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Racconti Erotici Etero

Il bosco

By 9 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Tardo pomeriggio e primi caldi. La mancanza d’abitudine fa sembrare la città un forno e l’aria condizionata di studio e auto provoca una voglia immediata di frescura vera, naturale, fatta d’ombra verde e leggera brezza.
Sono fortunato, la collina della mia città, a pochissimi minuti di distanza, offre quello che cerco.
Lei mi telefona, ha appena terminato una riunione fiume, non ne può più di sale chiuse e tailleur. Mi chiede se possiamo vederci e le dico del mio desiderio di verde.
‘Appuntamento al solito posto?’ mi propone.
Chiudo il computer e lascio che qualcun altro si occupi di rispondere che non sono in studio.
Scendo in garage e opto per la moto che mi aspetta speranzosa di potermi offrire aria e piacere di guida. Allungo il percorso collinare, il motore ronza placido attendendo un richiamo secco della manetta del gas che non arriva: mi basta raccordare le curve con le marce alte, arrotondarle, senza strappi, come sciare, come accarezzare il suo corpo liscio, è un fremito quasi erotico… o forse lo è di più perché so di vederla tra poco.
Arrivo all’appuntamento, chiudo la moto e raggiungo la sua auto. Il suo profumo muschiato mi arriva mentre la osservo salendo. Un tailleur azzurro senza camicia, tacco alto per una scarpa slanciata sul piede nudo e leggermente dorato dal primo sole del suo week end marino. Ci baciamo e, attraverso la scollatura, intravedo il reggiseno bianco orlato di pizzo, con un gioco di vedo non vedo sul capezzolo leggermente turgido, forse un poco eccitato. Olfatto, vista e cervello mi provocano un immediato stato di leggera eccitazione, visibile attraverso i pantaloni, che lei non si lascia sfuggire. Sorride, so che sta pensando a dopo, ma la meraviglio proponendole una passeggiata sotto l’ombrello dei grandi castagni. Posteggiamo e, tenendoci per mano come fidanzatini, c’inoltriamo nel bosco seguendo un sentiero a caso. Godiamo della temperatura per la verità ancora un po’ troppo calda, chiacchieriamo, ridiamo della sua difficoltà nel camminare con scarpe inadatte al terreno. Il sentiero scende più ripido e diventa una specie di trincea, come il corso di un fiumiciattolo prosciugato.
Lei scivola improvvisamente, si gira e si aggrappa a me per evitare la caduta. La sostengo e, nel suo movimento, la giacca si apre lasciandomi vedere completamente il decolleté. L’aiuto a stabilizzarsi, ci abbracciamo e improvvisamente ci fissiamo, a lungo, fremendo, ognuno cercando nell’altro un cenno, la conferma di ciò che stiamo pensando. Un bacio profondo, apparentemente inequivocabile, ma di nuovo ci guardiamo fino a muovere, entrambi, lentamente la testa in un ‘si’ muto ma urlato.
Le mie mani sentono la pelle setosa ed eroticamente appena umida di sudore della sua schiena, ne colgono le forme perfette, asciutte, di muscoli equilibratamente allenati, si muovono autonome a sentirne ogni curva fino all’inizio delle splendide colline del seno che è inaspettatamente fresco sotto la seta. Sfioro i capezzoli che hanno già risposto alla mia domanda. Mi percorre la schiena e poi i glutei, stringendoli quasi a volerne verificare l’immutata consistenza. Spinge il bacino e muove il monte di Venere, leggermente sporgente, cercando il contatto con il mio sesso, lo trova pronto ed emette un sospiro reclinando leggermente indietro la testa ad occhi chiusi. L’accarezzo con maggior vigore, ho bisogno della carne, le alzo la gonna per sentire la pelle dove finiscono le autoreggenti e poi su, dove il tanga lascia scoperto lo splendido sedere. Si sporge indietro tenendo il contatto tra i sessi, con frenesia sbottona la sua giacca e la mia camicia e cerca il contatto dei petti nudi. Mi dice ‘Non basta!’. So cosa vuole perché lo voglio anch’io; le slaccio il reggiseno, le guardo le coppe perfette, i capezzoli duri, rosa scuro, con l’aureola leggermente increspata: sono una delizia da guardare e mi trattengo dal toccarli, voglio rimandarne il piacere, non voglio lasciarmi vincere dalla frenesia, voglio cogliere tutto, a lungo. Porta il seno, guardandolo, a contatto con il mio petto, sfiora la mia pelle con i capezzoli e, di nuovo, chiude gli occhi e sospira, quasi in un ansito. Accelera il movimento del bacino, facendolo diventare un’evidente reciproca masturbazione. Le bocche sono incollate, le lingue profondamente a contatto, le labbra bagnate di quel che, nelle nostre menti, non è più solo saliva. Geme, forse anch’io, abbassa le mani e cerca il mio sesso, lo agguanta, lo masturba attraverso i pantaloni. Non si trattiene, li slaccia e ne fa uscire il membro osservandolo ancora con un gemito.
