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IL BARETTO SULLA SPIAGGIA (come sono diventato cornuto)

By 7 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Quell’estate eravamo in vacanza, in Corsica. Era passato qualche giorno dal nostro arrivo ed eri già abbronzatissima e bellissima. Eravamo entrambi nudisti e tu adoravi prendere il sole nuda e ti piaceva, anzi ti eccitava che gli uomini ti guardassero. La Corsica era un posto ideale per stare nudi. Posti non troppo affollati e soprattutto selezionati. Eravamo sposati da un anno ed il nostro era un rapporto basato sulla complicità, sulle affinità elettive. Stavamo bene insieme, avevamo parecchie cose in comune e soprattutto ridevamo e ci divertivamo tantissimo anche se avevamo dieci anni di differenza. Io 40 anni e tu 30. Comunque quel pomeriggio mi chiedesti se la sera mi avrebbe fatto piacere andare a ballare. Al baretto sulla spiaggia dove solitamente andavamo la sera ci sarebbe stata una serata di salsa. Ed a te piaceva tantissimo ballare. Ed anche io non disdegnavo. Decidemmo di andare. Verso le dieci di sera ero fuori della nostra casetta fra gli alberi a fumarmi una sigaretta e ti vidi apparire. Eri fantastica. Indossavi un vestitino nero, aderente, cortissimo. Si notava un miglio che non indossavi reggiseno, perché i tuo capezzoli sembravano bucare il tessuto. Ed anche giù il vestito ti fasciava così tanto che sembravi non portare il tuo solito perizoma. E ne ebbi la conferma quando mi avvicinai e ti abbracciai. Prima sulla schiena poi a scendere sul tuo culo fantastico, piccolo e sodo, che sporgeva dal tuo corpo quasi ad implorare di essere preso. Mi sussurrasti che non avevi nulla sotto e nello stesso tempo bloccasti il mio abbraccio allontanandomi da te ed avviandoti verso il sentiero che portava alla spiaggia. Ridevi. Camminavi ancheggiando e ridevi. Ti giravi verso di me, che camminavo qualche metro più indietro e facendomi l’occhiolino ridevi. Eri maliziosa, eccitante, provocante. Eri tu. Piccoletta, un metro e sessanta, ma tutto pepe. Mentre camminavamo la musica si avvicinava e le fiaccole accese nella sabbia rischiaravano il buio. Giungemmo al baretto ed una decina di persone ballava. Ci saranno state tre coppie, di varia età, un paio di uomini da soli, ed anche una coppia lesbica, giovane, perché in quel momento mentre ballavano erano avvinghiate in un bacio appassionato. Dopo aver preso un mojito …anche noi ci mettemmo a ballare. Io rimanevo sempre incantato mentre ballavi: sensuale, provocante, sempre solare. Adoravo guardarti ballare. Ero sempre affascinato, come la prima volta. Mi allontanai da te e mi appoggiai al bancone del baretto, bevendo e continuandoti a guardare. Mentre ti guardavo mi accorsi che un bell’uomo, alto, più alto di me, sulla cinquantina, brizzolato, abbronzato, si era molto avvicinato a te e ballando quasi ti sfiorava con le mani. E tu assecondavi, guardandolo e sorridendo. E sorridendo ogni tanto ti giravi verso di me strizzandomi l’occhio. Ero pietrificato. Era la prima volta che ti comportavi così davanti a me. Non ci credevo. Non potevo crederci. Ero spiazzato, preoccupato. Credo che diventai rosso. Ma allo stesso tempo anche un’altra strana sensazione cresceva dentro di me. Ed ero ancora più sconvolto perché guardandoti flirtare con quell’uomo mi stavo eccitando. Le sensazioni che percepivo erano contrastanti e disorientanti: geloso ed eccitato. Nel frattempo lui ti aveva avvinghiato a se…ballando con te una danza erotica, molto erotica. Non era più una salsa ma qualcos’altro. Lui teneva una gamba in mezzo alle tue ed il tuo vestito era risalito quasi al limite del culo. Vi guardavate l’uno con l’altro. E vedevo anche la tua mano stringere forte sulla schiena di lui. Volteggiavate, giravate su voi stessi sempre più avvinghiati. Stava diventando una danza animalesca. Una danza carnale fra due esseri umani eccitati l’uno dell’altro. Ed io ero immobile. Non riuscivo neanche a bere. Incapace a muovermi. Inerme davanti a te, davanti a voi. Ad un tratto lui ti prese la mano e ti tirò dietro di lui, camminando verso la spiaggia avvoltà nell’oscurità. Non riuscii a muovermi a fermarti. Non riuscii a fare nulla. Rimasi a bocca aperta, guardandovi sparire. Tremavo, mi sentivo tornare bambino. Avrei voluto nascondermi sotto delle lenzuola. Stavo morendo e lei mi stava facendo morire. Ma anche morendo mi accorgevo che la mia eccitazione cresceva. Si cresceva a pensarla con lui. Li vidi scomparire nel buio. Serrai gli occhi per vedere meglio, ma nulla. Avrei voluto corrergli dietro. Gridare. Fermarla. Ma stetti li zitto ed eccitato, appoggiato al bancone. Non so quanto tempo passò, anzi passò diverso tempo, perché mi accorsi che eravamo rimaste pochissime persone. La coppietta lesbica che continuava ad amoreggiare, un ragazzo sui vent’anni ed il padrone del chiosco con la moglie. Passò molto tempo perché mi accorsi che davanti a me i bicchieri vuoti erano aumentati. Li contai erano sette. Sette bicchieri. Sette alcolici che avevo tracannato, per sedare la mia gelosia ma anche la mia eccitazione. Mentre mi accingevo a chiedere l’ottavo bicchiere mi sentii stringere da dietro. Mi sentii abbracciare. Eri tu. Sentivo il tuo profumo. Sentivo il tuo odore. Mi girai e non mi desti il tempo di dire nulla perché mi baciasti. Un bacio d’amore, intenso, profondo, avvolgente. E mentre ti baciavo sentivo sempre di più che la tua bocca sapeva di lui. Era impastata del suo sperma. E tu mi baciavi fregandomene di ogni mia reazione. Mi baciavi e mi eccitavo e fregandomene di tutti quelli che erano li ti misi una mano in mezzo alle gambe. Strinsi la tua fica fra le mie mani. Infilandoti subito un mio dito dentro. Mi bloccai. Non mi resi subito conto che il mio dito si stava facendo larga fra un mare di sperma. Eri ancora tutta impregnata di lui. Eri piena di lui. Colavi sborra dalla tua fica. Ed io venni per la prima volta senza toccarmi e mentre mi baciavi.

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