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Racconti Erotici Etero

Il bosco delle fate

By 9 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando Julian propose a Francesca una gita in campagna la giovane donna si chiese se fosse il caso di accettare, aveva ben altri programmi per il week end e l’idea di finire in un agriturismo, ad abbuffarsi di prodotti tipici e passeggiate nel verde, non era sicuramente quello che desiderava. Per il suo metro di valutazione non poteva esserci un fine settimana che non includesse una serata in discoteca o, in alternativa, tirare mattina in qualche pub. Ma lui le era simpatico, aveva il diritto di avere una chance e poi, se non andava, poteva sempre trovare il modo di rifarsi.
Nemmeno Julian era convinto della mossa, il suo era stato un azzardo giocato più per la disperazione che per scelta ponderata. Ogni fine settimana degli ultimi due mesi lo aveva passato negli stessi luoghi frequentati da lei, ogni venerdì, sabato o domenica che lei avesse voluto, era andato a prenderla per portarla in qualsiasi luogo, ad ogni ora lei chiamasse lui era disponibile. Purtroppo, ogni uscita era coordinata con l’uscita di quasi tutti gli amici di lei, ogni locale frequentato era pieno di persone che attiravano la sua attenzione e questo gli aveva sempre impedito di approcciare in modo diverso.
Ogni giorno, da quando l’aveva conosciuta, aveva pensato a lei, la sua immagine era stampata nei suoi occhi come una foto indelebile, il suo profilo, la sporgenza delle sue labbra, il seno minuto ma ben fatto, le lunghe gambe e la schiena. L’aveva notata un pomeriggio che era andato a prenderla in piscina, quella parte di lei che giudicava perfetta, sicuramente frutto del tanto tempo passato a nuotare e di una base di partenza fornita da madre natura, quella parte di lei appariva sinuosa, liscia alla vista senza ossa sporgenti o muscoli troppo sviluppati. E tanta perfezione non poteva esimersi dal terminare con il più bel sedere che avesse visto nella sua giovane vita. Era famoso il fondoschiena di Francesca, migliaia di occhi si posavano su di esso ogni volta che passava, alto e sodo, sembrava lo stampo usato per creare un mandolino dai suoni celestiali e in quel momento si trovava lì, davanti a lui, mentre lei consegnava un documento alla moglie del gestore.
≪ Le vostre stanze sono in una struttura separata in mezzo al bosco delle fate ≫ annunciò la donna consegnando le chiavi
≪ Si possono raggiungere con l’auto?≫ si informò Julian
≪ Si. Ma dovrete parcheggiare a 20 metri, poi la strada è percorribile solamente a piedi ≫
≪ E come lo troviamo questo bosco delle fate?≫ chiese Francesca contrariata dalla notizia
≪ Questa è la cartina, non è difficile raggiungerlo. Dietro sono indicati gli orari per colazione, pranzo e cena. Se desiderate mangiare altrove siete pregati di avvisarmi un po’ prima ≫
≪ Mi sembra giusto ≫ osservò Julian, ≪ e per le escursioni?≫
≪ Si possono fare in mountain bike sui sentieri tracciati o a cavallo. Basta prenotare se si desidera essere accompagnati ≫
Francesca uscì per prima dalla struttura che fungeva come reception, ancora una volta in preda ai dubbi sul dove fosse finita. Intorno a lei vedeva solamente campagna, boschi e animali di vario genere che girovagavano alla ricerca della dose di cibo quotidiano. Un fagiano, maschio, spuntò in mezzo ad un gruppo di galline che razzolava in un prato vicino, si muoveva come se fosse naturale rimanere lì anziché trovarsi un posto sicuro prima che iniziasse la caccia. Attirata dai suoi colori, e dalle movenze aggraziate, mosse qualche passo verso di lui quando sentì una mano leggera posarsi sul suo braccio. Un piccolo grido di sorpresa uscì dalla sua bocca e prima che si rendesse conto di chi si trattasse gli animali si erano allontanati tutti.
