto libera dal passamontagna.
Arrivammo nella tua tana, un vecchio container di due stanze, umid e sporco, situato in una delle autorimesse abbandonate che sorgevano sulla Casilina.Una volta dentro mi condusse in una delle stanze, la più piccola, mi fece sedere sull’unica sedia presente e si allontanò chiudendo la porta e dicendomi di aspettarlo.Dalla parete riusciv a sentirlo parlare al telefono, probabilmente col suo complice o con il mandante del furto.
Mi alzai dalla sedia e mi guardai intorno.Una sedia, un materasso poggiato per terra e una vecchia coperta, un televisore guasto, un piccolo armadietto aperto e vuoto e un cestino privo di sacchetto;era il misero arredamento di quei 4 mq dove ero chiusa.
Mentre mi rimettevo seduta cercando di non toccare nulla per evitare di sporcarmi, sentìì il tono della voce del mio sequestratore che si era notevolmente abbassato:era ora più calmo e forse aveva ricevuto la notizia che la sua fuga sarebbe avvenuta molto presto.
Fu proprio questo che mi disse quando mi raggiunse.Si era tolto il passamontagna e il giacchetto nero che indossava.Vedevo il suo volto.
Vedevo i suoi capelli castani un po lunghi e spettinati,vedevo la sua barba incolta, vedevo le sue labbra carnose, vedevo i suoi occhi che gia conoscevo,vedevo il suo corpo ben definito fasciato da una T-shirt azzurra a maniche corte e le sue gambe muscolose vestite dai jeans aderenti.Era davero un bell’uomo e doveva avere circa 30 anni.
Come previsto, mi disse che il giorno seguente me ne sarei potuta andare, che sarebbero arrivati i suoi compagni e che avrebbe fatto perdere le sue tracce.Ascoltavo in silenzio ma la mia mente era concentrata solo su di lui.Lo desideravo…da quando lo avevo visto mi ero persa nei suoi occhi intensi e, dentro di me, stavo architettando il modo per averlo.
Mi chiese se avessi fame e, dopo che risposi affermativamente, mi disse che aveva della pasta e un po di parmigiano per condirla se avessi voluto mangiare.Mi diressi nell’altra stanza perch&egrave mi ero accorta che lo stomaco brontolava, e decisi di prepararne un po per me e anche per lui.Sistemato un pentolone d’acqua su un cubo di ferro che lui indicava come cucina, cercai, in mezzo alla confusine, di trovare due piatti puliti e dei tovaglioli per apparecchiare la piccola tavola di legno situata l centro della stanza.Anche se era una calda serata di giugno, l’uomo accese ugualmente la posta nell’angolo, alimentata da una bombola di gas.Quel posto era in disuso e le pareti trasudavano umidità, qull’umidità che ti entra nelle vene.
Io ero intenta a preparare.Indossavo un vestito a maniche corte nero, aderente, e lungo fino alle ginocchia, con dei ricami bianchi su tutta la sua lunghezza.Avevo provato a raccogliere i miei infiniti capelli ricci e ribelli ma ormai, a fine giornata, qualche ciocca aveva ceduto e mi incorniciava il volto.Mentre alzavo il gas e preparavo la dose di pasta da far cuocere, sentivo gli occhi dell’uomo puntati addosso.
Sapevo che mi stava guardando, sapevo che stava osservando ogni mio minimo movimento, che staa osservando tutte le pieghe che il mio vestito prendeva quand mi spostavo, che seguiva ogni mio moviemento.Sentivo i suoi occhi addosso scivolarmi sul corpo e rabbrividivo.
Cominciai ad apparecchiare.Lui era in piedi accanto al tavolo in silenzio,Disposi 2 bicchieri di plastica, 2 piatti di plastica e una bottiglia d’acqua.Presi tovaglioli e posate e mi diressi di nuovo verso il tavolo.Era ancora li e per me ogni scusa era buona per toccarlo, per sfiorarlo.
Cercavo un contatto fisico con lui, cercavo di fargli capire che lo desideravo, ma sembrava immune alle mie provocazioni, fino a quando, volontariamente, mi appoggiai col sedere sul suo pube e sentì che era eccitato.
Cominciò a toccarmi, a sfiorarmi da sopra il vestito…
Cmincia a fare un pò di scena, dicendo che nn doveva farlo, che doveva tenere lontane le sue mani dal mio corpo, mentre io aveva gia appooggiato le mie sul tavolo e avevo inarcato la schiena puntando il mi sedere verso il suo membro eretto.
Il mio tentaivo sciocco e inutile di resistergli si concluse quando lui mi cinse da dietro il seno con una mano e infilò l’altra sotto la gonna, sfiorandomi gli slip.Emisi un gemito e si accorse che ero bagnata.
Il tocco delicato che avevo avverito fino a quel momento diventò una morsa sui miei capezzoli turgidi e sulla stoffa degli slip che mi strappò con un colpo solo.Prendendomi per i capelli, mi fece piegare sul tavolo adagiandomi il viso sul legno.
Sapeva che nn mi sarei ribellata, sapeva che era ciò che volevo, percoò mi lasciò liberi i polsi e mi tirò su la gonna fin sopra la schiena.