Ha un attimo di lucidità: ‘Ma che stiamo facendo?’ dice guardandosi intorno. Se qualcuno vedesse non potrebbe fraintendere: lei è praticamente nuda, con il sedere in perfetta vista, la giacca completamente aperta come la mia camicia e il mio membro duro tra le mani. Penso che lei ecciterebbe anche un morto; le dico che non m’importa nulla del posto e che credo che chiunque, uomo o donna, impazzirebbe nel guardarla.
Mi fissa negli occhi e ricomincia una lenta masturbazione: vuole vedere tutte le mie reazioni. L’accontento per poco, poi la stringo, la bacio e prendendomi il membro in mano lo punto al suo sesso, ancora protetto dal tanga; lo sento fradicio e impazzisco. Spingo attraverso la seta, voglio entrarle dentro, voglio entrarci con tutto, voglio che senta la forza con la quale la voglio, ora! Spingo come un forsennato fino a quando la seta del tanga, ormai completamente bagnata di noi due, scivola via da sola e, finalmente, entro completamente in lei, tutto, in un solo colpo. Rovescia la testa e quasi grida un ‘Ahhh’ prolungato e liberatorio. Spingo e lei spinge con identica forza, sembriamo volerci violentare vicendevolmente. Si sfila la gonna dall’alto con un’abilità da Houdini, poi piega indietro la schiena rimanendo aggrappata con le mani ai miei glutei e guarda, con uno sguardo perverso, il mio sesso entrare e uscire da lei; continuando a fissarlo aumenta il ritmo e improvvisamente urla ‘Oddio vengo, vengo, vengooo’. Sento i suoi umori colare e continuo fino a quando solleva lo sguardo e mi bacia profondamente. Diminuisco il ritmo che diventa un movimento dolce, la guardo e le dico che vederla venire è una cosa incredibile, una dimostrazione che la perfezione esiste. La temperatura del corpo, i suoi movimenti, il seno che si muove perfettamente solidale al busto, senza ondeggiamenti, con piccolissime gocce di sudore ad imperlare il solco tra essi, i capezzoli duri, imperiosi, il profumo della sua pelle, che cambia nell’orgasmo, e del suo liquido denso e abbondante. Accenno a smettere, anche se non appagato, ma lei m’invita a non farlo perché ‘è come se continuasse a venire’.Riprendo un po’ di ritmo, lei chiude gli occhi e socchiude le labbra umide. La guardo e ho voglia di vederle la schiena, la rotondità del sedere. Sembra intuirlo o forse è lei che lo vuole. Si stacca, si sfila anche la giacca e il tanga e, così, nuda, con le sole autoreggenti e le scarpe, si gira appoggiandosi a me con la schiena. Strofina il solco tra i glutei sul mio sesso, mi bacia girando solo il volto; le accarezzo i seni tormentandole i capezzoli così sensibili e intuisco, dal movimento del braccio, che si sta toccando tra le gambe. Si piega lentamente in avanti senza staccarsi da me, offrendomi la vista della schiena e delle natiche sode, si allontana di poco e, fra le gambe, impugna il mio membro per strofinarlo leggermente sulle labbra della sua vagina; poi, con un unico movimento, se lo infila e si sposta indietro fino ad avermi completamente dentro. Tutto è lì, in quell’insieme di sensazioni, nient’altro conta se non quello che vogliamo provare l’uno dell’altra. Vorrei non finisse più e rimango immobile, con le mani sui suoi fianchi a godermi il tutto. Lei si appoggia con le mani al bordo della trincea nella quale ci troviamo e inizia a spingere indietro, prima lentamente, poi sempre più veloce e a fondo. Le prendo i fianchi e l’aiuto nel movimento; guardo e la libidine, se possibile, aumenta. Impugno il membro, quasi a masturbarmi dentro di lei, mi bagno dei suoi umori la mano, le dilato le natiche a scoprirle il buchetto e lo titillo con sempre maggior insistenza fino a penetrarla, quando lo sento rilassarsi, con una, due dita. Lei mi dice ‘prendimi!’ e ricomincia una danza frenetica con i nostri corpi che s’incontrano rumorosamente, con un suono eccitante anch’esso come tutto il resto. Si alza, vuole sentire più pelle a contatto, continuando a muoversi per non perdere il ritmo, mi prende una mano e se la porta al seno stringendo la sua sulla mia, umida di lei. Faccio scivolar via la mia, la sovrappongo alla sua e la invito, senza parlare, a toccarsi il seno. Penso, e glielo dico, che così ‘sa che cosa provo io quando la tocco’. Mugola ad occhi chiusi e testa reclinata indietro sulla mia spalla. Allarga le ginocchia, in una posizione da ‘cavallerizza’, inarca la schiena, porta le mani sulle mie, sui fianchi e spinge il sedere con forza, a penetrarsi al massimo. Vorrei fotografarla così, per farle vedere quanto può essere eccitante in questi momenti di lussuria assoluta. Glielo dico e, con un gemito, mi mormora che sta di nuovo venendo. Mi fermo, l’obbligo a girarsi, a sdraiarsi sul mio giubbotto di pelle abbandonato sul bordo del fossato. Ora è nuda, il corpo orizzontale all’altezza del mio bacino, solo la schiena appoggiata, come su un tavolo, il sedere nel vuoto e le gambe aperte, davanti a me. Lentamente, con le mani si apre il sesso perché possa vederlo meglio. E’ una vista irresistibile. Mi sfilo la camicia, mi avvicino e, in piedi, entro in lei che mi accoglie allacciando le gambe sulla mia schiena. Ricomincia immediatamente a venire guardandomi con gli occhi azzurri dilatati, quasi meravigliati dalla forza delle sensazioni. Per un tempo che sembra infinito, continua a venire ripetendo senza sosta ‘non è possibile, non è possibile’. Sento che non potrò resistere più a lungo e lei se n’accorge (‘io sento sempre quando stai per venire, lo sento dentro!’), mi guarda quasi ferinamente e mi dice ‘sul seno, vienimi sul seno!’. Non resisto, esco da lei che velocemente si alza, impugna il mio sesso e se lo strofina sul capezzolo dove vengo mentre mi masturba. E’ un orgasmo senza fine, totale, assoluto.
Mi sdraio accanto a lei che, guardandomi sorridente, gioca delicatamente con lo sperma sul suo seno, sui capezzoli ancora duri.
Mentre ci tocchiamo i corpi ancora dolcemente sensibili, mi dice: ‘Pensa se qualcuno ci avesse visto…’.
‘Guardando te, credo che chiunque, sano di mente, rischierebbe di impazzire senza toccarsi.’ rispondo.
‘E’ per questo che vorresti fotografarmi?’ mi chiede seria.
‘Ho parlato d’istinto, non ci avevo mai pensato; ma forse è anche per questo o forse per essere sicuro che ciò che succede tra noi è reale, non il frutto della fantasia più erotica. Non era una richiesta, scusami se ti ha dato fastidio.’.
‘Non ti scusare. Se c’è una cosa incredibile tra noi, è che tutto è naturale, istintivo. Credo sia per questo che tutte le volte mi stupisco di come non ci siano limiti…’.

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