≪ Scusami se ti ho spaventata, non era mia intenzione farlo ≫
La sagoma di una donna anziana dal viso sorridente si parò davanti a lei sorprendendola per il fatto che non si era accorta del suo arrivo.
≪ Scusatemi voi. è stata solamente la sorpresa ≫ rispose mentre il cuore rallentava i battiti
≪ Tu sei Francesca, vero?≫ la interrogò la donna
≪ Si, come lo sapete?≫ chiese a sua volta, stupita
≪ Io so tutto quello che accade qui. Specialmente quando arriva una nuova fata ≫
≪ Allora saprete che vi sbagliate e che io non sono una fata ≫
≪ Questo lo dici tu, ma solamente perché non lo sai ≫
≪ Se lo dite voi ≫ disse sorridendo, pensando che alla donna mancasse qualche venerdì
≪ Ne parleremo domani, quando ripartirai … se ripartirai ≫
≪ In che senso?≫ chiese lei mentre l’anziana si allontanava in direzione degli animali
≪ Francesca … ≫ il richiamo di Julian arrivò da dietro e la indusse a girarsi, ≪ vogliamo andare?≫ fu la richiesta dell’uomo.
≪ Si, un momento e arrivo ≫ disse lei girandosi e cercando con lo sguardo la vecchia
La donna era scomparsa, provò a guardare in tutte le direzioni ma non riuscì a vederla, per un attimo pensò di averla sognata mentre si girava per raggiungere l’amico che aspettava vicino all’auto.

Erano appena scesi dall’auto e stavano provvedendo a recuperare i bagagli quando udirono il rumore di un fuoristrada che si avvicinava a loro. Pochi istanti ancora e una Land Rover si arrestò davanti a loro. Ne discese un uomo dal fisico massiccio, figlio di anni di pesante lavoro nei campi, che si presentò a loro come il proprietario del posto.
≪ Chiedo scusa se vi importuno, ma mia moglie mi ha avvisato che eravate qui e volevo mettervi in guardia ≫
≪ In guardia per cosa?≫ chiese Francesca osservando l’uomo.
≪ Nulla di pericoloso, ma uno dei tori è uscito dal recinto ed ora sarà alla ricerca di qualche mucca da montare ≫
≪ Ma qui siamo al sicuro?≫ domandò Julian preoccupato
≪ Qui e altrove, non c’è alcun pericolo. Non attacca le persone, basterà solamente evitare di mettersi tra lui e qualche bella vacca al pascolo ≫
≪ Non è certo mia intenzione farlo ≫ affermò sollecita Francesca
≪ Ah … un’ultima cosa. Se lo avvistaste … mi potreste informare ≫
≪ Sicuro, non si preoccupi ≫
Dopo che fu ripartito l’uomo entrarono e presero possesso delle loro stanze. Quella di Francesca era posta in un’ala rialzata della costruzione che lei aveva paragonato alla casa di Gargamella. La sua camera aveva il tetto conico sorretto da vecchi travi in legno e una finestra che dava direttamente sul cielo lasciando entrare i raggi di sole che illuminavano la stanza. Vi era poi un’altra finestrella tonda, che dava sul retro, dalla quale vedeva un piccolo laghetto dove gli animali si abbeveravano indisturbati. Vide anche una specie di panca, fatta con vecchi rami, e su di essa stava seduta la vecchia con cui aveva parlato poco prima. Decise di uscire per raggiungerla.
≪ Buongiorno Francesca ≫ disse la donna senza voltarsi mentre lei si avvicinava
≪ Come facevate a sapere che arrivavo e come fate a conoscere il mio nome ≫
≪ Io so tutto quello che succede qui … ≫
≪ … specialmente quando arriva una nuova fata … Questo me lo avete già detto ma vorrei sapere di più ≫
≪ Lo vedi quell’animale?≫
≪ La papera?≫
≪ Si tratta di un germano reale. In quella specie vi sono 6 maschi per ogni femmina, per questo ha i colori così sgargianti. Si mette in mostra per conquistare una femmina e non sempre, quando l’ha fatto, la prole che ne nasce è la sua ≫
≪ Capisco … ma questo cosa centra con la sua presenza qui?≫ chiese voltandosi verso di lei e scoprendo ancora una volta che la donna era scomparsa
Rimase sulla panca pensierosa, non comprendeva come potesse succedere ma, ogni volta che poneva una domanda senza guardarla, quella donna sembrava scomparire nel nulla.
