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Racconti Erotici Etero

IL BOIA DI RATISBONA

By 7 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano le acque tristi, le acque di cristallo, fatte per regalare il sogno al sogno e parlare d’affetto ai sussurri d’immenso’
Quel Medioevo sembrava cupo, spettrale, tenebroso, benché lo abitassero giovani dalle chiome affettuose, bionde, castane e scarlatte.
Il popolo era cattivo, anzi, perfido. Si divertiva a torturare gli animali, a macellarli ancora vivi, parlava di spiriti, di fantasmi, di anime erranti.
Di quando in quando, si narravano storie di fate, di gnomi parlanti, di boschi in cui si consumavano amori proibiti e delicati.
Mi ricordo di una giovane donna, del suo letto, di quando aveva fatto l’amore per la prima volta. Ella aveva provato un piacere inenarrabile, un godimento immenso, un’illusione dei sensi e della carne che avrebbero fatto bruciare il cuore a chiunque.
Prima di consumare il suo rito carnale, s’era lavata nella tinozza grande, senza vestiti indosso.
Nel momento fatale, quello della lacerazione dell’imene, aveva strillato forte, perché il sentirsi penetrare profondamente le aveva fatto male.
Poi, aveva preso a ridere e quel riso s’era mescolato ad un piacere violento, clandestino, di cui forse nessuno avrebbe mai saputo.
I due avevano continuato così, fino al momento degli spruzzi finali, fino a che il seme infuocato del maschio non ebbe spruzzato l’estremità della vagina della femmina.
Ellillì prese l’abitudine di andare a passeggiare nel bosco. In quelle occasioni, le pareva di avere dei nuovi amici, che erano gli alberi secolari, gli uccelli silvestri, gli animali e le piante del sottobosco.
Ben presto, il suo sposo prese a picchiarla e a maltrattarla. Il corpo di lei fu segnato dalle cicatrici e dai lividi quella violenza.
Una volta, incamminandosi nella selva, Ellillì incontrò un uomo tutto vestito di nero, che portava sul capo un cappuccio color della pece, con due buchi al posto degli occhi e uno al posto della bocca.
– Chi siete? Cosa volete? ‘ gli chiese lei, piena di paura.
– Io sono il boia di Ratisbona, per servirvi, madamigella ‘ fu la risposta. ‘ Uomini senza coscienza mi hanno bandito e mi costringono a vagare in questi boschi, ramingo e lontano da ogni consorzio umano.
– Mi avete spaventata, sapete? Ma ancor più mi incute terrore il pensiero dell’uomo crudele che mi aspetta a casa. Se soltanto il destino me ne liberasse!
– Potrei liberarvene io, se davvero v’incomoda.
– Oh, certo che m’incomoda! E che cosa dovrei darvi in cambio?
– Il vostro corpo, per quel che voi ben sapete.
Ellillì guardò il suo interlocutore negli occhi. Era così cupo, così spettrale, con quel cappuccio color della pece sul capo’ La donna sorrise vagamente, appassionatamente.
– Sì, vi accontenterò. Ma liberatemi da quel cattivo, vi prego!
Lo sposo di Ellillì faceva il fabbro. Un brutto giorno, nella sua officina entrò il boia di Ratisbona, con il cappuccio nero sul capo.
– Chi siete? Che cosa volete? ‘ chiese il fabbro, voltandosi all’improvviso.
Non ebbe il tempo di proferire altre parole. Il boia già l’aveva afferrato per la gola e’ Non voglio narrarvi altro.
L’indomani, qualcuno trovò il fabbro, morto, bruciato vivo dalle fiamme del suo stesso forno.
– Ora vi concederò il mio corpo ‘disse Ellillì al boia, quando si incontrarono nel bosco.
Ma la giovane non sapeva con chi aveva stretto il suo disperato patto. L’assassino vestito di nero fu molto virile con lei, tanto, che parve mangiare le sue gambe, le sue mammelle, le sue natiche sode, i suoi piedi grandi e scalzi.
– Restate con me nel bosco ‘ gli disse poi la bella giovane ‘ vi amerò per sempre!
Ma l’amore non bastò a salvarla dall’uomo dal cappuccio nero. Dopo che l’ebbero fatto, lui’ Oh!
Da quel giorno, nessuno più vide Ellillì, né in paese, né nei suoi dintorni. Era come se gli animali del bosco l’avessero portata via con sé.
L’affetto e il ricordo avrebbero fatto di nuovo germogliare l’erba, verde e satura di bellezza.

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