Le sue mani erano sulla mia pelle…le sentivo percorrere le rotondita del mio sedere, sentivo le sue dita scorrere nel solco tra le natiche e arrivare a sfiorarmi il clitoride.Un altro gemito uscì dalle mie labbra quando affondò l’indice dove la mia carne era più morbida, nel centro del mio fiore pulsante tempio del mio piacere perverso. Come una puttana sconsiderata lo pregai di prendermi, di possedermi, di alleviare la lenta tortura che aveva cominciato quando mi aveva guardato la prima volta. Volevo solo essere sua, volevo che il suo corpo mi prendesse, che la sua anima mi rapisse e si fondesse con la mia.Volevo sentirlo dentro di me, duro, eccitato come lo ero io.Non so dire chi dei due spinse, ma all’improvviso, l’ho sentito dentro la mia calda vagina.Inaspettatamente la sua lingua cominciò a scivolarmi sul collo mentre le sue mani mi stringevano i seni.Il mio turbamento era folle ma volevo resistere fino al suo orgasmo.
Ora lo sento gemere e il nostro respiro si fa piu affannoso mentre lui continua violentemente a spingere il suo membro dentro di me.
Cme una furia pompa e scatena tutta la sua virilità sul mio corpo docile, vinto e vibrante.Gli afferrai la mano e gliela strinsi.Incrociò le dita alle mie e, dopo essere uscito ed avermi girato, mi guardò.Adesso eravamo uno di fronte l’altra, con gli occhi drogati da quella passione improvvisa ancora inesplosa.Mi inginocchiai ai suoi piedi e glilo presi in mano.Aveva la cappella lucida e bagnata dai miei umori. Avida di lui lo presi in bocca, leccando prima il glande, e impriginandolo poi fra le labbra, sentendolo muoversi fra esse mentre lo leccavo e pompavo.Con la mano sui capelli mi spingeva la testa a fondo, quasi a soffocarmi.Più lo succhiavo e più volevo farlo, più lo senivo ansimare e più volevo guardarlo in faccia per scorgere le sue espressioni di godimento.Sentivo i suoi testicoli indurirsi, segno evidente che nn mancava molto all’orgasmo.Mi scostò e mi fece alzare.Mi guardò un secndo che sembrò interminabile,I suoi occhi mi fissavano come se fossi la creatura più bella del mondo, come se gli stessi regalando il dono più prezioso del mondo…
Mi baciò e la mia lingua si sciolse nella sua bocca, la nostra saliva si mischiava e gli strinse le braccia intorno al collo.
Mi sollevò le natiche e mi mise a sedere sul tavolo a gambe aperte.
Ancora tremendamente eccitato sentivo la punta del suo pene puntata sull’apertura del mio fiore ma fu solo un istante prima di sentirlo di nuovo dentro di me che mi possedeva ancora, e ancora e ancora.
Con le mani appoggiate sul bordo del tavolo dava la spinta al ventre per entrare meglio, per farmi sentire il suo piacere, per prendermi con tutta la violenza che aveva dentro, una violenza che io avevo volutamente scatenato e che mi faceva tremare e mi scuoteva ad ogni suo colpo.
Mi guardava negli occhi e io guardavo lui.In quel momento eravamo una cosa sola, i nostri corpi si muovevano insieme, i nostri cuori battevano all’unisono, i nstri aliti si confondevano e i nostri umori si mischiavano.
Continuava ad accellerare i movimenti e sentivo che l’orgasmo si avvicinava.
Con una mano mi cinse la vita e con l’altra mi alzò ancora di più la gamba continuando a scoparmi come uan furia.
Mi stavo sciogleindo…il mio respiro mi tradiva, i mei gemiti erano diventati urli di piacere, un piacere che lui era pronto a condividere perche era visibilmente affannato, continuava a gemere e il suo corpo era rigido.
Non potevo più resistere…
D’improvviso il mio corpo scosso…il suo sperma caldo esplose dentro di me e si mischiò al mio perch&egrave venni nel suo stesso instante.
Sentivo il suo pene dentro che palpitava e si svuotava…sentivo i suoi colpi diminuire e le sue strette rilassarsi.Ci fermammo.Eravamo sudati, stanchi e tremanti per quell’amplesso violento.Mi guardò ancora.
I suoi occhi nn avevano pià la voglia che avevo letto prima ma erano bellissimi, profondi e dolci.
Rimanemmo nn so quant tempo a fissarci senza parlare, poi il suo cellulare squillò e, dopo aver ascolato in silenzio il suo interlocutore, si allacciò i pataloni e prese la giacca.Se ne stava andando…stava per uscire dalla mia vita nello stesso modo brusco col quale vi era entrato.
Lo guardavo prepararsi mentre mi ricomponevo anche io.
Prima di uscire si avvicinò e mi baciò sulla bocca, un bacio lieve, quasi accennato, come se avesse paura di farmi male, dimenticando i minuti che avevano preceduto quel momento.
-“Sei libera”-mi disse, ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Già…ero libera…libera dall’uomo che aveva rapinato la gioielleria e che mi aveva preso come ostaggio, ma nn ero libera e nn lo sarei mai stata, dalla sua anima appassionata che avevo conosciuto dopo e che, ovunque la vita mi avesse portato, avrei sentito sempre con me, ricordando le sue mani sul mio corpo, la sua lingua nella mia bocca e i suoi occhi intensi che mi scuotono i sensi.

Leave a Reply