I germani sull’acqua attirarono ancora una volta la sua attenzione, l’arrivo di una femmina vestita del casto piumaggio marrone scatenò uno stato di agitazione su di loro. Iniziarono tutti a girare intorno a lei, leggeri sull’acqua, sembravano danzare sulle note di un valzer d’altri tempi mentre mettevano in mostra gli eleganti abiti di cui erano rivestiti.
La donzella contesa non sembrò essere convinta da qui maschi che la circondavano per ingraziarsi i suoi favori. Pur austera nel portamento, lasciava che ognuno di loro scivolasse di fronte a lei consapevole di esser lei che avrebbe operato quella scelta.
Ferma, sulla superficie piatta, come una giovane dama del ‘700 osservava tutti quei tentativi dettati dalla vanità di sedurla con l’immagine e con i modi. La sua scelta cadde su uno dei presenti, furono i suoi movimenti aggraziati ad indurla a porgere le sue grazie per unirsi in una danza matrimoniale che era il preludio dell’accoppiamento. La coppia, così formata, cercò di allontanarsi dal resto dei pretendenti e, continuando a girare su se stessa, raggiunse un luogo tranquillo dove avrebbero consumato la loro promessa d’amore. Con modi gentili lui si avvicinò alla compagna e iniziò quel rituale che precede l’accoppiamento mostrando garbatezza nei modi e generose attenzioni in quello che doveva essere il piacere d’entrambi. Con il capo molle, steso in avanti, ella attendeva trepidante di sentire il sesso di lui che la possedeva quando udì le grida confuse del resto del branco che tentava di intrufolarsi tra di loro. Il resto dei maschi, delusi per la scelta, voleva possederla ad ogni costo. Immediatamente si scatenò una lotta impari in cui il suo amato la difendeva con forza colpendo ogni rivale in amore sul volto o sul petto. Ma essi erano molti, mentre in tre lo tenevano impegnato nella lotta uno degli altri blocco la sposa per il collo mentre un altro la possedeva con forza da dietro. A quel punto uno dei contendenti impegnati nel combattimento lasciò la lotta e si gettò anch’egli sulla femmina, scostando il maschio dentro di lei e tentando a sua volta di possederla. I cinque uomini, perché era così che li vedeva Francesca, lottavano con lo sposo e tra di loro e solamente chi si estraniava momentaneamente dalla lotta tornava alla ricerca della donna per possederla, anche contro la sua volontà. Nella concitazione della lotta accadde che qualcuno di loro finisse per possedere un contendente, ma a quel punto sembrava non esservi più alcuna regola, fino a quando non lasciarono il campo libero e si allontanarono. Lo sposo si avvicinò alla sposa, ma non vi era gentilezza nei suoi confronti, voleva porre rimedio a ciò che il suo ego maschile appariva come un affronto. Prese la sposa da dietro, con forza la possedette come un animale mentre lei godeva di quel eccesso di superbia che dava all’uomo una sconosciuta virilità che altrimenti non avrebbe mai espresso. Quando egli si staccò lei aveva ancora la bocca semiaperta come se non riuscisse a sopire il piacere dell’accaduto, poi lo guardò e con un moto di stizza iniziò ad allontanarsi lasciandolo solo davanti al suo sguardo.
Il rumore delle foglie e dei rami scostati da Julian, al suo passaggio, scostarono Francesca dai suoi pensieri. Sullo stagno un germano reale sembrava brucare le succose alghe sul fondo mentre più scostati altri 5 facevano la stessa cosa. Una femmina passò davanti a lei e per un istante sembrò che le avesse strizzato l’occhio mentre si allontanava impettita. Francesca si chiese per un istante se ciò che aveva visto fosse vero quando udì la voce dell’amico.
≪ Cosa fai qui tutta sola?≫
Avrebbe voluto rispondergli che aveva visto 6 uomini abusare di una donna, che davanti a lei si era verificato uno stupro di gruppo, ma poi comprese che non era così, quella è la loro natura e lei non aveva diritti per giudicarla.
≪ Mi godevo il posto e la natura ≫ rispose sorridendo.
≪ Andiamo a fare un giro in bici?≫ le propose lui
≪ Ok. Dammi il tempo di cambiarmi e arrivo ≫

Avevano preso le biciclette a noleggio e stavano percorrendo un lungo sentiero che si snodava tra faggeti e pinete quando si ritrovarono di fronte al pendio del pascolo. La strada era separata dal prato con una recinzione in legno e al suo interno una mandria di mucche si era sparsa in modo casuale, ognuna alla ricerca dell’erba più tenera o di un posto all’ombra dove riposare.
≪ Arriviamo fino in cima?≫ le propose Julian indicando un piccolo bosco posto ad almeno un chilometro di distanza sulla sommità di un colle.
≪ Puoi arrivarci tu, io non credo di farcela … ti aspetto qui ≫
≪ Sicura? Se vuoi rinuncio e andiamo altrove ≫ si offrì lui
≪ No … vai pure tranquillo. Per me va bene così ≫
Giusto il tempo che lui si allontanasse un po’ e subito la vecchietta comparve al suo fianco.
≪ Proprio a voi pensavo … ≫ disse Francesca vedendola comparire ma senza sapere come fosse arrivata lì.
≪ Lo so, ma ora non è importante ciò che vuoi sapere ≫
≪ Ma come fate a sapere cosa voglio chiedervi?≫ domandò indispettita
≪ Stai zitta e guarda, ora arriva il maschio. Lui è l’unico re dell’harem, ha potere di scelta ≫
≪ E come farà la sua scelta?≫
≪ Di certo non sceglierà quella con l’abito più bello o quella dall’aspetto più carino. Egli sceglierà quelle che meglio sapranno offrirsi ai suoi occhi e al suo sesso ≫
≪ E come faranno ad offrirsi se …. ≫ ma ancora la vecchia era scomparsa
Per l’ennesima volta si stava chiedendo dove fosse finita quando il forte muggito del toro si levò in mezzo al prato. Nero come la pece appena fusa era la rappresentazione della forza, muscoli scolpiti e guizzanti si muovevano ad ogni passo mentre si aggirava tra le femmine che occupavano quello spazio. Molte di loro non lo degnarono di uno sguardo, strette nelle loro pelli castigate continuarono a rimanere raggruppate tra di loro occupate in faccende sconosciute. Altre si muovevano i varie direzioni, alcune pavoneggiandosi dell’aspetto e altre della grazia del loro vestito. Solamente una sembrava non preoccuparsi, il suo abito sembrava sporco del verde del prato ma il suo volto aveva impresso il fuoco fatuo della femmina desiderosa di un maschio. Scopriva il suo sesso in direzione di lui e lanciava piccoli gridolini che apparivano come segnali delle sue reali intenzioni. Il maschio si avvicinò a lei, la sua pelle nera contrastava con quella bianca di lei, ma le movenze della donna mostrarono immediatamente l’affetto che avevano prodotto. Il pene di lui iniziò ad ingrossarsi fino a raggiungere una dimensione che Francesca non aveva mai visto, poi costrinse la femmina a girarsi di fianco, si sistemò dietro di lei e la penetrò con forza. La fanciulla, con la pelle color del latte, strillò per la sorpresa, ed anche Francesca lo fece, quando il grosso sesso entrò nella vagina fremente e ne raggiunse il punto più lontano mentre i testicoli sbattevano sul suo corpo. Si muoveva con forza dentro di lei e lei sembrò gradire il trattamento. Alla fine, insieme lanciarono un grido che rimbombò nella testa della ragazza, poi lui si staccò e per un attimo rimase ritto di fronte a lei, con il sesso che grondava degli umori della femmina e dello sperma che non era rimasto dentro di lei. Continuando a fissarla si accovacciò vicino all’albero, con ancora il pene in bella mostra che perdeva consistenza cercò la giusta posizione prima di lasciarsi cadere in un sonno rigenerante. La fanciulla con la pelle bianca si accostò al grosso maschio con la pelle nera ma lui la cacciò, ‘era lui che sceglieva’ sembrava dire il suo sguardo mentre tornava a rivolgerlo in direzione di Francesca, ‘ e tu potresti essere la prossima’ sembrò aggiungere.
Nemmeno il sopraggiungere di Julian sembrò far cambiare l’immagine che lei vedeva, il corpo nero e lucido del maschio giaceva sotto all’albero mentre un’altra femmina rossa si avvicinava a lui mimando le stesse movenze di colei che l’aveva preceduta.
≪ Guarda quel toro ≫ esclamò Julian avvicinandosi, ≪ tra un po’ monterà anche quella rossa. Dicono che riuscirebbe a montarne anche 4 o 5 di fila senza fermarsi ≫.
≪ Lo penso anche io ≫ aggiunse Francesca inforcando la bici per allontanarsi.
Oramai stava sopraggiungendo la sera, Julian si era andato a fare una doccia e lei lo attendeva seduta sulla panca ai bordi del piccolo invaso d’acqua in attesa della donna che comparve al suo fianco subito dopo.
≪ Ti aspettavo ≫ annunciò quando la vide al suo fianco
≪ Lo so. Ora vorresti sapere di più ≫
≪ Vorrei sapere il perché vedo quelle cose. Perché gli animali mi appaiono come esseri umani e perché ogni volta che lo fanno accade quando si accoppiano ≫
≪ Accoppiano? Che parola triste … noi preferiamo dire che fanno l’amore ≫
≪ Noi chi?≫ domandò quasi stizzita dal nuovo dubbio
≪ Quelle come te … le fate ≫ rispose guardandola negli occhi
≪ Ma io non sono una fata … ≫
≪ Sicura? Guarda lo stagno … ora arrivano le lontre ≫
≪ E questo cosa centra?≫
≪ Loro sono diverse dagli altri esseri che hai visto oggi. Sono monogame, scelgono un compagno per la vita … ≫.
Le sagome nere dei due animali fecero capolino sulla riva a pochi passi da lei. La femmina era immediatamente riconoscibile, leggermente più piccola e aggraziata nuotava come se stesse danzando in una sala dove le note di un tango si libravano nell’aria. Con pochi scatti e movimenti sinuosi il maschio le girava attorno, la sfiorava e poi tornava a cercare il contatto fino a quando lei lo accettò iniziando a roteare con lui. Ora era lui a condurre il gioco, la faceva girare tenendola stretta a se per consentirle di apprezzare il risveglio della sua virilità, cosa che lei sembrò gradire molto quando lui, lentamente, prese possesso del suo corpo. I corpi neri del maschio e della femmina si rotolavano uniti nell’amplesso, ogni tanto lui grugniva versi incomprensibili e le dava delicati morsi sul collo che lei sembrava gradire. Indubbiamente amava sentire nel suo uomo quella capacità insita in lui di essere dolce e possessivo quando la penetrava a fondo nella vagina donando anche a lei quei piaceri che bramava.
L’arrivo di Julian li fece fuggire, ma lo fecero ridendo, come due giovani scoperti a combinare una marachella scapparono e si infilarono nella loro tana mentre il maschio si voltava verso di lei con il sorriso di un attore che aveva appena recitato la sua parte.
Cenarono nella quiete del salone rustico, dove vecchi mattoni e grosse pietre spuntavano tra gli intonaci vecchi che sembravano caduti ad arte per mostrare pezzi di muro solido. Poi uscirono all’esterno, la temperatura della sera invogliava i presenti a soffermarsi sulle sdraio a chiacchierare mentre sorseggiavano l’ultimo bicchierino di rosolio offerto dal proprietario a suggello delle nuove conoscenze appena fatte.
≪ Allora ………. ti piace qui?≫ domandò Julian rompendo il silenzio dei suoi pensieri.
≪ è un posto strano che non riesco a comprendere ma ci sto bene ≫ rispose lei cercando di mascherare il tormento che la attanagliava
≪ Ci vengo da anni e ogni volta scopro cose nuove ≫ le confidò lui
≪ Anche io ho scoperto cose nuove … ma su me stessa ≫ ammise lei senza aggiunger altro prima di alzarsi e allontanarsi.
Non sapeva il perché, ma qualcosa le diceva che doveva farlo. Si incamminò su di un sentiero che girava dietro al ricovero per gli animali prima di entrare in un boschetto di pochi alberi. Le voci che udì erano inequivocabili, ma la curiosità di vedere era forte, oltrepasso l’ultimo anfratto che le impediva la visuale e scoprì i volti delle persone che aveva udito. Lei sembrava una bambina, per quanto minuto era il suo corpo e solamente i suoi tratti inducevano a pensare che non lo fosse. Lui aveva l’aspetto di un uomo d’altri tempi, il fisico massiccio e il corpo villoso contrastavano nettamente con quello della donna. La bella e la bestia, pensò Francesca mentre li osservava in silenzio al riparo del cespuglio.
L’uomo era almeno 40 centimetri più alto della donna e stava nudo di fronte a lei. Il suo sesso sembrava di dimensioni mostruose visto che svettando verso l’alto poggiava tra i piccoli seni di lei senza che si dovesse abbassare. Lei sembrava così fragile da immaginare che un colpo ben assestato con quel pene l’avrebbe fatta crollare al suolo, ma quando abbassò il capo e iniziò a lambire il grosso glande, con la punta della lingua, fu chiaro che era lei a dirigere il gioco. Non sembrava affatto in difficoltà di fronte a quel trofeo di carne gigantesco, a malapena riusciva a farne entrare solamente la punta nella piccola bocca me l’effetto su l’uomo non poteva essere meno inequivocabile. Un grido strozzato annunciò che l’orgasmo stava arrivando e gli schizzi di sperma, non trovando uno spazio sufficiente, colarono copiosi dalla bocca di lei. Chiaramente, quello che aveva visto non era altro che il preludio a ciò che la donna desiderava. Con destrezza si attaccò al collo taurino dell’uomo e si sollevo fino a quando la sua vagina fremente non si trovò a di sopra del grosso pene poi, aiutata da lui, indirizzò il grosso sesso tra le labbra e si calò lentamente lasciando che entrasse fino a dove era possibile. Un sospiro più forte degli altri annunciò la sua soddisfazione per la pienezza che provava, quindi iniziò a muoversi. Sorretta dalle forti mani di lui che la trattenevano, per i glutei, cominciò ad andare su e giù sempre più forte per poi rallentare improvvisamente e ricominciare quel movimento che favoriva una penetrazione sempre più profonda. Accolse l’orgasmo come una liberazione, stringendosi al petto dell’uomo iniziò ad ansimare sempre più forte fino a quando annunciò gridando tutto il piacere che stava provando.
Sconvolta, Francesca ritornò su i suoi passi, sentiva il suo sesso colare umori e pulsare come se fosse stata lei a godere al posto di quella donna e per un attimo temette che Julian, o chiunque la vedesse, potesse comprendere il suo stato d’animo. Chiese e ottenne di tornare subito nella sua camera, sentiva il corpo accaldato da quel calore che si prova dopo il più sfrenato degli amplessi e non si stupì molto quando scopri, sul suo perizoma, le inequivocabili tracce del suo piacere.
Decise di farsi una doccia, sentiva la necessità di ritrovare il controllo di se stessa e delle sue sensazioni, ma quando l’acqua iniziò a scorrere sul suo corpo nella sua mente riaffiorò il ricordo delle lontre e del loro amplesso. Fuggi in camera per cercare di dimenticare ma dalla finestra entrò l’odore del piccolo lago e con esso l’immagine dei germani che si contendevano la femmina. Provò a scacciare anche quel pensiero ma un muggito in lontananza riportò alla sua mente l’immagine del toro nero e del suo grande sesso grondante del piacere provato.
Irrazionalmente corse alla porta e la spalancò, Julian era in piedi di fronte a lei e la stava guardando.
≪ Ti ho sentita gridare … ≫ le disse lui
≪ Entra … ≫ rispose lei rendendosi conto solamente in quel momento di essere nuda
Julian pensò che fosse un invito esplicito su quelle che erano le sue intenzioni e lei lasciò che accadesse tutto quello che non aveva ancora immaginato fino a quel momento.
Le labbra dei due giovani si unirono in modo frenetico, quasi violento, mentre le lingue si intrecciavano scambiandosi fili di saliva che colavano sui loro corpi. Lo stesso liquido che lui tolse scivolando con la bocca sul copro di lei. Francesca si lasciò cadere su letto trascinandolo su di lei mentre le sue mani spingevano la sua testa verso il suo sesso pulsante di desiderio represso. Accolse con gioia la lingua che la esplorava tra le grandi labbra, la bocca che suggeva il suo clitoride, le dita che si infilavano nella vagina bagnata da generosi umori che sgorgavano.
Il primo orgasmo ebbe l’effetto di offuscare ancor di più la sua mente e di aumentare il suo desiderio, fece girare il giovane ponendolo sotto di lei e si impalò sul suo pene senza pensarci oltre. Era quello che voleva, quello che aveva desiderato per tutto il giorno, la pienezza che solamente un membro turgido poteva farle provare, sentire il glande dell’uomo che toccava il fondo della sua vagina ogni volta che si sollevava e si lasciava ricadere su di esso nel moto continuo che la portò al secondo orgasmo. E non si staccò nemmeno quando Julian annunciò il suo, voleva sentire il suo piacere, voleva accogliere il frutto della loro passione dentro di lei. spinse con forza il suo pube a contatto di quello dell’uomo e percepì chiaramente le contrazioni del suo sesso e il calore del suo sperma che invadeva la sua vagina depositandosi al suo interno come un marchio indelebile di quella notte.

Il giorno dopo Julian si svegliò appena in tempo per la colazione che consumò in silenzio, poi pagò il conto e partì per rientrare a casa. C’era solamente lui nell’auto che varcò il cancello allontanandosi.
Sulla riva del laghetto l’anziana donna parlava con Francesca, la giovane tremava ma non per il freddo, benché fosse nuda, ma per ciò che aveva scoperto nelle ultime ore.
≪ Ora mi credi?≫ le chiese l’anziana donna
≪ Si. Ma ancora non comprendo quale tipo di fata io sia ≫ rispose lei titubante
≪ Ma quella dell’amore, sia che esso venga dato che quello ricevuto. Tu sei quella che aiuterà le persone a donarsi e a cercarsi in quei momenti che nemmeno loro comprenderanno ≫
≪ E come farò?≫
≪ Semplice … sii lontra se vorrai donare un amore fedele, oppure germano se l’amore dovrà essere donato a più uomini oppure mucca se dovrai fare di tutto per strappare un momento d’amore a quell’unico maschio ≫
≪ Ma non ho ancora capito quei due che ho visto ieri sera ≫
≪ Cosa c’è da capire in due persone che si donano con passione … ≫
≪ Non lo so … ≫ ammise sconsolata
≪ Quello è il frutto dell’opera delle fate. Tu non mi hai visto ma io ero li con loro ≫
Da quel giorno a chi capitasse di passare in quel boschetto che circonda il piccolo lago, che si trova in un agriturismo in Umbria, potrà capitare di sentire l’alito della giovane fata e non vi stupite se, come è successo a me, vi ritrovate a fare l’amore su una di quelle vecchie panche.
Ps. Il bosco esiste realmente ……. e anche il piccolo lago. Le fate? Provate ad andarci ….

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